australia3
Abel ritornò insieme al Conte Gerald che, saputo che Arthur si era svegliato, aveva voglia di vederlo e parlargli.
Quando i due entrarono nella stanza furono sorpresi, ognuno per motivi diversi, di trovare Georgie tra le braccia di Arthur.
“Ehi, fratellino! Non ti sembra di essere un po' troppo cresciuto per farti coccolare così da Georgie?”
Arthur sorrise, sapeva che in
realtà quello era un modo gentile per dire che doveva staccarsi
da lei e dato che non voleva litigare con il fratello si
allontanò leggermente, mentre il Conte chiese a Georgie come si
sentiva ad avere nuovamente con sé i suoi fratelli.
“Bene, papà. Sono felice! Ho ritrovato te, Abel e Arthur. Cosa posso volere di più?”
“Sei stata felice in Australia con loro, vero, bambina mia?”
“Sì, papà, tanto.”
Gerald era visibilmente scosso, se Georgie era la ragazza allegra e felice che aveva davanti era tutto merito dei Buttman.
“Ragazzi, io vi ringrazio per
esservi occupati della mia Georgie. Purtroppo non potrò mai
ringraziare vostra madre, però vorrei sdebitarmi, a mio
modo”.
“Conte, non deve. Abbiamo amato
Georgie dal primo momento in cui è entrata in casa nostra, e
sarà così per sempre”, rispose Arthur.
“Beh, Arthur, devi ammettere che in effetti è stata una sorellina un po' rompiscatole...”
“Abel!!!!”
Gerald rideva, era piacevole assistere ai loro finti battibecchi.
“No, ragazzi, dico sul serio.
Siete cresciuti solo con vostra madre, vostro padre vi ha lasciato
molto presto. Ora, io vorrei poter pensare a voi come ai miei figli,
tutti e tre...permettetemi di essere vostro padre, come Mary
è stata una madre per Georgie.”
Abel e Arthur si guardarono sorpresi, poi accettarono, sinceramente commossi, entrambi.
“Grazie, mi fate felice... Bene, ora Arthur, veniamo a te. Come ti senti?”
“Un po' meglio, grazie. Vi
chiedo scusa, Georgie mi ha raccontato come mi sono comportato...Abel,
non era mia intenzione farti del male, lo sai.”
Abel si sedette sul letto, vicino al fratello.
“Lo so. Non è colpa tua.
Non riesco neanche ad immaginare l'inferno che ti hanno costretto a
vivere e spero proprio che tu possa guarire presto.”
“Abel, lo speriamo tutti, ma bisogna che ci mettiamo in testa che sarà un percorso molto lungo.”
“Ma, papà, cosa dici? Dobbiamo incoraggiarlo, non abbatterlo così!”
“Georgie, non voglio scoraggiare
nessuno, ma purtroppo dobbiamo aspettarci altre crisi come quella di
prima. So che Arthur è un ragazzo forte e con l'aiuto tuo e di
Abel ce la farà, ma dobbiamo essere realisti”.
“Georgie, tuo padre ha
ragione”, intervenne Arthur. “so che è così.
Già durante la prigionia mi capitavano crisi di astinenza e
allucinazioni, lo so a cosa vado in contro, ma non ho paura questa
volta, adesso ci siete voi con me”.
“Arthur, tu forse non lo sai, ma la settimana prossima ci sarà il processo ad Irwin.”
“Sì, Abel, lo so, me ne aveva già parlato il Conte Wilson.”
“Bene. Allora sai anche che la tua testimonianza è cruciale...”
Videro Arthur impallidire, il solo
pensiero di rivedere quell'individuo e rivivere ciò che gli
aveva fatto lo terrorizzava. Georgie gli strinse la mano.
“Arthur...”
“Arthur, lo so che è penoso, ma devo farti delle domande”, continuò Abel.
“Abel, devi proprio, non vedi che sta male?”
“No, Georgie, va bene, ce la faccio. Dimmi, Abel, cosa vuoi sapere?”
“Beh, ecco...che ti drogassero
lo sappiamo già ed è evidente sia per le tue condizioni
che per le tue braccia...però...ho bisogno di
sapere...ecco...sì...insomma, Irwin ha mai abusato di te?”
Arthur lo fissò negli occhi.
“Vuoi sapere se è riuscito a violentarmi?”
Abel abbassò lo sguardo, imbarazzatissimo.
“Sì...”
“No, non lo ha fatto.”
Abel e Gerald si guardarono sorridendo.
“Però...”
“Però cosa?”
Arthur si coprì il viso e scoppiò a piangere.
“Oddio, come mi vergogno...non
mi ha violentato, però alcune cose le ha fatte...e me le ha
fatte fare....Oddio, Abel, io ero in suo potere, mi teneva prigioniero
con la droga e annullava la mia volontà e la mia resistenza! Io
non ho mai voluto, ma non potevo evitare che lui.... Abel, mettiti nei
miei panni...Irwin è un uomo malvagio, perverso...”
Abel si alzò di scatto, i pugni serrati e gli occhi pieni di lacrime.
“Maledetto! Giuro che se lo trovo lo uccido con le mie mani!”
La rabbia era tale che sferrò
un pugno alla porta che dava alla stanza da bagno, spalancandola.
Georgie si strinse a suo padre, aveva visto raramente Abel così
furioso e non sapeva cosa fare per calmarlo, inoltre non aveva capito
nulla di quello di cui i due ragazzi stavano parlando.
“Abel, calmati! Così non aiuti di certo tuo fratello!”
Ma Abel era fuori di sé. Arthur
piangeva silenziosamente per la vergogna, Abel era appoggiato alla
porta e piangeva anche lui, ma di rabbia e per il senso di colpa di non
essere riuscito a salvare il fratello prima che avvenisse tutto questo.
“Arthur...perdonami, fratello. Se solo fossi arrivato da te prima...”
Arthur alzò lo sguardo verso Abel, poi cercò Georgie e le fece cenno di andare da lui, cosa alla quale lei, tremando, acconsentì.
“Abel...”, gli disse posando una mano sulla sua spalla, anche se lui non si girò a guardarla.
“Abel, smettila. Guarda Arthur.
Non ce l'ha né con te, né con me. Lo sa che non abbiamo
potuto fare nulla prima, lo sa anche lui che sfidare Dangering era
impossibile; ora possiamo aiutarlo e possiamo anche fare in modo che
Irwin paghi per il male che ha fatto.”
“Abel, ascolta Georgie... Tu sei
mio fratello, mi hai salvato la vita rischiando la tua, come posso
avercela con te?”
Ma Abel era tormentato e furioso
ugualmente, riuscì a calmarsi solo quando sentì la
piccola e calda mano di Georgie nella sua, allora si voltò e
cercò di controllarsi.
Gerald non intervenne, capì
quanto fosse penoso quel momento e preferì tenersi in disparte,
ma quando vide Arthur impallidire e portarsi le mani alla testa,
temendo una nuova crisi invitò tutti a lasciare la stanza, in
modo che il ragazzo potesse riposarsi.
Georgie chiese ad Abel di
accompagnarla in giardino, voleva fare una passeggiata e sperava che
magari così Abel si sarebbe calmato.
“Georgie, scusami se ti ho fatto assistere a quella scenata...”
“Non ti scusare, Abel, era evidente quanto stessi soffrendo. Però posso chiederti una cosa?”
“Dimmi.”
Georgie arrossì.
“Beh, vedi...io non ho capito di cosa parlavate tu e Arthur...”
Abel la guardò pensando che stesse scherzando.
“Cosa???”
“Sì, Abel...Oooh, dai, non guardarmi così...”
“Ma...ma...Georgie, mi stai prendendo in giro?”
“No...davvero...”
Abel non sapeva se crederle o meno,
poi ripensò alla loro infanzia. In effetti loro non avevano mai
fatto “certi” discorsi ed era sicuro che anche mamma Mary
non le avesse spiegato molto, pudica com'era. Si schiarì la voce
e poi cominciò.
“Allora, Georgie, cominciamo dall'inizio...cosa sai del rapporto tra uomo e donna?”
“Oh, quello lo so! Mi ha
spiegato tutto Emma quando io e Lowell abbiamo deciso di scappare. Si
era accorta che non sapevo nulla e ha voluto preparami”
“Ah. Bene”.
Abel non prese bene la notizia.
“E dimmi, Georgie...ti è servito saperlo?”
“Sì, almeno sapevo cosa aspettarmi...”
Georgie capì che Abel voleva
sapere un'altra cosa e sapeva anche che quella non era la risposta che
lui si aspettava, ma non disse altro, e Abel non chiese altro. Non
sapeva perché, ma si vergognava a dire che tra lei e Lowell non
era mai successo nulla e improvvisamente le venne invece in mente
Jessica.
Abel si sedette con lei sotto ad un
albero e cercò di spiegare a Georgie con tatto e delicatezza
cosa intendevano lui ed Arthur, ma non poté fare a meno di
traumatizzare la ragazza, che alla fine della spiegazione aveva gli
occhi lucidi pensando al male che era stato fatto al fratello.
“ Oh mio Dio! Povero Arthur...
Io non credevo che si potesse fare del male così ad una
persona... Abel, perché si usa l'amore per ferire?”
Abel la guardò intenerito e l'abbracciò.
“Non lo so Georgie. Credo perché esistono tante forme di amore, ed alcune sono solo egoismo camuffato...”
Georgie si abbracciò le ginocchia e pensò alle parole di Abel.
“Sai, Georgie, credo che poter
fare l'amore con la persona che si ama sia la più bella
esperienza che si possa vivere, e credo che siano davvero pochi i
fortunati che riescano a vivere una tale magia...”
Georgie si sentì avvampare e non riuscì a guardarlo perché capì che si riferiva a lei.
“Abel, ma...tu e Jessica...”
Abel la interruppe e rispose ancora prima che Georgie potesse terminare la domanda.
“Jessica non è mai stata niente. Cercavo solo di dimenticare te...”
“Allora l'hai usata...”
“Forse. Ma lo ha fatto anche lei
con me. Georgie, io non sono perfetto, sono stato egoista anche io,
credevo di riuscire a dimenticarti almeno per qualche ora, ma dopo
stavo solo peggio.”
Georgie era imbarazzatissima ma
felice, Abel le stava dichiarando nuovamente il suo amore e forse anche
lei avrebbe potuto approfittarne per dichiararsi, bastava solo iniziare.
“Abel, io vorrei dirti una cosa...”
“Dimmi, Georgie, ti ascolto.”
“Ecco, io...è da un po' che...”
Una voce acuta interruppe il discorso.
“Abel! Abel!!!! Dove sei??”
“Ma è Joy! Che ci fa qui?”
Georgie la guardò con disappunto, proprio adesso che si stava decidendo a parlare.
“Joy, cosa è successo?”
“Abel, Georgie, meno male che vi
ho trovati! Ascoltate, è da qualche giorno che qui in torno
girano gli uomini di Dangering e Dick mi ha assicurato di aver visto
anche Irwin nei paraggi!”
“Cercano Arthur, è evidente! Abel che facciamo?”
“Tranquilla, Georgie. Se Irwin verrà qui questa volta troverà me ad aspettarlo.”
Gli occhi di Abel erano diventati cattivi, Georgie ebbe paura.
“Dai, ragazze, ora entriamo in casa. Joy, ti fermi con noi a cena?”
“Sì, fratellone!”
La serata passo tranquilla e
scherzosa, nessuno sembrava pensare al processo o ad Irwin, tuttavia
Georgie non poté fare a meno di notare negli occhi di Abel un
lampo di odio di tanto in tanto. Cercava vendetta, era evidente.
Non riuscì a prendere sonno
quella notte, era preoccupata per Abel e continuavano a ritornarle in
mente i discorsi fatti nel pomeriggio. Non riusciva a non pensare ad
Abel e Jessica, e pensava a quanto fosse diverso il suo rapporto con
Lowell; si era sentita in imbarazzo molte volte con lui, spesso aveva
fatto finta di dormire quando lo aveva sentito avvicinarsi, temeva
accadesse ciò che Emma le aveva raccontato e invece ora, quando
pensava ad Abel tutto cambiava. Non aveva mai capito cosa fosse il
desiderio finché non si era resa conto di amare Abel,
perché ogni volta che lui le si avvicinava, ogni volta che si
sfioravano, ogni volta che lui la guardava con quegli occhi blu lei si
sentiva morire, sentiva una scarica arrivarle dritta al basso ventre, e
non le era mai capitato prima d'ora. Lo desiderava, finalmente lo
ammise a se stessa.
Un rumore improvviso proveniente dalla
stanza di Arthur la fece sedere sul letto. Si mise ad ascoltare e
udì un gemito soffocato, al che si alzò, prese il bastone
che usava per chiudere le finestre e si avviò verso la stanza
del fratello, dove trovò anche Abel, svegliato dagli stessi
rumori.
“Abel, hai sentito anche tu?”
“Sì. Stai indietro.”
“Ma cosa sarà? Non avrà un'altra crisi?”
“Non lo so, Georgie. Lascia entrare prima me.”
Georgie si mise dietro alla schiena di
Abel e aspettò che lui entrasse, ma non appena aprirono la porta
si trovarono davanti Irwin che stava lottando con Arthur.
Georgie urlò, facendo accorrere suo padre, mentre Abel si mise ad inseguire Irwin che tentava di scappare.
I due cominciarono a salire per una
scala, ignari del fatto che portasse ad una torre, mentre Georgie e
Gerald scesero in giardino assieme ad Arthur.
Una volta fuori Arthur sentì un
colpo di pistola provenire dall'alto e vide sul bordo del terrazzo
della torre Irwin e Abel lottare in un disperato corpo a corpo.
“Guardate lassù! Abel è in cima alla torre con Irwin!”
Georgie si strinse ad Arthur, tremando di paura.
Il silenzio irreale di quella notte si
squarciò poco dopo con un urlo, un urlo di disperazione di una
donna che seguiva un corpo accasciarsi sul parapetto della torre e uno
cadere giù nel vuoto.
“Abel!!!!”
Georgie gridò e poi divenne tutto buio, cadde svenuta tra le braccia di Arthur.
Angolo dell'autrice:
Grazie a tutte quelle che stanno seguendo questa mia nuova avventura su Georgie, sia che recensiate sia che leggiate solo.
Medusa: spero tu possa recuperare
presto il quarto volume del manga, perché è davvero
spettacolare! Conoscevo la storia, su Internet avevo già letto
il vero finale, ma credimi, leggerlo direttamente è tutta
un'altra cosa. E' bellissimo e toccante, mi sono commossa, e poi la
storia tra Abel e Georgie è bellissima e tristissima...
P.S. Guarda che la mia ff su Lady Oscar sta andando avanti, non è mica finita!!!
Ponpon: grazie per il tuo bel
commento. Certo che rispetto ad Abel Arthur è tutto un altro
personaggio, ma mi aveva davvero lasciato amareggiata il calvario al
quale è costretto nel manga, così vorrei dargli un po' di
pace e serenità almeno nella ff. Spero che continuerai a
seguirmi.
Patrizialasorella: Una cara
conoscenza! Se posso darti un consiglio, leggi anche questo manga, non
ha nulla a che vedere con l'anime (specialmente con lo scempio di
finale che danno in TV...). E' una storia difficile, a tratti molto
dura, ma davvero coinvolgente ed emozionante, e come manga è
molto più bello di Lady Oscar, dove invece è più
bello l'anime. Intanto spero che, manga o no, tu voglia seguirmi anche
qui...