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Autore: serpeinseno    10/12/2009    1 recensioni
"Comincia a piovere, i suoi capelli si riempiono di gocce brillanti alla luce del lampione e i nostri sguardi non si spostano di un centimetro, imprigionandosi e facendosi milioni di domande silenziose che forse mai avranno risposta."
Genere: Thriller, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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@grepattz eheheh ma Bella ancora non lo sa! XD Grazie per i complimenti, spero di elaborarlo tutto in fretta
@RobyCullen B esce con Jasper per accompagnarlo alla cena assieme ad Alice, ma guarda caso… chi c’è lì? :D eheheheheh


Edward

Mi inorridisce la mia stessa persona. Per la fretta di trovare qualcuno di buona compagnia per stasera le ho chiesto di uscire… così su due piedi, me lo sarei dovuto aspettare: un rifiuto. E di quelli che più freddi non si può. Forse non sapeva cosa dirmi, magari ha anche il ragazzo. Idiota. Idiota, idiota, idiota. Che ne posso sapere io? A momenti non so neanche il suo nome.
Bella. No, lo so e come.
“Mi scusi, il suo nome?” il vecchio tira fuori un cartellino e segna una data.
“Bell… Emh-Edward” oddio santo. Spero non se ne sia accorto.
“Bene… Edward” segna il mio nome accanto a quelli dei libri presi “hai tempo fino a questa data, dopo la sua scadenza dovrai avvisarmi. Mi saluti tanto la signorina Cullen.”
“Certo, grazie” prendo il biglietto ed esco fuori, sotto quel sole, ma al freddo di una realtà troppo ghiacciata. Io non ho speranze, non riesco a capire cos’è che blocchi le donne in mia presenza. Forse sbaglio nell’arrivare subito al sodo nei rapporti. Dovrei concedermi una pausa anche in quel senso. Dovrei essere io quello freddo? Renderebbe le cose più semplici? O forse sarebbe peggio…
Eppure quando le ho detto degli unici due giorni che mi rimanevano qui a Parigi sembrava persa, come se le avessi dato una notizia deludente. Lavoro troppo di immaginazione, lo so.
Passo per il parco Luxembourg assieme ai miei libri, non posso fare altro che distrarmi ora, affogare nella loro storia, nelle loro note, nel loro senso, quel che la mia vita non ha ancora preso.

Bella

Merda.
Salgo velocemente le scale della palazzina. Il più veloce che i tacchi riescono a permettermi.
Ho avuto modo di pensare, ora basta. Ora mi lascio tutto alle spalle e mi dedico completamente a me stessa e al mio riposo fisico.
Dovrei anche essere un po’ felice. Mentre poggiavo i libri sulla scrivania di Angela mi è venuta un’illuminazione: forse ho un punto a favore del dipinto. Claude Monet dipingeva spesso uomini e barche, il che potrebbe aiutarmi nello scoprire il significato di quella tela. Nei libri ci sarà qualcosa…
In qualsiasi caso, non è il momento di cercare; apro la porta e lascio tutto sul tavolino, senza pensarci due volte mi tolgo le scarpe e mi butto sul letto. Dormire mi aiuterà a dimenticare.

Qualche ora dopo

Apro gli occhi. Ho fame. Mi stiro sul letto e quando provo a riaprire gli occhi sento il mio rumoroso stomaco brontolare. Che male. Guardo l’orologio: le 16:25. Cristo.
Mi alzo e senza pensare vado dritta in cucina, tiro fuori due uova, i pomodorini, qualche affettato e il formaggio per farmi una frittata veloce, tiro fuori una scodella per sbattere le uova ed accendo il gas. Ho sempre adorato cucinare, per me, per mia madre, quando ero a Forks, per mio padre. Ma ora ho solo voglia di mangiare, quindi bando alle ciance. Dopo aver unito tutti gli ingredienti verso il composto nella padella ed aspetto che prenda forma per girarla. Un paio di minuti ed è pronta. Prendo un piatto e un bicchiere e li posiziono sull’isolotto, dalla parte più vicina alla finestra, mangiare con il panorama della mia finestra non è male, se solo non ci fosse quel palazzo che copre la Torre Eiffel.
Sono a metà frittatina quando mi squilla il telefono.
“Pronto?”
“Bella! Come stai?”
“Ehi Jazz, sto bene, sto… mangiando. Te?”
“Sono in crisi.”
“Perché? Che è successo?”
“Non so che mettermi stasera”

Edward

Le serate di aprile non sono per niente calde, qui. Non che da me lo siano di più, ma la voglia di uscire dalla mia stanza avvolta dal calore dei sifoni è davvero poca. Nonostante tutto prendo la giacca e spengo le luci, scendo nella hall e lascio la chiave al tipo della reception. Ho appuntamento con Alice davanti il suo palazzo, spero che scenda subito. Entro nel primo taxi che riesco a fermare e in dieci minuti sono al freddo di un cortiletto ad aspettare. Uno. Tre. Cinque. Dieci minuti. Fa un freddo cane. Tredici. Il portone si apre ed Alice mi sorride a 32 denti. Grazie al cielo.
“Ed!” mi si butta al collo e mi strangola un po’, spero affettuosamente.
“Ehi, Alice, non ti sembra un po’ tardi? Quanto vuoi far aspettare la tua nuova conquista?”
Mi sorride ed arrossisce. Strano per lei.
“Non un minuto di più” si dondola come una bambina di cinque anni e poi si fionda sul mio braccio.
“Hai chiamato il taxi?”
“Veramente credo sia andato via dalla disperazione, ormai”
“Ok, allora andiamo a piedi”
Bene, vuol dire che mi abituerò al freddo prima di arrivare lì.
“Come l’hai conosciuto?”
“Chi?”
“Il tuo nuovo paio di scarpe ….Alice, il ragazzo di stasera!”
“Ah! Ad una festa, sai, quella dell’altro giorno…”
“E già…”
“No, ti prego, non metterti anche tu a dirmi che è presto per uscire”
Se sapesse che proprio stamattina ho invitato una sconosciuta totale per l’uscita di stasera, per di più rifiutata, scoppierebbe sicuramente in una sonorissima risata, meglio non dirle niente.
“Umh… e com’è?”
“In realtà ancora lo devo ben capire, è che mi ha colpito proprio questo, diversamente dagli altri, lui non si mette in mostra, non è come andare al supermarket, è più che altro come un puzzle da ricostruire, ed io ancora non ho neanche un tassello della sua personalità, né di quella vera, né di quella falsa che solitamente mi viene riproposta ogni giorno da qualsiasi persona nel mio ambito lavorativo, sai lì si fa di tutto per sopravvivere, anche schiacciare le proprie amiche. O meglio, molte di quelle che mi hanno scavalcata le consideravo amiche, ma poi…”
Mi fermo e l’abbraccio, è così piccola e indifesa, come fa a sopportare tutto questo? Io non ho mai avuto problemi del genere, a volte qualche casa discografica preoccupava il manager del marketing che mi riportava tutto sotto chiave di un “nuovo sistema di registrazione moderno necessario da acquistare”, ma sentirsi schiacciati, per di più da persone di cui ti fidi, deve essere orribile.
“Mi dispiace tanto, mi dispiace”
“Grazie Edward, ma sono forte” si scosta e mi sorride anche con gli occhi “sono andata avanti e lo farò sempre”
“Bene, allora andiamo a recuperare un tassello del tuo puzzle”


-------
Sono una torturatrice anche nei confronti di me stessa, interrompere così non è l’ideale per voi e me, ma per la storia si, c’è un motivo a tutto, anche alla tela che sembra essere messa nella storia un po’ a caso, in realtà non è così!

L’abbigliamento per Edward è qui
L’abbigliamento per Alice è qui
Potete trovare alcuni dei più bei dipinti di Monet su imbarcazioni e pescatori qui, fateci un giro, merita!
  
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