Giochi Pericolosi.
4- Crossing The Rubicon.
Un mezzo sorriso spuntò tra le labbra
scarlatte di Anna Williams quando, aprendo la porta della Sala da Biliardo,
riconobbe la figura seduta su uno sgabello al bancone del bar, le lunghe gambe
accavallate e un bicchiere tra le dita.
C’era stato un muto accordo tra di loro,
quando si erano ritrovate per caso, due mesi prima, nel medesimo posto allo
stesso momento.
Quella volta era Anna ad essere seduta al
bancone del bar con un bicchiere tra le dita, a guardarsi intorno con aria
annoiata. Il locale era semivuoto, a parte una compagnia di punk dall’aria
truce ad un tavolo da biliardo e altri tre uomini grassocci e sgraziati ad un
altro.
Stava giusto pensando a quanto fastidio le
desse la mancanza di rumore e di folla in un locale. In quel bicchiere su cui
tamburellava le dita laccate di rosso galleggiavano mille pensieri, e per
quanto il liquido colorato e fruttato del cocktail scendesse nella sua gola,
loro non vi affogavano dentro.
Aveva gettato un’occhiata alla porta che
si apriva, quasi sperando che entrasse qualcuno di interessante. Cosa che era davvero successa, perché la porta di
vetro era stata attraversata da sua sorella.
L’aveva guardata stupita, schiudendo
appena le labbra. Anna aveva distolto lo sguardo, riposandolo sul bicchiere,
lasciandole la prima mossa, preparandosi a schivare un colpo che, ne era certa,
sarebbe partito da li a poco.
Evidentemente, quella sera neppure Nina aveva
voglia di litigare. Si era seduta al bancone, tre sgabelli lontano da lei e
aveva ordinato da bere. Anna aveva alzato allora lo sguardo, accorgendosi che
anche l’altra la stava osservando di sottecchi. Con un cenno del capo aveva
accennato al tavolo da biliardo li a fianco.
Dopo un sorso del suo drink la sorella
aveva annuito, alzandosi con il bicchiere in mano.
Era nata da lì, quella tacita tregua tra
di loro. Non si erano dette nulla in tutta la serata, ma avevano stroncato
insieme, sul nascere, una specie di rissa con uno dei punk. E mentre Anna stava
pensando, meravigliata, che fosse stato divertente
e naturale, quell’improvvisa
coalizione tra di loro, aveva catturato con l’angolo degli occhi azzurri i
capelli di Lee, il suo sorriso sornione e il suo pollice alzato, dietro al bancone.
Affondò le unghie nel palmo della mano.
Non doveva più pensare a quell’uomo. Doveva godersi la partita di biliardo e se
il punk si sarebbe ripresentato davanti ai suoi occhi con intenzioni bellicose,
questa volta l’avrebbe ridotto ad una larva sanguinante. Anche da sola.
Nina si voltò morbidamente verso di lei,
sentendola avvicinare. Senza dirle nulla, indicò con un cenno della testa
bionda il tavolo a lato.
La stecca scivolò a lato della pallina,
senza riuscire a colpirla, spostandola solo di un fastidioso millimetro. Anna
sbuffò spazientita, dando il turno alla sorella.
“Giornatina
pesante, uh? Non sei per niente in forma stasera.” commentò l’altra, infilando
la palla numero 10 nella buca all’angolo opposto del tavolo.
Anna annuì, pensierosa. “Diciamo che il
periodo non è dei migliori.”
“E allora molla Kazuya,
no?”
“Kazuya non è
uno che accetta le dimissioni tanto facilmente.” Sospirò, allontanando l’idea
con un gesto infastidito della mano. “E non ti ci mettere anche tu!”
“Perché, chi altro ti consiglia di
licenziarti?”
Anna sospirò, indecisa se rivelarglielo o
meno. Fece una pausa, cercando di parlare con un tono noncurante. “Lee.”
Lo sbuffo divertito di Nina le impedì di
colpire bene la palla, che sfiorò di poco la buca.
“Ma ormai lui non è più un problema.
Abbiamo chiuso.” Mettendosi in posizione per colpire la 8 per mandarla nella
buca laterale, le raccontò brevemente della loro ultima conversazione.
“Mi meraviglio di te! Hai davanti una
scappatoia da Kazuya e le sue stronzate, e te la
lasci scappare così? Cosa ti costa lavorare un po’ per Lee e poi smollarlo
quando non ti andrà più?”
Le dita di Anna si contorcevano al legno
della stecca, mentre tamburellava il tacco per terra, nervosamente. “Non so se
ce la farei.”
“Ti fa davvero questo effetto?” Nina
appoggiò la sua stecca al tavolo, sorpresa. Sembrò studiarla, attraversare la
sua pelle con i suoi occhi di ghiaccio. “E… se lui
non stesse scherzando? Dico, in fondo è cresciutello anche
lui, ormai ha raggiunto una certa età, potrebbe addirittura esser serio.”
“Stiamo parlando di Lee Chaolan…”
“Si, questo è vero. In effetti è quasi
impossibile.” Nina puntò alla 02, da infilare nell’angolo. “Ma sai, nella vita
non si può mai dire.”
“Mi stai dicendo di credere a tutto quello
che mi ha detto?”
La sfera entrò filata nella buca, sotto lo
sguardo compiaciuto della bionda. “Non proprio. Datti almeno il beneficio del
dubbio.”
Qualcosa alle spalle di Anna calamitò
l’attenzione di Nina. La ragazza voltò il viso a tre quarti, sorprendendosi nel
vedere entrare nel locale un alto uomo dalla pelle diafana e i capelli corvini,
vestito con un’uniforme militare.“Hey, ma quello non è…”
“Esatto, proprio lui” annuì Nina,
sistemandosi il vestito, lisciando le pieghe della corta gonna con un gesto
della mano. Estrasse uno specchietto dalla borsa, dandosi un’ultima,
velocissima controllata al trucco. “Viene qui ogni sera.”
Vedere la sorella così suscitò un moto di
divertimento in Anna. “E tu?”
“… quasi
tutte le sere.” Rispose, chinandosi di nuovo sul tavolo un movimento più
sinuoso e sensuale del solito. Un colpo deciso del polso, e nell’angolo opposto
finirono in buca la sfera numero due e quella bianca, lasciando il tavolo
vuoto. “Ed ora, se permetti…”
You're awful bright, you're awful smart
I must admit you broke my heart
The awful truth is really sad
I must admit I was awful bad
“Hey, aspetta!”
protestò la sorella, mentre l’altra recuperava la giacca e la borsetta.
“Quindi, tu mi dici di vedere Lee, la settimana prossima?”
Nina alzò le spalle. “Perché no?”
Anna rimase immobile a guardarla
raggiungere ancheggiando il bancone, dove l’uomo si era seduto. Ridacchiò a
sentirla ordinare con voce roca un White Russian, e
scambiarsi un’occhiata languida con lui.
Ecco un altro gioco che iniziava.
While lovers laugh and music plays
I stumble by and I hide my pain
The lights are lit, the moon is gone
I think I've crossed the Rubicon
Anna si infilò la giacca, guadagnando
l’uscita dopo un cenno di saluto alla sorella, che alzò il bicchiere.
La notte era gelida, piccoli fiocchi di
neve ghiacciata scendevano dal cielo e si infilavano nel collo del
pellicciotto, le stuzzicavano le gambe, le graffiavano le guancie.
Abbandonò l’idea di chiamare un taxi.
Aveva bisogno di camminare, di lasciare che i suoi pensieri uscissero leggeri
dalla sua mente e si disperdessero nell’aria fredda.
I
walk the streets of love and they're full of tears
And I walk the streets of love and they're full of fears
Tutto
ciò che doveva fare era prendere una bella rincorsa e spiccare un salto. Attraversare
il fiume. La riva opposta si preannunciava un paradiso pieno di ostacoli.
While
music pumps from passing cars
A couple watch me from a bar
A band just played the wedding march
And the corner store mends broken hearts
In
fondo, cosa c’era di peggio che trovarsi incastrata in quella posizione? Si era
alleata con Kazuya solo per poter vendicarsi di Nina.
Ed ora che questa motivazione era caduta, rivelando quanto fosse sciocca e
patetica nelle sue scelte, si ritrovava imprigionata in quel ruolo inutile,
alla mercé di un demone pericoloso e
invulnerabile, capace di seminare la distruzione in pochi minuti, con la forza
delle sue sole mani, e di uccidere chiunque gli capitasse a tiro e non gli
andasse a genio.
And a woman asks me for a dance
Oh it's free of charge, just one more chance
Kazuya era diverso da vent’anni fa. Prima era solo
uno stolto incosciente ragazzo che desiderava la vendetta e la rivalsa sul
genitore crudele.
Ora
il padre folle, visionario, spietato era lui.
Anna
se l’era cercata, ma ciò non significava che potesse porci rimedio.
I
walk the streets of love and they're full of tears
Walk the streets of love for a thousand years
Alzò
gli occhi al cielo buio, tra i piccoli fiocchi di neve. E Lee? Era cambiato in
tutti quegli anni?
Improvvisamente,
sentì il bisogno spasmodico di avere un camino acceso davanti a sé, e il corpo
caldo di quell’uomo accanto al suo. Se lo immaginò, illuminato dalla luce
guizzante del fuoco, gli scoppiettii del legno, il suo profumo che l’avvolgeva
e le sue braccia che la circondavano.
Cielo…
ne sarebbe valsa la pena soffrire per pochi giorni di assoluto paradiso?
Oh tell me now
I... Oh I walk the streets of love, yeah and they're drenched with tears... Oh
Si
riscosse: non ora, non ora. Non era ancora il momento di decidere, di sognare,
o anche solo di cercare Lee. Aveva ancora qualche giorno di tempo.
Prima
di prendere una decisione così drastica come quella di attraversare il Rubicone.
You had the moves, you had the cards
I must admit you were awful smart
The awful truth is awful sad
I must admit I was awful bad
Quel
locale poteva essere un posto in cui trovarla, per questo motivo Lee vi entrò
sicuro, guardandosi attorno attentamente.
Lo
sguardo gli cadde al bancone, riconoscendo immediatamente Nina Williams,
intenta in un gioco di sguardi e ammiccamenti con un uomo dai capelli corvini
che non vedeva in volto.
Si
avvicinò quasi precipitosamente a lei, facendola sussultare e quasi andare di
traverso il cocktail di fronte a lei.
“Nina, ti devo parlare”
“Razza
di idiota, non vedi che sono in compagnia?” sibilò lei, fissandolo truce.
Lee
Chaolan gettò uno sguardo al suo accompagnatore,
aprendo la bocca per scusarsi dell’intrusione, ma rimanendo stupito di chi si
ritrovava davanti.
“Chiedo
scusa, un secondo.” Lo precedette la donna, alzando un indice con un sorriso
tirato ed imbarazzato e spingendolo via in malo modo, prima di seguirlo. “Che
diavolo vuoi?”
“Ma
quello non è…?”
“Si,
è lui, fatti gli affari tuoi. Dimmi
che diavolo vuoi e sparisci.”
And I walk the streets of love and they're drenched with tears
And I walk the streets of love for a thousand years... Oh
“Sto
cercando Anna, le devo parlare. So che giocate a biliardo e volevo sapere se
l’avevi vista.”
Nina
lo studiò. “Davvero ti interessa? E che le dovresti dire?”
“Uhn, sono fatti un pochino personali. Ad ogni modo, si, mi
interessa. L’hai vista per caso?”
“Era
qui sino ad un quarto d’ora fa. E’ uscita e ha girato a sinistra. Non so se fosse a piedi o meno.”
Walk the streets of love and they're drenched with tears
Oh every night, oh there's only one and not enough for him
“Sai
dove abita, o dove era diretta?”
Nina
scosse la testa. “Noi giochiamo solo a biliardo.”
“Ti
ringrazio.” Lee sembrava andare di fretta. “Spero di riuscire a trovarla.”
“Fossi
in te aspetterei la prossima settimana.”
Lee
la fissò stupito, domandandole cosa sapesse. “Qualcosa” rispose lei evasiva. “Fossi
in te attenderei la vostra serata”
Un
piccolo sorriso si fece strada nel volto dell’uomo. Nina ne rimase colpita dal
constatare che non si trattava del solito sorrisetto sornione, seduttore o furbo.
Sembrava qualcosa di spontaneo, confortato. “Se mi dici così, allora non riesco
ad aspettare.” Disse, prima di uscire dalla
porta quasi correndo.
Oh I, yeah and they're full of tears
Oh everybody talk about it
Everybody be walking down it
Yeah but I found out.... oh
yes that I...
La
neve fioccava più abbondantemente, una patina bianca stava già ricoprendo i marciapiedi
grigi della città. All’uomo sembrò di riuscire a seguire le orme di un paio di
scarpe da donna con il tacco, quasi fosse un cane segugio in cerca della preda
a cui fare la punta, illudendosi che fossero quelle di Anna.
Oh yes I do
Oh the streets of love, yeah, they're drenched with, drenched with in tears...
I... oh yeah I don't want to...
Ma dopo qualche centinaio di metri le orme finivano
ai piedi di una ragazza dai fluenti capelli rossi che baciava appassionatamente
il suo fidanzato appena ritrovato.
Nessun’altra traccia, nessun’altro segno di Anna.
Avrebbe dovuto aspettare.
Ciiiaoo!
Milioni
di grazie alle recensioni! Poche ma buone! XD
Ho
deciso di ricollegarmi all’ending di Anna: è inutile,
mi è piaciuto un sacco, forse il migliore degli ending
di Tekken 6.
Avete
capito vero con chi flirta Nina? Daaaai, su, non c’è
bisogno di spiegazioni!
Per
quanto riguarda il binomio –neve /baita isolata, lo nomino spesso nelle mie
storie perché… beh, secondo me dividere con la
persona amata una cioccolata davanti al camino acceso di una baita in montagna
mentre fuori infuria una tempesta di neve, per poi ruzzare come
pazzi in ogni angolo della casa è per me la cosa più romantica che esita. (e
anche l’unica)
La
canzone è Streets of Love,
dei Rolling Stones.
Ho
utilizzato una frase della canzone per il titolo, per dare l’idea dello
spessore della decisione che deve prendere Anna.
…
voi sapete vero chi ha attraversato il Rubicone, vero, VERO?????
Bene,
spero di risentirvi presto….
Un
besito.
EC