Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
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Autore: _Jane_Princess_    01/12/2009    1 recensioni
La storia è scritta in POF. in questo capitolo i due protagonisti si incontrano
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo Giorno Ellie Ero in ritardo... Riuscivo a essere in ritardo anche il primo giorno di scuola... Parcheggiai la mia Porche nel primo posto libero, se fossi stata in periferia avrei dovuto inserire l’allarme, ma ero a Los Angeles centro quindi mi limitai a chiuderla con la chiave. In un attimo Jade, Veronica e Stacey mi raggiunsero, non erano cambiate molto dall’estate; Veronica si era fatta cresere i capelli mentre Stacey li aveva tinti e ora erano di un paradisiaco biondo platino, appena più scuri dei miei. <> mi chiese Jade mentre correvamo verso la scuola, annuii, ero distrutta dalla corsa mattutina e fu allora che vidi che Jody, la sorella di Veronica, ci aveva raggiunte. Era diversa da come la ricordavo, ma ancora più carina: i suoi capelli castani scendevano fin oltre al sedere in morbide curve e aveva bloccato il cuffio con un cerchietto argentato. Indossava una maglietta che le arrivava all’ombelico e un paio di jeans, ma si muoveva come una modella con addosso un abito di Armani. La sua vocette squillante interuppe le mie lodi mentali <> chiese. Mi girai verso il punto che indicava e lo vidi... Era un vampiro, per forza: tutta quella perfezione l’avevo vista solo due volte in vita mia e quel ragazzo non era un ammazza-vampiri quindi per forza doveva essere un vampiro “Ma perchè devono per forza essere bellissimi se gli devo uccidere??” mi chiesi, poi lo guardai ancora... Era diverso dall’altro vampiro che avevo visto; quello sembrava più Dracula, questo era più attore di Hollywood: i suoi capelli, la prima cosa che notai, erano biondo rossicci e abbastanza lunghi per appartenere a un ragazzo ma non stonavano dal resto del corpo muscoloso; poteva essere alto circa 1,85 o forse anche di più e vestiva con abiti firmati di fattura italiana; stava chiudendo una macchina molto bella, probabilmente italiana come i vestiti. Si diresse a passo rapido verso la segreteria e decisi di seguirlo; in fondo era un vampiro e poi a me serviva l’orario. Raggiunsi la segreteria, la segretaria, la signora Brood, indossava un pesante maglione ma non aveva ancora acceso il riscaldamente per mia felicità... <> disse al vampiro che era entrato prima di me. Vidi i suoi lineamenti perfetti contrarsi alla parola “tesoro” e la mia mano scattò d’istinto alla cintura dove, sotto alla felpa legata in vita, tenevo il pugnale d’oro e cristallo con cui avrei ucciso senza problemi il nuovo arrivato, accarezzai la lama evitando con cura i punti in cui il diamante sostituiva il cristallo in modo da prevenire inutili spargimenti di sangue poi mi rivolsi alla segretaria <> le dissi e la donna iniziò a frugare in un cumolo di fogli e moduli, dopo un attimo ricomparve e fece scivolare l’orario sul bancone. Studiai rapida il foglio di carta e poi lo rinfilai nello zaino, alla prima ora avevo spagnolo, non era un problema: sapevo lo spagnolo ancora meglio della professoressa madre lingua e lei non osava mai interpellarmi. Per la prima volta mi maledissi di aver vissuto in spagna per cinque anni. Non essendo costretta ad ascoltare appena entrai in classe e mi sedetti vicino a Stacey la mia mente iniziò a girovagare e ricordare come avevo ucciso il mio primo vampiro. La mia amica si accorse del fatto che ero su un altro pianeta <> la guardai, le mie amiche non sapevano niente della mia “occupazione” non glielo avevo voluto dire per proteggerle, ma ora che la minaccia era così vicina... <> le risposi, lei annuì <> <> le risposi, “Ammazzare vampiri” pensai <> <> In quel momento entrò la signora Janes e iniziò la pantomima delle presentazioni, un classico di inizio anno... Appoggiai la testa al banco e mi lasciai trasportare dal suono musicale dei miei compagni che parlavano uno spagnolo che in Italia avrebbero definito “maccheronico” i ricordi non arrivarono e questo fu un bene, non potevo permettermi di pensare ad uccidere una persona davanti a così tanti spettatori: dovevo rimanere sola con il nuovo arrivato e capire le sue intenzioni John Avevo paura che in mezzo a tutti queagli umani non sarei riuscito a controllarmi?? No, di quello non avevo paura... Ero abituato, più che sicuro che non mi sarei tradito. La mia innata paura aveva un nome e un cognome: Ellie Van Storner. La figlia non che ereditaria dell’ammazza-vampiri più famoso del nostro mondo; ero già nel parcheggio della scuola quando vidi arrivare la sua macchina rossa e vistosa. Era una Porche, l’ultimo modello di Porche che era uscito. Niente a che vedere con la mia Ferrari California nera, certo, non avevo ancora trovato una macchina migliore della mia. In un attimo venne circondata dalle sue amiche, sapevo tutto su di loro: Jade, quella che sembrava una fotomodella, era stata a Miami quell’estate e aveva lavorato in una discoteca; Veronica e Jody, le due sorelle che sembravano Cameron Diaz e Taylor Swif, avevano passato l’estate dalla loro nonna in collina e Stacey, la ragazza con i ricci biondissimi, era rimasta in città tutta l’estate. Vidi scendere Ellie, era molto carina, i suo lunghi e liscissimi capelli erano di quel colore troppo chiaro per appartenere a una persona reale, gli occhi di un blu intenso, intrisi di esperienza in quella routine annuale, risaltavano come due diamanti sulla faccia pallida dai lineamenti morbidi... “Abbandona ogni speranza John, ti starà alle costole” pensai sprofondando nel sedile in pelle; apettai che lei e le sue amiche raggiungessero due macchine prima della mia per scendere, sbattei con forza la portiera mentre sentivo le voci di tutte le presenze femminili lodarmi e mi diressi a passo rapido verso la segreteria. Sentivo i passi dell’ammazza-vampiri dietro di me ma non mi girai nemmeno e mi fiondai nella piccola stanzetta. La donna che era dall’altra parte della piccola scrivania indossava un maglione pesante e continuava a muovere capelli e testa rienpiendo la saletta di un profumo di ultima categoria. “Aspetta un attimo tesoro” mi disse e in quel momento entrò Ellie; sentii i muscoli della mia faccia contrarsi alla nuova ondata di profumo francese della ragazza e vidi la sua mano scattare sotto la felpa che portava legata in vita. Senza togliere la mano dalla felpa si avvicnò alla segretaria e lei le porse l’orario poi tornò a guardarmi <> mi chiese la donna. <> le risposi facendo scivolare il mio libretto studentesco verso la donna. Lei lo studiò e sorrise nel vedere gli ottimi voti e i nomi delle scuole che avevo frequentato prima di quella. <> mi disse riempiendomi di fogli. Corsi fuori dalla segreteria appena in tempo per vedere a che lezione si dirigeva Ellie, quando vidi che entrava nell’aula di spagnolo tirai un sospiro di sollievo e mi diressi in quella di storia. Nel mio corso di storia c’era Veronica, cercai di evitarla, con tutte le mie forze tentai di stare lontano dal posto vuoto accanto ai suoi morbidi capelli color del legno... Cercavo di stare lontano da tutto ciò che poteva avere a che fare con il mio incubo personale, con scarsi risultati: il posto vicino a Veronica era l’unico rimasto vuoto. Mi sedetti con forza sulla sedia e lanciai il libro sul banco poi guardai la reazione della ragazza, teneva gli occhi fissi sul libro, le sue labbra si muovevano impercettibilmente citando le date della Guerra di Indipendenza... <> le dissi indicando il nome in grasetto del primo presidente e le date che lo seguivano. Lei si girò, il suo profumo era talmente delicato che mi arrivò appena, <> mi disse sconsolata, le sorrisi <> le suggerii chiedendomi da dove mi veniva tutta quella dolcezza. La vidi prendere un foglio e iniziare a scarabocchiare nomi e date. Dopo entrò la professoressa, una donna magra e troppo alta, decisamente sproporzionata, che iniziò a chiamare i nomi dal registro... <> disse guardando nella direzione opposta <> risposi e la donna andò avanti senza presentarmi alla classe. Poi iniziò a interrogare; faceva domande a caso su tutto il programma dell’anno prima... Cose che avevo vissuto in prima persona, troppo facili per attirare il mio interesse e la mia mente iniziò ad andare a zonzo in mezzo a quelle degli altri ragazzi. Dopo una rapida perlustrazione mi concentrai nuovamente sulla mente di Veronica, era strana, contorta ma diabolicamente reale: non pensava come gli altri ragazzi di sfondare facilmente nel mondo dello spettacolo, ne di vivere in un’enorme villa a tre piani sul mare... Pensava ad un futuro possibile, così umano da sembrare uscito da un vecchio film, pensava a formare una famiglia, a vivere una vita serena con qualcuno che non aveva ancora un volto ben definito. E poi una parte della sua mente, una grande fetta della sua mente, pensava alle sue amiche: a sua sorella Jody augurava un futuro come stilista di prestigio in Italia, a Jade di diventare un’attrice come Julia Roberts, a Stacey di aprire il negozio dei suoi sogni alle Hawaay. Cercai di carpire cosa augurava a Ellie... non capivo, non vedevo bene... Non mi era mai successa una cosa simile... poi tutto prese una forma più distinta... Come se stesse modificando in quel momento e vidi ciò che augurava a Ellie... Le augurava Hollywood, un film sui vampiri, una cena romantica... CON ME...!! A quel punto decisi che avevo visto troppo, la paura si era impossessata di me... Ellie era davvero già così tanto coivolta?? Mi alzai e un secondo dopo suonò la campanella.
  
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