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Autore: Lales    11/12/2009    5 recensioni
Perché proprio mio fratello? Perché? Tra tutti gli uomini del pianeta Terra tu hai scelto quello scemo di Tom? Dimmelo amica mia perché probabilmente siamo ancora in tempo per salvarti dall'oblio, dalla disperazione, dalle tenebre dell'inferno e da tutto ciò che comporta innamorarsi di Tom Kaulitz.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6.



Es tut wieder weh
Es tut wieder weh
Ich will hier raus
Doch ich weiß nicht wie
Es tut wieder weh
Es tut wieder weh
Und mein Stolz geht vor dir auf die Knie
Es tut wieder weh

Mi fa male di nuovo
Mi fa male di nuovo
Voglio andarmene
Ma non so come
Mi fa male di nuovo
Mi fa male di nuovo
E il mio orgoglio viene da te in ginocchio
Mi fa male di nuovo


Aveva una bellissima rosa rossa tra le mani, era al massimo del suo splendore, leggermente dischiusa, con i petali a formare una corolla perfetta. Era una rosa con poche spine, qualcuno doveva averle spezzate, ma nonostante quello pungeva un po' sotto alle dita.
Era come il loro rapporto, bellissimo da fuori, ma appena ti avvicinavi sentivi pungere sotto alla pelle perché ti rendevi conto che c'era qualcosa di estraneo a quella che era perfezione esteriore.
Greta l'aveva già presa e posata sul piano della cucina tre volte da quando l'aveva vista insieme ad altre rose, in un vaso al centro del tavolo della cucina. L'idea di portare a Tom la colazione a letto le era venuta come un'illuminazione divina alle sei di mattina, non riusciva proprio a prendere sonno; aveva tentato di svegliare Bill ma non ci era riuscita, così mentre la sua mente viaggiava per scenari sconfinati, le era venuta l'idea di una fragrante colazione a letto. Gli aveva preparato i suoi adorati waffles ed un caffè latte buonissimo, cosa che effettivamente aveva stupito anche lei stessa, poi aveva visto la rosa, e le sembrava carino portarla insieme alle altre cose. La riprese convincendosi che sarebbe stato un bel gesto, per poi lasciarla di nuovo sull'isola della cucina; Tom da uomo non avrebbe capito il valore di quel fiore, indelicato com'era. La ragazza salì le scale facendo attenzione a non rovesciare caffè e latte sul pavimento ed una volta arrivata davanti alla porta della stanza, si appoggiò con il gomito alla maniglia, per aprirla, un'istante prima di domandarsi se ci fosse qualche conquista notturna nel letto insieme a Tom. La porta era socchiusa, e Greta rimase immobile sperando di non fare una delle sue colossali figuracce, se non che pensò che rimanendo ferma all'ingresso della camera non l'avrebbe mai scoperto. Con il piede spinse un po' la porta che si spalancò in un soffio. Tirò un sospiro di sollievo, Tom era solo nel letto immenso, steso a stella marina prendeva tutto lo spazio del materasso, appoggiato a quattro comodi cuscini. La ragazza sorrise amorevolmente entrando dentro e posando la tazza e il piatto di waffles sul comodino; tornò indietro e chiuse la porta della stanza con delicatezza, per poi tornare vicino al letto. Si mise a guardarlo nella penombra, la stanza riceveva dei piccoli sprazzi di luce dalle fessure delle tende accostate malamente e poteva vederlo benissimo immerso nei suoi sogni. Si sedette piano sul materasso incrociando le gambe e lo guardò dormire dimenticandosi per un attimo perché fosse in quella stanza immersa ora nell'odore di caffè. Prese a toccargli l'avambraccio, disteso davanti a lei, delicatamente, muovendo le dita sulla pelle liscia, formando piccoli cerchi, o figure geometriche inventate. Nella sua mente stava cercando un modo delicato per svegliarlo senza troppi traumi, d'altronde erano le dieci di mattina, orario che quando era a casa, Tom dimenticava esistesse. Dall'avambraccio si spostò al palmo della mano, aperto, muovendo sempre le dita sulla pelle, sperando di procurargli un po' di solletico. Segui le linee della mano attenta a non perderne neanche una, ma lui non si mosse per alcuna ragione. Greta sbuffò, si mise a sedere sulle ginocchia e si avvicino un po' al viso di Tom, mettendogli le mani sul fianco e muovendolo leggermente.

    - Split – sussurrò continuando a muoverlo – Split – disse più forte sperando che la sentisse. Ma Tom non si mosse, rimase nel suo dolce sonno. Greta si avvicinò del tutto cominciando a muoverlo più forte – Tomi – cantilenò dolcemente – svegliati piccolo Tomi il sole è già alto in cielo – continuò la ragazza iniziando a far diventare i leggeri movimenti dei veri e propri scossoni.

    - Tom! - disse più forte – Ti vuoi svegliare? -

    - Tom! -

    - TOM! -

    Greta era esterrefatta, sapeva che aveva il sonno pesante, ma quello era troppo. Continuò a muoverlo energeticamente sperando che aprisse gli occhi e la maledicesse in qualche lingua a lei sconosciuta, ma non dava segni di vita. La ragazza si fermò un attimo, sbuffando. Cominciò a guardarsi in giro per trovare qualcosa nella stanza che lo potesse svegliare. Forse avrebbe potuto mettere uno dei suoi pessimi CD hip/hop nel lettore e fargli prendere uno spavento serio, con tutti quei bassi sarebbe balzato sul letto in un secondo. Appena girò il viso verso la porta, qualcosa di pesante arrivò dritto su di lei, facendola cadere di schiena sul materasso mentre un urlo di sorpresa si diffuse nella stanza. Greta si ritrovò senza neanche sapere come fosse successo, Tom addosso, e qualche treccina in bocca, tanto per cambiare.

    - Spero che tu stia molto male per essermi venuta a svegliare di giorno – disse una voce roca all'orecchio della ragazza, che fissava il soffitto con gli occhi sgranati.

    - Tom -

    - Mhm – ricevette in risposta.

    - Non sei proprio una piuma, non mi sento più le costole, potresti spostarti? -

    - Mhm – mugugnò lui bloccandola sotto al suo peso – non lo so, dipende da cosa hai da offrire -

    - La colazione – sussurrò lei cercando di toglierselo di dosso, ma oltre ad essere più pesante era anche più forte e riusciva ad opporsi ai suoi banali tentativi.

    - Mhm – mugugnò nuovamente lui non muovendosi di un millimetro – sono le tue tette quelle che sento qua sotto?! -

    - Anche appena sveglio riesci ad essere così idiota?! – rispose Greta stizzita.

    - E' un dono, c'è chi ce l'ha e chi no, io ce l'ho – disse lui placido alzando la testa per guardarla, le sorrise con gli occhi chiusi mentre cominciò ad alzarsi. Lei rimase per un momento immobile, guardandogli il petto mentre si metteva seduto sul materasso. Prese un grande sospiro di sollievo dovuto all'ossigeno limitato che avevano avuto i suoi polmoni fino a quel momento e si mise seduta anche lei fissandolo, ancora non molto lucido, con gli occhi chiusi, appoggiato ai cuscini.

    - Tom – lo chiamò lei muovendogli una gamba.

    - Che c'è? - chiese lui scocciato.

    - Che ne so, sembri imbalsamato -

    - Devi darmi cinque minuti prima che riesca ad aprire l'occhio destro -

    Greta alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al comodino dalla quale prese la tazza e la portò sotto al naso dell'amico.

    - Senti qua – gli disse convincente – perché non te lo ingoi tutto in un sorso, così magari ti svegli?!-

    Tom aprì un occhio e lo usò per vedere dove mettere le mani per prendere la tazza, poi lo richiuse, ed incominciò a sorseggiare il caffè latte in silenzio. Greta era andata lì con le migliori intenzioni, ma forse era il nervosismo o forse era Tom che la faceva innervosire, ora che si trovava davanti a lui gli veniva voglia di gridargli contro o al massimo di sfogare la sua frustrazione in qualche modo fantasioso. Come una gara di wrestling improvvisata sul letto.

    - Ho fame – disse lui all'improvviso alzando la schiena dai cuscini ed aprendo tutti e due gli occhi. Greta sorrise prendendogli la tazza e bevendo un po' della bevanda calda prima di posarla sul comodino. Prese il piatto con i waffles e glielo porse.

    - Mangia, animale -

    - Come sei previdente – sorrise lui iniziando a mangiare.

    - Sei tu che sei prevedibile – constatò lei acida.

    - A cosa devo questa visita così presto di mattina? - continuò lui.

    - Volevo chiederti scusa per ieri sera – mormorò la ragazza sorridendo incerta.

    - Ha! – sorrise lui compiaciuto continuando a mangiare.

    - Ma solo perché non ho il diritto di farmi i cazzi tuoi in quel modo, tu puoi uscire con chi vuoi, non mi deve interessare... -

    Tom spostò la testa prima a destra poi a sinistra, nel suo classico movimento, che non voleva dire niente, ma che faceva in continuazione - Anche io sono stato un cazzone -

    - Sì – annuì Greta – tu lo sei il 90% delle volte -

    - … non dovevo tirare fuori ancora quella storia del bacio, ho capito che è stato solo un momento così, passeggero. Ma sarebbe dovuto succedere, prima o poi... – alzò le spalle e si sporse per riprendere la tazza dal comodino.

    - Perché sarebbe dovuta succedere? - chiese lei agitata.

    - Sono sempre stato curioso di sapere che sapore avevano le tue labbra... - corrugò la fronte e bevve due sorsi dalla tazza, aspettando una reazione da parte dell'amica.

    Greta non ce la poteva fare ancora a sostenere quella situazione. Ogni volta che venivano fuori frasi del genere il cuore le usciva fuori dal petto. Aveva una voglia matta di sentire ancora una volta la consistenza delle sue labbra. Continuava a sognarle, ma era un vero incubo. Quella era la buona occasione per darsi la sua possibilità, doveva almeno provarci.

    - E poi devo dirti anche un'altra cosa – continuò la bionda fissandolo mentre mangiava.

    - Dimmi – disse lui con la bocca piena.

    - Non ho ancora risposto alla tua domanda... -

    Lui la guardò senza capire, scosse leggermente la testa e socchiuse gli occhi, non riuscendo ad immaginarsi a cosa si riferisse.

    - Quando sei tornato mi hai chiesto perché ero scomparsa per un mese intero – continuò la ragazza – e non era il lavoro, non c'era nessun fattore esterno, è dipeso da me -

    Tom si fermò, posò il piatto mezzo vuoto sul comodino continuò a fissare Greta con la tazza in mano e lo sguardo corrucciato.

    - Non che non ti abbia pensato. Io ti penso sempre quando non ci sei, ogni minuto, ogni secondo, ogni istante. A te, a Bill... immagino le vostre giornate, le vostre litigate... - sorrise lei spostando per un attimo lo sguardo, prima di tornare a fissare Tom negli occhi - Prima che tu partissi però quando ci siamo salutati, qualcosa è cambiato. Mi hai detto come ogni volta che ti sarei mancata, ma... ho sentito qualcosa di diverso dentro che mi ha spaventato. Sono terrorizzata Tom, è da un mese che ho una paura fottuta di perderti e pur di evitarlo sono pronta a tenermi tutto dentro, ma devi saperlo che per me è cambiato qualcosa. - si sentì per un attimo la testa più leggera, si passò una mano tra i capelli sospirando.

    - Perché dovresti perdermi? - domandò lui serio.

    - Perché quello che provo io nei tuoi confronti non è corrisposto e non voglio rovinare tutto per qualcosa che magari un giorno passerà -

    - Cosa provi? - si morse un labbro, serio in viso, lo sguardo fisso su di lei.

    - E' tutto molto confuso... - sussurrò la ragazza.

    - Cosa provi? - chiese di nuovo con insistenza.

    - Penso di volerti bene in quell'altro senso... -

    - Greta... - rispose lui scuotendo la testa, ma lei lo interruppe.

    - Lo so è totalmente inaspettato, totalmente irragionevole, totalmente... - la ragazza lasciò la frase incompleta, ma ci pensò Tom a completare il suo pensiero.

    - Incomprensibile... -

    - Esatto e poi... - tentò di dire, ma lui posò subito la tazza che aveva in mano e le prese i polsi, tenendola stretta.

    - Greta fermati, devo dirti una cosa – sussurrò abbassando lo sguardo. La ragazza non capiva quel cambiamento repentino dell'amico, era solo spaventata che tutto sarebbe potuto precipitare da un momento all'altro.

    - Sì – sussurrò fissandolo, ma lui teneva lo sguardo basso.

    - Ti ricordi quando ti regalai l'orologio? -

    - Certo, non lo tolgo mai... - la ragazza si sfiorò il quadrante verde con le dita e lo guardò un istante.

    - Ti ricordi anche cosa ti dissi? -

    Greta scosse la testa incerta, non era sicura di quello a cui si riferisse Tom.

    - E' stata la cosa più smielata che abbia detto in vita mia, e l'ho detta a te Greis, e neanche te la ricordi – sorrise amareggiato passandosi la mano sulla testa, sospirando.

    - Mi hai detto che ogni volta che la lancetta delle ore sarebbe finita sulla quinta spada, mi avresti pensato - disse lei sicura, ricordandosi per filo e per segno le parole dell'amico.

    - Già, e non ti sei mai chiesta perché? -

    - Perché eravamo lontani... -

    Tom sorrise ancora spostando lo sguardo verso la finestra, la bionda si fermò ad osservare il suo profilo perfetto, non riuscendo ancora a capire cosa stesse pensando.

    - Non sei l'unica a cui è successo quello che è successo – mormorò criptico Tom, facendo crescere l'incertezza e la paura in Greta, seduta di fronte a lui con il cuore in gola. Si avvicinò di più al viso della ragazza e le sue mani dai polsi salirono sulle braccia, fino al viso - Io... promettimi che non ti arrabbierai. - chiese supplicandola con la voce e con gli occhi.

    - Cosa stai per dirmi Tom? - rispose lei spaventata.

    - Io ho fatto una cazzata, ero un ragazzino, non ci ho mai capito niente di tutte queste faccende complicate – sbuffò lui togliendole le mani dal viso e spostando lo sguardo lontano da quegli occhi azzurri che in quel momento erano difficili da guardare.

    - Tom... -

    - Sono quattro anni che cerco di fare finta di niente... - si girò di colpo a fissarla.

    - Cosa? - esclamò lei colpita di sorpresa.

    - Greis cerca di capirmi, avevo troppa paura, e ce l'ho ancora, non voglio che cambi niente tra di noi – cercò di giustificarsi prendendole le mani, ma la ragazza si divincolò alzandosi dal letto.

    - Fammi capire. - disse lei incerta - Sono quattro anni che cerchi di far finta di niente di cosa? -

    - Non ti sei mai chiesta perché tutti i tuoi ragazzi mi stavano sul cazzo, o perché tornavamo di nascosto solo per vederti, o perché ti ho detto che ogni volta che la lancetta delle ore finiva sulla quinta spada ti avrei pensato? -

    - Tu e Bill siete sempre stati gelosi del nostro rapporto, e di me, ma lo sono anche io, ma non capisco cosa c'entra, mi stai confondendo... -

    - Greis – rispose lui ridendo nervoso – come fai a non capire?! -

    - Come faccio a non capire cosa? - alzò lei la voce spazientita.

    - Che sono quattro anni che per me non sei più una semplice amica! -

    Greta si immobilizzò al centro della stanza, con gli occhi gonfi di lacrime, e il viso rivolto verso quello di Tom, che la guardava nervoso, ma anche speranzoso che lei dicesse qualcosa. Era stata dura per lui tenersi dentro tutto quell'amore per così tanto tempo, anche se era stato anche più facile gestire la sua tanto acclamata fama da playboy. Poteva dormire, parlare, incontrare quante ragazze voleva, ma nessuna sarebbe stata Greta. Non avrebbe mai amato nessuna quanto amava lei, e non sapeva neanche spiegarsi perché. Per quanto ci avesse provato a togliersi dalla testa la sua migliore amica, ogni volta che la vedeva, e si perdeva nell'azzurro cristallino dei suoi occhi, o si fissava ad osservarla mentre giocava con i capelli, si ricordava di quanto era importante, di quanto avevano condiviso, e di quanto senza di lei, la sua vita sarebbe stata vuota. Sapeva di aver sbagliato, ma sapeva anche che fino a quando anche lei non avesse ricambiato lo stesso sentimento, era inutile cercare di dirglielo, perché l'avrebbe solo allontanata, e non sarebbe mai riuscito a stare senza il loro rapporto.

    - Perché non me l'hai mai detto? - esclamò la ragazza mettendosi una mano sul petto e cominciando a singhiozzare.

    Camminava nervosa per la stanza, non riuscendo a non pensare al fatto che si era appena tolta un peso dal cuore, e già un altro si riproponeva pesante, a farle male. Cosa significavano le parole di Tom era molto chiaro, ma perché non se ne fosse mai accorta, era un dubbio che si insinuava nel suo cervello.

    - Non potevo rischiare sapendo che per te non era la stessa cosa, e poi c'era il gruppo... -

    - Il gruppo, il gruppo! Sempre e solo il gruppo! - esclamò la bionda sentendo la rabbia crescerle dal petto - Ed io invece cosa ho appena fatto?! Non potevo continuare a guardarti in faccia sapendo di mentirti quando tu sono quattro anni che non ti fai scrupoli e mi prendi per il culo come se fossi un'estranea! - gli gridò contro la ragazza completamente sconvolta da quella notizia.

    - Greta non è così – disse lui alzandosi dal letto per poterla fermare. Ma più si avvicina a lei, più lei si allontanava. Quello di cui aveva più paura si stava avverando. Lei aveva lo sguardo perso nel vuoto, nella sua testa si stavano affollando milioni di risposte a tutte quelle domande che si era posta in quelle settimane infernali.

    - Ho preferito stare male io tutto questo tempo, per evitare che il nostro rapporto cambiasse, poi con il tempo mi sono abituato a non pretendere nient'altro da noi due se non quello che già avevamo -

    Ma Greta non ascoltava. Ripensava a Bill, al discorso di Andreas, ripensava a quanto era stata sciocca nel credere che tutto si sarebbe sistemato.

    - Allora Andreas aveva ragione, allora... Bill... Quando non mi hai parlato per tutta la settimana prima dell'uscita del singolo era per questo motivo? - mormorò fissando Tom che la guardava con il viso dispiaciuto senza avere la forza di rispondere – Bill... - disse di nuovo.

    Si girò di scatto scaraventandosi contro la porta. La rabbia continuava a salire, stava perdendo quel controllo che aveva sempre mantenuto; non si era mai innervosita tanto in vita sua. Era una persona così pacifica e buona che la maggior parte delle volte pur di non litigare con qualcuno o non avere discussioni, preferiva tacere. Ed ora?! Ed ora veniva a scoprire che tutti gli scrupoli che si era fatta nei confronti di Tom, per paura che tutto cambiasse, lui in realtà non se li era mai fatti. Aveva preferito mentire per quattro anni piuttosto che dirle come stavano le cose. Non sapeva se le faceva più male quello o il fatto che Bill non l'avesse mai aiutata a capire. Greta camminò a passo di marcia verso la camera del cantante, spalancando la porta, furiosa. Si avventò contro le tende, aprendole e lasciando entrare la luce. Bill si svegliò di colpo mettendosi una mano sugli occhi.

    - Bill! Svegliati! - gli ordinò Greta.

    - Greta ti prego, ascoltami – la implorò Tom arrivato in stanza, mentre cercava di prenderla ma lei si divincolava andando verso il letto di Bill. Le lacrime continuavano ad uscire dai suoi occhi senza che potesse comandarle; era il nervoso, era la delusione, era solo il suo cuore che si stava accartocciando come un pezzo di carta da buttare via.

    - Oddio! Che c'è? - chiese Bill spaventato mettendosi seduto.

    - Bill tu lo sapevi?! - gli gridò contro Greta mentre Tom la teneva da un braccio cercando di farla girare verso di lui - Che domande idiote certo che lo sapevi! E tutte le cazzate che mi hai raccontato, tutto era una farsa gigantesca! -

    Bill guardò Tom, bastò uno sguardo e capì esattamente di cosa stesse parlando l'amica. Capì perché la sera prima si era sentito così in colpa nei confronti di Greis, capì che avevano sbagliato tutto. Aveva sempre sostenuto Tom, come un bravo fratello avrebbe fatto, l'aveva sempre aiutato, nonostante non condividesse quella sua decisione di lasciare Greta all'oscuro dei suoi sentimenti. Per quel motivo quando aveva saputo che anche da parte della ragazza c'era qualcosa verso il fratello, aveva cercato di organizzare tutto come se fosse spontaneo e naturale, nascondendo alla ragazza il piccolo particolare che Tom erano anni che era innamorato di lei. Lui e Greta si erano sempre detti tutto, ma quel segreto tra lui e il gemello, non avrebbe mai e poi mai potuto romperlo, se non fosse stato prima Tom a parlare.

    - Greis aspetta io... - mormorò Bill togliendosi le coperte di dosso ed avvicinandosi ai due, vicino al letto -

    - Non aspetto proprio un cazzo! - gridò la ragazza divincolandosi definitivamente da Tom ed andando dall'altra parte della stanza - Siete la più grande delusione che potessi avere, voi due, le persone che pensavo fossero quelle che conoscevo meglio, le persone per cui io morirei se fosse necessario, quelle che pensavo non mi avrebbero mai e poi mai tradito. Le due persone più importanti della mia vita mi hanno preso in giro per tutto questo tempo... come posso fidarmi ancora di voi?! Come posso ancora guardarvi in faccia senza chiedermi se siete sinceri o no con me! -

    Bill e Tom la fissavano con la stessa espressione, e nonostante stesse urlando contro di loro con le lacrime agli occhi, arrabbiata come non mai, dentro aveva un gigantesco nodo alla bocca della stomaco, e la gola si stava chiudendo sempre di più.

    - Era una cazzata anche la storia di Heidi, era una cazzata anche quella con cui sei uscito ieri sera... Tom... - continuò la ragazza fissandolo sconvolta.

    - Greis fammi solo cercare di spiegare... -

    - Non eri neanche ubriaco quella sera! Tutte quelle cose che mi hai detto me le hai dette guardandomi negli occhi! Te lo ricordi?! Dimmi la verità! -

    Tom abbassò lo sguardo per poi cercare quello di Bill che la fissava anche lui con gli occhi lucidi.

    - Greis ti prego, io ho solo cercato di aiutarlo – disse piano Bill facendo il giro del letto per cercare di avvicinarsi. Ma Greta si era voltata, aveva preso i jeans dalla sedia, ed ora se li infilava, voleva andare via da quella casa il prima possibile.

    - Sì lui non c'entra niente, è solo colpa mia – disse Tom seguendo il fratello – Bill non c'entra niente, non te la prendere con lui! -

    - No Tom è anche colpa mia...- disse Bill deciso verso il gemello.

    - BASTA! - gridò la ragazza prendendo la borsa dal pavimento e puntando un dito contro i gemelli – Non vi voglio più vedere! Non mi cercate, non ci provate neanche una volta a prendere il telefono e chiamarmi, neanche una! Sono stata chiara? - si girò di scatto ed uscì dalla porta.

    - Greis – gridarono in coro Bill e Tom seguendola.

    Greta corse in corridoio scendendo le scale il più veloce possibile, cercando di non cadere, le lacrime le impedivano la visuale. Tra i singhiozzi riuscì ad arrivare alla porta mentre sentiva i passi dei gemelli dietro di lei.

    - Greta fermati ti prego - gridò Tom. Non poteva crederci che dopo tutti quegli anni in cui aveva pensato mille modi per potersi finalmente dichiarare a lei, era venuto fuori proprio in quel momento così poco opportuno. Quella era l'ultima cosa che desiderava; sapeva che aveva sbagliato, ed avrebbe dato tutto per tornare indietro.

    La ragazza aprì la porta prendendo il cappotto ed uscendo fuori al gelo mattutino, dietro di lei continuava a sentire la sua voce.

    - Greta fermati – urlò di nuovo Tom con il fiatone. Fuori faceva troppo freddo, e lui era senza maglia -

    - Torna dentro e fai finta che non sia mai esistita, chiaro? – le gridò in risposta la ragazza, aprendo il cancello e sbattendoselo alle spalle.

    Tutto ciò che fai, prima o poi torna indietro.



    Non voleva parlare con nessuno, non voleva vedere nessuno. Voleva solo dimenticare tutto quello che aveva vissuto quel giorno, desiderava scomparire nel nulla, come se non fosse mai esistita. Voleva svegliarsi e rendersi conto che era stato solo un brutto sogno, che quello che era successo era frutto della sua immaginazione. Invece come chiudeva gli occhi e li riapriva, tra l'eco dei singhiozzi che si espandevano nella sua stanza vuota, vedeva solo la foto che c'era sul comodino, sfocata. Metterla a fuoco avrebbe fatto troppo male, ma non ce n'era comunque bisogno, sapeva esattamente chi erano i soggetti di quell'immagine, sapeva tutta la storia che c'era dietro, ma non voleva ricordarla. Voleva dimenticare, ma non aveva la minima idea da dove poter cominciare per dimenticare una vita intera. Stava piangendo così forte che la gola le bruciava e le unghie le si erano conficcate nel palmo della mano. Più piangeva più si rendeva conto che le cose non sarebbero mai migliorate, perché una vita senza di loro non era una vita. Doveva ricominciare da capo, come un neonato che imparava a camminare da solo; con il tempo ogni ferita si sarebbe rimarginata e sarebbe diventata una cicatrice. Visibile, ma pur sempre cicatrice. Si mise seduta sul materasso e prese la cornice con le mani, scaraventarla a terra non avrebbe aiutato, non si sarebbe neanche rotto il vetro, perché non c'era. Tolse la foto e la fissò per qualche istante, quei ragazzini che si abbracciavano ridendo non esistevano più, come non esisteva più niente di quello che avevano vissuto. Anche se si era promessa che non l'avrebbe mai fatto, era tempo di dimenticare. La guardò per un ultima volta, poi la strappò in quattro pezzi, pensando di aver strappato per sempre l'amicizia che aveva dichiarato conclusa, e quell'amore appena nato che non era potuto sbocciare, ma era rimasto un bocciolo pieno di spine, solitario, nel suo cuore. Si asciugò il viso con le mani alzandosi dal letto; sarebbe andata avanti, non le importava niente se quell'incidente di percorso l'aveva resa fragile come un fiocco di neve. Fiocchi di neve, li vedeva scendere davanti alla sua finestra, si posavano sul vetro, e si scioglievano diventando acqua, diventando niente.

Otto giorni dopo.


Era contenta di constatare che almeno avevano esaudito il suo desiderio di non volerli ne sentire ne tanto meno vedere. Era passata più di una settimana da quel giorno e forse perché aveva tenuto il telefono spento per tutto quel lasso di tanto, non si meravigliò del fatto che non fossero venuti a cercarla, e questo però un po' la preoccupava, significava che sarebbero tornati nella sua vita quanto prima. Non si sarebbero arresi facilmente, lo sapeva, ne era cosciente. Avrebbe dovuto affrontare nuovamente quei discorsi, ma con una nuova faccia, con un nuovo cuore, con una nuova mente. Si stava curando le ferite da sola, evitando di chiedere aiuto a chiunque, non voleva dare peso con i suoi problemi a nessuno; d'altronde era sempre stata abituata a cavarsela da sola, da quando la mamma era morta quando era ancora una bambina. Con il padre aveva un rapporto normale, ma non gli avrebbe mai raccontato la sua situazione, mai. Come da otto giorni a quella parte, tornava a pensare a quanto fosse sola nella sua vita, a quanto avesse rinunciato, solo ed esclusivamente per l'unica amicizia che meritasse la pena vivere. Questo lo pensava, prima. Mentre si girava il cellulare tra le mani indecisa se accenderlo o meno giocava con il cucciolo di cane che aveva trovato sotto casa quella mattina. Forse era un segno del destino, e lo ringraziava, avrebbe avuto almeno un amico fedele mentre rimetteva a posto i cocci della sua esistenza. Aveva deciso di chiamarlo Jäger, come lo Jägermeister. Aveva appena visto la pubblicità in TV, e le sembrava carino.

- Ciao Jäger – sussurrò alla piccola palla di pelo nero accoccolata sul divano – è vero che tu non mi tradirai? Sarai un fedele cagnolino? -

Socchiuse gli occhi sospirando, mentre premeva il tasto di accensione del telefono; non aveva idea di quello che sarebbe potuto succedere, ma era curiosa dopo otto giorni, di sapere cosa stesse accadendo nel mondo. A parte lavoro, casa e supermercato, non aveva frequentato molti altri luoghi.

Inserì il PIN e guardò il piccolo schermo colorato arrivare alla schermata principale. Chiuse gli occhi. Il suono dei messaggi cominciò ad assordarle le orecchie, ed a destare l'attenzione anche del piccolo Jäger che cercò curioso con il musetto la provenienza del rumore. Greta rimase con il telefono in mano, mentre vibrava e suonava, aspettando che finisse. Una volta terminato l'arrivo dei messaggi, aprì gli occhi e vide che ce n'erano ventiquattro. Non sapeva davvero se li voleva leggere, ma si fece coraggio, ed aprì la cartella.

Diciotto erano di Bill, dieci di chiamate ricevute ed otto scritti. Li scorse uno per uno.


Greis mi sento malissimo per quello che è successo, dobbiamo chiarire questa cosa. E' stato tutto un grosso sbaglio. Mi manchi già da morire.


Greis ti prego accendi il cellulare! Lo so che se te lo scrivo non lo leggi se il telefono è spento, ma ti prego ho bisogno di parlarti.


Non ce la faccio più, vorrei venire da te ma non mi lasciano uscire! Tom non mi parla! Greis ti prego è una situazione di merda...


Ho capito che non mi vuoi parlare ma sono io che devo parlare con te! Non so più come dirtelo, Greta cazzo come puoi buttare tutti questi anni nel cesso in questo modo! Lo so che ho, che abbiamo sbagliato, ma lascia almeno che ti spieghi per bene, poi deciderai tu cosa fare. Ti voglio un mondo di bene, non dimenticarlo mai.


Greta non so più che fare, sono passati tre giorni voglio solo sapere se stai bene!


Tom mi ha parlato oggi, ma non riusciamo a venire a capo di questa situazione. Dobbiamo chiarire insieme, dobbiamo uscirne fuori insieme come sempre... ti supplico chiamami.


Lo so sono stato un coglione, ma ti prego Greis, ho bisogno di parlarti. Chiamami! Ti giuro che prenderei la macchina e verrei da te in un secondo se solo sapessi che mi vuoi vedere.


Non ce la faccio più, davvero. Non ho tue notizie da una settimana, se domani non mi chiami vengo in negozio, te lo giuro che lo faccio.


Greta si fece forza, e guardò anche gli altri, mentre le lacrime cominciavano ad uscire dagli occhi.


Due chiamate di Andreas ed un suo messaggio:


Lo so come ti senti, chiamami e sono da te in un battito di ciglia.


Poi un SMS di un numero che non conosceva, ma scoprì essere di Michelle:


Se vuoi parlare, questo è il mio numero. Un bacio. Michelle.


Ed infine ulteriori chiamate perse: di Georg e Gustav.


Da parte di Tom non c'era niente, non sapeva se essere delusa o essere felice del fatto che almeno uno dei due si fosse dimenticato dell'altro; meno gente che soffriva.

Rilesse i messaggi di Bill uno per uno, continuando a piangere ed a stringere con una mano il cellulare e con l'altra accarezzando Jäger, ignaro di quanto dolore ci potesse essere al mondo.

Amore è dolore. Lo ripeteva sempre, ogni volta si riprometteva di non innamorarsi più, ma ci cadeva sempre di nuovo.



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Aveva il terrore che sarebbe potuto entrare dalla porta d'ingresso del negozio, terrore puro. Non sapeva se era in grado di poter reggere un confronto con lui, ma almeno aver letto il messaggio e sentirsi in un certo senso preparata a quell'evento la rincuorava leggermente. Per tutto il pomeriggio non si era distratta neanche un minuto dal tenere la porta sotto controllo, ogni persona un po' troppo alta che varcava la soglia la faceva sobbalzare. Era indecisa, non sapeva se veramente sarebbe venuto, non voleva vederlo, ma non aspettava altro che arrivasse di fronte a lei.

Infine, stremata, si sedette a terra, per sistemare dei nuovi CD, aveva bisogno di non pensare, di non continuare a torturarsi in quel modo. Doveva semplicemente continuare a reagire, sperando che prima o poi quel dolore costante alla base del petto, fosse scomparso. Continuava però a domandarsi come sarebbe stato il loro incontro dopo tutto quello che era accaduto; pacifico? Oppure si sarebbero urlati contro qualsiasi tipo di insulto. Scosse la testa impegnandosi a non pensare, quando la voce che aveva aspettato per tutto il pomeriggio, finalmente arrivò alle sue orecchie. Triste, un po' roca. La voce di Bill.

    - Hai letto i messaggi? - le chiese senza salutare.

    Greta annuì piano, alzandosi dal pavimento e sorpassandolo – Vai a casa prima che ti riconoscono – lo ghiacciò senza guardarlo negli occhi.

    - Non me ne frega un cazzo, voglio parlare con te – si impuntò lui. Quando si metteva in testa che doveva fare qualcosa nessuno poteva mettergli i bastoni tra le ruote, e Greta per quanto avesse potuto opporsi, non ce l'avrebbe fatta a fermarlo.

    - Io no – disse lei trattenendo un singhiozzo.

    - Ok, allora mi ascolti -

    Bill la prese per un braccio e la trascinò verso la fine del negozio. Nel reparto musica celtica, era sicuro che non li avrebbe trovati nessuno.

    - Sto lavorando – sbuffò lei incrociando le braccia e fissandosi i piedi.

    - Non ci vorrà molto – si difese – e guardami mentre ti parlo -

    - No, non ti voglio guardare in faccia, sapendo che tutte le volte che l'ho fatto mi hai detto cazzate -

    - Greta cazzo – rispose nervoso – non lo capisci proprio?! -

    - Cosa? - chiese lei alzando la voce.

    - Io l'ho fatto per Tom, l'ho fatto per voi, non lo capisci che se lui faceva di testa sua... -

    - Lui faceva di testa sua?! - berciò la ragazza – Tom è grande e vaccinato è in grado di badare a se stesso! Devi smetterla di fargli da balia! -

    - Tu lo sai meglio di chiunque altro che ci proteggiamo a vicenda, lo sai quant'è profondo il nostro legame. Non avrei mai pensato che proprio tu non avresti capito... -

    - Cosa Bill? Che mi avete preso in giro per quattro anni! -

    - No! Tom non voleva rovinare niente, non voleva che tu lo guardassi come il povero cretino che si era innamorato di te, quando sapevamo benissimo tutti che tu non provavi la stessa cosa che provava lui, o sbaglio?! Non sei stata tu a dire che questo “sentimento” o come vogliamo chiamarlo, è venuto fuori un mese fa più o meno, o no?! -

    Greta si morse le labbra – Cosa c'entra? Io non sapevo quello che pensava lui, ma gliel'ho detto lo stesso – mormorò incerta.

    - Greis, adesso sei tu che mi prendi per il culo – disse Bill ironico – Andreas mi ha detto quello che ti ha raccontato. -

    Greta alzò di colpo lo sguardo e lo puntò sul viso di Bill. Non aveva una bella cera, Era pallido, e con due occhiaie nere e pesanti a coronare i suoi vellutati occhi castani coperti da tanta tristezza.

    - Pensavo fosse una cazzata – si giustificò.

    - E perché non sei venuta da me a chiedere se lo era?! Io ho sbagliato, ti prego di perdonarmi, me ne prendo tutta la responsabilità, non sono stato un buon amico, ma solo perché c'era mio fratello dall'altra parte... ma non puoi buttare una vita insieme Greis, non puoi! -

    - Non posso? E ti credi che per me sia facile?! Svegliarmi la mattina e rendermi conto che sono sola, che ho sacrificato l'intera esistenza per delle persone che mi hanno detto bugie su bugie...! - urlò più forte.

    - Nessuno ti ha chiesto di farlo - gridò lui sovrastandola.

    - Nessuno me l'ha chiesto, ma l'ho fatto, per amor vostro, perché siete le persone a cui tengo di più al mondo, e non vorrei mai e poi mai il male per voi. Per cui, prima mi dimenticate meglio è per tutti quanti, ok Bill? Ora devo tornare a lavoro. - fece un passo ma lui la prese per le spalle con forza, costringendola a guardarlo.

    - Certo che sei forte! Dici di non volere il nostro male e poi mi dici di dimenticarti... come possiamo fare una cosa simile? - corrugò la fronte addolcendo la voce, non voleva arrendersi prima di averle provate tutto.

    - Non lo so – sussurrò lei – non so neanche io come fare -

    - Perché è impossibile Greis, non si può fare! Siamo cresciuti come una sola cosa, sempre insieme fino... -

    - Fino a quando non sono arrivati i Tokio Hotel, e siete andati via – concluse Greta.

    Bill annuì incrociando le braccia, si passò la lingua sulle labbra, per inumidirle, ma evidentemente non ci riuscì, era anche lui così agitato che gli mancava la salivazione.

    - Allora è questo! E' il gruppo che non ti è mai andato giù – disse nervoso alzando un sopracciglio.

    - No, Bill, non è il gruppo. Siete voi che l'avete sempre messo prima di tutto, prima di qualsiasi cosa, anche prima degli amici, prima delle cazzate che facevamo insieme... -

    - Sono finiti i tempi delle cazzate, non abbiamo più dodici anni! - si animò lui alzando la voce.

    - Ora lo vedi come fai? Mi stai attaccando perché sai che ho ragione, ma vuoi averla tu l'ultima parola! -

    - Non mi pare! -

    - Vedi? -

    - Io voglio solo esporre la mia opinione, visto che si tratta di me. - si indicò - E' vero, il gruppo viene prima di tutto se parliamo di lavoro, ma le persone che vengono prima di qualsiasi altra cosa nella mia vita sono mio fratello, la mia famiglia ed i miei amici, Greis, cazzo, quante volte siamo tornati di nascosto solo per stare un giorno in più insieme?! -

    La ragazza chiuse gli occhi; sapeva che non stava mentendo, tutte le parole che uscivano dalle labbra di Bill erano così maledettamente vere, che non poteva negare il contrario. Non ci sarebbe riuscita, e non avrebbe neanche voluto farlo.

    Greta distolse lo sguardo dall'espressione del moro, che la guardava con gli occhi lucidi e la bocca dischiusa. Sapeva che la discussione non era finita, ma non ce la faceva più a sostenere quella situazione di scontro con lui, mentre la guardava in quel modo. Lo scansò per andare via ma si sentì trattenere.

    - Non abbiamo finito Greis – disse lui prendendola di nuovo per un braccio. Lei si girò di colpo e si ritrovarono viso a viso. Non ce la fece più a trattenersi, e scoppiò a piangere in singhiozzi, rimanendo immobile.

    Bill la guardava, con gli occhi lucidi, e la tirò a sé stringendola forte. Le mise una mano sulla testa accarezzandole i capelli.

    - Mi dispiace Bill – singhiozzò Greta con il viso sul petto del ragazzo.

    - Mi hai fatto spaventare – le rispose lui dolcemente stringendola più forte – non fare mai più una cosa del genere -

    - E' tutta colpa mia – continuò la ragazza – non dovevo dire quelle cose a Tom, non dovevo prendermela con te, dovevo continuare a non fare niente. -

    - Non è vero Greis, hai fatto bene a dirglielo, e si sistemerà tutto, stai tranquilla -

    - No, non si sistemerà, Tom mi odia, tu poco ci manca, ho rovinato tutto -

    Bill sciolse la presa e le strinse il viso tra le mani, asciugandole le guance – Nessuno ti odia, nessuno -

    - E allora perché non mi ha chiamato? Perché non si è fatto sentire? Mi manca da morire, da morire Bill, mi sento così inutile -

    - Devi dargli un po' di tempo. Si è tenuto dentro tutto per tanti anni, ora che è venuto fuori deve capire cosa fare, e lo deve capire da solo – sussurrò Bill stringendola di nuovo.

    - Mi manca, te lo giuro Bill, non avrei mai e poi mai voluto farlo soffrire -

    - Lo so Greis, lo so -

    - Dimmi che andrà tutto bene -

    - Andrà tutto bene, stavolta ci puoi scommettere qualsiasi cosa -

    ___

    Also! La canzone dell'inizio è la bellissima "Es tut wieder weh" dei Jennifer Rostock. Chi mi conosce sa benissimo che io adoro quel gruppo di pazzi XD La canzone fa parte della colonna sonora tedesca di New Moon, ed è diventata una delle mie preferite.

    In questo capitolo c'è tanta tanta verdura sulla griglia, e spero di avervi messo un po' di curiosità per quanto riguarda il prossimo capitolo, dove ci sarà... no, meglio non anticipare troppo! :)

    Grazie mille per tutte le bellissime recensioni, ed in questi tempi difficili, ricordatevi sempre di supportare il caro vecchio Tom.

    Poi, se volete, date un'occhiata QUI

    Bacioni oni

  
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