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Autore: Darik    05/12/2009    3 recensioni
Tutto era cominciato come una tranquilla serata in compagnia...
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Days of Japanese Legends'
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5° Capitolo

“Svegliati, dormiglione!”

Il ragazzo aprì gli occhi all’improvviso, guardandosi intorno smarrito.

Davanti a lui c’era un grande rettangolo bianco.

Intorno c’erano ordinate file di poltrone rosse, alcune occupate da persone che parlavano tra loro oppure al cellulare.

Altre persone invece si stavano dirigendo sparpagliate verso l’uscita di quella che sembrava essere una sala cinematografica.

Anzi, lo era.

Il giovane si stropicciò gli occhi. “Accidenti a te, Yuko, ti sembra il modo di svegliare la gente?”

La ragazza si tirò indietro i capelli rossicci, belli fluidi ma palesemente tinti: “E tu pensi che sia bello addormentarsi durante la proiezione di un film scelto dalla illustre sottoscritta? Devo forse pensare che non ti è piaciuto? Bada che essendo la tua coinquilina, posso farti passare la peggiore notte della tua vita!”

Una ragazza, insieme ad altri due giovani, si avvicinò a Yuko. “Dai, Yuko, non prendertela cosi. Sai bene che Shinji trova i film di tensione noiosi. Ricordati che quando vedemmo per la prima volta quel film americano, Lo squalo, Shinji si addormentò dopo venti minuti”.

“Junko, non perdere tempo a difendere quest’idiota” replicò aspra Yuko.

“Eh già, tra moglie e marito non bisogna mettere il dito” esordì uno dei due ragazzi che affiancavano Junko.

Yuko gli lanciò uno sguardo di quelli fulminanti. “Che cosa hai detto?!”

Il secondo ragazzo la guardò divertito. “Semplicemente ha detto quello che a scuola dicono tutti. Che tu e Shinji litigate come marito e moglie. E poi vivete pure insieme. Chissà cosa fate la notte, insieme…”.

I due prima mimarono goffamente dei gemiti e poi scoppiarono a ridere.

“Tetsuya! Tomokazu! Siete morti!!” esclamò Yuko lanciandosi addosso ai due, che prontamente scapparono facendole le linguacce.

“Ma insomma! Siete in un luogo pubblico!” cercò di richiamarli Junko.

Che alla fine sospirò: “Neanche le mie due sorelle avrebbero fatto una cosa del genere” e poi andò dietro ai tre amici che si stavano rincorrendo tra le poltrone della sala.

Shinji rimase seduto a guardarli, con espressione divertita. “Be, almeno hanno distolto le attenzioni di Yuko da me”.

Si guardò intorno. E vide un'altra persona che si stava appena svegliando.

“Mmh, non sono l’unico che ha trovato questo film noioso, a quanto pare”.

Con una certa sorpresa, si accorse che era un ragazzo occidentale.


Il ragazzo occidentale si svegliò stiracchiandosi il più possibile.

Poi cercò di sopprimere inutilmente un colossale sbadiglio.

“Yawn. Cavoli, mi sono addormentato. Ma del resto questo film era una vera pizza, anche se dei dialoghi non ci ho capito un’acca” disse tra se e se.

Poi tirò fuori un agendina con su scritto, in italiano, ‘cose da fare’ e una penna.

“Dunque… Cose da fare oggi… Vedere un film in lingua originale. Fatto. Con una piccola nota: Ju-Rei di Koji Shiraishi è solo un clone di Ju-On. Qualche momento caruccio c’è, ma in definitiva non vale la pena. La solita sfilata di maledizioni che si trasmettono a catena, fantasmi con l’aspetto della vittime e dal pallore cadaverico che appaiono ovunque, ecc ecc. Se un giorno dovesse capitare un edizione italiana, la si può evitare tranquillamente”.

Il ragazzo ripose il taccuino e si guardò intorno, vedendo che gli unici rimasti nella sala erano lui e dei giapponesi che sembravano giocare a rincorrersi.

Poi ad un tratto avvertì uno stimolo.

“Oh cacchio.”

Molto impellente.

“Oh no! Mario, cosi impari a scolarti quindici bibite giapponesi prima di andare al cinema!”

Si alzò prontamente andando alla ricerca di un bagno.

Per fortuna ne aveva visto uno nel corridoio che conduceva alla sala.

E fu davvero contento quando vide le due porte con sopra i classici simboli per uomini e donne.

Come un fulmine si infilò in quello riservato alla sua categoria, a destra.


Poco dopo Mario, anche Shinji si alzò.

Cercò di chiamare Junko mentre invano diceva a Yuko di scendere dalla schiena di Tomokazu nel tentativo di strozzarlo.

“Junko, io vado un attimo al bagno a darmi una rinfrescata”.

“Ah? Va bene, ma non metterci molto. La tua tutrice, la signorina Kotono, ci sta già aspettando all’uscita” gli disse Junko.

“Caspita che velocità. Si vede che non vorrebbe mai scendere dalla sua macchina sportiva” rispose Shinji scuotendo lievemente il capo.

Shinji uscì dalla sala dirigendosi verso il bagno, ed entrò in quello dei maschi, trovandolo deserto.

Andò al lavello e si sciacquò le mani.

Ormai la serata poteva dirsi conclusa, ed era stata una serata tutto sommato divertente.

Ma per renderla veramente perfetta, mancava solo una cosa: la visione dei dvd con gli ultimi due film di Evangelion, la sua serie preferita.

Doveva essere proprio un segno del destino: anche lui si chiamava Shinji come il protagonista di quell’anime, aveva alcuni amici che sembravano perfette trasposizioni live di una parte dei personaggi di Evangelion, e coabitava con una splendida ragazza sotto la guida di un altrettanto avvenente tutrice.

Per fortuna non tutto corrispondeva all’anime, dato che lui non abitava con i suoi genitori solo perché erano spesso all’estero per lavoro, come quelli di Yuko.

Né il mondo era stato distrutto da un Second Impact.

E non c’erano Angeli da combattere a bordo di giganteschi Evangelion.

Chissà se anche nella sua dormita durante il film aveva sognato di Evangelion.

Era sicuro che gli capitasse spesso, però non ricordava quasi mai nulla.

Stavolta le uniche parole che ricordava erano ‘Professor Ikuma’ e ‘sogni’.

“…perdonami…”

Quel sussurro, detto con una voce cosi strana, fece rabbrividire Shinji.

Proveniva dai wc dietro di lui, che avevano tutti la porta chiusa.

Una parte di lui gli suggerì di scappare.

Ma un’altra parte era curiosa.

La curiosità dovuta all’oscuro fascino del mistero.

Vinse la curiosità.

Cautamente Shinji si avvicinò alla porta, l’aprì lentamente.

Sul water c’era un uomo inginocchiato su se stesso.

Aveva la testa chinata e tremava leggermente.

“Si… signore… si sente bene?” domandò Shinji.

L’uomo sollevò il capo, i suoi occhi, sbarrati e disperati, si fissarono su quelli di Shinji.

Lo sconosciuto era sulla trentina e aveva una faccia anonima. “Harumi…. Non volevo… e non sapevo… non sapevo…”

Shinji inorridì quando si accorse che l’uomo stringeva in una mano un lungo coltello da cucina insanguinato.

Fece per scappare, ma l’uomo con uno scatto gli afferrò il braccio.

“Mi lasci! Mi lasci!” gridò Shinji.

“Perdonami…. Non sapevo che…” disse l’uomo disperato.

Shinji con un forte strattone riuscì a liberarsi e cadde a terra.

“Non sapevo… che eri incinta…” concluse l’uomo.

Da dietro lo sconosciuto apparve qualcosa.

Shinji vedendola sbiancò.

Quel qualcosa inglobò l’uomo.

E Shinji ammutolito dal terrore e pallido come un lenzuolo scappò via dal bagno.


Qualche secondo dopo di lui, qualcuno uscì dalla porta a destra.

Era Mario, con una beata espressione sul volto.

Quando si girò verso la porta, l’espressione beata divenne di marmo: per quale oscura ragione il cartello che stava sulla porta da cui era uscito lui, indicava che quello era il bagno delle donne?

E come mai l’avviso per il bagno dei maschi stava adesso sulla porta a sinistra?

Quando era arrivato lui era sulla destra!

Mario si guardò intorno, e guardingo si allontanò.

Meglio non indagare su simili misteri.


In quello stesso momento, un inserviente del cinema si recò al bancone delle bibite.

“Ehi Yota, dammi da bere che sto morendo di sete” disse l’uomo appoggiandosi al bancone.

Venne subito servito.

L’inserviente bevve una coca, poi si guardò intorno. “Senti Yota, ma ultimamente non hai visto alcune faccia strana?”

Yota fece segno di no.

“Mah, poco fa ho trovato di nuovo gli avvisi dei bagni scambiati. Qualcuno si diverte a fare veramente degli scherzi del cavolo. Li ho subito rimessi al posto giusto, ma se becco il responsabile gli farò passare la voglia. Rischia di far passare degli incubi ai nostri clienti!”

FINE

  
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