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Autore: Aurora Barone    14/12/2009    1 recensioni
Ripropongo una storia che avevo scritto all' età di 14 anni, si può dire che è stata la mia prima storia, anche se prima ne esisteva un'altra versione, comunque questa è la versione che sto revisionando. Un crimanale e una ragazzina che subisce molestie dal padre adottivo si incontrano per caso in sgradevoli circostanze.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Il lavoro di un ladro

kyo:

Entrò mio fratello nella stanza,si era già preparato per la rapina, io neppure sapevo che quella rapina avesse luogo quello stesso giorno.
Stava avvenendo fin troppo velocemente,non avevo riflettuto sul da farsi, mio fratello invece era sereno,sicuramente doveva aver programmato tutto alla perfezione.
Lasciai Yoko all'oscuro di tutto,io gli dissi di venire con noi e lei ci seguì facendo poche storie, non fece domande,non disse assolutamente nulla, fece solo uno sbadiglio,
Saliti in macchina,misi un cd a caso per smaltire la calma, il brano inizio era Fur elise di Mozart, quel brano mi ricordo ancora una volta Yari.
Yoko era seduta dietro e canticchiava quel brano, io presi quel cd e lo buttai fuori dal finestrino.
Yoko non capì il senso del mio gesto, credeva volessi fargli uno sgarbo perché aveva notato che quel brano era stato di suo gradimento.
Poi presi un altro cd,doveva essere qualche cantante Jpop, non sapevo bene chi fosse e non mi importava un granchè scoprirlo.
Mio fratello si era portato una grossa valigetta, mentre io mi ero limitato a portare l'essenziale:pistola,colte llo e la calza per non farmi riconoscere.
Eravamo quasi arrivati e la tensione cresceva, Yoko inconsapevole di ciò che sarebbe successo, era spensierata.
Io mi intercalai nella parte del ladro pericoloso,per me era come stare su un palcoscenico gremito di gente, io ero il protagonista e dovevo recitare bene il mio ruolo, altrimenti non sarei riuscito a coinvolgere il pubblico, loro dovevano aver paura di me e se non fossi riuscito ad intimorirli con i miei numeri avrei rovinato lo spettacolo.
In fondo un ladro doveva suscitare delle emozioni, come un attore su un palcoscenico ed io mi comportavo come se tutto fosse finzione, un film dove ciò che facevo in quegli attimi non aveva delle gravi conseguenze, al massimo ci rimettevo la carriera. E che cosa deve fare un attore per non rimetterci la carriera? Deve attenersi al ruolo che gli è stato assegnato, quindi se gli danno il ruolo del ladro,non poteva uccidere, perché in quel caso avrebbe recitato il ruolo dell' assassino o ambe due i ruoli, che non erano richiesti nel copione, quindi quando le cose si mettevano male potevo come minimo ferire qualcuno, ma non ucciderlo.Mi piaceva pensare che fosse tutto un film o uno spettacolo teatrale perché mi rendeva più tranquillo, mentre invece se l' avessi considerata una vera rapina in quel caso mi sarei lasciato prendere dal panico e non sarei stato in grado di far nulla o avrei commesso degli errori madonarli che mi avrebbero sbattuto in prigione.Inoltre in questo modo, era come se avessi realizzato il mio sogno, perché da piccolo avevo sempre sognato di fare l' attore, nonostante non fossi portato per la recitazione, ma adesso avevo imparato almeno a calarmi nella parte del criminale.
Sapevo naturalmente che c'era una gran differenza fra l'attore ed il ladro, dopotutto non era poi così difficile fare il ladro, bastava avere una pistola in mano per far chinare tutti ai miei piedi ,certo oltre alla pistola, dovevo mantenere la calma ed essere convincente, ma la pistola favoriva il coinvolgimento del pubblico,l'attore invece non aveva alcun aiuto, doveva coinvolgere il pubblico con le sue capacit, l' unica differenza era che fare il ladro comportava dei grossi rischi.
Eravamo ormai arrivati , la banca era davanti a noi, incominciai a pensare a quanti soldi dovevano esserci lì dentro, anche mio fratello pensava la stessa cosa, lo intuivo dal suo sguardo.
Guardai Yoko, non sapevo se fosse giusto usarla come ostaggio, ma volevo dimostrare a mio fratello, che dopotutto in qualcosa poteva esserci utile, così non avrebbe più fatto poi tante stiorie, così mi decisi, con l''inganno avrei fatto partecipare anche lei allo spettacolo.
"Allora, adesso tu entri in quella banca e fai finta di dover ritirare qualcosa!" dissi a Yoko.
"Ma non capisco, perché dovrei farlo?!" mi chiese Yoko stupita.
"Tu fallo e basta!. Ricordi il patto?!, tu devi fare tutto quello che ti chiedo" gli risposi.
Riuscì a convincere Yoko, lei uscì dalla macchina ed entrò in banca, nel frattempo mio fratello giocherellava con i proiettili della sua pistola, mentre io rimanevo fermo ad aspettare il momento opportuno per agire.

Yoko:

Anc
ora una volta rimanevo all'oscuro di tutto, nessuno mi diceva dove stavamo andando,avrei potuto chiedere, ma ero sicura che nessuno dei due mi avrebbe dato una risposta concreta, così li seguii senza dire niente.

In macchina c'era un silenzio assoluto,poi Kio lo interruppe mettendo un cd, così ascoltai le favolose note di fur elise,quel brano di Beethoven, metteva una certa tristezza però era un bel brano ,mi lasciai trasportare dalla musica e senza accorgermene lo canticchiai.
Dopo un po' quel brano non si sentì più, perché Kio tolse quel cd e lo buttò giù dal finestrino, che lo avesse fatto perché lo avessi canticchiato?Poi mise un cd di qualche cantante recente, una di quelle intente a copiare Ayumi Hamasaki.
Musica davvero pessima, non riuscivo a capire se fosse di loro gradimento, forse neppure la stavano ascoltando,non sembravano prestarci molta attenzione, sembravano tutti e due persi nei loro pensieri, chissà a cosa pensavano.
Poi improvvisamente ci fermammo e Kio mi disse di andare in banca,dovevo far finta di dover ritirare qualcosa o di dover richiedere un prestito e incominciavo a chiedermi il perché, ma da Kyo non ricevetti alcuna spiegazione,
Non mi andava di farlo e di certo non avrebbero potuto obbligarmi, invece non era affatto così, dopotutto erano dei criminali, in quel momento, mi resi conto di essere stata una stupida ,non ero ero scappata quando avrei potuto liberamente farlo, così adesso ne piangevo le conseguenze,
Non avevo altra scelta lo capivo dallo sguardo insistente di Kyo, che dovevo fare quello che mi ordinava senza alcuna esitazione, così andai in quella banca incosciente di ciò che sarebbe successo.
La banca era molto grande e c'era una confusione pazzesca, gente che andava e veniva e due poliziotti che la sorvegliavano, uno di questi si avvicinò a me dicendo:"Ragazzina, che ci fai qui?"
"Ecco io...devo ritirare una cosa!" gli risposi.
"Ma sei accompagnata da qualcuno più grande? "mi chiese lui.
"No, io..."gli risposi non sapendo che dire.
"Allora puoi andartene da qui, questo non è luogo per le bambine!".disse lui.
Io sapevo che se sarei uscita da lì Kio si sarebbe innervosito, così cercai un pretesto qualunque ed inventai sul momento:
"No, ecco devo essermi spiegata male...mio padre mi ha detto di aspettare qui... fra un po' arriverà!" gli risposi io.
"Ah, d'accordo!" mi rispose lui, tornando accanto al suo collega.

La banca era piena di gente ed io stavo ferma ad aspettare, non sapevo neanch'io cosa aspettavo e molto probabilmente la mia era un'attesa inutile, forse Kyo aveva semplicemente deciso di abbandonarmi dentro quella banca. Così non avendo nulla da fare, incominciai ad osservare la gente, c'era un ' allegra signora con un grazioso bambino fra le sue braccia,
mentre altra gente sbuffava perchè era stanca di aspettare il turno, erano tutti presi dai soliti problemi quotidiani, come li invidiavo. Ma dopo un po' quella calma quotidiana svanii quando entrarono due uomini incappucciati e armati.
La gente iniziò a tremare e anch'io avevo molta paura, non riuscivo ancora a realizzare che cosa stesse succedendo, mentre invece i due poliziotti sembravano aver intuito le intenzioni dei due uomini e si preparavano al peggio.

L'uomo più basso, sparò un colpo a casaccio, non appena la gente udii lo sparò si buttarono tutti a terra per non essere colpiti, mentre io ero rimasta paralizzata, non riuscivo a muovermi, avrei voluto buttarmi a terra, ma la paura me lo impediva.

Me li ritrovai all' improvviso davanti a me, mi allontanai da quei due,cercando di nascondermi tra la gente che avevo accanto e cercai anche di capire se qualcuno era stato ferito,poi mi tranquillizzai un po' perchè non c'era stato alcun ferito.

Era sempre l'uomo più basso a dirigere tutto, mentre l' altro si limitava a tenere a bada i poliziotti e le altre persone,dopo un po' l'uomo più basso urlò a gran voce "tutti a terra!"

Risultò abbastanza inutile dirlo, perché erano già tutti a terra tranne io, mi stavo gettando per terra, cercando di mantenere la calma, dopotutto non era morto nessuno o almeno per il momento, ma l'uomo mi fermò dicendo"Tu no,vieni qui!"mi guardai attorno sperando che non stesse parlando con me, poi realizzai che non c'era nessun altro alzato a parte me. Raggiunsi il ladro insicura e spaventata che mi puntava contro una pistola, per evitare che cercassi di scappare o di tendergli qualche trappola.

Non capivo fra tante gente che c'era,perchè mai doveva scegliere me?

"Ei ti decidi!"disse puntandomi la pistola contro.

Io mi avvicinai a quell'uomo e lui cambiò arma,prese un coltello e me lo puntò alla gola. Sentivo quel freddo e tagliente metallo sul mio collo e incominciai a sentire l' ansia impossessarsi di me, ero diventata un ostaggio e forse da li a poco sarei morta, poi pensai a Kio,perchè mi aveva abbandonato lì e perchè ero rimasta lì ad aspettarlo?.

Se non fossi rimasta in banca, non avrei assistito a quello che stava accadendo e nessuno mi avrebbe fatto del male e invece come una stupida ero rimasta lì ad aspettare chissà cosa.

L'uomo che teneva il coltello vicino alla mia gola,iniziò a parlare "Dateci i soldi e nessuno si farà male!" affermò, la sua voce aveva un tono marcato e duro, eppure mi sembrava di averla già udita da qualche parte ed anche quella grande mano dalle dita lunghe e affusolate non mi era del tutto sconosciuta, la osservai accuratamente dopotutto non potevo fare un granchè, se non ammirare quella mano da pianista.

Se non gli avessero dato i soldi, mi avrebbe ucciso, così ancora una volta la mia vita e la mia morte veniva decisa dagli altri, ma ero fiduciosa, confidavo nel buon cuore della gente e poi c'erano i poliziotti di sicuro loro avrebbero fatto qualcosa.

L'altro uomo aspettava che gli venissero consegnati i soldi, ma i dipendenti si erano lasciati trascinare dal nervosismo e perdevano tempo, mentre i poliziotti si mandavano dei segnali in codice e si preparavano ad agire.

Io temevo che quei poliziotti potessero fare qualcosa di sbagliato, in quel caso ne avrei di sicuro pagato io le conseguenze ne ero certa e incominciai a sudare freddo, mentre continuavo a sentire quel maledetto coltello puntato nella mia gola e quel corpo sconosciuto vicino al mio.

La gente era spaventata quanto me,alcuni sembravano preoccupati per la mia sorte anche se non mi conoscevano. Sicuramente dovevo stargli molto a cuore,perché si immaginavano loro in quella situazione,loro che da lì a poco sarebbero morti e per via di chi?Per via di un delinquente che non aveva niente di meglio da fare pensai infastidita,

I due uomini mascherati, stavano iniziando sempre più a innervosirsi e dentro di me crebbe sempre più, l'istinto di sopravvivenza. Non volevo morire a causa di un delinquente,avrei preferito morire suicida, che morire per mano di un uomo che neanche conoscevo, così mi dimenai, cercando di liberarmi dalla stretta dell'uomo, non accorgendomi del grosso errore che stavo facendo,perchè più mi dimenavo e più il coltello si avvicinava alla mia gola.

Così mi feci un taglio sul collo,non era stato neanche il mio carnefice a ferirmi, ma ero stata io stessa ad essermi avvicinata troppo al coltello per cercare di liberarmi.

Iniziai a sentire la ferita che bruciava e adesso ne ero certa da lì a poco sarei morta,ma allora perché i miei occhi non si chiudevano?.

L'uomo mi allontanò il coltello dalla gola e mi sussurro "sta tranquilla,non ti succederà niente"quella voce la conoscevo e non aveva più quel tono duro, ma era dolce e rassicurante.

I dipendenti della banca mi guardavano preoccupati e presero con agitazione i soldi,mentre i poliziotti come tutti gli altri stavano a terra e talvolta mi scrutavano.

L'altro uomo disse "ci state mettendo troppo per questi soldi!".

Mentre quello che mi tratteneva col coltello, disse "guardate che fra un po' mi libero della ragazzina e verrà qualcun altro di voi a tenermi un po' di compagnia!"rispose con un amaro sarcasmo.

I dipendenti iniziarono a sborsare tutti i soldi che avevano e l'altro uomo iniziò a mettere i soldi su una valigetta.

Io iniziai muovermi perché l'uomo col coltello mi spingeva con violenza, dicendomi di camminare e così in poco tempo eravamo già fuori dalla banca, però con i poliziotti alle calcagna, così mi intimarono di correre più forte che potevo, io correvo insieme a loro, ormai rimasti senza fiato salimmo su un veicolo, non prestai molta attenzione a che tipo di auto fosse, però ebbi l' impressione che fossi già salita in quella macchina. Uno dei due la mise in moto e la macchina iniziò correre veloce fra le strade e con molta facilità seminò i due poliziotti.

" Dio non ci credo li abbiamo già seminati,che poliziotti incompetenti!". disse uno di loro guardando dietro.

L'uomo che era sul volante disse con sarcasmo "bel lavoro di squadra!".

"Ma risparmiati le cazzate! E' stata solo fortuna,abbiamo avuto la fortuna di beccare due poliziotti coglioni!".disse l'altro un po' scocciato.

"Bè di che ti lamenti,meglio così no?". Esclamò quello al volante

"Togliamoci sta cosa dalla faccia,che diamo troppo nell' occhio!disse l'altro.
Io ancora ero incredula dal fatto che fossi ancora viva o forse ero morta e non me ne ero resa conto,perchè i due non sembravano dare molto peso a me.
Era come se non ci fossi o come se fosse naturale, il fatto che io fossi accanto a loro,come se già si fossero abituati alla mia presenza.

   
 
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