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Autore: damned88    24/06/2005    1 recensioni
Sento il sapore ferreo ed agrodolce del sangue in bocca, non riesco più a racchiudere la rabbia e la frustazione accumolate in questi ultimi giorni " ..anche questa sera il vento decanta la sua inconsueta melodia.. " Capitolo rivisto e modificato
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo n° 13 “ Legami di Sangue “

Capitolo n° 16

Il Dovere di Vivere

 

È incredibile come tutto alla luce del sole possa apparire tanto semplice e cristallino. Ogni dubbio sembra dissolversi nell’aria, annullandosi nel piacevole tepore mattutino ed innalzandosi nell’abisso dei cieli.

Saphira giace assopita tra me e Ginevra, cullata dal pacato battere dei nostri cuori in sintonia e rivestita dalla morbida casacca che le fascia il corpo minuto. E noi povere anime dannate sembriamo essere i guardiani di questa bambina troppo impura nella sua innocenza. Ma d’altronde, quale è il suo peccato? Che colpa si può attribuire alla creatura se non il fatto di essere viva? È dunque questa la sua condanna?

E mentre il sole si innalza lentamente nel cielo, io e Ginevra non abbiamo fatto altro che tessere trame antiche e perdute di ricordi assopiti e recuperati bruscamente da quel che resta della mia memoria.

 

Perché sei diventato un demone? Mi sembra di capire che  in cielo eri ben voluto… cosa ti ha spinto ad abbandonare ogni cosa per poi governare una realtà tanto differente da quel che conoscevi? “

La domanda della ragazza mi coglie maledettamente alla sprovvista. Un timido disagio si diffonde nel mio animo, turbando quel che resta della mia coscienza intaccata. Un profonda rammarico prede possesso di ogni fibra e le labbra sembrano muoversi da una forza fin troppo conosciuta. Sebbene sia passato un’infinità di tempo da allora, il dolore provato e li dispiacere è ancor vivo in questa carne memore di ogni azione passata.

Ginevra sembra intuire la mia titubanza. D’altronde, lo stesso tremito che mi percuote detta quel che non riesco ad esprimere in parole.

“ Non volevo turbarti, se non ne vuoi parlare non importa “ La sua voce carezzevole sembra attraversare le lenzuola che ci separano, sfiorando lievemente il morbido tessuto bianco ed arrivando tiepida ed ovattata alle mie orecchie. Non ho mai udito una voce tanto melodiosa e rassicurante allo stesso tempo. Quelle parole, mi investono completamente, aprendomi una nuova realtà e lasciandomi piacevolmente a mio agio e confortato.

..per amore..” confesso infine, socchiudendo leggermente gli occhi e avvicinandomi a lei ed a Saphira.

Lei non sembra recepire bene il messaggio; dischiude quelle labbra troppo rosse ed  emette un sospiro sorpreso e sordo.

Chiudo completamente gli occhi poggiando il capo sul suo petto e inspirando il suo buon profumo. Percepisco la morbidezza del suo corpo e il tamburellare del cuore divenire più agitato. Sorrido immaginando il suo viso tingersi di un soffuso colore rosato e l’irrigidirsi di ogni muscolo del corpo.

Come si sta bene qui, mi sembra di tornare ai vecchi tempi quando non avevo alcuna preoccupazione,circondato da quel mondo tiepido ed ovattato che mi cullava perennemente in una tela di sogni e suoni. Era un luogo talmente sublime e sfavillante che alle volte credevo non reale.

“ Io abbandonai il paradiso per amore del mio Dio “ ripeto con voce decisa ed assorta. Una sua mano mi accarezza i capelli in un gesto materno.

Tante volte ho assistito madri cullare tra le braccia i propri pargoletti, cantando talvolta filastrocche e ninnananne intonate in dolci e timide melodie. Quante volte ho desiderato essere l’oggetto del desiderio di quelle donne meravigliose. E quante altre volte  ho supplicato quell’affetto che nessuno sembrava provare nei miei confronti. Solo in Daniel scoprii il calore che desideravo ardentemente. Solo lui fu in grado di diffondermi amore.

D’altronde, chi mai avrebbe potuto lontanamente immaginare che io, il più fulgido e perfetto di tutti gli angeli non desiderasse altro che calore umano?

Facendo leva su un braccio, mi sposto dalla comoda posizione e avvicino il viso a quello di Ginevra. Percepisco il fondersi dei nostri respiri fattosi inspiegabilmente roventi. Fisso quelle labbra carnose e dischiuse che sembrano invitarmi a sfiorarle, accarezzarle con la lingua e gustarle. Non appena il pensiero viene recepito dal cervello, congiungo immediatamente le nostre bocche calde e fameliche, lasciandomi trascinare da un vortice di sensazioni che sembrano travolgermi e rendermi partecipe di quella danza dei sensi. Io stesso mi annullo, divenendo parte di quella passione che ci divora e che anima i nostri corpi infiammati.

Mi allontano dalla bocca della fanciulla con il fiatone, sconvolto da quel stesso ardore che prima mi animava e ricadendo dolcemente sul suo seno. Con una mano le sfioro il braccio perlaceo lasciato cadere languidamente sulle lenzuola pregne del nostro odore.

 

“ Io amavo  Lui, come amavo ogni cosa in quel mondo fantomatico in cui sono nato. Adoravo volare in quel cielo caldo. E mi piaceva quella luce tanto abbagliante che sembrava far brillare ogni cosa attorno. Persino la mia pelle sembrava talvolta emettere una luminescenza lieve e sfavillante insieme. Si mi piaceva quel mondo così come mi piaceva la mia vita. Ma quando per gli altri sei troppo perfetto, quando nessuno riesce scorgere in te alcun difetto, allora divieni il traguardo di quegli angeli troppo presi da non riuscire a mirare la propria gloria. Eppure, basterebbe specchiarsi nelle acque limpide di un lago per ammirare il proprio essere, per contemplare la propria innocenza “

 

Un mugolio dell’addormentata Saphira interrompe il fiume di parole . Mi accomodo

meglio sul corpo dell’ascoltatrice e riprendo il discorso.

 

“ Soltanto Daniel riuscì a circondarmi di quell’ardore, da quel confortante torpore che tanto miravo. Con lui mi sentivo bene perché in sua presenza non avevo bisogno di provare nulla a nessuno. Ero semplicemente me stesso.

Eppure quei giorni tanto felici talvolta venivano inquinati da un’antica domanda, da un chiodo fisso che da tempo ormai aveva preso consistenza nella coscienza. Dio mi amava? Mi voleva al suo fianco? Anche se non lo davo a vedere, il dubbio in una risposta negativa mi tormentava l’anima. Da questo, cominciai a svolgere ogni mansione e ordine affidatomi con il massimo impegno, cercando ogni volta di non compiere errori. Tutto questo, solo per splendere ai Suoi occhi, per far capire al Padre tanto amato che esistevo anche io. E con il passare del tempo, quel sentimento divenne ancor più morboso ed urgente. I miei occhi divennero man mano sempre più cupi e la mia stessa espressione una volta così serena e brillante si tramutò in una maschera fredda e distante. Solo Daniel aveva il privilegio dei miei sorrisi  una volta tanto cristallini e soavi. E più passava il tempo e più invidiavo il genere umano. Come potevano quegli insulsi esseri contare più di me ed occupare tutte le attenzioni del mio Signore? Come poteva Lui amare più loro che me?

Proprio loro che in passato gli disubbidirono, cedendo all’invitante malizia del peccato. Per la prima volta provavo invidia. Era un sentimento estraneo eppure di una tale intensità che non potei in alcun modo ignorare. Pensai preoccupato che ciò che covavo nel cuore non poteva essere che quel tipico sentimento umano. E mi odiai, mi detestai, perché in quell’istante percepii in me la natura mortale che tanto non sopportavo. Pertanto avevo dato un nome a quella cosa tanto ardente  che impertinente mi scombussolava il cuore. E provai vergogna. Vergogna per la mia cupidigia, per i miei difetti. Il più bello e saggio di tutti gli angeli in realtà, non era che una miserabile creatura che si lasciava consumare dal più impuro di tutti i sentimenti.

E quando Dio mi riprese contestando ciò che involontariamente si era insinuato nel mio essere, capii che Lui non mi amava. Consapevole di quella verità che banchettò con la mia anima e che mi divorò ogni volontà, decisi di abbandonare ciò che più mi era caro, cedendomi alla malvagità. Con me, si unirono una gran numero di angeli. Tanti erano i motivi che spinsero questi ultimi dalla mia parte. Voglia di emergere, voglia di gloria, cupidigia ed affetto. Daniel mi seguì in quell’inferno per amore, stipulando con me un patto e divenendo il mio Padrino, la mia Guida e Consigliere. Non so esattamente cosa lo spinse a seguirmi, sebbene l’affetto che provava nei miei confronti era grande, mi sono sempre chiesto se dietro a quel gesto si celasse anche qualche altro motivo.

Da qui, cominciai a eseguire atti indegni solo per attirare la Sua attenzione. Non mi importava più di nulla, infondo non avevo nulla da perdere. Però ben presto mi stufai di tutte le torture cui sottoponevo gli esseri umani. Da qui un vago senso di pietà e pentimento schiacciò quel che rimaneva della mia dilaniata coscienza. Ed il rimorso delle azione passate mi uccisero una seconda volta. Il resto della storia poi la sai già “

 

Mi accorgo solo ora delle lacrime vermiglie che mi percorrono il viso. Violenti singhiozzi mi scuotono il corpo rendendomi incapace di dire altro.

 

“La verità è che fin dall’inizio in me c’era un qualche cosa di sbagliato. Ed anche se di questo non ne posso avere colpa, il rimorso sembrava non avere fine. Come me ci sono altri demoni che sono decaduti per amore sia nei confronti di Dio che nei confronti di angeli ed esseri umani. Quello stesso affetto da sempre sospirato e proclamato giusto, ha condotto gran parte di tutti gli esseri viventi alla rovina. Ero arrivato ad un punto che non sapevo più a cosa credere. La mente e con essa tutti i miei pensieri erano confusi ed incompiuti, contraddittori sotto ogni punto di vista “

Ginevra mi stringe possessiva tra le braccia mentre le sue calde lacrime si fondono con le mie. Mi sussurra con quella voce tanto pacata dolci frasi, cercando di calmare il mio animo inquieto. Ma non bado alle sue parole e mi avvicino nuovamente a lei fino a sfiorarle quelle labbra tanto invitanti.

 

“ L’amore ha intaccato tante vite, quel sentimento tanto predicato da Dio stesso si è dimostrato essere la rovina di molti esseri viventi “

 

Le sposto una ciocca bianca che ribelle, le copriva lo sguardo rovente di lei.

 

“ Allora dimmi angelo mio, come posso combattere questo sentimento che pia piano si è annidato in me, negandomi ogni scelta e sovrastando persino la ragione? Come posso contrastare un mostro invisibile? Eppure lo sento, è qui dentro di me..

 

Le prendo la mano minuta e la porto al mio petto, all’altezza del cuore. Un rinnovato rossore si diffonde sul viso di Ginevra nell’udire queste parole. Non aspettando oltre, mi fiondo su quelle labbra che implorano deliranti di essere toccate e gustate. Accarezzo inconsciamente il corpo morbido e snello, totalmente sopraffatto da quel che si può definire ardore e passione.

“ Come faccio? “ Ripeto ansimante e perso in quel delirio incondizionato. La sento tremare sotto di me e rispondere con uguale urgenza a quei baci infuocati.

“ Non lo contrastare..mi implora poi sommessamente “ Abbiamo tutti il diritto di vivere e te hai pagato abbastanza per le tue colpe. Ora il tuo unico dovere è quello di vivere. Ora puoi vivere Eladim “ esclama infine, aggrappandosi al mio torace e strofinandosi il viso sulla pelle ardente. Che sensazione sublime ed appagante, non mi ero mai sentito così elettrico e vivo allo stesso tempo.

È dunque questo il vero calore umano.

Completamente preso da questi pensieri non ho badato alla presenza indiscreta dietro alla porta socchiusa. Ma la fugace visione di un codino rosso raggiante mi suggerisce appartenere all’eterno rivale Michele. E se prima non avevo udito il sordo suono dei suoi passi, ora il battere dei piedi a terra mi appaiono pesanti ed abbattuti allo stesso tempo. Un fiume di pensieri violenti ed estranei mi penetrano nella testa irruenti, abbattendo ogni mia barriera ed inondandomi completamente la mente. Non mi era mai successo una cosa simile. Da sempre mi sono allenato a distinguere ed espellere dalla testa i pensieri altrui. D’altronde, non ritenevo giusto abusare di questo potere tanto insolito per poi approfittare delle memorie e dei ricordi di estranei.

A chi appartengono questo pensieri amari? A Michele?

E mentre Ginevra mi tira un braccio incitandomi ad alzarmi dal letto, una nuova consapevolezza prende forma, turbandomi profondamente.

 

 

 

 

 

  
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