Percorrendo
i tetri passaggi e contemplando le
sacre mura del rifugio degli Assassini, Altaïr uscì
infine all’aperto,
soffermandosi un istante ad assaporare la rinfrescante brezza notturna.
Dinanzi
a lui si stagliava, inquietante e
imponente, il grande maniero di Masyaf, che ospitava al suo interno
centinaia
di validi e letali Assassini, ognuno dei quali fermamente determinato a
obbedire
alle disposizione del maestro Al Mualim.
I
cancelli di Masyaf erano aperti, e ciò
confermava le parole di Malik: il maestro lo attendeva. Senza indugi,
Altaïr
varcò la soglia e penetrò nella sala.
L’antichissima biblioteca in cui si ritrovò
era lo studio di Al Mualim, un reliquiario di conoscenze alla cui
preservazione
il suo saggio precettore aveva dedicato l’intera esistenza.
Una scalinata in
marmo conduceva al piano sopraelevato, dove con tutta
probabilità avrebbe
incontrato il suo anfitrione.
Balzato
sui gradini, li salì rapidamente e si
trovò al cospetto di un vecchio uomo vestito di nero, dalla
familiare barba
grigia e privo di un occhio. Gli volgeva le spalle, e fissava il
paesaggio
notturno da una finestra che dava sulla valle sottostante.
«Sono
qui, maestro» sussurrò Altaïr,
benché sapesse
per certo che Al Mualim si era accorto del suo arrivo.
«Ben
arrivato, figliolo. Come Malik ti avrà già
riferito, nuovi nemici insidiano il nostro cammino»
parlò il maestro, con
quella voce che aveva insegnato ad Altaïr tutto ciò
che sapeva.
«Almeno
in questo semplice compito, Malik ha
avuto successo».
«Non
essere tanto arrogante nei suoi confronti. Egli
ha qualità che non riconosci perché rifiuti di
vederle».
«Avete
ragione. Perdonatemi».
Al
Mualim fissò il suo discepolo. Le ultime
parole da lui proferite erano prive di qualunque significato per
Altaïr, e non
erano state udite da quell’orecchio capace di distinguere il
battito d’ali di un’aquila
da quello di una rondine. Si rassegnò e lasciò
cadere l’argomento, per
iniziarne uno assai più importante.
«Riccardo
I d’Inghilterra, detto Cuordileone, è
un grande condottiero e la sua devozione alla fede cristiana
è all’altezza
delle aspettative del Papa di Roma. Egli è ferocemente
determinato a restituire
Gerusalemme alla cristianità. Tuttavia, ha fama di essere
uomo leale e animato
da principi degni di onore».
«Dite
solo una parola e il ferro della mia lama
trapasserà il suo corpo».
«Non
è questo ciò che ti chiedo. Non ancora,
perlomeno.
Io non condanno le motivazioni che spingono quest’uomo alla
guerra. È un
sovrano cristiano, e si attiene a un rigido codice di cavalleria che
molti suoi
pari conoscono solamente di nome. In un’epoca come la nostra,
è un’autentica
rarità».
«Che
cosa volete che faccia, dunque?»
«Per
combattere un nemico, bisogna innanzitutto
conoscerlo. Acri è divenuta un cumulo di rovine dopo il
passaggio dei crociati,
e penetrarvi richiederà molta scaltrezza».
«Di
questa dote non difetto, e lo sapete».
«Ah,
naturalmente. Sono purtroppo altre le doti
che ti mancano, e che ti renderebbero un Assassino ancora
migliore».