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Autore: firewalkwithme_2_53    21/12/2009    7 recensioni
La storia, narrata in prima persona dalla protagonista (mio personaggio originale) si svolge in parallelo a quella raccontata dalla Rowling nel secondo libro, “La Camera dei Segreti”, e riguarda una Babbana che, per volere di Silente, si ritrova a lavorare ad Hogwarts e a vivere, in quel meraviglioso ma anche pericoloso mondo magico, un amore inaspettato e forse impossibile.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo un attimo di esitazione cominci a parlare, incredibilmente atono.

“Quello che ti ha regalato Silente non era un semplice ciondolo, ma un ricordo che ho appena rivissuto … il suo ricordo su quella maledetta sera in cui ti ho sorpresa con Allock …”

“Severus, ti prego” ti guardo implorante, con il terrore di perderti, proprio ora che ti ho ritrovato, che mi attanaglia la gola “se hai visto come è andata allora sai che non ti ho mai tradito. Io ti amavo … ti amo, così tanto che …”

“Non mi hai tradito, ma mi hai comunque ingannato!”

Mi lasci le mani e ti rialzi, in preda alla rabbia che ti assale improvvisa.

“Come hai potuto farlo? Io mi fidavo di te …”

Mi alzo anche io, sconvolta, e tento di farti ragionare.

“Che altra scelta avevo? Dimmi: dovevo forse rischiare la tua vita?”

Cerco di giustificarmi, ma i tuoi occhi non mi lasciano dubbi su come la pensi in proposito, e le tue parole me lo confermano.

“Io avrei preferito mille volte amarti e morire alla tortura di vivere odiandoti!”

Cominci a camminare avanti e indietro, misurando la stanza con lunghe falcate.

“Non puoi neanche immaginare la sofferenza che mi avete provocato, tu e Silente …”

Ti fermi a fissarmi e rabbrividisco rivedendo adesso lo sguardo di quella sera, quello stesso sguardo ferito e risentito che ha perseguitato tutte le mie notti da allora.

“Tu sei un uomo forte …” provo a dire.

“Forte!” sorridi ironico “A volte il dolore è stato talmente intenso che sono anche venuto a cercarti per chiederti di riprendermi con te, anche se solo come passatempo … ma, poi, il mio orgoglio testardo mi ricordava che dovevo odiarti e mi limitavo a spiarti da lontano!”

Ammutolita capisco ora che la mia più grande paura si sta materializzando: ti ho ferito troppo profondamente perché tu possa perdonarmi.

“Non hai neanche la minima idea di quello che ho dovuto sopportare in questi anni, odiato da tutti, completamente solo. Credi che sia stato facile tornare nei miei gelidi sotterranei dopo il tepore che avevo scoperto tra le tue braccia?”

Non ti aspetti una risposta e continui il tuo sfogo, riversandomi addosso tutta la rabbia e l’angoscia in cui hai dovuto vivere anche a causa mia.

“Ho visto torturare e morire persone che conoscevo mentre chiedevano il mio aiuto, come la povera Charity … ho dovuto assassinare l’unico amico che abbia mai avuto. Credi veramente che, potendo scegliere, avrei preferito vivere tutto questo, invece di lasciarmi semplicemente uccidere?”

La tua collera e la tua sofferenza mi colpiscono forti, come se mi schiaffeggiassi di nuovo.

Abbasso lo sguardo, vergognandomi per tutte quelle volte che ho pensato di provare un dolore terribilmente insostenibile a causa della tua assenza.

Io, al sicuro e sempre circondata da persone che sapevo che mi amavano, capisco solo ora che la mia sofferenza non è stata niente in confronto a quella che hai dovuto subire tu.

Ma quando ho preso la mia decisione, cinque anni fa, non vedevo altre scelte possibili e, se voglio riaverti, devo cercare di fartelo comprendere.

Sollevo di nuovo i miei occhi, che si fissano nei tuoi con fermezza.

 “Mi dispiace per tutte le terribili prove che hai dovuto affrontare ... ma non potevo assolutamente permettere che ti uccidessero. Non ero più la sola ad avere bisogno che tu vivessi!”

All’improvviso sembri ricordarti di qualcosa che non avevi più considerato.

“Sei ancora incinta?” mi chiedi secco.

Scuoto piano la testa, ma vendendo i tuoi occhi allargarsi, mi affretto a spiegarmi.

“Quando Albus è morto il suo incantesimo si è come annullato e la mia gravidanza ha ripreso il suo corso naturale. Cinque mesi fa è nato nostro figlio!”

Come se si fosse sentito improvvisamente chiamare in causa, il piccolo fagotto avvolto in quello che, fino a quel momento, era sembrato solo un mantello vuoto posato in malo modo al centro del letto, comincia ad agitarsi e a piangere.

Ci voltiamo entrambi verso di lui, ma solo io mi avvicino.

Tu sei come immobilizzato, il volto assolutamente ermetico.

Prendo il piccolo tra le braccia e lui si calma un po’, anche se so quello che vuole.

“Sshh! Amore mio non piangere. Ho capito, hai fame. Sshh, buono …”

Non ho alternative e, anche se vorrei continuare la nostra discussione, devo allattarlo: ai bambini non interessano le chiacchiere degli adulti ed è proprio l’ora della poppata.

Mi siedo di nuovo sul letto e lo accarezzo piano, sussurrandogli parole dolci, mentre lui si sazia al mio seno.

Quando ha finito, veloce come al solito, mi volto verso di te, che sei rimasto lì, fermo nello stesso punto e nella stessa posizione di quando ti ho guardato l’ultima volta: potresti sembrare una statua di cera, se non fosse per il respiro regolare che fa alzare e abbassare il tuo petto.

Con il piccolo in braccio mi avvicino, ma tu fai un passo indietro.

Le tue labbra si aprono in una smorfia di dolore e sembri spaventato da noi.

“Severus “ ti dico piano per tranquillizzarti “ti presento Percival … tuo figlio!”

Fissi la testolina nera che tengo tra le braccia, ma non dici niente.

“Ho pensato di dargli questo nome in onore di Albus e credo che anche tu sia d’accordo con me.”

Continuo a parlarti sperando in una tua reazione, che però non arriva.

“Ha i tuoi occhi, sai?! La prima volta che mi ha guardato, subito dopo il parto, mi sono sentita morire nel vederli” sorrido al ricordo di quel dolce dolore “E comincia anche ad avere il tuo caratteraccio, devi sentire come protesta deciso se …”

Finalmente ti muovi, ma non per venirmi incontro come speravo avresti fatto.

Indietreggi, scuotendo forte il capo, poi ti volti e scendi di corsa le scale.

Ti seguo, ma sono più lenta di te e, quando arrivo nel salotto, sei già uscito sbattendo la porta.

Non so più da quanto tempo sono seduta su questo orribile divano, in attesa del tuo ritorno.

Ho di nuovo allattato Percival, che ora dorme tranquillo tra le mie braccia, e fuori il cielo si comincia a tingere di rosso.

Comincio ormai a credere di averti perso per sempre e, da come sono andate le cose, probabilmente era scritto nel destino che non saremmo mai dovuti stare insieme.

Guardo il bambino e comincio a razionalizzare tutto quello che è successo oggi; lo devo fare per lui.

In questa lunga giornata ti ho perso e ritrovato talmente tante volte che capisco che è folle, oltre che inutile, continuare ad aspettarti: tu non mi perdonerai mai e io lo devo accettare e andare avanti.

Mi alzo, gettando un ultimo sguardo alla tua casa e, con un sospiro, mi avvio all’ingresso per uscire per sempre dalla tua vita.

Ma la mia mano non ha fatto in tempo ad afferrarla, che la maniglia della porta si gira e sull’uscio, di fronte a me, ci sei tu che mi fissi sconvolto come non ti ho visto mai.

“Hannah!”

Non dici altro che il mio nome, appena un sussurro, e questo basta a farmi quasi cedere alla speranza di riaverti.

Ma non devo.

Il nostro, il mio bambino merita ben altro che speranze e penso che, probabilmente, sei così sconvolto perché credevi che fossi già andata via.

“Non ti preoccupare. Stavo per andarmene. Ho avuto solo bisogno di un po’ di tempo per riprendermi.”

Mi guardi intensamente ma non dici niente, confermando così i miei sospetti, ma non per questo il tuo silenzio mi fa meno male.

“Addio, Severus! Ti auguro una felice nuova vita.”

Lo dico in un soffio, credendoci profondamente, e faccio un altro passo verso l’esterno, ma tu blocchi l’uscita con il tuo corpo.

“Sono stato seduto qui fuori tutto il tempo, cercando di riordinare le idee e di capire … avevo deciso di andarmene …”

Mi accarezzi dolcemente i capelli, come facevi sempre ad Hogwarts quando pensavi che dormissi, e chiudo gli occhi cercando di perdermi in quei ricordi.

Ma non siamo più nella scuola di magia e ho un figlio a cui pensare, quindi li riapro e sto per fare un passo indietro quando mi fermo a guardarti.

Stai piangendo.

E non è la goccia solitaria che ho visto scendere quando hai assistito al ricordo di Albus, ma sono tante dolci lacrime che ti ricoprono il volto.

“Ho paura! Già una volta mi sono fidato di te e tu sei riuscita a farmi a pezzi, non sopporterei ...”

Ti accarezzo il viso con la mano libera e ti bacio dolcemente le labbra per farti tacere.

“Sshh … non succederà. Se c’è una cosa che ho imparato è che non ti mentirò mai più, neanche se fosse di nuovo in gioco la tua o la mia vita!”

Rispondi al mio bacio e quando la tua lingua si insinua nelle mie labbra ti sento di nuovo mio e so che potrei vivere solo di questo momento per il resto dei miei giorni.

Mentre asciugo le tue lacrime sono io a piangere, una volta tanto di felicità, nel vederti tenere in braccio, goffamente ma teneramente, il nostro bambino.

FINE

***

Volevo cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che sono arrivati a leggere la fine di questa storia. Sono stata indecisa fino all'ultimo se seguire o meno alla lettera la trama originale, ma poi non sono riuscita ad accettare l'idea della morte di Severus e gli ho creato una nuova vita. Spero che perdonerete questa mia piccola tentazione.

Utili, stimolanti e simpatici sono stati i vostri commenti, dei quali vi ringrazio commossa.

E l'ultimo grazie speciale va a Dogma che ha seguito la stesura della mia prima storia, sostenendomi e correggendo i difetti della mia scrittura.

Barbara.

  
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