Capitolo
2
Quel
giorno ritornai presto da scuola
perché mio padre mi voleva dire una cosa molo importante. La
sera prima, me lo
aveva detto con uno sguardo talmente serio che mi preoccupò
molto. Che cosa
stava succedendo?
Rientrai
a casa. Una reggia di cinque
piani che poteva fare quasi concorrenza con la reggia di Versailles. La
residenza dei Serafini da generazioni. Andai in salotto, posai lo zaino
sul
divano e andai in cucina, dove ero sicura che avrei trovato la mia cara
Lorena.
La balia che mi ha cresciuta come se fossi sua figlia. Gli devo molto.
Lei mi
ha sempre ricoperto di attenzioni senza farmi mai mancare
l’affetto materno che
non avevo poiché non ho conosciuto mia madre. Dalle
descrizioni di papà, era
una donna bellissima dai capelli lunghi color oro e incantevoli occhi
azzurri.
Di carattere era dolce, gentile, altruista e con la tendenza ad aiutare
il
prossimo più che poteva. Mi ha sempre detto che gli somiglio
come una goccia
d’acqua tuttavia non gli ho mai creduto. Avrei tanto voluto
conoscerla invece.
Vedere l’angelo che mi ha messo al mondo.
-Ciao
Lorena! Dov’è adesso papà?- chiedo
alla donna sulla cinquantina d’anni con occhi e capelli corti
neri, appena
entro in cucina.
-Ciao
bambina! Tuo padre è in ufficio
come sempre. Figurati se si stacca da là! E’
incorreggibile con i suoi affari-
rispose fermandosi un attimo dal suo da fare nei fornelli.
-Ah
ah… lo raggiungo subito. Ah!
Lorena?-
-Sì?-
-Non
vedo l’ora che sia pronto il pranzo-
dissi facendogli l’occhiolino e uscendo dalla cucina. Avevo
notato che stava
cucinando il mio piatto preferito. La zuppa di granchio.
Ahhhh… che goduria!
L’ho già detto che adoro quella donna?
Andai
nell’ufficio di papà e lo trovai
lì seduto davanti alla scrivania con lo sguardo preoccupato.
E’ un uomo di
cinquant’anni, con capelli grigi messi all’indietro
con la lacca e occhi
azzurri.
-Ciao
papà!- lo salutai risvegliandolo
dal suo flusso di pensieri.
-Oh!
Ciao tesoro! Andato tutto bene a
scuola?-
-Benissimo.
Di che volevi parlarmi?-
-Vedi
Raf… la questione è molto grave-
-Che
cosa succede?- chiesi preoccupata.
-La
nostra agenzia sta andando in
rovina- disse in un soffio. Capisco quanto gli è costato
dirmelo.
-C-cosa?-
-Mi
dispiace, cara. Purtroppo ho avuto
problemi con alcuni affari andati male-
-Papà!
se vuoi posso vendere qualche
vestito, scarpe, accessori e…-
-No!
Non voglio che tu faccia questo.
Perdonami, figliola. Ti prometto che cercherò di rimediare-
-D’accordo
papà-
-Il
mio angelo… sei proprio come tua
madre- mi dice accarezzandomi la guancia.
-Lo
so. Me lo ricordate sempre- gli
rispondo sorridendo dolcemente.
-Signore!
Raf! E’ pronto il pranzo!-
sentiamo chiamare io e mio padre da Lorena.
-Arriviamo
subito!- gli risposi.
-Tu
comincia ad andare. Io vengo tra
poco-
-Ok-
e scendo in sala da pranzo
facendomi venire gli occhi a cuoricino alla vista della zuppa di
granchio.
Zuppa mia arrivo!
***************************************
Finito
anche oggi il mio tempo di lavoro
aziendale. Era ora! Che noiosi quelle facce da cazzo con cui tratto
sempre.
Posso capire che fanno i leccaculo poiché sono il
“quasi” capo di un importante
impresa di profumi ma non dovrebbero esagerare. Stavolta decisi di
prendere la
moto per andare da Serafini per il colpo di grazia. Tanto le nostre due
imprese
non sono così lontane. Anche l’impresa Serafini
trattava di profumi ed è sempre
stata la nostra rivale numero uno. Ma da questa sera non ci saranno
più
ostacoli al mio potere imprenditoriale.
Raggiunsi
l’azienda in poco tempo ed
entrai senza complimenti come sempre. Tanto ormai era da settimane che
mi
vedevano entrare e uscire dall’ufficio del capo. Ma stavolta
nel corridoio,
prima di raggiungere l’ufficio, mi trovai qualcuno addosso.
Cascammo entrambi a
terra e fu allora che vidi una lunga chioma bionda profumata di miele.
-Ehy!
Ti vuoi spostare, imbranata?- gli
dissi mentre eravamo ancora per terra. Io in pancia in su e lei
sbracata sopra
con la faccia nascosta sul mio petto.
-Oh
cavolo! Scusami tanto! Non ti avevo
visto- mi risponde alzandosi e mostrarmi finalmente due bellissime
gemme
azzurre. Era una ragazza di circa 15 anni con lunghi capelli biondi e
occhi
azzurro cielo. Davvero niente male la mocciosa!
-Allora
mettiti gli occhiali! Tra poco
non mi facevi sbattere la testa. Non so te ma ancora mi serve- mi
lamentai.
Come si è permessa di dire che non mi aveva visto? Porca
puttana! Tutti mi
notano subito e questa mi dice che non mi aveva visto?
-Ma
come ti permetti? Ti ho chiesto
scusa che altro vuoi?- mi chiede innervosendosi. Da arrabbiata era
ancora più
stimolante.
-Che
altro voglio mi chiedi? Bhè! Che ne
dici di uscire a divertirti con me una di queste sere?- gli chiedo con
tutto il
fascino di cui sono capace.
-Ma
neanche per sogno! Scordatelo!
Addio!- e se ne vai via correndo.
Che
caratterino l’angioletto! E mi ha
anche rifiutato. Come si è permessa? È stata la
prima a farlo. Adesso che ci
penso. Non gli ho chiesto neppure come si chiama. E vabbè!
Non è la fine del
mondo. Menomale che il mare è pieno di pesci. Ed io, ce
n’ho in
abbondanza.
Entrai
nell’ufficio del vecchio e lo
trovai come al solito pronto alla sconfitta. Che avrebbe scommesso
questa
volta? Che importa? Alla fine, tanto, perderà tutto per mano
mia.
Continua…