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Autore: chaplin    23/12/2009    7 recensioni
Quello era Paul McCartney, sicuro!
Carly Spencer e' una fan degli anni Sessanta e Ottanta - e soprattutto dei Beatles - che vive nel ventunesimo secolo, in mezzo alle mode che governano la mente della generazione degli anni Zero (i pantaloni aderenti, i soliti cantanti di MTV, etc). Il suo personale sogno di poter vedere tutti e quattro i Beatles uniti e' un sogno che, ovviamente, non si avverera' mai (almeno nella sua attuale vita). Ma un giorno... La mia prima fic sui Beatles, spero vi piaccia :D
Genere: Generale, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rubber Soul.'
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“Aaaw! Ma guardatelo! Ha delle guance che... mamma mia, le morderei!”

“Ahia ahia ahia!”

John continuava a tirare le guance di Ringo, allungando le braccia dal sedile anteriore, e strillacchiava come una ragazzina che carezza un cagnolino. George, seduto vicino a Carly – in mezza estasi, ormai, nel stare tra Ringo Starr e George Harrison -, mangiando una brioche e bevendosi un succo di mela, sorrideva al fare di lui. Paul scuoteva la testa, stufo.

“Avanti, basta, che gli strappi la pelle.. non vorrai perderlo adesso che l'abbiamo trovato.”

“Ma Paulie, ha un naso cosi'.. cosi'...” e strinse il naso del batterista tra indice e naso.

“Mmh!” esclamo' Ringo. George in quel momento corrugo' la fronte.

“John, non ti sembra di esagerare, adesso?” e diede un altro morso alla brioche.

“Naaa, questo ragazzo e' un macho: non gli fara' male! Sai perche' so che e' un macho? Perche' suona la batteria, tutti quelli che suonano la batteria – o semplicemente le percussioni – sono dei.. machi!” e, con questa scusa lanciata all'aria, gli strinse il naso, nuovamente.

“Ahia! Basta, cielo!”

“John... toglimi il gomito di dosso, non riesco a vedere la strada!” grido' Paul.

 

 

 

23 dicembre 2009

Una donna bionda, truccata e vestita in modo impeccabile, camminava per strada.

Nessuno le avrebbe dato della cinquantenne, probabilmente. E pensare che aveva un paio di annetti in piu'.

Suzanne controllo' nuovamente il post-it rosa, Casa 14b, davanti alla nostra.

Carly ha ereditato solo i difetti da Josie: ha imparato ad essere enigmatica e poco chiara. Puo' darsi pero' che sia anche un pregio, esserlo, chi lo sa, penso' lei, e si diresse verso la Casa 14b di cui parlava il foglietto, a quattro passi da li'.

Prato ben curato, casa pulitina, alla inglese. C'era anche una vasca di idromassaggio dietro lo steccato, su cui erano poggiate delle chitarre elettriche solitarie.

Suzanne fece spallucce e, percorso il breve sentiero di pietre che portava all'ingresso, suono' il campanello che inizio' a intonare With or Without You facendole prendere un colpo. Gli abitanti di questa casa devono essere dei grandi fan degli U2...

“With or without you, ooh... I can't live... Si'?” e apri' la porta, canticchiando, un ragazzo travestito da cowboy, con i capelli castani coperti da un cappello marrone e gli occhi del medesimo colore che prendevano in giro silenziosamente, Suzanne, senza neanche conoscerla.

Quando lei vide l'uomo – ormai ragazzino, per lei – che le apri' la porta rimase scombussolata: quello era un perfetto sosia di Lennon nel periodo Quarry Men, anche se travestito da cowboy.

“Ehm.. casa 14b?”

“Piu' o meno.” rispose, annuendo.

“In che senso, piu' o meno?” inarco' un sopracciglio.

“Piu' o meno nel senso che noi potremmo essere nella casa di fronte alla nostra, ma potremmo allo stesso tempo vivere dentro il gabinetto di un grassone con forti attacchi di diarrea. Le possibilita' sono multiple,” e sorrise malizioso, mettendosi gli occhiali da sole.

Suzanne non aveva capito niente (e neppure io, sinceramente).

“John! Non fare lo scemo e falla entrare, e' lei!” grido' una voce particolarmente irritata da dentro.

Prima che John potesse farsi da parte per lasciarle strada, Suzanne riusci' ad introdursi dentro la casa senza troppi problemi, ritrovandosi davanti un paio di persone che applaudivano.

“Ma cosa...”

“BUON COMPLEANNO, ZIA SUZIE!” grido' una vocetta.

Suzanne si ritrovo' immediatamente Carly appesa al collo, che la abbracciava affettuosamente a mo' di soffocamento.

“Le auguro un buon compleanno e un grandioso Natale, signor... signorina zia di Carly!” sorrise Kelly, correggendo il “signora” appena l'amica la fulmino' con gli occhi.

“Grazie, bambine, ma adesso.. Carletta.. scendi dal mio collo!”

“Hemm, si' zietta!” e la libero' dalla morsa.

“Sue, vieni qui” disse una voce proveniente da destra. Suzanne ricevette un altro abbraccio, stavolta piu' delicato e ragionevole, da parte della sorella Josie. “Sono davvero contenta, sorellona, adesso hai cinquantacinque anni!”

“Grazie Jo... un attimo, cinquantacinque?!” e sciolse l'ennesimo abbraccio. “Vuol dire che sono vecchia?!”

“Secondo me non e' vecchia, signorina, anzi, e' davvero una bella donna per la sua eta'” disse una voce dall'altra parte della stanza.

Suzanne alzo' gli occhi verso quella voce che aveva sentito gia' in passato, e di cui se n'era innamorata nella sua lontana gioventu' – suona un po' deprimente scrivere cosi' ma vabbe'...

“Paul, non fare il ruffiano!” lo ammoni' John, mentre Ringo ridacchiava.

“Ma io sono sincero...” Paul inarco' un sopracciglio.

Un Paul McCartney vestito in stile cowboy, con pantaloni gialli attillati e camicia verde mezza sbottonata. Il desiderio che Suzanne aveva espresso esattamente quarantatre anni fa': vedere Paul McCartney – anche se non proprio vestito da cowboy e neanche ricciolo.

E quindi.. un tonfo.

“Ecco, ci risiamo con le improvvise morti immotivate...” sospiro' Paul.

“Quali morti immotivate? E' solo svenut..” chiese Ringo, perplesso.

“Niente, niente. Tu non puoi sapere..” Paul ridacchio', interrompendolo mentre parlava.

“Come dice il detto: tale nipote tale zia” concluse John, sorridente.

“Non era tale padre tale figlio?” domando' di nuovo Ringo.

“Non credo si tradisca alcun diritto d'autore a cambiare i detti popolari.”

Nel frattempo la porta del cesso si apri', e ne usci' un George Harrison disorientato, stavolta pero' con un completo grigio addosso e con forbicine per le unghie in mano, sporche di capelli. Di capelli ne erano sporche pure le spalle della giacca: si era dato una sforbiciatina personale alle basette.

E mentre Carly cercava di rianimare la zia con gli schiaffi Kelly corse – inciampando a tutto spiano e sbattendo ogni tanto contro un muro, mettendoci di conseguenza una trentina di secondi per fare due metri – in cucina per prendere dell'acqua per rianimarla.

George, intanto, ne approffitto' per prendere un bel bicchiere di succo di mela dal rifugio vicino al water, nel cesso, e si diresse verso la cucina per berlo in pace e in silenzio. Non sembro' neanche accorgersene della ragazza che continuava a correre nella sua stessa direzione.

Quando fece per bere il primo sorso, venne interrotto da una vocetta frettolosa di una ragazza che non lo guardava in faccia, che frugava tra la dispensa per trovare un bicchiere:

“Ehi, tu, dietro di me! Mi puoi prendere un bicchiere d'acqua, per favore? Ho fretta!”

L'ho notato... penso' George, e le porse il bicchiere di succo di frutta.

“Tien(i)...”

“Grazie mille!” grido' lei, per poi fuggire, dimenticandosi di guardarlo in faccia.

George si era solo accorto che doveva avere la stessa eta' di Carly e che era molto carina. E solo dopo due secondi gli venne in mente che quella non era acqua. Almeno non era... Vabbe'.

Kelly si era solo accorta che aveva accettato un bicchiere d'acqua da uno sconosciuto che come fosse entrato dentro quella casa non si sapeva.. probabilmente era un amico di loro. Il pensiero la fece arrossire.

“Carly! Ecco l'acqua!”

Carly, senza pensar troppo allo strano colore biancastro dell'acqua, verso' il contenuto sul viso della zia addormentata, che si sveglio' sputacchiando.

“Puah! Che odore! E' mela marcia?!”

“In effetti.. sembra.. succo di mele,” borbotto' Carly, per poi arricciare il naso, inorridita, al pensiero.

John trattenne una risata, al pensiero della scorsa volta. Ringo non capiva. Anche Paul trattenne le risate, come John, e porse a Suzanne la mano, per aiutarla ad alzarsi.

“Signora, si sente bene?” le chiese.

“Affatto! Svengo per un'allucinazione, poi qualcuno mi versa addosso del succo di mele scaduto – in quel momento intervenne George che chiese “ah, era scaduto?” ma nessuno sembro' accorgersene – e ora sento ancora la voce della mia allucinaz...”

E poi mise a fuoco il viso che aveva davanti.

Quel viso che, fin da quando era solo una teenager, aveva sognato di avere davanti, era li', a guardarla con divertimento ma anche con preoccupazione. Gia' a nove anni aveva iniziato a paragonarlo ad un 'cucciolo', e se n'era innamorata, insieme ad altre sue amiche che, all'epoca, sognavano come lei di poterlo incontrare. Solo un paio di ragazzine erano riuscite a vedere i Beatles ad un concerto, anche perche' la famiglia di Suzie era incappata in alcuni problemi economici e non poteva permettersi di mandare ad un concerto la figlia. Inoltre, due mesi prima del suo decimo compleanno, era nata Josephine Denpster, e l'80% delle spese erano bruciate per la bambina.

Suzie non poteva non godere di quella situazione.

Misty, tu l'avrai visto al concerto con le tue amichette, ma io ce l'ho davanti a me, quindi fottiti!

“Sta... bene?” rise lui.

“S-si', ovvio che sto bene.. mai stata meglio di ora!”

Carly sorrise, era contenta che sua zia avesse reagito abbastanza... bene. John aveva azzeccato: tale nipote tale zia. Josie si era sempre chiesta perche' Carly, somigliando tantissimo a lei nell'aspetto, somigliasse di piu' alla zia nel carattere. Entrambe allegre, lunatiche e dallo svenimento facile, che facevano di tutto pur di aiutare, in qualsiasi modo, qualcuno.

All'improvviso John esclamo': “Benissimo! Ora iniziamo a suonare?”

“Ehm.. dov'e` la batteria?...” chiese Ringo, arrossendo. Non gli andava di suonare conciato cosi', con un sombrero in testa e un poncho addosso.

“Ecco... non abbiamo i piatti, purtroppo! Pero' abbiamo il resto...” disse Paul, voltandosi.

“A me va bene.. penso!” annui' Ringo, sorridendo.

“Bene, allora porto qua la roba e...”

Paul venne interrotto dal ritornello di With or Without You: il campanello.

John ando' spedito verso la porta, si volto' verso gli altri sghignazzando e facendo segno di stare in silenzio, e apri' la porta (probabilmente pensava che fosse la polizia).

Vedendo che era una ragazza, John l'avrebbe trattenuta volentieri con lo stesso discorso propinato a Suzie, ma lei gli diede uno spintone, allontanandolo.

“Aggressiva!” borbotto' Paul, ridendo alla vista della faccia spaventata di John.

Ringo sembro' terrorizzato, alla vista della ragazza. Carly e Kelly la riconobbero subito.

“Ma tu sei...” inizio' a dire Kelly.

“Muoviti, cretino, mi servi.” e tolse il sombrero dalla testa di Ringo con tale furia che il filo, incastrandosi sul suo mento, gli procuro' un lieve graffio sotto il labbro, ma lui rimase in silenzio, trattenendo il respiro. Se non respirava, il dolore diminuiva.

“Sembri Pancho Villa con 'sti vestiti, cambiati, che andiamo.”

“Meggy...”

“Ti ho detto che dobbiamo andare. Mi servi.”

“Meggy...” insistette lui.

“Smettila di dire il mio nome e muoviti!” gli urlo' lei.

“TU NON MI TRATTI COSI'!” alzo' la voce lui, tutto rosso dalla rabbia, e le tiro' uno schiaffo.

A quel punto tutti stavano guardando i due.

John guardava la scena in tutta calma, sorseggiando una bottiglia di birra sotto mano, mentre Paul sembrava scioccato dallo schiaffo. George, da dietro la porta del cesso, osservava la scena con una mano sulla bocca, con la fronte aggrottata. Suzie era perplessa e continuava a non capire niente.

Carly era rimasta a bocca aperta. Ma in fondo se lo meritava, dopo aver fatto piangere il suo fratello maggiore. Le era sembrato che tenesse il viso in alto per rimangiarsi le lacrime, nell'intervallo, per non far vedere che piagnucolava.

Meghan sembrava molto offesa. Gli tiro' un altro schiaffo, decisamente piu' forte, sulla mascella.

Ci fu silenzio per un paio di secondi, la tensione non svani' per un po'.

“Ora... vai a casa. Hanno telefonato degli uomini, volevano te. Mi hanno lasciato il numero, dicevano che era importante.” e usci' dalla casa, con passo spedito. Lancio' un ultima occhiata alle sue spalle e rivolse un sorriso chiaramente finto a Carly, e lei ricambio' con un sorriso altrettanto falso.

Appena lei fu via, Carly fece la linguaccia verso la porta.

“Tutto.. bene?” chiese Paul, avvicinandosi a Ringo, che era stato in silenzio per un po'.

“Accidenti, quella ragazza fa paura, Rings! Come fai a sopportarla? Potrebbe tranquillamente sollevare un camion con un dito, con uno schiaffo del genere!” sorrise, ironico, quasi per farlo divertire. Fece effetto, Ringo sorrise, divertito.

George fece per uscire dal cesso, e, allo stesso istante, a Kelly squillo' il cellulare, prima che potesse avvicinarsi al batterista.

“Oh no! Mia mamma! Vuole che venga a casa! Scusa Carletta, devo andare, senno' mamma mi trucida!”

“Va bene, Kel, puoi andare!” poi si avvicino' al suo orecchio, “visto George?”

“No, uffe! Non si e' fatto vedere neanche una volta!”

“Che sfiga! Vabbe', sara' per un altra volta allora?”

“Affare fatto!” e scambio' un bacino sulle guance con Carly, prima di andare.

“V-vado pure io..” disse Ringo, aprendo la porta a Kelly.

“Uhm.. va bene! Allora alla prossima!” disse Paul.

“Fatti vedere puntuale domani alle tre, qui davanti” preciso' John.

Ringo annui', sorridendo, e scambio' un abbraccio con Kelly in segno di piacere, fuori casa, e scappo' via.


Mi scuso se non posso rispondere alle recensioni, e' che ho fretta! Per la fretta ho utilizzato anche un editor (solitamente modifico le storie io, con l'HTML) XD sperando che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio con tutta me stessa chi ha recensito e chi ha letto! :D Io devo proprio andare: ho veramente fretta in questo momento XDDD
Buon Natale in anticipo :)

  
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