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Autore: Sam_Rox88    06/12/2009    3 recensioni
Voldemort è caduto e il mondo magico torna a trascorrere giornate serene. Anche Hogwarts, con un nuovo preside, riapre le porte ai suoi studenti ed Harry, Ron, Hermione tornano fra le mura del castello per completare l'ultimo anno di studi. Ma uno strano articolo compare sulla Gazzetta del Profeta, una materia non sarà insegnata? E... a cosa sono dovuti quegli strani omicidi?
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Harry Potter and the Eyes Collector

Capitolo 21

 

Harry fece un grosso sforzo ma riuscì a Materializzarsi al limite dei confini di Hogsmeade, dal quale si sarebbe poi incamminato verso Hogwarts. Stringeva, avvolti in un rettangolo di stoffa strappato dalla sua tunica, gli occhi di Piton e il cuore di Silente, e li custodiva gelosamente tenendoseli al petto, nell’attesa di riconsegnarli ai propri proprietari. Il cammino verso il castello era abbastanza difficoltoso per un giovane che ha passato le sue ultime ore a combattere contro il male, cercando di salvare la propria vita e quella dell’intero mondo magico (riuscendo anche a sopravvivere). Era stanchissimo, ma percorreva ugualmente quel viottolo correndo, sebbene questo gli provocasse affanno. La prima persona che avrebbe abbracciato sarebbe stata lei, Ginny. Non vedeva l’ora di stringerla a sé come mai aveva fatto nella sua vita, non vedeva l’ora di leggere la gioia nei suoi occhi e poterla condividere con lei. Il suo pensiero poi corse a Ron e Hermione, del suo amico non aveva notizie, dal momento che non era riuscito ad irrompere nell’appartamento, e non riusciva ad immaginare cosa avesse dovuto affrontare; di Hermione invece ricordava che era svenuta, e sperava con tutto il cuore che la sua amica stesse bene. Anche il professor Beker aveva riportato una brutta ferita durante la loro permanenza in quell’appartamento, ma Harry era ciecamente convinto che il suo insegnante se l’era cavata egregiamente. Senza perdere tempo, immerso in tutti quei pensieri, e con le gambe che gli si muovevano da sole, continuava a camminare velocemente verso il castello…

 

 

La prima persona da cui pensò di correre Ginny, dopo aver ascoltato il racconto di Luna, fu suo fratello Ron. Raggiunse in fretta l’infermeria salendo i gradini a due alla volta, ed irruppe senza curarsi della disapprovazione di Madama Chips.

- Ron! – urlò, spalancando le porte dell’infermeria.

Il ragazzo dai capelli rossi si voltò di scatto, ed osservò sua sorella corrergli incontro fin quando non gli si gettò completamente addosso, abbracciandolo come mai aveva fatto in tutti gli anni in a cui erano cresciuti insieme.

- Ginny! Cosa c’è? Si tratta di Harry? Sta bene? – domandò a raffica Ron, senza riprendere fiato tra una domanda e l’altra.

La ragazza incrociò i suoi occhi con quelli del fratello, che poté scorgervi all’interno un’emozione soltanto lontanamente accostabile alla felicità: ciò che brillava ardente negli occhi di Ginny era qualcosa di molto più grande.

- Ce l’ha fatta Ron! Ha sconfitto Jahat, ed è salvo! –

Sul volto di Ron si disegnò un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.

- Grande! – esclamò – E adesso dov’è? – chiese ansioso.

- Tra poco sarà qui. – annunciò raggiante la giovane Weasley.

Una voce s’intromise dall’altro capo della corsia.

- Lo sapevo che ce l’avrebbe fatta! Che ti dicevo Ron? – disse una voce fioca, ma allegra.

Ginny e Ron spostarono i loro sguardi su colui che aveva preso la parola. Hubert Beker era disteso sul proprio letto, ancora abbastanza debole per rimettersi in piedi, e sorrideva debolmente, il sorriso più ampio che le sue forze gli concessero.

- E aveva ragione! – annuì Ron.

Stettero ancora qualche minuto ad esultare per Harry. Ginny era tutto un fremito, non vedeva l’ora di riabbracciarlo e tenerlo finalmente al suo fianco. Tutto quel tempo vissuto in ansia, lontano da lui, con la paura che gli potesse accadere qualcosa, l’aveva fatta vivere in un incubo; ed ora si stava destando da quel brutto sogno, stava provando un’ emozione della pari intensità di una rinascita. Quando la ragazza, Ron e Beker attutirono il loro entusiasmo, la concentrazione di Ginny cadde su Hermione, che giaceva ancora inerme sul letto accanto a quello di suo fratello; d’un tratto il suo viso si spense.

- Hermione non accenna a svegliarsi? – chiese con aria tranquilla, ma preoccupata.

Anche la luce sul volto di Ron si spense, e il ragazzo si voltò ad osservare la figura immobile della sua ragazza, distesa su quel letto senza alcun segno di vitalità.

- Dopo tutto Madama Chips ha detto che dobbiamo aspettare domani, quindi per il momento sono tranquillo. Domani sicuramente si risveglierà. – disse Ron, cercando di nascondere la sua preoccupazione, nel vano tentativo di abbozzare un sorriso, ma non ci riuscì molto bene.

 

 

- Presto Shacklebolt, mi segua! – urlava in tono ilare e allegro Aberforth, mentre correva verso l’ingresso del castello.

Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia, quasi non riusciva a stargli dietro.

- Quel ragazzo è davvero incredibile, lei non trova? – disse ansimando, mentre cercava  di tenere testa al preside di Hogwarts.

- Incredibile? Per la barba di Merlino, mio fratello non era mia un idiota, Kingsley! – e fece una breve pausa nella quale si soffermò a pensare su quanto di grandioso Albus Silente aveva fatto nella sua vita – Lui… l’ha sempre saputo! –

Un piccolo sorrisetto comparve sulle labbra del Ministro.

- Sa’ Aberforth? E’ quello che ho sempre pensato anch’io. –

- Non avrebbe mai lasciato tutto nelle mani di quel ragazzo se non fosse stato ciecamente convinto che sarebbe riuscito a salvare il mondo della Magia, e personalmente, io ho fatto altrettanto. Sapevo di potermi fidare di Harry. –

- Anche se ha temuto che non ce la facesse? – gli chiese schiettamente il Ministro, mentre si avvicinavano sempre di più all’ingresso.

- L’ho visto semplicemente in difficoltà, ma Harry è riuscito a cavarsela egregiamente anche senza il nostro aiuto. Certo, una piccola mano gli è stata data ma… come possiamo affermare che siano stati proprio mio fratello e il professor Piton ad aiutare Harry in questa circostanza, dal momento che sono morti? Quindi, secondo una visione superficiale delle cose, Harry ha fatto tutto da solo. –

Giunsero all’ingresso, e proprio nel momento in cui Aberforth spalancò l’immenso portone del castello di Hogwarts, comparve la sagome di Harry al limitare della foresta. Il giovane Grifondoro continuava a camminare, arrancando e con poco fiato, ma ciò non gli impediva di percorrere irremovibile la strada verso la sua tanto amata scuola.

- Eccolo! – annunciò Aberforth, con un sorriso che gli toccava le due estremità del viso.

Il preside cominciò a camminare velocemente in direzione del ragazzo, e quando gli fu di fronte, istintivamente, lo abbracciò, facendo bene attenzione a non danneggiare il fagotto che Harry stringeva tra le braccia.

- Professor Silente… - cercò di esordire Harry, ma il preside lo zittì, sciolse l’abbraccio, gli mise una mano sulla spalla, e con l’altra, portando l’indice dinanzi alle labbra, gli fece cenno di tacere.

- Mi dirai tutto a tempo debito Harry, in ogni minimo dettaglio. – concluse con una strizzata d’occhio.

Harry annuì debolmente, e notò Shacklebolt che sopraggiunse proprio in quel momento alle spalle di Aberforth.

- Complimenti Harry. – esclamò il Ministro della Magia.

- Grazie. – riuscì soltanto a dire Harry, ancora affannato.

- Ma devi essere esausto. – constatò Aberforth, ed allungò il suo braccio dietro il collo del suo studente – Andiamo, hai bisogno di riposo e di una bella Cioccorana secondo me. –

E così dicendo si avviarono nuovamente verso il castello.

 

 

 

Nel momento in cui Harry mise piede ad Hogwarts, una sensazione di pace e serenità lo pervase completamente, dal corpo allo spirito; si sentì finalmente leggero, e libero da ogni preoccupazione, con la consapevolezza di non aver più nulla a cui badare, a parte la propria felicità. Finalmente aveva fatto ritorno a casa. Guardò le grosse vetrate delle finestre, e accarezzò con gli occhi i corridoi in pietra, tutto ciò che apparteneva a quel castello, in quel momento, lo estasiava, perfino vedere Pix vorticare sopra la sua testa, nella Sala dell’Ingresso.

- Potter è tornato! Udite! Potter è tornato! – urlava il Poltergeist, annunciando a tutti la buona nuova.

Harry avrebbe voluto urlare, saltare, esternare la gioia che provava in quel momento, ma era troppo stanco per riuscirci, ed accolse quel caloroso benvenuto con un docile sorriso.

 

 

Nel momento stesso in cui udì la voce di Pix, Ron si fiondò giù dal letto.

- Che cosa sta facendo, signor Weasley? – lo rimproverò Madama Chips.

Ron non se ne curò minimamente, e s’appoggiò a Ginny, che provava i suoi stessi sentimenti, se non addirittura più forti.

- Mi perdoni, ma tra il marcire in questo letto e l’accogliere il mio migliore amico come un eroe, scelgo la seconda. – disse Ron in tono sfacciato, mentre lui e Ginny abbandonavano l’infermeria.

- Portategli i miei saluti! – urlò Beker dal suo letto, seguendo le sagome dei due giovani che scomparivano dietro lo specchio della porta.

 

 

Aberforth, sempre scortando Harry con un braccio appoggiato sulla sua spalla e con gli organi di Silente e Piton nell’altra mano, stava conducendo il giovane lungo i corridoi del castello, alle loro spalle Shacklebolt li seguiva fedelmente.

- Ginny, Ron e Hermione stanno bene? E il professor Beker? – chiese Harry ad Aberforth, che cercò di evadere la risposta.

Ma Harry non ebbe il tempo di soffermarsi sul fatto che Aberforth evitasse la sua domanda, dal momento che di fronte a lui apparvero due fratelli Weasley, che non vedeva l’ora di rivedere. Notò che Ron si aggrappava a sua sorella, aveva una gamba ferita, mentre Ginny, invece, appariva in perfetta forma. I suoi occhi si illuminarono nel momento stesso in cui la vide, e senza neanche ascoltare le parole di Aberforth, che stava asserendo su qualcosa di cui poco gli importava, si precipitò verso i due. Li strinse entrambi a sé, ma poi Ron si fece da parte, zoppicando e appoggiandosi alla parete, dando così l’opportunità ad Harry e Ginny di salutarsi a dovere. Fu un lungo e passionale abbraccio quello che li vide quasi fondersi l’uno con l’altra in quel corridoio buio. I loro corpi erano saldamente a contatto e premevano l’uno contro l’altro, come se stessero cercando di recuperare tutta la distanza che gli aveva separati fino a quel momento. Harry stava lì immobile, godendosi quel meraviglioso momento, che non riusciva ancora a credere di star vivendo davvero; si perdeva nel profumo dei capelli di Ginny, che tanto gli era mancato.

- Non sai quanto ho temuto. – singhiozzò Ginny, i cui occhi avevano preso a lacrimare senza che avesse neanche modo di accorgersene.

Harry le accarezzò dolcemente la testa.

- Anche io ho temuto… tanto. – affermò Harry in tono dolce – Avevo paura di perderti. – e la strinse ancor più forte, come per accertarsi che fosse realmente lì con lui – Più di ogni altra cosa, la mia paura non era quella di smettere di vivere, ma di non vivere più di te. –

Anche Ginny approfondì la stressa, e rimasero a lungo in silenzio, semplicemente abbracciati, sotto gli occhi di Ron, il preside, e il Ministro della Magia. Quando ebbero finalmente saziato la loro sete dell’altro, si guardarono finalmente negli occhi, Harry prese tra le mani il viso di Ginny, e subito dopo le stampò un profondo bacio sulle labbra, che durò svariati secondi. Shacklebolt e Aberforth, inizialmente perplessi, non poterono far a meno di sorridere compiaciuti, e Ron decise che un applauso era proprio ciò che occorreva.

Al sentire quel battito di mani, Harry e Ginny finalmente si staccarono, restando allo stesso tempo abbracciati a contemplarsi. Aberforth lanciò un’occhiata divertita al Ministro della Magia, anch’egli sufficientemente divertito.

- Ah… l’amour… - disse il preside con sorrisetto malizioso.

- Già. – si limitò a rispondere Shacklebolt, sorridendo anch’egli.

 

 

La voce di Pix che esultava a pieni polmoni era giunta fin nei sotterranei, dov’era situata la Sala di Ritrovo dei Serpeverde; Draco Malfoy era seduto svogliatamente su una poltroncina accanto al camino, e quasi saltò sull’attenti quando sentì le urla dei Poltergeist. Rimase qualche istante in silenzio, con l’orecchio teso, cercando di realizzare che cosa stesse avvenendo, quando un piccolo sorrisetto furbo si disegnò sul suo volto.

- Deve avere la sua buona stella da qualche parte. – affermò sorridendo compiaciuto.

Goyle lo guardò sospettoso, corrugando la fronte, si aspettava qualche commento dispregiativo da parte di Draco, o almeno qualche insulto nei confronti di Harry, e invece il biondino appariva quasi felice alla notizia dell’avvenuta ennesima vittoria di Harry Potter.

 

 

Le ore che portarono alla sera trascorsero molto velocemente; Harry era riuscito a salutare tutti i suoi compagni, ed era stato accolto come un eroe dai Grifondoro, tutti gli insegnanti si erano congratulati con lui, e alla fine lui e Ginny avevano ben pensato di appartarsi in un posto tranquillo per poter star insieme, godendo della pace più assoluta, e per consentire ad Harry di riposare. Quando calò la sera, Harry, che aveva riacquistato un po’ di forze, accompagnato da Ginny, risalì le scale del castello di Hogwarts per raggiungere l’infermeria, dove Ron era costretto a restare almeno per l’intera nottata, benché non ne avesse voglia. Spalancate per l’ennesima volta le porte dell’infermeria, Harry fu salutato calorosamente dal professor Beker, nonostante questo non fosse ancora nella condizione di alzarsi. Il suo studente preferito si trattenne a lungo a parlare con il suo insegnante che si congratulò più volte, brillando di orgoglio e d’ammirazione nei confronti di quello studente che era riuscito a superare tutti i suoi insegnamenti, e di cui, dopo tutto, non aveva mai dubitato. Subito dopo Harry si spostò dal letto di Beker a quello di Hermione, strinse fortemente la base d’acciaio e si immobilizzò a fissare la sua migliore amica priva di conoscenza, addormentata in un sonno profondo.

- Come sta? – chiese a Ron, senza distogliere lo sguardo da Hermione.

Ron, al contrario di quanto gli era stato ordinato da Madama Chips, non era al riposo, ma bensì seduto su una sedia accanto al letto di Hermione, stringendole la mano. Anche lui, al pari del suo amico, era immerso nel contemplare Hermione persa nel suo coma.

- Dicono che si risveglierà entro domattina. – disse sospirando. – Lo spero tanto. –

Harry stette qualche altro istante a meditare su quanto stava accadendo, e strinse ancor più forte la barriera del letto, poi la lasciò andare, ed allungò una mano sulla spalla di Ron.

- Vedrai che andrà tutto bene. –

Ron si voltò lentamente verso di lui, e gli rivolse un debole sorriso, come se non fosse pienamente convinto della previsione del suo amico.

 

 

Da quella sera era trascorsa una settimana. Le lezioni ad Hogwarts erano riprese regolarmente e per gli studenti del settimo anno incombeva opprimente il pensiero dei M.A.G.O.. La professoressa McGranitt non faceva che metterli quotidianamente sotto pressione, anche se mancavano ben più di cinque mesi agli esami. Ron, come annunciato da Madama Chips, aveva riacquistato il perfetto funzionamento della sua gamba, anche se per giorni si era mosso per la scuola aiutandosi con una stampella. Il professor Beker, dal canto suo, aveva impiegato un po’ più di tempo per ristabilirsi completamente, e riprendeva le sue lezioni proprio quel giorno, dopo una settima esatta dal suo risveglio. Era entusiasta di poter tornare a sedersi sulla sua cattedra per trattare i suoi studenti come suoi pari, era una cosa che lo divertiva tremendamente, anche se, la sua settimana di riabilitazione a letto, gli aveva donato un’aria ancor più ribelle e trasandata. La barba gli era cresciuta, ma aveva deciso di tenerla, e i capelli erano un po’ più lunghi del solito. Gli organi del professor Piton e di Albus Silente erano stati nuovamente depositati nelle loro tombe, e riconsegnati ai rispettivi proprietari, e come ci si aspettava, i ritratti dei due ex-presidi di Hogwarts tornarono ad animarsi. Aberforth poté nuovamente parlare con suo fratello, che gli confermò il suo intervento contro Jahat, mosso con l’aiuto del professor Piton.

- Non permetto a nessuno di vivere usando il mio cuore, siamo intesi. – aveva espresso schiettamente il ritratto di Albus Silente, con un sorriso.

Durante quella settimana, ad ogni modo, non c’erano state entusiasmanti novità; Aberforth aveva abbandonato numerose volte la scuola per mettere in chiaro alcune cose con il Ministro della Magia, ed accertarsi che ai Babbani venisse cancellato ogni ricordo di quanto avevano visto il giorno dell’attacco mosso dai jahati; erano una serie di trattative lunghe e noiose che vedevano in gioco anche il Ministro Babbano. Quel giorno però, la professoressa McGranitt, prima di cominciare la lezione di Trasfigurazione, invece del solito sproloquio sull’importanza dello studio e dei M.A.G.O., esordì con un annuncio che risollevò il morale di tutti.

- Vi comunico con somma gioia che, con l’aiuto del professor Hagrid, siamo finalmente riusciti a mettere a punto le pozioni guaritrici per tutti coloro che hanno subito un attacco da parte dei jahati. Indi per cui, tutte le persone che hanno perso i loro poteri, o la vista, potranno sottoporsi alla somministrazione di quest’antidoto. –

Harry, Ginny, Ron e Neville sorrisero entusiasti scambiandosi occhiate stracolme di gioia, tutti loro sapevano cosa significava, ma fu proprio la professoressa McGranitt a sottolinearlo.

- Ovviamente tengo a precisare, anche se i diretti interessati l’avranno già capito, che in questo modo anche la vostra compagna di Corvonero, Luna Lovegood, riacquisterà la vista. –

 

 

La giornata trascorse tranquillamente fino al suonare della campanella dell’ultima lezione. Harry, Ginny e Ron salutarono Neville, che andava parecchio di fretta, dovendo correre assolutamente da Luna, la quale si stava di certo sottoponendo all’antidoto della professoressa McGranitt fatto con sangue di Medhal. Mentre venivano superati dagli altri compagni, che uscivano gioiosi dall’ultima lezione della giornata, i tre si fermarono a parlare dinanzi alla porta dell’aula.

- Vai da Hermione? – chiese in tono serio Harry, che stringeva la mano a Ginny.

Ron annuì.

- Ormai passo le mie giornate in infermeria, ma non ce la faccio. –

Harry e Ginny restarono qualche istante in silenzio, osservando solennemente il ragazzo che gli stava di fronte.

- Capisco cosa vuoi dire. – annuì sospirando Harry.

- E’ difficile. – ammise Ron abbassando lo sguardo – Cerco di fare il possibile, le tengo la mano, le parlo, ma sembra che lei non mi ascolti neanche. Non credo che si renda conto di ciò che avviene intorno a lei mentre è priva di sensi. Madama Chips dice che è stabile, e non sembra dare alcun miglioramento. – e fece una piccola pausa quasi come per soffocare un singhiozzo – Mi sembra tutto inutile. –

- Non devi assolutamente pensarlo, Ron! – disse determinata Ginny.

- E’ vero – asserì Harry – Lei sa perfettamente che cosa stai facendo, avverte la tua presenza, e sta sicuro che si risveglierà soprattutto per questo… perché lei SI RISVEGLIERA’… hai capito bene? – e gli diede una pacca sulla spalla – Sei proprio tu che mi ha insegnato ad avere una visione positiva delle cose. Senza il tuo incoraggiamento molte volte sarei stato perduto, e adesso ti voglio ugualmente agguerrito, soprattutto in quest’occasione! E’ della tua ragazza che stiamo parlando! Vuoi che lei si risvegli scoprendo che la davi già per spacciata? Credimi, conoscendo Hermione, credo che si arrabbierà moltissimo! –

Ron ascoltò attentamente il discorso sincero di Harry, ed alzò lo sguardo, sorridendo. Non si trattava di un sorriso debole e finto, era piuttosto un sorriso fiducioso e colmo di speranza.

- Grazie Harry. –

Harry ricambiò il sorriso, quando alle sue spalle sopraggiunse il professor Beker, appena uscito dall’aula di Difesa contro le Arti Oscure.

- Ehi voi tre, che casini state combinando eh? Qual è il piano? Sentiamo! Giuro che non lo dirò alla professoressa McGranitt! – disse cercando di apparire quasi credibile.

Ginny, Harry e Ron gli lanciarono un’occhiata confusa ma divertita allo stesso tempo.

- Ma di che sta parlando? – chiese Ginny.

Beker sorrise amorevolmente.

- Mi divertivo a prendervi in giro. Vi dispiace se vi porto via Harry un secondo? –

Ron e Ginny scossero il capo.

- Faccia attenzione a riportarmelo tutto intero! – lo raccomandò Ginny.

Beker strizzò l’occhio e, subito dopo, si allontanò con Harry lungo il corridoio.

- Ti va se vengo con te? – chiese poi Ginny a suo fratello.

- Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo! Hermione ne sarà felice, credo sia stanca di sentire sempre e solo la mia voce. –

 

 

Beker condusse Harry in un’area del castello praticamente deserta, dinanzi a loro correva la lunga vetrata di un’alta finestra dalla quale si intravedeva lo splendido paesaggio nella quale era immersa Hogwarts. Harry ne fu quasi estasiato, dal momento che era tutto ricoperto di bianco.

- Credevo di conoscere tutto di Hogwarts dopo otto anni, e invece non ero mai stato qui. – esordì Harry.

Beker alzò le spalle.

- Credo che abbiamo costruito questa parte durante i lavori dell’anno scorso. C’era bisogno di un posto così. –

Harry annuì sorridendo, ma rimase in silenzio.

- Sei preoccupato per la tua amica Granger? – gli chiese il professore. – Il tuo amico Ron come sta? – aggiunse senza lasciargli il tempo di rispondere alla prima domanda.

Harry continuava a guardare fuori dalla finestra.

- Sono sicuro che Hermione si rimetterà. E’ forte, e con l’aiuto di Ron riuscirà a risvegliarsi. Le sta trasmettendo quanto più amore io abbia mai visto in tutta la mia vita. Quei due sono una delle cose più belle che io abbia mai visto. Non riuscivo a credere che due persone potessero amarsi così. E’ strano… conoscendoli fin da quando si sono visti per la prima volta… -

- E’ bello che tu dica queste cose dei tuoi amici. –

Harry si voltò verso il suo insegnante, sorridendo.

- Beh, è la verità. –

- Andrà tutto bene, vedrai. – concluse Beker, annuendo – Se davvero quei due si amano come dici, ed è giusto che stiano insieme, allora la forza del loro sentimento riuscirà a salvare entrambi, e a far risvegliare la tua amica. –

Harry annuì e poi si decise a chiedere a Beker il motivo per cui l’aveva condotto in disparte.

- Mi dica professore, di cosa voleva parlarmi? –

Beker alzò lo sguardo come se si fosse ricordato soltanto in quel momento delle cose che aveva intenzione di dire a Harry.

- Ah già già già. Beh, in realtà non è che io debba dirti poi molto, è solo che non abbiamo ancora avuto occasione di parlare io e te dopo ciò che è accaduto la settimana scorsa, o sbaglio? –

- Non sbaglia. –

Beker si fermò un momento come per riorganizzare le idee.

- Ecco… vedi Harry… prima di tutto volevo dirti che sono davvero orgoglioso di te. A dire il vero già lo ero quando ho avuto l’onore di diventare un tuo insegnante, ma da come hai dimostrato di saper affrontare Jahat, mi hai dato un motivo per esserlo ulteriormente. Credimi Harry, tu sei il miglior mago che io abbia conosciuto, e non sto scherzando. Ci sono momenti in cui arrivo a pensare che tu meglio di me occuperesti la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Ci hai mai pensato? –

Harry aprì appena le labbra per poter rispondere, ma quella di Beker era piuttosto una domanda retorica, e il professore continuò.

- Tu sei riuscito a sconfiggere la cosa che io ho cercato per anni. Inizialmente non volevo assolutamente che qualcuno si insidiasse in questa cosa, era stato il mio obiettivo per anni e avevo la presunzione di dover essere l’unico a sconfiggerla. Successivamente poi, e soprattutto per merito tuo, mi sono dovuto ricredere sul fatto che, se non sono riuscito per anni ad annientare Jahat, evidentemente era perché non ne ero in grado, e non dovevo essere io a sconfiggerlo. Certo, per me è stata dura accettare il fatto che dopo anni e anni di sforzi e duro lavoro, proprio io che tanto mi ero dedicato a questa causa, non possedessi i requisiti giusti per adempierla. Eppure Silente lo sapeva, credo che fosse a conoscenza del fatto che io non fossi in grado di sconfiggere Jahat, ma nonostante tutto aveva la piena fiducia in me, chissà magari credeva che potessi compiere un miracolo, ma ciò non è avvenuto, sono stato soltanto in grado di tenere a bada Jahat nello stesso momento in cui Voldemort qui tentava di riprendere il potere. – e in quel momento si rese conto di star scavando troppo a fondo nel suo passato – Perdonami Harry, ti sto inondando di parole. –

Harry scosse il capo.

- Si figuri, anzi, è un piacere ascoltarla. E poi lei non ha niente da rimproverarsi. –

Beker scosse il capo.

- Quello che più apprezzo in te è che nonostante tu sia praticamente il salvatore del mondo, e non soltanto quello magico, non ti monti minimamente la testa. E pensare che io ero completamente pieno di me quando, in realtà, contavo meno di zero. –

- Non vedo perché debba montarmi la testa considerato che non ho fatto nulla di speciale. Per l’ennesima volta, professore, non ho fatto tutto da solo, ho ricevuto una mano. E lei non conta meno di zero. –

- Troppo buono. Beh, che altro devo dirti Harry? Sono sicuro che diventerai un mago forse ancor più grande di Silente. –

- Adesso sta esagerando. – disse Harry sorridendo.

- Io invece sono sicuro che sarà così. –

 

 

Ron e Ginny erano giunti in infermeria, entrambi si collocarono ai rispettivi due lati del letto; Ginny accarezzò il lenzuolo e poi sfiorò delicatamente il braccio dell’amica, dopodiché spostò il suo sguardo dall’amica a suo fratello, e nuovamente da suo fratello all’amica. Ron, invece, teneva fisso lo sguardo su Hermione, e sfiorava le dita delle sue mani, con le sue. L’espressione di Ginny era solenne.

- Ormai sono passati giorni… - si limitò a dire, ma in quelle poche parole lasciava sottintendere molto di più.

Ron comprese benissimo lo stato d’animo di Ginny dal tono di quella frase, e sospirò.

- Credo che impazzirò. –

- Deve farcela, Ron. – lo motivò sua sorella.

- Se penso che Madama Chips aveva parlato di una sola notte. Nessuno ha ancora capito il motivo per cui non si è ancora risvegliata. Il professor Beker si è ripreso subito. –

- Ron! – incalzò Ginny – Le è stato maciullato un braccio! Ha perso molto sangue e non ha provveduto a stagnare immediatamente la ferita, è normale che abbia bisogno dei suoi tempi, e considerando le sue condizioni attuali, già dobbiamo ritenerci fortunati. – ed incrociò lo sguardo depresso di suo fratello – Poteva morirci… non ci pensi? –

Ron emise un impercettibile suono.

- Se non dovesse risvegliarsi, il risultato sarebbe il medesimo, non trovi? –

 

 

I Grifondoro si ritrovarono nuovamente tutti a tavola quella sera. Ron udì distrattamente Dean Thomas interrogare Neville che era seduto al suo fianco.

- Allora? Com’è andata? – chiese Dean eccitato.

Neville sfoderò un sorriso raggiante.

- E’ andato tutto per il meglio, anche se la professoressa McGranitt ha voluto che stesse a riposo. Non l’ho ancora vista. –

Ron dedusse che stessero parlando dell’intervento subito da Luna Lovegood per riacquistare la vista; stava proprio per fare qualche domanda a Neville, quando giunsero al tavolo Harry e Ginny tenendosi per mano; i due si sedettero proprio dinanzi a lui, e Ron fu quindi distratto dal suo intento iniziale, dimenticando sia Neville che Luna.

- Ah eccovi finalmente. – esclamò – Allora? Cosa ti ha detto Beker? – chiese.

Harry, di gran lunga affamato, cominciò con l’afferrare una fetta di pane dal piatto comune.

- Abbiamo parlato di quanto lui mi stimi e mi reputi un grande mago, per l’aver saputo sconfiggere qualcosa che lui ha rincorso per anni. – disse cercando di apparire modesto.

Ron sorrise debolmente.

- E smettila con questo tono da finto modesto che non ti crede nessuno. – disse poi ridendo e tirando un tovagliolo contro l’amico.

Harry raccolse la provocazione e rimandò il tovagliolo al mittente, ma le loro risate furono interrotte da una voce che giunse alle spalle di Harry.

- Ciao a tutti. – disse una debole ma acuta voce femminile.

Neville fu il primo a scattare in piedi e a precipitarsi al fianco della ragazza che si era appena avvicinata al tavolo dei Grifondoro.

- Luna! – esclamò buona parte dei presenti a gran voce.

- Come ti senti? – chiese Ginny alzandosi e portandosi accanto all’amica.

- Avanti Luna siediti con noi! – la invitò Ron.

La ragazza venne totalmente inondata dalla miriade di domande ed dagli abbracci dei suoi compagni.

- Allora? – le chiese Harry, quando la folla di disperse di nuovo lungo il tavolo – Com’è vederci di nuovo? –

Luna rimase qualche minuto in silenzio e prese ad osservare soffitto con aria sognante.

- Sai Harry? Per alcune cose, vedevo meglio prima. –

 

Continua…

 

 

Poche parole... ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia da mesi, siete sempre in tanti e vi adoro ^^ Ultimamente sto andando un po' a rilento... ma non ho davvero tempo. Pensavo di concludere la storia con il capitolo 21 ma a quanto pare i contenuti erano troppi e quindi credo che ci sarà un altro capitolo :) Il prossimo dovrebbe essere l'ultimo. Che altro dire? Perdonatemi per la prolungata assenza. Spero che la storia fino alla fine non vi deluda... un bacione! :* Sam

  
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