PICCOLA
NOTA: avverto
che in questo capitolo e nella storia più in generale sono
presenti un po’ di
parolacce. Avverto poiché non tutti le sopportano in una ff.
In ogni caso ho
cercato di non esagerare.
The
party.
La musica a palla che
proveniva dal dj che mixava i brani al
massimo volume le intontiva le orecchie e la mente: la festa era
già iniziata
da un’ora ma non tutti erano ancora arrivati. Vide Kankuro e
Temari che
litigavano a bordo piscina, chissà che aveva combinato sta
volta il fratellino
della Sabaku. Passò vicino a loro allo scopo di portarsi via
Tem in modo da
evitare che quei due, con le loro urla che di li a poco sarebbero
divampate,
rovinassero la festa.
"Gaara non può andare avanti cosi..” Temari
sembrava sul
punto delle lacrime. E non era un cosa che accadeva cosi spesso.
Alla fine Ino decise di non intromettersi: era una questione
di famiglia e tale doveva rimanere.
Scorse dall’altra parte del giardino il fratello Sabaku
argomento
della discussione. Se ne stava seduto solo sotto un cedro;
evidentemente
durante l’estate era riuscito, in qualche modo, a farsi fare
un tatuaggio:
sulla fronte stava per l’appunto tatuato
l’ideogramma significante “amore”;
strano disegno per un tipo come Gaara. Proprio sotto l’occhio
destro aveva un
profondo graffio da poco cicatrizzato.
“Ciao..” si sedette accanto a lui, piegando il
vestito
firmato in modo da non sgualcirlo.
“Mmm..” grugnì
il
rosso, in segno di saluto.
“Ti si sei fatto un tatuaggio, alla fine?” gli
sorrise,
amichevole.
“Si..” loquace come sempre il ragazzo, non
c’è che dire.
“E come l’hanno presa Tem e tuo padre?”
“Tem mi ha sbattuto fuori casa per tre giorni urlando che
ero un coglione, papà ancora non l’ha visto. E
presumo che per un po’ di tempo
non lo vedrà.”
E alle parole del ragazzo si rattristo.
Ino conosceva la disastrata situazione della famiglia
Sabaku: la madre era morta di parto, dando alla luce Gaara; il padre
invece,
ricco imprenditore, era sempre in giro per il mondo a soggiornare nelle
sue
molte ville in compagnia delle sue altrettante amanti e Temari, ben
presto, si
era presa a carico, senza averne scelta, tutta la famiglia: si
comportava come
un madre con Kankuro e Gaara, un madre molto incazzosa e irritabile, ma
faceva
del suo meglio. Gaara invece, che Ino sospettava si rimproverasse della
morte
della madre, viveva come un teppista peggiore di Temari; non
c’era giorno che
non riportasse qualche ferita o qualche notte che tornasse ad ore
decenti, anzi
a volte nemmeno tornava; frequentava gente molto più grande
di lui e
assolutamente poco raccomandabile. A nulla erano valse le sfuriate, i
rimproveri e le lamentele di Temari.. Gaara era tutto sua sorella:
orgoglioso,
forte, indipendente e totalmente indifferente agli obblighi a cui la
gente
incessantemente lo obbligava.
“Bè, in ogni caso ti sta davvero bene.”
Sorrise guardando la
folla, scorgendo all’improvviso una chioma castana che si
allontanava nella
folla. Balzò in piedi e saluto Gaara “Comunque ci
sentiamo, ciao ciao.” E sparì
nella folla.
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Karin prese il
Cosmopolitan che il barman le aveva appena
passato, strizzandole l’occhio; si girò di scatto
muovendo i lunghi capelli.
Ma dove diavolo era finito Deidara?! Si guardò intorno
nervosa e vide Neji guardare da lontano la cuginetta Hinata che era
caduta
proprio tra le braccia del “suo” Naruto, che per
tenerla in piedi l’aveva
afferrata in un abbraccio stritolante; di certo era meglio che quel
baka
lasciasse andare Hinata al più presto se voleva tenersi le
braccia attaccate al
corpo: Neji lo stava guardando gelido, con un’occhiata degna
del peggior
serial-killer.
All’improvviso, proprio dietro le spalle di Neji, scorse dei
famigliari occhioni azzurro cielo: finalmente quel cretino era arrivato!
Finì il cocktail in un lungo sorso e si avviò al
centro della
pista, dove Deidara cercava di evitare le primine che in preda alle
intemperie
degli ormoni gli si strisciavano addosso come animali in calore.
Arrivò di
fronte al ragazzo e scansando via una moretta particolarmente
insistente gli si
piantò davanti, le mani sui fianchi e l’aria
minacciosa negli occhi scuri.
“Alla buon ora Deidara!”
“Minchia. Nemmeno ciao? Sono appena arrivato e già
rompi i
coglioni!”
“Senti biondino! Abbassa le arie ca..” ma non
finì la frase.
Le labbra morbide del ragazzo si erano posate sulle sue in
un bacio che diventava di secondo in secondo sempre più
travolgente,; restarano
cosi, senza prendere aria, finché la rossa non si stacco per
riprendere fiato.
“Noi.. dobbiamo parlare” lo guardò, in
segno di sfida.
E lo trascinò via, verso la camera di Temari.
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Ino, veloce nella folla,
spinse via Hinata che finì, rossa
di vergogna, contro Naruto.
Per fortuna i tacchi le alzavano la sua, già alta, statura e
in quel modo riusciva a scorgere le teste delle persone: non
fù difficile
trovare una testa mora con una coda alta somigliante ad un ananas, si
stava
dirigendo verso una poltroncina in prossimità della piscina;
lo raggiunse in
trenta secondi e afferandolo per un braccio lo costrinse a girarsi.
“Che cazzo ci fai te qua?” domandò con
la voce più velenosa
che conosceva.
“Mi ha trascinato qui Choji e poi che ti stupisci?
Da’altra
parte sono stato invitato anche io alla tua seccante festa.”
E tirò fuori dalla
tasca un invito rosa, uguale a quelli che avevano scritto loro tre
giorni
prima.
In un movimento fulmineo di unghie fresche di manicure Ino
gli strappò l’invito e lesse: era senza dubbio
identico a quello che aveva
creato Tem e c’era proprio scritto “Nara
Shikamaru” ma la scrittura non era ne
di Temari ne di Karin. Chi mai le aveva fatto un affronto del genere?
Appena lo
avesse saputo.. stropicciò il foglietto con tutta la forza
che aveva.
“Bè questo invito non è autentico. Non
so chi l’abbia fatto
ma non è stato scritto da nessuna delle Flo.”
Glielo ridiede, sbattendoglielo
contro gli addominali scolpiti. “Quindi ora puoi anche
andartene” e fece per
girarsi.
“Con molto piacere. Questa festa è davvero una
noia.. ah! E
attenta a non inciampare nel tuo ego mentre te ne vai”
“E tu attento a non addormentarti per strada.. sarebbe un vero peccato che un serial killer ti
usasse come prossima vittima.”
E con un gesto eloquente, che lo invitava ad andare in un
preciso posto, si allontanò inghiottita dalla folla.
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Si avvicinò al
fratello, infuriata come mai prima.
“Da questo momento in poi non uscirai più di casa
senza il
mio permesso, e avrai la possibilità di uscire per conto tuo
solamente per
andare a scuola!”
L’altro alzò gli occhi azzurri… e
spenti.
“Come se potessi realmente impedirmelo…”
“Gaara ti avverto che..” ma quello non
l’ascoltava nemmeno
più, aveva acchiappato al volo Matsuri e ora se la stava
trascinando via dando
le spalle alla sorella maggiore.
Temari, il fumo che per poco non le usciva da sotto gli
inseparabili codini, si allontanò ancora più
arrabbiata di prima. E, procedendo
alla carica, come un treno in corsa, andò a cozzare contro
un ragazzo dall’aria
annoiata e un po’ strafottente.
“Eh che palle! Ma nessuna delle Flo è abbastanza intelligente da guardare dove
va?”
Shikamaru si stava
rialzando dal pavimento appiccicaticcio su cui era caduto.
“Stai insinuando che sarei stupida?”
“Oh.. io non insinuo niente.” Sorrise,
sottointendendo il
reale significato delle parole.
“Ah si? E tu insinua questo..” e gli tiro un
sinistro in
piena faccia, facendogli uscire sangue dal naso.
“Ma sei scema per caso?” parlava sputacchiando il
suo stesso
sangue.
L’altra, rinsavita dal suo raptus omicida, guardava stupita
il sangue che scendeva fiotti.
“Oddio scusa! Ero nervosa e i miei istinti da (ex) teppista
hanno avuto la meglio.”
Temari prese un fazzolettino dalla borsa e glielo porse.
“Vieni
in cucina dai, che ti do una sistemata.”
E senza dire nient’altro lo prese per mano e se lo trascino
in cucina.
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Chiuse con un scatto la
porta dietro di se e si girò verso
Deidara.
Lacrime salate scendevano dagli occhi, ribelli, non dovevano
cadere. Maledizione!
Le lacrime sono roba da poppanti.. e lei non era una
poppante. Lei era forte, lei non doveva piangere.
Abbassò gli occhi in modo che la frangia, veloce, andasse a
coprirle gli occhi lucidi e ne impedisse la visione a.. lui.
Eppure non era stata abbastanza pronta. Lui aveva visto tutto
e ora le stava alzando il mento con le lunghe dita, affusolate ma forti.
“Che cazzo piangi?” la sua voce era.. irritata.
Come poteva essere irritato, lei stava piangendo, per la
miseria! Non voleva essere compatita ma non si meritava nemmeno la sua
rabbia.
“Sei proprio uno stronzo!”
Ma lui, senza ascoltarla, si butto sulle sue labbra rosse
come sangue, rosse come il cuore, rosse come una rosa senza spine. E
lei
ricambiò, incapace di liberarsi dalla sua ossessione. Non
importa quanto una
cosa faccia male.. a volte rinunciare ad essa fa ancora più
male.
E allora, tra le lacrime che ancora scendevano dagli occhi,
e tra la passione che la mano posata sul basso ventre le dava, disse
quelle
parole che pensava da mesi e che mai era riuscita a dire.
“Ti amo”
Debole sussurro che riuscì a bloccare il ragazzo. Lei
alzò
lo sguardo mentre lui apriva gli occhi.
La smorfia di.. rabbia? Possibile che fosse rabbia quella
che faceva stringere incredibilmente gli occhi del ragazzo in sottili
fessure?
Non lo seppe mai.
Ed il biondo ritorno alla sua occupazione, con più foga,
più
passione. E lei si dedico alla sua droga personale, mentre lo spingeva
sul
letto.. trovando di nuovo quella forza selvaggia che l’aveva
sempre contraddistinta.
Karin non piangeva. E ancora più importante, Karin non
doveva
amare nessuno.
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Ino afferrò al
volo un cocktail indefinito e borbottando
scorse Kiba spaparanzato sulla sdraio vicino al soggiorno.
“Quel Nara maledetto.. me la pagherà o se me la
pagherà!”
Sempre borbottando si sedette accanto a lui, accarezzando
distrattamente Akamaru.
“Che ti ha fatto Shika?”
“Maledettissimo cretino!” si girò verso
Kiba, gli occhi di
fuoco. “E’ venuto alla festa con un invito falso e
mi ha praticamente detto che
sono una viziata, egoista e egocentrica!”
Il moro non resistette e immaginandosi a cosa andava
incontro, scoppiò a ridere, nella sua tipica risata che
sembra un latrato.
“Grande Shika. Non gliene frega proprio niente delle
persone.. se deve dire una cosa, la dice!”
Si disse tra se e sé. Poi un leggero bruciore gli pervase la
guancia: Ino gli aveva tirato uno schiaffo secco in piena guancia.
“Mamma mia! Non è mica la prima volta che ti
insultano Ino!”
Akamaru si alzò sulle zampe leccandogli la guancia rossa.
“Come mai ti importa
tanto del suo giudizio?”
“Non me ne porta un cavolo del suo giudizio!” e,
prendendo
un altro cocktail, si allontanò digrignando i denti fra se e
sé.
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“Merda. Che
male! Hai un sinistro assassino, bionda!” si
teneva il naso dolorante.
“Anni e anni di risse per strada.” Sorrise Temari,
appoggiandogli delicatamente il ghiaccio sul naso.(*)
“Comunque tu saresti?”
chiese poi.
“Shikamaru Nara, piacere” e gli porse la mano
libera.
La bionda scoppiò a ridere fortissimo. “Allora tu
saresti
Nara? Quello che Ino non ha voluto a tutti i costi alla
festa?” si teneva la
pancia.
“Quella strega bionda…”
digrignò i denti.
“Ahah.. in ogni caso che ci fai qui?”
“Qualcuno deve avermi mandato un falso invito e il mio
migliore amico mi ci ha trascinato..” si strinse nelle spalle.
“Comunque piacere, io sono Temari no Sabaku.” e
rispose alla
stretta di mano del moro.
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Kiba stava guardando la
sua migliore amica che, con il
quinto cocktail in mano, si stava divertendo con il terzo fortunato
della
serata.
A un certo punto il ragazzo, alto con capelli castani e gli
occhi verdi, iniziò a salire con la mano su per la coscia di
Ino.
Cosa voleva fare quel bamboccio?!
In trenta secondi, quasi si fosse teletrasportato, fu al
fianco del ragazzo che spinse via.
“Cosa credi di fare?” ringhiò, come
Akamaru, sempre al suo
fianco.
“Eh dai! Non dirmi che non hai mai voluto fare un giro con
il Giglio. Sarebbe
popolarità
assoluta.”
“Io non ho bisogno di ricorrere a stupidi giochetti come
approfittarne
quando è ubriaca.”
Poi senza un’altra parola la prese per il fianco e la
portò
via.
Incrociò Shikamaru che gli chiese dove fosse Choji e
sbrigativo
gli rispose: aveva una “cosa” da portare in salvo.
Conosceva abbastanza bene casa Sabaku e in poco tempo trovò
la camera di Kankuro: posò delicatamente Ino sul letto e si
sdraio al suo
fianco, coprendo se stesso e la ragazza con la coperta.
Ino russava placida accanto al suo petto e lui si rilassò,
le bacio la fronte e ascoltando il respiro della ragazza si
addormentò. Kankuro
non si sarebbe di certo arrabbiato per l’usurpazione della
sua camera. O almeno
lo sperava.
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Guardò l’orologio della cucina: segnava
le tre e un quarto
di notte.
“E’ meglio che vada a cercare Choji”
disse Shikamaru,
avviandosi in salone.
“Vengo con te. Tanto non ho nulla da fare.”
Entrarono insieme nel salone praticamente vuoto, erano
andati via quasi tutti e guardandosi in giro non scorse da nessuna
parte la
vasta mole di Choji, che, con l’aiuto di suo padre, aveva il
compito di
riportarlo a casa.
Kiba, con al fianco una Ino visibilmente ubriaca, passò li
di fianco.
“Choji mi ha detto di dirti che una biondina l’ha
invitato
nel suo appartamento e che gli dispiace ma è un occasione da
non perdere.” Disse
sbrigativo, sparendo mezzo secondo dopo.
“Grazie Kiba..” poi si girò sussurrando
“Merda.”
La bionda che lo accompagnava, e che aveva degnato l’amica
di un solo sguardo, lo guardò divertita.
“Che problema c’è? Stai a dormire
qua..” rise.
E alla fine non è che avesse molta scelta, Shikamaru, e cosi
accettò l’invito sentendosi profondamente
ipocrita; lui che aveva sempre
criticato quelle tre sciocche ragazze per la loro stupidità
ora si ritrovava ad
essere ospitato in camera di una di queste. Bah.. o dormiva con lei o
dormiva
per strada. Non ebbe indecisioni su quale fosse la scelta migliore:
probabilmente era troppo stanco solo per scendere in strada. E cosi si
avviò, strisciando
i piedi, dietro Temari.
“Questa è camera mia.” Disse
l’altra aprendo di poco la
porta, e richiudendola subito dopo vedendo cosa stava succedendo dentro.
“Direi che la mia stanza è occupata.. maledetta
Karin!” e
poi scoppiò a ridere.
Doveva immaginarsela una fine del genere con quei due.. era
già tanto che non si fossero dedicati al loro
“allenamento fisico” nel bel
mezzo del soggiorno.
La camera di Gaara era accanto alla sua ed era,
fortunatamente, vuota. Solo che il letto era uno solo.
“Dovremmo dormire insieme.. a quanto pare” disse
Shikamaru.
“Bè, sappi che se mi stupri il mio paparino
è capace di
spillarti anche i bottoni delle mutande!”
E con quella, presumibilmente scherzosa, minaccia si sdraio
sul letto con vicino Shikamaru.
Il ragazzo, che aveva la dote innata di addormentarsi
dovunque, in meno di un minuto russava già.
Allora alzò gli occhi azzurri verso le labbra dolci del
ragazzo, che buffamente erano aperte in una piccola o.
E rise tra se e se, prima di addormentarsi con il profumo
agrumato del ragazzo sotto il naso.
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Una piccola scossa le
disturbo il sonno. Stinse gli occhi e
tentò di tornare a dormire. Ma subito una più
forte la costrinse, nolente, ad
aprire gli occhi. Deidara la guardava scocciato.
“Ti volevo solo avvisare che ora me ne vado. Domani sera
parto.. vado in guerra e tornerò probabilmente fra un
anno.”
Lo disse con una leggerezza assurda. Sembrava avesse parlato
del tempo invece che del suo futuro.
Deidara faceva parte dell’esercito. Era uno dei migliori
soldati esperti in tema di bombe e proprio per questo, gli venivano
affidati
compiti superiore a quelli degli altri compagni.(1) Karin lo sapeva che
prima o
poi sarebbe successo, che la guerra lo avrebbe chiamato tra le sue
file. Lo guardò,
imponendosi e riuscendo, a non piangere.
“Almeno sta notte rimani al mio fianco.” Disse
solamente
quella frase.
Deidara si guardò intorno, cercando una via di fuga da
quella situazione. Non ne trovò.
“Va bene.” E si sdraio di nuovo.
Accanto a lui la rossa fece lo stesso. Poco dopo dormiva.
E in silenzio il biondo si vestì e prese le sue cose,
sparendo dalla porta.
Al mattino la rossa si rese conto che non l’avrebbe rivisto
per almeno un anno e nascose la testa sotto il cuscino per impedire
alla sua
debolezza di manifestarsi , capricciosa e inopportuna.
SPAZIO
AUTRICE.
Un nuovo capitolo finito!!
Devo dire che questo mi è
piaciuto un sacco scriverlo e che, incredibile per una come me,
l’ho finito in
un solo pomeriggio.
In questo capitolo ho fatto degli accenni Naru/Hina e Matsu/Gaara, solo
per sfizio personale e per
rendere un po’ più dettagliata la descrizione
della festa. *.*
Ah e spero sia arrivato il concetto delle Flo: un pò
più umane di come le abbiamo conosciute fin'ora.
NOTE: (*) hem! Diciamo
che non sono pratica di pugni in faccia e non so davvero se il ghiaccio
serva a
qualcosa o se si metta in questi casi. Prendetelo come una
verità che l’autrice
sente di possedere ù.u
(1)
Dio! Non sono
nemmeno un esperta in guerra e soldati. Prendete per come vengono
queste
informazioni/supposizioni.. ._.°
RISPONDIAMO AI COMMENTI:
o meglio alla mia unica
commentatrice.. ç.ç
Meg89: intanto
grazie davvero dei complimenti sulla scrittura. Mi hanno davvero fatto
piacere.. (si del tipo leggo la storia 20 volte prima di pubblicarla ma
praticamente sempre mi sfugge qualcosa).
Mi ha fatto piacere soprattutto perché
considero la mia scritto un po’ troppo da
“sceneggiatura” e mi fa piacere che
qualcuno l’apprezzi (:
In secondo luogo la critica sui
contenuti: non preoccuparti non mi sono offesa! Ma ci tenevo a
precisare che
era mia reale intenzione dipingerle come snob, antipatiche,
superficiali e
somiglianti alle protagoniste dei telefilm americani. Dovevano essere
sciocche
e frivole perché all’inizio di questa storia loro
sono realmente cosi ma
durante il corso dell’anno incontreranno nuovi amici e nuove
situazione che le
porteranno a rivedere il loro carattere sia in bene che in male.. e andranno a scoprire il
vero significato
delle cose (detto cosi sembra una cosa tipo:”nuovo
messia” ma non è questo il
senso.. solo che ora come ora sono incapace di esprimermi al meglio).
In ogni caso fammi sapere, se e
quando, continuerai la storia se ti farò cambiare idea o
rimarrai della tua
convinzione.
Thanks per la recensione con le
critiche bene accette.
E ooooooooooooooooooora.
Bè, direi: fatemi sapere com’è
questo capitolo.
Perché mi sto demoralizzando
abbastanza per la mancanza di commenti.
ç.ç
Eiko.