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Autore: _Jane_Princess_    09/12/2009    0 recensioni
La storia è scritta in POF. in questo capitolo i due protagonisti si incontrano
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ellie Uscii di volata dall’aula della quarta ora, avevo bisogno di parlare con il vampiro da sola prima che le altre ragazze mi raggiungessero, ma appena fui fuori trovai Jade che usciva dalla palestra. <> mi chiese, le sorrisi. <> <> Scoppiai a ridere quando mi raccontò di Thomas, il ragazzo che le piaceva dalla prima media, e a quel punto arrivò anche Veronica... <> disse gettando gli occhi al cielo. <> chiese Jade <> dopo quelle parole la loro convesazione mi interessò, forse più del dovuto... <> <> le rispose Stacey che ci aveva raggiunte, scoppiai a ridere... <> chiesi a Veronica <> Lei mi guardò come se parlassi arcaico antico. <> disse mentre camminavamo verso la mensa. Arrivammo nella grossa sala bianca piena di tavoli, erano quasi tutti occupati ma quello centrale, il nostro per autonomasia, era vuoto. Ci siedevamo lì da quando eravamo in prima superiore, era il mio posto; il posto della reginetta della scuola e delle poche fortunate che avevano l’onore di sedersi al mio fianco. Non avevo mai badato troppo ai miei privilegi e al fatto di essere una, invidiatissima e inimitabile Ellie più che altro mi piaceva trovare sempre un tavolo libero apparecchiato con tutte le pietanze che servivano al self-service senza capire bene chi le mettesse lì... Presi un pezzo di pizza e mordicchiai la punta, poi cercai John con lo sguardo, non mi aspettavo di trovarmelo così vicino e quando vidi i suoi occhi blu con quella sfumatora argento che ben conoscevo, la sfumatura argentea del sangue, il mio cuore perse un battito. Era seduto al tavolo di fianco al nostro, il piatto vuoto e una lattina di aranciata ancora confezionata con cui giocherellava. Sapevo che non l’avrebbe mai aperta, sapevo che il piatto era sempre stato vuoto e probabilmente il suo cibo era stato un ragazzino del primo il quale corpo giaceva senza vita in un angusto bagno. Decisi che dopo pranzo avrei controllato tutti i bagni della scuola così, tanto per essere sicuri che nessuno lo avrebbe trovato prima di me. <> mi chiese con voce profonda. <> gli risposi, glaciale, possibile che non si fosse accorto chi ero?? <> <> e la domanda conteneva un doppio senso che solo lui poteva capire <<È per questo che ti parlo: so chi sei>> rispose lui, troppo calmo per non avere un briciolo di paura. La maschera gli stava piano piano scivolando via e la paura si impossesava del suo volto. Non avevo mai visto un ragazzo rabbrividire di fronte a me: di solito fischiavano o acclamavano le mie entrate con versi approvatori ma mai nessuno si era mai spaventato vedendomi o sentendomi parlare. Non avevo nemmeno mai usato quella voce glaciale e torturatrice, come se qualcuno graffiasse un vetro, con nessuno se non con il mio primo vampiro, era una voce che mi veniva solo in circostanze di estremo pericolo. Ma John era troppo bello, dovevo dargli una possibilità, una misera possibilità di fargli scegliere che sangue bere, se quello umano o andare a fare scorte all’ospedale. Accarezai velocemente e con cura il coltello alla vita e lo guardai ancora, sorridendogli. <> mi disse in un sussurro <>. Mi chiesi come facesse a sapere cosa stavo pensando ma preferii non chiederglielo e mi concentrai sul discorso di Stacey senza più toccare cibo. John Decisi che le avrei parlato, non mi interessava chi era, dopo la visione della prima ora nella testa della sua amica Veronica avevo troppe domande per potermi permettere di stare concentrato sul da farsi. Entrai in mensa e presi un piatto vuoto e una lattina di aranciata e mi sedetti al tavolo più vicino a quello centrale dove, ne ero sicuro, si sarebbe seduta lei. La vidi arrivare, le sue amiche subito dietro di lei; camminò a passo spedito e si sedette sulla sedia a capotavola poi prese una fetta di pizza dal suo piatto e iniziò a mangiucchiarne la punta. Sembrava che cercasse qualcuno con gli occhi, il cibo non diveva essere il suo primo interesse a quanto pareva... Poi si girò verso di me e sentii il suo cuore procedere a ritmo sdregolato, mi decisi a rivolgerle la parola... <> <> mi rispose e la sua voce mi fece rabbrividire, non era la stessa voce con cui parlava alle sue amiche, nemmeno quella con cui l’avevo sentita parlare alla segretaria, era dura, distaccata, come fosse di ghiaccio. <> le risposi cercando, con scarsi risultati, di sorriderle <> disse lei sottolineando l’ultima frase... Non intendeva certo dire: “Sai che sono la reginetta della scuola, vero??” ma quella frase conteneva il lugubre significato “Sai che tu con me sei in pericolo, vero?? Sai cosa nascondo sotto alla felpa??”. <<È per questo che ti parlo: so chi sei>> le risposi cercando di apparire calmo, permettamente a mio agio, perfetto nel ruolo del nuovo arrivato spaccone... Ma non ci riuscii granchè, lo potevo capire dal suo sguardo e dalla parte lucida della sua mente. Quella che, per mia fortuna, era affascinata da me spaziava e si chiedeva se sarei sceso a compromessi, se avrei accettato il sangue dell’ospedale. Valutai che poteva essere l’unica possibilità di salvezza che mi veniva offerta e che non potevo tirarmi indietro, ma avrei dovuto parlarne con Maggie, mia sorella... non ero sicuro che lei avrebbe accettato: era ancora troppo piccola e assetata per poter pensare a bere del sangue imbottigliato. Vidi la mano sinistra di Ellie, quella che non stringeva il pezzo di pizza intatto scivolare sul pugnale, era un gesto che faceva quando era agitata e impaurita, me ne ero accorto già da quando i miei muscoli facciali si erano contratti al suo ingresso in segreteria, non sapevo se l’avrebbe usato contro di me ma si sentiva semplicemente più protetta ricordando a se stessa l’arma che possedeva. Dopo aver sfiorato la lama mi guardò e mi sorrise, mi sentii in dovere di dirle qualcosa... <> le sussurrai. Si chiese come facevo a sapere a cosa aveva pensato ma decise di non mostrare questa sua debolezza e si girò verso le sue amiche. Mi alzai e buttai la lattina ancora chiusa nel bidone dell’immondizia; non avevo nemmeno fame di sangue, figurimoci di cibo umano... Decisi di uscire in giardino, evitare il sole a Los Angeles era impossibile ma in qualche modo anche il sole evitava me e mi rendeva la vita più facile. Mia sorella mi raggiunse, avrei riconosciuto i suoi capelli rossi in mezzo a qualsiasi folla; anche intorno a lei il sole aveva uno strano effetto: sembrava che non fosse in grado di trapassare il pallore della nostra pelle e quindi si rifiutasse perfino di accarezzarci... La nostra ombra ci copriva perfettamente e questo non era altro che un bene: se avessimo avuto un qualsiasi tipo di contatto con il caldo di quella sfera luminosa ci saremmo sciolti. <> mi chiese entusiasta mia sorella La guardai, sapevo cosa leggeva nei miei occhi: incerteza. La stessa incertezza che poteva sentire nei miei pensieri... <> <> le risposi, non volevo essere scortese con lei e mi accorsi che le avevo risposto troppo male solo quando il suo sorriso si incurvò... <> continuai, lasciando l’ultima frase in sospeso. Non volevo darle la notizia in quel momento <> aggiunsi per farle dimenticare di fare altre domande. Si lanciò in un discorso dettagliatissimo di tutto ciò che era successo quel giorno e di un’accurata descrizione dei ragazzi della sua nuova classe. Ellie Guardai verso John e a un certo punto mi accorsi che se n’era andato, il suo tavolo era pulito e non c’era traccia del suo passaggio. Mi alzai senza badare alle voci delle mie amiche pulii il mio posto e uscii in cortile. Sapevo che, a meno che non stesse tendando il suicidio, non avrei mai trovato un vampiro sotto al sole dell’ una di Los Angeles per questo fu per me una sorpresa vederlo, nascosto e protetto dall’ombra della tettoia fuori dalla mensa. Stava parlando con una ragazza che anche lei scappava dal sole, la persona in questione assomigliava molto a John ma allo stesso tempo era anche molto diversa da lui: i suoi lunghi e ricci capelli rossi erano raccolti in una coda fissata con un elastico sulla nuca, i suoi occhi erano di un castano normale, di quelli che non risaltano subito, ma avevano la stessa sfumatura argentata di quelli del vampiro con cui parlava. Era parecchio più bassa di John e meno formosa di quasi tutte le ragazze della scuola eppure sembrava già una di quelle donne bellissime che si vedono solo nei telefilm. Guardai i suoi lineamenti come scolpiti nella sua pelle candida, era una ragazza molto bella, ma non era umana... Mossi un passo verso di loro e vidi la ragazzina rabbrividire, le sorrisi, e lei mi fulminò con lo sguardo, poi guardò John e a quel punto anche lui si girò imprigionandomi nei suoi occhi. <> disse <> gli risposi, Maggie rabbrividì ancora. <> continuò lui. <> gli chiese la ragazza come se io non fossi lì. John scosse la testa poi tornò a guardarmi. Fui travolta da un mare di emozioni, tutte le emozioni che uno sguardo poteva contenere, così tante emozioni che il mio cuore rischiò di esplodere, a fatica lasciai ai miei occhi la libertà da fuggire a quella morsa e girai la testa. Il vampiro sorrise contento poi aprì bocca... <> ci presentò poi guardò la ragazzina che si chiamava Maggie. <> aggiunse ridendo. Sorrisi, glaciale. <> gli chiesi, sempre con la voce da ghiaccio graffiato. <> a rispondere fu Maggie, la sua voce era diversa da quella che immaginavo: sembrava distrutta dal fatto di non essere umana, come in pena per qualcosa di cui non aveva colpa. La guardai, poi rivolsi lo sguardo a John senza guardare i suoi occhi, lui annuì, aveva capito quello a cui avevo pensato: “Tua sorella non si da pace per essere una vampira, vero?? È per lei che hai paura, non riesce a tenersi sotto controllo...”. <> dissi <> rispose lui <> Maggie usò per ringraziarmi più parole possibili e tutte mi squarciavano dentro: non li risparmiavo perchè volevo, ero costretta a farlo, John mi piaceva troppo per ucciderelo a sangue freddo, sentivo di tradire la loro fiducia comportandomi in quel modo, ma come altro potevo fare?? Decisi di entrare, più che altro per lasciare il tempo ai due vampiri di parlare e poi, avevo bisogno di mangiare. John Ascoltai con calma tutti i pensieri di Ellie, mi giravano nella mente, “sono costretta a non ucciderlo” aveva pensato prima di tornare nell’edificio e quel pensiero mi rendeva pazzo... <> mi chiese Maggie risvegliandomi dal mio stato di trance. La guardai, quella frase non se l’era dimenticata. <> le risposi avviandomi verso la macchina, mia sorella mi seguì... <> mi urlò dietro mentre, insiema alla mia ombra perenne, saltavo in macchina, la vidi salire dalla parte del passeggiero e con la sua stretta forte mi impedì di innestare la marcia. <> le dissi, lei scosse la testa, sorrise ma non mollò la presa. <> La sua pioggia di parole mi distrusse sia a livello morale che fisico. Aveva detto ciò che non volevo sentire dire, a quanto pareva anche lei si era accorta dei sentimenti di Ellie per me e ora stava giocando la carta dell’allontanamento a suo favore. Mi dava del codardo, mi diceva che ero uno che non sapeva affrontare le ragazze e mi attaccava su tutti i vertici. <> le dissi mentre lei mi spingeva fuori dalla macchina senza togliere la mano dal cambio <> continuai, quasi gridando e abbassando la voce giusto per proninciare le parole “vampiro” e “ammazza-vampiri”. Maggie sorrise... <> disse, poi si girò e mi lasciò solo nel parcheggio. Pensai al suo consiglio: rivolgersi a Lorence, il nostro “creatore” non poteva essere che una buonissima idea, in fondo, era vampiro da non mi ricordo più quanti secoli in più dei miei due e aveva vissuto parecchie esperienze umane anche da vampiro. Aveva sperimanteto l’amore con Annalise, quella che io e Meggie consideravamo nostra madre; aveva sperimentato l’odio nei confronti di Genny, la prima ammazza-vampiri che aveva conosciuto; aveva sperimenteto l’esperienza di padre con me e mia sorella. Si, forse rivolgersi a lui era l’unica cosa possibile. La campanella suonò e mi trascinai dentro alla scuola.
  
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