Diede di sproni e tallonate ai
fianchi di Lodrion,
questi riluttante scuoteva la testa e tentava di strappargli via le
briglie
dalle mani cercando di prenderle in bocca.
Alla fine dopo l’ennesima percossa delle redini e una buona
tirata di morso
Lodrion iniziò a staccarsi da terra, ma piuttosto
infastidito e col volo che
non era completamente in equilibrio.
Iniziò a salire verso il cielo sfruttando la spinta poderosa
delle ali, ma a un
tratto cominciarono a scendere lentamente: Lodrion si agitava
perché sentiva
qualcosa fuoriposto strisciargli addosso.
Ci fu un attimo in cui il drago cadde e Vegeta trattenne il respiro ma
Lodrion
sentì la cosa che gli si muoveva addosso sistemarsi meglio
in modo da non
sbilanciarlo.
Solo allora battendo forte le ali riprese la salita e
incrementò la velocità,
sfrecciando come una saetta tra le nuvole, inconsistenti al suo
passaggio.
Vegeta sentì un paio braccia che lo afferravano e lo
tiravano indietro,
dapprima si spaventò perché pensò ad
un tradimento e quasi scivolò dalla sella.
Fu solo quando Lodrion, infastidito dal trambusto sulla groppa, si
inclinò
paurosamente e Vegeta sentì un urletto soffocato e la
stretta stringersi ancora
di più che collegò il breve viaggio aleatorio
alla giusta causa.
-Vegeta!- strillò l’intrusa contro la sua spalla,
cazzo! pensò Vegeta, era
talmente impaurita che la sua stretta era così forte da
poter essere la presa
da dietro di quei grossi lottatori irsuti delle montagne
dell’est.
-Vegeta andiamo troppo veloce!- aveva le budella attorcigliate
dall’adrenalina
e dalla velocità.
-Hai voluto salire?- la sfidò senza voltarsi lui e
accovacciandosi di più con
tutto il corpo che aderiva alla schiena del drago.
Sistematosi in quella posizione Lodrion cadde a peso morto nel punto in
cui la
spinta delle ali si esaurì, finirono in picchiata con la
vertiginosa, abissale
sensazione di vuoto sotto di loro.
Bulma urlava e con una mano si teneva salda a Vegeta, con
l’altra aveva preso a
tirargli i capelli indietro tanto che anche lui faceva fatica a tenersi
attaccato a Lodrion senza farsi trascinare via.
I dettagli del paesaggio diventavano sempre più grandi, e
quando già vedeva le
onde del mare e sembrava che l’acqua non aspettasse altro che
il loro schianto
Lodrion si risollevò impennandosi.
Bulma, ormai salva, sentiva una sorta di sollievo euforico mescolato al
pianto
per la paura di morire.
Sarebbe comunque morta in un attimo eccitantissimo seppur
vertiginosamente
spaventoso, tagliando l’aria come una meteora.
Mentre assaporava la sua vita salva, vide un puntino indistinto,
più nero della
nuvola dove sfrecciavano, che aveva un paio d’ali.
Non era sicura che la vista non la ingannasse perché
correvano per il cielo
sempre ad altissima velocità ,col vento contro talmente
forte da farle
lacrimare gli occhi e le nuvole che le scorrevano addosso, ma
giurò che da quel
punto si staccò una figura che agitava un paio di braccia.
-Bulma!-
Le si slanciò incontro gettandosi di peso.
Bulma, stretta nell’abbraccio di quelle tenaglie, aveva le
braccia esili
bloccate e scalciava, sia felice che scomoda.
Contro un albero, a braccia conserte, stava Vegeta, impassibile, remoto
e
neppure sfiorato dal calore della scena.
Attese che le melensaggini di Goku finissero e che Bulma fosse di nuovo
con le
scarpine per terra prima di lanciare ad entrambi uno sguardo
più che tagliente
e infastidito.
Bulma restò un attimo spaventata e stupita, come fosse stata
trapassata
improvvisamente da una spada o come se un fulmine le fosse caduto ai
piedi.
Goku o finse di non accorgersi di nulla, o proprio non si accorse di
nulla,
prima di massaggiarsi le gambe indolenzite e di dire ingenuamente.
-è faticoso fare un viaggio così lungo su un
drago-
L’ingenuo,
espansivo, e solare Goku, non si era
fatto neanche per un momento una sola domanda sul perché lei
fosse
clandestinamente insieme a loro.
Goku era abituato a vivere alla giornata, apprezzando le cose belle e
ritoccando con la spada spiacevoli inconvenienti come
un’incursione soldatesca
(il tutto senza provare il sanguinario gusto che ci trovava Vegeta, ma
solo la
soddisfazione più genuina di un lavoro ben eseguito).
Era esattamente da lui provare a sdrammatizzare una situazione
imbarazzante con
un commento del genere, riuscendoci alla perfezione.
Ed i casi allora erano due: o Goku era segretamente un genio del male,
oppure
era talmente immediato e semplice da metterla a suo agio anche con
Vegeta che
la fissava di sbieco.
Vegeta si staccò lentamente dal tronco, sciolto come sempre,
camminò verso
Lodrion, che tentava di scrollarsi dalla groppa la sella per i lunghi
viaggi,
gli afferrò le briglie e lo condusse verso il sentiero
affettando sprezzante
indifferenza.
“Si, gli piace fare il superiore” decise Bulma tra
se e se camminandogli dietro.
-Gli piace fare il superiore- decise ad alta voce Goku, grattandosi la
nuca, e
mentre iniziava a camminare arrotolava sul
palmo della mano le briglie del suo drago a mo’ di guinzaglio.
Trasalì e sobbalzò come svegliata di soprassalto
da un momento di distrazione.
-Cosa dobbiamo fare ora?- chiese.
Goku le sorrise alzando le spalle col suo fare più ingenuo.
-Lo sa Vegeta, è lui che è già stato
qui. Sa lui dove si accampa il suo
esercito. Da quel che sappiamo il re con altri soldati ha raggiunto le
truppe
che si erano già insediate nella costa da qualche mese. Fino
al suo arrivo
erano poche ed era solo una sortita esplorativa, non abbastanza da
allarmare la
gente di qua.-
-E poi- osservò Bulma –questo posto è
disabitato-
-Si dice che ci abiti un vecchio eremita, con un paio di servi, li
manda ogni
tanto a fare avanti e indietro nella foresta, e non si sa cosa facciano-
-E tu queste cose le sai perché…?-
-Satàn Junior-
-Uhm?-
-Solo Junior, per noi…è un traditore
dell’esercito del re, un disertore:
spaccia informazioni ai ribelli. Una volte spacciate a noi, prima
dell’assalto
e dell’incendio, è tornato nella sua terra
d’origine- allargò le braccia come
se abbracciasse il sentiero, gli scogli e il mare –qui-.
Bulma, da una lontananza di sicurezza, gettava occhiate ansiose al
drago Barod.
-Pensi che si lasci avvicinare?-
Barod era alto come due Goku, l’uno sulle spalle
dell’altro: era molto più
grosso di Lodrion e quando camminava strascicando pesantemente le zampe
persino
il suo padrone faticava a restare in equilibrio vicino a lui da quanto
la terra
tremava.
Insomma era difficile procedere con un bestione pigro e grosso come
Barod, un drago
che aveva la grazia di un branco di elefanti e alla minima provocazione
poteva
fare della foresta tutt’attorno un gigantesco falò.
Barod era quel tipo di drago che aveva la dote comune di poter eruttare
dalla
bocca un tornado di fuoco. Non tutti i draghi ci riuscivano, ma i pochi
che non
avevano la “dote del fuoco” potevano pareggiare le
forze degli altri draghi con
qualità meno comuni.
Ma irritare Barod, anche ingenuamente, era come accendere la miccia di
una
bomba, con un esito devastante.
Goku gli accarezzò il collo squamoso ed il drago si
piegò ancora di più verso
di lui per farsi coccolare come se fosse un gattino: ed era difficile
sfiorare
appena un drago dopo due anni da che te ne impadronivi!
Certo le forze in campo cambiavano se eri un Sayan.
-Sicuramente, se io ti do il permesso si lascerà anche
accarezzare- e gli diede
un buffetto scherzoso.
Barod era decisamente obbediente per essere un drago e non era
così schizzinoso
a farsi toccare dagli uomini come Lodrion, che non si sarebbe fatto
avvicinare
da nessuno neppure per obbedire a Vegeta.
Bulma camminò un po’ più vicino a Barod
e stese il braccio per accarezzarlo, ma
appena il drago ringhiò appena e mostrò le zanne
lunghe come un pollice ritirò
la mano come se l’aria attorno a Barod fosse incandescente.
-Avanti, Barod non farà il difficile, su…- e
guardò significativamente il drago.
Bulma, col batticuore, stendeva il braccio un po’ alla volta.
Sembrava che tutta la tensione del suo corpo fosse nelle dita della
mano, che
temeva di vedersi staccata da un momento all’altro.
Barod tirava indietro la testa come un bambino che tentano di imboccare
con un
cucchiaio di broccoli.
-Barod! Non fare tanto l’orgoglioso, è solo una
carezza-
Con uno sguardo risentito a Goku, come se gli stesse facendo un grave
torto,
abbassò il muso quel tanto che bastava per farlo accarezzare
a Bulma.
-Allora? È così sgradevole?-
Il modo in cui Barod guardava Goku poteva benissimo dire
“bada a non farne
parola in giro” oppure “questa non me la
dimentico”.
Camminavano da un paio d’ore su un sentiero che intersecava
il bosco per tutta
la sua lunghezza, sempre in una zona d’ombra sotto i rami.
Vegeta li precedeva camminando a qualche metro di distanza, silenzioso
e
scostante.
Lì nella terra oltre mare non aveva nevicato ma la frescura
del bosco faceva
intirizzire Bulma, che ora era salda in groppa al drago Barod.
Goku aveva felicemente proposto di non farla stancare troppo e Barod,
capendo,
ritenne indegno di lui fare il cavallo alla fanciulla, e la prese come
un
offesa personale.
Cominciò a tirare le briglie e sbuffare, e quando
all’ennesimo strattone ruggì,
Bulma vide in fondo alle fauci il guizzo di una scintilla o forse una
fiammella
piccola come la quella di un fiammifero.
Goku lo rimproverò con una sonora pacca e lo
fissò talmente di sbieco che
sembrò volerlo trapassare da parte a parte.
Ma alla fine, molte sgroppate, cadute e lividi dopo, Bulma era in
sella, e si
reggeva con due mani alla testa a due corna del drago.
Barod era solido e coriaceo, ma non aveva le belle sfumature di Lodrion
che
cambiavano gradazione col passare delle ore di luce.
Sulla groppa sentiva i muscoli lavorare sotto le sue gambe, ma ad ogni
movimento brusco si spaventava e stringeva ancora di più e
corna di Barod.
Goku era allegro, le labbra rasserenate, come sempre.
Forse era sicuro che Barod l’avesse già perdonato.
Vegeta invece aveva mantenuto il suo cadenzato passo di marcia, senza
voltarsi
mai in nessuna direzione, specialmente nella loro, con l’aria
di chi non vuole
dare a vedere che quel che succede gli interessi, anche se gli
interessa
eccome, ma non nel modo che qualcuno potrebbero pensare.
Il silenzio sostenuto e la distanza di dieci metri lo separavano da
quella
piccola isola di serenità rischiarata da Goku, in un modo
che diceva: “Fosse
per me non sarebbero qui. Io non c’entro niente con loro. Io
non ho niente in
comune con loro e la loro vicinanza è per me
urticante”.
Ed in effetti ad ogni risatina sciocca di Bulma o Goku avvertiva la
tensione
nelle dita dalla voglia di strozzare entrambi.
Ma ora non era più sostenuto come prima, c’era
qualcosa per aria, un pungolo
nel suo istinto gli diceva di stare attento ad ogni cespuglio che
frusciava in
modo sospetto o a qualunque scricchiolio che poteva non essere solo i
passi di
un coniglietto.
Bulma lo vedeva voltarsi in una direzione e in un'altra e rallentare il
passo
per accertarsi che con la coda dell’occhio aveva visto un
ramo dalla forma
inquietante e non un braccio umano.
Le viscere le si liquefecero all’istante ad un boato
trapana-timpani, poiall’improvviso
tutto attorno a lei e a Goku era un gran sciamare di soldati dai
cespugli al
sentiero.
Si aggrappò ancora di più al collo di Barod e
lanciò delle grida che salirono
alle stelle quando si sentì calare una catena addosso che le
bloccò le braccia.
Venne sbalzata via dal drago e diede una culata in terra sempre
bloccata dalla
catena.
Divincolandosi, stretta come un salame, vide che con lei era caduto
nella
polvere un guerriero incappucciato con un mantello informe che gli
stava
indosso come un sacco.
Aveva in mano l’estremità della catena.
Mentre il drago era impegnato a destreggiarsi in una foresta di lance
era
saltato sulla groppa e l’aveva imprigionata da dietro,
calandole sul petto una
catena che le aveva mozzato il fiato, e si era poi lasciato cadere
trascinandola con sé.
Per quel che riusciva a vedere il viso era solo una zona
d’ombra sotto il
cappuccio: la fece alzare e la spintonò via, verso un'altra
figura dal mantello
che stava in disparte dalla battaglia.
Vegeta aveva intanto preso la rincorsa insieme a Lodrion per andare a
sfoltire
un po’ il drappello.
Nella mischia, ogni volta che i due Sayan menavano un fendete si alzava
in aria
un turbine di braccia, gambe, mani, piedi, orecchie e altri pezzi di
soldato
che volavano in giro.
Anche Lodrion e Barod presero ad innaffiare di fiamme gli orli della
battaglia,
ma stranamente dai soldati o dai loro pezzi non colava sangue, e quando
ne
furono rimasti meno della metà, per l’aria
c’erano ancora le grida come di una
squadra intera.
Attaccavano venendo incontro tutti allo stesso modo, impetuosi, la
spada retta
a due mani sollevata in aria, si slanciavano in posizioni scomposte
senza
difendersi in più punti vitali.
Ad occhio erano una massa urlante di giovani inesperti, ma quando
Lodrion arse
l’ennesimo, improvvisamente tra le fiamme il soldato si
trasformò in un ceppo
sporco di nerofumo.
Tutti i pezzi di carne che c’erano a terra ora erano rametti,
frasche e radici
bruciacchiate.
Non c’era più traccia dei soldati ma le urla con
cui si incoraggiava a vicenda
c’erano ancora, anche se sembravano venire da lontano o dal
cielo, in un luogo
che non è nel mondo, come le voci dei fantasmi se non
già fossero stati
fantasmi che li avevano attaccati con i ceppi ed i cespugli.
Goku si appoggiò la spada sulla spalla, perplesso dalla
situazione.
Vegeta era irritato per lo stesso motivo per cui Goku era perplesso:
non capiva
lo scopo di una farsa così, e si guardava in giro come per
cercarne altri.
-Dov’è Bulma?-
Lodrion raspò la terra con gli artigli come per arrotarli.
Gli artigli di drago erano più graffianti di
un’ascia nuova smerigliata.
I suoi due rapitori la tenevano per l’estremità
della catena come un animale
selvatico e indomito a cui mettono per la prima volta il guinzaglio.
Strattonava in continuazione come la tiro alla fune, dove la fune era
una
catena ed il pianto le faceva già un groppo, ma teneva gli
occhi fissi e
immobili per non rischiare di farsi sfuggire le lacrime.
I due rapitori sembravano più deboli degli uomini di guerra,
quelli a cui erano
abituata erano grossi, molto spesso irsuti, e provocatori.
I corpi sotto quei sacchi larghi invece erano tanto sottili da non
riempire
abbastanza i mantelli e veloci e agili perché camminavano
talmente svelti che i
passi sembravano salti. Di loro le piaceva il fatto che fossero
così sobri e
riservati e che non la forzassero troppo.
Non le avevano rivolto la parola, ma ogni volta che inciampava o si
impigliava
in un rogo di spine, la aiutavano ad alzarsi o a liberarsi.
Ben presto si accorsero che se erano presi in singolar tenzone, lei ed
uno di
loro, al tiro alla fune, avrebbe di certo vinto lei e sarebbe riuscita
a
scappare, gambe in spalla e le catene ancora addosso.
“E no, adesso basta!” pensò, dentro di
lei schiamazzavano la rabbia e la paura
“non siamo mica in uno di quei romanzetti cavallereschi dove
le ragazze sono
buone solo ad essere prese in ostaggio!”
Con uno scatto di risolutezza riuscì a strappare via la
catena dalle loro mani:
per un momento il guinzaglio scivolò al primo e lei
riuscì quasi a fuggire, ma
l’incappucciato la riacchiappò al volo e
l’altro la aiutò a trascinarla via.
Mentre tirava nella sua direzione uno di loro si avvicinò e
lei, con le catene
un po’ allentate gli tirò una gomitata nelle
costole, e l’ignoto si sbilanciò e
cadde.
Dal cappuccio caduto uscì un onda di capelli biondi.
L’altra non ebbe più bisogno di trattenerla
perché i piedi di Bulma erano
inchiodati a terra, fissava il rapitore, che doveva essere giovane come
lei,
massaggiarsi le natiche per la culata ricevuta.
Era una giovane con un viso da ragazzino, la bocca carnosa, e la fronte
alta.
Strinse gli occhi, soffocata dal dolore, poi sollevò le
ciglia rade e alzò gli
occhi: erano neri, ma il fondo attorno alla pupilla era di un blu
talmente
intenso da rasentare il viola.
Si voltò subito verso l’altro e dal buio del
cappuccio uscì un sospiro e una
nuvoletta d’aria fredda.
L’incappucciato tirò indietro lentamente il
cappuccio e liberò la stessa onda
di capelli biodi, gli stessi occhi, le belle, folte sopracciglia
preoccupate e
un aria spaesata quanto Bulma.
Erano due ragazze gemelle, l’una a terra, seccata e
dolorante, l’atra in piedi
preoccupata.
Erano graziose, sulla punta del nasino avevano un pomo come dei
folletti ed
erano pallide e lattee.
-Che…ma…e allora?- disse sconnessamente.
La paura che le facevano sotto il cappuccio era bell’e
tramontata, e le pareva
che non avesse senso che una donna tenesse sotto le catene
un’altra donna: le
avrebbe seguite.
-Voi allora…perché…allora
perché mi avete…?- ed indicò le catene
con gli occhi
– e poi i soldati che fine…-
Quella che aveva dato la culata per terra, si alzò, si
spolverò con la mano il
mantello e la palandrana, i suoi occhi lanciarono a Bulma lampi di
risentimento
e poi, con le mani sui fianchi – era tutto un diversivo, i
tuoi amici non hanno
avuto problemi, ed ora hanno un bel po’ di legna per il fuoco
questa notte-
-Che?-
-Lascia stare, stanno bene- la ragazza calciò un sassolino
tentennando un po’
la testa.
-Allora- sorrise ironica e birichina -pensi di seguirci o dobbiamo
lasciarti la
catena?-
Bulma annuì e l’altra le tolse silenziosamente le
catene lasciandole un segno
rosso sulle braccia.
-Ci dispiace- disse quella che sembrava indecisa su come trattarla
–ma non
potevamo prevedere la tua reazione, così…-
Piazzate ai suoi lati come il suo seguito si accorse, camminando, che a
tratti
assomigliavano entrambe ad un ragazzo, anche se la forma femminile
delle labbra
non lasciava andito a dubbi.
Camminavano guardando entrambe a terra, come imbarazzate
dall’esito della
situazione.
-Così, visto che non sono più prigioniera, mi
direte dove mi state portando-
-Dalla sibilla Babalubà- disse la più sobria e
composta delle due, l’altra, che
camminava con le mani in tasca, a tratti saltellando da una roccia
all’altra
nel punti scoscesi, ridacchiò.
-Chiamala Baba la sibilla-
Bulma trasalì e strinse la piega del vestito dove conservava
sempre il
pendaglio con la luna.
Ringrazio infine chi con piacere o
una smorfia di
disgusto lascerà un segno del suo passaggio.
Ho un po’ trascurato dragonball in questi ultimi tempi,
ma…insomma…l’atmosfera in questa
sezione è un po’ spenta…
Non ho niente da dire a mia discolpa per essere così
corinicamente in ritardo.
A braccia aperte accolgo qualunque cosa vogliate
farmi: crocifissione, lapidazione, mutilazione, dissezione, mettermi al
centro di
un bel falò come le streghe…insomma, mi appello
alla vostra clemenza senza
difendermi…^^’
L’ispirazione languisce ancora, ma sono riuscita a
tirar fuori questo con un bel po’ di fatica e ripensamenti e
lanciando tanti
accidenti al mio pc scassato, che poverino ad un età
veneranda di sei anni è
ridotto un po’ uno straccio.
Se sei anni sembrano pochi per un computer in mia
difesa dico che ho scassato oggetti molto più importanti in
molto meno tempo (ma
cosa c’è di più
importante di un computer? nd voi).
Kamy: come vedi Barod non rispecchia a pieno Goku, è pur sempre un drago altezzoso e scorbutico, anche se più docile di Lodrion
Luna_07: dire "problemi con gli aggiornamenti" è dire poco, sono stati cinque lunghi mesi di limbo per questa storia, troverà mai la giusta conclusione?