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Autore: artemide88    01/12/2009    3 recensioni
Tratto dal primo capitolo. "Correvo, correvo. Nei boschi dei druidi, correvo. Libera come non mi sentivo da tempo, libera per una volta di essere me stessa e non la signora di Avalon. Corsi spensierata senza una meta precisa. Mia madre mi stringeva forte la mano e mi guardava sorridente. Mia madre? È morta tanti anni fa, lo so bene, ero con lei quando...mi sorrise ancora e mi indicò un punto davanti a sé. Guardai ma il sole mi colpì gli occhi. Distinsi solo una figura prima di coprirmi il volto con una mano. Strano, io non avevo mai avuto paura del sole, mio padre, e dei suoi raggi miei fratelli. Pregai le forze della natura mie sorelle perché mi permettessero di vedere. La figura in controluce si volse verso di me. Gli alberi gli chiusero ogni via di fuga e i loro rami allontanarono anche i raggi del sole. L’uomo mi guardò con intensi occhi dorati. Sorrise, sporgendo denti affilati..." Ispirato al romanzo "Le nebbie di Avalon" di M.Z.Bradley. Per conoscere il resto, leggete!!!
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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cap 11 avalon Buongiorno!! ritorno ad aggiornare dopo un mese e un giorno! mi dispiace per l'attesa. questo capitolo ha avuto genesi complessa e solo stamattina sono riuscita a concluderlo. spero che vi piaccia molto di più di quanto soddisfi me. è un capitolo lungo, ma non me la sono sentita di dividerlo, e denso, buona lettura!!

CAPITOLO 11 – RICORDI
POV BELLA
I giorni passavano troppo veloci. Avrei voluto che il tempo si fermasse per poter godere di ogni momento che trascorrevo nella radura sola con Edward. Aveva accettato con non poche riserve la mia richiesta di non rivelare a nessuno della magia vissuta insieme e questo implicava che nessuno sapeva del profondo eterno amore che ci legava anche se mi aveva fatto capire che tenere segreto qualcosa a sua sorella Alice era praticamente impossibile. Quando eravamo nella nostra radura il mondo era escluso e niente ci turbava, mentre a scuola ci evitavamo. Entrambi soffrivamo di questa situazione ma era impensabile dire qualcosa a mio padre o ai licantropi, ottusi e di strette vedute com’erano non avrebbero capito. Già per loro era stato uno sforzo immenso fidarsi e stipulare un patto di tregua e provare a fidarsi di loro, figuriamoci accettare che io potessi amare un vampiro! Quando rientrai a casa la mattina dopo, la preoccupazione di mio padre mi avvolse e per la prima volta mi trovai ad avere un rapporto di sincero affetto con lui. Piansi tutte le lacrime amare che il destino beffardo mi faceva versare, avevo trovato l’amore, l’amore più puro che si potesse avere e non potevo dichiararlo alla luce del sole. Charlie le interpretò come lacrime di dispiacere per averlo fatto preoccupare, mi aveva abbracciato e consolato, dopo aver ringraziato frettolosamente Edward per avermi riportato a casa e averlo cacciato in malo modo di casa. I giorni passavano veloci e il giorno del mio compleanno si avvicinava. E non avevo ancora detto niente all’unica persona che mi amasse veramente, per quella che ero e non per quello che rappresentavo, in cosa consisteva il rito. Se lo avesse saputo i guai sarebbero aumentati a dismisura. La fiducia che mi legava a lui mi spingeva a rivelargli la verità ogni pomeriggio. Ma ogni pomeriggio rinviavo volendo godere della sua presenza senza pensare ad altro. E così era stato anche quel giorno ma poi lui aveva posto una domanda che nel suo cuore era nata da tempo.
“hai paura di me?” ero accoccolata vicino a  lui e mi alzai si scatto, non capivo il senso, io ero lì, era logico che non avessi paura di lui. Continuò a spiegare vedendo il mio volto esprimere perplessità, quando eravamo insieme tutte le maschere e le barriere che usavamo con il resto del mondo cadevano. “si insomma, non hai paura della mia natura? Se ti stringo un po’ più forte potrei spezzarti, devo dosare costantemente la forza quando ti accarezzo, devo stare attento a non farti male in ogni singolo momento, potrei anche dissanguarti, quindi mi sembra logico che tu abbia paura di un mostro.” Abbassò lo sguardo, vergognandosi non solo della sua domanda, ma anche si se stesso e della sua natura.
“no!” mi avvicinai a lui e presi a baciarlo con foga per scacciare quei pensieri non solo dalla sua mente ma anche dal suo cuore. “non sei un mostro, sei una persona piena d’amore e...e...” mi sto facendo sopraffare dalle mie stesse parole, lui mi abbraccia e mi da un bacio sulla guancia.
“forse...forse dovrei andarmene...” sentì il mio cuore scricchiolare, non avrei mai sopportato la lontananza da lui, avrei solo sofferto, iniziai a piangere. “no, Bella, ti prego, non piangere...io sento l’odio che gli altri provano nei nostri confronti, licantropi o druidi ci disprezzano...e anche tu mi volevi lontano all’inizio...” con il mio comportamento l’ho ferito più di quanto possa immaginare e chiedergli di non farsi vedere con me aveva aggravato la situazione.
“avevo i miei buoni motivi...ti- ti ricordi il nostro primo incontro?”
“e come potrei mai? Mi hai fatto sentire per la prima volta dopo cent’anni nuovamente vivo!” mi sorrise dolce e mi strinse a sé. “e poi ho ancora mal di testa per le fitte di dolore che mi hai fatto sentire.” Rideva spensierato mentre io mi vergognavo e diventavo rossa per l’imbarazzante ricordo.
“mmm, si ok perfetto, te lo ricordi...sai quando sei riuscito a penetrare le mie difese e hai visto...hai...” per me era ancora difficile parlarne, ma lui dopotutto mi aveva aperto il suo cuore, parlandomi delle sue paure, perché io non potevo fare lo stesso? “hai visto un mio ricordo. Il mio peggior ricordo.” Una lacrima mi solcava il viso, me la asciugò e mi strinse ancora a lui, mi aggrappai a qual contatto e respirai il suo profumo inebriante, dandomi la forza di continuare anche se Edward mi sussurrava che se non volevo parlarne, potevo evitare, lui avrebbe aspettato a capire. “era il giorno in cui mia madre è morta.” Lo sentii trattenere il respiro, non gli avevo mai parlato di lei, se non dicendogli pochi e insignificanti particolari. Mi alzai e lo presi per mano.
“ti fidi di me?”
“si.” A quella semplice sillaba la Goccia di Avalon si illuminò e venimmo risucchiati nella nebbia, trasportati in un bosco, le onde del mare poco distante si infrangevano sugli scogli. Edward mi guardò sorpreso.
“dove siamo?”
“La Push, baby.” Tentai di scherzare, ma ero molto nervosa. “O meglio nei boschi in riva al mare nella riserva di La Push.” Il vampiro indietreggiò e si guardo intorno teso.
“io non posso stare qua, metto a repentaglio la sicurezza della mia famiglia!”
“non ti preoccupare, sei con me, ricordi?” gli sorrisi per tranquillizzarlo. “non ti possono né vedere né sentire...e poi Jacob non oserà avermi di nuovo come nemica.” Conclusi maligna, poi gli strinsi la mano, avevo bisogno di sentirlo vicino mentre mi inoltravo nel bosco, fino all’albero con il buco luminoso.
“sembra...sembra, il tuo ciondolo.” Disse titubante vedendolo.
“lo è. Mia madre è morta qui...quando...” presi un bel respiro per cercare di controllare la voce. “quando morì la Goccia si staccò dalla collana e cadde sul tronco, lasciando quel segno. Chiunque lo tocchi ritrae la mano come scottato, per ora l’unica che è riuscita a toccarlo sono stata io, forse è il potere di Avalon, non so.” Edward mi guardò un attimo con tanta intensità che sentii il suo sguardo penetrarmi l’anima, sciolse il legame delle nostre mani e si avvicinò a toccare anche lui il tronco. Volevo trattenerlo a me, ma sentivo che quel gesto avrebbe sancito quasi ufficialmente il nostro legame, quasi che toccando il segno lui chiedesse il permesso a mia madre di amarmi...ma anche una promessa di starmi vicino sempre.
“Edward...” lo chiamai un po’ allarmata, non avrei mai voluto che si ferisse per dimostrarmi qualcosa. Lui si limitò a sorridermi e a farsi scrocchiare le dita, le sue lunghe dita, un giorno prima o poi, gli avrei chiesto se suonava il pianoforte, aveva delle mani fantastiche. Sorrise solo e toccò il tronco, per un momento credetti che il tempo si fosse fermato, che il vento avesse smesso di soffiare tra i rami, trattenni addirittura il fiato convinta che quella fosse l’ultima volta che vedevo Edward, il potere di Avalon non poteva essere affrontato senza conseguenze se non ne eri parte. Il mio vampiro percorse con i polpastrelli il contorno del buco nel legno senza che si bruciasse o provasse dolore.
“Edward...” lo chiamai di nuovo, questa volta più sollevata. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro, per me era come se fosse stato accettato da mia madre, e forse era veramente così. Mia madre, mai come allora il suo ricordo di lei arrivò prepotente e lasciai che i miei pensieri venissero avvertiti anche dal mio compagno.

Eravamo in quella foresta, i druidi avevano convocato il consiglio, le pizie avevano avvertito un potere simile a quello druidico in Nord America, mia madre era stata chiamata a giudicare questa sensazione. Era affaticata e io avrei preferito che rimanesse a casa, ero solo una bambina ma certe cose potevo capirle, e avevo insistito anche con lei, le avevo detto che per il suo bene, per il bene del mio fratellino che sarebbe nato da lì a pochi mesi sarebbe stato meglio restare ad Avalon. Ero sempre più inquieta man mano che il giorno della partenza si avvicinava, so per certo che ero visitata da costanti incubi anche se la mattina quando mi svegliavo non ne avevo ricordo. Mia madre mi aveva portato sulla scogliera di Avalon per tranquillizzarmi e mi aveva spiegato che nessuno può sfuggire al suo destino. Non capii cosa voleva dire, ero solo una bambina. Partimmo e a Forks mi trovai molto bene, avevo conosciuto dei ragazzi simpatici, di una antica tribù indiana che viveva nella zona fin dalla notte dei tempi e sapevano entrare in contatto con gli spiriti della natura e del loro popolo. Mi trovavo bene con loro, mi trattavano come la loro sorellina minore e i giorni trascorrevano sereni, e quasi mi scordai delle sensazioni negative che avevo nel cuore ma il giorno del concilio le mie paure tornarono prepotenti, ero molto agitata. Mia madre mi sorrise e mi intrecciò i capelli con fiori e nastri colorati, mi diceva che mi voleva bene, che non dovevo essere mai triste, perché una Signora di Avalon rappresenta la gioia, e di seguire i consigli di mio padre ma sempre usando il mio giudizio. Strano, pensavo, io non conoscevo mio padre. Eravamo quasi arrivati al luogo di ritrovo, mia madre mi teneva per mano, quando un vampiro ci si parò davanti, corremmo più veloci che potevamo, ma mia madre era incinta e non poteva sforzare troppo il suo corpo.

“corri lontano bambina mia. Sii una straordinaria Signora di Avalon.” Si accasciò a terra. Non volevo lasciarla sola e così mi inginocchiai vicino a lei, insistevo piangendo perché si rialzasse.
“è il mio destino, Isabella, io l’ho visto.” Vedere il futuro è una benedizione ma anche una maledizione. Mia madre aveva visto di aver concepito una nuova vita, ma non la vedeva nel futuro. Sapeva che sarebbe morta prima del parto...

“Bella...basta...” ero scossa da tremiti violenti, Edward mi aveva fatta girare verso di sé e mi abbracciava cercando di calmarmi ma era inutile...e non riuscivo ad arrestare il flusso di ricordi.

Il vampiro ci raggiunse. Aveva inquietanti occhi rossi rubino, si leccava le labbra come pregustando un succulento piatto. Ero terrorizzata e disgustata allo stesso tempo.
“vuoi me, lascia stare la bambina.” Mia madre parlava con l’autorità e la sicurezza della sacerdotessa di Avalon. “chi ti ha mandato vuole che Avalon si ritiri nelle nebbie, il suo potere fa loro troppa paura. Sbaglio?” sorrise beffarda, non sapevo dove avesse tutto quel coraggio nell’affrontare la morte imminente.
“come fai a sapere...?” il vampiro davanti a noi era sconcertato dalla conoscenza di mia madre. “ah, già, i vostri poteri. Ma non ti salveranno, lo sai?” era il suo turno per essere beffardo e sprezzante. Ero rannicchiata contro mia madre, che mi abbracciava, cercando di infondermi un poco della sua calma, ma che mi stringeva disperata, sapendo che quella era l’ultima volta che ci saremmo parlate da vive. Il vampiro attaccò e io istintivamente mi alzai e scappai, era quello il desiderio di mia madre, che morì qui, dissanguata,il ciondolo si staccò dal suo collo e bruciò l’albero. Corsi fino al mare, cercando di non inciampare...ero già caduta più volte, il bel vestito in tulle che mi avevano cucito le donne di Avalon era tutto strappato e le mie mani, le mie braccia e le mie gambe erano piene di tagli e graffi.
“che buon profumino.” Il vampiro mi aveva raggiunto. Inspirava forte l’aria attorno a sé. Sentiva l’odore del mio sangue. All’improvviso arrivò Jacob e i suoi amici. Stavano per fare un tuffo dalla scogliera. Quando videro la scena, si immobilizzarono e presi dalla rabbia iniziarono a tremare violentemente. In poco si trasformarono i lupi troppo cresciuti. Sentivo le loro menti, confuse, non riuscivano a capire che stava succedendo. Il mio potere si fuse con la loro mente e chissà come riuscì a guidarli fuori  dalla confusione. Inoltre la rabbia verso il vampiro che mi stava per attaccare era più grande e il senso di protezione nei miei confronto cresceva. Jacob, nel quale scorre il sangue puro degli spiriti della tribù, ordinò a Seth di prendermi sulla sua schiena e di portarmi via, in poco tempo si erano dati un’organizzazione. Il vampiro era stupito ma non impaurito, credeva di poterli battere in poco tempo. Io non vidi mai quello che successe...Seth mi fece salire sulla sua schiena e mi portò dal padre di Jacob, Billy, un vecchio capo tribù, che conosceva le leggende locali e che capì immediatamente quello che era successo, suo figlio e gli altri discendenti dei lupi si erano trasformati.
“e così il fato si compie.” Non capii quello che stava dicendo, ne glielo domandai mai. Mi prese in braccio e mi portò in casa finchè non arrivò Jake, che con difficoltà si era ritrasformato e aveva aiutato i suoi amici a fare lo stesso. un acre fumo si era diffuso per la foresta.


“I miei ricordi da lì in poi sono molto confusi. So che Jake e gli altri uccisero il vampiro e che ne bruciarono i resti. E che poi mi portò tra le braccia, non avevo la forza per camminare, al concilio dei druidi, raccontò quello che era successo senza lasciarmi andare, non glielo permisi, restai aggrappata a lui e alla sua camicia per tutto il tempo.” Le lacrime si erano arrestate e la mia mente per auto proteggersi dal dolore si era richiusa su se stessa.
“mi dispiace Bella.” Edward mi baciava in fronte, stringendomi a sé.
“capisci? Loro odiano i vampiri perché...beh hai capito il perché...attendono il ritorno dei vampiri con terrore. Quel vampiro” e la mia mente gli diede l’immagine più nitida che avevo in memoria “era stato mandato da qualcuno, anche se non sappiamo chi sia, per distruggere Avalon e la sua magia, se la sacerdotessa morisse senza lasciare una figlia, beh, le nebbie oscurerebbero la magia e il male prevarrebbe nel mondo, siamo un po’ come l’ago della bilancia che regola le forze del soprannaturale, mantenendo un equilibrio...”
“il vampiro...” e mi fece vedere l’immagine che gli avevo mostrato poco prima. Lunghi capelli biondi, pelle bianchissima e quegli occhi rossi... “non è possibile. Non può essere lui.”
“lui chi?” mi scostai dal suo petto marmoreo per guardarlo negli occhi. Sentii Edward irrigidirsi e la sua mente chiedersi come avevo potuto conoscere James...
“chi è James?”
“il vampiro...il vampiro del tuo ricordo...” rispose in un solo sussurro.
“e tu come lo conosci?” la lista delle domande irrisolte si allungava.

POV EDWARD
Il dolore di Isabella era così intenso che sentivo il mio cuore morto esplodermi nel petto, soffrivo con lei. Le immagini si susseguivano nella mia mente sfuocate, i suoi ricordi erano confusi. Mi mostrò di nuovo l’immagine del vampiro, la più nitida che avesse. Lunghi capelli biondi, pelle bianchissima e occhi rossi. Rimasi sbalordito.
“il vampiro...non è possibile. Non può essere lui.” L’affermazione era più rivolta a me che a lei. Io avevo lo conosciuto. Le mi aveva aperto la mente ai suoi ricordi, forse per riuscire a dare un senso a tutto quell’odio era meglio dirle ciò che sapevo.
“chi è James?” lesse nei miei pensieri il suo nome.
“il vampiro...il vampiro del tuo ricordo.” Un sussurro, non avevo forza per dare voce ai miei pensieri, come mi avrebbe giudicato?
“e tu come lo conosci?” si era scostata leggermente dal mio petto, e la mancanza del suo dolce corpo contro il mio mi faceva male. Mi sedetti per terra prendendo la testa tra le mani.
“io ho conosciuto James, qualche decennio dopo la mia trasformazione. Sono nato a Chicago il 20 giugno del 1901. Venni trasformato da Carlisle nel 1918, durante l’epidemia di spagnola che aveva già ucciso i miei genitori naturali.” Lei si sedette vicino a me, mi sorrise in modo strano e complice. “eravamo in viaggio qualche decennio dopo la mia trasformazione per l’Europa, cercavamo un posto dove stabilirci. Carlisle voleva salutare vecchie conoscenze che lo avevano portato a rinunciare al sangue umano. I Vulturi. Esseri ignobili che però sono considerati un po’ come la casta reale dei vampiri. Lì conobbi James, era un sicario. Noi abbiamo una percezione del tempo diversa da quella umana, il nostro breve soggiorno durò quasi un anno. James andava e veniva, incarichi, missioni, uccisioni, lo evitavo, mi metteva i brividi, era senza cuore. Partì per una nuova missione di cui nessuno sapeva i dettagli, l’ordine era partito dall’alto, da Aro, il capo supremo. Sarebbe dovuto rientrare pochi giorni dopo, e invece non fece mai più ritorno, tutti si chiesero che fine avesse fatto. Eppure non aveva intenzione di lasciare quella congrega, godeva nel fare a pezzi i nostri simili e nel dissanguare gli umani.” Le parole erano un fiume in piena. Lei posò una sua manina delicata sulla mia, la prese tra le sue e se la portò alle labbra, baciandola, quanto amore nei suoi semplici gesti. “come hai fatto a conoscerlo? Erano i primi anni ’30!” Bella sorrise ancora, bellissima e un po’ più serena.
“non solo voi avete una concezione particolare del tempo. Io seguo il tempo di Avalon, un anno della mia isola coincide con un sei anni umani.”
“si, va bene, ma non ha ancora senso.” La mia mente era sempre stata veloce e reattiva, ma non aveva senso quello che mi stava dicendo.
“sono nata ad Avalon il 20 giugno del 1901.” Inclinò la testa di lato, il sorrido ancora al suo posto. “eravamo destinati sin dalla nascita.” La coincidenza rendeva lei serena, me perplesso.
“ho donato a Jacob e agli altri licantropi come segno di gratitudine la possibilità di godere del tempo di Avalon, loro si sono poi offerti di essere la mia guardia, ma quando vedono un vampiro o ne sentono l’odore, beh diventano abbastanza irritabili.” E rise spensierata. “sto per compiere 18 anni...” si rabbuiò improvvisamente, come se diventare vecchia di un anno la impensierisse senza un motivo preciso.
“cosa successe dopo che ti portarono dai druidi?” ero curioso, sapevo che ricordare le faceva male, ma dovevo sapere.
“seguii l’ordine di mia madre. Dissi che dovevo essere affidata a mio padre. per quei vecchi scorbutici era una cosa assurda, io in teoria non dovrei sapere chi è il mio padre naturale, non funziona così nel mio mondo. Charlie tuttavia si fece avanti lo stesso, era stato l’amante della signora di Avalon e dichiarare la paternità della futura sacerdotessa gli diedi un potere enorme, tant’è che qualche anno dopo divenne il capo dei druidi, credo che avesse previsto questa cosa, o non si sarebbe assunto la responsabilità di crescere una bambina.” Una nota d’amarezza le indurì la voce. “passo la maggior parte del mio tempo ad Avalon, sulla mia isola sono l’unica che può decidere di me stessa, ma sono costretta comunque a passare periodi sulla terra ferma, per consultare libri e poi voglio confondermi tra la gente normale, essere nomale.”
“per questo vieni a scuola? Per essere normale?”
“non lo fai anche tu?” mi chiese con un visetto tenerissimo.
“vero, ma tu sei normale, io...” i pensieri che mi erano sfuggiti dalla bocca nella radura stavano per sopraffarmi di nuovo. posò delicatamente un dito sulle mie labbra, invitandomi a tacere.
“tu sei come me, io ti amo per come sei...” sostituì la sua bocca morbida al dito e mi baciò con dolcezza infinita per provarmi tutto il suo amore, come se potessi mai dubitarne.

Mi rintano nel mio angolino e aspetto di sapere se vi è piaciuto. per ora non riscriverò dall'inzio la storia, non avrebbe senso, e poi non ho materialmente il tempo di farlo!!!ho anche un'altra storia da portare avanti (Io, a Beverly Hills) e un'altra che la mia mente malata ha deciso di mettere su carta...e poi confesso, anche se non è molto apprezzata come storia a me piace!! :p è stata la mia prima storia e in qualche modo le ci sono affezionata....
grazie a tutti voi che avete la pazienza di seguirmi ancora!!!
psawyer414: hai visto? ce l'ho fatta a completare il capitolo, sono molto contenta, fammi sapere se ti piace!! un bacio enorme e grazie come sempre!!
Isy_264: carissima!!! non sai che piacere leggere di nuovo un tuo commento!! in effetti avevo temuto che non ti piacesse più la storia =( e invece!! anche qui c'è un pov Edward ed è solo per te che è stato aggiunto...insomma non era previsto prima della tua recensione!! XD spero ti piaccia!!! questo capitolo è un po' più lungo del solito, vi ho fatto aspettare tanto e mi sembrava giusto ripagare l'attesa, che dici ho fatto bene? nei prossimi capitoli inizieranno i guai credo =) ti aspetto al prossimo allora!!! ciao!!!!
   
 
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