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Autore: tonksnape    19/06/2005    1 recensioni
Avevo lasciato Harry e l'E.S. dopo la battaglia di Hogsmeade a metà del sesto anno. Ora si addentreranno nello studio di se stessi per poter affrontare meglio lo scontro con Voldemort. Buona lettura. Grazie per i commenti. I personaggi sono di JKR (tranne qualche raro caso).
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NATALE

La mattina di Natale Harry, Hermione, i fratelli Weasley e pochi altri erano ancora ad Hogwarts. Nella serata erano attesi i signori Weasley con i gemelli. Hermione aveva chiesto e ottenuto dai genitori di poter rimanere per stare insieme a Ron.

Dalla recente uscita non c’erano stati altri baci o abbracci, ma Ron aveva cominciato a portarle i libri quando vedeva che la borsa era particolarmente pesante e lei accettava con piacere questa piccola attenzione. Le poche volte in cui avevano cominciato a litigare si erano fermati immediatamente.

Quella mattina l’arrivo di una lettera di Viktor con gli auguri di Natale per Hermione aveva fatto rabbuiare Ron che aveva tentato di sbirciare il contenuto. Si era però limitato ad un commento sul fatto che non sembrava riscuotere un gran successo come giocatore quell’anno.

Hermione aveva letto e scritto la sua risposta. Si era rivolta verso Ron e guardandolo aveva detto:

“Io vado a spedire la risposta in Guferia.”

Ron l’aveva guardata ancora arrabbiato fino a quando Hermione con un cenno della testa e una espressione esasperata, gli disse di seguirla.

Ron si alzò con un scatto degno del suo ruolo di portiere e la seguì quasi sorridendo, leggermente istupidito dalla novità.

In Guferia, spedito il foglio, rimasero insieme per un po’ ritrovando quel silenzio e quella quiete che avevano vissuto a Hogsmeade.

Si erano messi di fronte alla finestra ad ammirare il panorama. Hermione sentiva nuovamente il contatto con il corpo di Ron che si appoggiava alla sua schiena dandole una sensazione di protezione. Ron la stringeva a sé, con la testa appoggiata alla sua.

Sentendosi sicuro di sé e delle sue emozioni e sentendo Hermione così rilassata contro di lui, Ron la fece girare verso di sé e la baciò nuovamente, con maggiore sicurezza, abbracciandola. Hermione rispose con altrettanto slancio.

E poi lei lo rese euforico chiedendogli se nella prossima lettera a Viktor poteva raccontargli di loro due.

“Certo, sei la mia ragazza…”

“Non me lo hai chiesto.” In realtà il tono di voce sostenuto non rifletteva la quantità di capriole che il cuore di Hermione stava facendo in quel momento. Era la sua ragazza…

“Era necessario?” Ron era decisamente meravigliato.

“Ron, mi baci, ci abbracciamo, continuiamo a vederci, a parlarci e mi baci di nuovo solo ora! Non lo so se pensi a me come la tua ragazza!”

Hermione si era fermata con le braccia incrociate e lo guardava con aria di sfida.

“Oh…” disse Ron guardandola. “Vorresti…” Tossì e parlò con un tono più dolce. “Vorresti essere la mia ragazza?”

Hermione si aprì ad un sorriso di gioia.

 

Ginny era talmente stanca per lo studio che nel pomeriggio se ne andò a letto a riposare in attesa dei genitori.

Harry e Ron organizzarono una sfida a scacchi con più incontri, mentre Hermione leggeva seduta vicino a Ron con la testa appoggiata alla sua spalla.

Harry si rese conto che l’amico perdeva concentrazione ogni tanto. Si stava abituando a vederli vicini. Così vicini era la prima volta, ma non lo faceva sentire escluso come aveva temuto.

Dopo più di un’ora un grido di Ginny fece sobbalzare tutti e tre.

Ron corse verso la scala del dormitorio femminile, ma si arrestò ricordando la caduta dell’anno prima. Hermione lo superò e raggiunse Ginny in camera.

Era seduta sul letto, con il respiro affannato, gli occhi spalancati che guardavano il vuoto.

Hermione le si avvicinò chiamandola, ma non rispondeva. Si mise seduta sulla sponda del letto e le sfiorò le braccia. Ginny rimaneva immobile, senza guardarla.

Allora Hermione la abbracciò dolcemente fino a quando al sentì rilassarsi contro di lei.

“Hermione… un incubo… un incubo.”

Hermione le accarezzò la schiena.

“E’ passato, Ginny. E’ finito adesso. Vuoi scendere? Ci sono Ron e Harry giù.”

Ginny si staccò da lei, scese dal letto e si infilò una vestaglia.

Hermione scese dietro di lei fino alla Sala Comune. In fondo alle scale Ron e Harry guardavano verso di loro, preoccupati.

Ginny vedendo il fratello tentò di fare un sorriso, ma ne uscì una smorfia. Chinò il capo e andò a sedersi su una poltrona.

Ron e Harry chiesero, muti, ad Hermione cosa era successo e lei disse sottovoce:

“Incubo.”

Ron si mise di fronte alla sorella, accucciato davanti alla poltrona. Hermione si mise seduta su un bracciolo e Harry era dietro a Ron. Tutti guardavano la rossa Weasley, con lo sguardo rivolto a terra, le spalle curve.

Quando Ron le fece una leggera carezza sulla mano, si spezzò l’equilibrio e Ginny iniziò a piangere e poi a singhiozzare, scossa dal tremito. Hermione le mise un braccio sulle spalle e la strinse a sé. Ron le accarezzava le braccia, sussurrando il suo nome.

“Ginny, piccola, Ginny.” Ron le diede un bacio sulla guancia bagnata di lacrime. Ginny sollevò lo sguardo per accennare un sorriso tremante.

“Cosa è successo, Ginny?” le chiese sottovoce Hermione.

Ginny inspirò profondamente due o tre volte.

“E’ tornato. In sogno, è tornato. Mi ha riso in faccia, mi ha ferito con la mano, infilando qualcosa dentro la mia spalla. Sembrava una lama. Poi mi sono svegliata.”

Nessuno chiese di chi stesse parlando.

“Cerco Silente.” Harry uscì dalla stanza lasciando gli amici a tranquillizzarla.

Non era possibile che anche Ginny fosse così sensibile alla sua presenza. Era troppo per lei. E anche per lui. Non doveva toccarla. Non lei, non la sorella di Ron.

Si diresse verso l’ufficio della professoressa McGrannit e la trovò impegnata in una conversazione con Lion Ash sui metodi migliori che avevano usato da ragazzi per introdursi di nascosto in una stanza.

“Professoressa…”

Solo allora lo notarono. E notarono l’espressione preoccupata.

“Cosa accade Potter?”

“Ginny Weasley, professoressa. Era a riposare e ha avuto un incubo. Voldemort. Lo ha visto ferirla.”

Minerva McGrannit guardò Lion Ash. Si alzarono insieme, preoccupati.

“Io vado con Potter, Minerva. Cerca Albus e raggiungici.”

Ash diede una piccola spintarella ad Harry e si incamminò con lui verso la torre dei Girffondoro.

 

Arrivati alla Sala Comune trovarono la situazione quasi immutata.

Ron si era seduto di fianco alla sorella e la abbracciava. Hermione di fronte a lei le stava facendo bere dell’acqua.

Ash si avvicinò al gruppetto, con un accenno di sorriso.

“Il signor Potter mi ha detto che ha avuto un bruttissimo risveglio, signorina Weasley, molto difficile. Tra poco arriverà anche il Preside. Come si sente, ora?”

“Un po’ meglio. Respiro meglio. Ma ho paura.” Stava sussurrando.

“Non si può guardare Voldemort senza avere paura. Neppure in sogno. Ora si concentrati sulla respirazione con respiri lenti e costanti. Non appena arriverà Silente racconterai tutto a tutti e due.”

Il Preside arrivò dopo parecchi minuti. Ash aveva fatto sedere tutti sul divano, comodi e larghi. Ginny era ancora tra Ron e Hermione. Ash stava aiutando Ginny a respirare controllando la paura.

“Mi hanno riferito dell’incubo signorina Weasley.” Le prese una mano e la strinse, per darle coraggio.

Ginny cercò di sorridergli. Silente prese una sedia e si mise di fronte a lei.

 “Ce lo vuole raccontare?”

“Stavo sognando altro, non ricordo cosa, ci ho pensato, ma non ricordo.” Sembrava scusarsi per questo.

“Va bene, va bene così” la rassicurò Silente.

“Poi me lo sono visto davanti, vicinissimo, che mi chiedeva di lasciar andare Harry a battersi con lui. Come ad Hogsmeade, ma io ho cercato Harry e non lo vedevo. Poi ha allungato la mano verso la mia spalla e mi infilzato la spalla con qualcosa di affilato. Era arrabbiato con me.” Gli occhi le si erano riempiti nuovamente di lacrime.

“Ti sei spiegata bene, Ginny. Era simile agli incubi che hai già avuto?”

“No, negli altri si limitava a guardami in silenzio. Li ho raccontati al professor Piton , ma gli altri erano sempre uguali, era solo immobile davanti a me.”

“Il professor Piton è ad una meritatissima vacanza, ora.” Disse Ash. “A che punto sei con le sue lezioni?”

“Riesco a nascondere parte dei miei pensieri, ma non riesco a combatterlo. Sono la più debole vero?” Ginny guardò negli occhi sia Silente sia Ash.

Silente contraccambiò lo sguardo con severità.

“Cosa intende dire signorina Weasley?”

“Io ho meno capacità di Harry, sono meno brava. Se attacca me ha più possibilità di successo, anche se ottiene meno informazioni. Sono … più vulnerabile.”

“Definirti vulnerabile, Ginny, mi pare esagerato. Hai meno esperienza e forse meno capacità di Harry, ma non certo per tua negligenza. Harry ha catalizzato parte dei poteri di Voldemort e questo lo rende particolare e lo obbliga ad un compito difficile. Ma se avesse colpito te, non ti riterrei meno dotata.” Ash aveva parlato sottovoce, quasi arrabbiato dal tono rinunciatario della ragazza. “Sei stanca e hai paura, ma questo non ti rende meno capace.”

Ginny ascoltò in silenzio quello che sentiva come un rimprovero, ma sentì nascere dentro un po’ di orgoglio.

Silente aggiunse: “Continuerai gli incontri con Piton e li aumenterai se lui lo riterrà necessario, ma dalle osservazioni che mi ha fatto, ritiene che tu migliori notevolmente ad ogni lezione. Adesso dobbiamo capire perché Voldemort è così arrabbiato con te, e credo che sia dovuto anche alla resistenza che tu gli opponi, anche se non lo percepisci, e perché vuole Harry. Ma ci rifletteremo con l’Ordine. Se l’E.S trova qualche spiegazione fatecelo sapere. Se questi incubi dovessero essere troppo frequenti possiamo aiutarti con un medicinale. Informerò i tuoi genitori questa sera di quanto succede.”

Poco dopo il Preside e i professori lasciarono la stanza e Ginny rimase con gli altri.

Mentre riposava sul divano, distesa con la testa appoggiata ai cuscini e Hermione che leggeva a terra tenendole una mano, riuscì a riaddormentarsi per breve tempo, fino all’arrivo nella stanza, dei genitori e dei fratelli.

 

Harry si aspettava una signora Weasley preoccupata e triste come quando l’aveva vista piangere a casa del padrino. Si vedeva che aveva pianto ed era tesa, ma non disse nulla a Ginny, limitandosi ad abbracciarla stretta e cullarla. Il padre salutò Ron con una pacca sulla spalla e un gran sorriso, reciproco.

“Come sta?” gli chiese.

“Ora meglio. Ha dormito serena nell’ultima mezzora.”

“Mi sento tranquillo a sapere che è con te, Ron.” Il padre guardava Ron negli occhi con un tale orgoglio che Harry si sentì orgoglioso anche lui per l’amico.

Si avvicinò alla moglie e alla figlia e strinse entrambe a sé.

“Salve gente.” Fred e George stavano controllando la Sala Comune con occhi di falco.

“Oh, la nostra piccola sorellina, la piccola dolce Ginny.” Fred aveva imitato alla perfezione la voce e il tono di Rita Skeeter.

Questo fu sufficiente a far reagire Ginny che gli rispose:

“Cretino!” Si vedeva che stava trattenendo a stento un sorriso.

“La perla della famiglia, la migliore cacciatrice donna della famiglia. Dovete esserne orgogliosi” Aggiunse George con la voce di Madama Bumb.

La “dolce sorellina” gli lanciò un cuscino che lo centrò in pieno in faccia.

“Fred! George! Lasciate in pace vostra sorella! Ron, tesoro, tu come stai?”

“Bene, mamma, bene.”

“Lui si mamma. Sai Hogsmeade fa miracoli prima di Natale.” Sghignazzò Fred

“Dei veri miracoli, di vischio e ghiaccio.” George guardò Hermione sorridendo.

Harry, vedendo l’espressione arrabbiata di Ron e Hermione, cercò di evitare di ridere, ma incrociò lo sguardo di Ginny che era nelle sue stesse condizioni.

“Ma certo, caro!” La signora Weasley sembrava non aver sentito o ignorato i gemelli. “E tu Harry? E tu Hermione?”

“Bene signora Weasley, grazie.” Gli sorrise Harry che era sempre lieto di vederla.

“Anch’io signora, grazie.” Disse quasi contemporaneamente Hermione.

“Beh, ragazzi. Come è andata Hogsmeade? Abbiamo ricevuto lettere entusiaste dei nostri amici. Davvero Ron, non credevo fossi capace di tanto.”

George e Fred guardavano innocenti il fratello che stava praticamente fumando dalla rabbia e sembrava pronto ad attaccare.

“Nulla che vi riguardi!” sbottò alla fine. “E limitatevi a fare commenti a me, chiaro?”

I gemelli rimasero interdetti dal tono secco di Ron e dalla chiara presa di posizione in difesa di Hermione.

Lei lo guardava sorridendo fiera.

La signora Wealsey lanciò una occhiata al marito, che sembrava dirgli quanto gli fosse piaciuta la risposta del figlio minore.

Questo lasciò il tempo al padre di intervenire: “Credo che la vita sentimentale di Ron riguardi solo Ron. Come stanno le ferite, ragazzo?”

Il dialogo si spostò su argomenti molto meno coinvolgenti. I gemelli tentarono solo due volte di farsi raccontare da Ron come di bacia una ragazza. Quando tentarono di mimare tra di loro le spiegazioni del fratello i genitori erano già usciti così Harry e Ginny lasciarono libero sfogo alle risate trattenute fino a quel momento.

Hermione era furibonda, ma trovò scarsa collaborazione in Ron che non riusciva a trattenere del tutto serio.

Questo provocò la prima vera lite di coppia nel dormitorio maschile, poco dopo.

Hermione rinfacciava a Ron il fatto di averla difesa dai commenti dei gemelli per poi ridere di quegli stessi commenti, mentre Ron tentava di difendersi dicendo che aveva lasciato spazio ai gemelli di deriderlo e questo avevano fatto, senza coinvolgerla.

“Senza coinvolgermi?! E chi stavano imitando mentre mostravano come tu baci le ragazze? Una Vela? Fleur?”

“Nessuno, Hermione. Imitavano me, solo me. Non era importante chi stavo baciando!”

“Così puoi baciare chi ti pare per divertirli? E chi vorresti baciare oltre me?”

“Non ho detto questo, Hermione! Sto parlando di Fred e George non di me!”

“Io sto parlando di te. Chi altro hai baciato?”

Ron sentiva scoppiare la testa. Quanto aveva ragione Harry. Come si poteva parlare con qualcuno che mentre tu stai seguendo il filo di un ragionamento, senza avvisarti, prende un’altra strada e pretende che tu lo capisca?

Rimase in silenzio cercano un modo per spiegarsi senza cadere nella trappola dei ragionamenti di Hermione.

“Ho baciato solo te. Credo che fosse chiaro. Sono abituato ai gemelli, non mi danno fastidio. Voglio che non diano fastidio a te. Ma dato che mi piaci non possono parlare di me e di una ragazza senza coinvolgerti un po’. E’ il loro modo di dirmi che sono orgogliosi di me, di noi.” Aveva cercato di parlare lentamente, senza inciampare sulle parole, guardandola negli occhi, come faceva con Ginny per tranquillizzarla. Sembrava avere effetto. Hermione era in silenzio, con la fronte aggrottata, pensierosa, ma non arrabbiata.

“E’ così tra fratelli, vero? Cioè, è normale che facciano parte della tua vita, almeno un po’. Ma con Ginny tu non sei così invadente.”

E questa considerazione da dove usciva? Perché era arrivata a parlare dei fratelli? Stavano parlando di loro due!

Ron pensò un attimo a quello che aveva detto e diede la risposta più semplice e ovvia che gli venne in mente: “Io ho un modo di fare diverso dai gemelli.”

Hermione gli sorrise, soddisfatta dalla risposta. Per Ron fu come il gong finale e liberatorio di un incontro di pugilato.

Almeno poteva sperare in un bacio della buonanotte decente.

 

Severus Piton stava riordinando la propria stanza. Era appena rientrato da qualche giorno di vacanza passato con Tonks. Non ricordava di aver mai utilizzato il proprio tempo solo per stare insieme ad un’altra persona. Non si ricordava nulla dei paesaggi o dei monumenti o di qualsiasi altra cosa se non del volto di quella ragazza così simile ad un folletto. Non amava il sole e questo aveva limitato i loro spostamenti, ma sapevano come passare il tempo insieme e avevano scoperto anche nuove possibilità.

Era importante solo poter stare insieme. Sapevano entrambi che rischiavano la vita quasi ogni giorno con Voldemort in giro e questo rendeva il loro legame ancora più intenso.

Adesso erano rientrati per riprendere l’anno scolastico, lui alla cattedra di Pozioni e lei come Auror per sorvegliare dall’interno la scuola, con le mansioni di tuttofare.

Tonks era nella propria stanza impegnata a sistemare i bagagli, quando la professoressa McGrannit entrò nella stanza, dopo aver delicatamente bussato alla porta.

“Bentornata, Tonks! Come hai passato questi giorni, mia cara?”

Tonks le sorrise raggiante e la McGrannit rise divertita.

“Non hai bisogno di dirmelo. Lo vedo quanto sei felice. Sono contenta per entrambi. Il Preside vorrebbe parlare con Severus e con tutto l’Ordine della Fenice. Puoi venire con me?”

“Ci sono novità?” Il tono di Tonks si fece serio e preoccupato.

“Non ci sono problemi urgenti, ma dovremmo discuterne prima che lo diventino.” L’espressione della donna rimase dolce e tranquilla.

Insieme arrivarono alla stanza di Piton e la Mc Grannit bussò.

La porta si aprì e apparve Piton, sempre vestito di nero, leggermente meno pallido in volto. Vedendo la collega le accennò un saluto che divenne un sorriso quando si accorse di Tonks alle sue spalle.

“Severus! Non ti vedevo sorridere da tempo immemorabile. Ti fa molto bene essere innamorato, caro ragazzo!”

Piton riprese immediatamente l’espressione seria rivolgendo lo sguardo prima a terra e poi a Minerva, quasi intimidito dal fatto si essersi scoperto così ingenuamente solo vedendo il volto di Ninfadora,.

La McGrannit continuò sorridendo:

“Silente ha richiesto la presenza di tutti nel suo studio per aggiornaci di alcune novità. Puoi seguirmi subito?”

Piton annuì.

La McGrannit si incamminò aumentando leggermente l’andatura così da lasciare leggermente indietro gli altri due.

Piton e Tonks camminarono vicini, sfiorandosi. Ogni tanto le mani si toccavano.

 

Nello studio c’erano Remus Lupin, Emmaline Vance, Moody, Lion Ash, Kingsley Shaklebolt, Hestia Jones, Elphias Doge e altri membri dell’Ordine.

Dopo un veloce giro di saluti Silente prese la parola.

“Ho chiesto di potevi riunire per informarvi di alcuni episodi che coinvolgono Harry Potter e Ginevra Weasley. La notte di Natale Lion, Minerva ed io siamo stati chiamati nella Sala dei Griffondoro perché la signorina Weasley aveva avuto un incubo. Dopo lo scontro di Hogsmeade c’erano stati episodi simili, ricordava l’incontro con Lui e riviveva quei momenti. Avevamo deciso di farle fare, in via preventiva, alcuni incontri di Occlumanzia con Severus, in conseguenza a quanto le era successo anni fa e per timore che questo avesse stabilito un legame particolare tra lei e Tom Riddle. Speravamo in una azione inutile da parte nostra, ma devo dire che abbiamo avuto ragione di temere il peggio. Durante l’ultimo incubo ha percepito che Tu-Sai-Chi voleva sapere da lei dove fosse Harry Potter e arrabbiato per la sua resistenza le ha fatto provare il dolore di una ferita alla spalla.”

Piton chiuse gli occhi preoccupato mentre Tonks, con l’espressione arrabbiata, gli stringeva la mano. Lupin si lasciò sfuggire un sospiro di stizza.

Moody mormorò sottovoce:”Grave, grave… aggredisce i ragazzini…”

“Harry?” chiese Remus.

“Non ha riferito nulla. I suoi incubi sono diminuiti. Tu cosa ci dici Severus?”

“E’ sempre più forte. Sa resistermi e soprattutto contrastarmi. Non ho mai lavorato prendendolo alla sprovvista, ma credo che anche durante il sonno sia in realtà più vigile. La piccola Weasley è solo all’inizio e ha meno capacità, ma è caparbia, forte. Non si arrende facilmente. Credo che non sia neppure lei un bersaglio facile. Ma ha paura. Più di Potter. Quello che mi preoccupa inoltre è il fatto che Potter la difende e la protegge con molta rabbia. Lei riconosce con maggiore sicurezza i suoi sentimenti verso il ragazzo, lui non si accorge di quanto è legato a lei. Espone i suoi sentimenti senza capire quali sono. Lei li protegge meglio. Credo che questo sia un grosso pericolo. Se Tu-Sai-Chi attacca Ginny, Potter credo perda la testa. Non so con gli altri.”

“Beh, Potter è molto vicino a Ron Weasley, sono quasi fratelli. Stanno molto insieme e si raccontano quasi tutto l’un l’altro.” Aggiunse Remus. “Ron darebbe se stesso per Harry. Ora Ron è preso dalla relazione con Hermione Granger. Anche per lei Harry è come un fratello. Anzi non sapevo se c’era qualcosa in più tra loro. Credo che farebbero quello che dice loro Potter.”

“Ginny credo di no. Farebbe di testa sua.” Disse Tonks.

“Quindi se Lui cerca Harry attraverso Ginny ha più probabilità di avvicinarlo. Ginny infatti non ha la resistenza di Harry, anche se lo protegge bene. E se attacca Ginny allora fa arrabbiare Harry. Tu cosa ne pensi Lion?” Silente guardò l’amico, serio e preoccupato.

“Potter è una perla rara. E il mago migliore con il quale abbia mai avuto a che fare. Può usare la magia con una forza superiore a quella di tutti i presenti. La fa fluire dalle parole e dai gesti con estrema naturalezza e spontaneità. Sarebbe in grado di batterlo anche ora, se non fosse un normale adolescente con l’emotività di un normale adolescente. Ha una tale rabbia in corpo da spaccare veramente il mondo. E’ confuso, impaurito, si sente privilegiato e dannato alla stesso tempo. Ho cominciato a fargli provare alcuni incantesimi che gli Auror apprendono all’ultimo anno e li governa in una sola lezione. Conosce un numero sempre maggiore di incantesimi di attacco e di difesa. Ma poi se parliamo di ragazze o dei suoi genitori o della scuola, l’emozione diventa ingovernabile e fa errori stupidi. Ma non posso chiedergli di più. Sta davvero dando il massimo. Dobbiamo proteggerlo ancora. Deve maturare prima di poter avere speranze reali con Lui.”

Rimasero tutti in silenzio per parecchi minuti per cercare di capire cosa potevano fare o quali potessero essere le prossime mosse di Voldemort.

“Cosa potrebbe succedere se Harry comprende i suoi sentimenti per Ginny? Qualunque essi siano…” chiese la Vance.

“Appunto. Qualunque essi siano.” Affermò Tonks. “Non credo che siano facili da capire neppure per noi che non li proviamo. Hanno solo sedici anni, sono confusi per definizione a quell’età!”

“Il rischio maggiore è che Harry si senta in colpa o in dovere di proteggerla. E la allontani per evitare di legarla a lui.” Remus stava ragionando quasi sottovoce.

“Credo che si farà prendere solo dai suoi sentimenti per lei se riusciamo a dirgli che non tutta la sua vita è già decisa adesso, ma che può viverla pienamente.” Sussurrò Piton con un tono di speranza così forte che persino Silente ne rimase felicemente sorpreso.

“Ma anche la nostra adolescenza era così complicata?” chiese Ash sorpreso rivolto alla McGrannit.

Lei ridacchiò dicendogli:

“Eravamo più imbranati. Anche la generazione di Remus, credo.” Lo guardò sorridendo. Lui rise apertamente annuendo.

“Beh, Tonks è rimasta confusa anche ora…” sogghignò Kingsley.

Furono tutti presi da una ilarità generale.

 

Silente riprese il controllo di sé e della riunione dopo parecchi minuti.

“Credo sia necessario decidere come muoversi. Non possiamo intrometterci tra quei due ragazzi. Non dobbiamo. Ma è, direi, indispensabile, lasciare a Harry lo spazio per esercitare al meglio le sue capacità. La mia proposta è di non intromettersi nella vita di Harry se non per quanto riguarda la sua istruzione e il suo rapporto con Voldemort. Per il resto occhi aperti e orecchie attente, siamo tutti in guerra, anche gli allievi.”

“E l’E.S.?” chiese Kingsley.

“Dovremmo dare loro il messaggio di tenersi sempre in allenamento, vigili, scattanti. Questo serve a loro e alla salvezza di tutti.” Sussurrò, con tono fermo, Ash.

Silente annuì.

“Mi prendo io il compito di dirlo ad Harry.” Disse Remus.

“Fai in modo che ti senta anche una delle ragazze: Ginny o Hermione o Susan. Serve anche il loro parere.” Suggerì Tonks.

La riunione si sciolse in una miriade di chiacchiere molto più leggere.

 

Trascorsero molte settimane e mesi scanditi solo dalla quotidiana, lenta, serena vita scolastica, dove il problema più serio era come affrontare o evitare un compito. Tutti erano consapevoli dell’importanza di questa tranquillità per poter riprendere le forze. La quotidianità era il segnale migliore della mancanza di pericolo.

 

Ginny non aveva più sognato Voldemort con la forza del giorno di Natale. C’erano ancora incubi che apparivano e sparivano nella notte, ma sembravano quasi dei brutti sogni. Non capiva se era diventata più forte oppure se Voldemort non la tormentava più. Gli esami erano sempre più vicini e questo la costringeva a concentrarsi sui libri, sui compiti e sulle lezioni, lasciandole poco spazio per ragionare troppo su questo aspetto.

Le lezioni con Piton proseguivano costanti, anche per Harry.

Ginny lo sentiva ancora come molto protettivo nei suoi confronti, troppo coinvolto. Cominciava a farsi strada un dubbio: perché se era lei, forse, innamorata ancora di lui, era lui a preoccuparsi per lei? O forse erano solo delle sue strane idee e speranze. Mah…

 

Harry era rimasto sorpreso di quanto gli aveva detto Remus sull’importanza di continuare gli allenamenti e di tenersi vigili e pronti. Silente evitava sempre di parlare del loro gruppo, non esisteva un riconoscimento ufficiale. Solo adesso veniva offerto loro questa strana autorizzazione a diventare sempre più indipendenti. Harry si sentiva galvanizzato dalla richiesta.

E il resto del gruppo non fu da meno. La proposta venne riferita da Susan, cha l’aveva ascoltata con Harry, a tutti gli altri prima di un allenamento. Tutti avevano la sensazione che rappresentasse una forma di accettazione nei loro confronti da parte degli adulti.

Finalmente potevano fare qualcosa di diverso dai compiti scolastici che agli occhi dei professori era altrettanto importante (o quasi).

Tutti si impegnarono con maggiore vigore nelle lezioni, mettendoci più motivazione e raggiungendo sempre nuovi risultati.

Ognuno aveva il suo livello di preparazione ed era difficile che tutti riuscissero bene in tutto, ma di certo c’erano dei cambiamenti positivi.

Ron si rese conto durante quegli allenamenti (e condividendo l’idea con Terry, Neville e Dean glielo confermarono parlando delle loro ragazze) che combattere vicino ad Hermione poteva essere uno svantaggio a volte. Si concentrava su di lei prima che sul “nemico”, cercava di proteggerla e anticiparla nella difesa, rischiando molto per se stesso. Gli amici vivevano le stesse sensazioni e non erano piacevoli. Si sentivano più vulnerabili.

Harry sentendoli parlare pensò che forse non avere una ragazza non era male in quel periodo.

Si era reso conto, osservando Ron e Hermione che parlavano spesso di cosa avrebbero fatto domani o la prossima settimana, che lui non sapeva neppure se domani o la prossima settimana tutto sarebbe stato come ora, oppure se Voldemort sarebbe arrivato a metterlo di fronte al pericolo di morire.

Cosa poteva condividere con una ragazza? Poteva dirle che le piaceva, che desiderava baciarla e abbracciarla, ma che non poteva garantirle che domani lo avrebbe fatto di nuovo. Meraviglioso.

Questi pensieri arrivavano di sera, insieme alla nostalgia per Sirius. E Harry capiva che era anche il momento di sua maggiore debolezza nei confronti di Voldemort.

Solo il quidditch rappresentava una valvola di sfogo: organizzare la squadra, gli allenamenti, discuterne con Ron o con gli altri, dare ordini, arrabbiarsi, comandare gli piaceva. Lo metteva in pace con se stesso e con le sue paure.

Si rilassava parecchio quando poteva dare spazio alla rabbia e all’aggressività senza che qualcuno avesse da ridire.

 

Provò a parlarne con Ash durante una delle loro lezioni.

Ash ascoltò il suo racconto incerto e claudicante. Non lo interruppe in nessun momento, lasciando che trovasse le parole da solo.

Alla fine Harry si sentiva svuotato e non era sicuro di aver detto esattamente quello che voleva dire.

“Prendiamo un aspetto alla volta. Le ragazze.”

Harry fece un mezzo sorriso imbranato.

“Direi che è normale essere in difficoltà con loro. Lo sarai anche da adulto, quindi preparati. Sono sempre davanti a noi. E hanno un sentiero tutto loro nei ragionamenti.”

Si sorrisero a vicenda con fare complice.

“Il tuo futuro non è segnato, Harry, non sicuramente per quanto riguarda le ragazze. Siamo tutti qui per aiutarti, non per vedere come farai da solo. Hai sedici anni. Nessuno dei tuoi amici può sapere ora se passera tutta la vita con la stessa ragazza. Neppure tu.”

Questo fece sentire Harry un po’ più libero.

“Immagino che ci siano ragazze interessanti e complicate attorno a te…”

Harry annuì immediatamente.

“Ron si è preso la più complicata!” ridacchiò.

“E tu?”

“Non lo so. Li invidio ogni tanto. Sembra facile a vederli, ma poi Ron mi racconta spesso di quanto lo impegni stare con Hermione. Ma sono felici.”

Dopo una pausa di silenzio aggiunse:

“Anch’io sono felice per loro.”

“Ma non c’è proprio nessuna che ti interessa più delle altre?” Ash era serio.

Harry ci pensò sopra parecchio.

Susan era davvero carina, intrigante. Ma non dimostrava molto interesse nei suoi confronti. Aveva parlato insieme dopo qualche allenamento dell’E.S. ,ma senza grandi conseguenze. Anzi forse mentre parlava con lui guardava parecchio verso Michael a pensarci bene.

Luna era…Luna. Ma Terry era arrivato prima di lui. O forse lui non ci aveva davvero mai provato.

Le sorelle Patil erano eccitanti. Molto. Dal Ballo del Ceppo erano cambiate parecchio. Si davano da fare per attirare i ragazzi. Anche lui. Un po’ troppo.

Chi altro c’era?

Ah si, Ginny, la piccola Ginny. Piccola… Carina, anzi bella.

Non era la sorellina di Ron da un bel pezzo a pensarci bene. Da quando… almeno da quando aveva un ragazzo. Prima che lui avesse una ragazza.

E aveva baciato sicuramente più di lui. Imbarazzante.

Preferì non dire nulla a Ash. Si limitò a scuotere la testa.

“Sirius…” sussurrò Ash.

“Mi manca.” Disse immediatamente Harry. “Voglio che torni.”

“Non può tornare Harry.”

Sentì il gelo dentro le vene. Un ghiacciaio intero. Il freddo polare.

“Perché dite tutti così? Può tornare in molti modi…” stava alzando la voce.

“E poi cosa c’è dietro al Velo? Anche Luna ha sentito delle voci. Perché nessuno vuole spiegarmelo?”

“Perché non c’è nulla da spiegare, Harry. Quando una persona muore non può tornare indietro, neppure nel mondo dei maghi. Il significato del Velo lo imparerai, ma non ti ridarà Sirius. Devi accettare questo prima di cercare altro. So di essere troppo diretto a dirti queste cose, ma devi accettare la morte del tuo padrino Harry.”

Harry si era alzato di scatto mentre Ash parlava ed era andato verso una finestra dello studio del professore, rigido, con le braccia lungo i fianchi con il respiro corto.

“No. Non voglio.”

“Non posso obbligarti Harry. Ma dovresti far uscire un po’ della tristezza che senti. Non piangi mai?”

“No.”

“Dovresti.”

Rimasero in silenzio. Harry cercava di controllare la rabbia dentro di sé. Cercava di dimenticare i consigli di Ash. Voleva solo poter sperare di rivedere Sirius in qualche forma.

Il dialogo si spostò poi sulle lezioni di Piton e dell’E.S e sulle emozioni che Harry provava.

Harry non aveva incubi da molte settimane, ma Ash e Silente sapevano che quel turbinio che sentiva lo avrebbe reso più vulnerabile all’intrusione di Voldemort.

  
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