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Autore: UlTiMa_Gx    09/12/2009    0 recensioni
So che tutto questo potrà sembrare strano, ma per quest’ultimo anno ho deciso di scrivere tutto quello che succederà in questo diario. Non che la mia vita sia mai stata emozionante, ma qualcosa ci sarà. Tra qualche anno vorrei poter riaprire questo diario è rivivere ogni istante di quest’anno. Dicono che questo è l’anno più bello che tu possa vivere, perché è quello in cui si è più maturi di tutti gli altri anni, quello in cui le emozioni diventano sentimenti, e quello in cui capisci che nonostante tutto, quello che è successo negli altri quattro anni, è stato bellissimo.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- SOLO ALLORA AVEVO COMPRESO CHE SI TRATTAVA DI UNA STORIA DI GENTE SOLA, DI ESSENZA E DI PERDITA, CHE PROPRIO PER QUESTO VI AVEVO TROVATO RIFUGIO, FINO A CONFONDERLA CON LA MIA VITA. CHE MI SENTIVO COME CHI FUGGE NELLE PAGINE DI UN ROMANZO PERCHÉ GLI OGGETTI DEL SUO AMORE SONO SOLTANTO OMBRE CHE VIVONO NELL’ANIMA DI UNO SCONOSCIUTO –

Da “L’Ombra del Vento” di Carlos Luiz Zafron

 

 

 

Apro lentamente la porta della mia camera. Vuota. Non avevo mai visto la mia camera in quelle condizioni, senza le mie cose, il mio letto, i poster sui muri, ad un tratto era spenta, come se si potesse vedere la stanchezza che aveva accumulato nei quattordici anni in cui mi aveva sopportata. Entro e mi siedo per terra, il pavimento è pulito, mamma ha lavato tutte le camere, la guardo per un’ultima volta. Non ho mai traslocato in vita mia, sono nata e vissuta in questo appartamento, sempre in questo quartiere, sempre nella mia camera, se questi muri potessero parlare.

“Rossella” sento una voce alle mie spalle e mi maledico per non aver chiuso la porta. Mi volto mia madre.

“Dai, ne stai facendo una tragedia, dovresti essere contenta, andiamo in una casa più grande, una villetta indipendente” dice e poi si china vicino a me.

La guardo e poi poggio ancora il mio sguardo sui muri e la finestra. Odio la mia sensibilità troppo accentuata, piango per la minima cosa, ho le lacrime troppo facili. Mi sento gli occhi gonfi di lacrime, che stupida piangere per una casa, ma che posso farci, io mi affeziono troppo, e spesso. Mia madre si rialza  e  si avvicina verso la porta. Poi si volta,

“Su alzati dobbiamo andare” mi dice e poi mi lascia sola. Io mi rialzo, mi asciugo una lacrima capricciosa e mi avvicino alla porta. Guardo per l’ultima volta la camera in cui ho riso con le mie amiche a più non posso, dove di notte ho pianto sola un amore troppo acerbo, dove ho riso emozionata su un messaggio di un amore che nasceva poco a poco, dove al buio sono arrossita da sola vedendo me stessa scrivere il primo “ti amo” in un sms, dove sono stata triste davanti a un film d’amore che non finisce bene, dove ho vissuto una piccola parte della mia adolescenza. Mi guardo alle spalle mia madre è vicino alla porta di ingresso, mi sta aspettando. Allora prendo coraggio, chiudo la porta della mia camera, prendo l’ultimo scatolone ed esco di casa con mamma. In macchina con lei non dico una parola, tengo sulle gambe lo scatolone e guardo fuori dal finestrino. Poi arriviamo fuori alla nuova casa, c’è già la ditta di traslochi e che sta portando le nostre cose. Esco dalla macchina tenendo sempre con me il mio scatolone, non l’ho messo con le altre cose, ci sono cose troppo personali. Guardo la villetta, è bella, a due piani, ha un piccolo giardino, al fianco da destra ci sono altre cinque villette, mentre a sinistra solo due. 

“Magari ti togli bella addormentata” mi sento dire, mi giro, Domenico. Mio fratello con due scatoloni più grossi di lui mi passa davanti ed entra in casa, dopo pochi secondi riesce.

Si ferma sulla porta con le mani sui fianchi. E mi guarda.

“Ehi ma starai tutto il giorno con quella scatola tra le braccia o ci darai una mano?” mi dice con il suo solito tono gentile e premuroso stile scaricatore di porto. Gli faccio una smorfia ed entro in casa. Poggio lo scatolone sotto una finestra e mi avvicino a mia madre.

“Cosa posso fare?” gli chiedo timidamente, vedo che è così indaffarata che la minima domanda potrebbe causargli una crisi di nervi.

“A si Rossella” mi guarda “ Sali su, la prima porta a destra è la tua camera, i mobili lì sono gia stati montati, comincia a svuotare le tue scatole.”

“Ok” gli dico. Prendo il mio fedele ed inseparabile scatolone e salgo su.

Ci sono due rampe di scale, entro nella prima porta a destra. E rimango più che sbalordita. Tengo la bocca aperta per oltre cinque minuti, con uno sguardo ebete. Non posso credere ai miei occhi. È tutto diverso. Hanno cambiato i mobili della mia camera. Stranamente non mi arrabbio anzi, sono più che felice. Istintivamente butto la scatola per terra, e scendo veloce giù, mia madre sta stimando delle scatole nel soggiorno, le corro subito incontro e la abbraccio forte.

“Mamma è troppo bella!!!” le dico stringendola forte forte

“Sono contenta che ti piace, così smetterai di odiare questa casa” mi dice abbracciandomi anche lei. Poi mi libera.

“Amore scusa ma ho troppo da fare ora” mi dice.

“Ok ok, non ti preoccupare” le dico e salgo veloce in camera. Poi richiudo la porta alle mie spalle.

Mi guardo intorno, sembra un sogno. Le parenti sono color crema, c’è un letto con le spalliere in ottone a una piazza e mezza, con sopra un piumone dorato, l’armadio enorme sempre in colore con le pareti. Mi avvicino alle finestra le tende sono di un giallino tenue, le sposto, il balcone e piccolo e da sul giardino, ha la forma di un semicerchio, piccolissimo sul serio, ma bello. Al lato della finestra c’è una piccola scrivania in legno chiaro, con una sedia dello stesso colore. Sull’altra parete c’è uno specchio grande , sorrido , buono per vestirmi e truccarmi in camera mia. Poi mi avvicino al letto e tiro fuori dalla borsa il mio fedelissimo portatile e lo poggio sulla scrivania, apro lo scatolone e per prima cosa poggio sul comodino al lato destro del letto la sveglia fucsia, e due portafoto , una mia e di Anna e una con il mio amore Gabriele. Poi mi siedo sul letto e tiro fuori dalla tasca del jeans il cellulare. Mando un sms ad Anna.

 

La casa è bellissima, la mia camera è un sogno. Mi rimangio tutto quello che ho detto, non le darò fuoco!! Ti aspetto alle 5. Un bacio!! Studia anche per me oggi!! Hauhauhauhau!!”

 

Messaggio inviato. Poi ne mando uno anche a Gabriele.

 

Amore buongiorno come va?? Qui tutto bene, la casa è troppo bella e la mia camera è un sogno!!! Ti amo tantissimo!!! Chiamami in ricreazione!ciauuu”

 

Secondo messaggio inviato. Ok , ora è il momento di darsi da fare. Mi tolgo la felpa e la poggio sulla sedia. Prendo una coperta  la metto sul letto per evitare che tutte queste scatole sporchino il mio nuovo e stupendo piumone. Per fortuna il mio armadio è anche dotato di scarpiera così ho tutto nella mia camera. Entro le tre riesco a malapena a sistemare un po’ di oggetti, e vestiti e le scarpe. Poi scendo giù, la ditta dei traslochi è già andata via. Molti mobili erano già stati portati è montati nei giorni scorsi.

Mia madre è persa nel sistemare padelle e cose del genere.

“Mamma io ho una fame che non ci vedo più” le dico, e mi strofino la mano sullo stomaco…

“Amore, non posso mica cucinare” mi dice con un po’ di affanno mentre tira fuori padelle a più non posso dagli scatoloni “ prendi 5 euro dal mio portafogli e scendi al panificio infondo alla strada, a  e chiedi a Domenico se vuole qualcosa!”

“Ok”

Poi mi avvicino al divano, tiro fuori i soldi dal portafogli e poi risalgo su. Busso alla porta della camera di quel menomato di mio fratello, almeno per oggi evito una litigata.

“Avanti” sento…wow…sono stupita, sa anche che quando uno bussa si dice avanti! E io che lo credo una scimmia antropomorfa!

Apro leggermente la porta, giusto per mettere la testa nella sua camera, e subito mi ricredo, lui è una scimmia, si perché non ha una camera, ma uno zoo. Sembra che sia passato l’uragano “Latrina” nella sua camera.

“Em…Domy vuoi qualcosa da mangiare? Sto andando al panificio” gli dico con una faccia schifata mentre mi guardo intorno.

“Si si, prendimi due pezzi di focaccia uno capricciosa  e diavola, 2 € di arancini e 5 panzerottini con la bolognese, e poi una birra” rimango sbalordita.

“Scusa ma hai uno stomaco o una discarica?” gli dico

“O io cio fame” mi dice…rimango sempre stupida dall’uso perfetto che fa dell’italiano, sembra un asino con gli occhiali.

“Si va bene” meglio tagliare corto con lui, tanto vuole sempre avere ragione, e io lo tengo contento, tanto la ragione di da agli stupidi.

Scendo giù.

“Mamma prendo altri 10 €, perché con tutto quello che ha ordinato tuo figlio, con 5 non faccio nulla.”

“OK” sento urlare dalla cucina, e poi un boato di chissà cosa che cade per terra. Spalanco gli occhi, mi giro e vedo mio padre…lui si mette la mano in fronte! Rido ed esco di casa. Oltrepasso le tre villette sulla sinistra e giro l’angolo, in fondo alla starda vedo l’insegna “Pane & Fantasie”, il panificio… è un miraggio. Ho una fame spaventosa, anche se un po’ di digiuno non mi farebbe male, non sono grossa, ma nemmeno magrissima, basti pensare che il mio ragazzo mi chiama “Panzarotto ripieno”! Alla faccia della sensibilità, ma io lo amo comunque. Mentre cammino mi arriva un sms. È Gabriele.

 

“Amore scusa se non ti ho chiamato in ricreazione ma avevo il compito di matematica! Ora sono a casa e studio Storia. Ci vediamo per le sette. Ok? A te come va il trasloco?”

 

Sorrido come una deficiente. Che tesoro! Non smette mai di studiare e a scuola ha voti che non vanno sotto l’8! Beato lui, io sono una capra che quando vede un 5 nel compito di matematica si gira alla sua compagna di banco e dice “Buono!!” neanche avessi preso un 7! Arrivo al panificio, chiedo la lunga lista di cose che vuole mio fratello, e poi finalmente arriva il mio turno. Prendo un pezzo di focaccia margherita  e due panzerottini al prosciutto. Da bere meglio un po’ di acqua da casa, eviterei la Coca-Cola già sono gonfia di mio. Pago, prendo le buste ed esco. Davanti a me passa una Lancia Y con dentro Susanna e Marcello. Non li conosco di persona ma so chi sono, tutti sanno chi sono. L’anno scorso facevano entrambi insieme al loro gruppo di amici, l’ultimo anno alla ragioneria. Erano il gruppo più “in”. Io facevo la terza media, ma sapevo chi erano, molti del loro gruppo erano famosi qui a Monopoli.

 

 

Appena entri in casa, mio fratello mi stava aspettando nel soggiorno. 

“O ma le hai fatte tu le focacce…mocca a te quanto tempo” mi dice, poi mi toglie letteralmente la busta dalle mani. Esce le sue cose e va in camera sua. Io mi siedo sul divano e mangio. Mentre addento l’ultimo panzerottino mi ricordo. Cavolo…Gabriele. Non ho risposto al messaggio. Prendo il telefono e scrivo velocissimamente.

 

Amo scusa se non ho risp subito, stavo comprando qualcosa da mangiare. Ora ho finito e torno a sistemare la mia camera. Poi aiuto mamma e verso le cinque passa a trovarmi Anna. Per le sette sono pronta. Ti amoooooooooo”

 

Inviato. Ok, già mi sento meglio. Odio farlo arrabbiare, anche se accade di rado, lui è sempre così controllato, serio, ma sa anche essere dolce e premuroso. Ritorno in camera mia  e finisco di stimare le ultime cose. Poi scendo giù. Guardo l’orologio sono le 16. 45.

Entro in cucina.

“Mamma se vuoi ho un quarto d’ora per aiutarti poi arriva Anna e devo studiare” è una bugia, non ho da studiare, o meglio ci sarebbe qualcosa da studiare, ma le confidenze tra amiche sono più importati di un impreparato. E poi io e Anna adoriamo queste stupide e piccole bugie, ci fanno sentire più complici. Così passiamo il pomeriggio sedute davanti alla scrivania con un qualsiasi libro aperto giusto per far vedere  e le nostre chiacchiere in libertà. Alle 5 e 10 sento suona il citofono. Al cancello c’è il videocitofono, prendo la cornetta.

“Mamma che sei brutta da vicino” le dico ridendo, poi apro il cancelletto e la porta. Lei fa veloce gli scalini e mi raggiunge, mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla guancia.

“Rox devo darti una brutta notizia!” mi dice

“E buongiorno” le rispondo chiudendo la porta “ menomale che sei appena arrivata”

“Perché sei venuta con lo zaino?”

“Fidati” mi dice lei.

“Ok…Saliamo su, devi vedere il mio nuovo regno” così dicendo saliamo su.

Appena entriamo in camera, Anna spalanca la bocca.

“Wow”dice. Poi mi guarda e ripete “Wow”

“E già” le dico

“Wow” ripete

La guardo male.

“O ma sei scema…smettila di dire wow!”

Lei annuisce con la testa.

Anna butta lo zaino per terra e si siede sul letto, io prendo il pc, e mi siedo di fronte a lei. Metto un po’ di musica. Alessandra Amoroso “Ama chi ti vuole bene”. Poi guardo Anna, ha il viso leggermente preoccupato. Non è un buon segno.

“Ok” le dico “ sputa il rospo”

Lei annuisce. Poi comincia a toccarsi i lunghi capelli…è il suo tipico segno, non sa come spiegarmi qualcosa.

“Anna dimmi, tranquilla, non soffro di cuore”

“Vuoi la notizia brutta o quella orribile?” mi chiede. Io arriccio la fronte. Ora sono preoccupata.

“Prima la brutta, andiamo per livelli” le dico

“Ok, domani c’è il compito di matematica e poi tu hai devi essere interrogata in chimica!” poi fa un mezzo sorriso dispiaciuto.

“Perché devo essere interrogata io! Chi sono io la scema di turno??” dico arrossendo di rabbia. E quando dovrei studiare, stanotte?

“Non è che tu sei la scema di turno e che oggi ha fatto un compito a sorpresa e siccome tu non c’eri ha detto che domani ti interroga”

“Vaffanculo!” dico nervosa, quando mi incavolo, uso tutto il galateo e bonton di mia conoscenza.

La guardo come un cucciolo abbandonato in autostrada.

“E la notizia orribile quale sarebbe?” le chiedo con un filo di voce, insomma peggio di così non può andare.

“Ho saputo che Valerio si è lasciato con la sua ragazza, di cui non so nemmeno il nome, perché lei ha trovato nel suo portafogli una tua foto” dice tutto d’un fiato. So che dirmi una cosa del genere le costa, lei ha sempre avuto una cotta per Valerio, mentre lui ha sempre avuto occhi per solo per me. Prima era il mio migliore amico, siamo anche stati insieme per poco tempo, lui mi era stato molto vicino quando quel ciarlatano-stronzo-cafone-sfruttatore-spicolabile-maniaco-fumato-traditore-stronzo di Danilo mi aveva lasciata. Credeva che sarebbe toccato a lui, io provai a stare con lui, ma provavo solo una forte amicizia. Quando l’anno scorso conobbi Gabriele e ci mettemmo insieme, tra me e Valerio qualcosa si ruppe, l’amicizia andò in frantumi, lui disse che non ne poteva più, litigammo come mai. Ora a malapena ci parliamo, i suoi saluti sono così sottili che spesso ho l’impressione che non mi abbia salutata. Era dimagrito Dio solo sa di quanti chili, diventato montato come un chilo di panna, egocentrico, bastardo e aveva perso ogni traccia di gentilezza e dolcezza che rendevano tanto bella la sua compagnia.

Guardo allibita Anna.

“Ma che significa?” le dico

“Niente, in apparenza, però in ricreazione sono uscita per andare al bar e ho incontrato Valerio. E…” poi abbassò lo sguardo.

“E…che??” le dico, mi sto agitando.

“Mi ha chiesto di te, se stai ancora con Gabriele e se ci pensi ancora a lui” mi dice

Ho gli occhi fuori dalle orbite. Ma questo ragazzo è fuori. Come si permette a chiedere cose del genere quando lui per tutta l’estate non mi ha salutata. Non che io tenga a lui più di Gabriele.

“Tu che gli hai detto?” chiedo con fare minaccioso ad Anna.

“Che stai con Gabriele e stai bene” mi risponde

“A ok”

Poi Anna si alza dal letto e si avvicina al suo zaino. Lo prende e lo mette sul letto, poi tira fuori il libro di matematica.

“Forse dovremmo studiare” mi dice, con una piccola smorfia. So a cosa sta pensando e mi gioco la mia nuova camera che non è la matematica.

Prendo il mio libro dalla libreria e mi siedo di fronte a lei.

“Tu ci stai male?” le dico.

Lei alza gli occhi dal libro, sono tristi, e lucidissimi, abbozza un mezzo sorriso.

“Naaaaaaa, ormai mi è passata la “Valerio malattia” sono del tutto guarita” poi si strofina l’occhio.

La guardo, è la mia migliore amica, vorrei tanto poterla aiutare, levare dai suoi occhi quella tristezza e quella lacrima sempre pronta per quel cretino che non si accorge di lei.

“Sei sicura? A me puoi dirlo” le dico con un tono di voce calmo, e amico.

“No, ma è meglio che non né parlo, preferisco la matematica” dice sfogliando il libro. Sospiro.

“Come vuoi, io ci sono”

“Lo so” dice.

Passiamo l’ora successiva senza accennare a nulla che non sia la matematica. Poi Anna torna a casa e io ripasso un po’chimica. È scientificamente provato, la prof di chimica è stronza. Vengo distratta da cellulare. Un messaggio. Anna.

 

“Scusa per oggi. Sai che con te parlo di tutto, ma voglio smettere di parlare di lui. Tanto nemmeno mi calcola, perché devo continuare a piangere per quella faccia di culo che si ritrova!”

 

Tipico di Anna. Rispondo.

 

“Non preoccuparti. Puoi stare zitta quanto vuoi e assillarmi quanto ti pare, sai che x te ci sn sempre. Brava reagisci. Mostra a quel pupazzo cosa si perde!!”

 

Inviato. Dopo pochi secondi la risposta.

 

“Capirai che gli frega. Lui vuole solo te!”

 

Sapevo che saremmo arrivate  a questo punto della conversazione. Rispondo.

 

“Anna sai che per lui provo solo amicizia. E tu sei la mia migliore amica e ti aiuterò a realizzare qualche sogno nel cassetto ok?? J

 

Mi risponde.

 

“Ok. Grazie Rox. Ti amo di bene!!! A domani. Divertiti stasera…un bacio! Ciauuuuu”

 

Sorrido. Poggio il cellulare sulla mensola.  Chiudo il libro. Al diavolo la chimica e la prof…domani ci penserò. Mi alzo predo le mie robe e vado a farmi un bel bagno. Meritatissimo talaltro.

Finito il rilassante bagno torno in camera alla velocità della luce. Sono le 6.45. Tra un quarto d’ora devo uscire e sono ancora in accappatoio. Prendo il cellulare, mando un messaggio a Gabri.

 

“Amo ci vediamo per le sette e mezza?? Mi sono ritrovata in un ritardo boia perché ho dovuto studiare chimica!please!! Ti amoooo J

 

Dopo poco mi risponde.

 

“Ok amo. Ci vediamo alle sette e mezza davanti alla scuola media. Un bacio.”

 

Faccio un bel sorriso compiaciuto. Poi butto il telefono sul letto e ritorno davanti all’armadio. Odio non sapere cosa mettermi.  D’un tratto si apre la porta della mia camera. Io urlo, cavolo sono in reggiseno e mutande.

“Rossella sono io”

Mia madre, tipico, non sa né bussare, né richiudere la porta una volta uscita.

“Dimmi” le dico infilandomi il jeans scuro.

“Che hai messo nella tua cassaforte?” mi chiede

La guardo come fosse un la cugina di ET.

“Scommetto che nemmeno ti sei accorta che c’era la cassaforte” mi dice poggiandosi le mani sui fianchi “e lì al lato dell’armadio.

Mi sporgo. Cavolo non me ne ero accorta.

“Ok, poi ci metto le collane della cresima” le dico.

“Brava” dice uscendo e lasciando la porta  aperta. Lo sapevo. Mi metto la camicetta nera a body con sopra il cardigan rosso. Poi mi avvicino alla cassaforte. È chiusa. E io ora come diavolo la apro? A morsi? Poi vedo nel lato destro scritto con un pennarello ad uniposca sicuramente, una data. “25/10/1990”. Mah…sarà la combinazione.

La provo. Era giusta. La cassaforte si apre. Rimango un’attimo sorpresa. Non è vuota. Dentro c’è una specie di agenda, con la copertina rigida, piccola, rossa, con disegnata su una “S”.

La apro. Nell’interno c’è attaccata una foto, non focalizzo bene, sembra una comitiva, con alle spalle una casa in montagna. Sotto c’è scritto.

“KICHBERG – AUSTRIA- NATALE 2008”

Mi metto gli occhiali e focalizzo bene le persone. Oddio. Non credo ai miei occhi. C’è Serena, Flavio, Martina, Susanna, Marcello, e compagnia bella. Tutti gli ex “In” della ITC. Mi siedo sul letto con il diario tra le mani. Sfoglio la prima pagina, c’è scritto sopra a sinistra “Caro diario”. Poi mi fermo. Oddio. È un diario segreto. Non posso crederci. A destra la data della prima pagina di diario. 15/09/2008. Lo richiudo. È tardi. Devo finire di sbrigarmi. Gabri mi aspetta. E non mi sembra giusto leggere la vita e le sensazioni di qualcun altro. Anche se la curiosità mi uccide. Sapere cosa succedeva all’interno di quel gruppo così in vista che io vedevo da lontano con gli occhi di una ragazzina delle medie. Capire cosa c’era dietro le loro litigate di cui tutti parlavano.

Rimetto il diario nella cassaforte. E la richiudo. Prendo le mie All Star nere dalla scarpiera. Mi trucco, passo velocemente la piastra e scendo giù.

Mia madre sta cucinando mentre mio padre sistema dei bicchieri.

Mi metto il giubbotto e guardo l’orologio. Le sette e venticinque. Uffa sono sempre sul filo del rasoio.

“Mamma io esco” dico.

Lei si volta.

“Vedi di non tornare tardi, domani a scuola.” Dice, per poi ritornare al suo polpettone.

Do un bacio sulla guancia al mio papone e poi esco.

Oltrepasso le tre villette poi attraverso. Da lontano vedo Gabriele poggiato al cancello della scuola media.

 

La serata passa velocemente, tra una chiacchiera e l’altra, anche se le chiacchiere degli amici di Gabriele non mi entusiasmano più di tanto. Non credo di essergli molto simpatica, loro mi vedono troppo poco per lui. Poco simpatica, poco brava a scuola, poco gusto, poco tutto…spesso si notava molto il loro comportamento. Come stasera ad esempio, ho passato oltre due ore a sentire le loro chiacchiere, e per la cronaca nemmeno loro stanno molto simpatici a me. Passiamo la serata in una pizzeria e poi in villa. La nota positiva della serata è Gabriele e la pizza principessa che mi sono mangiata. Gabriele mi accompagna davanti al cancello di casa con il motore.  Scendo dal motore, mi tolgo il casco e glielo passo.

Poi mi avvicino a lui.

“Mi chiami appena arrivi a casa?” gli chiedo con il mio tono un po’ da bambina.

Lui sorride, mi bacia e mi abbraccia.

“Ok, buonanotte” mi dice piano piano.

“notte” rispondo io.

Mi avvicino al cancello, prendo le chiavi dalla borsa ed apro. Quando entro in casa c’è un silenzio tombale. Non so se chiudere la porta, non vorrei chiudere fuori casa Domenico. Salgo su e sbircio nella sua stanza. Vuota. Come da copione. È uscito e Dio solo sa a che ora deciderà di tornare a casa, per poi inscenare un bel teatrino con mamma, per i problemi che ha la sua ritirata.

Entro in camera mia e chiudo la porta. Mi fermo a riguardarla, è proprio bella, sembra un sogno. Mi cambio, in silenzio vado in bagno per lavarmi i denti e struccarmi. Poi rientro in camera, sistemo il letto. Poggio il cellulare sul comodino e, mentre aspetto la chiamata di Gabriele, mi sistemo lo zaino per il giorno dopo. Poi arriva un messaggio. Nel silenzio il suono è fortissimo.

È Gabriele.

 

“Amore sono a casa. Non posso chiamarti perché qui dormono tutti, non vorrei svegliare l’intera caserma!! Ci vediamo domani mattina a scuola. Un bacio grande, buonanotte, ti amo”

 

Sorrido, che dolce, poi faccio anche una smorfia. Uffa, se chiudeva la porta della sua camera mica si svegliava qualcuno!

Pazienza, gli rispondo.

 

“ok amore, non ti preoccupare, ci vediamo domani mattina. Aspettami vicino al bar, sempre se il pullman non fa ritardo. B.notte, ti amooooooooooo J J

 

Inviato.

Tolgo la suoneria al cellulare.

Poi mi metto sotto le coperte e spengo al luce. Mi giro di spalle alla finestra, c’è poca luce, lo sguardo cade sulla cassaforte. Chiusa. Ripenso a quello che c’è dentro, il diario, chissà cosa c’è scritto. Magari una storia, o solo lo spezzone di vita di una ragazza, o un amore, una storia di amicizia vera di quelle che a diciotto anni pensi uniche e rare, sono curiosa. Vorrei sapere cosa succedeva in quel gruppo, e chi potrebbe dirmelo meglio di un diario? Poi mi autoconvinco, “Rossella, non si fa, non è giusto sono cose private”, si va bene, ma mica le racconterei in giro, sarà il mio segreto. Solo una paginetta magari. Mi siedo sul letto e accendo la piccola lampada. Mi alzo e mi avvicino alla cassaforte. Riinserisco la combinazione. “25/10/1990”, sento un piccolo “tac” e si apre. Il diario è li. Lo prendo e mi siedo sul letto. Mi copro le gambe con il piumone e lo apro. Sembra che stia per leggere un libro chissà quanto interessante. La prima pagina. Comincio a leggere…

 

                                                                                                                                15-09-2008

Cario diario,                                                                                                                     

So che tutto questo potrà sembrare strano, ma per quest’ultimo anno ho deciso di scrivere tutto quello che succederà in questo diario. Non che la mia vita sia mai stata emozionante, ma qualcosa ci sarà. Tra qualche anno vorrei poter riaprire questo diario è rivivere ogni istante di quest’anno.

Dicono che questo è l’anno più bello che tu possa vivere, perché è quello in cui si è più maturi di tutti gli altri anni, quello in cui le emozioni diventano sentimenti, e quello in cui capisci che nonostante tutto, quello che è successo negli altri quattro anni, è stato bellissimo.

Mi chiamo Serena, ho 18 anni e frequento l’ultimo anno al liceo scientifico. Quando dicevo che la mia vita non era entusiasmante, parlavo del fatto che non è tutto come può sembrare. Le persone ti vedono, parlano di te, ma non sanno come sei davvero. Non è tutto come un film. Anzi, a parer mio non c’è assolutamente niente in comune. La realtà è più dura, e a volte anche sleale. Ma tu nonostante questo devi cercare di andare avanti, di rialzarti, anche se sei debole.

È quello che io cerco di fare ogni giorno. Sarà la fine di questo diario che mi dirà se ci sono riuscita o no.

La mia vita è normalissima, ho una migliore amica, Lisanna, che frequenta il mio stesso anno, ed anche nella mia stessa scuola. Lei a prima vista può sembrare la classica vanitosa, antipatica, che pensa solo a sé, ma in realtà e tutta un’altra cosa. È pazza, vivace, e con una forza di vivere come non ne ho vista in nessun’ altro. Anche nei momenti brutti, lei preferisce nascondere un espressione triste, con un sorriso, sia pure forzato. É davvero incredibile, e oltre ad essere orgogliosa di lei, devo anche ritenermi fortunata di poterla avere come amica.

Lei è anche nella mia classe.

Per quanto riguarda la mia vita sentimentale, ho un ragazzo. Si chiama Emanuele, e ha la mia stessa età. Mentre lui frequenta la 5°, io la 5AT. È il ragazzo perfetto. Bello, educato, gentile, romantico, di buona famiglia. Anche se come tutti i ragazzi normali anche lui ha dei difetti. Per esempio si diverte a fare lo scemo con tutte, questo solo perché sa di piacere, e poi ha l’odiosissimo vizio di prendere in giro continuamente, e far vedere quanto i soldi di suo padre riescano a fare. So che può sembrare insopportabile tutto questo, ma assicuro che quando vuole, sa essere splendido, e sa farmi innamorare ancora di più di lui.

AMORE… una parola piena di significati. Io l’ho cercato, l’ho riconosciuto e l’ho vissuto in mille situazioni differenti. Ho avuto tante storie nella mia vita, ma poche sono state quelle che contano davvero. Due anni fa ad esempio sono stata per 6 mesi con Marco, uno della scuola vicino la mia, l’I.T.C. e poi conto subito dopo quella con Emanuele. Con Marco è stato tutto diverso. Ci siamo visti, ci siamo piaciuti e dopo nonostante le differenze notevoli, abbiamo cercato di far andare bene le cose fra noi, ma a quanto pare non è stato così. Lui era il tipico casinista ma allo stesso tempo belloccio. Mentre io e i miei amici siamo completamente diversi. Tutti di buona famiglia, fissati con la moda, sempre tesi ad apparire perfetti. Come ad esempio Federico, uno dei ragazzi con cui esco la sera. Lui è uno dei miei migliori amici, l’unico tra tanti che da me non pretende altro che dell’amicizia. Ma tiene tanto ad apparire perfetto, che per alcuni (i soliti stupidi) sembra di un’altra sponda. ma l’unica cosa che a lui interessa e che noi sappiamo che non è vero.

Ora credo proprio che mi tocchi parlare di me. Io… non so davvero come descrivermi,perché non sopporto dire “sono simpatica, vitale, ecc.” e tutte queste cavolate. Io voglio una parola che mi descriva davvero, e non una cosa generica che nella maggior parte delle volte non è vera. Non è per questo che sto scrivendo qui. Sono casinista e tranquilla, sono libera ma so ciò che voglio, sono una che vive il presente e guarda al futuro, sono delicata e brutale, sono umile e orgogliosa, sono timida e feroce, sono tenace e flessibile, sono impalpabile e concreta, sono una che va fino in fondo. Ecco cosa sono. Il bene il male. Sono sicura che sembri davvero un gran bel casino, e per questo che dico, di è così. Sono un casino. Sono davvero difficile come persona, e molto spesso è per questo che la gente si fa dei pregiudizi su di me. Ma l’unica cosa che dico è che io sono io, e non mi interessa essere una persona per qualcun altro, per cui se vogliono parlare, parlino pure, io non cambierò per loro.

Dopo questo, direi di aver trascritto tutte le cose più importanti della mia vita, cioè l’amicizia e l’amore, le uniche cose che rendono bella questa vita così orribile.

Passiamo a parlare della mia realtà.

Oggi c’è stato il mio primo giorno di scuola. La mattina è stato davvero difficile alzarmi e ricominciare ancora, ma la voglia di vedere come tutti i tuoi compagni siano cambiati, e di passare una nuova giornata con loro, è capace di fare miracoli.

Così sono andata a scuola per la prima volta con la mia macchina. Quando sono arrivata fuori l’ho rivista come sempre. Con i “soliti tipi” che fanno solite cose, con i rimandati che sperano che quest’anno cominci meglio, così da passare quell’ultimo anno una volte per tutte, con le matricole, che ancora non sanno dov’è il loro posto. È bello vedere che con il tempo che passa, anche tutto quello che è intorno a te riesci a vederlo in modo diverso, in modo più nitido.

“Ehi amore…” sento ad un tratto alle mie spalle. Mi giro. Lisanna e lì ad aspettarmi con le braccia aperte.

Io le vado incontro e l’abbraccio. Uno di quegli abbracci puri, veri, sinceri, uno di quegli abbracci che vengono dati, scambiati, regalati e che valgono più di mille parole.

“Tutto ok?” mi chiede dopo. Io la guardo sicura, e con un sorriso annuisco con la testa.

“Forza, entriamo” mi dice con il braccio intorno al collo, e insieme passiamo il cancello.

Il nostro è un solo istituto, collegato da un corridoio. E qui è presente sia la ragioneria che il liceo scientifico.

Camminando ci fermiamo davanti alla nostra entrata, e davanti a noi, quella dell’altra scuola.

Dopo aver salutato tutti, e mentre aspettavo Emanuele, mi girai un attimo a dare uno sguardo dall’altra parte, da quel gruppetto, quello che tutti conoscono. Non che il mio non si conoscesse, ma loro erano diversi, loro urlavano, giocavano, saltavano, ballavano, fregandosene di tutti quelli che gli erano intorno. Tra loro c’era anche Marco, e accanto, la sua nuova ragazza, Denise. Lei veniva alla mia stessa scuola, ma frequentava il quarto anno. Era una ragazza carina, ma lui avrebbe potuto permettersi di meglio. Era come la definivo io, anonima. Mentre accanto a lui che la teneva abbracciata, il resto del gruppo. C’era Marcello, con accanto sua sorella Martina, e poi Andrea e Flavio. Dei nomi da ricordare. Tutti ripetenti. Tutti presenti. Tutti che non pensavano a quello che succederà, ma vivevano l’oggi come nessun’altro riusciva a farlo.

Andrea era molto amico a Marco, per cui lo conoscevo. Era un tipo… descrivibile solo con una parola, pazzo. Marcello era il ragazzo di Susanna, che al contrario suo, oramai la scuola l’aveva finita. Martina era l’eterna quarta. Bocciata per ben 2 volte, proprio come Marco. La sua situazione sentimentale era piuttosto complicata, visto che il suo ultimo ragazzo era stato in carcere. Mentre con l’ultimo, Claudio, sembra che si trovi molto bene. Poi c’era Flavio. Lui si che era un personaggio. Aspetto trasandato, (nonostante, come diceva Lisanna, potesse permettersi questo ed altro) continui “cali di zuccheri” e vita che ogni ragazzo poteva definire “da sogno”. Io sinceramente non ci vedo niente da sogno nella vita che fa. Beve, fuma, si droga, non ha una ragazza fissa, a scuola va malissimo, non ha un minimo di responsabilità, nonostante l’età, né un minimo di controllo, il suo dizionario contiene solo due vocaboli, NO e REGOLE, del quale la seconda viene solo usata dopo la prima.

Comunque, non voglio passare il resto della serata parlando di lui, perché non ci sarebbe niente di entusiasmante.

Dopo un po’ arrivò Emanuele e suonò la campanella, così tutti ci affrettammo ad entrare nelle classi. Non ho mai capito il motivo per cui mi ero fermata a guardarli, e sinceramente, ancora ora, mentre ci penso, non lo so, ma so che i miei occhi da soli si sono spinti verso di lui, verso di lei, verso di loro.

Mi suona strano dirlo, loro. Forse solo perché tempo prima era stato solo un noi.

“Beh, ci vediamo dopo amore” dice Emanuele, e mi da un bacio, per poi dirigersi insieme al suo gruppo verso la sua classe. Io intanto con Lisanna me ne vado verso la mia.

La mattinata in classe scorre tranquilla. Ci sono dei nuovi professori, e mentre le ragazze diventano più mature e più donne, i ragazzi diventano ogni giorno più stupidi e più bambini.

All’uscita, saluto Emanuele, e dopo torno a casa.

Ci risentiamo il pomeriggio, quando gli avevo detto di passare da casa mia.

Suona il campanello, vado ad aprire.

“Ciao piccola” dice, e dopo entra, per chiudersi la porta alle sue spalle, e poi girarsi, prendendomi per la vita, e facendomi saltare in braccio a lui.

“Allora… come sta la mia bambina?” dice dopo avermi baciata appassionatamente.

“Abbastanza bene” dico io “ma potrebbe stare meglio” dico infine, con sguardo malizioso.

Poi saliamo in camera mia e passiamo il resto del pomeriggio insieme, a coccolarci e a fare tutte quelle cose che di solito fanno due innamorati.

Lui è sempre molto dolce, molto attento ai miei bisogni. L’unica cosa che vuole in cambio è la sicurezza che io sia solo sua. E quindi anche che ci sia solo lui nel mio cuore.

Da sempre gli ho detto che è così. E ne sono ancora sicura, non è questo il problema.

L’unico problema sono quegli occhi, quegli occhi che a volte se ne vanno per i fatti loro, quegli occhi che non vogliono seguire il cervello, ma qualcos’altro.

La sera siamo usciti tutti insieme. Con Emanuele, Lisanna, Federico, Stefano, Daniele, Silvio e  Arianna . A guardarci le persone pensano subito che siamo quelli che si montano, anzi, più che altro costruiti. Come ad esempio Silvio, con le sue fisse per la perfezione, solo che al contrario di Manuel, è più riservato. Capello con riga di lato, scarpa abbinata alla cinta, che a scala è abbinata alla maglia, ecc.

L’unico che si fa notare un po’ di più tra noi è Stefano, che il più delle volte  mi ricorda Marco e il suo gruppo. Fissato con le solite cose anche lui, solo molto più aperto e spontaneo. Lui certe cavolate non le pensavano, il suo cervello era tanto contorto da riuscire a formarle a macchinetta.

A ruota lo segue Daniele.

Le nostre serate sono sempre le solite. Andiamo un po’ in giro, e poi tutti al solito bar, che oltre un bar è anche una drogheria, ma non nel senso che vende i profumi.

Quando arriviamo fuori, è già pienissimo. Così comincio a salutare tutti quelli che conosco, il che il più delle volte è impossibile visto che conosco tutta la città a parte i ragazzini di primo e secondo anno, e non parlo solo della mia scuola, parlo di tutte quelle della città. Purtroppo devo dirlo: sono una che si conosce. Se vai in giro a chiedere chi sono tutti sanno dirtelo. E sinceramente io nell’essere invidiata e desiderata non ci trovo niente di bello. Diciamo che due sono i gruppi più conosciuti. Quello mio e quello di Marco.

Anche quella sera erano fuori al bar. I più rumorosi, ma riuscivi a vedere che si divertivano. Al contrario della mattina ora vicino a loro c’erano Susanna, la ragazza di Marcello, una ragazza bellissima e che io conosco bene, visto che molti dicono che siamo simili. E anche Claudio, il ragazzo di Martina e per un attimo mi era parso di vedere vicino a loro anche Riccardo, l’ex ragazzo di Martina.

Anche in quel momento lui teneva lei fra le sue braccia, ma successe una cosa che non sarebbe mai dovuta succedere. Alzò lo sguardo e vide che anche il mio era verso di lui. Così girai velocemente il capo. Susanna che era vicino lui e aveva visto tutto, mi venne vicino.

“Ciao Serena” mi disse, e mi salutò con un forte bacio.

“Ciao Susy, tutto ok?” le chiesi io, sapendo il motivo per cui aveva fatto tutto questo.

“Certo, e a te?” mi chiese a sua volta, io risposi con un cenno del capo.

Non appena Susanna aveva cominciato ad avvicinarsi a me, tutto il suo gruppo aveva guardato nella mia direzione, e per un attimo, ma solo per un attimo, i miei occhi avevano incontrato lo sguardo anche di un’altra persona. Ma dopo aver spostato il mio, riuscivo a capire che lui continuava a guardarmi, insistentemente. Sapevo che non si faceva problemi di questo, non era il tipo da farsi problemi, ma era più che altro questione di fastidio. Mi sentivo infastidita da quegli occhi puntati addosso.

Dopo aver parlato con Susanna, la serata continuò tranquilla, tra un bacio e l’altro di Emanuele.

Così dopo aver fatto ancora dei giri, all’1 e un quarto mi potrò fuori casa mia.

“Ci vediamo domani” disse avvicinandosi e dandomi nuovamente un bacio” e speriamo che sia come oggi” disse dopo, riferendosi a quel pomeriggio con un sorrisetto furbo.

Poi io lo salutai a mia volta e scesi dalla macchina.

Non credo di aver detto mai a nessuno a parte Lisanna con chi ho avuto la mia prima volta. È stato Marco, e forse era quello il motivo per cui mi sentivo più legata a lui.

Lo ricordo ancora come fosse ieri, la paura, l’emozione, mentre ora mi sembra una cosa normalissima. Ma non nel senso che non sia importante, anzi, per me è importantissima, ed è questo il motivo per cui ho aspettato due mesi prima di farlo con Emanuele. Ma è normale per me che due persone che si amano hanno un momento di intimità profonda, tutto qui.

Entro nel cancelletto della villa, e salgo sopra. È stato ogni attimo di questo momento, oltre al motivo che ho scritto sopra, a spingermi a scrivere questo diario. E giuro che sarà l’unica cosa solo mia, dove potermi mettere a nudo, e con me anche i miei sentimenti. Dove potere essere vera e sincera, dove non nascondere niente.

Ora sono le 2 e dieci minuti, e io sono più confusa che mai.

                                                                                                                                 

Buonanotte,

tua Serena.

 

 

Alzo gli occhi dal diario e guardo la sveglia. È già l’una. Wow. Chiudo il diario. Non è il caso di leggere la seconda annotazione. Rimango con il diario chiuso tra le mani. Sono sbigottita, Serena era stata con Marco e ripensava a lui mentre stava con Emanuele. Wow. Che storia…la mia vita non era così appassionante…volevo continuare a leggere. Per la prima volta in vita mia avevo voglia di leggere, forse perché era una storia vera, potevo notare le sensazioni mentre leggevo, sentivo le stesse emozioni di Serena, e mi piaceva, mi sentivo bene, lontana da le emozioni piatte della mia vita. Mi alzo, metto il diario nella cassaforte e chiudo. È il mio piccolo tesoro, la mia piccola fuga da “Rossella-vita piatta e no appassionante”. Mi rimetto nel letto. Il mio pensiero è al diario e alla mia voglia di continuare a leggere, ma piano piano mi addormento.

 

 

  
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