Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: trullitrulli    05/12/2009    2 recensioni
Il suo unico talento era uccidere; amava sentire le ossa cedere, il sangue stillare dalle suture con l'imposizione delle sue mani. Una schiava di razza nobile gli cambierà la vita con un incantesimo, la sua maledizione...questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Diede di sproni e tallonate ai fianchi di Lodrion, questi riluttante scuoteva la testa e tentava di strappargli via le briglie dalle mani cercando di prenderle in bocca.
Alla fine dopo l’ennesima percossa delle redini e una buona tirata di morso Lodrion iniziò a staccarsi da terra, ma piuttosto infastidito e col volo che non era completamente in equilibrio.
Iniziò a salire verso il cielo sfruttando la spinta poderosa delle ali, ma a un tratto cominciarono a scendere lentamente: Lodrion si agitava perché sentiva qualcosa fuoriposto strisciargli addosso.
Ci fu un attimo in cui il drago cadde e Vegeta trattenne il respiro ma Lodrion sentì la cosa che gli si muoveva addosso sistemarsi meglio in modo da non sbilanciarlo.
Solo allora battendo forte le ali riprese la salita e incrementò la velocità, sfrecciando come una saetta tra le nuvole, inconsistenti al suo passaggio.
Vegeta sentì un paio braccia che lo afferravano e lo tiravano indietro, dapprima si spaventò perché pensò ad un tradimento e quasi scivolò dalla sella.
Fu solo quando Lodrion, infastidito dal trambusto sulla groppa, si inclinò paurosamente e Vegeta sentì un urletto soffocato e la stretta stringersi ancora di più che collegò il breve viaggio aleatorio alla giusta causa.
-Vegeta!- strillò l’intrusa contro la sua spalla, cazzo! pensò Vegeta, era talmente impaurita che la sua stretta era così forte da poter essere la presa da dietro di quei grossi lottatori irsuti delle montagne dell’est.
-Vegeta andiamo troppo veloce!- aveva le budella attorcigliate dall’adrenalina e dalla velocità.
-Hai voluto salire?- la sfidò senza voltarsi lui e accovacciandosi di più con tutto il corpo che aderiva alla schiena del drago.
Sistematosi in quella posizione Lodrion cadde a peso morto nel punto in cui la spinta delle ali si esaurì, finirono in picchiata con la vertiginosa, abissale sensazione di vuoto sotto di loro.
La caduta era retta, verticale, e velocissima.
Bulma urlava e con una mano si teneva salda a Vegeta, con l’altra aveva preso a tirargli i capelli indietro tanto che anche lui faceva fatica a tenersi attaccato a Lodrion senza farsi trascinare via.
I dettagli del paesaggio diventavano sempre più grandi, e quando già vedeva le onde del mare e sembrava che l’acqua non aspettasse altro che il loro schianto Lodrion si risollevò impennandosi.
Bulma, ormai salva, sentiva una sorta di sollievo euforico mescolato al pianto per la paura di morire.
Sarebbe comunque morta in un attimo eccitantissimo seppur vertiginosamente spaventoso, tagliando l’aria come una meteora.
Mentre assaporava la sua vita salva, vide un puntino indistinto, più nero della nuvola dove sfrecciavano, che aveva un paio d’ali.
Non era sicura che la vista non la ingannasse perché correvano per il cielo sempre ad altissima velocità ,col vento contro talmente forte da farle lacrimare gli occhi e le nuvole che le scorrevano addosso, ma giurò che da quel punto si staccò una figura che agitava un paio di braccia.

 
-Bulma!-
Le si slanciò incontro gettandosi di peso.
Bulma, stretta nell’abbraccio di quelle tenaglie, aveva le braccia esili bloccate e scalciava, sia felice che scomoda.
Contro un albero, a braccia conserte, stava Vegeta, impassibile, remoto e neppure sfiorato dal calore della scena.
Attese che le melensaggini di Goku finissero e che Bulma fosse di nuovo con le scarpine per terra prima di lanciare ad entrambi uno sguardo più che tagliente e infastidito.
Bulma restò un attimo spaventata e stupita, come fosse stata trapassata improvvisamente da una spada o come se un fulmine le fosse caduto ai piedi.
Goku o finse di non accorgersi di nulla, o proprio non si accorse di nulla, prima di massaggiarsi le gambe indolenzite e di dire ingenuamente.
-è faticoso fare un viaggio così lungo su un drago-

L’ingenuo, espansivo, e solare Goku, non si era fatto neanche per un momento una sola domanda sul perché lei fosse clandestinamente insieme a loro.
Goku era abituato a vivere alla giornata, apprezzando le cose belle e ritoccando con la spada spiacevoli inconvenienti come un’incursione soldatesca (il tutto senza provare il sanguinario gusto che ci trovava Vegeta, ma solo la soddisfazione più genuina di un lavoro ben eseguito).
Era esattamente da lui provare a sdrammatizzare una situazione imbarazzante con un commento del genere, riuscendoci alla perfezione.
Ed i casi allora erano due: o Goku era segretamente un genio del male, oppure era talmente immediato e semplice da metterla a suo agio anche con Vegeta che la fissava di sbieco.
Vegeta si staccò lentamente dal tronco, sciolto come sempre, camminò verso Lodrion, che tentava di scrollarsi dalla groppa la sella per i lunghi viaggi, gli afferrò le briglie e lo condusse verso il sentiero affettando sprezzante indifferenza.
“Si, gli piace fare il superiore” decise Bulma tra se e se camminandogli dietro.
-Gli piace fare il superiore- decise ad alta voce Goku, grattandosi la nuca, e mentre iniziava a camminare arrotolava sul
palmo della mano le briglie del suo drago a mo’ di guinzaglio.
Trasalì e sobbalzò come svegliata di soprassalto da un momento di distrazione.
-Cosa dobbiamo fare ora?- chiese.
Goku le sorrise alzando le spalle col suo fare più ingenuo.
-Lo sa Vegeta, è lui che è già stato qui. Sa lui dove si accampa il suo esercito. Da quel che sappiamo il re con altri soldati ha raggiunto le truppe che si erano già insediate nella costa da qualche mese. Fino al suo arrivo erano poche ed era solo una sortita esplorativa, non abbastanza da allarmare la gente di qua.-
-E poi- osservò Bulma –questo posto è disabitato-
-Si dice che ci abiti un vecchio eremita, con un paio di servi, li manda ogni tanto a fare avanti e indietro nella foresta, e non si sa cosa facciano-
-E tu queste cose le sai perché…?-
-Satàn Junior-
-Uhm?-
-Solo Junior, per noi…è un traditore dell’esercito del re, un disertore: spaccia informazioni ai ribelli. Una volte spacciate a noi, prima dell’assalto e dell’incendio, è tornato nella sua terra d’origine- allargò le braccia come se abbracciasse il sentiero, gli scogli e il mare –qui-.
Bulma, da una lontananza di sicurezza, gettava occhiate ansiose al drago Barod.
-Pensi che si lasci avvicinare?-
Barod era alto come due Goku, l’uno sulle spalle dell’altro: era molto più grosso di Lodrion e quando camminava strascicando pesantemente le zampe persino il suo padrone faticava a restare in equilibrio vicino a lui da quanto la terra tremava.
Insomma era difficile procedere con un bestione pigro e grosso come Barod, un drago che aveva la grazia di un branco di elefanti e alla minima provocazione poteva fare della foresta tutt’attorno un gigantesco falò.
Barod era quel tipo di drago che aveva la dote comune di poter eruttare dalla bocca un tornado di fuoco. Non tutti i draghi ci riuscivano, ma i pochi che non avevano la “dote del fuoco” potevano pareggiare le forze degli altri draghi con qualità meno comuni.
Ma irritare Barod, anche ingenuamente, era come accendere la miccia di una bomba, con un esito devastante.
Goku gli accarezzò il collo squamoso ed il drago si piegò ancora di più verso di lui per farsi coccolare come se fosse un gattino: ed era difficile sfiorare appena un drago dopo due anni da che te ne impadronivi!
Certo le forze in campo cambiavano se eri un Sayan.
-Sicuramente, se io ti do il permesso si lascerà anche accarezzare- e gli diede un buffetto scherzoso.
Barod era decisamente obbediente per essere un drago e non era così schizzinoso a farsi toccare dagli uomini come Lodrion, che non si sarebbe fatto avvicinare da nessuno neppure per obbedire a Vegeta.
Bulma camminò un po’ più vicino a Barod e stese il braccio per accarezzarlo, ma appena il drago ringhiò appena e mostrò le zanne lunghe come un pollice ritirò la mano come se l’aria attorno a Barod fosse incandescente.
-Avanti, Barod non farà il difficile, su…- e guardò significativamente il drago.
Bulma, col batticuore, stendeva il braccio un po’ alla volta.
Sembrava che tutta la tensione del suo corpo fosse nelle dita della mano, che temeva di vedersi staccata da un momento all’altro.
Barod tirava indietro la testa come un bambino che tentano di imboccare con un cucchiaio di broccoli.
-Barod! Non fare tanto l’orgoglioso, è solo una carezza-
Con uno sguardo risentito a Goku, come se gli stesse facendo un grave torto, abbassò il muso quel tanto che bastava per farlo accarezzare a Bulma.
-Allora? È così sgradevole?-
Il modo in cui Barod guardava Goku poteva benissimo dire “bada a non farne parola in giro” oppure “questa non me la dimentico”.

 
Camminavano da un paio d’ore su un sentiero che intersecava il bosco per tutta la sua lunghezza, sempre in una zona d’ombra sotto i rami.
Vegeta li precedeva camminando a qualche metro di distanza, silenzioso e scostante.
Lì nella terra oltre mare non aveva nevicato ma la frescura del bosco faceva intirizzire Bulma, che ora era salda in groppa al drago Barod.
Goku aveva felicemente proposto di non farla stancare troppo e Barod, capendo, ritenne indegno di lui fare il cavallo alla fanciulla, e la prese come un offesa personale.
Cominciò a tirare le briglie e sbuffare, e quando all’ennesimo strattone ruggì, Bulma vide in fondo alle fauci il guizzo di una scintilla o forse una fiammella piccola come la quella di un fiammifero.
Goku lo rimproverò con una sonora pacca e lo fissò talmente di sbieco che sembrò volerlo trapassare da parte a parte.
Ma alla fine, molte sgroppate, cadute e lividi dopo, Bulma era in sella, e si reggeva con due mani alla testa a due corna del drago.
Barod era solido e coriaceo, ma non aveva le belle sfumature di Lodrion che cambiavano gradazione col passare delle ore di luce.
Sulla groppa sentiva i muscoli lavorare sotto le sue gambe, ma ad ogni movimento brusco si spaventava e stringeva ancora di più e corna di Barod.
Goku era allegro, le labbra rasserenate, come sempre.
Forse era sicuro che Barod l’avesse già perdonato.
Vegeta invece aveva mantenuto il suo cadenzato passo di marcia, senza voltarsi mai in nessuna direzione, specialmente nella loro, con l’aria di chi non vuole dare a vedere che quel che succede gli interessi, anche se gli interessa eccome, ma non nel modo che qualcuno potrebbero pensare.
Il silenzio sostenuto e la distanza di dieci metri lo separavano da quella piccola isola di serenità rischiarata da Goku, in un modo che diceva: “Fosse per me non sarebbero qui. Io non c’entro niente con loro. Io non ho niente in comune con loro e la loro vicinanza è per me urticante”.
Ed in effetti ad ogni risatina sciocca di Bulma o Goku avvertiva la tensione nelle dita dalla voglia di strozzare entrambi.
Ma ora non era più sostenuto come prima, c’era qualcosa per aria, un pungolo nel suo istinto gli diceva di stare attento ad ogni cespuglio che frusciava in modo sospetto o a qualunque scricchiolio che poteva non essere solo i passi di un coniglietto.
Bulma lo vedeva voltarsi in una direzione e in un'altra e rallentare il passo per accertarsi che con la coda dell’occhio aveva visto un ramo dalla forma inquietante e non un braccio umano.
Le viscere le si liquefecero all’istante ad un boato trapana-timpani, poiall’improvviso tutto attorno a lei e a Goku era un gran sciamare di soldati dai cespugli al sentiero.
Si aggrappò ancora di più al collo di Barod e lanciò delle grida che salirono alle stelle quando si sentì calare una catena addosso che le bloccò le braccia.
Venne sbalzata via dal drago e diede una culata in terra sempre bloccata dalla catena.
Divincolandosi, stretta come un salame, vide che con lei era caduto nella polvere un guerriero incappucciato con un mantello informe che gli stava indosso come un sacco.
Aveva in mano l’estremità della catena.
Mentre il drago era impegnato a destreggiarsi in una foresta di lance era saltato sulla groppa e l’aveva imprigionata da dietro, calandole sul petto una catena che le aveva mozzato il fiato, e si era poi lasciato cadere trascinandola con sé.
Per quel che riusciva a vedere il viso era solo una zona d’ombra sotto il cappuccio: la fece alzare e la spintonò via, verso un'altra figura dal mantello che stava in disparte dalla battaglia.
Vegeta aveva intanto preso la rincorsa insieme a Lodrion per andare a sfoltire un po’ il drappello.
Nella mischia, ogni volta che i due Sayan menavano un fendete si alzava in aria un turbine di braccia, gambe, mani, piedi, orecchie e altri pezzi di soldato che volavano in giro.
Anche Lodrion e Barod presero ad innaffiare di fiamme gli orli della battaglia, ma stranamente dai soldati o dai loro pezzi non colava sangue, e quando ne furono rimasti meno della metà, per l’aria c’erano ancora le grida come di una squadra intera.
Attaccavano venendo incontro tutti allo stesso modo, impetuosi, la spada retta a due mani sollevata in aria, si slanciavano in posizioni scomposte senza difendersi in più punti vitali.
Ad occhio erano una massa urlante di giovani inesperti, ma quando Lodrion arse l’ennesimo, improvvisamente tra le fiamme il soldato si trasformò in un ceppo sporco di nerofumo.
Tutti i pezzi di carne che c’erano a terra ora erano rametti, frasche e radici bruciacchiate.
Non c’era più traccia dei soldati ma le urla con cui si incoraggiava a vicenda c’erano ancora, anche se sembravano venire da lontano o dal cielo, in un luogo che non è nel mondo, come le voci dei fantasmi se non già fossero stati fantasmi che li avevano attaccati con i ceppi ed i cespugli.
Goku si appoggiò la spada sulla spalla, perplesso dalla situazione.
Vegeta era irritato per lo stesso motivo per cui Goku era perplesso: non capiva lo scopo di una farsa così, e si guardava in giro come per cercarne altri.
-Dov’è Bulma?-
Lodrion raspò la terra con gli artigli come per arrotarli.
Gli artigli di drago erano più graffianti di un’ascia nuova smerigliata.

 
I suoi due rapitori la tenevano per l’estremità della catena come un animale selvatico e indomito a cui mettono per la prima volta il guinzaglio.
Strattonava in continuazione come la tiro alla fune, dove la fune era una catena ed il pianto le faceva già un groppo, ma teneva gli occhi fissi e immobili per non rischiare di farsi sfuggire le lacrime.
I due rapitori sembravano più deboli degli uomini di guerra, quelli a cui erano abituata erano grossi, molto spesso irsuti, e provocatori.
I corpi sotto quei sacchi larghi invece erano tanto sottili da non riempire abbastanza i mantelli e veloci e agili perché camminavano talmente svelti che i passi sembravano salti. Di loro le piaceva il fatto che fossero così sobri e riservati e che non la forzassero troppo.
Non le avevano rivolto la parola, ma ogni volta che inciampava o si impigliava in un rogo di spine, la aiutavano ad alzarsi o a liberarsi.
Ben presto si accorsero che se erano presi in singolar tenzone, lei ed uno di loro, al tiro alla fune, avrebbe di certo vinto lei e sarebbe riuscita a scappare, gambe in spalla e le catene ancora addosso.
“E no, adesso basta!” pensò, dentro di lei schiamazzavano la rabbia e la paura “non siamo mica in uno di quei romanzetti cavallereschi dove le ragazze sono buone solo ad essere prese in ostaggio!”
Con uno scatto di risolutezza riuscì a strappare via la catena dalle loro mani: per un momento il guinzaglio scivolò al primo e lei riuscì quasi a fuggire, ma l’incappucciato la riacchiappò al volo e l’altro la aiutò a trascinarla via.
Mentre tirava nella sua direzione uno di loro si avvicinò e lei, con le catene un po’ allentate gli tirò una gomitata nelle costole, e l’ignoto si sbilanciò e cadde.
Dal cappuccio caduto uscì un onda di capelli biondi.
L’altra non ebbe più bisogno di trattenerla perché i piedi di Bulma erano inchiodati a terra, fissava il rapitore, che doveva essere giovane come lei, massaggiarsi le natiche per la culata ricevuta.
Era una giovane con un viso da ragazzino, la bocca carnosa, e la fronte alta.
Strinse gli occhi, soffocata dal dolore, poi sollevò le ciglia rade e alzò gli occhi: erano neri, ma il fondo attorno alla pupilla era di un blu talmente intenso da rasentare il viola.
Si voltò subito verso l’altro e dal buio del cappuccio uscì un sospiro e una nuvoletta d’aria fredda.
L’incappucciato tirò indietro lentamente il cappuccio e liberò la stessa onda di capelli biodi, gli stessi occhi, le belle, folte sopracciglia preoccupate e un aria spaesata quanto Bulma.
Erano due ragazze gemelle, l’una a terra, seccata e dolorante, l’atra in piedi preoccupata.
Erano graziose, sulla punta del nasino avevano un pomo come dei folletti ed erano pallide e lattee.
-Che…ma…e allora?- disse sconnessamente.
La paura che le facevano sotto il cappuccio era bell’e tramontata, e le pareva che non avesse senso che una donna tenesse sotto le catene un’altra donna: le avrebbe seguite.
-Voi allora…perché…allora perché mi avete…?- ed indicò le catene con gli occhi – e poi i soldati che fine…-
Quella che aveva dato la culata per terra, si alzò, si spolverò con la mano il mantello e la palandrana, i suoi occhi lanciarono a Bulma lampi di risentimento e poi, con le mani sui fianchi – era tutto un diversivo, i tuoi amici non hanno avuto problemi, ed ora hanno un bel po’ di legna per il fuoco questa notte-
-Che?-
-Lascia stare, stanno bene- la ragazza calciò un sassolino tentennando un po’ la testa.
-Allora- sorrise ironica e birichina -pensi di seguirci o dobbiamo lasciarti la catena?-
Bulma annuì e l’altra le tolse silenziosamente le catene lasciandole un segno rosso sulle braccia.
-Ci dispiace- disse quella che sembrava indecisa su come trattarla –ma non potevamo prevedere la tua reazione, così…-
Piazzate ai suoi lati come il suo seguito si accorse, camminando, che a tratti assomigliavano entrambe ad un ragazzo, anche se la forma femminile delle labbra non lasciava andito a dubbi.
Camminavano guardando entrambe a terra, come imbarazzate dall’esito della situazione.
-Così, visto che non sono più prigioniera, mi direte dove mi state portando-
-Dalla sibilla Babalubà- disse la più sobria e composta delle due, l’altra, che camminava con le mani in tasca, a tratti saltellando da una roccia all’altra nel punti scoscesi, ridacchiò.
-Chiamala Baba la sibilla-
Bulma trasalì e strinse la piega del vestito dove conservava sempre il pendaglio con la luna.

 

 

 

Ringrazio infine chi con piacere o una smorfia di disgusto lascerà un segno del suo passaggio.
Ho un po’ trascurato dragonball in questi ultimi tempi, ma…insomma…l’atmosfera in questa sezione è un po’ spenta…
Non ho niente da dire a mia discolpa per essere così corinicamente in ritardo.
A braccia aperte accolgo qualunque cosa vogliate farmi: crocifissione, lapidazione, mutilazione, dissezione, mettermi al centro di un bel falò come le streghe…insomma, mi appello alla vostra clemenza senza difendermi…^^’
L’ispirazione languisce ancora, ma sono riuscita a tirar fuori questo con un bel po’ di fatica e ripensamenti e lanciando tanti accidenti al mio pc scassato, che poverino ad un età veneranda di sei anni è ridotto un po’ uno straccio.
Se sei anni sembrano pochi per un computer in mia difesa dico che ho scassato oggetti molto più importanti in molto meno tempo (ma cosa c’è di più 
importante di un computer? nd voi).

Ringraziamenti:

Kamy: come vedi Barod non rispecchia a pieno Goku, è pur sempre un drago altezzoso e scorbutico, anche se più docile di Lodrion

Luna_07: dire "problemi con gli aggiornamenti" è dire poco, sono stati cinque lunghi mesi di limbo per questa storia, troverà mai la giusta conclusione?

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: trullitrulli