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Autore: swan87    13/12/2009    1 recensioni
Bella è obbligata a seguire le lezioni di educazione fisica, ma tutti i Cullen no, ve ne siete mai accorti? Beh, le motivazioni sono ovvie, ma vediamo cosa potrebbe succedere se Edward fosse obbligato a seguire la lezione in palestra....Buona lettura!E non di menticatevi di lasciare un commento!!Ciaoooo
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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il bello di essere vampiri

Ecco qui i primi due capitoli della mia nuova fan fiction! Lasciatemi un commento se vi sono piaciuti!!

IL BELLO DI ESSERE VAMPIRI

Il fatto di essere un vampiro ha i suoi lati positivi. Nonostante io vivessi nella convinzione di essere solo un orribile mostro, c’era una cosa che amavo non poter fare in qualità di essere soprannaturale: la lezione di educazione fisica. Si svolgeva un paio di pomeriggi a settimana, fino all’ultimo anno e non vi era possibilità di scampo. Bella sbuffava regolarmente avviandosi verso la palestra e io la salutavo con un sorriso, agitando la mano per prenderla in giro.

Mi preparavo regolarmente dei certificati medici fasulli, mi ero inventato una malattia per far sembrare la cosa credibile. Ero anemico. Mi era sembrata divertente come cosa, insomma, un vampiro anemico non era neppure tanto strana come situazione, dato che io di globuli rossi nel corpo non solo ne avevo pochi ( e quando c’erano non erano neppure miei…), anzi, proprio non ne avevo. Alice si era divertita a creare delle analisi del sangue le più veritiere possibile, che utilizzava per tutti noi. Ognuno di noi, ad eccezione di Emmett, era esonerato dall’attività fisica.

Bella mi aveva supplicato in ginocchio varie volte di preparare un certificato medico anche per lei, ma ero stato irremovibile. “ Sei sana e hai la forza media di qualsiasi ragazza della tua età, quindi vai in palestra e cerca di non uccidere qualcuno!” le rispondevo sempre. In realtà ero più preoccupato per la sua di salute, così sbirciavo sempre dalla finestra per controllare che non si facesse male. In caso sarei intervenuto in men che non si dica. Non avrei mai permesso che l’amore della mia vita venisse curato senza la mia supervisione, senza il mio consenso e senza poterla aiutare in prima persona.

 Il mio fratello- orso non aveva saputo resistere alla tentazione di praticare un po’ di sano sport. Il suo spirito di competizione l’aveva portato a diventare, senza sforzo alcuno, il capitano della squadra di football. Il dover giocare con gli umani era uno sforzo immenso per lui, doveva calibrare la sua forza e gestire il suo già precario autocontrollo per non sfasciare tutto. Non sarebbe stato un bello spettacolo, per gli umani, vedere Emmett divellere gli spalti come se fossero erbacce.

Emmett è sempre stato un patito dello sport, da quando in televisione hanno iniziato a trasmettere le partite non si è più staccato dallo schermo. Prima degli anni cinquanta gli risultava molto difficile andare ad assistere a qualche partita: erano i suoi primi anni di trasformazione e la vicinanza con troppi umani lo turbava. Talvolta io e Jasper lo accompagnavamo e lui si sentiva felice come un bambino. Vedevo nei suoi occhi quanto fosse invidioso dei giocatori che si sforzavano di essere i migliori della propria squadra. Loro potevano sfidarsi, lui non avrebbe mai potuto. Certo, non mancava l’occasione di giocare tutti assieme, ma non era la stessa cosa. Per quanto la nostra famiglia potesse essere unita, si sa, sfidare gli sconosciuti è sempre meglio, dà più stimoli.

Dopo aver letto il suo tormento, decisi di parlare sia a lui che a Carlisle. Mio padre giunse alla conclusione che sarebbe stata una bella prova per Emmett, a patto di considerare la cosa con una certa gradualità. Non avrebbe dovuto subito mischiarsi con gli altri giocatori, avrebbe dovuto considerare la cosa molto seriamente e se per caso qualche ragazzo avesse avuto un profumo troppo delizioso , avrebbe dovuto lasciar perdere. Rosalie l’avrebbe seguito durante gli allenamenti e le selezioni per controllare che non potesse fare nulla di sbagliato. Era una cosa abbastanza normale, la propria ragazza- sorella che ti segue dagli spalti facendo il tifo per te. Ovviamente Rosalie piuttosto che mischiarsi alle altre ragazze presenti sugli spalti si sarebbe staccata un braccio a morsi. Non avrebbe mai e poi mai agitato dei pon – pon verso il cielo.

Fu così che il mio fratellone diventò ben presto quarterback, dimostrando un notevole senso di autocontrollo. Tutte le divise gli andavano strette e aveva dovuto farsene confezionare una appositamente. Tutte le domeniche andavamo alle partite e ci sedevano sugli spalti, io e Carlisle ai lati in modo da bloccare qualsiasi tentativo di attacco da parte degli altri.

Alice monitorava la situazione, Esme guardava apprensiva suo figlio pregando che non sbriciolasse le ossa a qualcuno, Jasper lo tranquillizzava a distanza, Rosalie guardava sbuffando le partite e Bella si limitava a starsene rannicchiata sotto un ombrello gigantesco che  le avevo comprato, in modo che evitasse di bagnarsi dalla testa ai piedi. Capitava raramente che ci fosse il sole durante le partite. Carlisle era andato a parlare personalmente con l’allenatore di Emmett, il signor Raymond, un omino basso e cicciottello, con pochi capelli canuti e tanta voglia di insegnare l’amore per lo sport ai suoi ragazzi. 

L’allenatore si era molto dispiaciuto nel sapere che Emmett non avrebbe partecipato alle partite con clima soleggiato.  Il suo nuovo quarterback era l’unico valido elemento al’interno della squadra, gli altri ragazzini erano dei veri disastri. Il dottore si era dimostrato irremovibile sul fatto che i suoi ragazzi dovessero andare in campeggio e imparare a vivere in contatto con la natura, nel rispetto di ciò che li circonda. Carlisle aveva avvalorato la sua tesi aiutandosi con un piccolo regalo. Grazie a lui l’anno successivo ci sarebbe stato uno stadio Cullen, completamente rinnovato e arricchito di tutti i confort, compresa la tettoia per gli spalti e spogliatoi completamente nuovi e moderni. Il potere dei soldi. 

Bella era rimasta molto contrariata da ciò che Carlisle aveva fatto, avevamo una concezione molto differente del valore dei soldi. Fosse stato per me le avrei regalato qualsiasi cosa, anche uno stato intero se solo avesse voluto. Ovviamente non avevo fatto parola con lei della donazione di mio padre, purtroppo però il nuovo numero del giornalino della scuola titolava in prima pagina “Misterioso benefattore salva lo stadio della scuola”, facile trarre le conclusioni. Mi aveva tenuto il broncio per una giornata intera, continuando a ripetere che i soldi per noi non hanno alcun valore e che non si dovrebbero sprecare così. Poi, con le buone maniere, ero riuscito a convincerla che mio padre l’aveva fatto solo a fin di bene. Di certo non volevamo che nostro fratello abbagliasse tutti durante la partita della Domenica …

  
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