Salve a tutti,
un nuovo fine settimana è giunto…
chiusa in questo posto, mi sembra che il tempo non
passi mai, una settimana e finalmente sarò a casa mia, tra le mie cose, con le
persone che amo e nel mio mondo adorato…non vedo l’ora…
Noto, e me ne dispiace, che trovo poco riscontro…mmm…c’è
qualcosa che non va! Decisamente…uffi :(
Grazie comunque ai lettori silenziosi, la vostra
presenza mi allieta…
Sister
forever94: ti ringrazio!!! Spero continuerai a seguirmi :), ci terrei molto…
Vi lascio al capitolo dal punto di vista di Robert…bacio
Il mattino
successivo quando riaprii gli occhi, allungai la mano per cercare Marghe, ma il
suo lato era vuoto…possibile che mi fossi sognato tutto? Mi guardai intorno e
mi resi conto che ero a casa, quindi probabilmente, mia moglie si era già
alzata per preparare la colazione, sorrisi all’idea di lei ai fornelli. Mi
stiracchiai e mi recai in cucina, ma passando per il salotto, la vidi che era
lì, ferma e imbambolata e stringeva tra le mani una cornice: i ricordi dei suoi
amici e di….Eric…In tutti quel tempo, avevo sperato che Marghe avesse messo una
pietra sopra a quella storia, ma non c’era verso di non farla sentire in colpa,
lui le mancava ed io non potevo fare niente per sopperire al vuoto che sentiva.
Quando lo rincontrammo per lo spettacolo provai a parlarci, ma non ci fu verso
di fargli cambiare ide
<<”Perché sei qui Robert?” mi disse dandomi le
spalle “Eric vorrei parlarti, credo che sia il caso che ci mettiamo seduti e
discutiamo con calma” “Non credo serva a qualcosa. Te la sei ripresa, sei
contento?” disse guardandomi in faccia con un espressione rabbiosa “Avevi detto
che non ti saresti intromesso e l’hai fatto…e va bene così, ci sono passato
sopra, l’ho anche incoraggiata a venire a cercarti, ma poi che hai fatto??? Lei
hai chiesto di sposarti???” mi innervosii “Si e allora??? La amo e penso che
sia lecito quello che ho fatto, Marghe è la mia ragazza e le faccio le
richieste che voglio! E poi io dovrei ammazzarti di botte per quello che le hai
fatto, ma come ti è venuto in testa, l’hai quasi violentata, ha dei lividi su
tutto il corpo” sussultò, abbassando gli occhi “Cos’hai ora non parli più?”
alzò gli occhi “Ho sbagliato, ho già ammesso le mie colpe e ho chiesto scusa,
non ero in me. La rabbia, sai, a volte porta a fare cose di cui ci si può
pentire” “Questa è la tua giustificazione? La rabbia?” gli urlai “Ma proprio tu
parli? Tu che l’hai quasi uccisa andandotene in quel modo, sei uscito di scena
come le grandi star, lasciandoti dietro però non applausi, ma sofferenza. Tu
non hai visto come si era ridotta Marghe, non c’eri quando piangeva, quando non
voleva mangiare o uscire. Io si! E l’ho aiutata a riprendersi, mentre tu te le
facevi con Kristen! Sei proprio una pessima persona!!!” come fango le sue
parole mi seppellirono “Ora sei tu che non parli più, eh?” ci guardammo in
cagnesco, poi d’un tratto si girò e si incamminò verso il suo camerino
“Aspetta” lo trattenni per un braccio “Rob basta!!! Dovete lasciarmi in pace,
lo vuoi capire?” mi sentivo un verme “Scusami Eric…abbiamo pagato entrambi per
i nostri errori” “Niente scuse! È troppo tardi…mi deve passare…mi passerà…”
sospirò e si voltò nuovamente verso di me “Rob…” chiuse gli occhi, poi li
riaprì “Io non voglio avercela con voi, ma mi sento tradito, capisci? Io…” mi
fissò dritto negli occhi “…io amo ancora Marghe…in questi mesi non sono stato
in grado di farmene una ragione, eravamo felici insieme…era così bello poterla
avere accanto, accarezzarla, fare l’amore con lei” mi irrigidii al pensiero
della mia Marghe a letto con Eric e strinsi le mani a pugno “Ho creduto davvero
che lei mi amasse…” “Eric, lei ti ha amato…a modo suo, ma lo ha fatto…” “Si,
questo lo so, ma il sentimento che provava per te era molto più forte” “Ma se
allora capisci la situazione, perché non proviamo piano, piano a ristabilire
gli equilibri di un tempo?” rise istericamente e mi guardò torvo “Non capisci
che per me vedervi insieme è riluttante? Rob io ci sto male, le capisci queste
parole?” “Sta male anche lei…” risposi serio, sostenendo a lungo il suo sguardo
“Me ne dispiace, ma la colpa non è mia! E ora scusami Rob, ma ho un musical da
fare” e se ne andò, non dandomi più adito di parlare. Quella fu l’ultima volta
che lo vidi…>>
Mi avvicinai a
lei, vederla piangere mi spezzò il cuore, non sapendo che fare l’abbracciai
forte e con le mani le asciugai le lacrime, lei sussultò e si voltò verso di
me, quando i nostri occhi si incrociarono, il mio cuore batté forte, cominciai
a cullarla dolcemente, mentre lei poggiandosi al mio petto, continuò a
piangere, sfogando tutto il suo dolore…
Facemmo
colazione in silenzio, cercai dal trattenermi dal farle domande, temevo di
pressarla, ma ero schiacciato dalla preoccupazione, volevo fare qualcosa…
Per tutto il
tempo, non feci che osservarla di sottecchi, aspettando il momento giusto per
poterle dire qualcosa e non appena posò la tazza vuota sul tavolo mi avvicinai
alzandole delicatamente il volto per porlo alla mia attenzione, fissando i miei
occhi nei suoi “Come ti senti?” le chiesi senza interrompere quel contatto
“Meglio, grazie…scusami…” rispose abbassando le sue pupille verso il pavimento “Non
c’è bisogno di scusarsi, non hai fatto niente” ed era vero, io non potevo
cancellare il suo passato, le porsi la mano e l’aiuta ad alzarsi dalla sedia “E
ora Signora Pattinson, si prepari che dobbiamo andare dai suoceri” strizzai
l’occhio, facendole fare una giravolta e cercando di strapparle un sorriso,
riuscendoci; nell’esatto momento in cui vidi le sue labbra piegarsi verso
l’alto, il mio cuore tuonò, sbattendo rumorosamente contro la cassa toracica.
La lasciai andare in stanza, nel frattempo sistemai la cucina. Mi meravigliai
di me, avevo vissuto a lungo da solo, ma non mi ero mai affannato tanto per
mettere tutto in ordine, non volevo che le cose pesassero tutte su di lei,
nonostante potessimo permettercelo, non aveva voluto una domestica, Marghe
desiderava vivere una vita normale, quando poi io di normale non potevo che
donarle quello che ero, per il resto la fama mi aveva rubato tutto. Terminato i
servizi, mi recai in stanza, feci per aprire la porta socchiusa e notai Marghe
che agitata parlava a telefono “Tranquilla mamma, niente di preoccupante.
Aspetto un bambino” sobbalzai, nonostante lo sapessi, per me era sempre strano
sentirlo. Ormai preso dai miei pensieri, non mi ero accorto che Marghe quasi
tremava “Calmati! Sono andata ieri alla visita…è tutto apposto, sono incinta di
un mese e mezzo. Ora ho appuntamento tra due mesi” risi e passandomi una mano
tra i capelli mi avvicinai piano “Non ti ci mettere anche tu. Starò attenta,
ora mi aspetta una giornata dai suoceri per comunicare loro la notizia”. Appena
staccò, istintivamente il mio corpo si mosse verso il suo, avvolgendola in una
morsa delicata, ma contemporaneamente possessiva “Amore mi hai spaventato!”
risi per il suo volto sconvolto “Sciocchina chi ti pensavi che fosse? Hai
parlato con tua madre?” annuì più volte “E’ felice per noi” si voltò verso di
me muovendosi leggiadra, tra le mie braccia, restando così vicina alle mie
labbra, da farmi sentire il suo caldo respiro che mi fece rabbrividire “Chi non
lo sarebbe? Ora preparati che andiamo dai miei…sono impazienti, ho detto loro
che avevamo urgenza di parlargli” “Ah Rob, sei il solito. Li starai facendo preoccupare”
ridemmo, poi ci bloccammo, come spesso era successo, ci incantammo a guardarci,
riscoprendoci più innamorati che mai…poggiò le sue mani sul mio petto,
rimirando la mia maglia stropicciata e ancora bagnata per le lacrime di poco
prima, si alzò sulla punta dei piedi e mi baciò, come solo lei sapeva fare…io
di certo, non mi tirai indietro e la strinsi di più; guidati dal miscuglio
d’istinto e di sentimento che ci avvolgevano, ci toccammo, per poi staccarci
“Ti amo” le dissi, continuando a mirare la sua straordinaria bellezza, mi
sorrise arrossendo “Anche io…”…a passo di danza ci dirigemmo sul letto e l’
accarezzai piano il viso, scesi sul suo collo e la sentii mugolare di piacere.
Mi interruppi per ridere, poi ricominciai a baciarla, cospargendole il mio
amore in ogni parte del suo corpo e quando giunsi sul suo ventre nudo mi
fermai, con un dito iniziai a giocarci, creando dei cerchi tutt’intorno al suo
ombelico, mi guardò con occhi luccicanti e incrociò il suo dito al mio,
giocando insieme pur continuando a fissarci. D’un tratto, nello stesso istante,
ci fermammo, lei si sedette, prese il mio volto tra le sue piccole e paffute
mani e lo avvicinò al suo; desideroso di lei, mi distesi sul suo corpo
accogliente e fu mia ancora una volta…Troppo presto fummo costretti a smettere,
ci sorridemmo e insieme ci dirigemmo verso la casa dei miei genitori. In poco
meno di mezz’ora, fummo dinanzi la mia vecchia casa, quanti ricordi mi legavano
ad essa: le corse folli in giardino da bambino, i giochi col triciclo, io
sottomesso dalle mie sorelle. Risi mentre suonavo il campanello “Claudiaaaaaa!!!”
non poteva mancare mia sorella Lizzy che con la sua solita spavalderia, mi
abbracciò dandomi ancora quello stupido nomignolo “Ah ancora con questo
nome?!?” risposi imbarazzato, mia moglie, invece, era piegata in due dalle
risate “E tu non ridere!” la guardai furibondo, ma non servì a fermarla “Scusami,
ma non ce la faccio” disse mentre si poggiava alla spalla di Lizzy che come lei
era in preda ad una crisi di ridarella “Uff” sbuffai e entrai senza aspettarle,
ma qualche secondo dopo le sentii dietro di me. “Bau bau” finalmente qualcuno
che mi accoglieva degnamente: la mia cagnolina Patty, “Patty amore, come stai?”
mi divertivo a giocare con lei, per anni era stata la mia compagna di giochi,
la mia confidenze, poteva sembrare assurdo, ma l’avevo amata come se fosse
stata una persona, quando però vide Marghe, si avvicinò a lei scodinzolando “Ehi
Patty, cucciola” l’accarezzò “Ma possibile che il mio cane preferisca te a me?”
domandai con tono deluso “E che ci vuoi fare? Comunque ti ricordo che
all’inizio mi odiava” risi al ricordo di quando Marghe mise piede a casa dei
miei per la prima volta, Patty non la voleva “Era gelosa, perché stavo sempre
con te” le feci notare “Già, per fortuna ha capito che non c’è n’è bisogno”
d’improvviso mia madre interruppe la conversazione “Robert caro, Marghe tesoro!”
“Buongiorno Signora” “Finalmente siete arrivati, ci stavamo preoccupando” io e
Marghe ci guardammo di sottecchi, imbarazzati e contenti per il piacevole
motivo che ci aveva trattenuti a casa “Mamma abbiamo avuto un contrattempo” ammiccai
ironico “Va bene, l’importante è che ora siete qui. Accomodatevi sul divano,
ora mio marito ci raggiunge, siamo in ansia”. Ci sedemmo, Marghe mi lanciò
un’occhiataccia e mi bisbigliò all’orecchio “Poverini, li hai fatti
spaventare!” risi “Sei proprio un monello”.
“Buongiorno
figlioli” mio padre entrò in salotto “Oh buongiorno Signor Pattinson” “Allora
cosa ci dovete dire?” incalzò preoccupata mia madre, rivolsi i miei occhi a
Marghe e annuii, segnalandole che stavo per cominciare a parlare “Mamma, papà
sedetevi!” lo fecero, raggiunse anche Lizzy che preferì restare in piedi vicino
al camino “Non so come dirvi questa cosa…è difficile trovare le parole giuste…”
dissi cercando di creare suspance “Ah Rob però non recitare!” mi ammonì Lizzy
“Devi sempre rovinare tutto! Ok la smetto. Non è niente di preoccupante, ho
voluto solo tenervi sulle spine” risi passandomi la mano tra i capelli
“Marghe…” e tutti e tre rivolsero la loro attenzione a lei che imbarazzata,
cercò di sorridere “…aspetta un bambino…” calò d’improvviso un silenzio
tombale, tutti continuavano a tenere gli occhi puntati su Marghe ed io capii
che forse avrei dovuto dirlo in un altro modo, potevo solo immaginare l’ansia
che avevo procurato a Marghe, lei odiava quei silenzi…poi mentre cercavo un modo
per intervenire, un boato immerse la stanza “Ahhhhhh!” in men che non si dica i
miei genitori e mia sorella si gettarono al collo di Marghe “Che notizia
strepitosa! Sono tanto felice. Diventerò nonna” “Figliolo” disse mio padre
abbracciandomi commosso, Lizzy, invece, abbracciò mia moglie “Auguri Marghe”
“Grazie”, Patty sembrò aver recepito la notizia e felice scodinzolava, andando
su e giù per il salone.
Trascorremmo una
bella giornata in compagnia della famiglia, mi sentivo lieto del fatto che
Marghe si sentisse a casa con loro e per qualche ora entrambi dimenticammo, la
tristezza che di prima mattina, aveva attanagliato i nostri cuori. Mentre
entravamo in auto, Marghe esordì dicendo “Amore, adoro i tuoi genitori!” “Modestamente
sono loro figlio” mi diede una pacca sulla spalla “E che centra, ho detto che
adoro loro” la guardai basito, lei rise “Scemolotto! Adoro anche te, ma in modo
diverso…io ti amo…” quelle parole riattivarono i miei sensi e le sorrisi “Ah
ora andiamo meglio” le risposi, ponendo il piede sull’acceleratore. La
tranquillità di quelle ore non era servita però a cancellare il ricordo del
viso piangente di Marghe ed è per questo che cercai di riprendere l’argomento,
imponendomi un tono di voce non troppo duro o preoccupato…”Marghe…ti manca?” “Chi?”
mi chiese stupita, non comprendendo a chi mi riferissi “Eric” dissi secco, lei
sobbalzò, si girò verso il finestrino e lì vidi riflesso il suo volto
attraversato da un brivido di tristezza, chiuse gli occhi “Si…era il mio
migliore amico…era…” mi fece male, detestavo il fatto che lei potesse provare
ancora qualcosa per lui “Rob…” la guardai “Non capire male…mi manca il mio
vecchio gruppo di amici, quando li vedo e noto che manca lui, beh…mi sento come
se mi mancasse un pezzo…” sospirò “Non hai mai pensato di telefonarlo?”
sobbalzò nuovamente “E come potrei? Cosa gli direi? No, no Rob…” “Perché no?”
incalzai “Perché sarebbe inutile, lui non mi vuole più sentire…” da lì in poi,
non ci dicemmo neanche più una parola, fino a casa, dove Marghe corse in bagno;
io ferito per le sue risposte, mi recai in salotto, accesi la tv ma non le
prestai attenzione, dopo qualche minuto giunse anche Marghe che si accomodò
accanto a me, non potevo resisterle, così aprii le braccia e l’accolsi sul mio
corpo “Come va con lo stomaco?” le chiesi gentile e seriamente preoccupato “Meglio…ho
già cominciato con le nausee uff.” risi e le scompigliai divertito i capelli
con la mano “Comunque ritornando al discorso di prima, volevo scusarmi. Non
dovrei parlare di lui davanti a te” non risposi, chiusi gli occhi e sentii
Marghe muoversi su di me e avvicinarsi al mio volto “Rob…” inspirai e riaprii
gli occhi, mi accarezzò tremando la guancia, d’istinto posai la mia mano sulla
sua “Non voglio perderti” le confessai sinceramente affranto e impaurito da
quella possibile situazione “Ma tu non mi perderai mai! Come ti vengono in
mente certe cose?” disse con gli occhi fuori dalle orbite “Lo so…mi sento un
bambino viziato dalla tua presenza e so che non ne potrei fare più a meno” dissi
ancora in preda al panico “In primis, ti ricordo che siamo sposati e quindi ho
deciso di condividere la mia vita con te, punto secondo se è per Eric, ti
ripeto che mi manca come amico, ti ricordo che mi è stato molto vicino e non
posso dimenticarlo! Gli voglio bene e vorrei condividere anche con lui la mia
felicità…la gioia di questo nostro bambino…fraintendi sempre” rispose rabbiosa,
si alzò di scatto, lasciandomi interdetto per qualche secondo, scossi la testa e
la seguii, non potevo lasciarla andare così. “Sono il solito stupido, ma capiscimi. Eric
urta il mio sistema nervoso” ammisi imbarazzato “Gelosone” disse correndomi
incontro “E comunque darebbe fastidio anche a me. Basta chiudiamo qui
l’argomento e godiamoci questi giorni insieme. Voglio ricordarmeli bene, visto
che poi non ti vedrò per altri 3 mesi” confessò affondando la testa nel mio
petto “Hai ragione…che ne dici di cominciare da questo?” e la baciai “Mmm direi
che è perfetto” la presi in braccio e cullandola, le permisi di giungere
l’apice massimo di piacere, accompagnandola e vivendo i simbiosi con lei,
quegli istanti meravigliosi...