“Gattini! Tornate qui gattini!” squittì Alisa, rincorrendo una cucciolata di micini nel giardino del Violet System.

Lars la guardava in silenzio, seduto su di uno scalino poco lontano.

Era passato qualche mese dalla conclusione del 6° torneo del Pugno d’acciaio, e solo una settimana da quando Alisa si era svegliata.

Lee Chaolan aveva promesso che l’avrebbe riparata, e in effetti il suo fratellastro era stato di parola, svolgendo peraltro un lavoro eccelso.

Ora Alisa era lì davanti a lui che correva e saltellava come se non si fosse mai spenta.

A guardarla così, nessuno penserebbe mai che dietro l’aspetto delicato si nasconde una sofisticata macchina da guerra. Alisa Boskonovitch era un androide dalle perfette sembianze umane, costruita dal Dottor Boskonovitch a immagine e somiglianza della sua defunta figlia.

E Lars se ne era perdutamente innamorato.

Continuava a darsi dello scemo per questo, e del resto chiunque avesse saputo che aveva perso la testa per un robot gli avrebbe detto la stessa cosa. Com’è possibile innamorarsi di una macchina, di un sofisticato computer, di un oggetto?

Lars non avrebbe saputo dare una risposta plausibile, sapeva solo che era così e basta. Sapeva di amare Alisa, e sapeva che anche lei in qualche modo lo ricambiava, nonostante sia impossibile che un androide possa provare sentimenti umani…in teoria. La loro era una relazione a tutti gli effetti, eccetto per l’aspetto più fisico…probabilmente non avrebbe mai potuto fare l’amore con lei, o perlomeno non era sicuro che fosse possibile. In realtà non era più sicuro di nulla riguardo lui e Alisa. Spesso si chiedeva se il loro rapporto avrebbe mai avuto un futuro, come sarebbe stata la sua vita con accanto un robot? Come sarebbe stato passare la vita accanto a qualcuno che non può invecchiare, che non può darti il calore umano che cerchi? Cosa le sarebbe successo quando lui non ci sarebbe stato più?

Mentre rifletteva udì dei passi avvicinarsi, e vide Alisa ferma davanti a lui. Notò che il volto della ragazza era contratto in una smorfia imbronciata, e non potè fare a meno di trovarla dannatamente carina.

Le rivolse un sorriso.

“Come mai quell’espressione imbronciata Alisa?”

“Sono andati via” rispose la ragazza, imbronciando ancora di più le labbra.

“Chi è andato via?” chiese Lars perplesso.

“I gattini. Sono andati via!” rispose lei con una vocina cantilenosa, sedendosi vicina a lui. “Volevo giocare con loro ma continuavano a scappare!”

“Probabilmente si sono solo spaventati, d’altronde li stavi inseguendo!” rispose Lars ridacchiando.

Alisa non rispose, limitandosi a volgere lo sguardo altrove, incurvando le labbra in una smorfia ancora più buffa. Poi d’un tratto rilassò il viso e si voltò a guardare Lars dritto negli occhi.

“Tu non scapperai mai Lars, vero?”

Quella domanda lo lasciò spiazzato.

“Pe-perché mai dovrei scappare?” disse. Alisa lo guardò con uno sguardo che, se fosse stata umana, si sarebbe potuto definire triste.

“Io voglio stare con te Lars…anche se non sono un essere umano, e forse non potrò mai renderti felice…però non voglio perderti. E a volte ho paura che tu possa abbandonarmi per una donna vera…io in fondo sono solo una macchina!”

A Lars si strinse il cuore nel vedere Alisa così…triste.

E d’improvviso tutto gli fu chiaro, tutti i suoi dubbi cancellati in un attimo. Le sorrise e le strinse le mani tra le sue.

“Alisa, io non ho alcuna intenzione di scappare da te, sul serio. Insieme a te sono felice, non potrei mai lasciarti” le disse sorridendo.

La ragazza sorrise a sua volta e, senza dire nulla, gli gettò le braccia al collo. Lars ricambiò l’abbraccio, stringendola a se.

Non gli importava più nulla delle difficoltà che avrebbero affrontato, di ciò che avrebbe pensato la gente, e nemmeno del fatto che Alisa non fosse umana. Non aveva idea di come sarebbero andate le cose tra loro ma sapeva che voleva averla al suo fianco, e avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per realizzare il loro futuro.

Fin.

Note:

In origine volevo scrivere qualcosa legato al finale dello Scenario Campaign, sul sacrificio di Jin ma…non ci riesco. Giuro, sto gioco è così controverso che non sono riuscita scrivere qualcosa al riguardo, già disegnarci una fanart è stato un parto plurigemellare…seriamente, ma alla Namco che droghe usano? No perché Bloodline Rebellion è un nonsense continuo…tra particolari della storia non spiegati (Jin era davvero posseduto? O era lucido mentre scatenava quella guerra, nonostante il fine nobile? E Leo, che nel suo finale fa esattamente LE STESSE COSE dell’intro?O_o), una grafica altalenante (bella CG ma la grafica ingame…cioè, le manone deformi di Jin le avete viste tutti vero? Sto poveretto va gonfiando di capitolo in capitolo!) e Jin che è impazzito e nel finale parla pure come Raito Yagami… non so, il team di sviluppo si fa di Vinavil evidentemente. E dopo aver letto alcuni rumors su Tekken 7, che è già in fase di sviluppo, e aver letto che Harada ha “grandi idee per il nuovo capitolo”…io ho paura. Ma davvero eh. PsychoHarada è pericoloso. La prego signor Harada, lei e il suo team di sviluppo andate a disintossicarvi da qualunque cosa abbiate fumato e lasciate lo sviluppo della serie al Project Soul (che sempre sia lodato, ciò che riescono a fare con Soul Calibur è meraviglioso T_T). Sigh, voglio che la serie ritorni ai fasti di Tekken 4, il miglior capitolo dal punto di vista della grafica e dello svolgimento della trama…quando i finali avevano un senso e i personaggi erano proporzionati! T_T *piagnucola*

Lamentele a parte…dicevo. Non avendo idee per una one shot sullo scenario campaign, ecco invece che nasce dal nulla questa Lars x Alisa. Ma non sono dannatamente carini???? *__* Lei così tenera, lui così scemotto…mi ricordano tanto Hideki e Chii di Chobits.

Mi sono divertita a scrivere questa scemenza su loro due, spero piaccia anche a voi! Dimenticavo: grazie mille a chiunque abbia letto Cara è la fine, soprattutto grazie per le recensioni! Anche da parte di chi odia il pairing Jin/Xiao! Grazie mille!*_*

Mana