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Autore: Adsa    17/12/2009    1 recensioni
Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile. Il difficile è essere veramente se stessi...
Un Harry Potter che si ritrova nel cuore del covo dei mangiamorte, tra vampiri e licantropi. Scopre il vero volto di colui-che-non-deve-essere-nominato, e scopre una parte di se che non conosceva ma che cercava da tempo di uscire in superficie.
[Harry/Tom] [Maltrattamento di Ginny Weasley]
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono, sono proprietà di JK Rowling e di chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Without Mask: Togliersi la Maschera - Cap. 2 – Ritorno ad Hogwarts

- Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile... -
- Il difficile è essere veramente se stessi. -


Harry si svegliò. Era ad Hogwarts, gli scudi magici che sentiva glielo confermavano, e dall'odore doveva essere in infermeria, ma come ci era arrivato?
- Ora ricordo... Piton... Quel traditore... - pensò mentre permetteva ai propri sensi di esplorare la stanza. Quella mattina si era svegliato per l'entrare dell'uomo nella loro stanza, Tom era in missione perciò era solo, aveva dormito nudo tranne per le bende, com'era solito fare. Il professore lo aveva costretto ad alzarsi, gli aveva tirato i vestiti che indossava il giorno precedente, e lo aveva costretto a vestirsi, poi lo aveva trascinato via, fortunatamente nella tasca dei pantaloni era rimasta una dose della pozione che doveva prendere, ed era riuscito ad afferrare la boccetta che teneva sul comodino in caso d'emergenza.
Nella stanza oltre a lui c'erano Madama Chips e il professor Piton.
- Ha sempre alloggiato nelle stanze del Signore Oscuro, potrebbe controllare se...? - stava chiedendo quest'ultimo all'infermiera.
Harry capendo cosa il professore volesse chiedere lo interruppe:
- No, non sono stato violentato. - disse mentre si sedeva sul bordo del letto. Gli adulti sussultarono, non si erano accorti che il ragazzo si fosse svegliato.
- Potter! Stia giù! Deve riposare! - Lo sgridò Madama Chips avvicinandosi a lui e mettendogli le mani sulle spalle per costringerlo a stendersi.
Il ragazzo indossava solo i pantaloni di un pigiama in cotone, ed aveva il torso bendato a partire dal collo fino ad arrivare alla vita, anche il braccio sinistro era fasciato, le bende, nella zona fino al gomito erano evidentemente più spesse, invece dal gomito alla mano erano solo un paio di strati, come se servissero solo a tenere il resto della fasciatura.
Con un brusco movimento del braccio destro allontanò l'infermiera da sé e si alzò in piedi. Stiracchiò le braccia, probabilmente per controllare in che condizioni erano, poi chiese: - Dove sono i miei vestiti? - Madama Chips, offesa per come era stata trattata, gli indicò una sedia, sopra alla quale c'erano un paio di jeans e una camicia nera perfettamente piegati. - Sono lì. -
Non c'erano ne biancheria intima ne scarpe, constatò Harry avvicinandosi. Indossò la camicia allacciando tutti i bottoni per nascondere il più possibile le bende. Quando fu il turno dei pantaloni, li prese e frugò in tutte le tasco senza trovare nulla. Lanciò un'occhiata sospettosa ai due adulti, poi voltò loro la schiena e si sfilò i pantaloni del pigiama. Mentre sfilava la gamba sinistra mise in mostra una cicatrice sul polpaccio sinistro. Non era molto lunga ma si vedeva che la ferita era stata profonda.
Sotto i pantaloni non indossava altro e la camicia era troppo corta per coprire, perciò gli adulti alle sue spalle si ritrovarono a guardare due natiche sode e ben definite, come anche le cosce e i polpacci, muscolosi ma proporzionati al suo fisico.
Madama Chips, quando si accorse che lo stava fissando spostò immediatamente lo sguardo verso un'altra direzione decisamente imbarazzata.
Intanto Harry aveva indossato anche i pantaloni e si era voltato verso il professore.
- Dove sono le fiale che avevo in tasca? - Gli chiese usando una voce fredda e incolore.
Piton lanciò una breve occhiata verso un tavolino, che ad Harry non sfuggì, e rispose: - Le ho prese io. Devo esaminarne il contenuto. È possibile che il Signore Oscuro ti stia tenendo sotto controllo con quelle pozioni. -
Harry in risposta alzò un sopracciglio. - Non è certo così facile controllarmi. E non troverà niente di interessante in quelle. - Il suo sguardo divenne di ghiaccio. - E a me servono. - La sua voce divenne quasi un sibilo sull'ultima parola.
Avanzò verso il tavolino che aveva attirato lo sguardo del professore, che si posizionò tra lui e la sua meta. Giunto a poco più di una spanna dall'insegnante si spostò velocemente verso destra, per poi, dopo aver superato l'uomo, ritornare sui suoi passi. Agli occhi dei due adulti sembrò quasi che Harry fossè sparito per poi ricomparire alle spalle del professore.
Sul tavolino c'erano tre fiale, due contenevano un liquido rosso sangue e nell'altra c'era un liquido trasparente. Erano in vetro, di forma circolare, sempre dello stesso spessore, lunghe circa cinque centimetri e con un tappo di sughero in cima. Il ragazzo le afferrò e le infilò in tasca, poi si diresse a passo svelto alle porte dell'infermeria.
Dopo aver percorso pochi passi fuori dall'infermeria vide Ron ed Hermione, che probabilmente lo stavano per andare a trovare, giungere dal corridoio opposto a quello che lui stava per percorrere. Gli ignorò e continuò per la sua strada, ma venne richiamato dalle loro voci.
- Harry? Sei tu? - chiese Hermione.
Il ragazzo voltò appena la testa verso di loro per qualche secondo, poi tornò a camminare.
- Amico? Non ci riconosci? Siamo noi, i tuoi migliori amici! - lo chiamò Ron.
Questa volta rallentò il passo per farsi raggiungere ma non si voltò. I due grifondoro si posizionarono ai suoi fianchi e lo osservarono: era cambiato drasticamente in quel periodo, non era più il ragazzo che era stato prima. Non c'era più alcuna traccia nella persona che avevano davanti del bambino sopravvissuto, del perfetto occhialuto Grifondoro, del Golden Boy. Anche loro avevano stentato a riconoscerlo quando lo avevano visto. I capelli lunghi, neri come l'inchiostro incorniciavano un volto dai lineamenti freddi e inespressivi, negli occhi verdi bruciava una fiamma talmente gelata da far sembrare a chi li guardava di cadere nel profondo abisso del sonno eterno da quanto ricordavano l'Anatema che Uccide. La pelle si era scurita, ora era di un caldo color ambra, anche se ogni cosa in lui sembrava fredda, anche il colore della sua pelle. Poi notarono le bende sul collo e sulla mano.
- Harry! Che ti hanno fatto? Stai bene? - chiese Hermione, con in volto un'espressione tremendamente angosciata.
- Sto bene. - rispose Harry. La sua voce era calma, senza intonazione, ma a loro sembrò comunque di sentire un suono in sottofondo, come un ringhio, e sembrava che fosse stato Harry a farlo.
- Non sembri neanche tu, sei cambiato! Non hai neppure gli occhiali! E le bende? Amico, sei sicuro di stare bene? - chiese Ron preoccupato.
- Sto. Bene. - scandì le parole, cercando di far comprendere loro quel concetto che a lui sembrava così facile.
- Cosa ti è successo? Ha ragione Ron, sei cambiato. - continuò Hermione.
Harry la guardò, stringendo appena gli occhi. - Anche tu saresti cambiata se avresti affrontato ciò che ho affrontato io. - Usò un tono ancora più freddo, quasi sibilante, questa volta.
- Harry... Scusa... Io... - balbettò Hermione. Non riuscì a dire altro, o a muoversi in alcun modo, si fermò lì, in mezzo al corridoio. Anche Harry si era fermato, e pochi passi dopo di fermò anche Ron, tornando indietro a dove erano loro. Avevano quasi raggiunto un incrocio tra il corridoio che stavano percorrendo e un altro.
- Non volevi? Ti dispiace? È questo che stai cercando di dirmi? - si avvicina di un passo a lei continuando a guardarla negli occhi. Chiude i propri voltandosi di nuovo verso il corridoio e riprendendo a camminare. - Non basta. - Dice mentre passa a fianco di Ron.
In quel momento si sente la porta dell'infermeria sbattere contro il muro e Piton che urla: - Potter! Torna qua! -
Harry si volta in quella direzione per mezzo secondo, poi aumenta il passo facendo segno ai due grifondoro di seguirlo. Nel punto in cui il corridoio che stavano percorrendo ne incrociava un altro svoltarono a destra.
- Harry? E il professor Piton? - chiese Ron.
Harry gli lanciò una breve occhiata. - Non ci seguirà. - Aumentò leggermente il passo. - Usciamo, andiamo in riva al lago. -

Il professor Piton, quando vide Potter, Weasley e la Granger svoltare a sinistra gli seguì. In quel corridoio non c'era anima viva. Alcuni quadri che sonnecchiavano vennero svegliati improvvisamente dall'uomo che gli chiedeva dove fossero andati i tre grifondoro. I quadri risposero che nessuno aveva percorso quel corridoio nelle ultime tre ore.



Note della storia:
Chiedo immensamente scusa per il ritardo.
Recito il mea culpa, è tutta colpa mia…ora prima di fare casini con i codici, che verranno aggiunti da qualcuna delle altre due..

Regina Oscura: già! E’ proprio uno spudorato, lo penso anche io. Per la velocità è una cosa voluta, fidati ti perderai a causa della velocità. (Mi sono persa anche io, ma non dirlo).
DJKIKA: carissimah anche noi amiamo un Harry Oscuro! A presto!

Non dico altro, perché sto già impazzendo… A presto a tutti!
KissKiss fra ro


Edit di xevel: No, tu non pubblichi più senza l'approvazione. Tu non pubblichi più senza prima avermi fatto ricontrollare tutto... sigh... ç_ç
  
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