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Autore: StillAnotherBrokenDream    22/12/2009    1 recensioni
Se sapessero chi è, lo chiamerebbero traditore. Ma a David non importa, lui vive per cacciare. Sterminare le creature della notte. Quante più possibile. E non gliene importa niente se uccidendo vampiri, uccide i suoi simili. La sua vendetta non conosce legami...
Genere: Romantico, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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I

 

Who is your Master?

 

 

 

I'm severing the heart then I'm leaving your corpse behind

Not dead but soon to be, though.”

(Puscifer – The Undertaker.)

 

 

 

Parcheggiò l'auto poco distante dall'ingresso e si mise ad osservare con attenzione. All'apparenza non sembrava un covo, e anche l'energia che emanava non era totalmente malvagia: però era intensa. Forse all'interno c'era qualche Maestro.

Il pensiero di riuscire a far fuori uno di quei mostri assassini quasi lo emozionava.

E forse prima di sbarazzarsene facendo un favore all'umanità, sarebbe riuscito a sapere qualcosa del suo Maestro.

Spense il motore e scese, chiuse lo sportello e attraversò la strada dirigendosi all'entrata del “Red By Night”.

Un energumeno gli lanciò una rapida occhiata ma non lo fermò: a suo giudizio era vestito adeguatamente.

L'interno non era niente di speciale, solite luci rossastre, solita atmosfera fumosa, musica ripetitiva e gente ammassata che beveva, parlava, ballava. Solo un piccolo dettaglio rendeva quel posto particolare: almeno metà di loro erano vampiri.

Individuò subito il Maestro: una specie di pappone afro-americano seduto su quello che nelle intenzioni doveva essere un trono, attorniato da tre belle ragazze che per essere lì dovevano essere della stessa razza infernale. Oltre alle signorine sanguisuga c'erano di guardia due bestioni come quello incontrato poco prima; capì che per il momento il Maestro era inaccessibile, e questa consapevolezza lo demoralizzò.

Si sarebbe accontentato nuovamente di qualche puttanella che prima avrebbe tentato di sedurlo e poi di dissanguarlo a morte. Andò a sedersi al bar, aspettando di essere abbordato: le vampire erano molto intraprendenti.

Cosa prendi, amico?” gli chiese il barista. David lo guardò con attenzione e concluse che era un umano vivo e vegeto.

“Una birra, per favore.” Il barista gli porse la birra, ma non fece in tempo a portarla alla bocca che sentì qualcuno avvicinarsi.

“Ciao tesoro, posso sedermi accanto a te?”

A chiedergli ciò era stata una procace ragazza che all'apparenza aveva non più di ventidue anni, ma poteva averne anche un centinaio. Anzi, ne aveva sicuramente un centinaio, i segni sul collo erano scuri e molto piccoli, cicatrizzati da tanto tempo e mascherati da un banale tatuaggio floreale.

“Certo che puoi bellezza, io mi chiamo David. si presentò tendendole la mano.

Lei stese la sua, pallida e magra.

Era fredda, rigida, e ghermì la mano di David come un artiglio.

“Piacere mio David, io sono Lora.”

David ritrasse la mano rapidamente, toccare quella pelle ghiacciata gli dava i brividi, ma era un contatto che doveva per forza avere ogni volta, dato che c'era il rischio di sbagliare obiettivo scambiando una normale squillo per un demonio.

In un posto frequentato da quegli esseri non era raro che gli umani si impregnassero del loro inconfondibile tanfo, e l'energia negativa tendeva ad espandersi.

“Posso offrirti qualcosa, Lora?” le chiese con gentilezza.

“Magari una birra.” rispose sporgendosi in avanti con fare da civetta.

Era bella, se non fosse stata una di quelle creature ci sarebbe andato a letto per davvero. Ne aveva incontrato alcune così belle e convincenti da farlo capitolare: era stato fortunato, perché in quelle rare occasioni in cui non era stato il cervello a comandare aveva incontrato vampirette lascive ma innocue, e le aveva lasciate andare senza neanche spaventarle: ma era stato un incosciente, perché potevano scoprirlo e da cacciatore sarebbe diventato preda, e ciò non gli piaceva affatto.

“David, che ci fa un tipo così carino in posto come questo?” disse lei bevendo un sorso.

“Potrei farti la stessa domanda: bella come sei non credo ti serva un localaccio di periferia per trovare……..amici.”

Lora rise, mostrando denti troppo bianchi per esseri veri e canini sporgenti.

- Questa di anni ne ha duecento – pensò David.

Avere denti acuminati anche in situazione di riposo significava essere della vecchia guardia.

E più erano vecchi, più erano forti, lo sapeva bene: lui stesso ne era la prova.

“Beh sì, hai ragione: ho molti amici ma adoro farmene sempre di nuovi. Sono una ragazza socievole, sai?” concluse con un sorriso.

“Immagino. E io sarò il tuo prossimo amico?”

Se ti fa piacere, certo. A me piacerebbe moltissimo averti... come amico.

Lora lo rendeva nervoso, meglio affrettare i tempi e liberarsene subito.

E dimmi dolcezza, ti andrebbe di approfondire la conoscenza fuori di qui?” le chiese David ammiccando e sfiorandole la mano con le dita.

“Certamente, ma… devo confessarti una cosa…”  fece lei con uno sguardo malizioso.

Dimmi tutto, sono qui per te.”

“Sai, io sono una studentessa che deve arrangiarsi come può, la mia famiglia non ha molte possibilità e non voglio gravare su di loro. Tu sei molto carino e verrei a fare una passeggiata con te in ogni caso….

Ma…?” la incalzò David, anche se aveva capito benissimo cosa voleva dire.

Ma sono costretta a chiederti un piccolo regalo, in segno d’amicizia. Saprò ricambiare ampiamente la tua generosità” dichiarò senza arrossire e allungando una mano sulla coscia di David. Sentiva il freddo di quella mano attraverso la stoffa dei pantaloni.

Ma quello che davvero lo preoccupava era la novità del pagamento anticipato, non era mai successo, al massimo avevano chiesto i soldi arrivati in camera, addirittura quelle con le quali era stato a letto non li avevano neanche accettati.

Nessuna avevano preteso i soldi nel locale: Lora voleva attaccarlo appena usciti fuori.

David non si scompose, infilò la mano dentro la giacca e la tirò fuori stringendo alcune banconote: intanto pensava a cosa fare una volta fuori di lì.

“Capiscono benissimo, anzi ti ammiro: sai unire l’utile al dilettevole. Sempre che io sia dilettevole per te..la provocò avvicinando le banconote alla sua mano.

“Moltissimo, David. Sono sicura che saprai soddisfarmi in tutti i sensi.

- L’importante è crederci -  considerò David ricambiando il sorriso.

“Farò del mio meglio, puoi starne certa. Vogliamo andare?” la invitò alzandosi.

“Con molto piacere, caro.” rispose, afferrando i soldi sul bancone.

David lasciò una banconota al barista e prese Lora sottobraccio. La vide con la coda dell’occhio fare un cenno con la testa a qualcuno, il pappone o chi per lui sicuramente.

Sulla porta incontrarono un’altra ragazza socievole e le due donne si salutarono.

“Lora! Vedo che hai un nuovo amico, e anche carino.. ciao tesoro.

A David bastò un’occhiata per capire che si trattava di una creatura relativamente giovane, i segni su quel bel collo erano vividi e profondi: non più di sessant’anni, benché ne dimostrasse quaranta di meno. Il loro capo aveva buon gusto e fiuto negli affari, reclutava prostitute belle e molto giovani.  O almeno tali dovevano sembrare ai clienti.

“Mi dispiace tesoro, ma questo giovanotto è tutto mio!” affermò decisa Lora.

L’altra, che il ciondolo al collo indicava come “Flora”, fece una smorfia alla collega e si rivolse direttamente a David.

“Diglielo tu tesoro, che verresti a fare un giro con me. Sono molto simpatica, sai?”

Lo sguardo di David cadde sul seno sporgente della bella sanguisuga.

“Sì, me ne sono accorto. Ma devi scusarmi, ho già un impegno con la tua amica.

Se cambi idea, sai dove trovarmi, ciao tesoro!” lo salutò agitando le dita affusolate.

- Anche se non sembri pericolosa come questa, verrò a trovarti senz’altro - pensò lui.

Le due donne si salutarono e Flora raggiunse il bancone del bar saltellando sorridente.

David pensò che probabilmente aveva non solo guadagnato bene, ma anche mangiato.

Il contrasto tra luci del locale e buio della strada era quasi inesistente, si accorse così che evidentemente all’interno avevano ridotto l’illuminazione: ai vampiri piaceva il buio.

L’omaccione già visto in precedenza ignorò entrambi, e i due attraversarono la strada sottobraccio. David si guardò bene dal guidarla verso la sua auto, si diresse invece verso un vicolo più appartato tra due palazzi. Lei non disse nulla, non aveva paura e non si chiedeva affatto del perché il suo cliente la stava portando in un posto buio e isolato.

Una donna umana, anche se prostituta, avrebbe avuto almeno qualche perplessità e si sarebbe rifiutata di seguirlo, ma in questa occasione David era una potenziale vittima: ne era sicuro, la sorpresa l’avrebbe lasciata sgomenta.

Senza dirsi nulla, l’una si staccò dall’altro, e Lora rimase indietro di qualche passo.

David capì immediatamente il perché e senza farsi vedere inserì la mano destra in una tasca interna della giacca, aspettando la prima mossa della sua avversaria.

“Ehi David, ma dove mi stai portando, ragazzaccio?” la voce della donna era cambiata.

Prima di rispondere, David estrasse dalla giacca la sua preziosa arma.

“Volevo mostrarti una cosa molto particolare, e al buio rende meglio…”

“Davvero? Anche io voglio mostrarti qualcosa. ribatté lei digrignando i denti.

“Lo so, ma prima guarda la mia!”

David si voltò di scatto, brandendo la sua micidiale arma: un pugnale dalla lunga lama  ricurva che ricordava molto una falce. Si trovò davanti il volto trasformato di Lora, che ora mostrava due fila di denti appuntiti e neri, i capelli folti e biondi erano diventati una massa di rovi grigi, e la pelle prima pallida  era diventata gialla e sottile.

Porca miseria quanto sei brutta, ecco perché chiedi i soldi prima!” la insultò David.

Lora fissò lo sguardo sulla lama della falce, sembrava quasi sbalordita.

“Sì, tua madre mi ha insegnato il mestiere prima di crepare!” David rise.

“Però, che linguaggio per una fanciulla così carina.” ma il mostro era totalmente rapito dalla sua arma luccicante.

“Ti piace il mio giocattolo? Fatti avanti, puttana!”

Il mostro si riprese dallo stupore, e ringhiando si avventò contro David, afferrandolo per le spalle e spingendolo contro un muro.

“Accidenti quanta foga! Quasi quasi mi fai eccitare!” esclamò, anche se in realtà era sorpreso dalla sua forza. C’era decisamente qualcosa che non andava: lui era più vecchio di quella megera, eppure era fortissima.

“Non hai idea di come lo sia io, stupido umano!” e fece per morderlo sul collo. David prontamente la respinse con un pugno.

Che villano! Alzare le mani su una povera ragazza indifesa!”

Infatti non voglio alzare le mani, brutta troia. Voglio tagliuzzarti con questo!” e fece scintillare la lama al riflesso di un lampione.

“Prima devi riuscirci, caro.” e lo attaccò nuovamente, abbattendosi su di lui come una furia.

Con sua grande sorpresa, quella creatura infame riuscì ad atterrarlo, mettendosi a cavalcioni su di lui: ma che cazzo stava succedendo? Eh no, finire ammazzato da quella cosa mostruosa proprio no! Così mentre la vampira spalancava quella bocca acuminata avvicinandosi al suo collo, David  invertì le posizioni e la bloccò a terra, cercando di tenere ferme quelle dannate mani munite di unghie affilate come coltelli. Il mostro si dimenava cercando di graffiarlo, ma David aveva finalmente ripreso la sua consueta forza, e riusciva a tenerla ferma abbastanza facilmente. La vampira tentò di dargli un calcio all’inguine, ma lui si accorse del movimento e le strinse le gambe tra le proprie.

Ah-ah dolcezza! Vuoi distruggermi i gioielli di famiglia?” il mostro sorrise emettendo un suono disumano.

“Tu non hai le palle, impossibile distruggertele.

Per tutta risposta, David le assestò un pugno in piena faccia, riuscendo a tenerle i polsi con una sola mano. Il mostro smise di ridere e cominciò a mugugnare per il dolore. Un pugno da parte di David era una cosa da evitare ad ogni costo. Peccato lei non lo sapesse.

Se le donne fossero tutte come te, me le taglierei io stesso! È un vero peccato che tu sia un cesso senza pari, altrimenti ti farei vedere cosa so fare. Ti avrei reso felice, sai puttana?” e le diede un altro pugno.

Fottiti, stronzo!” inveì la creatura sotto di lui.

Che linguaggio! Nel tuo secolo non era permesso alle signorine di parlare così, vero? Quanti anni hai, tesoro? Duecento? Trecento? Avanti, dì allo zio David da quanto tempo infesti questo mondo!”

Il mostro trovò la forza di ridere ancora una volta. “Zio? Tu sei un misero moscerino in confronto a me! Non sei niente!”

“Sì, okay. Ora dimmi quanti anni hai e chi è il tuo Maestro. le chiese ancora una volta.

Fottiti!” fu la sua risposta. Allora David le puntò il pugnale alla gola, premendo fino a farla sanguinare. Un rivolo di sangue scuro cominciò a scendere lungo la lama.

“Cominci a stancarmi, vecchia baldracca. Rispondi alle mie domanda e SUBITO!” la minacciò ringhiando.

“Sono nata nel 1762, in Europa, e il mio Maestro è morto oltre cento anni fa, ucciso da un cacciatore. cominciò finalmente lei.

“Brava. Ora dimmi come si chiamava il tuo Maestro e da quale secolo proveniva.

Il mostro ritornò al suo silenzio, allora lui premette ancora di più la lama contro la sua gola, facendola gemere.

“Ah! Okay, basta! Il mio maestro si chiamava Mauritius, ed era nato nel 1703. È tutto quello che so! Non è che i Maestri si dilunghino molto a parlare di loro stessi!”

David rifletté, concludendo che non era lui il suo Maestro. Un altro buco nell’acqua.

“Brava ragazza, abbiamo finito.” le annuncia e senza darle il tempo di reagire, la trafisse con quel pugnale antico.

“No!” urlò il mostro.

David di alzò immediatamente, allontanandosi da lei: non doveva guardarla o i rimorsi lo avrebbero tormentato a lungo.

Dopo essere colpiti da quell’arma, i vampiri tornavano umani. Pochi istanti prima della fine, ma tornavano umani.

La sentì lamentarsi, singhiozzare. La sua voce era tornata normale, era tornata umana.

Resistette all’impulso di voltarsi a guardarla: non doveva farlo. Si incamminò per uscire dal vicolo, sbucò sulla strada e dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, uscì allo scoperto e si diresse verso la sua auto, nascondendo di nuovo la sua arma nella giacca.

Merçi, monsieur…” sussurrò prima di spirare quella che una volta era stata una vampira.

David non la sentì, per sua fortuna. Non sarebbe stato la prima volta che una di quelle cose lo ringraziava per averla liberata. Lui non voleva la gratitudine di nessuno, tanto meno delle sue vittime. Perché quello che faceva era puro egoismo. Amava uccidere i vampiri, anzi preferiva di più il verbo sterminarli, lo faceva sentire meglio.

Non avrebbe potuto farli fuori tutti certo, ma sicuramente più di qualunque altro cacciatore avesse mai fatto. Era la sua missione, che durava da cinquecento anni. Non si sarebbe fermato mai, fino alla fine. Niente rimorsi, niente pentimenti.

Raggiunse la sua auto e vi salì, mise in moto e prima di partire prese il cellulare dalla giacca: aveva bisogno di fare il pieno.

“Charlie, sono io. Scusa per l’ora ma…. è stata una serataccia… ho bisogno del tuo aiuto.”

Non c’è problema David, ti aspetto.”.

David lo ringraziò e riattaccò.

Si disse di essere fortunato, per uno come lui avere un amico come Charlie era una manna dal cielo, altrimenti non avrebbe proprio saputo come fare. Sarebbe morto in poco tempo, lo sapeva bene. Piuttosto che fare diversamente, si sarebbe lasciato morire.

Ma per adesso, questo problema non era imminente, finché c’era Charlie era tutto sottocontrollo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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