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Autore: Karmilla    09/12/2009    4 recensioni
“Oh, Georgie! Scusami. Io non avevo capito. Mi sono lasciato prendere dal mio rancore e non ho mai pensato che potesse esserci un'altra spiegazione. Ma se le cose stanno così...allora...possiamo ricominciare?”
Georgie alzò lo sguardo e fissò quegli occhi azzurri dei quali era stata tanto innamorata, ma all'istante si sovrapposero ad essi due occhi blu scuri come l'oceano tanto amato dalla persona alla quale appartenevano, una persona che ormai faceva parte di ogni fibra di Georgie.
“No, Lowell. Io non tornerò più indietro. Io voglio andare avanti. Voglio tornare in Australia con Abel. E con Arthur, non appena guarirà.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passata più di una settimana da quando Arthur era stato liberato, ma purtroppo la strada per lui era ancora in salita. Il medico passava tutti i giorni, ma non poteva far altro che ripetere quello che aveva già detto la prima volta che lo aveva visto: il periodo di disintossicazione sarebbe stato lungo, doloroso sia per lui che per quelli che gli sarebbero stati vicino, ci sarebbero stati momenti molto brutti ai quali nessuno era preparato e Georgie sottovalutò le parole del dottore.

Era nella stanza di Arthur, gli teneva la mano sperando che si svegliasse, cosa che in quei giorni era capitata poche volte a dire il vero. Aveva voglia di parlargli, di sentire la sua voce chiamarla di nuovo come era accaduto la prima volta che aveva ripreso conoscenza, quando l'aveva subito riconosciuta e aveva pianto tra le sue braccia.

Era seduta sul letto, gli accarezzava i capelli, lo chiamava dolcemente e non si accorse subito che Abel era entrato nella stanza e osservava con dolcezza quella scena, ma quando si voltò lo trovò con le braccia incrociate, appoggiato all'uscio.

“Abel, che ci fai lì impalato?” gli chiese arrossendo.

“Nulla, vi osservavo. E' stato come tornare indietro negli anni. Mi ricordo ancora quando Arthur si ammalò e tu lo vegliasti per giorni, nonostante la mamma ti sgridasse.”

“Già, la mamma.... Purtroppo le sue paure erano vere, io ho distrutto la sua famiglia...”

Abel le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle.

“Non dire così, ricordati le sue ultime parole. E' stato Arthur a scrivercele. Lei è stata felice grazie a noi tre, i suoi tre figli.”

“Sì, scusa Abel, hai ragione tu. Mi sono solo fatta prendere dalla tristezza per Arthur...”

In quel momento un lamento li distrasse, Arthur si stava svegliando e i due attesero con trepidazione, ma si accorsero subito che qualcosa non andava quando aprì gli occhi.

Arthur fissava il vuoto, non sbatteva le palpebre e teneva gli occhi spalancati, vuoti, spenti.

“Arthur...” sussurrò Georgie.

Arthur si scosse, con un solo gesto si mise a sedere rannicchiando le ginocchia al petto, dopodiché si mise ad urlare.

“Via! Andate via! Non mi toccate, lasciatemi stare!”

“Arthur! Sono io, Georgie!” lo chiamò lei, sconvolta.

Arthur si fece se possibile ancora più piccolo in quella posizione chiusa a riccio.

“Via ho detto! Non voglio che nessuno mi tocchi più! Basta, lasciatemi impazzire, fatemi morire!”

Abel cercò di intervenire, allontanò Georgie dal letto e provò ad afferrare un braccio del fratello, parlandogli con dolcezza, ma questi prese un abat-jour che era sul comodino e gliela scaraventò addosso, mancandolo di un soffio.

“Georgie, presto, vai via di qui e chiama aiuto, svelta!” le ordinò Abel.

Sebbene impietrita dal terrore, Georgie trovò la forza di muoversi e corse da suo padre, che essendo stato avvisato dal dottore delle possibili crisi di astinenza di Arthur, riuscì a calmarlo con l'aiuto di Abel e dopo averlo immobilizzato gli fece un'iniezione con un calmante che lo riaddormentò.

Abel rimase con suo fratello per un tempo interminabile, finché Georgie entrò nella stanza e lo chiamò.

“Abel...sei qui da ore.”

“Scusami Georgie, ma non ce la faccio a lasciarlo solo.”

Si voltò verso di lei e vide che era pallida.

“Hai avuto paura?”

“Sì, molta. Non credevo che una crisi potesse trasformarlo così. Ho avuto paura per lui e per te, ha cercato di aggredirti!”

“Non era in sé. Dio solo sa che inferno ha vissuto. Maledetto Irwin, spero che presto abbia la punizione che merita!”

“A proposito di Irwin, Arthur è l'unico che possa farlo imprigionare, ma in queste condizioni non potrà mai testimoniare, il processo è tra una settimana. Dangering è fuori gioco, ma suo figlio no...”

“Lo so, Georgie. Dobbiamo solo sperare che Arthur riesca a riprendersi un po'.”

“Già.”

Georgie rimase per un po' di tempo a fissare Abel e scoprì di avere una voglia incredibile di abbracciarlo e farsi abbracciare. Si vergognò di quei pensieri che lei giudicò così inopportuni date le condizioni di Arthur e non si accorse che Abel la stava guardando.

“Georgie? Cosa c'è?”

“Eh? Nulla...perché?”

“Hai di nuovo quell'aria sognante che avevi al ballo. Ho idea che tu mi stia nascondendo qualcosa...”

“Ma no, che dici!”

“Non mentire, lo sai che ti conosco meglio di chiunque altro.”

Aveva ragione, lui era l'unico che sapeva leggerle dentro, che aveva cercato di avvisarla su Lowell dicendole chiaro in faccia quella verità che lei stessa sapeva ma non aveva mai voluto ammettere, che le aveva detto che solo lui era l'unico che avrebbe mai potuto farla felice.

Georgie cercò una scusa per cambiare discorso.

“Davvero Abel, non c'è nulla. Pensavo all'Australia, a noi tre bambini, al fatto che, come adesso, tu ti sei sempre preso cura di noi. Abel, grazie per tutto quello che hai fatto per noi, e per me. Non te lo avevo mai detto finora.”

Abel si alzò e le si parò di fronte.

“Non mi devi ringraziare di nulla. Dalla prima volta che ti ho visto ho capito che tu saresti stata la mia unica ragione di vita, e questo non cambierà mai.”

Questa volta Georgie non distolse lo sguardo da quello di Abel, rimase a fissarlo negli occhi, rendendosi conto che stava arrossendo e tremando. Sentì il cuore accelerare i battiti quando lui le si avvicinò e le strinse le braccia attorno alla vita, ma non se ne andò, si appoggiò al suo petto e sentì il cuore di Abel battere veloce come il suo.

Sì, è questa la mia vita! Qui tra le braccia di Abel, lasciandomi scaldare dal tepore del suo corpo, sentendo il suo cuore battere come il mio. Ho deciso, voglio vivere con Abel per sempre. Devo trovare il coraggio di confessarglielo...

“Abel...io...io ti...”

Un fruscio dal letto li interruppe.

“Georgie, Abel...”

Abel si voltò di scatto verso il fratello, che finalmente si era svegliato.

“Arthur! Finalmente sei sveglio! Come stai, fratello?”

“Insomma.... Mi sento molto debole e intontito. Abel, ma cosa mi è successo?”

“Stai calmo adesso, ci sarà tutto il tempo per raccontarti tutto. Ora pensa a guarire.”

Abel era raggiante nel vedere il fratello finalmente lucido e in sé e Georgie li osservava rapita.

“Arthur, vado a prenderti un thé caldo, ti lascio qui con Georgie.”

“Va bene, Abel, vai pure. Noi due faremo due chiacchiere, vero Georgie?”

“Georgie! Mi raccomando, non farlo stancare, quando inizi a parlare tu non ti fermi più!”, la ammonì Abel.

“Stai tranquillo fratello, se per caso mi stanco la caccio via!”

“Abel, Arthur! Smettetela di trattarmi come se fossi ancora una bambina!” urlò Georgie puntando i piedi. I due risero e Abel li lasciò promettendo di tornare il prima possibile.

Arthur guardò Georgie con i suoi grandi occhi luminosi e la invitò a sedersi sul letto con lui, poi l'abbraccio e le chiese senza preamboli:

“Allora Georgie, quando hai intenzione di dire ad Abel che ti sei innamorata di lui?”

Georgie lo guardò perplessa.

“Arthur...ma come hai fatto...”

“Ero sveglio già da un po' e vi ho osservato. Sono felice per voi, davvero. E' bello vederti così, e credo che per Abel sia il coronamento di un sogno.”

Georgie si sentiva le guance in fiamme e se le toccò con le mani.

“Oddio Arthur, è così evidente?”

“Per me sì”, le disse sorridendo “vi conosco da sempre. E poi, Georgie, in tutti i momenti di incoscienza mi è sempre sembrato di sentire la tua voce che mi raccontava un sacco di cose.”

“E' vero, Arthur, l'ho fatto tante volte.”

“E mi hai anche parlato dei tuoi sentimenti per Abel, vero? Mi sembra di saperlo già da un po'...”

“Sì, Arthur. Allora mi sentivi?”

“Sì, e non sai quanto mi hai aiutato, Georgie! Per questo quando mi sono svegliato non mi sono stupito di vedervi qui con me, e appena mi sono reso conto di quello che stava succedendo ho voluto vedere se avevo ragione. Beh, a dir la verità ero troppo debole per parlare e ci ho messo un po' ad articolare la voce, ma direi che per quel che ho visto ne è valsa la pena!”

“Arthur...”, disse lei, sempre più imbarazzata.

“Sei adorabile, sorellina!” le disse schioccandole un bacio sulla fronte, “ma adesso cerca di trovare il momento adatto per dirglielo.”

Georgie non gli rispose, ma si strinse a lui abbracciandolo forte. Aveva appena ritrovato suo fratello, tutto il resto sarebbe venuto da sé.






Angolo dell'autrice:

Grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo della mia ff.

Medusa: Una mia vecchia conoscenza, che bello ritrovarti anche qui! Sono d'accordo con te sui manga/anime di Lady Oscar e Georgie, anche io preferisco l'anime nel primo caso e il manga nel secondo, anzi ho da poco letto il quarto volume e sono rimasta davvero basita, una storia splendida e tragica che mi ha commosso tantissimo.  Mi trovi in linea anche sui giudizi su Abel (lo adoro...) e sui due molluschi Lowell e Fersen, due personaggi senza spina dorsale e molto irritanti, specialmente il primo! Spero che tu voglia seguire anche questa mia nuova storia, e comunque non abbandonerò i cari Oscar ed André...

Andy Grim: si, nell'anime Abel non vuole andare al ballo, ma se mi attenessi così fedelmente all'anime, che ff sarebbe, ti pare? A presto!

Ponpon : grazie per la tua recensione. Chi segue le altre mie storie sa che i miei aggiornamenti non sono frequentissimi, ma prima o poi arrivano, giuro...

Ai Kiyo_sugi : spero che le ff su Georgie aumentino sempre di più, ma ho idea che questo splendido manga sia ancora troppo poco noto, purtroppo! Grazie per i bei commenti, spero che ti possa piacere anche il seguito.

Hikary: Il tuo commento è graditissimo, in quella frase è racchiusa tutta la storia, e tu lo hai capito.

La tua Call Me Brother è spettacolare, non l'ho ancora recensita, ma non hai idea di quante volte l'ho letta! Certo che una recensione positiva dalla persona che ha aperto la sezione dedicata a Georgie è un buon auspicio, no?

   
 
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