Your
love is my
storm
Fandom: the GazettE
Pairing: Uruha x Ruki
Rating:
PG
Genere:Romantico
/
Sentimentale / Spin-off
Warning:
I contenuti
della storia che vi apprestate
a leggere sono a tematica omosessuale. Pertanto, se tale argomento vi
sconvolge, urta i vostri sensi, vi fa schifo, o vi disturba in
qualsiasi altro
modo, siete pregati gentilmente di abbandonare qua la lettura e non
rompere le
scatole alla sottoscritta ^^
Disclaimer:
I personaggi
sono realmente esistenti. Non
mi appartengono e non ho nessun tipo di contatto con nessuno di loro. I
fatti
narrati non sono realmente accaduti, sono soltanto frutto della mia
fantasia.
Non scrivo assolutamente per scopi di lucro, ma solo per la mia
autostima e per
la gioia delle persone che leggono quello che io scrivo.
Dediche:
A
me stessa, perché ogni tanto ne ho bisogno ^^
Note:
A
distanza di sette mesi dall’ultimo capitolo pubblicato
di “Love is always like a storm”, decido di
riprenderla in mano con un piccolo
spin-off. Un po’ perché mi mancava, un
po’ per far capire che anche se ha
trovato la felicità con Uruha, c’è
stato un periodo in cui Ruki ha sofferto
come un cane. Mi sono calata in quella sofferenza atroce e questo
è il
risultato… buona lettura ^^.
E’ come se camminassi in un tunnel, un vicolo cieco senza
uscita,
che mi rinchiude e mi soffoca in un buio senza fondo…
Mi manca quel punto di riferimento che mi accompagna ogni giorno,
in questo posto lugubre che adesso non conosco, ma che nella
realtà in cui vivo
si chiama mondo…
Non c’è quell’orizzonte che mi spiana la
strada, che mi impedisce
di precipitare ancora nel baratro più oscuro della follia.
Improvvisamente,
qualcosa davanti a me appare più chiaro…
Un’ombra prende forma e la figura che mi compare davanti
è a me fin
troppo nota… allunga le mani verso di me, vuole
raggiungermi… nel momento in
cui fa per toccarmi, un grido che inconsciamente si libera dalle mie
corde
vocali, rimbomba nella mia testa, portandomi fuori da quel sogno che
sembrava
non avere fine.
Ci metto un po’ a capire che non sto più
sognando… che sono nella
camera di Uruha e che lui è accanto a me, di nuovo. Chiudo
gli occhi pieni di
lacrime e cerco di calmare il respiro affannoso e i battiti forsennati
del mio
cuore.
“S-scusami…” gli sussurro, quando prende
la mia mano e la stringe
forte nella sua.
“Ma che dici? Scusa di che cosa? Su tesoro, non aver
paura… ci
sono io qui adesso”.
“Shh… è stato solo un brutto
sogno… solo un incubo” mi parla con
la dolcezza con cui mi ha sempre trattato e forse a volte mi sento un
po’ in
colpa.
Da quando è successo quell’episodio con Reita,
capita quasi ogni
notte che ombre scure mi provocano sogni del genere… e lui
ogni volta è qui,
che svegliato dalla mia agitazione, mi coccola fino a far sparire il
mio
malessere, prendendoselo con sé e caricandoselo sulle spalle
come un fardello
che preferisce portare lui per non dar peso a me.
“Non è colpa tua, piccolo” mi risponde,
asciugandomi le lacrime
con il pollice e baciandomi una guancia.
“Ce la metto tutta per non pensarci, credimi”.
“Lo so, tesoro. Lo so che ce la metti tutta… ma
non puoi prevedere
i tuoi sogni; sii forte piccolo mio, vedrai che presto andranno via da
soli”.
“Voglio essere degno della fortuna che ho avuto di averti al
mio
fianco…”
“Ma tu non hai avuto nessuna fortuna, Taka… al tuo
fianco hai
soltanto una persona che ti ama più della sua stessa vita.
Non sono niente di
speciale” mi sorride, continuando ad accarezzarmi le guance.
“Sei speciale per me”.
“E ti ringrazio per questo. Amore, la fortuna di starti
accanto è
stata la mia… ti ho desiderato così a lungo, che
stare qui a consolare i tuoi
tormenti è come un premio per essere stato così
paziente da aspettare per tanto
tempo…”
Come farei io senza di te?
Dove troverei la mia salvezza, la mia pace quotidiana, se non ci
fossi tu?
Il tuo amore è forte, è sacro e non lo
violerò mai col torbido che
gli ultimi mesi della mia vita mi hanno incollato addosso.
“Bhè… se c’è una
cosa che ho imparato di te, standoti accanto in
questi anni, è che bisogna saperti prendere. E’
come condurre una partita a
scacchi, bisogna stare attenti a come muovere le pedine per fare scacco
matto”.
“Allora diciamo che io sono stato il premio per una partita a
scacchi tra te e Reita… lui ha mosso male le pedine e tu hai
fatto scacco
matto, giusto?”
“Mmh… possiamo metterla così. Diciamo
che sono emerso vincitore
dalla partita di scacchi più difficile della mia
vita” sorride e mi bacia
leggermente le labbra, provando a sua volta il gusto salato del mio
pianto.
“E’ un modo gentile per dirmi che sono
complicato?”
“Si! Ma sei la persona complicata più adorabile e
stupenda che io
conosca”.
Annuisco con ancora quel lieve sorriso, restando accoccolato
contro il suo corpo caldo, rispetto al quale, il mio ha proporzioni
davvero
piccolissime.
“Dormi, piccolo mio. Riposa
tranquillo, io sarò qui al tuo risveglio”.
So che sarai qui con me…
Col tuo amore che mi accompagna, come il sole dopo una tempesta.