Titolo: La beauté du geste
Tipologia: One
shot [Junjou Egoist Centric]
Avvertimenti: Shounen-ai.
Rating: Verde
Credits: JunJou
Romantica, tutti i suoi personaggi e le sue ambientazioni non mi
appartengono ed io, di certo, non ci guadagno niente a scrivere su di
loro. (Soddisfazione personale a parte).
Il titolo della Raccolta ha svariati significati e varie
derivazioni. Prima tra tutti, un verso di una canzone del film "Les
Chansons d'Amour".
Dedicato a colei che sarà per sempre la mia Erwann.
Spazio personale:
Dedicata a Lei.
Lei è
la mia Nowaki.
Lo so. Lo dicono tutti. Spesso ci si cimenta in questi "giochetti"
identificandosi con qualche personaggio di anime, manga e quant altro,
giocandoci su. Succede, normale.
Ma lei lo è davvero.
È stata
il mio personalissimo tifone che mi è piombata addosso nel
momento più improbabile, riuscendo a capire più
cose di me di quanto io stessa volessi.
È dannatamente
dolce, buona e comprensiva e soprattutto paziente (davvero
paziente con me XP ) tanto da lasciarmi spiazzata ancora oggi.
Se parlo di Hiroki e Nowaki, non posso fare altro che sentirmi chiamata
in causa in qualche modo.
Infantile, stupido, ma lei è davvero la mia Nowaki.
Ed oggi è il suo compleanno. E ha avuto modo di scoprire
quanto io sia impedita nel fare i pacchetti regalo XD ma quel biglietto
l'ho scritto col cuore.
Maledetta te.
Ti voglio bene. Tanto.
Dedicata a lei.
La mia Nowaki. La mia Erwann. Entrambi, così incredibilmente
simili a te.
Simili. Perché infondo l'originale è molto meglio.
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- La
beauté du geste -
" Tifoni d'autunno "
Era scoccata
la mezzanotte da pochi istanti e si ritrovò a provare una
strana sensazione, del tutto irrazionale, da sembrare quanto meno
assurda. Insomma, infondo era solo un giorno come un altro,
perché sentirsi quasi… elettrizzato?
Elettrizzato. Lui, Hiroki. Questo si che era assurdo.
E per cosa poi?
Seduto sul letto, spostò lo sguardo verso il suo compagno
che dormiva silenzioso accanto a lui.
Lo osservò attento, come spesso faceva in quei momenti.
Momenti in cui sapeva che Nowaki non si sarebbe accorto di essere sotto
l’occhio, forse invadente, dell’altro.
Conoscendolo ne sarebbe stato ben felice. Stupido Nowaki, a lui bastava
davvero così poco essere felice. Se poi quel poco proveniva
da Hiroki, allora sarebbe stato davvero il massimo.
Per Hiroki era diverso.
Lo amava. Ricambiava a pieno il sentimento di Nowaki con la stessa
intensità. Ma non era bravo a dimostrarlo quanto lui.
Spesso troppo brusco, si ritrovava a ferirlo senza volerlo. Dio, stava
male ogni volta che vedeva quello sguardo triste, confuso e
anche mortificato. Si, mortificato, perché solo Nowaki
poteva essere capace di sentirsi in colpa anche per le reazioni
impulsive, illogiche e incredibilmente irritanti di Hiroki.
La verità, era che solo Nowaki si dimostrava così
tanto paziente, dolce e comprensivo con lui. L’unico in grado
di farlo sentire in quel modo. L’unico che lo faceva sentire
davvero importante e speciale.
Aveva passato tanto di quel tempo a sentirsi in costante competizione
con un’altra persona - al solo fine di raggiungere il cuore
di un amico che ignorava i suoi reali sentimenti - che quasi aveva
finito con l’abituarsi a doversi sentire in quel modo per il
resto della sua vita.
Patetico, si davvero.
Ma la sofferenza che aveva provato a causa di quell’amore a
senso unico, era stata davvero immensa, e
“patetico” era l’unico aggettivo che gli
venisse in mente per poter descrivere il se stesso di allora.
Prepotentemente riaffiorò in lui il ricordo lontano di
Shinoda, l’agente immobiliare che conobbe per caso, mentre
ancora sperava che Akihiko potesse accorgersi di quello che provava.
Si era sempre sentito sotto analisi con lui, e questo l’aveva
sempre odiato. Eppure, per quanto l’avesse trovato irritante,
prepotente e soprattutto incredibilmente arrogante, gli era grato per
essergli stato accanto in un modo del tutto singolare.
<< Shinoda-san posso chiederti una cosa? Pensi
che gli occhiali mi starebbero bene? >>
Era rimasto zitto, a guardarti, ancora una volta ti stava
analizzando. Non che ce ne fosse bisogno in quel momento. Aveva visto
anche lui Akihiko comparire davanti a voi in compagnia di Takahiro, e i
tuoi sentimenti sarebbero stati decifrabili per chiunque.
Ti eri immobilizzato a fissarli, sentendo il tuo cuore andare in pezzi.
Ancora una volta. Chiedendoti di nuovo perché Akihiko non
sorridesse in quel modo anche quando stava con te.
<< Sai sono… ehm… sembra
siano diventati molto popolari nella mia scuola, quindi pensavo che
magari anche io avrei potuto comprarne un paio, solo
che… non so se mi donerebbero o no.
Insomma… mi servirebbe un’opinione sincera ecco..
>>
<< No. Per niente. >>
Secco, deciso, sicuro e dannatamente arrogante. Ma aveva
capito benissimo il senso delle tue parole e fino a che punto ti
saresti spinto per Akihiko.
<< Non ti donerebbero per niente.
>>
Per quanto ti comprendesse, un tipo come Shinoda non sarebbe
mai stato la persona giusta per te, e tu del resto eri ancora fin
troppo immaturo per fare chiarezza nel tuo cuore.
C’era voluto ancora qualche tempo per capire cosa volessi
realmente.
Un razzo caduto dal cielo davanti a te, un ragazzo che
sembrò in grado di scrutarti l’anima in quei pochi
istanti in cui i vostri sguardi si incontrarono prima che ti afferrasse
letteralmente, trascinandoti via da quella panchina su cui ti eri
seduto a piangere.
Un tifone, che
era stato in grado di stravolgere ogni cosa, dandoti esattamente
ciò di cui più avevi bisogno.
<< Anche se sei sempre stato tu ad amare...
d'ora in poi, ti prego, lasciati amare. >>
Se solo Nowaki si fosse immaginato che effetto avesse su di
te ogni sua singola frase, ogni suo singolo gesto…
Così immenso e travolgente da chiederti, con paura inaudita,
se mai tutto quello avrebbe avuto una fine.
Mezzanotte passata.
Nowaki dormiva davvero profondamente. Era stata una giornata faticosa
per lui: il tirocinio all’ospedale e il lavoro part time,
eppure, tornato a casa, aveva insistito per poter cucinare e
trascorrere insieme una piacevole serata.
Spostò lento un mano verso il suo viso, sfiorandogli piano
una ciocca di capelli che gli ricadeva sulla fronte.
Così bello, dolce, perfetto, da chiedersi costantemente cosa
ci avesse mai trovato uno come Nowaki in un tipo scorbutico come lui.
Si avvicinò lentamente, stando bene attento a non
svegliarlo. Odiava quel genere di smancerie, ma se Nowaki dormiva,
allora tutto diventava più facile.
Sfiorò la sua guancia con le labbra, percepì il
suo calore, il suo profumo, il suo respiro che sentì
soffiare flebile sulla sua pelle.
<< Buon compleanno, Nowaki. >>
Un sussurro appena percettibile, arrossendo alla sola idea che
l’altro avrebbe potuto svegliarsi improvvisamente e coglierlo
in fragrante.
<< Hiro-san, ti sei svegliato prima di me >>
Un’espressione confusa e ancora assonnata dipinta sul volto.
<< Si beh, non posso certo contare su di te no?! A causa
tua arrivo in ritardo tutte la mattine! >>
Se ne stava seduto composto al suo posto, mentre teneva saldamente
– troppo saldamente – il giornale davanti a lui,
fingendosi concentrato sulle notizie del giorno.
Nowaki avrebbe ribattuto volentieri – calmo e tranquillo,
intento ancora sbadigliare – all’affermazione
dell’altro, ma… un passo, e davanti a lui si
presentò una tavola perfettamente apparecchiata, una
colazione che sembrava preparata ad opera d’arte.
E un mazzo di fiori.
Un mazzo di fiori - così simile a quello che un tempo, il
suo Hiro-san, già gli aveva regalato - posato lì,
al posto dove usava sedersi Nowaki.
Un sorriso, il cuore che iniziò a battere più
forte improvvisamente.
<< Hiro-san… >>
<< Muoviti! >>
Stringeva il giornale così forte, che Nowaki si
aspettò di vederlo a breve diviso in due.
<< Siediti e apri il tuo biglietto! >>
Un ordine vero e proprio, a cui Nowaki non osò disubbidire.
Hiroki abbassò appena il giornale, assottigliando gli occhi
ed osservandolo attento. Nemmeno lo stesse spiando.
L’altro sollevò il mazzo di fiori, tenendolo
dolcemente tra le mani – quasi avesse raccolto qualcosa di
infinitamente prezioso – e si sedette al tavolo, guardando
ogni cosa con un sorriso stupito dipinto sul volto.
Annusò i fiori chiudendo per un attimo gli occhi, come se
provasse un reale piacere in quel piccolo gesto. Hiroki
arrossì ancora di più e si ricoprì
veloce col giornale.
<< Farò tardi al lavoro. >>
Borbottò burbero.
L’altro sorrise, riaprì gli occhi osservando
attento i fiori. Vide la busta e la estrasse con cura.
Si era sentito curioso e ansioso. Certo, solo la colazione pronta e
quel mazzo di fiori, sarebbero più che bastati per farlo
sentire al culmine della gioia, ma un biglietto da parte del suo
Hiro-san, lo rendeva quasi nervoso.
Insomma, non era tipo da certe
cose, e per quanto potesse desiderarlo, non riusciva davvero
ad immaginarsi il suo ragazzo che si sedeva al tavolo a scrivere un
romantico biglietto d’auguri.
Guardò interrogativo i due biglietti estratti dalla busta
che ora teneva in mano.
<< Hiro-san… >>
<< Si! Sono due biglietti! Due dannatissimi biglietti del
treno, per una vacanza in montagna questo inverno! Avevamo constatato
che le nostre vacanze lavorative sarebbero combaciate no?! E allora ho
pensato che… oh insomma, razza di stupido, non pensare a
niente di romantico o peggio chiaro?! Una vacanza non farà
male a nessuno dei due! E poi è una vacanza economica in un
semplicissimo albergo e ad ogni modo siamo sempre in tempo a disdire
tutto! Anzi guarda, forse ho agito d’impulso e ho preso una
decisione fin troppo affrettata anche per te, e…
>>
Non riuscì a finire la frase.
Aveva iniziato a parlare senza neanche sapere cosa Nowaki stesse per
dirgli, cimentandosi in un monologo quanto meno assurdo, quasi volesse
giustificarsi del suo stesso regalo.
Perché di quello si trattava. Un bellissimo regalo che
Hiroki aveva pensato per il suo ragazzo. No, anzi, un bellissimo regalo
che avrebbe riguardato solo loro. Solo loro due.
<< Hiro-san, grazie! >>
Nowaki l’aveva travolto con così tanta euforia,
che entrambi avevano finito col ritrovarsi a terra, Hiroki
completamente avvolto dalle braccia dell’altro.
<< Grazie, grazie, grazie… >>
<< Dannazione smettila! Non montarti la testa!
>>
<< Hiro-san… sono così felice.
>>
La voce dolce, morbida, piena di amore per la persona che stringeva tra
le braccia.
Hiroki tentava ancora di allontanarlo, ma… eccola
lì, quella sensazione. Un battito accelerato, e il suo viso
che sembrò andare in fiamme.
Avere intorno Nowaki… rende sempre tutto strano.
<< Nowaki! Basta, smettila! >>
<< Ti amo Hiro-san. >>
Avvolto in una stretta forte, sicura e salda, chiuse gli occhi,
chiedendosi se fosse possibile sentirsi così bene,
così felice e così incapace di dimostrarlo alla
persona artefice di tutta questa miriade di sentimenti.
<< Ti amo Hiro-san. >>
Lo ripeteva sempre, più di una volta, prima di baciarlo
delicatamente, con accortezza, cercando di imprimergli tutto quello che
racchiudevano quelle due semplici parole.
E Hiroki lo sentiva sempre. Sempre.
<< … anch’io. >>
Sussurrò piano, timido, ponendo fine ai suoi tentativi di
fuga per lasciarsi andare completamente, ricambiando in silenzio quel
dolce contatto.
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Note:
Si, ancora altre note XD
Piccolo appunto per i più pignoli (e siccome io rientro
nella categoria, capisco bene).
Sono naturalmente consapevole che Nowaki è stato abbandonato
da piccolo e quindi è impossibile conoscere la sua precisa
data di nascita (e se per caso fosse stata diffusa previo altre vie
– nel manga io sono arrivata solo fino al secondo capitolo
del sesto volume – allora chiedo scusa.) ma, almeno si
suppone, si spera, e penso sia anche ovvio/logico, che comunque Nowaki
abbia lo stesso una data in cui festeggiare il suo compleanno.
Sappiamo che è stato chiamato “Nowaki”
(= Tifone) proprio perché il giorno in cui venne lasciato
davanti all’orfanotrofio ci fu un Tifone, che in Giappone
sono caratteristici del periodo autunnale. Di conseguenza il suo
compleanno cade in autunno e da lì l’idea delle
successive vacanze invernali.
Probabilmente tutto ciò era assolutamente inutile da
specificare, ma ci tenevo solo a chiarire che non avevo certo scordato
il passato di Nowaki.
Grazie a chiunque leggerà.
Nia