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Autore: lady hawke    21/12/2009    2 recensioni
Sirius e la sua giovane fidanzata, Cornelia Lethifold, non riescono ad accordarsi su dove passare il Natale, finendo per litigare, perchè Sirius non ha alcuna intenzione a rinunciare ai propri amici. Riusciranno i tre fantasmi dei Natali Passati, Presenti e Futuri a portarlo a più miti consigli? Mutuato dal racconto di Charles Dickens
EPILOGO online!
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Regulus Black, Sirius Black, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Note: Aggiornamento super rapido! In fondo la storia è bella che finita, e voglio pubblicarne l'ultimo capitolo entro il 2009! E poi avevo fretta di colmare alcune lacune dell'Au.
Per chi non avesse letto altro riferito a questo filone Julian è il figlio secondogenito del Potter, nato nel 1984. I Potter sono sopravvissuti grazie al fatto che Sirius si è accorto per tempo di che razza di topastro era Peter, e Silente, scoprendo per tempo la faccenda dei Doni della Morte, ha pensato di farli sparire, seccando Voldemort sulla soglia del Potter entro Halloween 1981. Peter, trasformatosi in topo per tentare di farla franca è stato mangiato da Snitch, il gatto dei Potter ^^
E ora rispondo alle recensioni!

Julia Weasley: alla tua domanda ho risposto sopra e spero non ci saranno altre incongruenze nel corso della storia. Se serviranno delucidazioni sulla famiglia di Cornelia, non esiterò a dartele ^^ Felice che ti piaccia, e grazie per la recensione!
Lars Black: felice di rivederti anche qui! Sirius è il Signor Caprone, ma capirà... Oh se capirà!
Flea:ciao carissima, quanto tempo! Felice che ti sia tornata la voglia di recensire, a me fai solo piacere, lo sai XD La famiglia di Nel è tenera e pucciosa, in fondo in fondo... Sirius è solo antipatico! XD

E ora il capitolo, alla prossima!


Capitolo uno: apparizioni

Si svegliò circa un paio d’ore, come potè appurare grazie alla sveglia sul comodino. Gli era parso di sentire un rumore, nel dormiveglia, ma probabilmente era solo frutto dei suoi confusi sogni. Si mise a sedere velocemente quando sentì di nuovo dei colpi contro la parete di fronte a lui, tra la porta che collegava la stanza al corridoio e quella che portava al bagno. Entrambe erano aperte, e sia il corridoio che l’altra stanza sembravano deserti: chi diavolo lo stava disturbando? Agguantò la bacchetta accanto a lui e la puntò verso il buio.
- Lumos! – disse. Come previsto, nulla di sospetto. – Chi è là?
Silenzio. Sirius, piuttosto innervosito, per la verità, si alzò in piedi, sentendosi cretino a prendersela con un muro bianco ma rumoroso. Un attimo dopo una sagoma bluastra schizzò verso di lui con una velocità tale che lo fece ricadere indietro sul letto.
- Che Merlino succede? – urlò, rimettendosi seduto. La sagoma, o meglio il fantasma, come ebbe modo di notare, era caduta sul pavimento a sua volta e stava cercando goffamente di rimettersi in piedi. – Che diavolo ci fa un fantasma in casa mia?
L’interpellato alzò la testa, e Sirius sgranò gli occhi, sconvolto: viso tonto, occhietti piccoli e acquosi, espressione mortificata… era Peter Minus!
- Perché non vai a infestare la casa di qualcun altro, viscido traditore!
Peter si guardò intorno, come per accertarsi che quelle parole fossero effettivamente rivolte a lui, poi sospirò, rassegnato. – Non è l’accoglienza che un vecchio amico di aspetterebbe.
- Putrido topo, non osare parlare di amicizia! Dovevo aspettarmi che un codardo come te non avesse nemmeno la forza di morire come si deve! – ringhiò Sirius, gettandosi in avanti, come se volesse aggredirlo.
- E invece sono decisamente morto, e sono andato oltre, per tua informazione. – sbottò Minus offeso, con voce stridula. Si guardò un attimo attorno, osservando la super chic e semi buia camera di Sirius. – Il trattamento che mi avete riservato non è stato per niente dignitoso. – pigolò.
- Tornatene all’inferno allora! – insistette il vivo, tentando di colpirlo.
- Sono un fantasma, Sirius, rammenti? No, non cercare di cruciarmi, non ha effetto su di me. Sono qui per un motivo importante.
- Davvero? – l’interessato alzò un sopracciglio, scettico, e arrestandosi come un cane che ha puntato una preda succulenta.
- Dico sul serio Sirius, non sto mentendo! Credi al piccolo Codaliscia con cui hai diviso tante splendide avventure! – disse. – Stasera dovrai attendere la visita di tre spiriti…
- Sì, è tu sei l’affidabile Custode Segreto dei Potter. – latrò Black, scocciato. Ora, forse, preferiva casa Lethifold.
- Mi costringi a farlo, Sirius. – con un gesto il piccolo Peter immobilizzò il mago di fronte a sé, per poter avere il tempo di spiegarsi. – Non volevo arrivare a questo, ma dovrai ascoltarmi. Mi hanno mandato qui perché stai mandando a monte la tua intera vita. Non cercare di negare con la testa! Perciò ti mandano dall’alto tre spiriti che cercheranno di guidarti.
- Simpatici come te, vero? – si lagnò il mago, non appena ottenne nuovamente le sue facoltà motorie.
- Tutti legati alla tua vita, in un modo o nell’altro. Persone importanti. – annuì Peter, più viscido che mai. – E con questo torno al mio mondo, quello dove tu e gli altri mi avete spedito.
– singhiozzò, trascinandosi nuovamente verso il buio, e scomparendo lentamente.
- Buon viaggio. – gli augurò Sirius sorridendo, mentre il fantasma dell’amico spariva.
Dopo quell’inquietante apparizione l’uomo rimase seduto sul letto, pensieroso. Lasciò che nella stanza tornasse il buio e si mise a ponderare. Probabilmente era nel bel mezzo di un sogno tortuoso e contorto, e non aveva altra possibilità se non aspettare che finisse. Era strano, però, che in tanti anni non avesse mai sognato Peter. Che gli stava succedendo? Colpa del litigio con Nel? No, non aveva senso, e nemmeno un qualsiasi collegamento razionale, si disse, mentre si riafflosciava sul suo copriletto invernale. Avrebbe dovuto svegliarsi e basta, ecco la verità…
E invece, proprio in quello stesso istante vide distintamente la fiamma di una candela svolazzargli accanto: si rimise seduto di corsa, spaventato. Questo non era normale nemmeno per un mago. La fiammella danzò un po’ attorno a lui, prima di raggiungere l’angolo opposto della stanza, dove si estinse in un lampo. Al suo posto, nonostante l’oscurità, Sirius vide una figura avanzare verso di lui. Sembrava emanasse luce propria: non c’era bisogno di interruttori babbani, bacchette o torce, ma il suo viso rimaneva abbassato, e irriconoscibile.
- Ciao Sirius, ti ricordi di me? – disse la figura, quando fu di fronte a lui, mentre alzava il viso.
- Regulus! – il mago sgranò gli occhi con un misto di sorpresa e paura. Era diventato un fantasma anche lui? Una triste copia semi-vivente?
- Ti è rimasto un ricordo per il tuo fratello scomparso, allora. – disse lo spettro, abbozzando un sorriso infantile. Il mago sentì come una morsa gelida stringersi attorno al cuore. Perché era lì? Perché dopo tanto tempo?
- Sono il primo degli spiriti che verranno a visitarti questa sera, Sirius. – disse Regulus, mentre in lontananza si sentiva un orologio rintoccare le otto. – Temo che i tuoi appuntamenti per la serata saranno rimandati.
Sirius guardò verso la finestra alla sua destra: possibile che fosse passato così tanto tempo?
- Perché sei qui? – gli chiese, mentre scrutava il suo viso così giovane e pallido. Uno dei suoi incubi peggiori si era appena manifestato: pensare a Reg e alla sua morte era un dolore ancora presente, dentro di lui.
- Sono qui in veste di Spirito dei Natali passati. Ci sono un paio di cose che devo mostrarti.
- Non scherzare, non sono una comparsa di una favola di Dickens. – dio, che i morti lo prendessero per il naso no!
- Prendi la mia mano e non fare storie. Ne so abbastanza sul tuo conto per cacciarti nei guai fino alla fine dei tempi. – ribattè il giovane spirito, mentre tendeva la mano al fratello. Titubante, Sirius strinse la gelida mano di Regulus, e provò la stessa vertigine che aveva provato la prima volta che aveva viaggiato con una Passaporta, anni prima. Se lo ricordava ancora: aveva più o meno sei anni, e la sua famiglia si era recata in visita da parenti di cui aveva dimenticato il nome e il lignaggio. Era stata, parole autenticamente sue, la cosa più mitica vissuta in quel breve tratto della sua vita. Non che i genitori avessero condiviso il suo entusiasmo: guastafeste. Chissà se anche Reg ricordava quella giornata. Mentre pensava a tutto questo si ritrovarono nel gelido cielo londinese, al freddo, più veloci che con la scopa. - La prima fermata è vicina. – gli disse Regulus, senza guardarlo in faccia. Il cielo era sereno e le stelle numerose, nessuno dei due si diede la pena di osservarle, perché lo spirito era concentrato a mantenere la rotta, e Sirius, da parte sua tentava di schivare i camini che Regulus superava grazie alla sua agilità spettrale. Il fantasma dei Natali Passati sterzò bruscamente a destra, cominciando a scendere in un quartiere che entrambi conoscevano bene: avevano di fronte la loro casa natale, Grimmauld Place.
- Ti tutti i luoghi in cui avresti potuto portarmi, fratello, questo è certamente il peggiore. – disse Sirius, lasciandosi guidare.
- Nemmeno io sono felice di essere qui, ma siamo entrambi obbligati. – sospirò Regulus. Giunti davanti al portone entrambi schizzarono di nuovo in alto, scavalcando l’edificio e cominciando a osservare le finestre del retro, quelle che davano sul cortiletto interno. Lo spettro guidò Sirius davanti ad un’ampia vetrata del primo piano: la stanza dell’arazzo.
- Guarda dentro, ti offro una passeggiata nel viale dei ricordi. – propose Reg, indicando lo spettacolo al di là del vetro.
- Merlino, la terribile festa di Natale Black. – sussultò il mago.
- Avvicinati e metti sull’attenti le tue orecchie da cane. – ordinò il fantasma.
Sirius obbedì riluttante, non aveva una gran voglia di rivivere quelle serate tristi. Vide il grosso abete procurato da suo padre, decorato con palle di vetro delicatissime e di vari colori, festoni argentati e il puntale che né lui né suo fratello riuscivano mai a installare, per meri problemi di altezza.
I loro genitori erano seduti su un divanetto scuro, con gli zii Cygnus e Duella, e conversavano amabilmente per i fatti loro. Sirius rivide se stesso, bambino di sei anni, accanto a Regulus, che fremeva per poter aprire i suoi regali. Le cugine erano sedute per terra, accanto all’albero; le ampie gonne dell’abito della festa le facevano sembrare immerse fino ai fianchi in piccoli laghi di diversi colori.
- Madre, ti prego, possiamo aprire i regali? Narcissa ha la sua bambola! – si lagnava Sirius, osservando torvo la cugina minore, avvolta in abito panna, trastullarsi su un regalo che sapeva di dover abbandonare presto, visto che non l’avrebbe portato a scuola: una finissima bambola di porcellana di manifattura francese.
- Non ti agitare, cuginetto, tanto finirà nel camino prima dell’estate, o magari in soffitta. – ghignò Bellatrix stiracchiandosi come una gatta. – Cissy è grande per le bambole, non è vero? Hai undici anni ormai.
- Questa è bella e non serve per giocarci, va ammirata, vero madre? – replicò la giovane, rivolgendosi ai genitori.
- Certo, ed è così bella che ti somiglia. – concesse Druella, fiera. – Avanti Walburga, lascia aprire i regali ai tuoi due giovanotti, non stanno più nella pelle.
- Oh sì madre, per piacere! – pregò Sirius.
- E sia. – concesse la strega con un sospiro. Si rabbuiò subito dopo. – Non con quella foga, per l’amor di Salazar! Non è degno di un Purosangue.
I due bambini, che si erano gettati sui loro pacchetti come dei naufraghi si sarebbero gettati su una scialuppa, si bloccarono di colpo, come se fossero stati pietrificati. Presero i loro pacchetti scintillanti, adocchiati ore prima, e cominciarono ad aprirli il più delicatamente, resistendo alla tentazione di fare a pezzi la carta.
- Serve aiuto? – chiese Andromeda con una risatina. – sfilò il pacchetto dalle mani di Sirius, e con le unghie, staccò il MagicScotch, in modo che il bambino potesse aprire il suo balocco. Fece altrettanto per Reg, guadagnandosi una sincera riconoscenza per due minuti buoni.
- Wow, un Ungano Spinato in miniatura! – esultò Sirius, che tirando la cosa scoprì che il suo nuovo amico emetteva un’adorabile fiammata rossa.
- Una bacchetta giocattolo! – gridò Regulus, preda dell’entusiasmo.
Solo le cugine però si preoccuparono di prestare un minimo di attenzione ai bambini: a nessuno degli adulti interessava. Fatto l’acquisto il loro dovere di genitori era concluso.
- Andromeda era sempre la più gentile, vero? – gli disse Regulus, interrompendo per un attimo l’osservazione.
Mentre pensava a cosa rispondere, Sirius notò che non usciva vapore dalla sua bocca, e non lasciava condensa sul vetro.
- E’ stata la prima ad andarsene, infatti. – disse.
- Non è per questo che siamo qui. – lo interruppe subito Regulus. – E’ per farti vedere come passavi il Natale qualche anno fa. Che ne pensi?
- Molto triste e finto a vederlo da qui. Ma all’epoca ci divertivamo, non credi?
- Non posso parlare per me. – sospirò Regulus, appoggiando la mano al vetro, come a voler toccare un sé ancora vivo e felice. – Ma non consiglierei a nessuna madre di suggerire al figlio come strappare la carta del suo regalo di Natale.
- No, nemmeno io. – ammise Sirius. – Non eravamo i piccoli maghi più felici di questo mondo.
- Ho qualcos’altro da farti vedere. – disse improvvisamente Regulus, prendendogli la mano. – Stavolta siamo diretti molto a nord.
- A che Natale vuoi portarmi? – domandò.
- A quello del 1976. Dieci anni fa tondi. – sorrise lo spettro, abbandonando Grimmauld Place assieme al fratello.
  
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