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Autore: Karmilla    23/12/2009    5 recensioni
“Oh, Georgie! Scusami. Io non avevo capito. Mi sono lasciato prendere dal mio rancore e non ho mai pensato che potesse esserci un'altra spiegazione. Ma se le cose stanno così...allora...possiamo ricominciare?”
Georgie alzò lo sguardo e fissò quegli occhi azzurri dei quali era stata tanto innamorata, ma all'istante si sovrapposero ad essi due occhi blu scuri come l'oceano tanto amato dalla persona alla quale appartenevano, una persona che ormai faceva parte di ogni fibra di Georgie.
“No, Lowell. Io non tornerò più indietro. Io voglio andare avanti. Voglio tornare in Australia con Abel. E con Arthur, non appena guarirà.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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australia3

Abel ritornò insieme al Conte Gerald che, saputo che Arthur si era svegliato, aveva voglia di vederlo e parlargli.

Quando i due entrarono nella stanza furono sorpresi, ognuno per motivi diversi, di trovare Georgie tra le braccia di Arthur.

“Ehi, fratellino! Non ti sembra di essere un po' troppo cresciuto per farti coccolare così da Georgie?”

Arthur sorrise, sapeva che in realtà quello era un modo gentile per dire che doveva staccarsi da lei e dato che non voleva litigare con il fratello si allontanò leggermente, mentre il Conte chiese a Georgie come si sentiva ad avere nuovamente con sé i suoi fratelli.

“Bene, papà. Sono felice! Ho ritrovato te, Abel e Arthur. Cosa posso volere di più?”

“Sei stata felice in Australia con loro, vero, bambina mia?”

“Sì, papà, tanto.”

Gerald era visibilmente scosso, se Georgie era la ragazza allegra e felice che aveva davanti era tutto merito dei Buttman.

“Ragazzi, io vi ringrazio per esservi occupati della mia Georgie. Purtroppo non potrò mai ringraziare vostra madre, però vorrei sdebitarmi, a mio modo”.

“Conte, non deve. Abbiamo amato Georgie dal primo momento in cui è entrata in casa nostra, e sarà così per sempre”, rispose Arthur.

“Beh, Arthur, devi ammettere che in effetti è stata una sorellina un po' rompiscatole...”

“Abel!!!!”

Gerald rideva, era piacevole assistere ai loro finti battibecchi.

“No, ragazzi, dico sul serio. Siete cresciuti solo con vostra madre, vostro padre vi ha lasciato molto presto. Ora, io vorrei poter pensare a voi come ai miei figli, tutti e tre...permettetemi di essere  vostro padre, come Mary è stata una madre per Georgie.”

Abel e Arthur si guardarono sorpresi, poi accettarono, sinceramente commossi, entrambi.

“Grazie, mi fate felice... Bene, ora Arthur, veniamo a te. Come ti senti?”

“Un po' meglio, grazie. Vi chiedo scusa, Georgie mi ha raccontato come mi sono comportato...Abel, non era mia intenzione farti del male, lo sai.”

Abel si sedette sul letto, vicino al fratello.

“Lo so. Non è colpa tua. Non riesco neanche ad immaginare l'inferno che ti hanno costretto a vivere e spero proprio che tu possa guarire presto.”

“Abel, lo speriamo tutti, ma bisogna che ci mettiamo in testa che sarà un percorso molto lungo.”

“Ma, papà, cosa dici? Dobbiamo incoraggiarlo, non abbatterlo così!”

“Georgie, non voglio scoraggiare nessuno, ma purtroppo dobbiamo aspettarci altre crisi come quella di prima. So che Arthur è un ragazzo forte e con l'aiuto tuo e di Abel ce la farà, ma dobbiamo essere realisti”.

“Georgie, tuo padre ha ragione”, intervenne Arthur. “so che è così. Già durante la prigionia mi capitavano crisi di astinenza e allucinazioni, lo so a cosa vado in contro, ma non ho paura questa volta, adesso ci siete voi con me”.

“Arthur, tu forse non lo sai, ma la settimana prossima ci sarà il processo ad Irwin.”

“Sì, Abel, lo so, me ne aveva già parlato il Conte Wilson.”

“Bene. Allora sai anche che la tua testimonianza è cruciale...”

Videro Arthur impallidire, il solo pensiero di rivedere quell'individuo e rivivere ciò che gli aveva fatto lo terrorizzava. Georgie gli strinse la mano.

“Arthur...”

“Arthur, lo so che è penoso, ma devo farti delle domande”, continuò Abel.

“Abel, devi proprio, non vedi che sta male?”

“No, Georgie, va bene, ce la faccio. Dimmi, Abel, cosa vuoi sapere?”

“Beh, ecco...che ti drogassero lo sappiamo già ed è evidente sia per le tue condizioni che per le tue braccia...però...ho bisogno di sapere...ecco...sì...insomma, Irwin ha mai abusato di te?”

Arthur lo fissò negli occhi.

“Vuoi sapere se è riuscito a violentarmi?”

Abel abbassò lo sguardo, imbarazzatissimo.

“Sì...”

“No, non lo ha fatto.”

Abel e Gerald si guardarono sorridendo.

“Però...”

“Però cosa?”

Arthur si coprì il viso e scoppiò a piangere.

“Oddio, come mi vergogno...non mi ha violentato, però alcune cose le ha fatte...e me le ha fatte fare....Oddio, Abel, io ero in suo potere, mi teneva prigioniero con la droga e annullava la mia volontà e la mia resistenza! Io non ho mai voluto, ma non potevo evitare che lui.... Abel, mettiti nei miei panni...Irwin è un uomo malvagio, perverso...”

Abel si alzò di scatto, i pugni serrati e gli occhi pieni di lacrime.

“Maledetto! Giuro che se lo trovo lo uccido con le mie mani!”

La rabbia era tale che sferrò un pugno alla porta che dava alla stanza da bagno, spalancandola. Georgie si strinse a suo padre, aveva visto raramente Abel così furioso e non sapeva cosa fare per calmarlo, inoltre non aveva capito nulla di quello di cui i due ragazzi stavano parlando.

“Abel, calmati! Così non aiuti di certo tuo fratello!”

Ma Abel era fuori di sé. Arthur piangeva silenziosamente per la vergogna, Abel era appoggiato alla porta e piangeva anche lui, ma di rabbia e per il senso di colpa di non essere riuscito a salvare il fratello prima che avvenisse tutto questo.

“Arthur...perdonami, fratello. Se solo fossi arrivato da te prima...”

Arthur alzò lo sguardo verso Abel, poi cercò Georgie e le fece cenno di andare da lui, cosa alla quale lei, tremando, acconsentì.

“Abel...”, gli disse posando una mano sulla sua spalla, anche se lui non si girò a guardarla.

“Abel, smettila. Guarda Arthur. Non ce l'ha né con te, né con me. Lo sa che non abbiamo potuto fare nulla prima, lo sa anche lui che sfidare Dangering era impossibile; ora possiamo aiutarlo e possiamo anche fare in modo che Irwin paghi per il male che ha fatto.”

“Abel, ascolta Georgie... Tu sei mio fratello, mi hai salvato la vita rischiando la tua, come posso avercela con te?”

Ma Abel era tormentato e furioso ugualmente, riuscì a calmarsi solo quando sentì la piccola e calda mano di Georgie nella sua, allora si voltò e cercò di controllarsi.

Gerald non intervenne, capì quanto fosse penoso quel momento e preferì tenersi in disparte, ma quando vide Arthur impallidire e portarsi le mani alla testa, temendo una nuova crisi invitò tutti a lasciare la stanza, in modo che il ragazzo potesse riposarsi.

Georgie chiese ad Abel di accompagnarla in giardino, voleva fare una passeggiata e sperava che magari così Abel si sarebbe calmato.

“Georgie, scusami se ti ho fatto assistere a quella scenata...”

“Non ti scusare, Abel, era evidente quanto stessi soffrendo. Però posso chiederti una cosa?”

“Dimmi.”

Georgie arrossì.

“Beh, vedi...io non ho capito di cosa parlavate tu e Arthur...”

Abel la guardò pensando che stesse scherzando.

“Cosa???”

“Sì, Abel...Oooh, dai, non guardarmi così...”

“Ma...ma...Georgie, mi stai prendendo in giro?”

“No...davvero...”

Abel non sapeva se crederle o meno, poi ripensò alla loro infanzia. In effetti loro non avevano mai fatto “certi” discorsi ed era sicuro che anche mamma Mary non le avesse spiegato molto, pudica com'era. Si schiarì la voce e poi cominciò.

“Allora, Georgie, cominciamo dall'inizio...cosa sai del rapporto tra uomo e donna?”

“Oh, quello lo so! Mi ha spiegato tutto Emma quando io e Lowell abbiamo deciso di scappare. Si era accorta che non sapevo nulla e ha voluto preparami”

“Ah. Bene”.

Abel non prese bene la notizia.

“E dimmi, Georgie...ti è servito saperlo?”

“Sì, almeno sapevo cosa aspettarmi...”

Georgie capì che Abel voleva sapere un'altra cosa e sapeva anche che quella non era la risposta che lui si aspettava, ma non disse altro, e Abel non chiese altro. Non sapeva perché, ma si vergognava a dire che tra lei e Lowell non era mai successo nulla e improvvisamente le venne invece in mente Jessica.

Abel si sedette con lei sotto ad un albero e cercò di spiegare a Georgie con tatto e delicatezza cosa intendevano lui ed Arthur, ma non poté fare a meno di traumatizzare la ragazza, che alla fine della spiegazione aveva gli occhi lucidi pensando al male che era stato fatto al fratello.

“ Oh mio Dio! Povero Arthur... Io non credevo che si potesse fare del male così ad una persona... Abel, perché si usa l'amore per ferire?”

Abel la guardò intenerito e l'abbracciò.

“Non lo so Georgie. Credo perché esistono tante forme di amore, ed alcune sono solo egoismo camuffato...”

Georgie si abbracciò le ginocchia e pensò alle parole di Abel.

“Sai, Georgie, credo che poter fare l'amore con la persona che si ama sia la più bella esperienza che si possa vivere, e credo che siano davvero pochi i fortunati che riescano a vivere una tale magia...”

Georgie si sentì avvampare e non riuscì a guardarlo perché capì che si riferiva a lei.

“Abel, ma...tu e Jessica...”

Abel la interruppe e rispose ancora prima che Georgie potesse terminare la domanda.

“Jessica non è mai stata niente. Cercavo solo di dimenticare te...”

“Allora l'hai usata...”

“Forse. Ma lo ha fatto anche lei con me. Georgie, io non sono perfetto, sono stato egoista anche io, credevo di riuscire a dimenticarti almeno per qualche ora, ma dopo stavo solo peggio.”

Georgie era imbarazzatissima ma felice, Abel le stava dichiarando nuovamente il suo amore e forse anche lei avrebbe potuto approfittarne per dichiararsi, bastava solo iniziare.

“Abel, io vorrei dirti una cosa...”

“Dimmi, Georgie, ti ascolto.”

“Ecco, io...è da un po' che...”

Una voce acuta interruppe il discorso.

“Abel! Abel!!!! Dove sei??”

“Ma è Joy! Che ci fa qui?”

Georgie la guardò con disappunto, proprio adesso che si stava decidendo a parlare.

“Joy, cosa è successo?”

“Abel, Georgie, meno male che vi ho trovati! Ascoltate, è da qualche giorno che qui in torno girano gli uomini di Dangering e Dick mi ha assicurato di aver visto anche Irwin nei paraggi!”

“Cercano Arthur, è evidente! Abel che facciamo?”

“Tranquilla, Georgie. Se Irwin verrà qui questa volta troverà me ad aspettarlo.”

Gli occhi di Abel erano diventati cattivi, Georgie ebbe paura.

“Dai, ragazze, ora entriamo in casa. Joy, ti fermi con noi a cena?”

“Sì, fratellone!”

La serata passo tranquilla e scherzosa, nessuno sembrava pensare al processo o ad Irwin, tuttavia Georgie non poté fare a meno di notare negli occhi di Abel un lampo di odio di tanto in tanto. Cercava vendetta, era evidente.

Non riuscì a prendere sonno quella notte, era preoccupata per Abel e continuavano a ritornarle in mente i discorsi fatti nel pomeriggio. Non riusciva a non pensare ad Abel e Jessica, e pensava a quanto fosse diverso il suo rapporto con Lowell; si era sentita in imbarazzo molte volte con lui, spesso aveva fatto finta di dormire quando lo aveva sentito avvicinarsi, temeva accadesse ciò che Emma le aveva raccontato e invece ora, quando pensava ad Abel tutto cambiava. Non aveva mai capito cosa fosse il desiderio finché non si era resa conto di amare Abel, perché ogni volta che lui le si avvicinava, ogni volta che si sfioravano, ogni volta che lui la guardava con quegli occhi blu lei si sentiva morire, sentiva una scarica arrivarle dritta al basso ventre, e non le era mai capitato prima d'ora. Lo desiderava, finalmente lo ammise a se stessa.

Un rumore improvviso proveniente dalla stanza di Arthur la fece sedere sul letto. Si mise ad ascoltare e udì un gemito soffocato, al che si alzò, prese il bastone che usava per chiudere le finestre e si avviò verso la stanza del fratello, dove trovò anche Abel, svegliato dagli stessi rumori.

“Abel, hai sentito anche tu?”

“Sì. Stai indietro.”

“Ma cosa sarà? Non avrà un'altra crisi?”

“Non lo so, Georgie. Lascia entrare prima me.”

Georgie si mise dietro alla schiena di Abel e aspettò che lui entrasse, ma non appena aprirono la porta si trovarono davanti Irwin che stava lottando con Arthur.

Georgie urlò, facendo accorrere suo padre, mentre Abel si mise ad inseguire Irwin che tentava di scappare.

I due cominciarono a salire per una scala, ignari del fatto che portasse ad una torre, mentre Georgie e Gerald scesero in giardino assieme ad Arthur.

Una volta fuori Arthur sentì un colpo di pistola provenire dall'alto e vide sul bordo del terrazzo della torre Irwin e Abel lottare in un disperato corpo a corpo.

“Guardate lassù! Abel è in cima alla torre con Irwin!”

Georgie si strinse ad Arthur, tremando di paura.

Il silenzio irreale di quella notte si squarciò poco dopo con un urlo, un urlo di disperazione di una donna che seguiva un corpo accasciarsi sul parapetto della torre e uno cadere giù nel vuoto.

“Abel!!!!”

Georgie gridò e poi divenne tutto buio, cadde svenuta tra le braccia di Arthur.



Angolo dell'autrice:

Grazie a tutte quelle che stanno seguendo questa mia nuova avventura su Georgie, sia che recensiate sia che leggiate solo.

Medusa: spero tu possa recuperare presto il quarto volume del manga, perché è davvero spettacolare! Conoscevo la storia, su Internet avevo già letto il vero finale, ma credimi, leggerlo direttamente è tutta un'altra cosa. E' bellissimo e toccante, mi sono commossa, e poi la storia tra Abel e Georgie è bellissima e tristissima...

P.S. Guarda che la mia ff su Lady Oscar sta andando avanti, non è mica finita!!!

Ponpon: grazie per il tuo bel commento. Certo che rispetto ad Abel Arthur è tutto un altro personaggio, ma mi aveva davvero lasciato amareggiata il calvario al quale è costretto nel manga, così vorrei dargli un po' di pace e serenità almeno nella ff. Spero che continuerai a seguirmi.

Patrizialasorella: Una cara conoscenza! Se posso darti un consiglio, leggi anche questo manga, non ha nulla a che vedere con l'anime (specialmente con lo scempio di finale che danno in TV...). E' una storia difficile, a tratti molto dura, ma davvero coinvolgente ed emozionante, e come manga è molto più bello di Lady Oscar, dove invece è più bello l'anime. Intanto spero che, manga o no, tu voglia seguirmi anche qui...

   
 
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