Autore:
eagle_chan
Desclaimer:
I personaggi non sono miei ma appartengono alla Rowling, la trama della storia
invece è mia (altrimenti facevo la copia dal libro, no?). I tarocchi non li ho inventati
io, ma gli egizi (non vi da fastidio che li uso vero egiziuccioli???) ma alcuni
metodi di consultazione e interpretazione nascono dalla mia mente bacata.
Dedica:
questa fanfic è dedicata a Mafiosa90 per avermi aiutato a riprendere a
scrivere, con la speranza di vedere presto un suo nuovo lavoro.
Ringraziamenti:
ringrazio Kayra e Yuko Hiwatari per avermi aiutato a colmare alcune lacune su
Harry Potter.
Draco Malfoy
deve morire.
Chiamalo un presentimento…( prima parte )
Un profumo di incenso si spandeva incontrastato nella
camera, tende e panneggi mano a mano assorbivano quella dolce fragranza di
lavanda. Draco Malfoy, disteso sul suo letto ad occhi chiusi, si chiedeva come
la maggioranza delle persone potesse odiare l’incenso. Aveva un così buon
odore, adorava perfino quella leggera puzza di bruciato che si sentiva
all’inizio…In definitiva amava l’incenso, punto e basta. Due morbide labbra ben
delineate si incresparono in un mezzo sorriso di soddisfazione quando si rese
conto che i muscoli tesi poco a poco si stavano rilassando. La pallida luce di
una luna piena di inizio luglio illuminava lievemente l’ambiente dove la
fiammella dell’ultima candela avrebbe dovuto essere spenta già da un bel po’.
Ma questo a Draco Malfoy non interessava, non era dell’umore giusto per
dormire. Decisamente no. Nei suoi da poco compiuti diciassette anni quale
problema poteva avere il caro Malfoy, figlio di Lucius Malfoy e Narcissa Black,
erede di tutti i beni della famiglia di maghi più ricca di tutta l’Inghilterra?
Questo si chiedeva, disteso sul suo letto, Draco Lucius Malfoy. Che fosse una
questione di cuore? Arricciò il naso e scartò a prescindere questa opzione. Il
primo luogo lui non era così dannatamente dolce e debole da star male per
qualche stupida ragazzina che non lo ricambiava e poi, in secondo luogo…Chi
sarebbe stata la ragazza tanto cretina da rifiutare Draco, a detta di tutte il
ragazzo più bello della scuola, nonché partito migliore dal punto di vista
economico? Un ghigno comparve sul volto di Malfoy, perfettamente a conoscenza
dell’opinione che il genere femminile aveva di lui. Era bello, bellissimo, e
avendolo scoperto da due anni a questa parte aveva avuto modo di constatare
tutte le agevolazioni che poteva avere grazie al suo bell’aspetto. Capelli biondi
come l’oro e lisci, a cadere sul viso dandogli un qualcosa di angelico, pelle
chiara, diafana, perennemente dall’odore di lavanda, due occhi azzurro-grigi,
dai riflessi metallici, per non parlare poi della bocca, di un colore rosato,
per niente tendente al solito rosso acceso. Quelle stesse labbra che, a suo
piacimento, sapevano insultare spietatamente o stregare le persone come sotto
un incantesimo di innamoramento. Il tutto, naturalmente, moltiplicato da un
fisico snellissimo e mozzafiato, una mente giovane e sveglia, incredibilmente
deduttiva e, ultimo ma non meno importante, anzi quasi fondamentale, un
carattere a dir poco indescrivibile, in quanto misterioso ed enigmatico.
Impossibile definirlo buono o cattivo, dolce o freddo, amico o nemico. Cercando
di inserirlo in una di queste categorie le uniche persone che lo conoscevano
davvero bene sarebbero giunte ad un’ unica soluzione, decretando per ognuno di
questi aggettivi, che essi rispecchiavano Draco Lucius Malfoy solo “in parte”.
Ma se, come molti, non si faceva parte della cerchia di amicizie fondamentali
di Draco Malfoy, tutto cambiava. La maggioranza, infatti, lo definiva un
“bastardo viziato figlio di papà dalla malvagità pari a quella di Salazar
Serpeverde, e futuro seguace del Signore Oscuro” mentre una piccola minoranza,
formata dal pubblico femminile, lo considerava nient’altro che un “essere fantastico da scopare
assolutamente”.
Malfoy si rigirò su un fianco, spiegazzando ancora di più il
soffice lenzuolo di lino candido che avrebbe dovuto coprirlo durante il suo
sonno…Sonno in cui non era ancora caduto. Chi erano i suoi veri amici? Due.
Soltanto due. Infatti il resto del mondo girava intorno a lui cautamente,
avendo paura della sua malvagità quanto del suo cognome. Eppure non era triste
in quanto sapeva che i suoi unici due amici erano i migliori che avesse potuto
sperare di avere. “Pochi ma buoni” recitava il detto e Draco, sistemando meglio
che poteva il cuscino sotto al capo, sembrò approvare quel proverbio babbano.
Guardò l’orologio rendendosi conto dell’ora. Mancavano solo dieci minuti.
Possibile che avesse sprecato tre ore filate a riflettere senza arrivare al
punto del problema? Pensò di darsi mentalmente del cretino ma poi ci ripensò…La
paura lo aveva spinto a rinunciare a riflettere sulle sue preoccupazioni per un
po’. Perché anche lui, Draco Lucius Malfoy, era umano e in quel momento aveva
paura. Altro che domande retoriche sul perché e percome stava male -Sapeva
benissimo la risposta!!!-e discorsi mentali ripensando ai suoi due angeli
guida, che in quel momento erano del tutto all’oscuro di ciò che stava
succedendo, o almeno lo sapevano ma non immaginavano neanche lontanamente
quello che lui aveva deciso di fare. Loro non potevano agire in alcun modo,
c’era solo lui e il suo problema. E, se le mani avessero avuto la premura di
smettere di tremare come foglie, magari avrebbe potuto concentrarsi meglio
sulla serietà della sua posizione.
Qualcuno bussò alla porta. Draco non si premurò neanche di
rispondere “Avanti”: Un uomo piuttosto alto che gli somigliava in modo
impressionante, entrò a passo lento nella stanza. Suo padre. Lucius Malfoy.
Parte integrante del suo problema.
-Dracone, tra cinque minuti si parte- Fissò un attimo il
foglio e sospirò spazientito –Avresti almeno potuto prepararti, cosa hai fatto
tutto questo tempo?-
Normalmente un figlio avrebbe risposto al padre, ma ciò non
accadeva mai in casa Malfoy. Quella non era una domanda, era un ordine con il
punto esclamativo trasfigurato in uno interrogativo. La vera frase era questa:
“Tra cinque minuti si parte. Preparati e scendi subito.”
Appena la porta si fu richiusa Draco scattò in piedi ed
indossò sopra i jeans e la t-shirt scuri, una veste nera che il padre gli aveva
portato poche ore prima.
Si guardò allo specchio e sospirò per poi afferrare la
bacchetta e metterla nella tasca, nascosta sotto la veste. Controllò
l’orologio: Aveva ancora tre minuti. Gli occhi grigio-azzurri si posarono sul
letto, anzi no, sotto il letto. Ma non doveva farlo. Era sbagliato. Però,
sapere prima cosa sarebbe accaduto, lo avrebbe reso più pronto a lottare.
“Deficiente” disse una voce della sua mente “Il destino non cambia anche se ne
vieni a conoscenza in precedenza. Vuoi iniziare già da ora a spaventarti a
morte?” Draco chiuse un secondo gli occhi, quel tanto che gli ci volle per
capire che già stava morendo di paura e che perciò la situazione non poteva
peggiorare ancora di più. Ci volle un attimo: Si inginocchiò ai piedi del letto
e da sotto un asse mobile cacciò una scatola di legno intarsiato. La posò sulla
scrivania lì accanto e la aprì. Tarocchi. 22 carte. Gli arcani maggiori. Con un
movimento deciso Malfoy ribaltò il contenuto della scatola nelle sue mani,
iniziando a mischiare. I suoi pensieri in quel momento erano chiari. Se avesse
avuto più tempo sarebbe ricorso al metodo dell’Albero della Vita ma in due
minuti l’unica cosa che poteva fare era la predizione dei due arcani. Perché se
un arcano vale la certezza, due arcani sono il dubbio, o per meglio dire le
alternative. In pratica le due porte in cui il destino si divideva; l’unica
scelta che l’uomo può effettuare indipendentemente dal fato è la porta da
aprire fra le due che ci sono state concesse da una volontà superiore.
Sottili rettangoli di pergamena ingiallita e dipinta a mano
probabilmente qualche secolo prima risplendevano nei loro colori consunti alla
luce lunare. Draco li riposò sul tavolo e prese la prima. Ai suoi occhi
comparve una figura in parte scheletrica che lavorava con una falce su una
distesa scura di erba disseminata di teste e membra. Una delle teste era
incoronata, la figura aveva un piede mozzato. La tredicesima carta dei
tarocchi. La Morte.
Mentre il suo cuore faceva un tonfo rassegnandosi al peggio
si rese conto che non tutto era ancora stabilito. Cosa gli aveva insegnato in
fondo Narcissa Black? Non gli aveva forse fatto comprendere i doppi significati
delle carte? La morte non era capovolta perciò poteva anche essere di buon
auspicio. Costrinse il suo cervello a riflettere. La valenza di quella carta,
in effetti, da sempre era stata difficilmente definibile in quanto abbinava
morte e rinascita, praticamente il simbolo del rinnovamento della vita che si
riproduceva attraverso la morte. Molto c’era sicuramente da dire su quella
carta, ma la mente di Draco in quel momento si era come inceppata. Passi sulle
scale, lenti ma decisi. Suo padre stava ritornando. Con quello scatto e
velocità derivanti solo dalla voglia di sopravvivere, Malfoy posò tutte le
carte e le infilò sotto l’asse mobile. In tasca aveva la Morte e la seconda
carta. Aggiustandosi il cappuccio sulla testa Draco Malfoy aprì la porta ancora
prima che il padre avesse modo di bussare.
-Andiamo padre- Furono le sue uniche parole, quasi del tutto
sicuro che l’uomo accanto a lui non riuscisse a sentirle dato i cappucci che
coprivano il volto di entrambi.
-E’ ora Draco- Disse infatti quello, in ciò che sarebbe
potuto sembrare un inizio di conversazione –La cerimonia sta per iniziare.
Presto sarai un Margiamorte-
Padre e figlio scesero le scale, ed uscirono di casa sotto
l’occhio vigile di Narcissa Black.
-Come arriveremo al raduno padre?-Chiese il ragazzo
incappucciato.
-A piedi Draco, ci sarà una passaporta qui vicino-
Draco sospirò, almeno camminando forse il brivido che aveva alle
gambe sarebbe passato. Un’ unica domanda sorgeva nella mente del ragazzo. Cosa
sarebbe successo di lì a poco? Il suo piano sarebbe risultato vincente? Si
maledì in silenzio per non esser riuscito a leggere l’ultima carta, che avrebbe
risposto a questo dubbio atroce. Praticamente niente era cambiato da tre ore
prima: Ancora non sapeva se pensare che sarebbe morto moralmente dopo il rito
del marchio, dopo il quale la sua volontà sarebbe svanita e avrebbe vissuto per tutta la vita sotto un
incantesimo Imperius, sotto il libero arbitrio del Lord Oscuro, o che la sua esistenza si sarebbe conclusa
in modo rapido con un bell’Avada Kedavra a opera di uno dei Mangiamorte, nel
caso si fosse opposto al rito di iniziazione. Non sapeva quale delle due
opzioni preferire. Un dubbio continuo, come un martellare incessante nella sua
mente, lo zittì per tutto il viaggio. Quella che agli occhi del padre poteva
sembrare concentrazione altro non era che il ragionamento più inconcludente che
il figlio avesse mai formulato. Se erano davvero le due opzioni sopraccitate a
nascondersi dietro le due porte del suo destino, allora non aveva proprio
scampo. Era un uomo morto. A labbra strette sospirò un’impercettibile “Chiamalo
un presentimento…”
Nella tasca dei pantaloni, la Morte fissava truce un pezzo
di pergamena con su disegnato un giovanotto affiancato da due figure femminili.
Sesta carta degli arcani maggiori.
Gli amanti.
Fine primo
capitolo.