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Autore: Claa    19/12/2009    3 recensioni
Era scappato, ce l'aveva fatta. Attento a non compiere nemmeno il più piccolo sbaglio, era sgattaiolato fuori dall'ufficio. I suoi subordinati, abituati a tale comportamento, avevano completamente ignorato la cosa, disinteressati.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonjour à tout le monde :-)
volevo premettere che ho scritto questa breve storia in vista dell'arrivo del Natale. Adoro l'inverno, adoro il freddo, adoro la neve e, quindi, adoro inventare e creare, soprattutto durante questo periodo dell'anno.
Questa fanfiction è dedicata a tutte le ragazze del forum Royai; passate delle buone feste, ragazze ;-)
Sono ovviamente in anticipo, ma sono fatta così.
Inoltre, ringrazio la mia adorata Sorella per le correzioni, l'aiuto e il sostegno. A volte sa rendersi utile :D
Ah! Il prossimo capitolo lo posterò a breve.
Buona lettura, e spero sia di vostro gradimento.



Un'ora soltanto


Era scappato, ce l'aveva fatta.

Attento a non compiere nemmeno il più piccolo sbaglio, era sgattaiolato fuori dall'ufficio. I suoi subordinati, abituati a tale comportamento, avevano completamente ignorato la cosa, disinteressati.
D'altronde, appena il Tenente Hawkeye si dirigeva altrove per svolgere i suoi compiti giornalieri, il Colonnello Mustang non esitava a darsela a gambe levate, allontanandosi il più possibile dalla pila di fogli da firmare che, giorno dopo giorno, stranamente, aumentava a vista d'occhio.

«Dove sarà andato questa volta?» domandò Fury, l'unico al quale sembrava importasse qualcosa dello scarso operato del suo superiore.

Havoc si strinse nelle spalle, senza sollevare lo sguardo dal comunicato che stava cercando di leggere. «Forse da Nathalie».

«Nathalie?» chiese il Sergente Maggiore, perplesso.

«L'avevo sentito parlare di una certa Elizabeth, qualche giorno fa» affermò Breda. «O quello che è» disse poi, facendo volteggiare una mano in aria.

Fury rifletté per un attimo, poi aggrottò le sopracciglia, quasi preoccupato. «Pensate davvero passi la vigilia di Natale con una donna?».

«Lo spero per lui» sghignazzò il Sottotenente biondo.

Il Sergente Maggiore stava per ribattere quando sentì un cigolio e, subito dopo, vide la porta aprirsi. Deglutì nel vedere chi era appena entrato nella stanza. Improvvisamente agitato, come anche il resto del plotone, abbassò repentinamente lo sguardo e riprese a compilare alcuni rapporti.
Il Tenente era tornato.

Ancora non aveva allontanato la mano dalla maniglia che, come sospettato, si guardò attorno e notò immediatamente l'assenza del Colonnello. Con disappunto, si voltò verso gli uomi seduti al tavolo. «Dov'è?» scandì, con tono tutt'altro che amichevole.

Rispose Fury che, sistemando con un dito gli occhiali che gli erano scesi sulla punta del naso, alzò lo sguardo. «Ehm... non lo sappiamo» ammise titubante. «E' uscito poco fa».

La donna levò gli occhi al cielo, dopodiché, con un movimento brusco, uscì di nuovo sbattendo la porta.

«Ora sono guai» commentò poco dopo Havoc.

Ed infatti Riza, ormai stufa, avanzava imperterrita alla ricerca di Roy Mustang. Non importava quanto ci avrebbe impiegato o dove avrebbe dovuto cercare: lei lo avrebbe trovato, vivo o morto che fosse.
Era la vigilia di Natale e, sfortunatamente, ognuno di loro era stato costretto a passare tutta la mattinata tra scartoffie e documenti.
Con passi decisi percorse tutto il corridoio, non preoccupandosi di sbirciare all'interno di ogni ufficio. Aveva ancora tra le mani le fotocopie che qualche minuto prima aveva stampato, e le stringeva, come se farlo potessero placare la sua crescente irritazione.
Poi inarcò le sopracciglia, scorgendo davanti a sé un andamento conosciuto e quei capelli che avrebbe distinto anche tra una miriade di persone.
Indignata accelerò il passo, raggiungendolo in breve tempo.

«Colonnello!» esclamò, ormai dietro di lui.

L'uomo sobbalzò, preso alla sprovvista, e si voltò, quasi spaventato.  «Tenente» balbettò. «C... Cosa...?».

«Dove sta andando, signore?»

Roy lasciò vagare lo sguardo intorno a sé per qualche istante, osservando i colleghi che gli passavano accanto e cercando inutilmente in loro un'ancora di salvezza.

«Allora?» continuò Riza, sempre più impaziente.

«Ecco, io...». Doveva trovare una scusa plausibile. Doveva, ma non ci riuscì. Abbattuto, tirò un profondo sospiro.

Riza inarcò un sopracciglio, in attesa di una delle sue banali giustificazioni.

Roy la fissò, supplichevole. Non gli rimaneva altro da fare. «Per favore, Tenente, lasciami andare».

«No».

«Tenente...».

«Colonnello, oggi è la vigilia di Natale. Tutti noi vogliamo andare a casa e stare con i nostri familiari. Non pensi di essere l'eccezione».

«Ma» tentò di dire Roy, però Riza lo bloccò con un gesto della mano e proseguì.

«Anche io, come gli altri, sono ansiosa di uscire di qui. Quindi, ora, se non le è di troppo disturbo, torniamo nel suo ufficio così che questo accada il prima possibile», sottolineò le ultime parole.

Seguì un lungo silenzio che, infine, venne interrotto da Roy. «Tenente, lo so» disse, con voce di colpo più bassa e comprensiva. «So quanto tu te ne voglia andare, e so quanto il mio comportamento ti infastidisca».

Riza distolse lo sguardo, cambiando posizione e stringendo a sé le fotocopie.

«Ma è una cosa importante». Cercò i suoi occhi e finalmente li incontrò. La guardò a lungo, come se così potesse farle indovinare almeno in parte le sue buone intenzioni. «Per favore, ho bisogno di assentarmi».

Riza continuò a fissarlo.

«Per un'ora. Un'ora soltanto, te lo prometto».

La donna lo studiò, diffidente. Quante volte si era trovata in una situazione del genere.
Avrebbe voluto dirgli di no, ancora, ma inspiegabilmente non ne fu capace. Infine, senza una parola, girò sui tacchi e si incamminò di nuovo nella direzione opposta.

Il Colonnello non riuscì a trattenere un sorriso, soddisfatto. «Torno il prima possibile!» la rassicurò. Lei non si voltò e rispose semplicemente con un cenno.



  
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