Dopo un attimo di esitazione cominci a parlare,
incredibilmente atono.
“Quello che ti ha regalato Silente non era un semplice
ciondolo, ma un ricordo che ho appena rivissuto … il suo ricordo su quella
maledetta sera in cui ti ho sorpresa con Allock …”
“Severus, ti prego” ti guardo implorante, con il
terrore di perderti, proprio ora che ti ho ritrovato, che mi attanaglia la gola
“se hai visto come è andata allora sai che non ti ho mai tradito. Io ti amavo …
ti amo, così tanto che …”
“Non mi hai tradito, ma mi hai comunque ingannato!”
Mi lasci le mani e ti rialzi, in preda alla rabbia che
ti assale improvvisa.
“Come hai potuto farlo? Io mi fidavo di te …”
Mi alzo anche io, sconvolta, e tento di farti
ragionare.
“Che altra scelta avevo? Dimmi: dovevo forse rischiare
la tua vita?”
Cerco di giustificarmi, ma i tuoi occhi non mi lasciano
dubbi su come la pensi in proposito, e le tue parole me lo confermano.
“Io avrei preferito mille volte amarti e morire alla
tortura di vivere odiandoti!”
Cominci a camminare avanti e indietro, misurando la
stanza con lunghe falcate.
“Non puoi neanche immaginare la sofferenza che mi avete
provocato, tu e Silente …”
Ti fermi a fissarmi e rabbrividisco rivedendo adesso lo
sguardo di quella sera, quello stesso sguardo ferito e risentito che ha
perseguitato tutte le mie notti da allora.
“Tu sei un uomo forte …” provo a dire.
“Forte!” sorridi ironico “A volte il dolore è stato
talmente intenso che sono anche venuto a cercarti per chiederti di riprendermi
con te, anche se solo come passatempo … ma, poi, il mio orgoglio testardo mi
ricordava che dovevo odiarti e mi limitavo a spiarti da lontano!”
Ammutolita capisco ora che la mia più grande paura si
sta materializzando: ti ho ferito troppo profondamente perché tu possa
perdonarmi.
“Non hai neanche la minima idea di quello che ho dovuto
sopportare in questi anni, odiato da tutti, completamente solo. Credi che sia
stato facile tornare nei miei gelidi sotterranei dopo il tepore che avevo
scoperto tra le tue braccia?”
Non ti aspetti una risposta e continui il tuo sfogo,
riversandomi addosso tutta la rabbia e l’angoscia in cui hai dovuto vivere
anche a causa mia.
“Ho visto torturare e morire persone che conoscevo
mentre chiedevano il mio aiuto, come la povera Charity … ho dovuto assassinare
l’unico amico che abbia mai avuto. Credi veramente che, potendo scegliere,
avrei preferito vivere tutto questo, invece di lasciarmi semplicemente
uccidere?”
La tua collera e la tua sofferenza mi colpiscono forti,
come se mi schiaffeggiassi di nuovo.
Abbasso lo sguardo, vergognandomi per tutte quelle
volte che ho pensato di provare un dolore terribilmente insostenibile a causa
della tua assenza.
Io, al sicuro e sempre circondata da persone che sapevo
che mi amavano, capisco solo ora che la mia sofferenza non è stata niente in
confronto a quella che hai dovuto subire tu.
Ma quando ho preso la mia decisione, cinque anni fa,
non vedevo altre scelte possibili e, se voglio riaverti, devo cercare di
fartelo comprendere.
Sollevo di nuovo i miei occhi, che si fissano nei tuoi
con fermezza.
“Mi dispiace per
tutte le terribili prove che hai dovuto affrontare ... ma non potevo
assolutamente permettere che ti uccidessero. Non ero più la sola ad avere
bisogno che tu vivessi!”
All’improvviso sembri ricordarti di qualcosa che non
avevi più considerato.
“Sei ancora incinta?” mi chiedi secco.
Scuoto piano la testa, ma vendendo i tuoi occhi
allargarsi, mi affretto a spiegarmi.
“Quando Albus è morto il suo incantesimo si è come
annullato e la mia gravidanza ha ripreso il suo corso naturale. Cinque mesi fa
è nato nostro figlio!”
Come se si fosse sentito improvvisamente chiamare in
causa, il piccolo fagotto avvolto in quello che, fino a quel momento, era
sembrato solo un mantello vuoto posato in malo modo al centro del letto,
comincia ad agitarsi e a piangere.
Ci voltiamo entrambi verso di lui, ma solo io mi
avvicino.
Tu sei come immobilizzato, il volto assolutamente
ermetico.
Prendo il piccolo tra le braccia e lui si calma un po’,
anche se so quello che vuole.
“Sshh! Amore mio non piangere. Ho capito, hai fame. Sshh,
buono …”
Non ho alternative e, anche se vorrei continuare la
nostra discussione, devo allattarlo: ai bambini non interessano le chiacchiere
degli adulti ed è proprio l’ora della poppata.
Mi siedo di nuovo sul letto e lo accarezzo piano,
sussurrandogli parole dolci, mentre lui si sazia al mio seno.
Quando ha finito, veloce come al solito, mi volto verso
di te, che sei rimasto lì, fermo nello stesso punto e nella stessa posizione di
quando ti ho guardato l’ultima volta: potresti sembrare una statua di cera, se
non fosse per il respiro regolare che fa alzare e abbassare il tuo petto.
Con il piccolo in braccio mi avvicino, ma tu fai un
passo indietro.
Le tue labbra si aprono in una smorfia di dolore e
sembri spaventato da noi.
“Severus “ ti dico piano per tranquillizzarti “ti
presento Percival … tuo figlio!”
Fissi la testolina nera che tengo tra le braccia, ma
non dici niente.
“Ho pensato di dargli questo nome in onore di Albus e
credo che anche tu sia d’accordo con me.”
Continuo a parlarti sperando in una tua reazione, che
però non arriva.
“Ha i tuoi occhi, sai?! La prima volta che mi ha
guardato, subito dopo il parto, mi sono sentita morire nel vederli” sorrido al
ricordo di quel dolce dolore “E comincia anche ad avere il tuo caratteraccio,
devi sentire come protesta deciso se …”
Finalmente ti muovi, ma non per venirmi incontro come
speravo avresti fatto.
Indietreggi, scuotendo forte il capo, poi ti volti e
scendi di corsa le scale.
Ti seguo, ma sono più lenta di te e, quando arrivo nel
salotto, sei già uscito sbattendo la porta.
Non so più da quanto tempo sono seduta su questo
orribile divano, in attesa del tuo ritorno.
Ho di nuovo allattato Percival, che ora dorme
tranquillo tra le mie braccia, e fuori il cielo si comincia a tingere di rosso.
Comincio ormai a credere di averti perso per sempre e,
da come sono andate le cose, probabilmente era scritto nel destino che non
saremmo mai dovuti stare insieme.
Guardo il bambino e comincio a razionalizzare tutto
quello che è successo oggi; lo devo fare per lui.
In questa lunga giornata ti ho perso e ritrovato
talmente tante volte che capisco che è folle, oltre che inutile, continuare ad
aspettarti: tu non mi perdonerai mai e io lo devo accettare e andare avanti.
Mi alzo, gettando un ultimo sguardo alla tua casa e, con
un sospiro, mi avvio all’ingresso per uscire per sempre dalla tua vita.
Ma la mia mano non ha fatto in tempo ad afferrarla, che
la maniglia della porta si gira e sull’uscio, di fronte a me, ci sei tu che mi
fissi sconvolto come non ti ho visto mai.
“Hannah!”
Non dici altro che il mio nome, appena un sussurro, e
questo basta a farmi quasi cedere alla speranza di riaverti.
Ma non devo.
Il nostro, il mio bambino merita ben altro che speranze
e penso che, probabilmente, sei così sconvolto perché credevi che fossi già
andata via.
“Non ti preoccupare. Stavo per andarmene. Ho avuto solo
bisogno di un po’ di tempo per riprendermi.”
Mi guardi intensamente ma non dici niente, confermando
così i miei sospetti, ma non per questo il tuo silenzio mi fa meno male.
“Addio, Severus! Ti auguro una felice nuova vita.”
Lo dico in un soffio, credendoci profondamente, e
faccio un altro passo verso l’esterno, ma tu blocchi l’uscita con il tuo corpo.
“Sono stato seduto qui fuori tutto il tempo, cercando
di riordinare le idee e di capire … avevo deciso di andarmene …”
Mi accarezzi dolcemente i capelli, come facevi sempre
ad Hogwarts quando pensavi che dormissi, e chiudo gli occhi cercando di
perdermi in quei ricordi.
Ma non siamo più nella scuola di magia e ho un figlio a
cui pensare, quindi li riapro e sto per fare un passo indietro quando mi fermo
a guardarti.
Stai piangendo.
E non è la goccia solitaria che ho visto scendere
quando hai assistito al ricordo di Albus, ma sono tante dolci lacrime che ti
ricoprono il volto.
“Ho paura! Già una volta mi sono fidato di te e tu sei
riuscita a farmi a pezzi, non sopporterei ...”
Ti accarezzo il viso con la mano libera e ti bacio
dolcemente le labbra per farti tacere.
“Sshh … non succederà. Se c’è una cosa che ho imparato
è che non ti mentirò mai più, neanche se fosse di nuovo in gioco la tua o la
mia vita!”
Rispondi al mio bacio e quando la tua lingua si insinua
nelle mie labbra ti sento di nuovo mio e so che potrei vivere solo di questo
momento per il resto dei miei giorni.
Mentre asciugo le tue lacrime sono io a piangere, una volta tanto di felicità, nel vederti tenere in braccio, goffamente ma teneramente, il nostro bambino.
FINE
***
Volevo cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che sono arrivati a leggere la fine di questa storia. Sono stata indecisa fino all'ultimo se seguire o meno alla lettera la trama originale, ma poi non sono riuscita ad accettare l'idea della morte di Severus e gli ho creato una nuova vita. Spero che perdonerete questa mia piccola tentazione.
Utili, stimolanti e simpatici sono stati i vostri commenti, dei quali vi ringrazio commossa.
E l'ultimo grazie speciale va a Dogma che ha
seguito la stesura della mia prima storia, sostenendomi e correggendo i
difetti della mia scrittura.
Barbara.