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Autore: Cip93    17/12/2009    1 recensioni
"Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice." Questa frase ormai era diventata la mia filosofia di vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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7th chapter
Crazy love.







Poco dopo si staccò dolcemente e mi sussurrò all’orecchio “Forse è meglio che andiamo, non voglio essere causa del tuo raffreddore”.
Mi raccolsi i capelli con entrambe le mani e li strizzai. Dalla punta uscì qualche gocciolina di acqua.
“Troppo tardi”, dissi facendo spuntare un ingenuo sorriso sulle mie labbra. La testa mi faceva male, colpa dei miei capelli completamente bagnati. Fortunatamente il ritmo della pioggia era diminuito, così potevo tornare a casa tranquillamente in scooter.
Mi allontanai da lui e mi avvicinai al mio motorino. Lui mi seguì.
“Ehi ehi che stai facendo?”
“Torno a casa?” dissi con tono ovvio.
“Ricordi che è rotto?”. Dannazione, me ne ero quasi dimenticata. “Sali in macchina, ti accompagno io.”
Ci avviammo verso la sua Punto grigio metallizzata e quando vi entrai fui accolta dalla sensazione piacevolissima di caldo. Era proprio quello di cui avevo bisogno.
Roberto intanto si sistemò dalla parte del conducente e accese la macchina. Mi girai a guardarlo: era buffo, sì. Con quei capelli bagnati che gli ricadevano sulla fronte e con quell’aria da guidatore esperto e concentrato che lo faceva sembrare quasi serio.
Senza volerlo mi uscì una risatina. Si voltò sorridendo e nello stesso un po’ disorientato, non capendo che cosa trovassi di divertente.
“Che c’è?”
“Nulla…”, dissi sogghignando. Aggrottò le sopracciglia come era solito fare e i suoi occhi tornarono dritti sulla strada. Con un gesto volontario accese la radio e la macchina si riempì delle note della canzone “Crazy Love” di Bublè. Non dissi nulla, aspettai la sua reazione e infatti come avevo ben previsto, le labbra si curvarono in un piccolo sorriso. Era il suo cantante preferito.
Iniziai a canticchiarla.
“Ma quante canzoni sai?”, mi chiese incredulo.
“Quando una cosa ti piace, diventa facile e spontaneo impararla”
“Quindi sai cosa significa il testo?”
“Direi di sì”
“She gives me love, love, love, love, crazy love”, iniziò a cantarla anche lui. “Forse non è pazzo l’amore, ma tu che mi ci fai diventare.” Mi guardò per un istante poi continuò. “Tu e il tuo assurdo modo di fare, il tuo sorriso, i tuoi occhi…”. Avvampai dall’imbarazzo e mi sembrò per un momento che le mie guance potessero prendere fuoco.
“Smettila…”, sussurrai.
“Giusto, dimenticavo che sei allergica ai complimenti”, disse prendendomi in giro.
Roteai gli occhi. Aveva maledettamente ragione. Non so perché ero fatta così, ma ogni volta che qualcuno mi diceva qualcosa di carino, o mi imbarazzavo oppure rispondevo con una battuta, provando a far trasformare il momento da romantico a comico.
Portai giù lo specchietto che si trovava esattamente sopra di me e mi preparai al disastro sulla mia faccia e sui capelli. Sgranai gli occhi. Era peggio di quanto pensassi! Ero assolutamente impresentabile. Dallo specchietto vidi che mi stava scrutando e sorridendo nello stesso tempo. Mi girai e gli tirai un pugno sul braccio.
Per mia sfortuna la sua espressione rimase tale e quale. La prossima volta avrei dovuto usare più forza.
“Non lo sai che non si disturba il guidatore?”, mi chiese ironico e io feci una finta risata.
Guardai fuori dal finestrino e riconobbi la strada che portava a casa mia.
“Ehi, un attimo. Dove mi stai portando?”
“Secondo me soffri di vuoti di memoria. Me l’hai chiesto tu di portarti a casa.”
“Primo, sei stato tu ad offrirti a darmi un passaggio. Secondo, non posso assolutamente tornare a casa in queste condizioni! Mi hai vista? Che cosa penserebbe mia madre? Che sono andata a fare una guerra di palloncini d’acqua?”
“Perché no?”
Abbassai le sopracciglia. “Non se ne parla, portami da Nicole. Dormirò lì dai lei.”
“Agli ordini capitano!”, disse con tono solenne.
Nel frattempo composi il numero della mia amica che rispose dopo nemmeno due squilli.
“Pronto?”, disse con l’affanno.
“Ehi sono io”
“Lo so che sei tu! Va tutto bene? Mi hai fatto spaventare! Perché non mi hai chiamata subito? Non so dove tu abbia la testa a volte…”
“Lo so hai ragione, ma sto bene. Senti… non è che potrei fermarmi da te questa notte?”. Mentre parlavo buttavo occhiate fugaci a Roberto, sperando che stesse con la mente alla guida piuttosto che alla mia conversazione.
“Sì, non ci sono problemi. Ma dove sei ora?!”. Perché diamine stava urlando?
“In macchina…”, risposi vaga.
“Di chi? Sua?!”. Il suo tono di voce non scendeva, anzi mi sembrava che aumentasse sempre di più. Volevo sprofondare.
“Mh…”. Cercavo di rispondere a monosillabi.
“Oh Dio… ti ha baciata?!”. Bene, se il resto della conversazione non era riuscito a sentirlo, questa frase arrivò dritta al suo orecchio e provocò immediatamente un sorriso stampato sulle labbra.
“Sì, pasta al sugo va benissimo”. E chiusi subito la chiamata. La situazione era già tragica, non volevo peggiorarla ancora di più.
“Perché sei tutta rossa?”, mi chiese con un espressione di finta sorpresa sul volto. Perfetto, aveva sentito!
“Ho caldo!”. Mi tolsi frettolosamente la sciarpa che avvolgeva il mio collo e la buttai violentemente sui sedili posteriori.
“Ecco fatto, ora va molto meglio”
Dopo pochi minuti arrivammo sotto casa di Nicole e l’imbarazzo del momento del saluto mi pervase. Mi schiarii la voce.
“Grazie del passaggio…”, dissi timidamente.
“Non mi è costato nulla.” I suoi occhi erano fissi sul mio volto ed era difficile per me reggere quel gioco di sguardi. Avvicinai la mano allo sportello ma le sue parole fermarono il mio gesto.
“So che quelle cose che ti ho detto poco fa non riusciranno a farmi perdonare del tutto. Forse avrei dovuto dirtele tanto tempo fa… Mi rendo conto di aver sbagliato. So che la parola “scusa” non basta, che a volte contano più i gesti delle parole. Ma… Ti chiedo di darmi una possibilità, solo una. Se poi ti deluderò, ti giuro che non mi avrai più fra i piedi.”
“Io… Non so… Ci devo pensare”, dissi tentennando ogni parola.
Un sorriso speranzoso incorniciò il suo volto. Poi lentamente si avvicinò al mio viso e per un momento smisi di respirare. Ma con mia grande sorpresa poggiò delicatamente le labbra sulla mia guancia. Inspirò forte, come se volesse portare con sé e dentro di sé il mio profumo.
Scesi dalla macchina e per un attimo mi appoggiai alla portiera. Avevo bisogno di qualche secondo per riprendermi. Mi avvicinai al portone e intanto sentii il motore della macchina accendersi e poi allontanarsi. Salii le scale, trascinando i piedi ad ogni passo. Non riuscii a fare in tempo a suonare il campanello poiché Nicole aveva già aperto la porta.
“Grazie al cielo sei qui!”, mi avvicinò a sé e mi abbracciò.
“Vieni, andiamo in camera. Mi devi raccontare tutto, perfino i dettagli più insignificanti”.
Mi stesi sul letto e lei si sedette ai piedi di esso. “Da dove vuoi che cominci?”
“Dall’inizio”.
“Okay. Dunque… devi sapere che io e la sfiga ormai andiamo a braccetto. Appena ho chiuso la chiamata con te, ho acceso lo scooter ma non partiva. Ma non è finita qui! Dopo poco tempo ha iniziato anche a piovere!”
Continuai il discorso e le raccontai per filo e per segno tutto quello che mi era accaduto.
“E questo è tutto. Se prima avevo le idee confuse ora lo sono ancora di più. Mi è sembrato carino da parte sua quando ha detto quelle cose, ma nello stesso tempo ho paura di rischiare e di restare ferita ancora una volta”. Sbuffai.
“Carino?”, chiese con tono duro. Annuii lentamente.
“Lasciare una persona senza spiegazione, ricomparire dal nulla e chiedere di ricominciare, abbindolarla in quel modo e fare gli occhioni dolci sperando che possa ricadere di nuovo ai suoi piedi… scusa Cristina, ma io non ci trovo nulla di carino”.
“No! E’ diverso. Lui è diverso, è cambiato. Mi ha fatto anche una promessa…”. La mia amica mi interruppe.
“Parole! Sono parole! Che ne sai se poi sarà così anche nella realtà? Dio, sei così ingenua a volte!”
“Grazie, hai una bella considerazione di me.”
Mi prese la mano. “Non volevo dire questo, Cri. E’ solo che a volte credo che ti fai prendere troppo dall’istinto. Valuta prima i pro e i contro così saprai cosa meglio fare.” Fece una pausa, poi continuò. “Non voglio che tu soffra ancora”
“Questo… questo non succederà. Sono diversa ora. Ho imparato dagli sbagli e non farò gli stessi errori. Se dovesse finire male io non avrò nessun rimpianto.”
“Nessun rimpianto?”, chiese poco convinta.
“Nessun rimpianto, giuro.”
Era una promessa e l’avevo fatta soprattutto a me stessa.
Ci sono una miriade di coincidenze nella vita di tutti i giorni. Queste sincronie, questi meccanismi ci mettono in situazioni che rivangano il passato, scavano dentro, rispolverano quei ricordi che avevamo messo da parte per poter ricominciare. Alcune volte si ha la strana sensazione che qualcosa ci prenda per mano, ci guidi, ci porti su binari mai percorsi, si ha lo strano presentimento che debba accadere, ma non sappiamo cosa.
Alcune volte ci si accorge che c’è sempre quel qualcosa che ci regala sorprese che stravolgono e aprono strade nuove, ponendoci davanti ad una scelta.
Ci chiediamo continuamente cosa sia, da dove arrivi quel qualcosa, quella forza invisibile. Sarà il destino? No, è il cuore.





Ringraziamenti:
-- wonderwall: Grazie tesoro :] Mi fai troppi complimenti XD Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento come i precedenti ^^
-- Beeble: Ciao Fabiola! WOW, se ti ho fatto emozionare significa che il capitolo è stato davvero sentito. Sono davvero contenta ^^ Grazie di leggere sempre, un bacio :]
  
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