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Autore: ailinon    28/11/2009    4 recensioni
Nel lontano rinascimento, un ragazzo con una grande e sola passione: la poesia e la lettura.
La sua vita a Firenze, lo condurrà a conoscere molti personaggi importanti.
Dalla sagace intelligenza di Pico, alla filosofia di Marsilio.
Dalla gioia di vivere di Giuliano de Medici, alla grandezza di Lorenzo il magnifico, suo fratello.
Fino alla superbia della famiglia de Pazzi.
Ma uno su tutti saprà cogliere l'essenza del suo animo...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Capitolo 76 – TOCCARE LE STELLE

Capitolo 76 – TOCCARE LE STELLE

 

L’uomo lo teneva per mano, trascinandolo per i corridoi del palazzo, con passo veloce e sicuro.

 «Agnolo» rise il giovane dietro di lui: «Agnolo!»

 Il poeta lo trascinò in camera sua e chiuse la porta dietro di lui, fissandolo come lo volesse divorare. Come fosse un apparizione.

«Angelo…»

«Dovremmo ripartire subito. Lorenzo ci aspetta...» sorrise l’altro di rimando.

«Dopo. C’è tempo. C’è tutto il tempo che vogliamo! Ma adesso lasciati guardare… Lasciati toccare… Sei qui, e sei reale…»

«Si» assicurò il ventenne, prima che Poliziano si lanciasse su di lui, e gli baciasse le labbra, le mani, i suoi capelli.

Angelo lo ricambiò, abbracciandolo e stringendosi contro di lui. Fece scorrere le mani sulla sua schiena vigorosa, perfettamente disegnata dalla stretta guarnacca.

« Allora penso… Di esserti mancato» rise piano, mentre l’uomo scendeva a baciargli il collo, aprendogli il farsetto.

Agnolo non rispose ma scivolò ai suoi piedi, in ginocchio davanti a lui, facendosi largo nei suoi abiti.

L’altro si azzittì quando percepì la dolce umidità della lingua attorno al suo sesso.

Un fiotto di calore gli salì al cervello, costringendolo ad appoggiarsi al muro, mentre il poeta sprofondava il viso nel suo ventre.

«A-gnolo…» sussurrò roco, insinuandogli le dita nei lunghi capelli castani. «Ti prego…»

 «Non ti lascio andare prima di aver goduto un po’ della tua compagnia… E’ un anno che non ti vedo» sorrise Agnolo, divertito.

Il ventenne confuso dai baci intimi dell’uomo esclamò: «Allora… Chiudi bene la porta mio signore, perché anche tu mi sei mancato»

Il poeta sorrise compiaciuto, avvertendo il desiderio dell’amante simile al suo.

Con un solo gesto gli abbassò la stretta calzamaglia, denudandogli le gambe muscolose e perfette. Vi fece scorrere le mani. Dai polpacci esili fino alle natiche rotonde e vellutate.

Il ragazzo intanto si liberò del resto, e lo invitò ad alzarsi, baciandolo, e slacciandogli l’abito.

Con un gesto deciso lo condusse al letto, e ve lo spinse. Agnolo lo lasciò fare, anche quando salì a cavalcioni sul suo bacino.

 «Che vuoi fare?» ansimò, al contatto del sesso dell’altro.

«Voglio godere di te» affermò il giovane, passandogli le mani sul torace lievemente villoso.

«Tu di me?» si stupì Poliziano.

«Mi sei stato lontano tutto questo tempo. Chissà quante volte sei stato con qualcun’altro. Devo pur punirti in qualche modo!»

Agnolo sbattè le palpebre, basito: «Tu… Mi vuoi punire?» chiese interessato.

Il ragazzo lo bloccò contro al letto con il peso del suo corpo: «Senza dubbio!»

«Sono proprio curioso di vederlo!»

 I due si baciarono con trasporto e, con un colpo di reni, Agnolo tentò di invertire le posizioni. Si trovarono a rotolare sul letto a baldacchino, tentando di prevalere sull’altro.

In quel gioco sensuale, le loro gambe sfregarono le une sulle altre. I loro sessi si sfiorarono, creando scintille tra loro. Le loro bocche mordicchiarono le orecchie, il collo, la pelle dell’altro.

 Fu Angelo a ritornare a cavalcioni del suo poeta.

 «Ho vinto!» esclamò sicuro.

«Davvero?» chiese l’altro, mentre le mani di Poliziano gli afferravano le natiche, accarezzandole e strizzandole gentilmente. Poi salirono lungo la curva della schiena vellutata, fino ad afferrargli i fianchi snelli.

«Ragazzo mio, forse sarai in sella ad un cavallo, ma è lo stallone a cavalcarti» sorrise e, strettogli la vita, lo alzò, indirizzando il suo fondoschiena perfetto verso il suo sesso, già eccitato dalla loro battaglia amorosa.

 Angelo tentò di protestare, senza vera decisione, e un attimo dopo si contorceva unito al suo signore.

La spinta che ne seguì, gli strappò un gemito di piacere. Carne contro carne.

 Agnolo lo guardò con gli occhi annebbiati dal desiderio, e l’amante lo ricambiò, prendendogli le spalle e muovendosi su di lui.

Poliziano reclinò il capo in avanti, e gli baciò la bocca indugiando nel mordicchiargli il labbro inferiore.

Allargò le gambe, così da sistemarlo meglio sul suo corpo, e prese a muoversi dando un ritmo sincopato alle sue spinte.

Angelo lo seguì, inarcando il corpo per poter toccare le stelle che il suo poeta gli mostrava.

Nello sforzo un lieve velo di sudore ricoprì la pelle di entrambi ma, i due uomini non abbandonarono l’abbraccio, cercandosi, aggrappandosi l’uno all’altra, con la forza delle vive braccia.

I movimenti del bacino di Agnolo, divennero inconsulti e spasmodici mentre l’amante gli gemeva ansimi d’amore nelle orecchie.

Lo spasmo della passione li unì fino quando, con il fiato rotto, ricaddero l’uno sull’altro, piangendo lacrime di piacere.

 L’uomo fece scivolare le braccia attorno al corpo di Angelo, mentre giacevano, ansimanti sul letto.

 «Non vale…» boccheggiò il giovane, stringendosi contro il suo torace: «Avevo vinto io…»

Agnolo sorrise a occhi chiusi, della sua testardaggine: «La prossima volta fai valere le tue ragioni»

«Of… Dammi il tempo di riprendermi e… Lo farò!» ribatté il ventenne, accarezzandogli il torace con il palmo aperto della mano.

«Sei diventato insolente mentre eri lontano da me»

«Non ti vado più bene?» domandò Angelo, spalancando gli occhi, preoccupato.

Agnolo gli accarezzò una guancia, e gli disegnò le labbra con il pollice: «Ti adoro» rispose, baciandolo dolcemente.

 L’amante sorrise come un bambino felice, e si abbandonò sulla sua spalla e al sonno.

***

 

   
 
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