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Autore: Sedge    04/12/2009    10 recensioni
Breaking Dawn dal punto di vista di Edward
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte ragazze!Scusate il ritardo ma l’uni mi sta prosciugando la vita!Spero che questo capitolo vi piaccia!!Un bacio, Silvia!!Ah…dimandicavo…Un Mega grazie a tutte per i complimenti e per leggere!!Vi adoro

Capitolo 31.Prima notte: vampiri

Ero agitato. Non potevo crederci. Continuavo a guardare insistentemente l’orologio augurandomi che il tempo passasse in fretta e che giungesse presto mezzanotte. Non vedevo l’ora di dare a Bella il regalo che la mia famiglia aveva preparato per lei. Non ero entusiasta del regalo stesso, quanto del modo in cui avremmo potuto sfruttare quel regalo. Era un sogno…un posto solo nostro…

-Finalmente…-,mormorai, quando vidi la lancetta dell’orologio a muro fare un ultimo scatto in avanti e consacrare definitivamente l’inizio del nuovo giorno.

Sentii lo sguardo di Bella attento su di me. Aveva di certo colto la mia affermazione. Non ero ancora abituato all’idea che i suoi sensi fossero diventati così fini e amplificati, forse più dei miei. Non ricambiai lo sguardo di Bella. Non volevo tradirmi. Alice stava arrivando e avevo promesso che sarebbe stata lei a darle il regalo . Ero estremamente curioso di vedere la reazione di mia moglie. Chissà se se la sarebbe presa come al suo solito?Anche se in quel momento, pensandoci, cadeva ogni motivazione che la spingeva ad odiare i compleanni. Il tempo aveva smesso di avere importanza anche per lei, ormai sospesa per sempre nei suoi diciotto anni.

In breve anche il resto della famiglia fece la sua comparsa nel salone di casa, accerchiando Bella, che osservava l’intera scena con sguardo smarrito e vagamente sospettoso.

Alice si avvicinò a lei, senza parlare, ma con un sorriso stampato sul volto che diceva molto più di mille parole.

-Ho una cosa per te…-, cantilenò felice.-Apri la mano, Bella-, continuò afferrando gentilmente il suo candido palmo e lasciandoci cadere al suo interno una chiave d’ottone.

Bella la fissò per un attimo,sorpresa.-Buon compleanno!!-, urlò Alice, chinandosi per baciarla sulla guancia. Bella alzò gli occhi al cielo sconvolta.

-Non è il mio compleanno!-, obiettò.-I compleanni si iniziano a contare dal primo giorno di nascita e io sono diventata una vampira solo da pochi giorni -, tentò di convincere Alice, cercando di liberarsi dal peso di dover festeggiare un ennesimo compleanno.

-Ma Bella-, replicò subito mia sorella, sedendosi al suo fianco con aria soddisfatta.-Non vogliamo festeggiare il tuo compleanno da vampira. Oggi è il 13 settembre:buon diciannovesimo compleanno!-, squittì, stampandosi sul viso un sorriso felice.

-No, no…io ho smesso di essere umana, non esiste!-, replicò Bella, spegnendo in breve l’entusiasmo di Alice. Questa era un'altra conferma che non era proprio cambiata:la sua avversione verso i compleanni non era mutata, nonostante ora non avesse più nulla di cui preoccuparsi. Sorrisi nel vederla così infuriata, e mi rallegrai del fatto che, nonostante indubbiamente fosse cambiata, rimanevano in lei tratti caratteristici del suo carattere umano.

Si voltò verso di me, lanciandomi uno sguardo accusatorio.-Immagino che tu sia coinvolto in questa faccenda-, borbottò tra sé, prima di riprendere a inveire contro Alice a raffica.-Non è il mio compleanno, non posso compiere diciannove anni. Ho smesso di invecchiare tre giorni fa. Ho e avrò per sempre diciotto anni-.

-Non importa, pensala come vuoi. Noi vogliamo festeggiarti lo stesso, quindi adeguati alle nostre richieste-, le rispose Alice, vagamente infastidita.

Sempre la solita Bella, non cambierai mai…”, pensò, accompagnando il pensiero da uno sbuffo e da un gesto del capo.

Bella non rispose, si limitò ad annuire, rassegnata, conscia che non avrebbe mai potuto opporsi alle decisioni di Alice.-Come vuoi…-, rispose, accarezzando il viso di Nessie, che aveva continuato a dormire tranquilla senza scomporsi.

-Bene…allora puoi aprire il regalo!-, trillò Alice, alzandosi in piedi.

-I regali, Alice,…i regali…- precisai, abbandonando la postazione accanto alla finestra per trasferirmi di fianco a Bella, che ci guardava sempre più smarrita e confusa.

Le accarezzai i capelli, piano, immaginandomi di perdermi nel suo dolce profumo, prima di sfilare dalla tasca dei pantaloni un’altra chiave, quella del mio regalo.

Bella la osservò, attenta. Ma dallo sguardo che mi volse poco dopo era chiaro che aveva intuito quale regalo celasse la chiave:l’auto da vampira, quella che le avevo promesso. -Grazie…-, bisbigliò inaspettatamente e  dolcemente, allungando la mano per accarezzare piano la mia, stando attenta a non farsi vedere da Alice, che si sarebbe di sicuro offesa nel vedere la gratitudine di Bella verso il mio regalo. E non si sbagliava.

-No, prima vedrà il mio…-, si affrettò a precisare Alice, liquidandomi con una linguaccia da vera mocciosa.

-Ma il mio è più vicino…-, ribattei, imitando il suo tono di voce irriverente.

No Edward…no e poi no. Non sopporto di vederla vestita di stracci…ti prego…”,mi supplicò mentalmente, immaginandosi la mega cabina armadio, zeppa di vestiti firmati,che aveva preparato per Bella. Chissà perché, ma avevo come l’impressione che Bella non l’avrebbe apprezzata come invece sperava mia sorella…

Non le risposi, aspettando che continuasse con le sue lamentose suppliche.

-Ma guarda com’è vestita!-, sbottò di nuovo, questa volta ad alta voce. Bella abbassò lo sguardo, verso il suo vestito sbrindellato che le lasciava intravedere le lunghe gambe lisce e sode. Poi sorrise, portando il volto verso il colletto della camicia che indossava, aspirandone a lungo il profumo…il mio profumo, il profumo della camicia che le avevo prestato dopo la caccia. Deglutii…io, di certo, non avrei voluto che Bella si cambiasse.

-E’ tutto il giorno che è vestita in quel modo…la mia pazienza estetica ha un limite…-, brontolò ancora Alice, sempre più imbronciata, scocciata dal fatto che né io né Bella le davamo retta, troppo presi a fissarci improvvisamente immersi in un scambio di sguardi molto intimo.

Bella alzò lo sguardo stupito verso Alice, probabilmente chiedendosi cosa centrasse la chiave che le aveva dato mia sorella con gli abiti che indossava.

-Ok,ok…ho capito. Allora giochiamo per decidere quale regalo darle per primo…morra cinese?-, chiese, avvicinandosi verso di me con i pugni chiusi. Quando si metteva era peggio di una bambina!

Quant’è carina quando fa così…”, pensò Jasper sorridendo alle mie spalle. Io avrei usato un altro aggettivo per descriverla…

-Dai Alice…dimmi chi vince e facciamola finita…-, tagliai corto, pensando che non era proprio una cattiva idea che Bella vedesse prima il regalo di Alice…poi avremmo potuto finalmente stare di nuovo soli…soli io e lei.

-Ho vinto io…!-, urlò Alice, tornando verso Bella.

-Meglio così…il mio regalo può aspettare fino a domani mattina…-, mormorai tra me e me, con un tono di voce un po’ troppo alto, dando voce ai miei pensieri. Bella mi guardò con aria interrogativa e lo stesso fece Alice, mentre, nel frattempo, Jasper sghignazzava, avendo intuito il senso delle mie parole. Mi affrettai a trovare una spiegazione.

-Credo che il mio regalo interesserà molto anche a Seth e Jacob…ma ora non mi sembra il caso di svegliarli!Sono certo che loro sapranno entusiasmarsi a dovere-, conclusi, sperando che la mia spiegazione suonasse il più possibile verosimile. Bella annuì, tornando a guardare la nostra bimba che riposava silenziosa tra le sue braccia.

-Bene…Evviva!-, cantilenò Alice, fiera e vittoriosa.-Dai Renesmee a Rosalie e vieni con me-, disse, severa a Bella, con un tono che chiaramente non ammetteva  un rifiuto.

Bella rimase immobile un istante, incerta sul da farsi.

Mi dispiace amore”,pensai.”Posso proteggerti da qualsiasi cosa ma non dalla pazzia di mia sorella…”.

-Ma di solito Renesmee dove dorme?-, chiese dopo un secondo di silenzio.

-Da nessuna parte. E’ sempre in braccio di qualcuno:Esme, Rosalie, Jacob,Edward…crescerà molto viziata. Sarà la mezza vampira più viziata della galassia-, le rispose mia sorella,senza troppo curarsi della risposta ma fremendo per portare Bella a vedere il suo regalo.

Io sorrisi:era vero. La piccola era continuamente ricoperta di attenzioni, troppo importante per tutti noi.

Rose, con uno dei sorrisi più dolci che le avessi mai visto in volto, si avvicinò a Bella, tendendo le braccia per prendere Nessie che continuava tranquillamente a dormire.

-Sarà anche la mezza vampira meno viziata della galassia-, osservò rispondendo alla battuta di Alice.-E’ la cosa bella di essere unici…-., concluse,rivolgendo a Bella un sorriso pieno di gratitudine.

-Bene andiamo-, strillò Alice, prendendo la mano di mia moglie e conducendola verso l’esterno.

-Ma è fuori?-, chiese Bella, probabilmente,molto lontana dall’intuire che tipo di regalo fosse.

-Diciamo di sì…-, bisbigliò Alice, continuando a trascinarla.

-Spero che il regalo ti piaccia. E’ un regalo soprattutto di Esme-, precisò Rosalie.

-E voi non mi accompagnate?-, chiese.-No Bella. Goditi il regalo in privato. Ci racconterai…-, le rispose Rose maliziosa,strizzandomi subito dopo l’occhio, complice. A forza di frequentare Emmett aveva imparato a fare le sue solite battute allusorie…

E infatti Emmett scoppiò a ridere.”Mi ha battuto sul tempo…”, pensò, spostandosi verso Rose e lasciandole un dolce bacio tra i capelli. Bella si fermò un istante, guardandoli con aria interrogativa. Mi aspettavo di vederla arrossire da un momento all’altro, ma solo l’intensità dei suoi occhi sembrò mostrare un leggero imbarazzo.

-Bene, se avete finito di importunarla la porterei a vedere il suo regalo…-, intervenne Alice, infastidita dalle inattese interferenze al suo piano. E continuò a trascinare Bella per la manica della camicia, portandola al di là della sponda del fiume.

-Non attaccarmi-, la avvertì Alice ad un certo punto, saltandole sulle spalle per bendarle gli occhi.

L’espressione di Bella non ammetteva dubbi:era chiaramente infastidita da quella ennesima prepotenza di Alice.

-Potevo pensarci io-, intervenni.-Non serviva che facessi tutto questo!-, la rimproverai.

-Neanche per sogno. Non mi fido di te!Sono certa che l’avresti lasciata sbirciare!-,rispose, terminando con una linguaccia.-Puoi renderti utile lo stesso:prendila per mano e guidala!-, mi ordinò.

-Alice…-, brontolò Bella,invano:era senza diritto di replica. Mi avvicinai a lei, certo che sentendomi al suo fianco si sarebbe tranquillizzata. Non era bello per noi vampiri sentirsi vulnerabili. Strinsi la sua mano tra la mia, e una forte scossa invase il mio corpo…avevo un bisogno imperante di sentirla, di abbracciarla, di toccarla…di farla diventare una sola cosa con me. Deglutii, ricacciando verso il basso quel desiderio.

-Non ti preoccupare amore, manca poco. Fra poco se ne andrà e ci lascerà finalmente in pace-, dissi, per tranquillizzarla, accarezzandole piano una guancia.

Alice sbuffò.-Vedi di mostrare un po’ di entusiasmo anche tu, Edward. Il regalo è anche per te-, replicò, chiaramente offesa.

-E’ vero!Grazie ancora di tutto-, mormorai, ricordandomi che quello che ci avevano regalato era un posto tutto per noi, dove avrei potuto passare la mia vita con Bella e con nostra figlia.

-Non c’è di che!Bene, siamo arrivati-, trillò Alice.-Ora spostala un po’ verso destra…Ecco così, perfetto!!-disse.-Sei pronta?-, le chiese ancora.

Bella fece un lungo sospiro e annuì.-Pronta-, disse, stingendo la mia mano, mentre Alice finalmente le liberava gli occhi. Li tenne chiusi ancora per un attimo, poi li aprì piano adattandosi alla nuova diversa tonalità di buio, finché non trovò il regalo. Non disse una parola per lungo tempo, almeno secondo le velocità relative di noi vampiri.

Fu Alice a rompere il silenzio stupito di Bella.-Allora, che ne pensi?Non è bellissima?-, chiese.

Strinsi la mano di Bella, cercando il suo sguardo e soprattutto cercando di svegliarla dallo stupore che l’aveva completamente colta di sorpresa lasciandola ammutolita.

-E’ un’idea di Esme-, le spiegai, spostandole piano i capelli dalla spalla e accarezzandoli per tutta la loro lunghezza. –Ha pensato che ci avrebbe fatto piacere avere una casa tutta per noi, ma voleva comunque che non fossimo troppo lontani. E poi sai che è la sua passione recuperare vecchi ruderi e farne una meraviglia-, terminai, sfiorandole il viso immobile ed etereo con il dorso della mano.

-Che c’è Bella?Non ti piace?-, chiese Alice, quasi isterica, non vedendo ancora nessun tipo di reazione da lei.-Non c’è nessun problema…Possiamo rifarla. Emmett aveva avuto già qualche idea su come ampliarla, ingrandirla ma Esme pensava che ti sarebbe piaciuta di più così. Ma se si è sbagliata non ti preoccupare, ci rimettiamo al lavoro…-.

-Stai un po’ in silenzio…-, mormorò Bella lasciando, incredibilmente, Alice senza parole. Ero certa che la casa le piacesse esattamente così com’era…probabilmente doveva solo metabolizzare il fatto che il regalo fosse una casa.

-Non ci credo…il mio regalo di compleanno è una casa?-chiese, dopo qualche attimo ancora di silenzio.

-Sbagliato amore…la regalano ad entrambi. Anche se casa è un po’ troppo…è un piccolo rifugio-, precisai, certo che Bella non l’avrebbe pensata in questo modo. E infatti la sua risposta non tardò ad arrivare.-Non dire cretinate…-, mormorò severa. Alice non aspettava altro.

-Allora ti piace?-, chiese ancora.

Bella scosse la testa, in segno di negazione, con un sorrisetto furbo sulle labbra.

-Di più…è bellissima, una meraviglia-, terminò, rasserenando completamente Alice.

-Sono davvero felice-, trillò mia sorella saltellando.-Vado subito a dirlo ad Esme!-.

-Ma perché non sono venuti anche tutti gli altri?-.

-Sappiamo tutti Bella che non ti piacciono i regali,non volevano metterti a disagio-.

Bella si rabbuiò.-Che sciocchi!Come hanno potuto pensare che non mi sarebbe piaciuta?-.

-Riferirò!-, rispose Alice, lasciandole un bacio sulla guancia.-Io torno a casa. La cabina armadio è piena di vestiti…mi raccomando,non voglio più vederti in simili condizioni. Vado!-.

Fate i bravi mi raccomando…attenti a non distruggere nulla”, pensò, facendomi abbassare lo sguardo.

-Ma non entri?-, chiese Bella ingenuamente.

-No, non credo sia il caso…-, rispose vagamente Alice, arretrando lentamente. Stava cercando in tutti i modi di trattenersi dal non entrare:il suo più grande desiderio in quel momento sarebbe stato quello di illustrare a Bella l’intero contenuto della cabina armadio.

Non sai quanto mi costa lasciarvi soli…”, pensò.-“Fa che sia una notte indimenticabile…”, pensò ancora strizzandomi l’occhiolino. Ero certo che lei avesse già sbirciato nell’immediato futuro…

-Vado allora!Jasper mi sta aspettando:vuole andare a caccia. Ti lascio nelle mani di Edward che sa già tutto quello che deve fare-, concluse, sparendo velocemente nella notte violetta.

Mi avvicinai a Bella, che continuava a fissare stupida il punto dove fino a poco prima c’era Alice.

-Mi sento in colpa!Non credevo di essere così difficile!Non hanno neppure avuto il coraggio di accompagnarmi per paura della mia reazione…-, osservò imbronciata.-Forse è meglio tornare a casa, per ringraziare Esme e Alice come si deve-,mormorò ancora cercandomi con gli occhi.

-Non credo sia il caso-, mormorai, cingendole la vita e attirandola contro il mio petto.-E poi nessuno pensa che tu sia difficile, Bella…-, mormorai, accarezzando piano il profilo del suo collo con il volto. Stavo lentamente perdendo il controllo…non ce la facevo più a stare lontano da lei. Ora che ero certo che non avrei più potuto farle del male, non c’era più alcun freno a tenermi lontano da lei.

-E allora perché non sono venuti?-, continuò, staccandosi dalle mie braccia per guardarmi negli occhi.

-Bella, amore-, le spiegai,accarezzandole piano il volto.-Volevano lasciarci soli…fa parte del regalo-, le spiegai, sperando che finalmente capisse.

Si ammutolì completamente, guardandomi con aria stupida. Non si era resa conto che finalmente eravamo soli, soli io e lei, in un posto solo nostro.

Tornò vicino a me, appoggiò il viso sul mio petto respirando lentamente. Io affondai il viso tra i suoi capelli, pensando a quanto fossi fortunato ad averla ancora accanto a me.

-Vieni, ti faccio vedere la casa…-, mormorai, prendendola per mano e accompagnandola verso l’entrata. Quando la sentii ridere mi voltai:non l’avrei lasciata per niente al mondo sorridere, senza poter godere della dolce espressione del suo viso.

-Cosa c’è di così divertente?-, chiesi, avvicinandomi e posandole un dolce bacio a fior di labbra.

-Beh…pensavo che è come se questo giorno non finisse mai. Non mi sento stanca, non ho bisogno di dormire, di riposare, di mangiare…Ed è difficile realizzare che faccio parte di questa nuova vita…-, mi spiegò, continuando a sorridere contenta. Era una gioia vederla così.

-Stai affrontando tutto molto meglio di quanto mi aspettassi. Sei un vero talento Bella…per te sembra talmente naturale essere così. Mi piacerebbe davvero riuscire ad ascoltare i tuoi pensieri…-, dissi, infilando la chiave nella serratura per aprire la porta d’ingresso.

Mi fermai per un attimo prima di entrare. C’era una cosa che dovevo fare. Velocemente, prima che potesse accorgersene, presi Bella tra le braccia, per portarla oltre la soglia di casa.

-Ehi!Che fai?-, chiese, colta di sorpresa stringendo i pugni contro il mio petto.

-Quello che dovrebbe fare un marito:porto la sposa oltre la soglia di casa…-, le risposi tranquillamente, lanciandole un sorriso furbo. Non rispose, ma si lasciò scivolare sul mio petto, stringendosi alle mie spalle.

-Dimmi a cosa pensi…-, le chiesi, stupito dal suo gesto.

-A troppe cose, tutte in una volta. Ci sono così tante cose a cui pensare:alcune sono talmente belle, altre nuove per me e altre ancora preoccupanti. In questo momento, nel vedere questa meraviglia, penso che Esme è davvero un’artista-, disse, osservando il soggiorno tutto di pietra della nostra nuova casa. Non potevo darle torto:mia madre aveva superato sé stessa nel costruire quell’incantevole rifugio. Mi incantai a guardarla mentre osservava silenziosamente la stanza.

-Per fortuna Esme ha aggiunto una stanza. Nessuno avrebbe mai pensato che potesse esserci anche Nes…Renesmee-, dissi, riflettendo ad alta voce e correggendomi subito. Sapevo che Bella, giustamente, odiava quel sopranome.

-Ti prego, non chiamarla anche tu così-, mi rimproverò.

-Hai ragione Bella. E’che oltre a sentirla chiamare spesso così,  lo leggo continuamente nei pensieri degli altri-, tentai di giustificarmi, abbassando lo sguardo per non dover sostenere il suo sguardo contrariato e deluso.

Bella mi accarezzò la guancia,comprensiva.

 -Ti porto a vedere la cabina armadio, così almeno Alice sarà contenta-, dissi, cercando di cambiare discorso e di alleggerire la tensione che si era creata.

-Deve essere terrorizzante…- esclamò scherzando, aggrappandosi con entrambe le mani alla mia camicia e nascondendo il suo dolce  viso sul mio petto ormai in fiamme.

-Già…io al posto tuo sarei spaventatissimo-, scherzai, stando al gioco.

La condussi verso il corridoio che portava alle camere.

-Questa è la camera della piccola-, dissi, mostrandole una piccola stanza non ancora terminata.-Non è ancora sistemata bene, ma al più presto tutto sarà a posto-, le spiegai.

-Invece questa…-, dissi mostrandole l’ultima stanza,-…è la nostra stanza. Esme ha voluto farla simile alla stanza nell’isola, per ricreare l’atmosfera-, le spiegai.

-Oh-, fu l’unica parola che riuscì a dire, mentre continuava a guardarsi attorno completamente stupita.

Rimanemmo in silenzio per qualche istante:avrei tanto voluto sapere in quali pensieri fosse immersa Bella. Forse pensava ai momenti trascorsi nell’isola Esme, forse semplicemente era curiosa di vedere la cabina armadio tanto decantata da Alice.

-Ora ti porto a vedere la cabina armadio. Ti avverto:è enorme, più grande della nostra stanza-, dissi, cercando di riportarla alla realtà. I suoi pensieri l’avevano tenuta distante troppo a lungo…

-Potremo dire ad Alice che sono corsa dritta nella cabina armadio, troppo curiosa di vederla…-, disse, lasciandomi completamente sconvolto.-Potremo mentire…-, continuò ancora, appoggiando la sua fronte alla mia, e attirandomi vicino a lei. Mi sentii morire…le sue mani tra i miei capelli, le sue labbra a pochi millimetri dalle mie, il suo dolce respiro sul mio viso…Non potevo credere che il momento che a lungo avevo aspettato fosse finalmente arrivato. Avrei potuto amarla, senza nessun freno, senza nessun accorgimento, finalmente alla pari. Non dissi nulla, mi limitai ad annullare l’esiguo spazio che mi divideva ancora da lei, dalle sue labbra e dal suo corpo. La volevo in un modo indescrivibile, così tanto intensamente da provare quasi dolore.

Appoggiai le mie labbra alle sue, baciandola prima piano, a fior di labbra, poi più intensamente,con la consapevolezza che non avrei dovuto fermarmi o tirarmi indietro per paura di farle del male. Avrei potuto baciarla a lungo, sempre, certo che non mi sarei mai stancato di sentire quelle morbide labbra a contatto con le mie.

-Edward-, mormorò, stringendo i miei capelli e attirandomi ancora più vicino a lei. Avrei perso presto completamente il controllo, troppo incitato dal suo stesso desiderio, riflesso del mio.

La portai contro la parete della stanza, continuando a sorreggerla. Non l’avrei mai fatta staccare da me, ero certo che avrei provato dolore se solo si fosse allontanata per qualche istante. Le sfilai la camicia che indossava, scoprendo le sue spalle nude. Posai le mie labbra su quella pelle bianca, candida, liscia che avevo a lungo sognato di baciare, di leccare, di strofinare, ma che solo ora potevo finalmente assaporare come volevo. Bella non sembrava per nulla turbata dalla mia imminente impazienza…anzi sembrava non avesse aspettato altro dal momento in cui avevo varcato la soglia di casa con lei tra le braccia.

-Bella…-,sussurrai al suo orecchio, riempiendomi del suono del suo nome. Lei mi strinse maggiormente a , immergendo le mani tra i miei capelli e stringendoli piano. Nonostante sapesse che non mi avrebbe fatto del male, non facilmente e in modo irreversibile perlomeno, sembrava trattenersi, consapevole di essere momentaneamente più forte di me.

-Non trattenerti…-, la implorai, sperando che esaudisse la mia preghiera e mi facesse sentire, percepire con ogni parte del suo corpo, con ogni respiro, con ogni gemito, con ogni carezza quanto mi volesse e quanto fossi assolutamente e necessariamente suo.

-Non lo faccio…-, rispose, sostando il capo all’indietro per permettere alla mia bocca di scendere per esplorare le curve morbide del suo collo, e le linee sinuose delle sue spalle. Non avrei mai creduto che potesse diventare ancora più bella di quanto fosse sempre stata da umana. Avevo temuto che, trasformandola in vampira, avrei perso una piccola parte dell’attrazione che provavo per lei. Ma in quel momento, in quell’istante, ogni dubbio sparì. Era sempre lei, era sempre Bella…piegata, arresa tra le mie braccia, in balia delle mie carezze e dei miei baci. Ero certo che non mi sarei mai stancato di accarezzarla, di percorrere le linee morbide e perfette del suo corpo allo stesso tempo marmoreo e morbido. Le accarezzai una gamba, agganciata dietro alla mia schiena…deglutii nel farlo, emozionato e stupito allo stesso tempo dell’irruenza di quell’atto d’amore che ci aveva colti improvvisamente. Continuai il cammino, spostando verso l’alto il lembo del vestito che la ricopriva fino a raggiungere il suo fianco. La sentii respirare a fondo, affannosamente, quasi le mancasse il respiro. Era impossibile per lei sentire la mancanza di ossigeno, ma era destramente eccitante sentirla respirare in quel modo ansimante, quasi insostenibile.

-Cosa c’è?-, le chiesi, passandole la punta della lingua dietro l’orecchio, e facendole  reclinare la testa sulla mia spalla, quasi avesse bisogno di sostegno.

-Mi stai facendo morire…-, rispose, spingendosi ancora di più verso di me, verso la parte che più pulsava dal desiderio di averla di nuovo, finalmente.

-Impossibile…-, risposi, sarcastico, afferrandola con entrambe le mani per i fianchi e portandola a sedersi sul bordo della cassettiera bianca che si trovava in camera. Mi allontanai un attimo per guardarla in tutto il suo splendore. Aveva gli occhi lucidi, rossi intensi, le labbra vivide, probabilmente a causa del suo vizio di mordersi ripetutamente il labbro, proprio come stava facendo in quel momento, mentre la osservavo, a metà tra l’imbarazzata e la compiaciuta.

-Vieni qui…-, disse, decisa, infilando l’indice nel passante dei miei pantaloni e attirandomi a lei.

Non mi opposi. Lasciai che le sue mani accarezzassero il mio corpo, consapevole che non avrei voluto alto se non sentire le sue dita delicate sfiorarmi piano, con l’intenzione di darmi piacere.

-Bella…-, la chiamai, quando la sentii spingersi lungo il mio bacino, fino a raggiungere l’orlo dei miei pantaloni.

Non rispose, ma prese piano a sbottonarli uno a uno i bottoni. Mi appoggiai con entrambe le mani alla cassettiera, temendo davvero di non poter resistere a quella tortura deliziosa alla quale mi stava sottoponendo. Sembrava stare ben attenta a ogni suo gesto, conducendo lentamente le sue lente carezze.

-Sei bellissimo…-, disse, dopo aver raggiunto il suo scopo, e iniziando ad accarezzarmi. Ero davvero confuso, frastornato da quelle sensazioni, che potevo vivere senza alcun freno, senza preoccuparmi di farle del male.

-Anche tu sei bellissima…-, dissi, tornando a occuparmi di lei e strappandole letteralmente di dosso il vestito. Non era mia intenzione essere così irruento, ma il bisogno di sentire la sua pelle, il suo corpo a contatto con il mio era diventato insostenibile. E altrettanto insostenibile era il desiderio di sentirmi parte di lei, completamente suo. Non ci fu bisogno di parole per capire che l’insostenibilità di quel desiderio era comune ad entrambi. Sapevo che quello che avevo raggiunto era la felicità…non volevo altro…solo sentire i suoi gemiti in risposta alle mie spinte. Solo sentire il suo corpo  scaldarsi, irrigidirsi a contatto con il mio;sentire il suo corpo pronto ad accogliermi come se fosse stato creato apposta per me, come due metà che non aspettano altro di ricongiungersi per raggiungere finalmente la felicità, insieme, perché soli, l’uno senza l’altro non sono niente, se non involucri vuoti, aridi.

-Edward…-, ansimò, lasciandosi infine cadere sulla mia spalla, per posarvi un dolce bacio. Non c’erano parole per descrivere quello che c’era stato tra noi. Tutto era andato oltre ogni mia aspettativa. Le accarezzai piano i capelli, che le ricadevano lungo la schiena liscia e scolpita.

Mi staccai da lei e la sollevai tra le braccia.-Che fai?-, chiese, appoggiando entrambe le mani sul mio petto, per scostarsi da me, e guardarmi in viso.-Cosa hai preparato ancora?-, chiese dubbiosa. Le sorrisi, senza risponderle. Mi limitai a posarle un bacio sulla punta del naso.

La portai oltre la camera da letto, nella stanza adiacente.

-E questa che stanza è?-, chiese, aspettando impaziente che aprissi la porta per svelare il mistero.

-Niente di che…-, risposi evasivo.-E’ una stanza che tutte le case hanno…-, mormorai, abbassando la maniglia e facendola entrare nell’immenso bagno che Esme aveva fatto costruire.

-Oh mio Dio…-, esclamò, stringendomi forte le braccia al collo, e affondando il viso sul mio petto, nascondendosi per l’eccitazione.

-Beh…sai…-, iniziai a spiegarle.-Esme ha voluto ricreare l’atmosfera della nostra isola, solo che mancava un elemento fondamentale per ricreare la giusta ambientazione. Credo che in questo si sia fatta aiutare dalle visioni di Alice…-, le spiegai. Ero quasi certo che Alice avesse spiato a lungo la nostra luna di miele, senza farsi scrupoli nel raccontare dettagli personali al resto della mia famiglia.

-Ah…-, rispose Bella, sollevandosi e tornando a fissare il centro della stanza.-E’ per questo che il nostro bagno è quasi completamente occupato da un’enorme vasca idromassaggio?-, chiese sorridendomi, sgranando gli occhi.-O forse dovrei più propriamente chiamarla piscina…?-, chiese ancora. Sorrisi della sua osservazione.

Erano l’unico modo che mia madre aveva trovato per ricreare un pezzetto del nostro oceano e sì, molto probabilmente aveva un po’ esagerato con le dimensioni, ma in questo modo saremo stati sicuramente comodi.

-Ti va di provarla?-, chiesi, lasciandole un bacio sulla spalla. Annuì, guardandomi intensamente negli occhi. Non ne avevo ancora abbastanza, e sarebbe stato impossibile non avere più voglia di lei, e dai suoi occhi si leggeva lo stesso disperato incessante bisogno.

La feci sedere sul bordo della vasca e andai ad aprire il rubinetto per riempirla.

-Alice ci ha lasciato una vasta scelta di lozioni per profumare l’acqua. Cosa preferisci?-, le chiesi iniziando a leggere i nomi sulle confezioni.-Sandalo, lavanda, pesca, gelsomino, fragola…-, ma fermai il mio elenco, non appena sentii delle dolci braccia stringermi il bacino.

-Fa lo stesso…ma  il profumo che preferisco è il tuo…-, mormorò, soffocando le sue parole con un bacio sulla mia schiena. Mi voltai verso di lei. Non sapevo come faceva ma era una sorpresa continua,  riusciva sempre a sorprendermi. Condividevo in pieno la sua affermazione:anch’io non volevo altro che riempirmi sempre e solo del suo profumo. Profumo che ora non mi faceva più soffrire e desiderare il suo sangue, ma che, per qualche strano motivo era rimasto sempre lo stesso. Sempre la stessa dolce fragranza di fresia e di lavanda…era il profumo, il sapore della sua pelle e mi faceva letteralmente impazzire.

Le accarezzai dolcemente una guancia, continuando a perdermi nei suoi occhi, che avevano perso il loro colore nocciola, ma in quanto ad espressività erano sempre gli stessi.

-Ti amo…-, sussurrai, avvicinandomi al suo viso e lasciandole un bacio all’angolo delle sue labbra.

-Ti amo tanto…-, continuai, avvolgendo le mie braccia attorno alla sua schiena, senza preoccuparmi della stretta. Prosegui il mio cammino verso le sue labbra, fino ad incontrarle. Socchiuse, aspettavano le mie.-Anch’io ti amo, Edward…-, sussurrò, dolce, vicino alla mia bocca,prima di accettare le mie labbra sulle sue. La sollevai tra le braccia, trascinandola nell’enorme vasca pronta per noi. Mi immersi piano, quasi temendo che la temperatura dell’acqua potesse in qualche modo darle fastidio, quando mi ricordai-lo scordavo troppo spesso-che lei era simile a me, e potevo meglio prevedere quali potessero essere le sue sensazioni.

Mi sedetti appoggiando la schiena sul bordo della vasca, continuando a tenere Bella tra le braccia.

La feci sedere di fronte a me, tra le mie gambe…il mio petto contro la sua schiena. La sentii ansimare quando, appoggiandole delicatamente le mani sui fianchi, la portai ad aderire completamente a me. Mi faceva impazzire. Sapere che in qualche modo ero io a darle piacere, a provocarle quel piacere estatico e profondo che solo due amanti del corpo e dell’anima possono darsi, mi faceva impazzire.

-A cosa pensi?-, le chiesi, spostandole i capelli dalle spalle e accarezzandolo il collo lentamente con il dorso della mano. Raccolsi un po’ d’acqua e la versai sulla sua schiena beandomi dei riflessi perla che la sua pelle assumeva. Bella si fece ancora più vicina, reclinando la testa di lato, per offrirmi completamente il suo collo. Nonostante non sentissi più il richiamo del suo sangue, l’attrazione che provavo verso quel punto del suo corpo rimaneva immutata. Così liscio, chiaro, vulnerabile…mi chinai, appoggiandole un bacio, per poi proseguire lungo la sua lunghezza, disegnando piccoli cerchi concentrici con la lingua. La sentivo tendersi, contrarsi, lasciarsi completamente andare su di me affidandosi completamente a me…alle mie mani, alla mia lingua,al mio corpo…

-Cosa vuoi che faccia?-, le chiesi, sentendo la sua mano cercare la mia per stringerla forte.

Non rispose subito. Con l’altra mano la feci voltare delicatamente verso di me.

-Dimmi amore…cosa vuoi che faccia?-, le chiesi ancora, beandomi del suo imbarazzo, evidente dal fatto che si stava mordendo le labbra nervosa.

-Toccami Edward…ho bisogno di sentirti su di me…-, mormorò infine, arrendendosi alla mia domanda, e abbassando lo sguardo verso l’acqua. Non me lo feci ripetere due volte, era quello che volevo sentirmi dire. Avevo bisogno di sapere che era totalmente mia, totalmente presa dalle mie carezze, dai miei baci…avevo bisogno di sapere che aveva assolutamente e incessantemente bisogno di me, esattamente come io ne avevo di lei. Ero certo che il mattino seguente, separarmi da lei sarebbe stata una sofferenza atroce.

La feci voltare interamente verso di me. Lei capì le mie intenzioni e si sedette sulle mia gambe, cingendo, con le sue, la mia schiena. Non mi sarei mai stancato di guardarla, ammirarla mentre attendeva con ansia di essere accarezzata, baciata…Intrecciai di nuovo una mano alla sua, mentre l’ spostai l’altra sul suo seno, tormentandola delicatamente. Subito arrivò la risposta che attendevo:si tese all’indietro, inarcando la schiena e premendo il suo bacino verso il mio. Mi stava facendo impazzire e non ero sicuro di poter resistere ancora a lungo, senza sentirmi completamente parte di lei. Spostai la mia bocca sul suo seno, mordendola piano…il gemito di piacere che uscì dalle sue labbra era un chiaro segno che tutto quello che le stavo facendo le provocava piacere. Mi spostai lento più giù, verso il suo stomaco. Poi ancora più giù verso il suo ventre piatto e tonico, sorreggendola per la schiena mentre lentamente si inarcava, seguendo il percorso dei miei baci. Mi fermai, un attimo esatto prima di concludere il mio cammino, facendola ansimare forte e facendola gemere, frustata.-Ti prego continua…-, mormorò accarezzandomi i capelli. Mi piaceva sentirmi dire cosa dovevo farle e velocemente la sollevai, portandola a sedere sul bordo della vasca. Non si oppose al mio gesto, ma anzi, mi sorrise eccitata guidando il mio volto verso il punto da baciare. Iniziai lento, giocando piano con la lingua, per poi aumentare il ritmo fino a sentirla irrigidirsi e contrarsi sulle mie labbra. Si lasciò cadere contro il mio petto, senza smettere di ansimare.

-E’ stato bellissimo-, mormorò, stringendosi ancora più forte a me. Non avrei mai creduto di poter arrivare a fare simili cose con Bella, non prima perlomeno. Ma ora mi rendevo conto che volevo stare con lei in qualsiasi modo…ovviamente sempre rispettando i suoi desideri.

-Ora tocca a me…-, disse dopo qualche minuto, ribaltando velocemente le nostre  posizioni, e prendendo a fare su di me quello che fino a poco prima ero io a fare su di lei. Mi appoggiai all’indietro, sui gomiti, lasciandomi trasportare da tutte le fortissime sensazioni che il mio corpo stava vivendo…Non ero mai stato prima con una donna ed ero contento di aver aspettato l’arrivo di Bella, della mia amata Bella, per condividere quelle scoperte e quelle gioie con lei. Non volevo nessun altro al mio fianco…Lei che sapeva essere dolce e passionale, forte e vulnerabile allo stesso tempo. Non avrei mai smesso di amarla,di questo ero certo.

Mi lasciai andare alle sue pazienti mani e alla sua bocca delicata, lasciandomi guidare verso la via del piacere.

-Bella…-, mormorai, prendendola di nuovo tra le braccia e scivolando con lei, nella profumata schiuma della vasca.-Tu vuoi farmi morire, vero?-, chiesi, baciandole la schiena.

-Potrei farti la stessa domanda...-, rispose, schizzandomi con l’acqua, divertita. Era una gioia vederla così serena e appagata…scacciava ogni brutto momento che avevamo vissuto.

Si rilassò sul mio petto, silenziosa, e rimanemmo così, ad accarezzarci muti e ansimanti finché non percepii che l’acqua era diventata fredda.-Vieni…ti porto a provare il letto…-, le dissi, conducendola fuori dall’acqua a avvolgendola nel grande telo bianco che avevo lasciato al bordo della vasca.

Bella rise.-Che c’è?-, chiesi.

-C’è che mi tratti come fossi ancora umana. Non c’è bisogno che mi asciughi, ne che mi trascini fuori dall’acqua se è diventata troppo fredda. Ora sono come te…non c’è più il rischio che mi prenda un raffreddore o che mi ammali…-, concluse, lasciandomi un bacio sulle labbra.

-Lo so, hai ragione-, mormorai, rendendomi conto di quanto le mie premure fossero sciocche,-ma lasciami prendermi cura di te. Per te sembra essere facile, ma io mi devo ancora abituare all’idea che tu sia come me…-le spiegai, sollevandola per portarla nel letto. Probabilmente avevo detto qualcosa di male perché si incupì e non parlò a lungo. Neppure io parlai, aspettai, accarezzandola piano, che fosse lei a spiegarmi il motivo del repentino cambiamento di umore.

-Edward…?-, mi chiamò voltandosi di fianco, verso di me e appoggiandomi una mano sulla guancia.-Ti manca?-, chiese.

-Cosa dovrebbe mancarmi?-, le chiesi, cingendola con un braccio e attirandola a me. Avevo molto di più di quello che avevo sempre desiderato, cosa avrebbe potuto mancarmi?

-Ogni cosa di me…il mio profumo, il calore e la morbidezza della mia pelle. Per me non è cambiato niente, ma io ho perso tutte queste cose…-,mormorò con tono triste, abbassando gli occhi e appoggiando il suo mento al petto come una bambina.-Deve essere molto triste per te…-, continuò.

Non sapevo come reagire ad una simile sciocca osservazione e sorrisi, portando l’indice sotto il suo mento per incrociare i suoi occhi.

-Non ti rendi conto di quello che dici amore…-, iniziai.-E’ impossibile per me essere triste. Ho tutto quello che desidero, anzi molto più di quello che ho sempre desiderato…-, le spiegai.

-Non stai rispondendo alla mia domanda…-, osservò mettendo il broncio. Non sapevo come spiegarle che anche per me non era cambiato nulla, e tutti i cambiamenti che, effettivamente c’erano stati, avevano migliorato le cose, rendendomi tutto molto più semplice con lei. Pensai che l’unico modo per farle capire quanto non “fosse cambiata”, era essere più esplicito.

-Sei molto calda…-, le sussurrai all’orecchio, mordendogli piano il lobo e cercando il suo seno con la mano. Era vero…percepivo la sua pelle scaldarsi quando la toccavo o quando la baciavo…-E sei morbida…-, continuai, lasciando proseguire la mia mano, più in basso, sul suo bacino fino a trovare l’essenza della sua morbidezza. Non parlò, ma chiuse gli occhi, aggrappandosi al lenzuolo e stringendolo forte.-E per il profumo, beh…è solo un bene che tu non abbia più l’odore di prima. Ti ricordi il profumo degli escursionisti?-, le chiesi, senza smettere di accarezzarla, lì, dove poco prima avevo fermato la mia mano. Sapevo che correvo il rischio di non ottenere risposta, perché in quei momenti rimaneva estremamente distratta e non ero certo che la sua mente riuscisse a percepire le mie parole.

-Sì…-, rispose ansimando,-ma ho cercato di dimenticarlo…- concluse faticosamente.

-Bene…-, dissi,-immagina di baciare qualcuno con quel profumo-, la provocai, spostando le mie labbra sul suo stomaco.

-Oh…-, fu l’unica esclamazione che uscì dalle sue labbra, ma non capii se fosse la risposta alla mia provocazione o alle mie carezze.

-Quindi puoi ben capire che non sento la mancanza di niente. Ho tutto ciò che voglio…-, mormorai, portando le labbra vicino alla mano, per aiutarla in quello che stava facendo. Non so se furono le mie affermazioni a convincerla, o quello che stavo facendo a lasciarla senza parole. Ma non obiettò più, e si lasciò andare a ben altri pensieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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