Buon giorno carissimi amici di Efp,
buon fine settimana…
Cosa mi raccontate? Siamo giunti a dicembre…sembra
ieri che era maggio…il tempo vola in modo incredibilmente veloce e tra breve
sarà Natale, adoro questa festività, non per i regali, ma per l’aria che si
respira. Non vedo l’ora di ritornare a casa mia e godermi questa meravigliosa
festa in famiglia con le persone che amo. Non ci posso pensare!!! È già passato
un mese da quando sono venuta nel collegio universitario qui a Macerata…mamma
mia, mi sembra ieri che stavo facendo il servizio civile.
mmm…mi sto perdendo in chiacchiere e non va bene…passo
ai ringraziamenti che è meglio per tutti, figuriamoci se voglio annoiarvi
ancora di più di quello che già faccio con le mie storie :D
Piccola
Ketty: la lontananza è sicuramente un ostacolo difficile da affrontare per una
coppia, se ci mettiamo poi che Marghe è incinta, si può ben capire che le cose
divengono un pochino più complicate. Dai ora che leggerai vedrai che ti ho
quasi accontentata, senza neanche saperlo hai anticipato una cosuccia :P. Spero
che anche questo capitolo ti piaccia.
Si, Jenny mi sta dando una mano con i punti di
vista di Robert, ma questi qui sono già stati scritti, lei sta elaborando
quelli più in avanti, dove la situazione è ben diversa e complessa…poi vedrai :).
Bacio e grazie perché mi segui…ne sono felice ^^
Non avendo a disposizione internet in stanza, non
posso mettervi ora il link della canzone, ma come la scorsa volta posso
indicarvi il titolo e la potete cercare “I'll
be your lover too”
cantata dal nostro Robertino :D. Qui dico che l’ha scritta lui, in realtà e di
Van Morrison, ma io questo l’ho scoperto solo successivamente u.u.
Bacio a tutti e buona lettura :).
Ps: proseguiamo col punto di vista di Robert...
Finite
le
riprese per quel giorno, mi diressi con alcuni colleghi al bar per bere
qualcosa insieme. Mentre chiacchieravamo tranquilli, il mio sguardo si
soffermò
su una coppia di sposati che giocherellava con il loro bambino, vederli
così
felici, suscitò in me uno strano senso di invidia, e se Marghe
avesse voluto
una persona più presente? Se col tempo si fosse scocciata di
aspettarmi sempre?
Presi il cellulare e chiamai l’unica persona che in quel momento
poteva
aiutarmi “Simona?” “Rob?” rispose incerta
“Si…” “Ehi, ciao, come stai?
Augurissimi!!!” disse tutta allegra e pimpante
“Bene…” “Mmm dal tuo tono non
direi proprio” “In effetti…sono
preoccupato…non mi va di lasciare troppo sola
mia moglie” rise, io alzai un sopracciglio incredulo
“Scusa, scusa, ma sentirti
pronunciare quella parole, è alquanto buffo” rise ancora
“Comunque non preoccuparti,
ci siamo noi con lei, tu pensa a finire presto le riprese, così
tornerai da
lei. Le manchi, questo è certo, ma sai benissimo che Marghe non
potrebbe vivere
senza di te, quindi accetta tutto quello che ti riguarda, senza
lamentarsi.
Domani noi andremo con lei per la prima radiografia” mi sentii
crollare il
mondo addosso…quello doveva essere il mio
momento…”Ah…lo ha chiesto a voi?” ero
un po’ infastidito “Rob non prendertela a male. Come faceva
a dirlo a te che
sei lontano?” aveva ragione Simona “Si, è vero.
Scusa…è che…” sbuffai “Rob…ma
non riesci proprio a fare una scappatina da queste parti?”
“Vorrei…ma Carl
rompe” “E tu insisti! Minaccia di non voler più
recitare e vedi come si
convince! Dai provaci, le faresti una sorpresa se riuscissi a venire
domani per
la visita” “A che ora è?” “Alle
18:00” ci pensai un po’ su, poi decisi
“Simo…ci
sarò!” “Bravo, così ti voglio. A domani
allora” “Ovviamente, Marghe non deve
sapere nulla” ammiccai “Tranquillo, sarò muta come
un pesce” le avremmo fatto
l’ennesima sorpresa.
Uscii dal bar e
mi diressi verso l’albergo in cerca di Carl; lo trovai che parlava comodamente
seduto nella hall, col regista “Carl, debbo parlarti!” notò il mio sguardo
deciso e capì subito “Robert se è per quello di cui abbiamo già discusso
stamane, ti ripeto che la mia risposta è no!” “Io vado, volente o nolente!”
intervenne il regista “Mi scusi Signor Pattinson, qual è il problema?” “No, lo
lasci stare…” ma non feci finire la frase al mio manager che proferii parola
“Vede, mia moglie ha scoperto da poco di essere incinta e domani ha la prima
ecografia ed io devo esserci, non posso abbandonarla. La mia carriera è
importante, ma non voglio dover rinunciare ai momenti più belli che un uomo può
vivere” dissi quelle parole tutte d’un fiato, senza controllare minimamente le
mie emozioni, era chiaro quanto fossi disposto a rischiare per lei…il regista
mi guardò, si passo una mano sotto il mento e si poggiò allo schienale della
poltrona, poi rivolgendosi a Carl disse “Non vedo dove sia il problema?” Carl sobbalzò incredulo “Ma le riprese?” “Oh Signor Rich, mi
meraviglio di Lei! Ha famiglia anche Lei o sbaglio?” Carl annuì “Beh e allora
cosa penserebbe se Robert le impedisse di raggiungere sua moglie nel momento
del bisogno?” il mio manager abbassò lo sguardo palesemente in imbarazzo “Ecco…vede
che è d’accordo con me?” poi si rivolse a me “Signor Pattinson, faccia la
valigia. Le lascio una settimana libera, riprenderemo le scene in cui Lei non è
presente” ero entusiasta, sorrisi a più non posso e mi diressi verso la mia
stanza. Iniziai a mettere i panni in valigia velocemente, telefonai
all’aeroporto e prenotai il primo aereo per Londra, avevo solo due ore di
tempo. D’improvviso mi ricordai che si era fatta ora di telefonare a Marghe,
afferrai violentemente il telefono e composi il numero “Amore!” ecco il mio
miele…”Saziami amore, saziami” pensai
“Ehi Piccola, come va?” “Bene, sono a letto. Oggi i
nostri amici sono stati
qua, ti salutano” “Vi siete divertiti?” “Si,
moltissimo. Ricordare i vecchi
tempi è sempre piacevole” ero quasi geloso che loro
potevano essere stati con
lei proprio in quel giorno “Sono contento…beh…hai
annunciato loro dell’arrivo
di nostro figlio?” “O figlia!” precisò lei
“Si comunque…” continuò “Beh certo,
era per generalizzare…e che hanno detto?” “A parte
il dubbio di Tom che tu sia
riuscito a…beh hai capito, no?” domandò imbarazzata
“Quel Tom che ci tiene, non
cambia mai” ridemmo “Infatti. Comunque sono stati contenti,
abbiamo anche
brindato con lo spumante” “Ah mi fa piacere che in mia
assenza fate i festini e
vi ubriacate. Signorina, anzi Signora, lei non dovrebbe bere, lo
sa?” la
ammonii ironico “Ma un goccetto non può
farmi male…e poi Rob parli proprio tu che bevi solo birra e coca cola?” colpito
e affondato “Si, ma io non sono gravido” rise a più non posso, che si stesse
immaginando me col pancione? Effettivamente ero buffo ”Che ridi?” “No, nulla.
Rob…” “Si?” “Domani ho la prima ecografia…” “Eh
amore, lo so” “Ah…” finsi di essere
sorpreso “Ho chiesto a Simona e Steph di accompagnarmi” “A che ora vai?” “Ho la
visita prenotata per le 18:00, subito dopo il lavoro” “Ok, mi raccomando, sta
attenta…mi spiace non esserci” che attore! “Verrai con me alla prossima…” “Ma
questa è la prima ed è la più importante” era vero, io non potevo mancare…dovevo
esserci e ci sarei stato! “Ah Rob, non fare così ti prego, è già difficile, poi
ti ci metti anche tu! Presto sarai di nuovo qui con…noi”
la mia dolce e tenera Marghe…eccola la donna che amavo e che
avevo sposato…avevo dimenticato quanto potesse essere
emozionante sentirle
pronunciare quelle parole…“Noi…” ripetei con
più enfasi “Si…noi…” e niente e
nessuno ci avrebbe mai separati…mai…neanche il mio
lavoro. Chiusi la
conversazione e mi diressi da Carl che mi aspettava in macchina,
all’ingresso
dell’hotel “Andiamo!” annuì e salii
nell’auto che mi stava riportando dalla mia
unica ragione di vita…
Feci velocemente
il chek-in e mi imbarcai sull’aereo…per tutto il tempo non feci altro che
scrivere, mettendo a tutto volume, la canzone che anni addietro avevo scritto,
dopo essermi innamorato per la prima volta “I’ll be your lover too”…
“I'll be your man
I'll understand
And do my best
To take good care of you
Yes I will”
In realtà era da
sempre, destinata a Marghe… era lei l’unica per cui avrei fatto di tutto, di
cui mi sarei preso cura, senza mai farle mancare nulla…soprattutto il mio
amore…
“You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too
Yes I will”
Lei era la mia regina ed io il suo re, il suo amante…suo per sempre…il mio cuore le
apparteneva e questa certezza mi faceva andare in fibrillazione, non avevo mai
sentito il mio corpo rispondere in maniera così evidente ai miei sentimenti…si,
Marghe era davvero speciale…
“Derry down green
Color of my dream
A dream that's daily coming true
I'll tell you
When day is through
I will come to you
And tell you of your many charms
And you'll look at me
With eyes that see
And melt into each other's arms”
Osservavo la nostra foto, quella che portavo sempre con me quando ero
costretto a stare lontano, e mi vedevo riflesso nei suoi meravigliosi occhi
nocciola…leggevo tutto l’amore che si possa provare per qualcuno nella vita…le
nostre braccia avvinghiate l’une alle altre, i nostri sguardi incrociati persi
nelle profondità reciproche dei nostri occhi, i nostri cuori così vicini da
fondersi in uno solo…era davvero strano rivedere tutto questo in una
semplicissima foto…ma evidentemente l’amore riusciva a farmi arrivare oltre,
dove gli altri non potevano giungere…si dice che l’amore è cieco, ma non era
così per me: i miei occhi vedevano meglio da quando c’era lei nella mia
vita…vedevamo ognuno attraverso gli occhi dell’altro e la vita ci sembrava
migliore di com’era…
Who's always standing next to you
Reach out for me
So I can be the one
Who's always reaching out for you
Yes I will, yes I will “
“Amore sto tornando da te…non vedo l’ora di poter rivedere il tuo viso
tingersi di rosso per l’emozione e i tuoi occhi riempirsi di lacrime per gioia…ho
voglia di abbracciarti, baciarti, stringerti forte a me per farti capire che ti
amo al di là del mondo, dell’universo…Ti
amo perché sono destinato a farlo…”
“You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too”
“Non ti ho scelta…mi sei stata catapultata davanti dal destino e sei
entrata prepotentemente nella mia vita prima e nel mio cuore poi…ti sei fatta
spazio piano, piano, senza fare troppo rumore…come un cucciolo hai saputo
intenerirmi e giorno dopo giorno ti ho conosciuta e non ho potuto fare a meno di
innamorarmi di te…quando mi sono reso conto che mi stavo lasciando troppo
andare, era ormai troppo tardi: avevi già fatto il tuo incantesimo e col tuo
sorriso, la tua voce, il tuo muoverti, la tua timidezza, avevi già incatenato
il mio cuore al tuo…ricordo bene il nostro primo bacio…le vibrazioni che mi ha
provocato, mi hanno confermato quanto ormai fosse tardi per me, ho dovuto
redimermi di fronte ai miei sentimenti…ma è stata la cosa più giusta che io
abbia mai fatto…Marghe, sono innamorato di te, ogni giorno sempre di più…e
questo figlio tutto nostro è il dono più grande che tu potessi farmi…I love you…for ever…”
Atterrai a Londra alle cinque del pomeriggio, ero in tremendo ritardo,
presi in fretta un taxi e corsi a casa, sapevo che non avrei trovato Marghe…
Giunto dinanzi alla porta, mi fermai, chiusi gli occhi e inspirai…quando
entrai, tutta l’aria era intrisa del suo delicato profumo e mi sentii veramente
a casa…non era cambiato assolutamente
niente, tutto era in ordine...posai la valigia nella nostra camera e mentre
andavo via, mi voltai verso il salotto e un libro enorme attirò la mia
attenzione; non avrei dovuto perdere altro tempo, ma qualcosa mi spingeva verso
quell’oggetto…lo presi tra le mani e lo aprii…quel che vidi fu talmente potente
da farmi balzare il cuore contro la cassa toracica: l’album del nostro
matrimonio…doveva essere arrivato da poco, mi sedetti sul divano e lo sfogliai:
non saprei dire esattamente cosa provai, ma erano tutte sensazioni piacevoli,
eravamo bellissimi, lei era…spettacolare, dal suo viso traspariva chiaramente
tutta l’emozione di quel momento ed io??? Io ero incantato a guardarla…il miracolo della mia vita…lei…
Quando alzai gli occhi per vedere l’ora, mi resi conto che era davvero
tardi: sei meno un quarto “Cavolo, farò tardi”, con la mia solita sfortuna il
taxi incontrò traffico…
Ore 18:00: doveva già essere entrata, non potevo perdermi l’ecografia,
accidenti a me!!!
Ore 18:15: arrivai in ospedale, corsi verso la reception “Mi scusi dove
si trova il reparto di ginecologia?” dissi rosso per l’imbarazzo e per la
corsa; una signora sulla cinquantina, abbastanza grossa, mi squadrò spostando
gli occhiali sul naso, grugnò qualcosa e poi ritornando alla cartella che stava
sistemando mi rispose “In fondo a destra” “Grazie” e mi recai verso la
direzione indicatami.
Percorsi un lungo
corridoio e mi sembrò di non arrivare mai, mi guardavo intorno, ma non c’era
nessuno, non avevo mai visto un ospedale così deserto, poi d’un tratto su delle
panche vi erano ferme delle signore, notai le loro pance e capii che ero
arrivato; mi sentii tremendamente a disagio, sorrisi a tutte “Scusate Signore,
sapete dirmi chi c’è dentro ora?” tutte mi squadrarono con gli occhi sbarrati,
che mi avessero riconosciuto? O semplicemente erano sorprese di vedere un uomo
in quel reparto? Mi rispose una Signora minuta e bionda “E’ appena entrata una
Signora non troppo alta, bruna e riccia…ah e con lei c’erano due ragazze” “La mia Marghe” pensai “La ringrazio” e mi recai alla
porta…bussai…sentii dei rumori provenire da dietro ad essa “Prego?” mi apparve
dinanzi una donna giovane, sulla quarantina, bruna, alta, occhi castani “Mi
scusi se interrompo il suo lavoro, sono il marito della Signora Pattinson,
volevo sapere se posso assistere, sono in ritardo?” domandai cortese “Ma certo,
si accomodi, abbiamo iniziato da poco!”, mi fece strada nell’altra stanza e mi
trovai subito dinanzi Simona e Stephanie che indicarono l’orologio furiose,
chiusi gli occhi e serrai le labbra e silenziosamente dissi loro: “Scusatemi”,
poi mi voltai e la mia Marghe era distesa, in posizione rigida su un lettino
azzurro, aveva la pancia scoperta, ricoperta da un liquido bianco. Quando
avvertì la presenza di un’altra persona nella stanza, aprì gli occhi e risi
della sua espressione sorpresa, probabilmente pensava di sognare, infatti
richiuse gli occhi e li rispalancò spaventata; io le sorrisi, avvicinandomi
piano a lei “Sono venuto, amore,
non potevo mancare” guardai la dottoressa e lei continuò il suo discorso “Signor
Pattinson, stavo spiegando a sua moglie che partorirà nel mese di luglio e che
la prossima visita è fissata al terzo mese di gravidanza, in modo da
controllare come proseguono le cose” “La ringrazio” poi mi rivolsi a lei che
inerme era ancora stesa sul lettino; d’un tratto un piccolo rumore, un battito,
attirò la mia attenzione…fu solo all’ora che notai il macchinario, in cui in
quel momento si vedeva mio figlio: uno spettacolo incredibile mi si stagliò
dinanzi, mi commossi nel vedere quanto la natura umana fosse speciale, non credevo
di potermi sentire così felice e strinsi la mano della donna che mi aveva
permesso di scoprire anche questa meraviglia.
Usciti dall’ospedale, sentii per la prima volta la
voce di Marghe, la quale fino ad allora, probabilmente ancora scossa per le
vicende che la stavano colpendo, non aveva parlato “Ditemi la verità” si
rivolse a Simona “Voi sapevate tutto?” aveva capito che mi ero messo d’accordo
con Simona, come accadeva ogni volta che volevo farle qualche sorpresa “E dai
non avercela con noi, volevamo solo farti un regalino” le abbracciò, non poteva
avercela con loro, anche se voleva fingersi offesa, lei adorava le sorprese “Ora
è meglio che tu vada a casa, sarai stanca” sbadigliò, povera la mia Piccola e
tenera Marghe “Effettivamente si. Ci sentiamo domani” “Certo.”
In auto, nessuno dei due ebbe il coraggio di aprire
bocca, sottecchi vedevo che mi fissava e la cosa mi faceva alquanto ridere,
sembrava posseduta “Come sei silenziosa stasera, cos’hai?” le dissi rompendo il
silenzio “Ancora non ci credo che sei qui. Dimmi che non sto sognando” per
farle capire che era tutto reale, le diede un pizzicotto ridendo “Ahia” “Non ti
lamentare, volevi o no la prova che sei sveglia?” risi ancora “Che faccia buffa Piccola mia…la mia ingenua
mogliettina…adoro la tua semplicità…” “Stupido. Come hai fatto con il
lavoro?” sapevo che me lo avrebbe chiesto, si preoccupava troppo per me “Mi
sono preso una settimana di ferie” mi guardò basita “Te l’hanno permesso?”
annuii “Gireranno le scene in cui non ci sono” pensavo di dovermi sorbire una
ramanzina e invece mi sorrise e poggiò la testa sulla mia spalla, ricreando tra
noi quel contatto che tanto mi era mancato in quel periodo di lontananza “Ora
si che sono felice, anzi…” si toccò la pancia “…siamo felici!” mi sorrise in un
modo che non aveva mai visto prima di allora ed io non potetti che rispondere
con un sorriso carico di gioia, commozione, felicità…tutti doni di cui lei mi
aveva arricchito.
Dopo un quarto d’ora giungemmo nella nostra casa e
la seguii in cucina “Allora, cosa ti preparo?” “Amore dovresti riposare…” come
sempre voleva fare tutto da sola “Stop, stop! In realtà prima di riposare,
dovrei mangiare qualcosa” mi fece notare “Hai ragione, ma faccio io, tu
siediti, cosa ti va assaggiare?” le chiesi “Mmm, ho voglia di un uovo” “Iniziamo
già con le voglie” ridacchiai “No, non credo che la mia voglia di uova sia
dovuta alla gravidanza, è ancora presto”, continuando a ridere mi diressi ai
fornelli; ovviamente trovai non poche difficoltà nell’aprire l’uovo, speravo
che lei non se ne accorgesse, ma sentivo la sua risatina alle mie spalle, ma
come darle torto? Ero ridicolo, avrei fatto rabbrividire qualsiasi cuoco.
“E così aspettiamo un bambino…” dissi, cercando di
affrontare per la prima volta l’argomento “Così pare…” non mi piacque quella
risposta, ma non finii neanche di pensarlo che mi chiamò “Rob…” mi voltai per
guardarla meglio, mi sembrava quasi terrorizzata “Tu lo vuoi questo bambino?”
sbarrai gli occhi, non mi aspettavo questa domanda, così posai tutto quello che
avevo tra le mani e corsi da lei, mi accovacciai avvicinandomi al suo viso “Ma
che domande sono? Certo che lo voglio…è nostro figlio, frutto del nostro amore”
abbassò lo sguardo rossa d’imbarazzo “Ma io so che non ami i bambini…” ero
basito, come poteva credere che io non volessi un figlio da lei? Le sollevai il
volto per permetterle di leggere la gioia che provavo nel ricevere un dono stupendo
com’era un figlio, da lei: mia moglie!
“Marghe, forse non amo i bambini degli altri…ma
questo…” e con un gesto del
tutto istintivo, le accarezzai delicatamente il ventre, facendo
rabbrividire
entrambi “…è mio…è nostro…ed
io lo amo già da morire” e la baciai, non lo avevo
ancora fatto, volevo restaurare un contatto fisico con lei e
probabilmente lo
desiderava anche lei, infatti mi cinse il collo con le mani e mi
strinse forte…quando
ebbi la forza sufficiente per staccarmi le dissi affannato: ”Ora
è meglio che
ti cucini l’uovo e dopo dritta a letto” “Agli
ordini” disse ridendo, ma ancora
persa per quel nostro bacio tanto voluto, aspettato…desiderato…
L’uovo fu pronto in un batter d’occhio “Signora,
ecco a Lei la sua cena” rise coprendosi la bocca con le mani, osservai il
piatto e capii che il motivo di quella sua risatina era il bruciato attorno
all’uovo “E non ci lamentiamo” le dissi in tono ironico “No, no e chi si
lamenta” continuava a ridere, io mi sedetti e ignorando la sua risata,
cominciai a mangiare, ma mi fermai di botto “Mmm…mi sa che non ci ho messo il
sale” ciò la fece ridere ancora di più “Imbranato” sbuffai, passandomi la mano
tra i capelli, lei si bloccò improvvisamente, allora mi alzai e le andai
vicino, presi la forchetta e gliela porsi “Mangia, invece di ridere. Devi
tenerti in forze!” il suo profumo mi stordì, quello che doveva essere un
ordine, proruppe sulle mie labbra con un voce troppo sensuale, lei però annuì
senza batter ciglio.
Dopo cena, la
presi tra le braccia con difficoltà, ero sempre un imbranato quando si trattava
di prestazioni fisiche e questo la fece ridere di nuovo “Ma mi hai preso per un
pagliaccio?” “Ma dai Rob, che ci posso fare se sei un spasso eheheheh” “Ah e
così sarei uno spasso, ora ti faccio vedere io!” dissi con aria di sfida,
mentre la stendevo sul letto…iniziai a farle il solletico “No, no ti prego
basta, basta” mi implorò tra le risate “La smetto se la finisci di ridere di
me” “Ma come sei permaloso, non mi permetterei mai di ridere di te” disse
trattenendo una risata, per questo ricominciai a farle il solletico e in men
che non si dica, a causa dei suoi movimenti, ci ritrovammo vicinissimi, alchè
ci fermammo…i nostri occhi si persero l’uno nell’altro, piano scesi sul suo
ventre, alzai la maglia e lo guardai accarezzandolo “Qui c’è il mio bambino…”
dissi ancora incredulo “Hai visto com’è piccolo?” le domandai “Si…piccolo come
un fagiolo” disse con voce rotta dalle lacrime, piangeva??? Alzai di scatto la
testa e la fissai “Non piangere, andrà tutto bene, io sono qui…” l’ abbracciai
e ritrovando la familiarità di un tempo, ci addormentammo entrambi con le mani
sul suo ventre…