Lo sguardo
di Ritsuko cadde sulla tazza di caffè li vicino:
“Maya, hai fatto il caffè! Che
cuore gentile che hai”
Non che Maya
non fosse già arrossita, ma le ultime parole la fecero
arrossire fino al
magenta, alla dottoressa, però, la cosa non poteva
interessare di meno, si
portò la tazza alle labbra e bevve una sorsata, il
caffè, ormai, era freddo
Ritsuko:
“DA
quanto sei qua?”
Maya:
“Come
le ho detto non volevo svegliarla, lei aveva un aspetto così
tranquillo e
pacifico, così ho aspettato”
Ritsuko:
“Ad
ogni mood, perché sei qua?”
Maya:
“Le ho
portato il caffè”
Ritsuko:
“LO
vedo, ma perché sei al quartier generale mentre tutti sono a
casa?”
Maya:
“Perché lei è qui”
Ritsuko
“..”
Maya:
“Vede
Senpai, sono circa le tre del mattino, lei non mangia
dall’ora di pranzo e
lavora dalle 7 di ieri mattina… io sono preoccupata per lei.
Da quanto non
dorme? Penso proprio che sia lei a dover andare a casa”
Wow, Maya
era davvero impressionata di sé stessa, mai avrebbe pensato
che avrebbe potuto
parlare così facilmente con la senpai
Tornando a
guardare
lo schermo, Ritsuko disse, calma, “Semplicemente no ho voglia
di tornare a casa
e poi c’è molto lavoro da fare”
Maya:
“Sempre la stessa scusa, e poi non sarà fatto
più lavoro se lei si addormenta
sulla consolle ancora Almeno vada a dormire in un vero letto”
Ritsuko
sospirò: “Nessuno mi aspetta, non ha senso che
torni”
“Allora
venga a casa mia” rispose Maya di scatto
La
dottoressa la guardò piena di dubbi, maya, realizzando
ciò che aveva fatto, si
mise le mani sulla bocca e i suoi occhi erano pieni di terrore
D’accordo che
aveva parlato facilmente dei suoi con la senpai, ma non si sarebbe mai
aspettata di giungere ad una simile coraggiosa proposta Non notando le
parole
di Ritsu, si sentì obbligata a cercare di scusarsi e di
spiegare ciò che aveva
detto
Maya:
“Vede
io sono davvero preoccupata, lei ha davvero bisogno di dormire,
così, se non se
la sente di tornare a casa può stare da me, inoltre non mi
fido a lasciarla
tornare da sola in queste condizioni, non mi faccia preoccupare, per
favore
senpai, per favore”
Cominciò
a
tremare vistosamente Ritsuko le mise le mani sulle spalle e la
costrinse a
guardarla negli occhi e, calmatala, le disse, scandendo bene ogni
parola: “Ti
dico: io vengo”
Ci fu un
lungo silenzio Ci vollero diversi minuti perché le parole di
Ritsuko le
entrassero nella mente Poi un largo sorriso si espanse sul suo volto e
prese
con gioia la mano di Ritsuko
Nel tragitto
in macchina ci fu solo silenzio, un impacciato silenzio, nessuna delle
due
osava iniziare una conversazione, così si scambiarono solo
occhiate furtive
quando pensavano che l’altra non stesse guardando Alla fine
giungessero ad una
graziosa casa in periferia di neo Tokyo 3