Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h.
Segui la storia  |       
Autore: MaxT    18/12/2009    3 recensioni
Una Elyon esuberante e sorprendente torna a cercare le sue vecchie amiche, che si troveranno presto coinvolte in avvenimenti più grandi di loro. Che spaventosa profezia ha pronunciato la Luce di Meridian? Vera è…vera? Dove sono andate le gocce astrali delle W.I.T.C.H.? E’ una storia dove i personaggi assumono diversi ruoli contrastanti, si muovono nel segreto e nell’invisibilità, e le loro motivazioni autentiche si delineano a mano a mano che la storia si avvicina alla conclusione. Note: qualcuno potrebbe considerare OOC Elyon e le gocce astrali. Da parte mia, penso che siano una evoluzione plausibile dei personaggi visti nel fumetto. Aggiornamento: I primi sei capitoli sono stati riscritti nell'ottobre 2008.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le profezie di Meridian' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
48-la gemma di memoria  
Ad personam:
Cara Melisanna, grazie mille per la recensione sempre gradita. Sì, le cose si stanno complicando, e nei prossimi capitoli si complicheranno ancora di più con la presentazione pubblica di Vera. 
Cara Rowena, sono contento che continui a seguire questa storia lunghissima. Grazie per le tue belle parole.
Le cospiratrici in tutto sono ventisei, le sei originali più venti nuove; Wanda viene contata sia come goccia che come Nemesis,  essendo indistinguibile dai suoi cloni se non per dettagli dell'acconciatura. 
Dora, quando non impersonerà Elyon, spesso rappresenterà Irma, oppure svolazzerà per il cielo di Meridian sotto forma di aquila. Insomma, tutte loro sono intercambiabili nei loro ruoli. 
Irene rappresenterà Elyon solo in alcune occasioni ufficiali, essendo un'ottima attrice, per il resto manterrà l'aspetto e il nome di Irenior.

Buona lettura
MaxT

PROFEZIE


Riassunto delle puntate precedenti 
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. 
A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura;  pur avendo assunto il potere, si 
rendono conto di non essere convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. 
A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, contenuta in disegni e
frasi casuali, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua. La profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. 
Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza;  dà istruzione a Caleb di tornare a Meridian per sconsigliare qualunque rivolta prima del suo stesso ritorno tra un anno, ma il vice comandante della guardia di palazzo fraintende e guida una rivolta che viene rapidamente sedata dalle false guardiane. 
Sul palazzo scende un clima sempre più oppressivo in cui le congiurate utilizzano sia i poteri mentali che l'intimidazione per mantenere il controllo.
Settimane dopo, Irene e Pao Chai assumono un aspetto metamondese e vanno a svagarsi in città; vengono a sapere per caso la profezia infallibile che prevede che la tirannia durerà un anno.
Il nuovo piano di Vera prende rapidamente forma, basandosi sull'ambiguità del termine di un anno: prima simuleranno che Elyon diventi sempre più tirannica e impopolare, screditandola, poi Vera, che ha comunque il rango di una principessa Escanor, la spodesterà dopo un anno terrestre di dodici mesi, facendo finire apparentemente la tirannia e realizzare la profezia; poi, dopo aver guadagnato il consenso della gente, si prepareranno per affrontare Elyon e eventualmente le Guardiane al loro ritorno dopo diciotto mesi. Però sono troppo poche per mettere in atto tale piano.
Per rimediare, Vera crea venti copie di Wanda, dette Nemesis, che avranno l'incarico di impersonare le guardiane, sollevando le gocce dal compito, e di sorvegliare la città restando invisibili o sotto falsa identità. 

Cap.48
La gemma di memoria



 
 

Meridian, casa di Gathrop

‘L’acqua ribolle già da un po’di tempo’, pensa la donna, rimettendo il coperchio alla pentola di rame e asciugandosi le mani verdine sul grembiule. ‘Se non si sbriga a portarmi gli ingredienti, questa cena diventerà la colazione per domani mattina’.

Lo scatto della serratura preannuncia il ritorno a casa dell’uomo. 
“Ehilà, tesoro! Verdure in arrivo!”, saluta Gathrop entrando con un sorrisino di scusa.
“Alla buon’ora”, bofonchia la moglie, prendendogli l’involto dalle mani. “Oggi hai fatto un po’ tardi”.
Lui annuisce, sfilandosi la giacca. “E’ arrivato in negozio un cliente interessato ad un tappeto di valore, ed ho preferito condurre la trattativa di persona”.
La donna estrae un cespo rosato dal pacchetto, e lo appoggia su un tagliere di legno. “Sei riuscito a combinare l’affare?”.
“Veramente… forse tornerà domani”, risponde lui sedendosi al tavolo. “Comunque, mi sono divertito lo stesso a trattare”.
Mentre affetta la verdura, anzi la rosura, la donna chiede: “Non credi che il giovane Totlutur meriti più fiducia? Sono già tre anni che ti fa da commesso”.
Lui sta per rispondere, quando uno scricchiolio dal vicino soggiorno richiama la sua attenzione. Si alza per gettare un’occhiata nella stanza.
Tutto normale. Torna a sedere, scrollando le spalle.
Lei alza lo sguardo dal suo lavoro culinario. “Allora non sono la sola a sentirli, vero?”.
“Cosa?”.
“Questi rumorini. Da tre giorni a questa parte sento scricchiolii e piccoli tonfi dal soggiorno”.
Lui storce il viso. “Vuoi vedere, Adanil, che qualche topolino ha apprezzato la nostra ospitalità involontaria? Forse avremo bisogno di un gatto a fare da guardiano a casa nostra”.
 
‘Non disturbatevi. C’è già una guardiana’, pensa Nemesis Tre, seduta sulla poltrona del soggiorno, avvolta da un alone di invisibilità ipnotica.
Si soppesa, annoiata, le lunghe ciocche di capelli biondi a cui non si è ancora abituata. 
Se potessero vederla, questo fisico da Guardiana della Terra farebbe la sua bella figura, ma purtroppo non è molto pratico. Questa chioma lunghissima rivaleggia con le inutili alette nel combinare disastri: tende entusiasticamente a pararsi davanti agli occhi e alla bocca, o a intralciare le mani. 
Le alette, da parte loro, rendono difficile muoversi negli spazi ristretti o tra la folla, tirano giù soprammobili fragili e rumorosi, ed infine impediscono di appoggiarsi bene allo schienale.
Si guarda le mani appoggiate in grembo. Questi polsi, sottili e aggraziati, non sembrano adatti ad un combattimento corpo a corpo. Queste unghie, lunghe e ben curate, non sono certo resistenti come gli artigli di una tigre.
Insomma, forse è un fisico da fotomodella, ma non certo da guerriera.

Ad un tratto, i pensieri annoiati di Nemesis Tre sono interrotti da un brillio. Proprio davanti a lei, un uomo appare di spalle, con un sigillo rombico di metallo smaltato nel palmo della mano destra.
‘E’ lui! Eccolo a un passo!’ pensa la Guardiana, sentendo l’adrenalina entrarle in circolo. ‘Nemesis, a me!’.

“Ciao, Gathrop”. Caleb si abbassa sulle spalle il cappuccio del pastrano informe. 
“Ehilà, carissimo!” risponde l’altro venendogli incontro nel soggiorno, “Prego, mettiti comodo!”.
“Grazie”. Caleb fa per accomodarsi sulla poltrona. “Ti ho cercato per…”.
Si interrompe a metà della frase, sentendo un contatto inaspettato sotto di sé. Girandosi, scopre di essersi seduto addosso a quella che ha tutto l’aspetto di Cornelia, che lo guarda impietrita.
E’ un attimo: braccia e gambe della guardiana si avvolgono attorno a lui con forza insospettata, mentre altri quattro sfarfallii nel soggiorno annunciano l’arrivo delle sue compagne.
Troppo tardi: la preda di Nemesis Tre si volatilizza luccicando tra le sue braccia.
“No!” grida delusa.

“Sfuggito! Maledizione!” sbotta a denti stretti Nemesis Zero, la guardiana dai capelli rossi.
“Abbiamo bruciato un’occasione irripetibile” sbuffa quella dalla pelle scura, la numero Due.
“Mi dispiace”, si scusa quella ancora seduta, “C’è stato un momento in cui avrei potuto guardarlo negli occhi, ma l’ho perso”.
La ragazza con gli iridi verdi, Nemesis Uno, scuote il viso. “Non rimproverarti. Probabilmente nessuna di noi avrebbe fatto meglio”.
Will guarda intensamente Gathrop e la sua signora, impietriti nell’ingresso della stanza. “Signori, mi meraviglio. Voi risultate degli onesti cittadini. Perché davate ospitalità ad un ricercato?”.
“Io…”. L’uomo resta senza parole, mentre un’inspiegabile sensazione di deja vù lo assale assieme allo sguardo penetrante della guardiana.
La moglie, facendosi coraggio, trova le parole per rispondere a tono: “Perché lo conosciamo da anni! E’ un eroe! Dovreste saperlo anche voi, se foste quelle che dite di essere!”.
“Adanil!”. Gathrop cerca di trattenerla tirandola indietro con le mani sudaticce. “Scusatela, mia moglie si è spiegata male. Voleva dite….”.
“Abbiamo capito benissimo” risponde cupa la guardiana. “Vogliate seguirci a palazzo. Lasciate pure il fuoco acceso, questa volta. Basteranno pochi minuti”.
 

Heatherfield, casa Portrait

Caleb ha ancora il cuore nelle orecchie ed i muscoli tesi come corde, quando la realtà tutta attorno  assume l’aspetto del soggiorno di casa Portrait.


Davanti a lui, la sua amata regina lo guarda a bocca aperta, seduta in poltrona con una tazza di tè in mano. “Caleb? Ma…”.
Lui cerca di darsi un contegno più naturale. “Proprio io” risponde con voce più rigida di come avrebbe voluto.
Lei si alza, appoggiando la tazzina sul bracciolo, e gli prende le mani fredde. “Ma cos’hai? Si direbbe che tu abbia visto un fantasma!”.

Caleb annuisce un po’ a scatti. “In un certo senso è stato così”. Poi prende fiato per cercare di sciogliersi.  “Stavano per catturarmi. E poi, temevo proprio che mi sarei portato quella strega avvinghiata addosso…”.
Si volta indietro per rassicurarsi, ma l’effetto non è proprio quello voluto. “AAH!”, gli scappa.
Un passo dietro di lui, seduta sul divano, Cornelia lo guarda impietrita come per chiedere: ‘Ti faccio quest’effetto, adesso?’.

Il signor Thomas entra nel soggiorno. “Caleb, eri tu? Da un guerriero, quest’ urletto non me lo sarei mai aspettato”.
“Scusate…”, si giustifica lui. Guardando la sua vecchia fiamma, vede che i suoi occhi si stanno arrossando in un modo che non fa presagire niente di buono. “Scusa, Cornelia, mi hai colto di sorpresa…”.
“Io non ho fatto proprio niente!” ribatte lei con una voce rotta, mentre un luccichio inquietante le sottolinea le iridi. Fa per alzarsi: “Forse è meglio che vada a spaventare la gente da qualche altra parte!”.
Elyon la trattiene seduta, inginocchiandosi a lato della poltrona. “Corny, aspetta! Sono sicura che c’è una buona spiegazione! Non vuoi sentirla?”.

La ragazza annuisce, tirando un po’ su di naso. “Sì. Scusatemi, non so cosa mi abbia presa”. Il luccichio scompare lentamente dagli occhi arrossati, mentre riguadagna un’imitazione di contegno.
“Se preferite, ripasso in qualche altro momento” propone confuso Caleb, “Però ti devo delle scuse, Cornelia”.
“Non mi devi niente!” risponde lei con uno sdegno che sottintende tutto il contrario.
“E’ che, solo pochi minuti fa, sono arrivato a casa di Gathrop…”
“E chi sarebbe?”.
“Un mio amico di Meridian”. A disagio, si porta le mani al collo, come per aggiustarsi un bavero che il pastrano non ha. “La casa era sorvegliata. Volevo accomodarmi su una poltrona, e lì c’era la tua goccia. Io l’ho vista solo quando mi ci sono seduto sopra”.
“Almeno questo me lo hai risparmiato” commenta acida Cornelia.
“E’ tipico dell’invisibilità ipnotica”, interviene Elyon, “Viene rotta dal contatto fisico”.
Caleb riprende: “Lei mi si è avvinghiata addosso, gambe e braccia, e un istante dopo sono arrivate le altre quattro”.
“Avvinghiata?”. Per un attimo, lo sguardo di Cornelia sembra quello di una tigre, ma poi riprende una parvenza di aplomb anglosassone. “Allora?”.
“Allora, me la sono cavata perché avevo ancora in mano questo sigillo” racconta mostrando la piastrina di metallo smaltato. “Altrimenti…”.
Eleanor, appoggiata allo stipite della porta, entra solo ora nella conversazione. “Catturato da una donna, Caleb!”, dice con aria scherzosa che sembra lasciar trasparire un doppio senso. 
“Sapete anche voi come sono quelle guardiane”, si difende lui, “Avrei potuto dare una testata all’indietro per liberarmi, ma… ecco, un po’ mi sarebbe dispiaciuto”. China la testa. “Era pur sempre la goccia di Cornelia”.
“Per me potevi anche frantumarle la faccia” ribatte acida lei, “Così nessuno la scambierà più per me”.
“Ma no!”, fa Elyon scandalizzata, “Hai agito bene. La violenza può solo chiamare altra violenza”.
“Scherzavo, naturalmente” sbotta Cornelia a braccia incrociate, con un tono che sembra intendere tutto il contrario.
“Scherzavo anch’io, Caleb”, completa Eleanor, “Sappiamo bene cosa può fare lo guardo di quelle guardiane”.
Cornelia si alza in piedi. “Volete scusarmi? Devo andare. Purtroppo… ho dei compiti da finire”.
Elyon si è accorta da un pezzo del brutto momento che la sua amica sta passando. “Corny, vuoi dirmi qualcosa a quattr’occhi?”.
“No, no, cara. Restate pure a parlare. Io ho un po’ di mal di testa…”.
“Aspetta”, dice Caleb. “Se è per me, io posso finire di raccontare in fretta e poi lasciarvi sole”.
“No, Caleb. Non è certo per te”, risponde Cornelia, stabilendo il suo nuovo record di tre bugie penose in tre sole frasi.
“Ti accompagno fino al cancello”. Elyon la  prende sottobraccio. “Torno tra poco”, rassicura gli altri.

Appena le due escono dalla stanza, Caleb fa un grosso sospiro che sembra voler dire: ‘Le donne… non le capirò mai!’, guadagnandosi un’occhiata di storto da Eleanor.

“E ora, vogliamo focalizzarci sulle cose importanti?” chiede imperiosamente Thomas. “Sappiamo che Gathrop è stato scoperto. Verrà arrestato, o ci ha traditi?”.
“Sono certo che Gathrop non mi tradirebbe”. Caleb liquida questa possibilità con  un gesto della mano. “Se anche lo avesse fatto, poi, me ne sarei accorto dai suoi pensieri”.
“Non sono le uniche due alternative possibili”. Eleanor si porta al centro della stanza, appoggiandosi alla spalliera del divano.
Thomas annuisce, camminando avanti e indietro con aria grave. Sa bene che, a Meridian, il capitano Miriadel non raggiunse il suo grado né brandendo uno spadone, né sposando il comandante della Guardia di Palazzo, come qualche invidioso insinuava. A suo tempo, era l’astro nascente dei servizi segreti di Meridian, prima che l’ombra di Phobos li macchiasse della sua infamia.
“Con i loro poteri, potrebbero avere copiato la sua memoria senza che lui lo ricordi”, aggiunge Eleanor.
“Sta di fatto”, ne conclude cupamente Caleb, “che ora tutta la mia rete di amici ed informatori può essere arrestata, o trasformarsi in una trappola”.
“Prendendo le opportune precauzioni”, suggerisce Thomas, “hai ancora la possibilità di muoverti a Meridian. In questo caso, c’era una guardiana invisibile a sorvegliare solo Gathrop, seduta in poltrona. Quante altre persone potrebbero sorvegliare nello stesso modo?”. Apre la mano, mostrando le dita ben distese. “Pochissime! Al massimo cinque, dedicandosi solo a questo”.
Eleanor riflette. “Secondo me, per loro sarebbe un errore catturare tutta la tua rete di confidenti. Sono pesci troppo piccoli, e potrebbero essergli utili per altro, se la infiltrano”. Aggiunge, guardando lontano: “Non mi meraviglierei se prima o poi comparisse un falso Caleb a raccontare ai tuoi amici quello che fa comodo alla banda di quelle sei, o anche a screditarti”.
Lui annuisce cupo. Le prime voci, in questo senso, hanno già cominciato a girare.

Elyon rientra nella stanza. “Le telefonerò più tardi”, esordisce riferendosi a Cornelia.
Si siede sul divano, a fianco di Caleb. “Allora, cos’altro ci racconti di Meridian?”.
Lui ci riflette sopra un attimo. “Una cosa forse importante. La popolazione è stata convocata per dopodomani ai piedi del palazzo per un importante annuncio pubblico della regina”.
Elyon aggrotta gli occhi. “Strano. Hai già idea di cosa si tratterà?”.
Caleb annuisce. “Corre voce che sarà la presentazione pubblica di un personaggio importante”.
“Un personaggio importante…” ripete Elyon, in preda ad un sospetto terribile. “Non sarà che Vera vuole essere presentata con il suo nome?”. Si copre il viso. “Oh, Dei, no!”.
“E se fosse?”, chiede Thomas.
“Devo accertarmene!”, si agita lei. “Dopodomani, hai detto? A che ora?”. In mano le compare un cellulare che, a comando, visualizza ore e date della sua città natale.
“Elyon, non se ne parla!”, tuona Thomas, “Ha tutta l’aria di una trappola per te!”.
Eleanor riflette: “Per loro è un rischio enorme. Se le due regine apparissero in pubblico contemporaneamente, sarebbe l’occasione d’oro per screditare la loro versione”.
“E per far insorgere contro di loro il popolo di Meridian!”, aggiunge Thomas improvvisamente eccitato.
Elyon contempla inorridita questa possibilità. “Proprio ciò che non voglio”.
“Ah, già”, si corregge lui con rimpianto.
“A questo punto, non serve correre rischi”, decide Caleb, “Anche se non saremo lì presenti, tutti i dettagli saranno di dominio pubblico”.

Elyon annuisce. “Inutile agitarsi. Pensiamo al presente”. E nel presente c’è lui. Gli sorride, invitante. “Allora, resterai qui per un po’, caro?”.
Lui rimane un attimo catturato, poi distoglie lo sguardo, a disagio. “Veramente… devo pianificare le prossime mosse”.
“Benissimo!”. Gli sorride ancora di più. “Le pianificheremo assieme. Sei con i migliori pianificatori del metamondo”.
“Vuoi davvero che restiamo qui?” chiede Eleanor perplessa. Il tono mielato della sua figlioletta adottiva le suggerisce che voglia pianificare tutt’altre cose.
“Sì, grazie” risponde Caleb stringendosi nelle braccia, “Allora, pianifichiamo in fretta, e poi vado. Dovrò mettere in guardia tutti i miei conoscenti”.
“Il modo più rapido per farti beccare di nuovo!” commenta Eleanor con l’aria di chi la sa lunga.
“Basta che uno solo di loro sia sorvegliato…”, fa eco Thomas.
“E poi, di cosa li avvertirai?”, continua Eleanor, “Che, se passerà un altro Caleb a raccontare cose strane, non gli dovranno credere? Vuoi screditarti da solo, tanto per risparmiare a quelle altre la fatica?”.
Caleb resta un attimo incerto, e la ragazza Elyon torna alla carica. “Prima o poi, si stuferanno di sorvegliare invano quelle persone. Perché non resti in casa nostra al sicuro, nel frattempo?”.
“Potrebbe essere la cosa migliore”, annuisce Thomas. “Ma senza farti vedere dalle finestre del soggiorno. Ti prepariamo una branda in cantina…”.
“Papa!”, lo rimprovera lei scandalizzata, “Un ospite, in cantina!”.
“Possiamo anche offrirgli la tua camera, tesoro!” propone Eleanor, “Tanto, tu verrai a dormire nel lettone con me!”.
Lei la gratifica di un’occhiata torva. “Era scontato, mamma”.
Caleb è tentato di lasciare la sua vita da braccato per la sicurezza e il calore di una famiglia, ma le cose rischiano decisamente di complicarsi.
Vedendolo indeciso, Elyon gli sfodera il suo sorriso più bello, e propone: “Questa sera potresti scortarmi fino al cinema. Le strade di Heatherfield sono così pericolose, a tarda ora…”.
“Cinema?” fa lui combattuto.
“Danno ‘Amore per sempre’, un film bellissimo! Lo hanno visto le nostre amiche, ieri sera, e Cornelia mi ha detto che hanno pianto tutto il tempo”.
Guardando il sorriso invitante di Elyon, gli sono riapparsi momenti lontani che non ha mai voluto dimenticare. Non è saggio rimettersi in quella stessa situazione. Avrebbe dovuto lasciare il palazzo di Meridian già quella volta, chiedere un’assegnazione fuori città… ma è stato troppo debole per decidere di allontanarsi veramente da lei. E lo è ancora.
Prende fiato. Non vuole inventare una scusa banale, ce ne vuole quantomeno una altisonante. Si alza in piedi, e, come ispirato, recita solenne: “Luce di Meridian, per liberare la città, tu hai bisogno di altri occhi per guardare, e altre orecchie per ascoltare in vece tua”. Indica sé stesso. “Ecco quegli occhi e quelle orecchie. Non preoccuparti per me: sono pieno di risorse, e uso a muovermi ammantato da un’aura di clandestinità. E ora, Meridian mi chiama!”. Svanisce in un tremolio, lasciando interdetti i presenti.
“Bravo ragazzo!”, gongola compiaciuto il comandante Thomas. “L’ho sempre considerato un eroe”.
“Pfff...”, ridacchia Eleanor, “Ma dove l’ha preso, questo discorso? Da una recita scolastica? Se non voleva restare, non poteva piuttosto inventarsi che aveva lasciato il pesce rosso da solo col gatto?”.
Elyon, invece, è rimasta malissimo. “Non ha voluto restare con me…”. Tira su di naso, mentre le si formano dei lucciconi sotto le iridi.
Thomas, bonario, cerca di consolarla come una bambina: “Tranquilla, tesoro. Mal che vada, ce lo recapiteranno qui a casa in esilio, con lo sguardo basso e senza il suo sigillo”.
La consolazione non sortisce alcun effetto.
“Vieni, tesoro”, le dice dolcemente Eleanor prendendola per mano, “Andiamo a parlare in camera tua”.
Mentre le due donne di casa si alzano dalle poltrone e si dirigono verso le scale, Thomas suggerisce: “Perché non lo inviti a vedere ‘Il signore degli anelli’ o ‘Beowulf’, la prossima volta?”.
Nessuna risposta.
Si china, pensieroso, sulle piccole possenti sagome dei modellini di carri armati nella vetrinetta. Queste donne non li sanno proprio capire, gli uomini!

In camera, le due si siedono sul lettone di Elyon, che torna ad appoggiare la testa sulla spalla di Eleanor. “Mamma, perché se n’è scappato via così? Perché mi sfugge?”.
La donna sospira. “Forse si è sentito chiuso in un angolo”.
“Ma è cucinatissimo di me!”, protesta la ragazza con rabbia, “Lo sento nei suoi pensieri, nel suo respiro, nel battito del suo cuore! Se guardi bene…”.
Eleanor, più seria, volta Elyon verso di sé e la guarda negli occhi. “Piccola mia, Caleb sa di non essere l’uomo per la Luce di Meridian. Lui ha a cuore il destino della nostra città, non può permettere che resti…”.
“Ma anch’io ce l’ho a cuore! Sono qui per questo!”.
“Cosa vuol dire?” chiede la donna, perplessa.
“Niente. Ti ho interrotta, scusa. Continua pure”.
“Ti dicevo, lui non può permettere che la città resti senza un’erede, e dev’essere un’erede dotata di poteri adeguati e trasmissibili alla prole”.
Elyon la scruta, stupita. “Tu sapevi che … Come hai fatto?”.
Eleanor scuote appena le spalle. “Non serve essere una supermamma, né una superspia. Al palazzo di Meridian è difficile tenere segreti”. Si aggiusta il vestito. “E’ per questo che vi siete lasciati, no?”.
“LASCIATI?”. La guarda con occhi sgranati. “COSA VUOL DIRE ‘LASCIATI’?”.
“Non lo ricordi più?”, si stupisce Miriadel, “Eravate già assieme, quando gli hai fatto non so che analisi, ed hai capito che lui, originato come un mormorante, non avrebbe potuto avere figli con te, né con alcun’altra donna”.
Elyon la guarda, persa. “Devi sbagliarti. Io non….”. Si arresta, incerta. E’ possibile avere l’Alzheimer alla sua età?
“Fammi indovinare, cara”, riprende Miriadel, “Hai preso qualcuno dei tuoi intrugli per dimenticare. Però siete stati ingenui: restando vicini, era chiaro che avreste ripreso a provare le stesse cose”.
Elyon, annichilita, balbetta: “Io… io avrei…”.
Eleanor annuisce. “Credo proprio di sì, cara. Però, questa volta sapevi in partenza che lui era inadatto. Non avresti dovuto cominciare a cullarti di nuovo negli stessi sogni”.
“Ma… che scema!!!”.
“Chi?”  chiede sospettosa Eleanor.
“Io! Che doppia scema che sono stata, mamma!”.
Lei le risponde con un sorriso indulgente, cercando di non far trasparire troppo il ‘proprio così’ che sta pensando.
“Quello è un falso problema!”, la sorprende Elyon.
“Eh?”. Resta interdetta. “Come…”.
“E’ un problema già risolto!”.
La madre la guarda diffidente. “Cosa mi sono persa?”.
“Guarda!”. Sul palmo di Elyon si materializza una grossa gemma simile ad un diamante straordinario. Lei lo afferra tra le dita, e lo solleva all’altezza degli occhi. “Questa è una gemma di memoria”.
Davanti a loro, il cristallo rende un’immagine caleidoscopica della stanza, delle luci del lampadario e del limpido tramonto di metà dicembre attraverso la finestra. Ad un certo punto, quando la luce incide con la giusta angolazione, Eleanor la vede! L’immagine minuscola di una neonata, tridimensionale ed evanescente!
“Cos’è?” chiede allibita.
“E’ una scansione corporea di mia mamma… cioè, della regina Adariel, appena nata!”.
“Oddei!”. Eleanor ricorda il loro ultimo giorno a Meridian, sepolto dal tempo e dal dolore, subito prima della fuga da Phobos. “E’ quello che la Regina mise nel cofanetto con la lettera che affidò a Galgheita, poco prima di morire!”.
“Proprio così!” risponde Elyon commossa, “Questa gemma fu creata a Meridian, in una mattina lontana di un’epoca in cui qui vivevano solo i pellerossa”.
Eleanor continua a guardare, persa, l’immagine di quella neonata lontana nel tempo, mentre Elyon parla ispirata: “Questa memoria mi permetterà di ricreare la prossima Luce di Meridian. Bella come lo fu lei. Potente, padrona della mente e della natura. Misericordiosa come un angelo. Forte da sfidare i secoli”. Sorride alla madre adottiva. “Tu l’hai conosciuta”.
Lei annuisce, sgomenta. “E… tu saresti capace di ricrearla!”.
Elyon annuisce sicura. “Anche qui. Anche ora”.
Eleanor resta un attimo ad immaginare, poi si riscuote. “Meglio di no! Te le senti, le chiacchiere dei vicini?”.
Ridono insieme di questa battuta, fino ad avere le lacrime agli occhi. “Le chiacchiere dei vicini!”.
Quando Elyon si riprende, aggiunge: “Non è detto che debba essere proprio uguale. Cambierò qualche tratto, il colore dei capelli ed ovviamente il nome, ma la prossima Luce di Meridian sarà sostanzialmente uguale ad Adariel. Stesso sangue, stessi poteri”.
Eleanor ci riflette sopra, poi una perplessità screzia il suo sorriso: “Questa cosa verrà accettata da tutti? Per dirne uno… da Caleb?”.
Elyon si inalbera, quasi offesa: “Cosa vuoi che abbia contro una figlia artificiale? Non è artificiale anche lui?”. Poi, con tono freddo e calcolatore: “Chiunque fosse il padre, una mia figlia naturale avrebbe sì i mitocondri degli Escanor, ma solo uno dei due cromosomi X della famiglia. Perciò avrebbe un potere magico dimezzato, come Phobos. Non all’altezza delle regine passate… o presenti”. Finisce con un gesto disinvolto, mentre la gemma le sparisce nel palmo della mano: “Perciò, se anche volessi sacrificarmi e rinunciare a Caleb, non farei certo l’interesse di Meridian”.
Eleanor riflette a lungo. “Vedo che ci stai pensando da molto. Quando sarà il momento, la presenterai come una figlia naturale, o spiegherai la verità?”.
“Non so. Penso come una figlia naturale, ma, anche se non mi credessero, non cambierà molto. La legge consente esplicitamente la successione anche a regine artificiali, purché con i requisiti. Perfino Vera potrebbe…”. Si interrompe, sbarrando gli occhi. “No! Non può essere!”.
Guardando il viso di Eleanor, capisce che ha avuto il suo stesso pensiero. Anzi, ci era arrivata molto tempo prima. Glielo aveva perfino detto, ricorda ora, senza che lei ci desse il giusto peso.
La madre le fa un viso che può significare tutto e niente. “Aspettiamo di sapere chi sarà il personaggio che tu presenterai a Meridian, cara”.

Per un lungo momento, il silenzio lascia sentire i rumori più minuti: lo scricchiolio della rete del letto, un suono di clacson lontano…
Dal piano di sotto proviene un sommesso squillo di telefono, poi qualche chiacchierio incomprensibile, e infine la voce stentorea di Thomas da sotto le scale: “Elyon, puoi venire giù? C’è Cornelia per te, al telefono”.
 
 
 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > W.i.t.c.h. / Vai alla pagina dell'autore: MaxT