Altaïr
tacque. Non per mancanza di parole, né per
rispetto verso Al Mualim. Il suo silenzio era motivato unicamente dal
desiderio
di non compromettere la propria riverita posizione
all’interno della
fratellanza. Benché sapesse perfettamente di essere il
miglior Assassino di
Masyaf, Al Mualim era grande e saggio, e non avrebbe esitato a
toglierlo di
mezzo se la sua condotta si fosse rivelata disdicevole.
«In
che cosa consiste il mio compito, maestro?»
«Dovrai
recarti ad Acri e trovare un uomo. Questa
non è una missione di sangue, ma di ombra».
«Intendete
dire che non dovrò far nient’altro che
catturare il mio bersaglio? Come Priore, le mie mansioni includono
soltanto le
più ardue missioni di assassinio. Catturare e interrogare
uomini vicini al
nemico è un’incombenza che spetta ad Assassini di
rango inferiore» disse Altaïr,
profondamente risentito.
«Credi
che non lo sappia, ragazzo? Non intuisci
da solo che, se ho deciso di affidare a te questo compito, significa
che una normale
spia non è all’altezza di tale dovere?»
«Comprendo.
Perdonate la mia arroganza» disse
Altaïr, mentre il risentimento continuava a ribollire nel suo
animo.
«Bene.
Ad Acri dovrai metterti sulle tracce di Norberto
di Cornovaglia, consigliere personale di re Riccardo e comandante della
sua
guardia personale. Ci sono pochi uomini più vicini di lui al
re d’Inghilterra. Trovarlo
e catturarlo ci fornirà uno scrigno di preziosissime
informazioni su questo possibile
nemico. Vai ad Acri e ascolta le parole del rafiq,
che ha raccolto per
te tutto ciò che le nostre spie hanno potuto racimolare sul
suo conto».
«Farò
quanto chiedete».