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Autore: Aurora Barone    13/12/2009    2 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Kyo:

Mio fratello mi lasciò solo con la mia angoscia,questa volta non era più disposto a consolarmi e a rasserenarmi.
Lui non era più disposto a farlo,l'aveva fatto per troppo tempo ed io che facevo tutte le volte?
Rifiutavo la sua spalla su cui piangere, e in quel momento lo avevo colpevolizzato ingiustamente.
Di certo mio fratello non aveva colpe in quella brutta storia, ero solo e soltanto io ad avercele.
Forse me la presi con lui perché volevo prendermela con qualcuno, perché non riuscivo a prendermela con me stesso.
Forse invece come diceva mio fratello,volevo scaricare le mie colpe su qualcuno.
In quel momento avrei voluto mio fratello accanto, ma lui se ne era andato e d'altronde aveva le sue buone ragioni.
Oltre a mio fratello non potevo contare su nessuno,non avevo nessun altro che si interessasse a me,prima c'era Mayko e adesso pretendevo ancora che ci fosse qualcuno a consolarmi dopo aver
distrutto tante vite, quella di Mayko,Yari ,di mio fratello ma anche del padre di Mayko, che non riuscì ad accettare la sua morte.
Inizialmente cadde in depressione almeno così dissero al funerale, poi un giorno si uccise conficcandosi un coltello sul torace vicino alla lapide di Mayko.
Andai al funerale solo per rispetto nei confronti di Mayko, ma di suo padre poco mi importava anzi quell'uomo lo detestavo,solo che in un certo senso mi sentivo colpevole della sua morte.
In quel momento odiavo me stesso,mi identificavo come un assassino,una persona che non avrei mai voluto essere.
Quindi continuavo a rimanere immobile intento a pensare a quel che avevo fatto,mi stavo facendo un esame di coscienza.
Ricordando vagamente quel ragazzino dolce e timido che ero una volta,in un certo senso rimpiangevo di non essere più quel ragazzino, ormai mi sentivo solo un essere mostruoso, che causava dolore a tutti quelli che gli stavano attorno.
Dopo un po' sentì la porta aprirsi e mi ritrovai mio fratello e Yoko intenti a fissarmi.
"Kio senti dobbiamo sbarazzarci di questa ragazzina quindi o fai come ti ho detto oppure giuro che l'ammazzo!"disse lui,non sembrava neanche mio fratello,era come se fosse posseduto da un diavolo, ma alla fin fine mi accorsi, che i diavoli non centravano ma che era davvero lui.
Era il Toshio ormai cresciuto, non più quello affettuoso con tutti che non avrebbe fatto male neanche ad una mosca, non più quello che ogni domenica andava in chiesa insieme alla mia Mayko,
adesso era una persona diversa, che se ne fregava della gente e che pensava solo a se stesso.
Io fui colto di sorpresa,non sapevo che dire,la sua affermazione sembrava molto veritiera sembrava davvero disposto ad ucciderla.
L'idea che la uccidesse sembrava toccarmi più di quanto non dovesse in fin dei conti a me cosa me ne fregava?!.
Non sembrava neanche interessarmi per via del legame di sangue,non sapevo perché ma quella ragazzina aveva qualcosa di speciale, non sapevo ben dire cosa.
Guardai Yoko aveva uno sguardo triste e preoccupato, come di chi stesse aspettando, che la sentenza fosse pronta.
Stava aspettando le mie parole e dal suo sguardo coglievo un filo di speranza,ma io non sapevo cosa dire per far riflettere mio fratello e poi trovai una soluzione approssimativa che avrebbe potuto calmare mio fratello.
"Ehm..bè ecco..."dissi io all'inizio un po' scosso e indeciso,non sapevo se parlare a mio fratello della soluzione approssimativa.
Stavo ancora pensando alla storia di Yari, d'altronde mio fratello, non mi aveva dato molto tempo per riprendermi e accettare quant'era accaduto,e già aveva tirato fuori la storia di Yoko.
"Bè ecco cosa?. Ti hanno mangiato la lingua?!. Oggi stai cercando di farmi incazzare più del solito?!"chiese mio fratello.
"Cazzo!dammi il tempo di pensare!io comunque credo che possiamo trovare un'altra soluzione!"gli risposi.
"Che soluzione?" chiese scettico.
"Bè vado da Hachiko e vedo che mi dice lui!Quello trova una soluzione sempre a tutti!”esclamai.
"E va bene l'importante che non mi torni con la ragazzina!"affermò..
"ok!"
Bè in realtà quella soluzione approssimativa non era una grande soluzione, in realtà sapevo che Hachiko non avrebbe potuto aiutarmi.
Mi avrebbe sicuramente dato dei consigli sbagliati e di questo ne ero certo,più che altro avevo parlato di Hachiko solo per calmare mio fratello e per riuscire a prendere un po' di tempo.
"Bè io vado!"dissi trascinandomi Yoko.
Arrivati fuori salimmo sulla mia macchina nera e lei era intenta a guardare sul suo finestrino: le strade, le persone che camminavano serene, i bambini che giocavo e c'erano anche molte ragazzine della sua età che uscivano con le amiche e si divertivano serenamente.
"Dove stiamo andando?!" mi chiese dopo un po' la ragazza.
"Da uno di nome Hachiko, chissà forse mi saprà davvero dire cosa devo farci con te!"le risposi.
Lei mi fissò perplessa, quasi cercasse di percepire qualcosa in me, forse cercava delle risposte a qualche domanda che non aveva il coraggio di farmi.
Fatto sta che arrivammo nel locale di Hachiko, che si trovava in una strada non molto frequentata dai bambini in cui c'erano molti love hotel.
Perché in effetti l'idea di Hachiko nel mettere su quel locale, era stata abbastanza buona e fruttava abbastanza al suo portafogli, l'idea era: che gli uomini andavano nel locale per conoscere qualche donna e per poi portarsela al love hotel.
Yoko quando capì che dovevamo entrare in quel locale, si fermò e mi guardò incerta ma la mia insistenza ebbe la meglio.
Entrammo e vidi un uomo ubriaco che vomitava per terra e un altro uomo ubriaco che urlava qualcosa di incomprensibile e che correva per tutto il locale,e poi c'era un uomo grasso che da sotto il tavolo del locale si stava facendo succhiare il pene da una donna,, si udivano i gemiti dell' uomo in ogni angolo del locale.

Yoko notò i due uomini, ma soprattutto l'uomo e la donna e assunse un'aria disgustata e impaurita, il suo sguardo cadde senza volere verso quel pene scoperto, ma subito dopo distolse lo sguardo imbarazzata,così in quel momento, mi sentii infastidito io stesso da quello squallore, a cui di solito non davo mai troppa importanza.
"E cazzo se volete fare questo genere di cose andatevene nei love hotel, sono a pochi passi da qui!" urlai contro quei due.
La donna smise di fare quel che stava facendo e l' uomo mi guardò minaccioso, chiudendosi la cerniera dei pantaloni.
"Ma fatti i cazzi tuoi!" disse l'uomo abbastanza alterato.
"A me non va di vedere le vostre porcate!" gli risposi altrettanto alterato.
Poi l'uomo si alzò dalla sedia e si avvicinò a me e a Yoko.
"Parli bene tu che ti scopi le bambine! anzi perché non c'è le scambiamo?!" propose guardando Yoko malizioso e facendomi l'occhiolino.
" Schifoso pervertito io non scambio proprio nulla!" gli risposi con disgusto e carico di rabbia.
"Su,su! non vorrai farmi incazzare?!" disse lui cercando di mettere la buona.
"Ti ripeto che io non scambio nulla e non mi interessa la tua squaldrinella!" gli risposi.
"Preferisci la tua bambina!? Bè inefetti ha delle belle bocce!". disse l'uomo malizioso.
Io avevo una strana voglia di prenderlo a pugni, non sapevo perché ma improvvisamente stavo perdendo il controllo di me stesso, ma mi conveniva davvero mettermi contro 90 kili di grasso?!
In quel momento non ci pensai granchè,gli mollai un bel pugno a cui lui rispose volentieri,
me ne arrivò a dare qualche quattro e dalla sua espressione capì che era pronto ad uccidermi.
Mi sentivo tornato bambino quando le prendevo sempre, anche se prima le avrei prese anche dai moscerini.
Quinto pugno era fatta, mi aveva spaccato il naso e cercavo inutilmente di colpirlo, poi mi scaraventò a terra saltandomi addosso e qualcuno lo fermò.
"Insomma Amigos lo sai che non voglio liti nel mio locale!"disse una voce che mi parve familiare.
L'uomo mi si scrollò di dosso e così capì che la voce apparteneva ad Hachiko.
"Kio?!"mi guardò lui stupito.
"Aspetta tu conosci questo rompi coglioni?!"chiese l'uomo grasso.
"Si è un mio amico"disse Hachiko.
L'uomo grasso dopo un po' se ne andò e Yoko si avvicinò fissandomi preoccupata.
"Stai bene?!"chiese Yoko.
"Ehm si abbastanza!"dissi avvertendo dolori dappertutto e notando che il naso mi gocciolava.
"Kio e chi è quella?!Niente bambine in questo locale altrimenti la polizia mi fa chiudere!"disse Hachiko.
"Hachiko sta tranquillo che la polizia non è qui!"gli risposi io.
"E no mio caro,mi sono bastati i 10 anni che ho passato per spaccio di cocaina e se mi chiudono il locale la mia vita è finita!"disse Hachiko.
"Uffa,ho capito!quanto vuoi?"gli chiesi.
"3000 yen!"rispose Hachiko.
"Ecco tieni!"gli dissi porgendogli i soldi che prese soddisfatto.
Andammo al bancone e lui mi offrì una birra.
" E la signorina che prende?!"disse guardando Yoko divertito.
"Un bicchiere d'acqua"dissi io.
"Ma parla?"chiese Hachiko.
"Si,ce l'ho la lingua!"disse Yoko annoiata.
Hachiko squadrò la ragazza mentre versava l' acqua nel bicchiere, poi glie lo diede facendo un po' il cretino, la prima volta finse di darglielo continuando a stringerlo tra le sue mani, la seconda volta glie lo cedette, Yoko prese il bicchiere sbuffando e lo sorseggio.
"Kio comunque non pensavo che ti piacessero le bambine,anche se devo ammettere che questa è proprio carina!"disse Hachiko.
"Io e lei?!No,ti sbagli!è una storia un po' complicata,fatto sta che adesso mi ritrovo sta ragazzina a casa e non so che farne, infatti ti volevo chiedere se potevi darmi un consiglio!"gli risposi.
Hachiko si guardò attorno prima di rispondermi e abbassò un po' il tono della voce.
Io guardai a Hachiko speranzoso, forse lui avrebbe trovato la soluzione più giusta, ma quando aprì bocca capì di essermi sbagliato.
"Potresti venderla a quel tizio come cazzo si chiama?Quello che fa i filmini porno con le minorenni!"disse Hachiko.
"Hakimi?"gli chiesi deluso.
"Si,proprio lui!"disse Hachiko.
Yoko aveva sentito le parole di Hachiko e il suo sguardo era fisso su di me, ed era abbastanza agitata di sicuro per la sua sorte.
In fin dei conti la sua sorte era nelle mie mani e non sapevo che fare,in fin dei conti sapevo che vendendola ad Hakimi tutto si sarebbe subito risolto, ma lo sguardo di Yoko penetrava i miei pensieri non permettendomi di prendere quella decisione.
"No, ma che dici?!Io non voglio rientrarci in queste cose!"gli risposi.
Finì la birra e quasi subito ero pronto ad uscire dal locale,salutando Hachiko.
Quando uscimmo mi decisi a lasciar andare Yoko,se ne sarebbe andata ed io non avrei avuto più problemi e a mio fratello potevo dire di averla venduta ad Hakimi.
"adesso le nostre strade si separano!Bè in un certo senso devo dire che è stato bello conoscerti!"dissi alla ragazza andandomene.
Lei però forse non aveva compreso le mie parole e mi seguì.
" Forse non hai capito!Ti sto offrendo la libertà,puoi andartene dove ti pare!"le dissi.
"Ma io non ho dove andare!"disse Yoko tristemente.
"E in bè non è un problema mio!"
"E poi se mi lasci andare io posso denunciarti!"mi disse Yoko.
"Io non credo che tu lo farai!"affermai.
"Ti prego io non ho dove andare!"disse la ragazza supplichevole.
"Cazzo!ti ho già detto che non è una cosa che mi riguarda!"le risposi incominciando ad alterarmi.
Sentivo che, se continuava a guardarmi con quello sguardo supplichevole,con quegli occhi che imprimevano tutta quell'angoscia,non avrei trovato il coraggio di abbandonarla.
Il coraggio stava già svanendo, quindi dovevo farla andare via prima che mi fosse mancato del tutto.
"Vattene!Giuro che ti ammazzo se non te ne vai! "dissi sbraitandogli contro.
"Allora fallo!Uccidimi!"disse rimanendo immobile davanti a me.
Yoko stava ferma davanti a me,aspettando una mia reazione.
Da parte mia nessuna reazione,ero rimasto a fissarla senza dire nulla.
Mi chiedevo in cosa avessi sbagliato,io le stavo offrendo la libertà ma lei la rifiutava.
Yoko camminava sbattendo velocemente i piedi sull'asfalto, come se fosse inseguita da un grosso lupo mannaro, per tutto il tragitto camminammo in silenzio,nessuno trovo qualcosa da dire.
Io non avevo nessuna voglia di parlare, però mi sembrava doveroso dire qualcosa,così le dissi che se non fosse sparita dalla mia vista l' avrei portata da quell' Hakimi. Lo sguardo della ragazza si fece sempre più assente,era come se,la sua mente fosse altrove ed avesse abbandonato il suo corpo. Speravo che se ne scappasse via e invece era come se non mi stesse neppure ascoltando, così le urlai contro “Cosa credi che io mi faccia degli scrupoli a condurti da quel tizio?Nella mia vita ho fatto cose peggiori, che questa mi pare una bazzecola di poco conto, ormai qualunque io cosa faccia sarà comunque spedito all' inferno, perciò non mi creo alcun problema!” le dissi stringendole il braccio e obbligandola a guardare i miei occhi cupi. Lei mi guardò spaventata non appena vide il mio sguardo, come se avesse visto un fantasma o qualcosa che desiderava dimenticare e incominciò a tremare, così istintivamente mollai la presa pensando che ormai era fatta se ne sarebbe andata, pensai con un po' di dispiacere, ma lei rimase ferma a fissarmi, come se stesse contemplando un'opera artistica di chissà quale valore. Che fosse stupida?. La prima volta in cui le concessi inconsapevolmente libero arbitrio,lei non ne approfittò e quella era la sua seconda opportunità che lei gettava via, doveva esserci qualcosa che non quadrava. Io ero in un certo senso il suo rapitore,una persona che avrebbe dovuto pregare in ginocchio, per farsi concedere la libertà e invece lei mi supplicava per rimanere a casa mia.
Quella situazione era paradossalmente assurda,quasi da apparire un po' buffa e mi scappò una risata.




Yoko:
Quando Kyo mi disse di entrare in quel locale ero spaventata, ma la sua voce anche se aveva quel tono malinconico e cupo, per una ragione a me sconosciuta, sentivo che di essa potevo fidarmi.
Ma quando vidi quell'uomo grasso con quella donna, pensai che forse non avrei dovuto fidarmi così ciecamente di lui, doveva avermi ingannato, chissà cosa mi avrebbe spinto a fare, forse presto anch'io avrei dovuto fare qualcosa di sconcio con un uomo sudicio come quello o forse voleva che lo facessi con lui.
Kyo accorgendosi del mio timore e del mio sconcerto, si avvicinò a quell'uomo, sembrava arrabbiato, gli diceva di fare le sue porcate da qualche altra parte, allora capì che non era come avevo pensato.
Ma in ben poco tempo, scoppiò una accesa rissa tra i due a causa mia, rimasi stupita quando Kyo gli mollò un pugno solo perché aveva fatto un commento volgare nei miei confronti, dopotutto c'ero abituata a scuola, tutti i ragazzi commentavano ad alta voce “che belle bocce che ha quella!”ma nessuno aveva mai osato prendere le mie difese, neppure il mio ragazzo, per lui era quasi motivo di vanto che tutti dicessero che avessi un bel seno con quel fare volgare.
Così improvvisamente mi sentii felice, ma allo stesso tempo preoccupata perché non era proprio come nei film dove il protagonista che difende la propria amata ha la meglio, Kyo stava per essere fatto a pezzi da quell'uomo, finiva a terra diverse volte, ma si rialzava con insistenza, come se di morire non gli importasse, poi un uomo lii separò, era il famoso Hachiko di cui mi aveva parlato Kyo.
Avrei voluto ringraziarlo per come mi aveva difeso, rischiando di farsi ammazzare e facendomi sentire per un solo istante una principessa, che purtroppo non ero e che non avrei mai potuto essere, perché non rientravo in quei canoni di bellezza e non avevo la stessa innocenza di quelle candide fanciulle delle fiabe che mia madre mi raccontava da bambina.
Dovetti tornare ben presto alla realtà, anche quell' Hachiko sembrava lievemente molesto, ma nonostante tutto era innocuo, infatti Kyo non sembrava neppure prestare attenzione alle sue occhiate, inizialmente fece delle storie perché diceva che nel suo locale non voleva minorenni, ma quando Kyo gli chiese quanti soldi voleva, lui non fece più storie.
Poi offrì a Kyo una birra e con un fare scherzoso e fastidioso si rivolse a Kyo, chiedendo “La signorina cosa vuole?” lui si limitò a rispondere un bicchiere d'acqua senza neppure chiedermi cosa volessi, così Hachiko ridendo chiese “Ma parla?” come se parlasse di una bambola e non di una persona che stava lì davanti a lui, così infastidita gli risposi “Si, ce l' ho la lingua!”, non rispose affatto al mio tono infastidito, non mi considerava affatto e continuava a parlare con Kyo come se io non ci fossi. “Non pensavo ti piacessero' le bambine, però devo mettere che questa è proprio carina!” Kyo gli fece capire che si sbagliava di grosso che tra noi e due non c'era quel tipo di rapporto, mi infastidii il modo in cui lo disse, come se una relazione tra noi due fosse del tutto impossibile e gli spiegò vagamente la situazione chiedendogli consiglio, ma come immaginavo quell'uomo non era un buon suggeritore, e fece il nome di un certo Hakimi che usava le minorenni per girare film porno.
Ora ne ero certa ancora una volta, non ero finita in buone mani, per conoscere un tipo che faceva questo genere di cose Kyo non doveva affatto essere una brava persona, ma dopotutto lo sapevo già che era un criminale quindi perché mi stupivo tanto. Nonostante tutto, continuavo ad essere speranzosa, non sapevo perché ma il suo sguardo non sembrava tanto cattivo, dopotutto avevo conosciuto il diavolo in persona e il suo nome non era Kyo, ma Hoshiki Keitawa e dopo di lui niente e nessuno poteva farmi più paura.
Non che non fossi spaventata dalla decisione che poteva prendere, ma una parte di me mi spingeva a credere che non mi avrebbe dato in pasto ad uomo tanto orribile, dopo avermi difesa in quel modo, ma questa certezza non era fondata solo dal modo in cui mi avesse difeso, ma anche da qualcosa che non riuscivo a capire con chiarezza, era quella stretta al cuore che provavo quando mi guardava e si avvicinava a me, quella stessa stretta che avevo provato quando afferrò la mia mano pronto a tirarmi su da quel terrazzo per salvarmi la vita e poi rammentai le sue braccia intorno ai miei fianchi, se ci ripensavo il nostro, non sembrava l' abbraccio di due estranei, ma di due persone che si erano costantemente cercate per tutte la vita e che finalmente si erano trovate. I nostri occhi si incrociarono, poi si voltò verso Hakimi e disse quel no che aspettavo con trepidazione e che avevo tanto bramato, terrorizzata dall' idea che anche lui si sarebbe rivelato un essere malvagio come il mio patrigno, ma adesso ne ero certa lui era diverso.
Dopo essere usciti da quel locale, lui mi disse un addio, voleva che me ne andassi, ma io non volevo andarmene non ora che avevo trovato qualcuno di cui potessi fidarmi e dopotutto io non avevo un posto dove andare, così continuai a seguirlo, allora continuo a replicare convinto che non avessi compreso le sue parole, aggiungendo quella minaccia, che se non fossi scappata, mi avrebbe ucciso oppure mi avrebbe portato da quell' Hakimi, ma non l' ascoltavo più.
La mia mente era altrove,spesso mi capitava di viaggiare con la mente, potevo essere chiunque volessi essere,potevo trovarmi dove volevo e potevo aver a fianco chiunque volessi, in quel caso dovevo dire che immaginavo sempre la compagnia di quel ragazzo, ma in un modo totalmente diverso.
Le circostanze erano diverse, d'altronde se le circostanze fossero state diverse, fra me e lui sarebbe potuto nascere qualcosa,forse una solida amicizia o qualcosa di più.
Ed ecco che era fatta,mi ero appena presa una cotta per un estraneo, che per giunta aveva 22 anni.
Per le mie coetanee, non ci sarebbe stato niente di male, anzi per loro era un motivo di vanto:stare con un ventenne,ma io non la pensavo così.
Io ero diversa, per me era assurdo che un ventenne si fidanzasse con una quattordicenne.
Mi sembrava solo che il ventenne, in genere volesse un rapporto meno duraturo possibile e si servisse di qualche ragazzina,per ricevere ciò che voleva,ovvero una cosa di una notte per poi scaricarla senza problemi.
In genere le ragazzine della mia età erano facilmente manovrabili, per loro la cosa più importante, era che il loro ragazzo ventenne fosse felice, non pensando a ciò che volevano loro.
Più che un rapporto amoroso,mi sembrava un rapporto fra un cane e il suo padrone, ma neanche, spesso il rapporto fra cane e padrone,era migliore di certi rapporti "amorosi".
Io comunque ero una ragazza, che si prendeva facilmente qualche cotta,mi bastava ricevere un semplice gesto generoso, da qualche ragazzo per innamorarmene.
Non avendo mai avuto dei buoni rapporti con l'altro sesso,mi bastava un solo gesto generoso per provare certi sentimenti, ma adesso non sapevo più se si trattava di una semplice cotta e di qualcos'altro, dopotutto guardando Kyo non provavo le stesse cose che avevo provato con Rei.
Forse perché lui era diverso, non aveva mai fatto nulla per me, il nostro rapporto non avrei mai saputo definirlo chiaramente, i suoi piccoli gesti generosi, non mi erano mai bastati, ma non ebbi mai il coraggio di lasciarlo perché temevo egoisticamente che lasciando Rei, sarei rimasta sola con i miei problemi, ma la verità troppo amara da sopportare,era che, ero sempre stata sola con i miei problemi.
“Spesso Rei avrebbe voluto offrirmi il suo appoggio”, ma lui era troppo impegnato a navigare su internet o a giocare a basket per donarmi il suo sostegno morale, ma forse pretendevo troppo dagli altri, dopotutto io sapevo solo pretendere affetto e attenzioni, ma io dopotutto cosa davo agli altri? Non avevo nulla da offrire, a parte la mia angoscia e il mio seno grasso, che tanto detestavo, quindi se non avevo mai dato nulla,perché mai qualcuno avrebbe dovuto darmi qualcosa?.
Forse era già abbastanza aver ricevuto il dono di vivere, ma io molto probabilmente dovevo essere un'ingrata perché disprezzavo quel dono, che non aveva fatto altro che recarmi tante inutili sofferenze, infatti quando Kyo minacciò di uccidermi gli risposi incurante “Fallo!”, aspettavo la sua reazione, il momento in cui avesse posto fine alla mia vita e invece non lo fece.
Poi Kyo minacciò di portarmi da Hakimi,accorgendosi che non lo stavo a sentire mi afferrò per il braccio, vidi il suo viso così da vicino, da suscitare in me inquietudine, perché quegli occhi così neri e rabbiosi li avevo visti solo a Keitawa, tremai senza rendermene conto, Kyo allora mollò la presa e i suoi occhi tornarono quelli di sempre, ma nonostante tutto continuavano a lasciarmi un vago ricordo di Keitawa, era come se una parte del mio patrigno vivesse in lui.
Dovevo scappare, forse quello era un avvertimento che mi era stato lanciato da Dio, ma nonostante la paura, rimasi immobile ad osservarlo, era davvero bello. Il suo viso era così enigmatico, aveva quegli occhi neri e quello sguardo severo e riluttante di Keitawa, ma osservandolo con più attenzione, mi resi conto che i suoi occhi erano diversi, più grandi, più espressivi, carichi di qualcosa che Keitawa non aveva, anche le sopracciglia erano meno spesse e piano piano, quello sguardo severo si assopiva,diventando uno sguardo carico di dolcezza, poi notai il suo naso che sanguinava per colpa mia, avrei voluto dirgli qualcosa, ringraziarlo, ma mi mancava il coraggio per farlo e avevo paura che mi dicesse che non l' avesse fatto per me, ma soltanto perché non sopportava che la gente facesse certe cose in pubblico. Improvvisamente scoppiò a ridere, era ancora più bello quando rideva, poi mi piaceva il suono della sua risata, era come se ridesse di gusto e non come le risate di alcuni miei compagni che avevo udito spesso, che sembravano forzate e finte o addirittura isteriche.
"La macchina è qui!"disse Kio con rassegnazione.
"Si"le risposi continuando a guardarlo con insistenza, ma quando si accorgeva del mio sguardo imbarazzato finivo per distoglierlo.
"Su,sali!ei sveglia!"disse il ragazzo, notando in me tanta perplessità.
"Dove mi stai portando?" le chiesi un po' preoccupata.
"A casa mia!"mi rispose lui,scocciato.
Feci un sospiro di sollievo e un sorriso mi si stampò sul viso, lui se ne accorse subito e fu subito pronto a interrompere quel sollievo momentaneo dicendo:
"Guarda che non ho intenzione di tenerti a casa mia,ancora per molto!Domani dovrai andartene e niente storie!”
"ma io non ho dove andare!" affermai tristemente.
"ancora con questa storia!. Come devo dirtelo che ciò non mi riguarda?!"mi disse Kio alterato.
"Invece ti riguarda,dopo che mi hai salvato la vita,ti deve riguardare!"gli risposi decisa, ma allo stesso tempo avevo o paura di farlo seriamente arrabbiare.
"E che cazzo,fai del bene e male ricevi!"disse lui sarcastico.
"Chi ti dice che hai fatto del bene?!"
"E si,avrei dovuto lasciarti crepare!"mi rispose aspramente.
"Questi non sono discorsi da fare"gli dissi io, amaramente colpita dalle sue parole.
"Risparmia le prediche,di certo non le accetto da una quattordicenne!. Sono abbastanza grande da farmele anche da solo!". disse Kio scocciato.
"Tu avrai 20 anni ma dai tuoi ragionamenti ne dimostri pochi!"gli risposi.
"Sei una nanerottola impertinente!Guarda che non ti conviene provocarmi!." Mi rispose Kio stringendomi i polsi.
"No,lasciami!mi fai male!"dissi io supplichevole.
"La prossima volta stai attenta a quel che dici!"mi disse allentando quasi subito la stretta.

Kyo:

Ero abbastanza alterato,bè c'era da dire che ero una persona abbastanza suscettibile,ma questa bambina mi faceva proprio salire i nervi.
Avevo una grandissima voglia di picchiarla ma mi limitai a stringerle un po' i polsi per farla stare zitta.
Non capivo nemmeno che bisogno c'era di trattenersi,se avevo tanta voglia di picchiarla perché non farlo?Perchè crearmi tutti questi problemi?.
La mia era proprio una sfrenata voglia di ucciderla, perché era come se desse voce alla mia coscienza.
Ma io non avevo voglia di ascoltare la mia coscienza,volevo zittirla in qualche modo,ma era troppo tardi.
Arrivati a casa,mio fratello non si stupì più di tanto nel vedere la ragazzina.
Io pensavo fosse nervoso e così gli dissi:"sta tranquillo,domani sloggia che già non ne posso neanch'io di questa storia!".
"E come mai non ne puoi più?"mi rispose mio fratello.
" Quel moscerino mi fa incazzare!"gli risposi.
Yoko nel frattempo era nella mia stanza e quindi non sentiva i discorsi fra me e mio fratello.
"Bè,l'amore non è bello se non è litigherello"disse mio fratello sarcastico.
"Che coglione che sei!"gli risposi infastidito,ma in un certo senso ero contento, perchè se faceva il coglione,non era più arrabbiato, anzi era il coglione di sempre, che faceva dell' ironia e che se la rideva quasi in ogni circostanza.
Ma ripensai improvvisamente al modo brutale con il quale avevo ucciso Yari,non sarei più stato in pace con me stesso,dopo quel che era successo,però il modo di scherzare di mio fratello e il suo sorriso dolce che mi rivolgeva mi rasserenava,voleva farmi capire che tutti i rancori che nutriva nei miei confronti erano svaniti e che alla fine non dovevo preoccuparmi tanto del passato, però di una cosa ero certo se avessi lasciato Mayko nelle mani di mio fratello tutto questo non sarebbe mai successo e in quel caso lei sarebbe ancora viva e felice, chissà forse sposata insieme a Toshio.
“Kyo tutto bene?” chiese lui notando il mio turbamento.
“Si” gli risposi, mentre immaginavo quella coppia felice e perfetta che avevo sempre contrastato con la mia presenza.
“Non avrei dovuto dirti quelle cose, mi dispiace, sono stato spregevole” affermò dispiaciuto.
“No, hai fatto bene” gli risposi, cercando di tranquillizzarlo, in fondo non era cambiato molto, era pur sempre il mio bravo fratellone.

   
 
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