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Autore: LubyLover    15/12/2009    1 recensioni
Stagione nove: Luka è in fase autodistruttiva, Carter ed Abby stanno insieme e Carter è a Boston dal padre. ... perché quando Luka si presenta alla tua porta e ha una valigia e ti dice che parte c'è solo una domanda, una, che si srotola, da sola, sulla lingua di Abby...
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Abby Lockhart, Luka Kovač
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 07: Risveglio

 

Capitolo 07: Risveglio

Apre gli occhi con calma, sapendo che la luce del sole ha il potenziale di disintegrare le sue cellule cerebrali. Non che ne siano rimaste molte, comunque.

Con gli occhi semi-aperti si guarda intorno, rendendosi conto di non essere a letto. Sta considerando l'idea di rimettersi a sonnecchiare ancora per qualche minuto quando qualcosa elimina l'ultima traccia di sonno dalla sua mente.

No!

Abby. Addormentata. Accanto a lui. Sotto la sua stessa coperta. Con un braccio intorno alla sua vita.

Lo shock è accecante e destabilizzante: non riesce a ricordarsi cosa è successo la notte, o mattina, precedente e sa che dovrebbe svegliarla per chiedere ed affrontare le conseguenze, ma ha paura. Tra tutto quello che poteva succedere, quella era proprio l'ultima cosa che doveva capitare. Luka sospira, osservandola: l'ha sempre trovata bellissima mentre dorme. Stupenda e senza problemi come la protagonista di uno di quei film adolescenziali, una di quelle belle attrici giovani il cui unico problema è il colore del vestito da mettere al ballo della scuola. Luka passa un dito sulla mascella di Abby, senza fermarsi a pensare, anche perché se ci pensasse capirebbe quanto è sbagliato il suo gesto. Lei continua a dormire, bellissima, e Luka ricorda quanto abbia sempre amato guardarla dormire. Ti guardavo, seguivo con gli occhi il movimento delle tue palpebre, perse in qualche sogno, e poi la curva del tuo collo, e il modo intrigante in cui la spallina della camicia da notte ti scivolava lungo la spalla, e poi, ancora, mi rifacevo gli occhi con i tuoi capelli, le tua labbra. E pensavo a quanto avrei voluto svegliarti per dirti quanto fosse fondamentale, per me, avere te da guardare come prima cosa al mattino, ma poi tu ti svegliavi e vedevo subito le prime linee di fatica e sofferenza che segnavano il tuo viso, ed era come se anch'io contribuissi ad aumentare i tuoi problemi, perciò me ne stavo zitto. E non l'ha mai saputo. Ed è franato tutto. Ma adesso...

Allontana lo sguardo, togliendo il dito dal viso di lei. Si guarda intorno, soffermandosi sugli oggetti che hanno fatto parte della sua infanzia. Ed una parte di lui sa che dovrebbe vedere Abby come un'estranea se paragonata a ciò che c'è in quella casa, ma non ci riesce. Abby, anche se così distante da lui, non gli è mai stata estranea.

Sospira di nuovo e riporta lo sguardo su loro due per accorgersi di una cosa: i vestiti. Sono completamente vestiti. L'unica cosa che manca sono le scarpe. E a Luka torna in mente quanto successo poche ore prima, e si rivede, con lei, seduto al tavolo, a confessarle i suoi peccati più turpi, a tirare fuori la sua vergogna per quello che ha fatto. Chiude gli occhi, sopprimendo un tremito.

Abby, scusami...

Ed è ovvio, quando lui riabbasa gli occhi su di lei, Abby lo sta fissando. Un giorno te lo dirò che hai gli occhi del color del cioccolato al latte. Scuote la testa per allontanare quello sciocco pensiero sdolcinato ed inappropriato. Un'ondata di nausea minaccia di travolgerlo.

"Brutta mossa"

Lui è solo leggermente più colorito delle pareti bianche, "Già"

Abby lo osserva respirare a fondo, e si augura di non doverlo vedere vomitare di nuovo. Passa qualche minuto.

"Come va?"

Luka riapre gli occhi. "Gira tutto, ma forse si ferma"

"Si chiama post-sbronza"

"Credo che il proposito del nuovo anno per me sia smetterla"

"Decisione saggia"

Rimangono in silenzio ancora un po'; Luka è imbarazzato. A questo punto è quasi sicuro che non sia successo nulla, ma vuole esserne certo al 100%. La fissa intensamente, mordicchiandosi le labbra: "Noi, non abbiamo... sai...", gesticola nervosamente indicando il divano.

Lei sorride brevemente: "No, tranquillo. Ci siamo solo addormentati. Anzi, io mi sono addormentata, tu sei praticamente entrato in coma"

"Spiritosa"

Lei lo fissa per un momento mentre gioca con una delle frange della coperta di lana: "E poi credevi davvero che avrebbe potuto succedere qualcosa?"

Luka fa spallucce.

"Wow, hai una grande considerazione di me", Abby vorrebbe evitare il tono amaro, ma proprio non ce la fa, anche perché non riesce a smettere di pensare ad un lontanissimo non sei così carina, non sei così speciale. "Se te lo fossi dimenticato, io ho una relazione. Una relazione a cui tengo. E sono una persona fedele"

"Questo lo so... non vorrei che io... sai..."

Abby capisce. Non ha dubbi su di lei, ma su di lui.

"... mi hai fatto un'avance da ubriaco? Non questa volta"

"Non erano avances da ubriaco le altre volte"

"Luka..."

"Tranquilla, va tutto bene. E non ho intenzione di ripetermi. Non credo sia un segreto per nessuno cosa provo. Motivo per cui Carter mi tiene bene alla larga. Anche se io non sono proprio così spudorato"

Si solleva e si prende la testa tra le mani: "Ho un'emicrania mostruosa" Discorso chiuso.

"Ti faccio un caffè. Ti verrà un buco nello stomaco, ma almeno domiamo il mal di testa", quasi senza riflettere gli passa una mano sulla schiena. Sente le ossa della colonna vertebrale. Devi ingrassare un pochino, Luka. Basta buttarti via.

"Dovrebbero esserci anche delle fette biscottate, ne sono sicura"

"Cibo..."

"Lo so, ma hai bisogno di mangiare qualcosa"

Abby, però, non riesce ad alzarsi, non subito. Sospira.

"Luka, promettimi una cosa. Promettimi che ti impegnerai per stare un pochino meglio. Io ti prometto che se avrai bisogno di un orecchio sarò qui, ma tu devi fare il lavoro duro. Promettimi almeno che ci proverai"

"Abby... non lo so. Adesso mi sembra troppo presto per qualunque pensiero razionale. E' un lavoro grosso, ed io non so nemmeno se riuscirò ad alzarmi di qui senza ammazzarmi. Non so se ho la forza di dare la classica svolta", e mi dispiace per te, se ti deludo, ma mi sento troppo stanco per qualunque cosa. Voglio solo... non lo so... non pensare, non cercare di essere ciò che non sono. Non voglio più aspettative. Abby, ti perderò, probabilmente, ma sono un codardo, come aveva detto mio fratello.

A quel punto Abby si alza e gli si mette di fronte. Appoggia le mani sui cuscini, ai lati delle sue cosce e sposta il peso in avanti. Lo fissa per qualche istante, come uno scienzato che controlla l'esito di un esperimento. Luka giura a se stesso che non abbasserà lo sguardo, perché, va bene, la deluderà, ma non vuole più sentirsi in imbarazzo per quello che è.

Dopo un paio di minuti Abby produce una specie di sorriso soddisfatto e si allontana leggermente.

"Sai, Luka, adesso ti dirò una cosa che non ho mai detto. Sarai il destinatario di un discorso che non è da me pronunciare, ma... ricordo i tempi in cui ero io quella che si svegliava dopo una sbornia colossale chiedendosi quando la vita avrebbe smesso di fare schifo, ma non facendo praticamente nulla per migliorare la situazione. Tu sei una persona intelligente, anche se a volte ti piace fingere di non esserlo. Perciò ascoltami bene che non ripeterò di sicuro, non qui e non da qualche altra parte. Ti voglio bene, nonostante tutto, e continua ad importarmi di te. Io ti guardo adesso, avvolto in questa coperta, ed hai, credimi, l'aspetto di un pulcino abbandonato ai bordi di una strada isolata e deserta. E, proprio come Calimero, stai qui a lamentarti di quanto sia ingiusta la tua vita. E fino a stamattina la cosa mi faceva arrabbiare da matti, perché, accidenti, ne hai già passate tante e non puoi arrenderti proprio adesso. E, ascoltando le tue parole, credevo che comunque fosse troppo tardi, che, forse, in tutti questi anni, mi ero sbagliata sul tuo conto, che non era vero che eri determinato e coraggioso, ma che stavi fingendo per non so che motivo ed ero pronta a rinunciare. Stavo per andarmene di sopra, chiudere la valigia ed andarmene, pronta ad implorare John di perdonarmi e pronta, ed è questo che mi avrebbe fatto più male, a dirgli che aveva ragione sul tuo conto. Sì, non sei esattamente sulla lista delle sue persone preferite, anche se già lo sai. Ma poi... non sono le parole Luka, non lo sono mai state. E' quello che vedo"

Detto questo, Abby riprende fiato, sentendo il battito accelerato del suo cuore. Non ha mai fatto un discorso del genere a lui, ma vuole dirglielo che non è tutto perduto, anche se lui sembra esserne convinto. Lo osserva ancora un attimo, in silenzio, amando segretamente la confusione che legge sul suo volto ed amando ancora maggiormente la speranza che scorge dietro la confusione. Non l'ha capita, ma è sicura che ci arriverà. Tempo al tempo Abby.

Si china ancora verso di lui per deporre un bacio leggero sulla guancia ruvida di barba. Fa per allontanarsi, ma ha un'ultima idea: posiziona le labbra all'altezza del suo orecchio e sussurra pianissimo, quasi da non farsi sentire nemmeno da lui: "Io ti vedo ancora lì sotto, Luka. Non sei morto"

Dopo di che si solleva, sorridendo: "Posso dirti un'altra cosa? L'ultima, te lo prometto"

Lui annuisce, continuando a pensare al discorso di poco prima.

"Una doccia, Luka. Non sarebbe una cattiva idea"

Lui sorride: "Non credo di potermi alzare dal divano"

"Ti conviene invece. L'alternativa è prenderti a secchiate d'acqua. Acqua gelida"

Lui sbuffa sapendo che, sotto sotto, la pazza che ha di fronte potrebbe anche mettere in atto il suo piano. Si solleva un po' a malincuore e, ciondolando sempre avvolto nella coperta, si avvia verso il bagno.

Abby lo osserva, soddisfatta. Sì, ci sei ancora lì sotto. E credo che sia quasi il momento di tornare a Chicago, perché è una constatazione che non mi fa stare del tutto tranquilla.

 

 

 

 

 

 

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