australia2
Era passata più di una
settimana da quando Arthur era stato liberato, ma purtroppo la strada
per lui era ancora in salita. Il medico passava tutti i giorni, ma non
poteva far altro che ripetere quello che aveva già detto la
prima volta che lo aveva visto: il periodo di disintossicazione sarebbe
stato lungo, doloroso sia per lui che per quelli che gli sarebbero
stati vicino, ci sarebbero stati momenti molto brutti ai quali nessuno
era preparato e Georgie sottovalutò le parole del dottore.
Era nella stanza di Arthur, gli teneva
la mano sperando che si svegliasse, cosa che in quei giorni era
capitata poche volte a dire il vero. Aveva voglia di parlargli, di
sentire la sua voce chiamarla di nuovo come era accaduto la prima volta
che aveva ripreso conoscenza, quando l'aveva subito riconosciuta e
aveva pianto tra le sue braccia.
Era seduta sul letto, gli accarezzava
i capelli, lo chiamava dolcemente e non si accorse subito che Abel era
entrato nella stanza e osservava con dolcezza quella scena, ma quando
si voltò lo trovò con le braccia incrociate, appoggiato
all'uscio.
“Abel, che ci fai lì impalato?” gli chiese arrossendo.
“Nulla, vi osservavo. E' stato
come tornare indietro negli anni. Mi ricordo ancora quando Arthur si
ammalò e tu lo vegliasti per giorni, nonostante la mamma ti
sgridasse.”
“Già, la mamma.... Purtroppo le sue paure erano vere, io ho distrutto la sua famiglia...”
Abel le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle.
“Non dire così, ricordati
le sue ultime parole. E' stato Arthur a scrivercele. Lei è stata
felice grazie a noi tre, i suoi tre figli.”
“Sì, scusa Abel, hai ragione tu. Mi sono solo fatta prendere dalla tristezza per Arthur...”
In quel momento un lamento li
distrasse, Arthur si stava svegliando e i due attesero con
trepidazione, ma si accorsero subito che qualcosa non andava quando
aprì gli occhi.
Arthur fissava il vuoto, non sbatteva le palpebre e teneva gli occhi spalancati, vuoti, spenti.
“Arthur...” sussurrò Georgie.
Arthur si scosse, con un solo gesto si mise a sedere rannicchiando le ginocchia al petto, dopodiché si mise ad urlare.
“Via! Andate via! Non mi toccate, lasciatemi stare!”
“Arthur! Sono io, Georgie!” lo chiamò lei, sconvolta.
Arthur si fece se possibile ancora più piccolo in quella posizione chiusa a riccio.
“Via ho detto! Non voglio che nessuno mi tocchi più! Basta, lasciatemi impazzire, fatemi morire!”
Abel cercò di intervenire,
allontanò Georgie dal letto e provò ad afferrare un
braccio del fratello, parlandogli con dolcezza, ma questi prese un
abat-jour che era sul comodino e gliela scaraventò addosso,
mancandolo di un soffio.
“Georgie, presto, vai via di qui e chiama aiuto, svelta!” le ordinò Abel.
Sebbene impietrita dal terrore,
Georgie trovò la forza di muoversi e corse da suo padre, che
essendo stato avvisato dal dottore delle possibili crisi di astinenza
di Arthur, riuscì a calmarlo con l'aiuto di Abel e dopo averlo
immobilizzato gli fece un'iniezione con un calmante che lo
riaddormentò.
Abel rimase con suo fratello per un tempo interminabile, finché Georgie entrò nella stanza e lo chiamò.
“Abel...sei qui da ore.”
“Scusami Georgie, ma non ce la faccio a lasciarlo solo.”
Si voltò verso di lei e vide che era pallida.
“Hai avuto paura?”
“Sì, molta. Non credevo che una
crisi potesse trasformarlo così. Ho avuto paura per lui e per
te, ha cercato di aggredirti!”
“Non era in sé. Dio solo
sa che inferno ha vissuto. Maledetto Irwin, spero che presto abbia la
punizione che merita!”
“A proposito di Irwin, Arthur
è l'unico che possa farlo imprigionare, ma in queste condizioni
non potrà mai testimoniare, il processo è tra una
settimana. Dangering è fuori gioco, ma suo figlio no...”
“Lo so, Georgie. Dobbiamo solo sperare che Arthur riesca a riprendersi un po'.”
“Già.”
Georgie rimase per un po' di tempo a
fissare Abel e scoprì di avere una voglia incredibile di
abbracciarlo e farsi abbracciare. Si vergognò di quei pensieri
che lei giudicò così inopportuni date le condizioni di
Arthur e non si accorse che Abel la stava guardando.
“Georgie? Cosa c'è?”
“Eh? Nulla...perché?”
“Hai di nuovo quell'aria sognante che avevi al ballo. Ho idea che tu mi stia nascondendo qualcosa...”
“Ma no, che dici!”
“Non mentire, lo sai che ti conosco meglio di chiunque altro.”
Aveva ragione, lui era l'unico che
sapeva leggerle dentro, che aveva cercato di avvisarla su Lowell
dicendole chiaro in faccia quella verità che lei stessa sapeva
ma non aveva mai voluto ammettere, che le aveva detto che solo lui era
l'unico che avrebbe mai potuto farla felice.
Georgie cercò una scusa per cambiare discorso.
“Davvero Abel, non c'è
nulla. Pensavo all'Australia, a noi tre bambini, al fatto che, come
adesso, tu ti sei sempre preso cura di noi. Abel, grazie per tutto
quello che hai fatto per noi, e per me. Non te lo avevo mai detto
finora.”
Abel si alzò e le si parò di fronte.
“Non mi devi ringraziare di
nulla. Dalla prima volta che ti ho visto ho capito che tu saresti stata
la mia unica ragione di vita, e questo non cambierà mai.”
Questa volta Georgie non distolse lo
sguardo da quello di Abel, rimase a fissarlo negli occhi, rendendosi
conto che stava arrossendo e tremando. Sentì il cuore accelerare
i battiti quando lui le si avvicinò e le strinse le braccia
attorno alla vita, ma non se ne andò, si appoggiò al suo
petto e sentì il cuore di Abel battere veloce come il suo.
Sì, è
questa la mia vita! Qui tra le braccia di Abel, lasciandomi scaldare
dal tepore del suo corpo, sentendo il suo cuore battere come il mio. Ho
deciso, voglio vivere con Abel per sempre. Devo trovare il coraggio di
confessarglielo...
“Abel...io...io ti...”
Un fruscio dal letto li interruppe.
“Georgie, Abel...”
Abel si voltò di scatto verso il fratello, che finalmente si era svegliato.
“Arthur! Finalmente sei sveglio! Come stai, fratello?”
“Insomma.... Mi sento molto debole e intontito. Abel, ma cosa mi è successo?”
“Stai calmo adesso, ci sarà tutto il tempo per raccontarti tutto. Ora pensa a guarire.”
Abel era raggiante nel vedere il fratello finalmente lucido e in sé e Georgie li osservava rapita.
“Arthur, vado a prenderti un thé caldo, ti lascio qui con Georgie.”
“Va bene, Abel, vai pure. Noi due faremo due chiacchiere, vero Georgie?”
“Georgie! Mi raccomando, non
farlo stancare, quando inizi a parlare tu non ti fermi
più!”, la ammonì Abel.
“Stai tranquillo fratello, se per caso mi stanco la caccio via!”
“Abel, Arthur! Smettetela di
trattarmi come se fossi ancora una bambina!” urlò Georgie
puntando i piedi. I due risero e Abel li lasciò promettendo di
tornare il prima possibile.
Arthur guardò Georgie con i
suoi grandi occhi luminosi e la invitò a sedersi sul letto con
lui, poi l'abbraccio e le chiese senza preamboli:
“Allora Georgie, quando hai intenzione di dire ad Abel che ti sei innamorata di lui?”
Georgie lo guardò perplessa.
“Arthur...ma come hai fatto...”
“Ero sveglio già da un
po' e vi ho osservato. Sono felice per voi, davvero. E' bello vederti
così, e credo che per Abel sia il coronamento di un sogno.”
Georgie si sentiva le guance in fiamme e se le toccò con le mani.
“Oddio Arthur, è così evidente?”
“Per me sì”, le disse
sorridendo “vi conosco da sempre. E poi, Georgie, in tutti i
momenti di incoscienza mi è sempre sembrato di sentire la tua
voce che mi raccontava un sacco di cose.”
“E' vero, Arthur, l'ho fatto tante volte.”
“E mi hai anche parlato dei tuoi sentimenti per Abel, vero? Mi sembra di saperlo già da un po'...”
“Sì, Arthur. Allora mi sentivi?”
“Sì, e non sai quanto mi hai
aiutato, Georgie! Per questo quando mi sono svegliato non mi sono
stupito di vedervi qui con me, e appena mi sono reso conto di quello
che stava succedendo ho voluto vedere se avevo ragione. Beh, a dir la
verità ero troppo debole per parlare e ci ho messo un po' ad
articolare la voce, ma direi che per quel che ho visto ne è
valsa la pena!”
“Arthur...”, disse lei, sempre più imbarazzata.
“Sei adorabile,
sorellina!” le disse schioccandole un bacio sulla fronte,
“ma adesso cerca di trovare il momento adatto per
dirglielo.”
Georgie non gli rispose, ma si strinse
a lui abbracciandolo forte. Aveva appena ritrovato suo fratello, tutto
il resto sarebbe venuto da sé.
Angolo dell'autrice:
Grazie a tutti quelli che hanno letto il primo capitolo della mia ff.
Medusa: Una mia vecchia conoscenza,
che bello ritrovarti anche qui! Sono d'accordo con te sui manga/anime
di Lady Oscar e Georgie, anche io preferisco l'anime nel primo caso e
il manga nel secondo, anzi ho da poco letto il quarto volume e sono
rimasta davvero basita, una storia splendida e tragica che mi ha
commosso tantissimo. Mi trovi in linea anche sui giudizi su Abel
(lo adoro...) e sui due molluschi Lowell e Fersen, due personaggi senza
spina dorsale e molto irritanti, specialmente il primo! Spero che tu
voglia seguire anche questa mia nuova storia, e comunque non
abbandonerò i cari Oscar ed André...
Andy Grim: si, nell'anime Abel non
vuole andare al ballo, ma se mi attenessi così fedelmente
all'anime, che ff sarebbe, ti pare? A presto!
Ponpon : grazie per la tua recensione.
Chi segue le altre mie storie sa che i miei aggiornamenti non sono
frequentissimi, ma prima o poi arrivano, giuro...
Ai Kiyo_sugi : spero che le ff su
Georgie aumentino sempre di più, ma ho idea che questo splendido
manga sia ancora troppo poco noto, purtroppo! Grazie per i bei
commenti, spero che ti possa piacere anche il seguito.
Hikary: Il tuo commento è graditissimo, in quella frase è racchiusa tutta la storia, e tu lo hai capito.
La tua Call Me Brother è
spettacolare, non l'ho ancora recensita, ma non hai idea di quante
volte l'ho letta! Certo che una recensione positiva dalla persona che
ha aperto la sezione dedicata a Georgie è un buon auspicio, no?