Harry Potter
and the Eyes Collector
Capitolo 21
Harry fece un grosso sforzo ma riuscì a Materializzarsi al limite dei confini di
Hogsmeade, dal quale si sarebbe poi incamminato verso Hogwarts. Stringeva,
avvolti in un rettangolo di stoffa strappato dalla sua tunica, gli occhi di
Piton e il cuore di Silente, e li custodiva gelosamente tenendoseli al petto,
nell’attesa di riconsegnarli ai propri proprietari. Il cammino verso il castello
era abbastanza difficoltoso per un giovane che ha passato le sue ultime ore a
combattere contro il male, cercando di salvare la propria vita e quella
dell’intero mondo magico (riuscendo anche a sopravvivere). Era stanchissimo, ma
percorreva ugualmente quel viottolo correndo, sebbene questo gli provocasse
affanno. La prima persona che avrebbe abbracciato sarebbe stata lei, Ginny. Non
vedeva l’ora di stringerla a sé come mai aveva fatto nella sua vita, non vedeva
l’ora di leggere la gioia nei suoi occhi e poterla condividere con lei. Il suo
pensiero poi corse a Ron e Hermione, del suo amico non aveva notizie, dal
momento che non era riuscito ad irrompere nell’appartamento, e non riusciva ad
immaginare cosa avesse dovuto affrontare; di Hermione invece ricordava che era
svenuta, e sperava con tutto il cuore che la sua amica stesse bene. Anche il
professor Beker aveva riportato una brutta ferita durante la loro permanenza in
quell’appartamento, ma Harry era ciecamente convinto che il suo insegnante se
l’era cavata egregiamente. Senza perdere tempo, immerso in tutti quei pensieri,
e con le gambe che gli si muovevano da sole, continuava a camminare velocemente
verso il castello…
…
La prima persona da cui pensò di correre Ginny, dopo aver ascoltato il racconto
di Luna, fu suo fratello Ron. Raggiunse in fretta l’infermeria salendo i gradini
a due alla volta, ed irruppe senza curarsi della disapprovazione di Madama
Chips.
- Ron! – urlò, spalancando le porte dell’infermeria.
Il ragazzo dai capelli rossi si voltò di scatto, ed osservò sua sorella
corrergli incontro fin quando non gli si gettò completamente addosso,
abbracciandolo come mai aveva fatto in tutti gli anni in a cui erano cresciuti
insieme.
- Ginny! Cosa c’è? Si tratta di Harry? Sta bene? – domandò a raffica Ron, senza
riprendere fiato tra una domanda e l’altra.
La ragazza incrociò i suoi occhi con quelli del fratello, che poté scorgervi
all’interno un’emozione soltanto lontanamente accostabile alla felicità: ciò che
brillava ardente negli occhi di Ginny era qualcosa di molto più grande.
- Ce l’ha fatta Ron! Ha sconfitto Jahat, ed è salvo! –
Sul volto di Ron si disegnò un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
- Grande! – esclamò – E adesso dov’è? – chiese ansioso.
- Tra poco sarà qui. – annunciò raggiante la giovane Weasley.
Una voce s’intromise dall’altro capo della corsia.
- Lo sapevo che ce l’avrebbe fatta! Che ti dicevo Ron? – disse una voce fioca,
ma allegra.
Ginny e Ron spostarono i loro sguardi su colui che aveva preso la parola. Hubert
Beker era disteso sul proprio letto, ancora abbastanza debole per rimettersi in
piedi, e sorrideva debolmente, il sorriso più ampio che le sue forze gli
concessero.
- E aveva ragione! – annuì Ron.
Stettero ancora qualche minuto ad esultare per Harry. Ginny era tutto un
fremito, non vedeva l’ora di riabbracciarlo e tenerlo finalmente al suo fianco.
Tutto quel tempo vissuto in ansia, lontano da lui, con la paura che gli potesse
accadere qualcosa, l’aveva fatta vivere in un incubo; ed ora si stava destando
da quel brutto sogno, stava provando un’ emozione della pari intensità di una
rinascita. Quando la ragazza, Ron e Beker attutirono il loro entusiasmo, la
concentrazione di Ginny cadde su Hermione, che giaceva ancora inerme sul letto
accanto a quello di suo fratello; d’un tratto il suo viso si spense.
- Hermione non accenna a svegliarsi? – chiese con aria tranquilla, ma
preoccupata.
Anche la luce sul volto di Ron si spense, e il ragazzo si voltò ad osservare la
figura immobile della sua ragazza, distesa su quel letto senza alcun segno di
vitalità.
- Dopo tutto Madama Chips ha detto che dobbiamo aspettare domani, quindi per il
momento sono tranquillo. Domani sicuramente si risveglierà. – disse Ron,
cercando di nascondere la sua preoccupazione, nel vano tentativo di abbozzare un
sorriso, ma non ci riuscì molto bene.
…
- Presto Shacklebolt, mi segua! – urlava in tono ilare e allegro Aberforth,
mentre correva verso l’ingresso del castello.
Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia, quasi non riusciva a stargli dietro.
- Quel ragazzo è davvero incredibile, lei non trova? – disse ansimando, mentre
cercava di tenere testa al preside
di Hogwarts.
- Incredibile? Per la barba di Merlino, mio fratello non era mia un idiota,
Kingsley! – e fece una breve pausa nella quale si soffermò a pensare su quanto
di grandioso Albus Silente aveva fatto nella sua vita – Lui… l’ha sempre saputo!
–
Un piccolo sorrisetto comparve sulle labbra del Ministro.
- Sa’ Aberforth? E’ quello che ho sempre pensato anch’io. –
- Non avrebbe mai lasciato tutto nelle mani di quel ragazzo se non fosse stato
ciecamente convinto che sarebbe riuscito a salvare il mondo della Magia, e
personalmente, io ho fatto altrettanto. Sapevo di potermi fidare di Harry. –
- Anche se ha temuto che non ce la facesse? – gli chiese schiettamente il
Ministro, mentre si avvicinavano sempre di più all’ingresso.
- L’ho visto semplicemente in difficoltà, ma Harry è riuscito a cavarsela
egregiamente anche senza il nostro aiuto. Certo, una piccola mano gli è stata
data ma… come possiamo affermare che siano stati proprio mio fratello e il
professor Piton ad aiutare Harry in questa circostanza, dal momento che sono
morti? Quindi, secondo una visione superficiale delle cose, Harry ha fatto tutto
da solo. –
Giunsero all’ingresso, e proprio nel momento in cui Aberforth spalancò l’immenso
portone del castello di Hogwarts, comparve la sagome di Harry al limitare della
foresta. Il giovane Grifondoro continuava a camminare, arrancando e con poco
fiato, ma ciò non gli impediva di percorrere irremovibile la strada verso la sua
tanto amata scuola.
- Eccolo! – annunciò Aberforth, con un sorriso che gli toccava le due estremità
del viso.
Il preside cominciò a camminare velocemente in direzione del ragazzo, e quando
gli fu di fronte, istintivamente, lo abbracciò, facendo bene attenzione a non
danneggiare il fagotto che Harry stringeva tra le braccia.
- Professor Silente… - cercò di esordire Harry, ma il preside lo zittì, sciolse
l’abbraccio, gli mise una mano sulla spalla, e con l’altra, portando l’indice
dinanzi alle labbra, gli fece cenno di tacere.
- Mi dirai tutto a tempo debito Harry, in ogni minimo dettaglio. – concluse con
una strizzata d’occhio.
Harry annuì debolmente, e notò Shacklebolt che sopraggiunse proprio in quel
momento alle spalle di Aberforth.
- Complimenti Harry. – esclamò il Ministro della Magia.
- Grazie. – riuscì soltanto a dire Harry, ancora affannato.
- Ma devi essere esausto. – constatò Aberforth, ed allungò il suo braccio dietro
il collo del suo studente – Andiamo, hai bisogno di riposo e di una bella
Cioccorana secondo me. –
E così dicendo si avviarono nuovamente verso il castello.
…
Nel momento in cui Harry mise piede ad Hogwarts, una sensazione di pace e
serenità lo pervase completamente, dal corpo allo spirito; si sentì finalmente
leggero, e libero da ogni preoccupazione, con la consapevolezza di non aver più
nulla a cui badare, a parte la propria felicità. Finalmente aveva fatto ritorno
a casa. Guardò le grosse vetrate delle finestre, e accarezzò con gli occhi i
corridoi in pietra, tutto ciò che apparteneva a quel castello, in quel momento,
lo estasiava, perfino vedere Pix vorticare sopra la sua testa, nella Sala
dell’Ingresso.
- Potter è tornato! Udite! Potter è tornato! – urlava il Poltergeist,
annunciando a tutti la buona nuova.
Harry avrebbe voluto urlare, saltare, esternare la gioia che provava in quel
momento, ma era troppo stanco per riuscirci, ed accolse quel caloroso benvenuto
con un docile sorriso.
…
Nel momento stesso in cui udì la voce di Pix, Ron si fiondò giù dal letto.
- Che cosa sta facendo, signor Weasley? – lo rimproverò Madama Chips.
Ron non se ne curò minimamente, e s’appoggiò a Ginny, che provava i suoi stessi
sentimenti, se non addirittura più forti.
- Mi perdoni, ma tra il marcire in questo letto e l’accogliere il mio migliore
amico come un eroe, scelgo la seconda. – disse Ron in tono sfacciato, mentre lui
e Ginny abbandonavano l’infermeria.
- Portategli i miei saluti! – urlò Beker dal suo letto, seguendo le sagome dei
due giovani che scomparivano dietro lo specchio della porta.
…
Aberforth, sempre scortando Harry con un braccio appoggiato sulla sua spalla e
con gli organi di Silente e Piton nell’altra mano, stava conducendo il giovane
lungo i corridoi del castello, alle loro spalle Shacklebolt li seguiva
fedelmente.
- Ginny, Ron e Hermione stanno bene? E il professor Beker? – chiese Harry ad
Aberforth, che cercò di evadere la risposta.
Ma Harry non ebbe il tempo di soffermarsi sul fatto che Aberforth evitasse la
sua domanda, dal momento che di fronte a lui apparvero due fratelli Weasley, che
non vedeva l’ora di rivedere. Notò che Ron si aggrappava a sua sorella, aveva
una gamba ferita, mentre Ginny, invece, appariva in perfetta forma. I suoi occhi
si illuminarono nel momento stesso in cui la vide, e senza neanche ascoltare le
parole di Aberforth, che stava asserendo su qualcosa di cui poco gli importava,
si precipitò verso i due. Li strinse entrambi a sé, ma poi Ron si fece da parte,
zoppicando e appoggiandosi alla parete, dando così l’opportunità ad Harry e
Ginny di salutarsi a dovere. Fu un lungo e passionale abbraccio quello che li
vide quasi fondersi l’uno con l’altra in quel corridoio buio. I loro corpi erano
saldamente a contatto e premevano l’uno contro l’altro, come se stessero
cercando di recuperare tutta la distanza che gli aveva separati fino a quel
momento. Harry stava lì immobile, godendosi quel meraviglioso momento, che non
riusciva ancora a credere di star vivendo davvero; si perdeva nel profumo dei
capelli di Ginny, che tanto gli era mancato.
- Non sai quanto ho temuto. – singhiozzò Ginny, i cui occhi avevano preso a
lacrimare senza che avesse neanche modo di accorgersene.
Harry le accarezzò dolcemente la testa.
- Anche io ho temuto… tanto. – affermò Harry in tono dolce – Avevo paura di
perderti. – e la strinse ancor più forte, come per accertarsi che fosse
realmente lì con lui – Più di ogni altra cosa, la mia paura non era quella di
smettere di vivere, ma di non vivere più di te. –
Anche Ginny approfondì la stressa, e rimasero a lungo in silenzio, semplicemente
abbracciati, sotto gli occhi di Ron, il preside, e il Ministro della Magia.
Quando ebbero finalmente saziato la loro sete dell’altro, si guardarono
finalmente negli occhi, Harry prese tra le mani il viso di Ginny, e subito dopo
le stampò un profondo bacio sulle labbra, che durò svariati secondi. Shacklebolt
e Aberforth, inizialmente perplessi, non poterono far a meno di sorridere
compiaciuti, e Ron decise che un applauso era proprio ciò che occorreva.
Al sentire quel battito di mani, Harry e Ginny finalmente si staccarono,
restando allo stesso tempo abbracciati a contemplarsi. Aberforth lanciò
un’occhiata divertita al Ministro della Magia, anch’egli sufficientemente
divertito.
- Ah… l’amour… - disse il preside con sorrisetto malizioso.
- Già. – si limitò a rispondere Shacklebolt, sorridendo anch’egli.
…
La voce di Pix che esultava a pieni polmoni era giunta fin nei sotterranei,
dov’era situata la Sala di Ritrovo dei Serpeverde; Draco Malfoy era seduto
svogliatamente su una poltroncina accanto al camino, e quasi saltò sull’attenti
quando sentì le urla dei Poltergeist. Rimase qualche istante in silenzio, con
l’orecchio teso, cercando di realizzare che cosa stesse avvenendo, quando un
piccolo sorrisetto furbo si disegnò sul suo volto.
- Deve avere la sua buona stella da qualche parte. – affermò sorridendo
compiaciuto.
Goyle lo guardò sospettoso, corrugando la fronte, si aspettava qualche commento
dispregiativo da parte di Draco, o almeno qualche insulto nei confronti di
Harry, e invece il biondino appariva quasi felice alla notizia dell’avvenuta
ennesima vittoria di Harry Potter.
…
Le ore che portarono alla sera trascorsero molto velocemente; Harry era riuscito
a salutare tutti i suoi compagni, ed era stato accolto come un eroe dai
Grifondoro, tutti gli insegnanti si erano congratulati con lui, e alla fine lui
e Ginny avevano ben pensato di appartarsi in un posto tranquillo per poter star
insieme, godendo della pace più assoluta, e per consentire ad Harry di riposare.
Quando calò la sera, Harry, che aveva riacquistato un po’ di forze, accompagnato
da Ginny, risalì le scale del castello di Hogwarts per raggiungere l’infermeria,
dove Ron era costretto a restare almeno per l’intera nottata, benché non ne
avesse voglia. Spalancate per l’ennesima volta le porte dell’infermeria, Harry
fu salutato calorosamente dal professor Beker, nonostante questo non fosse
ancora nella condizione di alzarsi. Il suo studente preferito si trattenne a
lungo a parlare con il suo insegnante che si congratulò più volte, brillando di
orgoglio e d’ammirazione nei confronti di quello studente che era riuscito a
superare tutti i suoi insegnamenti, e di cui, dopo tutto, non aveva mai
dubitato. Subito dopo Harry si spostò dal letto di Beker a quello di Hermione,
strinse fortemente la base d’acciaio e si immobilizzò a fissare la sua migliore
amica priva di conoscenza, addormentata in un sonno profondo.
- Come sta? – chiese a Ron, senza distogliere lo sguardo da Hermione.
Ron, al contrario di quanto gli era stato ordinato da Madama Chips, non era al
riposo, ma bensì seduto su una sedia accanto al letto di Hermione, stringendole
la mano. Anche lui, al pari del suo amico, era immerso nel contemplare Hermione
persa nel suo coma.
- Dicono che si risveglierà entro domattina. – disse sospirando. – Lo spero
tanto. –
Harry stette qualche altro istante a meditare su quanto stava accadendo, e
strinse ancor più forte la barriera del letto, poi la lasciò andare, ed allungò
una mano sulla spalla di Ron.
- Vedrai che andrà tutto bene. –
Ron si voltò lentamente verso di lui, e gli rivolse un debole sorriso, come se
non fosse pienamente convinto della previsione del suo amico.
…
Da quella sera era trascorsa una settimana. Le lezioni ad Hogwarts erano riprese
regolarmente e per gli studenti del settimo anno incombeva opprimente il
pensiero dei M.A.G.O.. La professoressa McGranitt non faceva che metterli
quotidianamente sotto pressione, anche se mancavano ben più di cinque mesi agli
esami. Ron, come annunciato da Madama Chips, aveva riacquistato il perfetto
funzionamento della sua gamba, anche se per giorni si era mosso per la scuola
aiutandosi con una stampella. Il professor Beker, dal canto suo, aveva impiegato
un po’ più di tempo per ristabilirsi completamente, e riprendeva le sue lezioni
proprio quel giorno, dopo una settima esatta dal suo risveglio. Era entusiasta
di poter tornare a sedersi sulla sua cattedra per trattare i suoi studenti come
suoi pari, era una cosa che lo divertiva tremendamente, anche se, la sua
settimana di riabilitazione a letto, gli aveva donato un’aria ancor più ribelle
e trasandata. La barba gli era cresciuta, ma aveva deciso di tenerla, e i
capelli erano un po’ più lunghi del solito. Gli organi del professor Piton e di
Albus Silente erano stati nuovamente depositati nelle loro tombe, e riconsegnati
ai rispettivi proprietari, e come ci si aspettava, i ritratti dei due ex-presidi
di Hogwarts tornarono ad animarsi. Aberforth poté nuovamente parlare con suo
fratello, che gli confermò il suo intervento contro Jahat, mosso con l’aiuto del
professor Piton.
- Non permetto a nessuno di vivere usando il mio cuore, siamo intesi. – aveva
espresso schiettamente il ritratto di Albus Silente, con un sorriso.
Durante quella settimana, ad ogni modo, non c’erano state entusiasmanti novità;
Aberforth aveva abbandonato numerose volte la scuola per mettere in chiaro
alcune cose con il Ministro della Magia, ed accertarsi che ai Babbani venisse
cancellato ogni ricordo di quanto avevano visto il giorno dell’attacco mosso dai
jahati; erano una serie di trattative lunghe e noiose che vedevano in gioco
anche il Ministro Babbano. Quel giorno però, la professoressa McGranitt, prima
di cominciare la lezione di Trasfigurazione, invece del solito sproloquio
sull’importanza dello studio e dei M.A.G.O., esordì con un annuncio che
risollevò il morale di tutti.
- Vi comunico con somma gioia che, con l’aiuto del professor Hagrid, siamo
finalmente riusciti a mettere a punto le pozioni guaritrici per tutti coloro che
hanno subito un attacco da parte dei jahati. Indi per cui, tutte le persone che
hanno perso i loro poteri, o la vista, potranno sottoporsi alla somministrazione
di quest’antidoto. –
Harry, Ginny, Ron e Neville sorrisero entusiasti scambiandosi occhiate stracolme
di gioia, tutti loro sapevano cosa significava, ma fu proprio la professoressa
McGranitt a sottolinearlo.
- Ovviamente tengo a precisare, anche se i diretti interessati l’avranno già
capito, che in questo modo anche la vostra compagna di Corvonero, Luna Lovegood,
riacquisterà la vista. –
…
La giornata trascorse tranquillamente fino al suonare della campanella
dell’ultima lezione. Harry, Ginny e Ron salutarono Neville, che andava parecchio
di fretta, dovendo correre assolutamente da Luna, la quale si stava di certo
sottoponendo all’antidoto della professoressa McGranitt fatto con sangue di
Medhal. Mentre venivano superati dagli altri compagni, che uscivano gioiosi
dall’ultima lezione della giornata, i tre si fermarono a parlare dinanzi alla
porta dell’aula.
- Vai da Hermione? – chiese in tono serio Harry, che stringeva la mano a Ginny.
Ron annuì.
- Ormai passo le mie giornate in infermeria, ma non ce la faccio. –
Harry e Ginny restarono qualche istante in silenzio, osservando solennemente il
ragazzo che gli stava di fronte.
- Capisco cosa vuoi dire. – annuì sospirando Harry.
- E’ difficile. – ammise Ron abbassando lo sguardo – Cerco di fare il possibile,
le tengo la mano, le parlo, ma sembra che lei non mi ascolti neanche. Non credo
che si renda conto di ciò che avviene intorno a lei mentre è priva di sensi.
Madama Chips dice che è stabile, e non sembra dare alcun miglioramento. – e fece
una piccola pausa quasi come per soffocare un singhiozzo – Mi sembra tutto
inutile. –
- Non devi assolutamente pensarlo, Ron! – disse determinata Ginny.
- E’ vero – asserì Harry – Lei sa perfettamente che cosa stai facendo, avverte
la tua presenza, e sta sicuro che si risveglierà soprattutto per questo… perché
lei SI RISVEGLIERA’… hai capito bene? – e gli diede una pacca sulla spalla – Sei
proprio tu che mi ha insegnato ad avere una visione positiva delle cose. Senza
il tuo incoraggiamento molte volte sarei stato perduto, e adesso ti voglio
ugualmente agguerrito, soprattutto in quest’occasione! E’ della tua ragazza che
stiamo parlando! Vuoi che lei si risvegli scoprendo che la davi già per
spacciata? Credimi, conoscendo Hermione, credo che si arrabbierà moltissimo! –
Ron ascoltò attentamente il discorso sincero di Harry, ed alzò lo sguardo,
sorridendo. Non si trattava di un sorriso debole e finto, era piuttosto un
sorriso fiducioso e colmo di speranza.
- Grazie Harry. –
Harry ricambiò il sorriso, quando alle sue spalle sopraggiunse il professor
Beker, appena uscito dall’aula di Difesa contro le Arti Oscure.
- Ehi voi tre, che casini state combinando eh? Qual è il piano? Sentiamo! Giuro
che non lo dirò alla professoressa McGranitt! – disse cercando di apparire quasi
credibile.
Ginny, Harry e Ron gli lanciarono un’occhiata confusa ma divertita allo stesso
tempo.
- Ma di che sta parlando? – chiese Ginny.
Beker sorrise amorevolmente.
- Mi divertivo a prendervi in giro. Vi dispiace se vi porto via Harry un
secondo? –
Ron e Ginny scossero il capo.
- Faccia attenzione a riportarmelo tutto intero! – lo raccomandò Ginny.
Beker strizzò l’occhio e, subito dopo, si allontanò con Harry lungo il
corridoio.
- Ti va se vengo con te? – chiese poi Ginny a suo fratello.
- Non c’è nemmeno bisogno di chiederlo! Hermione ne sarà felice, credo sia
stanca di sentire sempre e solo la mia voce. –
…
Beker condusse Harry in un’area del castello praticamente deserta, dinanzi a
loro correva la lunga vetrata di un’alta finestra dalla quale si intravedeva lo
splendido paesaggio nella quale era immersa Hogwarts. Harry ne fu quasi
estasiato, dal momento che era tutto ricoperto di bianco.
- Credevo di conoscere tutto di Hogwarts dopo otto anni, e invece non ero mai
stato qui. – esordì Harry.
Beker alzò le spalle.
- Credo che abbiamo costruito questa parte durante i lavori dell’anno scorso.
C’era bisogno di un posto così. –
Harry annuì sorridendo, ma rimase in silenzio.
- Sei preoccupato per la tua amica Granger? – gli chiese il professore. – Il tuo
amico Ron come sta? – aggiunse senza lasciargli il tempo di rispondere alla
prima domanda.
Harry continuava a guardare fuori dalla finestra.
- Sono sicuro che Hermione si rimetterà. E’ forte, e con l’aiuto di Ron riuscirà
a risvegliarsi. Le sta trasmettendo quanto più amore io abbia mai visto in tutta
la mia vita. Quei due sono una delle cose più belle che io abbia mai visto. Non
riuscivo a credere che due persone potessero amarsi così. E’ strano…
conoscendoli fin da quando si sono visti per la prima volta… -
- E’ bello che tu dica queste cose dei tuoi amici. –
Harry si voltò verso il suo insegnante, sorridendo.
- Beh, è la verità. –
- Andrà tutto bene, vedrai. – concluse Beker, annuendo – Se davvero quei due si
amano come dici, ed è giusto che stiano insieme, allora la forza del loro
sentimento riuscirà a salvare entrambi, e a far risvegliare la tua amica. –
Harry annuì e poi si decise a chiedere a Beker il motivo per cui l’aveva
condotto in disparte.
- Mi dica professore, di cosa voleva parlarmi? –
Beker alzò lo sguardo come se si fosse ricordato soltanto in quel momento delle
cose che aveva intenzione di dire a Harry.
- Ah già già già. Beh, in realtà non è che io debba dirti poi molto, è solo che
non abbiamo ancora avuto occasione di parlare io e te dopo ciò che è accaduto la
settimana scorsa, o sbaglio? –
- Non sbaglia. –
Beker si fermò un momento come per riorganizzare le idee.
- Ecco… vedi Harry… prima di tutto volevo dirti che sono davvero orgoglioso di
te. A dire il vero già lo ero quando ho avuto l’onore di diventare un tuo
insegnante, ma da come hai dimostrato di saper affrontare Jahat, mi hai dato un
motivo per esserlo ulteriormente. Credimi Harry, tu sei il miglior mago che io
abbia conosciuto, e non sto scherzando. Ci sono momenti in cui arrivo a pensare
che tu meglio di me occuperesti la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Ci
hai mai pensato? –
Harry aprì appena le labbra per poter rispondere, ma quella di Beker era
piuttosto una domanda retorica, e il professore continuò.
- Tu sei riuscito a sconfiggere la cosa che io ho cercato per anni. Inizialmente
non volevo assolutamente che qualcuno si insidiasse in questa cosa, era stato il
mio obiettivo per anni e avevo la presunzione di dover essere l’unico a
sconfiggerla. Successivamente poi, e soprattutto per merito tuo, mi sono dovuto
ricredere sul fatto che, se non sono riuscito per anni ad annientare Jahat,
evidentemente era perché non ne ero in grado, e non dovevo essere io a
sconfiggerlo. Certo, per me è stata dura accettare il fatto che dopo anni e anni
di sforzi e duro lavoro, proprio io che tanto mi ero dedicato a questa causa,
non possedessi i requisiti giusti per adempierla. Eppure Silente lo sapeva,
credo che fosse a conoscenza del fatto che io non fossi in grado di sconfiggere
Jahat, ma nonostante tutto aveva la piena fiducia in me, chissà magari credeva
che potessi compiere un miracolo, ma ciò non è avvenuto, sono stato soltanto in
grado di tenere a bada Jahat nello stesso momento in cui Voldemort qui tentava
di riprendere il potere. – e in quel momento si rese conto di star scavando
troppo a fondo nel suo passato – Perdonami Harry, ti sto inondando di parole. –
Harry scosse il capo.
- Si figuri, anzi, è un piacere ascoltarla. E poi lei non ha niente da
rimproverarsi. –
Beker scosse il capo.
- Quello che più apprezzo in te è che nonostante tu sia praticamente il
salvatore del mondo, e non soltanto quello magico, non ti monti minimamente la
testa. E pensare che io ero completamente pieno di me quando, in realtà, contavo
meno di zero. –
- Non vedo perché debba montarmi la testa considerato che non ho fatto nulla di
speciale. Per l’ennesima volta, professore, non ho fatto tutto da solo, ho
ricevuto una mano. E lei non conta meno di zero. –
- Troppo buono. Beh, che altro devo dirti Harry? Sono sicuro che diventerai un
mago forse ancor più grande di Silente. –
- Adesso sta esagerando. – disse Harry sorridendo.
- Io invece sono sicuro che sarà così. –
…
Ron e Ginny erano giunti in infermeria, entrambi si collocarono ai rispettivi
due lati del letto; Ginny accarezzò il lenzuolo e poi sfiorò delicatamente il
braccio dell’amica, dopodiché spostò il suo sguardo dall’amica a suo fratello, e
nuovamente da suo fratello all’amica. Ron, invece, teneva fisso lo sguardo su
Hermione, e sfiorava le dita delle sue mani, con le sue. L’espressione di Ginny
era solenne.
- Ormai sono passati giorni… - si limitò a dire, ma in quelle poche parole
lasciava sottintendere molto di più.
Ron comprese benissimo lo stato d’animo di Ginny dal tono di quella frase, e
sospirò.
- Credo che impazzirò. –
- Deve farcela, Ron. – lo motivò sua sorella.
- Se penso che Madama Chips aveva parlato di una sola notte. Nessuno ha ancora
capito il motivo per cui non si è ancora risvegliata. Il professor Beker si è
ripreso subito. –
- Ron! – incalzò Ginny – Le è stato maciullato un braccio! Ha perso molto sangue
e non ha provveduto a stagnare immediatamente la ferita, è normale che abbia
bisogno dei suoi tempi, e considerando le sue condizioni attuali, già dobbiamo
ritenerci fortunati. – ed incrociò lo sguardo depresso di suo fratello – Poteva
morirci… non ci pensi? –
Ron emise un impercettibile suono.
- Se non dovesse risvegliarsi, il risultato sarebbe il medesimo, non trovi? –
…
I Grifondoro si ritrovarono nuovamente tutti a tavola quella sera. Ron udì
distrattamente Dean Thomas interrogare Neville che era seduto al suo fianco.
- Allora? Com’è andata? – chiese Dean eccitato.
Neville sfoderò un sorriso raggiante.
- E’ andato tutto per il meglio, anche se la professoressa McGranitt ha voluto
che stesse a riposo. Non l’ho ancora vista. –
Ron dedusse che stessero parlando dell’intervento subito da Luna Lovegood per
riacquistare la vista; stava proprio per fare qualche domanda a Neville, quando
giunsero al tavolo Harry e Ginny tenendosi per mano; i due si sedettero proprio
dinanzi a lui, e Ron fu quindi distratto dal suo intento iniziale, dimenticando
sia Neville che Luna.
- Ah eccovi finalmente. – esclamò – Allora? Cosa ti ha detto Beker? – chiese.
Harry, di gran lunga affamato, cominciò con l’afferrare una fetta di pane dal
piatto comune.
- Abbiamo parlato di quanto lui mi stimi e mi reputi un grande mago, per l’aver
saputo sconfiggere qualcosa che lui ha rincorso per anni. – disse cercando di
apparire modesto.
Ron sorrise debolmente.
- E smettila con questo tono da finto modesto che non ti crede nessuno. – disse
poi ridendo e tirando un tovagliolo contro l’amico.
Harry raccolse la provocazione e rimandò il tovagliolo al mittente, ma le loro
risate furono interrotte da una voce che giunse alle spalle di Harry.
- Ciao a tutti. – disse una debole ma acuta voce femminile.
Neville fu il primo a scattare in piedi e a precipitarsi al fianco della ragazza
che si era appena avvicinata al tavolo dei Grifondoro.
- Luna! – esclamò buona parte dei presenti a gran voce.
- Come ti senti? – chiese Ginny alzandosi e portandosi accanto all’amica.
- Avanti Luna siediti con noi! – la invitò Ron.
La ragazza venne totalmente inondata dalla miriade di domande ed dagli abbracci
dei suoi compagni.
- Allora? – le chiese Harry, quando la folla di disperse di nuovo lungo il
tavolo – Com’è vederci di nuovo? –
Luna rimase qualche minuto in silenzio e prese ad osservare soffitto con aria
sognante.
- Sai Harry? Per alcune cose, vedevo
meglio prima. –
Continua…
Poche parole... ringrazio tutti coloro che continuano a seguire questa storia da mesi, siete sempre in tanti e vi adoro ^^ Ultimamente sto andando un po' a rilento... ma non ho davvero tempo. Pensavo di concludere la storia con il capitolo 21 ma a quanto pare i contenuti erano troppi e quindi credo che ci sarà un altro capitolo :) Il prossimo dovrebbe essere l'ultimo. Che altro dire? Perdonatemi per la prolungata assenza. Spero che la storia fino alla fine non vi deluda... un bacione! :* Sam