Ciao a tutte ragazze!Scusate il ritardo
ma l’uni mi sta prosciugando la vita!Spero che questo capitolo vi piaccia!!Un
bacio, Silvia!!Ah…dimandicavo…Un Mega grazie a tutte
per i complimenti e per leggere!!Vi adoro
Capitolo 31.Prima
notte: vampiri
Ero
agitato. Non potevo crederci. Continuavo a guardare insistentemente l’orologio
augurandomi che il tempo passasse in fretta e che giungesse presto mezzanotte.
Non vedevo l’ora di dare a Bella il regalo che la mia famiglia aveva preparato
per lei. Non ero entusiasta del regalo stesso, quanto del modo in cui avremmo
potuto sfruttare quel regalo. Era un sogno…un posto
solo nostro…
-Finalmente…-,mormorai,
quando vidi la lancetta dell’orologio a muro fare un ultimo scatto in avanti e
consacrare definitivamente l’inizio del nuovo giorno.
Sentii
lo sguardo di Bella attento su di me. Aveva di certo colto la mia affermazione.
Non ero ancora abituato all’idea che i suoi sensi fossero diventati così fini e
amplificati, forse più dei miei. Non ricambiai lo sguardo di Bella. Non volevo
tradirmi. Alice stava arrivando e avevo promesso che sarebbe stata lei a darle
il regalo . Ero estremamente curioso di vedere la reazione di mia moglie.
Chissà se se la sarebbe presa come al suo solito?Anche se in quel momento,
pensandoci, cadeva ogni motivazione che la spingeva ad odiare i compleanni. Il
tempo aveva smesso di avere importanza anche per lei, ormai sospesa per sempre
nei suoi diciotto anni.
In
breve anche il resto della famiglia fece la sua comparsa nel salone di casa,
accerchiando Bella, che osservava l’intera scena con sguardo smarrito e
vagamente sospettoso.
Alice
si avvicinò a lei, senza parlare, ma con un sorriso stampato sul volto che
diceva molto più di mille parole.
-Ho
una cosa per te…-, cantilenò felice.-Apri la mano,
Bella-, continuò afferrando gentilmente il suo candido palmo e lasciandoci
cadere al suo interno una chiave d’ottone.
Bella
la fissò per un attimo,sorpresa.-Buon compleanno!!-, urlò Alice, chinandosi per
baciarla sulla guancia. Bella alzò gli occhi al cielo sconvolta.
-Non
è il mio compleanno!-, obiettò.-I compleanni si
iniziano a contare dal primo giorno di nascita e io sono diventata una vampira
solo da pochi giorni -, tentò di convincere Alice, cercando di liberarsi dal
peso di dover festeggiare un ennesimo compleanno.
-Ma
Bella-, replicò subito mia sorella, sedendosi al suo fianco con aria
soddisfatta.-Non vogliamo festeggiare il tuo compleanno da vampira. Oggi è il
13 settembre:buon diciannovesimo compleanno!-, squittì, stampandosi sul viso un
sorriso felice.
-No,
no…io ho smesso di essere umana, non esiste!-,
replicò Bella, spegnendo in breve l’entusiasmo di Alice. Questa era un'altra
conferma che non era proprio cambiata:la sua avversione verso i compleanni non
era mutata, nonostante ora non avesse più nulla di cui preoccuparsi. Sorrisi
nel vederla così infuriata, e mi rallegrai del fatto che, nonostante
indubbiamente fosse cambiata, rimanevano in lei tratti caratteristici del suo
carattere umano.
Si
voltò verso di me, lanciandomi uno sguardo accusatorio.-Immagino che tu sia
coinvolto in questa faccenda-, borbottò tra sé, prima di riprendere a inveire
contro Alice a raffica.-Non è il mio compleanno, non posso compiere diciannove
anni. Ho smesso di invecchiare tre giorni fa. Ho e avrò per sempre diciotto
anni-.
-Non
importa, pensala come vuoi. Noi vogliamo festeggiarti lo stesso, quindi
adeguati alle nostre richieste-, le rispose Alice, vagamente infastidita.
“Sempre la solita Bella, non cambierai mai…”, pensò, accompagnando il pensiero da uno sbuffo e
da un gesto del capo.
Bella
non rispose, si limitò ad annuire, rassegnata, conscia che non avrebbe mai
potuto opporsi alle decisioni di Alice.-Come vuoi…-,
rispose, accarezzando il viso di Nessie, che aveva
continuato a dormire tranquilla senza scomporsi.
-Bene…allora
puoi aprire il regalo!-, trillò Alice, alzandosi in piedi.
-I regali, Alice,…i regali…- precisai,
abbandonando la postazione accanto alla finestra per trasferirmi di fianco a
Bella, che ci guardava sempre più smarrita e confusa.
Le
accarezzai i capelli, piano, immaginandomi di perdermi nel suo dolce profumo,
prima di sfilare dalla tasca dei pantaloni un’altra chiave, quella del mio
regalo.
Bella
la osservò, attenta. Ma dallo sguardo che mi volse poco dopo era chiaro che
aveva intuito quale regalo celasse la chiave:l’auto da vampira, quella che le
avevo promesso. -Grazie…-, bisbigliò inaspettatamente
e dolcemente, allungando la mano per
accarezzare piano la mia, stando attenta a non farsi vedere da Alice, che si
sarebbe di sicuro offesa nel vedere la gratitudine di Bella verso il mio
regalo. E non si sbagliava.
-No,
prima vedrà il mio…-, si affrettò a precisare Alice,
liquidandomi con una linguaccia da vera mocciosa.
-Ma
il mio è più vicino…-, ribattei, imitando il suo tono
di voce irriverente.
“No Edward…no e poi
no. Non sopporto di vederla vestita di stracci…ti prego…”,mi supplicò mentalmente, immaginandosi la mega cabina armadio, zeppa di vestiti firmati,che aveva
preparato per Bella. Chissà perché, ma avevo come l’impressione che Bella non
l’avrebbe apprezzata come invece sperava mia sorella…
Non
le risposi, aspettando che continuasse con le sue lamentose suppliche.
-Ma
guarda com’è vestita!-, sbottò di nuovo, questa volta ad alta voce. Bella
abbassò lo sguardo, verso il suo vestito sbrindellato che le lasciava
intravedere le lunghe gambe lisce e sode. Poi sorrise, portando il volto verso
il colletto della camicia che indossava, aspirandone a lungo il profumo…il mio profumo, il profumo della camicia che le
avevo prestato dopo la caccia. Deglutii…io, di certo,
non avrei voluto che Bella si cambiasse.
-E’
tutto il giorno che è vestita in quel modo…la mia
pazienza estetica ha un limite…-, brontolò ancora
Alice, sempre più imbronciata, scocciata dal fatto che né io né Bella le davamo
retta, troppo presi a fissarci improvvisamente immersi in un
scambio di sguardi molto intimo.
Bella
alzò lo sguardo stupito verso Alice, probabilmente chiedendosi cosa centrasse
la chiave che le aveva dato mia sorella con gli abiti che indossava.
-Ok,ok…ho capito. Allora giochiamo per decidere quale regalo
darle per primo…morra cinese?-, chiese, avvicinandosi
verso di me con i pugni chiusi. Quando si metteva era peggio di una bambina!
“Quant’è carina quando fa così…”,
pensò Jasper sorridendo alle mie spalle. Io avrei usato un altro aggettivo per descriverla…
-Dai Alice…dimmi
chi vince e facciamola finita…-, tagliai corto,
pensando che non era proprio una cattiva idea che Bella vedesse prima il regalo
di Alice…poi avremmo potuto finalmente stare di nuovo
soli…soli io e lei.
-Ho
vinto io…!-, urlò Alice, tornando verso Bella.
-Meglio
così…il mio regalo può aspettare fino a domani mattina…-, mormorai tra me e me, con un tono di voce un po’
troppo alto, dando voce ai miei pensieri. Bella mi guardò con aria
interrogativa e lo stesso fece Alice, mentre, nel frattempo, Jasper
sghignazzava, avendo intuito il senso delle mie parole. Mi affrettai a trovare
una spiegazione.
-Credo
che il mio regalo interesserà molto anche a Seth e Jacob…ma
ora non mi sembra il caso di svegliarli!Sono certo che loro sapranno
entusiasmarsi a dovere-, conclusi, sperando che la mia spiegazione suonasse il
più possibile verosimile. Bella annuì, tornando a guardare la nostra bimba che
riposava silenziosa tra le sue braccia.
-Bene…Evviva!-,
cantilenò Alice, fiera e vittoriosa.-Dai Renesmee a
Rosalie e vieni con me-, disse, severa a Bella, con un tono che chiaramente non
ammetteva un rifiuto.
Bella
rimase immobile un istante, incerta sul da farsi.
“Mi dispiace amore”,pensai.”Posso proteggerti da qualsiasi cosa ma non
dalla pazzia di mia sorella…”.
-Ma
di solito Renesmee dove dorme?-, chiese dopo un
secondo di silenzio.
-Da
nessuna parte. E’ sempre in braccio di qualcuno:Esme,
Rosalie, Jacob,Edward…crescerà molto viziata. Sarà la
mezza vampira più viziata della galassia-, le rispose mia sorella,senza troppo
curarsi della risposta ma fremendo per portare Bella a vedere il suo regalo.
Io
sorrisi:era vero. La piccola era continuamente ricoperta di attenzioni, troppo
importante per tutti noi.
Rose,
con uno dei sorrisi più dolci che le avessi mai visto in volto, si avvicinò a
Bella, tendendo le braccia per prendere Nessie che
continuava tranquillamente a dormire.
-Sarà
anche la mezza vampira meno viziata della galassia-, osservò rispondendo alla
battuta di Alice.-E’ la cosa bella di essere unici…-.,
concluse,rivolgendo a Bella un sorriso pieno di gratitudine.
-Bene
andiamo-, strillò Alice, prendendo la mano di mia moglie e conducendola verso
l’esterno.
-Ma
è fuori?-, chiese Bella, probabilmente,molto lontana
dall’intuire che tipo di regalo fosse.
-Diciamo
di sì…-, bisbigliò Alice, continuando a trascinarla.
-Spero
che il regalo ti piaccia. E’ un regalo soprattutto di Esme-,
precisò Rosalie.
-E
voi non mi accompagnate?-, chiese.-No Bella. Goditi il regalo in privato. Ci racconterai…-, le rispose Rose maliziosa,strizzandomi
subito dopo l’occhio, complice. A forza di frequentare Emmett
aveva imparato a fare le sue solite battute allusorie…
E
infatti Emmett scoppiò a ridere.”Mi ha battuto sul tempo…”, pensò,
spostandosi verso Rose e lasciandole un dolce bacio tra i capelli. Bella si
fermò un istante, guardandoli con aria interrogativa. Mi aspettavo di vederla
arrossire da un momento all’altro, ma solo l’intensità dei suoi occhi sembrò
mostrare un leggero imbarazzo.
-Bene,
se avete finito di importunarla la porterei a vedere il suo regalo…-,
intervenne Alice, infastidita dalle inattese interferenze al suo piano. E
continuò a trascinare Bella per la manica della camicia, portandola al di là
della sponda del fiume.
-Non
attaccarmi-, la avvertì Alice ad un certo punto, saltandole sulle spalle per
bendarle gli occhi.
L’espressione
di Bella non ammetteva dubbi:era chiaramente infastidita da quella ennesima prepotenza
di Alice.
-Potevo
pensarci io-, intervenni.-Non serviva che facessi tutto questo!-, la
rimproverai.
-Neanche
per sogno. Non mi fido di te!Sono certa che l’avresti lasciata
sbirciare!-,rispose, terminando con una linguaccia.-Puoi renderti utile lo
stesso:prendila per mano e guidala!-, mi ordinò.
-Alice…-,
brontolò Bella,invano:era senza diritto di replica. Mi avvicinai a lei, certo
che sentendomi al suo fianco si sarebbe tranquillizzata. Non era bello per noi
vampiri sentirsi vulnerabili. Strinsi la sua mano tra la mia, e una forte
scossa invase il mio corpo…avevo un bisogno imperante
di sentirla, di abbracciarla, di toccarla…di farla
diventare una sola cosa con me. Deglutii, ricacciando verso il basso quel
desiderio.
-Non
ti preoccupare amore, manca poco. Fra poco se ne andrà e ci lascerà finalmente
in pace-, dissi, per tranquillizzarla, accarezzandole piano una guancia.
Alice
sbuffò.-Vedi di mostrare un po’ di entusiasmo anche tu, Edward. Il regalo è
anche per te-, replicò, chiaramente offesa.
-E’
vero!Grazie ancora di tutto-, mormorai, ricordandomi che quello che ci avevano
regalato era un posto tutto per noi, dove avrei potuto passare la mia vita con
Bella e con nostra figlia.
-Non
c’è di che!Bene, siamo arrivati-, trillò Alice.-Ora spostala un
po’ verso destra…Ecco
così, perfetto!!-disse.-Sei pronta?-, le chiese ancora.
Bella
fece un lungo sospiro e annuì.-Pronta-, disse,
stingendo la mia mano, mentre Alice finalmente le liberava gli occhi. Li tenne
chiusi ancora per un attimo, poi li aprì piano adattandosi alla nuova diversa
tonalità di buio, finché non trovò il regalo. Non disse una parola per lungo
tempo, almeno secondo le velocità relative di noi vampiri.
Fu
Alice a rompere il silenzio stupito di Bella.-Allora, che ne pensi?Non è
bellissima?-, chiese.
Strinsi
la mano di Bella, cercando il suo sguardo e soprattutto cercando di svegliarla
dallo stupore che l’aveva completamente colta di sorpresa lasciandola
ammutolita.
-E’
un’idea di Esme-, le spiegai, spostandole piano i
capelli dalla spalla e accarezzandoli per tutta la loro lunghezza. –Ha pensato
che ci avrebbe fatto piacere avere una casa tutta per noi, ma voleva comunque
che non fossimo troppo lontani. E poi sai che è la sua passione recuperare
vecchi ruderi e farne una meraviglia-, terminai, sfiorandole il viso immobile
ed etereo con il dorso della mano.
-Che
c’è Bella?Non ti piace?-, chiese Alice, quasi isterica,
non vedendo ancora nessun tipo di reazione da lei.-Non c’è nessun problema…Possiamo rifarla. Emmett
aveva avuto già qualche idea su come ampliarla, ingrandirla ma Esme pensava che ti sarebbe piaciuta di più così. Ma se si
è sbagliata non ti preoccupare, ci rimettiamo al lavoro…-.
-Stai
un po’ in silenzio…-, mormorò Bella lasciando, incredibilmente,
Alice senza parole. Ero certa che la casa le piacesse esattamente così com’era…probabilmente doveva solo metabolizzare il fatto che il
regalo fosse una casa.
-Non
ci credo…il mio regalo di compleanno è una
casa?-chiese, dopo qualche attimo ancora di silenzio.
-Sbagliato
amore…la regalano ad entrambi. Anche se casa è un po’
troppo…è un piccolo rifugio-, precisai, certo che
Bella non l’avrebbe pensata in questo modo. E infatti la sua risposta non tardò
ad arrivare.-Non dire cretinate…-, mormorò severa. Alice
non aspettava altro.
-Allora
ti piace?-, chiese ancora.
Bella
scosse la testa, in segno di negazione, con un sorrisetto furbo sulle labbra.
-Di
più…è bellissima, una meraviglia-, terminò,
rasserenando completamente Alice.
-Sono
davvero felice-, trillò mia sorella saltellando.-Vado subito a dirlo ad Esme!-.
-Ma
perché non sono venuti anche tutti gli altri?-.
-Sappiamo
tutti Bella che non ti piacciono i regali,non volevano metterti a disagio-.
Bella
si rabbuiò.-Che sciocchi!Come hanno potuto pensare che
non mi sarebbe piaciuta?-.
-Riferirò!-,
rispose Alice, lasciandole un bacio sulla guancia.-Io torno a casa. La cabina
armadio è piena di vestiti…mi raccomando,non voglio
più vederti in simili condizioni. Vado!-.
“Fate i bravi mi raccomando…attenti
a non distruggere nulla”, pensò, facendomi abbassare lo sguardo.
-Ma
non entri?-, chiese Bella ingenuamente.
-No,
non credo sia il caso…-, rispose vagamente Alice,
arretrando lentamente. Stava cercando in tutti i modi di trattenersi dal non
entrare:il suo più grande desiderio in quel momento sarebbe stato quello di illustrare
a Bella l’intero contenuto della cabina armadio.
“Non sai quanto mi costa lasciarvi soli…”, pensò.-“Fa
che sia una notte indimenticabile…”, pensò ancora
strizzandomi l’occhiolino. Ero certo che lei avesse già sbirciato
nell’immediato futuro…
-Vado
allora!Jasper mi sta aspettando:vuole andare a caccia. Ti lascio nelle mani di
Edward che sa già tutto quello che deve fare-, concluse, sparendo velocemente
nella notte violetta.
Mi
avvicinai a Bella, che continuava a fissare stupida il punto dove fino a poco
prima c’era Alice.
-Mi
sento in colpa!Non credevo di essere così difficile!Non hanno neppure avuto il
coraggio di accompagnarmi per paura della mia reazione…-,
osservò imbronciata.-Forse è meglio tornare a casa, per ringraziare Esme e Alice come si deve-,mormorò ancora cercandomi con
gli occhi.
-Non
credo sia il caso-, mormorai, cingendole la vita e attirandola contro il mio
petto.-E poi nessuno pensa che tu sia difficile, Bella…-,
mormorai, accarezzando piano il profilo del suo collo con il volto. Stavo
lentamente perdendo il controllo…non ce la facevo più
a stare lontano da lei. Ora che ero certo che non avrei più potuto farle del
male, non c’era più alcun freno a tenermi lontano da lei.
-E
allora perché non sono venuti?-, continuò, staccandosi dalle mie braccia per
guardarmi negli occhi.
-Bella,
amore-, le spiegai,accarezzandole piano il volto.-Volevano lasciarci soli…fa parte del regalo-, le spiegai, sperando che
finalmente capisse.
Si
ammutolì completamente, guardandomi con aria stupida. Non si era resa conto che
finalmente eravamo soli, soli io e lei, in un posto solo nostro.
Tornò
vicino a me, appoggiò il viso sul mio petto respirando lentamente. Io affondai
il viso tra i suoi capelli, pensando a quanto fossi fortunato ad averla ancora
accanto a me.
-Vieni,
ti faccio vedere la casa…-, mormorai, prendendola per
mano e accompagnandola verso l’entrata. Quando la sentii ridere mi voltai:non
l’avrei lasciata per niente al mondo sorridere, senza poter godere della dolce
espressione del suo viso.
-Cosa
c’è di così divertente?-, chiesi, avvicinandomi e posandole un dolce bacio a
fior di labbra.
-Beh…pensavo
che è come se questo giorno non finisse mai. Non mi
sento stanca, non ho bisogno di dormire, di riposare, di mangiare…Ed
è difficile realizzare che faccio parte di questa
nuova vita…-, mi spiegò, continuando a sorridere
contenta. Era una gioia vederla così.
-Stai
affrontando tutto molto meglio di quanto mi aspettassi. Sei un vero talento Bella…per te sembra talmente naturale essere così. Mi
piacerebbe davvero riuscire ad ascoltare i tuoi pensieri…-,
dissi, infilando la chiave nella serratura per aprire la porta d’ingresso.
Mi
fermai per un attimo prima di entrare. C’era una cosa che dovevo fare. Velocemente,
prima che potesse accorgersene, presi Bella tra le braccia, per portarla oltre
la soglia di casa.
-Ehi!Che
fai?-, chiese, colta di sorpresa stringendo i pugni
contro il mio petto.
-Quello
che dovrebbe fare un marito:porto la sposa oltre la soglia di casa…-, le risposi tranquillamente, lanciandole un sorriso
furbo. Non rispose, ma si lasciò scivolare sul mio petto, stringendosi alle mie
spalle.
-Dimmi
a cosa pensi…-, le chiesi, stupito dal suo gesto.
-A
troppe cose, tutte in una volta. Ci sono così tante cose a cui pensare:alcune
sono talmente belle, altre nuove per me e altre ancora preoccupanti. In questo
momento, nel vedere questa meraviglia, penso che Esme
è davvero un’artista-, disse, osservando il soggiorno
tutto di pietra della nostra nuova casa. Non potevo darle torto:mia madre aveva
superato sé stessa nel costruire quell’incantevole rifugio. Mi incantai a
guardarla mentre osservava silenziosamente la stanza.
-Per
fortuna Esme ha aggiunto una stanza. Nessuno avrebbe
mai pensato che potesse esserci anche Nes…Renesmee-,
dissi, riflettendo ad alta voce e correggendomi subito. Sapevo che Bella, giustamente,
odiava quel sopranome.
-Ti
prego, non chiamarla anche tu così-, mi rimproverò.
-Hai
ragione Bella. E’che oltre a sentirla chiamare spesso così, lo leggo continuamente nei pensieri degli altri-,
tentai di giustificarmi, abbassando lo sguardo per non dover sostenere il suo
sguardo contrariato e deluso.
Bella
mi accarezzò la guancia,comprensiva.
-Ti porto a vedere la cabina armadio, così
almeno Alice sarà contenta-, dissi, cercando di cambiare discorso e di
alleggerire la tensione che si era creata.
-Deve
essere terrorizzante…- esclamò scherzando,
aggrappandosi con entrambe le mani alla mia camicia e nascondendo il suo
dolce viso sul mio petto ormai in
fiamme.
-Già…io
al posto tuo sarei spaventatissimo-, scherzai, stando al gioco.
La
condussi verso il corridoio che portava alle camere.
-Questa
è la camera della piccola-, dissi, mostrandole una piccola stanza non ancora
terminata.-Non è ancora sistemata bene, ma al più presto tutto sarà a posto-,
le spiegai.
-Invece
questa…-, dissi mostrandole l’ultima stanza,-…è la nostra stanza. Esme ha
voluto farla simile alla stanza nell’isola, per ricreare l’atmosfera-, le
spiegai.
-Oh-,
fu l’unica parola che riuscì a dire, mentre continuava a guardarsi attorno
completamente stupita.
Rimanemmo
in silenzio per qualche istante:avrei tanto voluto sapere in quali pensieri
fosse immersa Bella. Forse pensava ai momenti trascorsi nell’isola Esme, forse semplicemente era curiosa di vedere la cabina
armadio tanto decantata da Alice.
-Ora
ti porto a vedere la cabina armadio. Ti avverto:è enorme, più grande della
nostra stanza-, dissi, cercando di riportarla alla realtà. I suoi pensieri
l’avevano tenuta distante troppo a lungo…
-Potremo
dire ad Alice che sono corsa dritta nella cabina armadio, troppo curiosa di vederla…-, disse, lasciandomi completamente
sconvolto.-Potremo mentire…-, continuò ancora,
appoggiando la sua fronte alla mia, e attirandomi vicino a lei. Mi sentii morire…le sue mani tra i miei capelli, le sue labbra a
pochi millimetri dalle mie, il suo dolce respiro sul mio viso…Non
potevo credere che il momento che a lungo avevo aspettato fosse finalmente
arrivato. Avrei potuto amarla, senza nessun freno, senza nessun accorgimento,
finalmente alla pari. Non dissi nulla, mi limitai ad annullare l’esiguo spazio
che mi divideva ancora da lei, dalle sue labbra e dal suo corpo. La volevo in
un modo indescrivibile, così tanto intensamente da provare quasi dolore.
Appoggiai
le mie labbra alle sue, baciandola prima piano, a fior di labbra, poi più
intensamente,con la consapevolezza che non avrei dovuto fermarmi o tirarmi indietro
per paura di farle del male. Avrei potuto baciarla a lungo, sempre, certo che
non mi sarei mai stancato di sentire quelle morbide labbra a contatto con le
mie.
-Edward-,
mormorò, stringendo i miei capelli e attirandomi ancora più vicino a lei. Avrei
perso presto completamente il controllo, troppo incitato dal suo stesso
desiderio, riflesso del mio.
La
portai contro la parete della stanza, continuando a sorreggerla. Non l’avrei
mai fatta staccare da me, ero certo che avrei provato dolore se solo si fosse
allontanata per qualche istante. Le sfilai la camicia che indossava, scoprendo
le sue spalle nude. Posai le mie labbra su quella pelle bianca, candida, liscia
che avevo a lungo sognato di baciare, di leccare, di strofinare, ma che solo
ora potevo finalmente assaporare come volevo. Bella non sembrava per nulla
turbata dalla mia imminente impazienza…anzi sembrava
non avesse aspettato altro dal momento in cui avevo varcato la soglia di casa
con lei tra le braccia.
-Bella…-,sussurrai
al suo orecchio, riempiendomi del suono del suo nome. Lei mi strinse
maggiormente a sè, immergendo le mani tra i miei
capelli e stringendoli piano. Nonostante sapesse che non mi avrebbe fatto del
male, non facilmente e in modo irreversibile perlomeno, sembrava trattenersi,
consapevole di essere momentaneamente più forte di me.
-Non
trattenerti…-, la implorai, sperando che esaudisse la
mia preghiera e mi facesse sentire, percepire con ogni parte del suo corpo, con
ogni respiro, con ogni gemito, con ogni carezza quanto mi volesse e quanto
fossi assolutamente e necessariamente suo.
-Non
lo faccio…-, rispose, sostando il capo all’indietro
per permettere alla mia bocca di scendere per esplorare le curve morbide del
suo collo, e le linee sinuose delle sue spalle. Non avrei mai creduto che
potesse diventare ancora più bella di quanto fosse sempre stata da umana. Avevo
temuto che, trasformandola in vampira, avrei perso una
piccola parte dell’attrazione che provavo per lei. Ma in quel momento, in
quell’istante, ogni dubbio sparì. Era sempre lei, era sempre Bella…piegata, arresa tra le mie braccia, in balia delle
mie carezze e dei miei baci. Ero certo che non mi sarei mai stancato di
accarezzarla, di percorrere le linee morbide e perfette del suo corpo allo
stesso tempo marmoreo e morbido. Le accarezzai una gamba, agganciata dietro
alla mia schiena…deglutii nel farlo, emozionato e
stupito allo stesso tempo dell’irruenza di quell’atto d’amore che ci aveva
colti improvvisamente. Continuai il cammino, spostando verso l’alto il lembo
del vestito che la ricopriva fino a raggiungere il suo fianco. La sentii
respirare a fondo, affannosamente, quasi le mancasse il respiro. Era impossibile
per lei sentire la mancanza di ossigeno, ma era destramente eccitante sentirla
respirare in quel modo ansimante, quasi insostenibile.
-Cosa
c’è?-, le chiesi, passandole la punta della lingua dietro l’orecchio, e
facendole reclinare la testa sulla mia
spalla, quasi avesse bisogno di sostegno.
-Mi
stai facendo morire…-, rispose, spingendosi ancora di
più verso di me, verso la parte che più pulsava dal desiderio di averla di
nuovo, finalmente.
-Impossibile…-,
risposi, sarcastico, afferrandola con entrambe le mani per i fianchi e portandola
a sedersi sul bordo della cassettiera bianca che si trovava in camera. Mi
allontanai un attimo per guardarla in tutto il suo splendore. Aveva gli occhi
lucidi, rossi intensi, le labbra vivide, probabilmente a causa del suo vizio di
mordersi ripetutamente il labbro, proprio come stava facendo in quel momento,
mentre la osservavo, a metà tra l’imbarazzata e la compiaciuta.
-Vieni
qui…-, disse, decisa, infilando l’indice nel passante
dei miei pantaloni e attirandomi a lei.
Non
mi opposi. Lasciai che le sue mani accarezzassero il mio corpo, consapevole che
non avrei voluto alto se non sentire le sue dita delicate sfiorarmi piano, con
l’intenzione di darmi piacere.
-Bella…-,
la chiamai, quando la sentii spingersi lungo il mio bacino, fino a raggiungere
l’orlo dei miei pantaloni.
Non
rispose, ma prese piano a sbottonarli uno a uno i bottoni. Mi appoggiai con
entrambe le mani alla cassettiera, temendo davvero di non poter resistere a
quella tortura deliziosa alla quale mi stava sottoponendo. Sembrava stare ben
attenta a ogni suo gesto, conducendo lentamente le sue lente carezze.
-Sei
bellissimo…-, disse, dopo aver raggiunto il suo
scopo, e iniziando ad accarezzarmi. Ero davvero confuso, frastornato da quelle sensazioni,
che potevo vivere senza alcun freno, senza preoccuparmi di farle del male.
-Anche
tu sei bellissima…-, dissi, tornando a occuparmi di
lei e strappandole letteralmente di dosso il vestito. Non era mia intenzione
essere così irruento, ma il bisogno di sentire la sua pelle, il suo corpo a
contatto con il mio era diventato insostenibile. E altrettanto insostenibile
era il desiderio di sentirmi parte di lei, completamente suo. Non ci fu bisogno
di parole per capire che l’insostenibilità di quel desiderio era comune ad
entrambi. Sapevo che quello che avevo raggiunto era la felicità…non
volevo altro…solo sentire i suoi gemiti in risposta
alle mie spinte. Solo sentire il suo corpo scaldarsi, irrigidirsi a contatto con il mio;sentire
il suo corpo pronto ad accogliermi come se fosse stato creato apposta per me,
come due metà che non aspettano altro di ricongiungersi per raggiungere
finalmente la felicità, insieme, perché soli, l’uno senza l’altro non sono
niente, se non involucri vuoti, aridi.
-Edward…-,
ansimò, lasciandosi infine cadere sulla mia spalla, per posarvi un dolce bacio.
Non c’erano parole per descrivere quello che c’era stato tra noi. Tutto era
andato oltre ogni mia aspettativa. Le accarezzai piano i capelli, che le
ricadevano lungo la schiena liscia e scolpita.
Mi
staccai da lei e la sollevai tra le braccia.-Che fai?-, chiese, appoggiando
entrambe le mani sul mio petto, per scostarsi da me, e guardarmi in viso.-Cosa
hai preparato ancora?-, chiese dubbiosa. Le sorrisi,
senza risponderle. Mi limitai a posarle un bacio sulla punta del naso.
La
portai oltre la camera da letto, nella stanza adiacente.
-E
questa che stanza è?-, chiese, aspettando impaziente che aprissi la porta per
svelare il mistero.
-Niente
di che…-, risposi evasivo.-E’ una stanza che tutte le
case hanno…-, mormorai, abbassando la maniglia e
facendola entrare nell’immenso bagno che Esme aveva
fatto costruire.
-Oh
mio Dio…-, esclamò, stringendomi forte le braccia al collo, e affondando il viso sul mio petto,
nascondendosi per l’eccitazione.
-Beh…sai…-,
iniziai a spiegarle.-Esme ha voluto ricreare
l’atmosfera della nostra isola, solo che mancava un elemento fondamentale per
ricreare la giusta ambientazione. Credo che in questo si sia fatta aiutare
dalle visioni di Alice…-, le spiegai. Ero quasi certo
che Alice avesse spiato a lungo la nostra luna di miele, senza farsi scrupoli
nel raccontare dettagli personali al resto della mia famiglia.
-Ah…-,
rispose Bella, sollevandosi e tornando a fissare il centro della stanza.-E’ per
questo che il nostro bagno è quasi completamente occupato da un’enorme vasca
idromassaggio?-, chiese sorridendomi, sgranando gli occhi.-O forse dovrei più
propriamente chiamarla piscina…?-, chiese ancora.
Sorrisi della sua osservazione.
Erano
l’unico modo che mia madre aveva trovato per ricreare un pezzetto del nostro
oceano e sì, molto probabilmente aveva un po’ esagerato con le dimensioni, ma
in questo modo saremo stati sicuramente comodi.
-Ti
va di provarla?-, chiesi, lasciandole un bacio sulla spalla. Annuì, guardandomi
intensamente negli occhi. Non ne avevo ancora abbastanza, e sarebbe stato
impossibile non avere più voglia di lei, e dai suoi occhi si leggeva lo stesso
disperato incessante bisogno.
La
feci sedere sul bordo della vasca e andai ad aprire il rubinetto per riempirla.
-Alice
ci ha lasciato una vasta scelta di lozioni per profumare l’acqua. Cosa
preferisci?-, le chiesi iniziando a leggere i nomi sulle confezioni.-Sandalo,
lavanda, pesca, gelsomino, fragola…-, ma fermai il
mio elenco, non appena sentii delle dolci braccia stringermi il bacino.
-Fa
lo stesso…ma il profumo che preferisco è il tuo…-, mormorò, soffocando le sue parole con un bacio sulla
mia schiena. Mi voltai verso di lei. Non sapevo come faceva ma era una sorpresa
continua, riusciva sempre a
sorprendermi. Condividevo in pieno la sua affermazione:anch’io non volevo altro
che riempirmi sempre e solo del suo profumo. Profumo che ora non mi faceva più
soffrire e desiderare il suo sangue, ma che, per qualche strano motivo era rimasto sempre lo stesso. Sempre la stessa dolce
fragranza di fresia e di lavanda…era il profumo, il
sapore della sua pelle e mi faceva letteralmente impazzire.
Le
accarezzai dolcemente una guancia, continuando a perdermi nei suoi occhi, che
avevano perso il loro colore nocciola, ma in quanto ad espressività erano
sempre gli stessi.
-Ti
amo…-, sussurrai, avvicinandomi al suo viso e
lasciandole un bacio all’angolo delle sue labbra.
-Ti
amo tanto…-, continuai, avvolgendo le mie braccia
attorno alla sua schiena, senza preoccuparmi della stretta. Prosegui il mio
cammino verso le sue labbra, fino ad incontrarle. Socchiuse, aspettavano le
mie.-Anch’io ti amo, Edward…-,
sussurrò, dolce, vicino alla mia bocca,prima di accettare le mie labbra sulle
sue. La sollevai tra le braccia, trascinandola nell’enorme vasca pronta per
noi. Mi immersi piano, quasi temendo che la temperatura dell’acqua potesse in
qualche modo darle fastidio, quando mi ricordai-lo scordavo troppo spesso-che
lei era simile a me, e potevo meglio prevedere quali potessero essere le sue
sensazioni.
Mi
sedetti appoggiando la schiena sul bordo della vasca, continuando a tenere
Bella tra le braccia.
La
feci sedere di fronte a me, tra le mie gambe…il mio
petto contro la sua schiena. La sentii ansimare quando, appoggiandole
delicatamente le mani sui fianchi, la portai ad aderire completamente a me. Mi
faceva impazzire. Sapere che in qualche modo ero io a darle piacere, a
provocarle quel piacere estatico e profondo che solo due amanti del corpo e
dell’anima possono darsi, mi faceva impazzire.
-A
cosa pensi?-, le chiesi, spostandole i capelli dalle spalle e accarezzandolo il
collo lentamente con il dorso della mano. Raccolsi un po’ d’acqua e la versai
sulla sua schiena beandomi dei riflessi perla che la
sua pelle assumeva. Bella si fece ancora più vicina, reclinando la testa di
lato, per offrirmi completamente il suo collo. Nonostante non sentissi più il
richiamo del suo sangue, l’attrazione che provavo verso quel punto del suo corpo
rimaneva immutata. Così liscio, chiaro, vulnerabile…mi
chinai, appoggiandole un bacio, per poi proseguire lungo la sua lunghezza,
disegnando piccoli cerchi concentrici con la lingua. La sentivo tendersi,
contrarsi, lasciarsi completamente andare su di me affidandosi completamente a me…alle mie mani, alla mia lingua,al mio corpo…
-Cosa
vuoi che faccia?-, le chiesi, sentendo la sua mano cercare la mia per
stringerla forte.
Non
rispose subito. Con l’altra mano la feci voltare
delicatamente verso di me.
-Dimmi
amore…cosa vuoi che faccia?-, le chiesi ancora,
beandomi del suo imbarazzo, evidente dal fatto che si stava mordendo le labbra
nervosa.
-Toccami
Edward…ho bisogno di sentirti su di me…-, mormorò infine, arrendendosi alla mia domanda, e
abbassando lo sguardo verso l’acqua. Non me lo feci ripetere due volte, era
quello che volevo sentirmi dire. Avevo bisogno di sapere che era totalmente
mia, totalmente presa dalle mie carezze, dai miei baci…avevo
bisogno di sapere che aveva assolutamente e incessantemente bisogno di me,
esattamente come io ne avevo di lei. Ero certo che il
mattino seguente, separarmi da lei sarebbe stata una sofferenza atroce.
La feci voltare
interamente verso di me. Lei capì le mie intenzioni e si sedette sulle mia gambe, cingendo, con le sue, la mia schiena. Non
mi sarei mai stancato di guardarla, ammirarla mentre attendeva con ansia di essere
accarezzata, baciata…Intrecciai di nuovo una mano
alla sua, mentre l’ spostai l’altra sul suo seno, tormentandola delicatamente.
Subito arrivò la risposta che attendevo:si tese all’indietro, inarcando la
schiena e premendo il suo bacino verso il mio. Mi stava facendo impazzire e non
ero sicuro di poter resistere ancora a lungo, senza sentirmi completamente
parte di lei. Spostai la mia bocca sul suo seno, mordendola piano…il
gemito di piacere che uscì dalle sue labbra era un chiaro segno che tutto
quello che le stavo facendo le provocava piacere. Mi spostai lento più giù,
verso il suo stomaco. Poi ancora più giù verso il suo ventre piatto e tonico,
sorreggendola per la schiena mentre lentamente si inarcava, seguendo il
percorso dei miei baci. Mi fermai, un attimo esatto prima di concludere il mio
cammino, facendola ansimare forte e facendola gemere, frustata.-Ti prego continua…-, mormorò accarezzandomi i capelli. Mi piaceva
sentirmi dire cosa dovevo farle e velocemente la sollevai, portandola a sedere
sul bordo della vasca. Non si oppose al mio gesto, ma anzi, mi sorrise eccitata
guidando il mio volto verso il punto da baciare. Iniziai lento, giocando piano
con la lingua, per poi aumentare il ritmo fino a sentirla irrigidirsi e
contrarsi sulle mie labbra. Si lasciò cadere contro il mio petto, senza
smettere di ansimare.
-E’
stato bellissimo-, mormorò, stringendosi ancora più forte a me. Non avrei mai
creduto di poter arrivare a fare simili cose con Bella, non prima perlomeno. Ma
ora mi rendevo conto che volevo stare con lei in qualsiasi modo…ovviamente
sempre rispettando i suoi desideri.
-Ora
tocca a me…-, disse dopo qualche minuto, ribaltando
velocemente le nostre posizioni, e
prendendo a fare su di me quello che fino a poco prima ero io a fare su di lei.
Mi appoggiai all’indietro, sui gomiti, lasciandomi trasportare da tutte le
fortissime sensazioni che il mio corpo stava vivendo…Non
ero mai stato prima con una donna ed ero contento di aver aspettato l’arrivo di
Bella, della mia amata Bella, per condividere quelle scoperte e quelle gioie
con lei. Non volevo nessun altro al mio fianco…Lei
che sapeva essere dolce e passionale, forte e vulnerabile allo stesso tempo.
Non avrei mai smesso di amarla,di questo ero certo.
Mi
lasciai andare alle sue pazienti mani e alla sua bocca delicata, lasciandomi
guidare verso la via del piacere.
-Bella…-,
mormorai, prendendola di nuovo tra le braccia e scivolando con lei, nella
profumata schiuma della vasca.-Tu vuoi farmi morire, vero?-, chiesi, baciandole
la schiena.
-Potrei
farti la stessa domanda...-, rispose, schizzandomi con l’acqua, divertita. Era
una gioia vederla così serena e appagata…scacciava
ogni brutto momento che avevamo vissuto.
Si
rilassò sul mio petto, silenziosa, e rimanemmo così, ad accarezzarci muti e
ansimanti finché non percepii che l’acqua era diventata fredda.-Vieni…ti porto a provare il letto…-,
le dissi, conducendola fuori dall’acqua a avvolgendola nel grande telo bianco
che avevo lasciato al bordo della vasca.
Bella
rise.-Che c’è?-, chiesi.
-C’è
che mi tratti come fossi ancora umana. Non c’è bisogno che mi asciughi, ne che
mi trascini fuori dall’acqua se è diventata troppo fredda. Ora sono come te…non c’è più il rischio che mi prenda un raffreddore o
che mi ammali…-, concluse, lasciandomi un bacio sulle
labbra.
-Lo
so, hai ragione-, mormorai, rendendomi conto di quanto le mie premure fossero
sciocche,-ma lasciami prendermi cura di te. Per te sembra essere facile, ma io
mi devo ancora abituare all’idea che tu sia come me…-le
spiegai, sollevandola per portarla nel letto. Probabilmente avevo detto
qualcosa di male perché si incupì e non parlò a lungo. Neppure io parlai, aspettai,
accarezzandola piano, che fosse lei a spiegarmi il motivo del repentino
cambiamento di umore.
-Edward…?-,
mi chiamò voltandosi di fianco, verso di me e appoggiandomi una mano sulla
guancia.-Ti manca?-, chiese.
-Cosa
dovrebbe mancarmi?-, le chiesi, cingendola con un braccio e attirandola a me.
Avevo molto di più di quello che avevo sempre desiderato, cosa avrebbe potuto mancarmi?
-Ogni
cosa di me…il mio profumo, il calore e la morbidezza
della mia pelle. Per me non è cambiato niente, ma io ho perso tutte queste cose…-,mormorò con tono triste, abbassando gli occhi e
appoggiando il suo mento al petto come una bambina.-Deve essere molto triste
per te…-, continuò.
Non
sapevo come reagire ad una simile sciocca osservazione e sorrisi, portando
l’indice sotto il suo mento per incrociare i suoi occhi.
-Non
ti rendi conto di quello che dici amore…-,
iniziai.-E’ impossibile per me essere triste. Ho tutto quello che desidero,
anzi molto più di quello che ho sempre desiderato…-,
le spiegai.
-Non
stai rispondendo alla mia domanda…-, osservò mettendo
il broncio. Non sapevo come spiegarle che anche per me non era cambiato nulla,
e tutti i cambiamenti che, effettivamente c’erano stati, avevano migliorato le
cose, rendendomi tutto molto più semplice con lei. Pensai che l’unico modo per
farle capire quanto non “fosse cambiata”, era essere
più esplicito.
-Sei
molto calda…-, le sussurrai all’orecchio, mordendogli
piano il lobo e cercando il suo seno con la mano. Era vero…percepivo
la sua pelle scaldarsi quando la toccavo o quando la baciavo…-E
sei morbida…-, continuai, lasciando proseguire la mia
mano, più in basso, sul suo bacino fino a trovare l’essenza della sua
morbidezza. Non parlò, ma chiuse gli occhi, aggrappandosi al lenzuolo e
stringendolo forte.-E per il profumo, beh…è solo un
bene che tu non abbia più l’odore di prima. Ti ricordi il profumo degli
escursionisti?-, le chiesi, senza smettere di accarezzarla, lì, dove poco prima
avevo fermato la mia mano. Sapevo che correvo il rischio di non ottenere
risposta, perché in quei momenti rimaneva estremamente distratta e non ero
certo che la sua mente riuscisse a percepire le mie parole.
-Sì…-,
rispose ansimando,-ma ho cercato di dimenticarlo…- concluse
faticosamente.
-Bene…-,
dissi,-immagina di baciare qualcuno con quel profumo-, la provocai, spostando
le mie labbra sul suo stomaco.
-Oh…-,
fu l’unica esclamazione che uscì dalle sue labbra, ma non capii se fosse la
risposta alla mia provocazione o alle mie carezze.
-Quindi
puoi ben capire che non sento la mancanza di niente. Ho tutto ciò che voglio…-, mormorai, portando le labbra vicino alla mano,
per aiutarla in quello che stava facendo. Non so se furono le mie affermazioni
a convincerla, o quello che stavo facendo a lasciarla senza parole. Ma non
obiettò più, e si lasciò andare a ben altri pensieri.