Piccola premessa: uhm…avrete notato che il titolo è
cambiato e questo perché la trama della fic si è ampliata nella mia testolina
malata e quindi il titolo “Sai che c’è di nuovo?” era diventato un po’ stretto
é_è!!! “Crossroads” (incroci) è molto più adatto anche perché la storia è
talmente intrecciata che nemmeno io so come farò a scriverla in modo decente…
non mi ci fate pensare, va’! ç_ç
Adesso il nuovo capitolo! :-D
“CROSSROADS”
Capitolo 4: La Spada di
Cristallo
How can you see into my eyes like open
doors
Leading you down into my core
Where I’ve become so numb
Without
a soul my spirit sleeping somewhere cold
Until you find it there and lead it back home…
Wake me up inside
Wake me up inside
Call my name and save me from the dark
Bid my blood to run
Before I come undone
Save me from the nothing I become…
…Bring
me to life…
I’ve been living a lie, there’s nothing inside…
…Bring
me to life.
***
… se potevo dirti
una cosa…
… qualcosa su
qualcuno che ti riguarda molto da vicino…
Harry incrociò le braccia, mentre guardava il paesaggio
fuori dalla finestra del dormitorio buio. Stava piovendo. Strano, perché fino a
poco fa c’era un bel sole. Il cielo era di un cupo grigio piombo, mentre
l’acqua che scendeva giù velocemente batteva sui vetri della finestra,
facendoli tremare.
…molto da vicino…
Harry scosse la testa con forza, come se nel farlo, tutti
i pensieri avessero abbandonato la sua testa. Si sentiva molto strano. Non era
la prima volta che Malfoy gli diceva qualche sciocchezza per farlo innervosire.
Ma era la prima volta che lui dava peso a quello che diceva Malfoy.
Che cosa poteva sapere di così importante quel piccolo
idiota?
Qualcosa su qualcuno
a cui tengo, si rispose Harry. Già, ma chi?
Che cosa avevano in comune lui e Malfoy?
Niente, si
affrettò a pensare Harry, Malfoy è un
verme.
Un’altra fitta alla cicatrice. Harry sussultò.
Voldemort.
Ecco. Poteva essere qualcosa su Voldemort. Sì,
sicuramente, avrebbe dovuto pensarci prima. Il padre di Malfoy, Lucius Malfoy
era un mangiamorte, uno dei più vicini a Voldemort.
E lui… tra lui e Voldemort c’era qualcosa, Silente gliene
aveva parlato… strane somiglianze…
Ma no! Lui non aveva niente a che fare con Voldemort!
Voldemort era spietato, uccideva, torturava le persone innocenti solo per il
gusto di farlo. Lui, Harry, non era così. Erano diversi.
Che cosa, eh?
Avanti, non stavi morendo dalla voglia di dirmelo?
Quel giorno era successo qualcosa. Era successo qualcosa
di incredibilmente strano dentro di lui. Aveva afferrato Malfoy per il collo,
così, senza una ragione precisa, solo perché lui lo stava prendendo in giro.
Voleva fare del male a Malfoy. Voleva fargli provare dolore. Aveva sentito un
fiotto di odio scorrergli dalla testa ai piedi, solo per quelle quattro
stupidaggini che aveva detto Malfoy. Si era sentito un altro, per un attimo. Si
era sentito cattivo.
Harry scosse di nuovo la testa, ma dato che quel movimento
gli faceva dolere la cicatrice, si fermò e poggiò la fronte contro il vetro
freddo.
“Che mi succede?” bisbigliò, osservano la pioggia che
scendeva sempre più fitta.
La porta del dormitorio si aprì e la stanza si illuminò
della luce che proveniva dalla Sala Comune. Era Ron.
“Harry” disse “Che stai facendo? Non scendi a cena?”.
Harry si girò immediatamente. “Inizia a scendere” rispose,
abbozzando un sorriso “Arrivo subito”.
Ron gli scoccò uno sguardo penetrante. “Stai bene?”
chiese, avvicinandosi.
Harry si girò di nuovo verso la finestra. “Sì” rispose a
bassa voce “Sì, sto bene”.
“Ok, ci vediamo giù allora”.
Harry annuì, senza voltarsi. Dopo un secondo, udì i passi
di Ron che uscivano dal dormitorio e la porta che si chiudeva, lasciandolo di
nuovo al buio.
***
Il mattino dopo, Harry scese nella Sala Grande per la
colazione insieme a Ron, Hermione e Ginny.
C’era una certa tetraggine nell’aria, mentre i quattro
ragazzi prendevano posto al tavolo di Grifondoro, anche perché, Ron e Hermione
a malapena si parlavano, Harry non era di umore particolarmente buono e Ginny
era preoccupata per il test di Trasfigurazione.
Harry continuava a rimuginare sulle parole di Malfoy,
quando il solito stormo di gufi planò dalle finestre della Sala Grande e un
vecchio decrepito barbagianni lasciò cadere un giornale che andò a finire
proprio nella tazza di Ron, schizzandolo di caffelatte.
“Un gufo un po’ più vecchio no, eh?” sbuffò Ron, mentre
Ginny si lasciava sfuggire un risolino.
Hermione estrasse il giornale dalla tazza e lo asciugò con
un colpo di bacchetta.
“E’ la Gazzetta del Profeta” disse.
Ron si limitò a mugolare, impegnato com’era a pulire la
camicia della sua uniforme, e Ginny chiese “Qualcosa di interessante?”.
Hermione rivoltò il giornale. “Oh!”.
“Che c’è?” chiese Ginny, alzando lo sguardo dai suoi
appunti.
"Guardate qua!" esclamò Hermione, mostrando ai
suoi amici la prima pagina del giornale. Tra i vari articoli, proprio al centro
della pagina, spiccava una fotografia accompagnata da un titolo in caratteri
cubitali: "ASSASSINATA SELENA
LESTRANGE, COLPEVOLE DEL CASO PACIOCK".
"Caso Paciock?" sussurrò Hermione "Che vuol
dire, caso Paciock? A che fare con Nev...".
"Non lo so" interruppe seccamente Harry. In
realtà sapeva benissimo chi era quella donna e cosa significava caso Paciock.
Selena Lestrange era il motivo per cui Neville aveva vissuto fin da quando era
piccolissimo con sua nonna. Selena Lestrange era la psicopatica che aveva
torturato i genitori di Neville fino a farli impazzire.
Harry gettò un'occhiata fugace all'amico; Neville stava
facendo colazione tranquillamente, insieme a Seamus Finnigan e Dean Thomas.
Evidentemente non aveva ancora letto la notizia sul giornale.
"Incredibile!" bisbigliò Hermione "Era una
detenuta speciale, ma sono riusciti a ucciderla! L'hanno trovata per terra,
colpita con un Avada Kedavra".
"Chi può essersi scomodato così tanto?" disse
Ron "Questa Lestrange sarebbe morta lo stesso... alla fine nessuno resiste
ad Azkaban".
"Oh mio Dio!" fece d'un tratto Hermione
"Qui... qui c'è scritto che questa donna ha torturato i genitori di
Neville...".
"Abbassa la voce!" sibilò Harry.
Hermione gli lanciò un'occhiata. "Tu lo sapevi?
Sapevi perchè Neville viveva con la nonna?" chiese bruscamente.
"Beh, a dire il vero… sì" ammise Harry "Ma
avevo promesso di non dirlo a nessuno".
"E come facevi a saperlo?" domandò Ron.
"Ho... visto il suo processo, nel Pensatoio di
Silente qualche anno fa. E' stata buttata dentro insieme al figlio di Crouch,
ve lo ricordate?".
"E come potremmo dimenticarlo? Poverino..."
disse Hermione, scuotendo la testa, mentre guardava in direzione di Neville.
Harry fissò la donna della foto: un tempo Selena Lestrange
doveva essere stata bella, lo si capiva dai bei lineamenti regolari del viso,
dai capelli scuri e ondulati, dagli occhi di un azzurro intenso. Ma Azkaban
aveva portato via gran parte della sua bellezza, perché il viso della foto era magro
e scarno, i capelli sporchi e spettinati, gli occhi spenti. Ricordava un po'
Sirius quando era appena scappato dalla prigione dei maghi. Mente guardava la
fotografia, un'altra fitta gli attraversò la cicatrice.
Con un sussulto, Harry afferrò il calice pieno d’acqua che
gli stava davanti e lo vuotò in due grandi sorsi, sperando che nessuno si fosse
accorto di niente.
”Ehi, guardate un po’ l’ora!” disse Hermione, controllando l’orologio che aveva
al polso. “Dobbiamo andare o faremo tardi alla lezione di Powell”.
“Oh, Powell, mio amato!” cinguettò Ron con voce acuta,
giungendo le mani e sbattendo le ciglia.
“Che cosa dovrebbe significare questo?” sbottò Hermione,
inacidita.
“Niente, niente” rispose Ron, sventolando una mano. “Ci
vediamo a pranzo, Ginny”.
“Ciao” disse Ginny, infilando la sua copia di Trasfigurazione
avanzata volume 6 nello zaino.
Harry seguì Ron e Hermione fuori dalla Sala e fino al
corridoio davanti alla classe di Difesa contro le Arti Oscure.
“Fino ad oggi le lezioni non sono state tanto male” disse
Hermione “Non potete continuare a dire che Powell è un tonto”.
Ron la guardò con tanto d’occhi. “Cosa c’è di interessante
nel sentire il racconto entusiasmante di come quel tonto ha fatto fuori un paio
di Avvincini? E’ roba da primo anno… mi ricorda tanto un certo Allock”.
“Non ti piace solo perché è bello!” ribatté Hermione.
“Ci mancherebbe che mi piace perché è bello!” disse Ron.
“Volente piantarla, tutti e due?” sbraitò Harry,
incrociando le braccia e appoggiandosi al muro. “Discutete in silenzio, per
favore”.
Ron lo guardò un attimo, poi decise di stare al gioco.
“Sarà fatto, sua maestà” disse, e cominciò a muovere le labbra silenziosamente,
accentuando come non mai, grazie anche alla sua chioma fulva, la sua
somiglianza con un pesce rosso.
Hermione sbuffò, e si girò dall’altra parte, esasperata.
Harry invece disse “Non stavo scherzando”. Questo chiuse la bocca a Ron.
“Ehi, Harry! Allora, quand’è il prossimo allenamento?”.
Anche Dean Thomas e Seamus Finnigan erano arrivati,
insieme a Neville, Calì Patil e Lavanda Brown.
Dean e Seamus erano i battitori della squadra di
Grifondoro.
“Oggi pomeriggio” rispose Harry “Ci vediamo alle tre agli
spogliatoi, ok?”.
“Magnifico!” disse Dean, sorridendo “Che dici, capo, anche
quest’anno la Coppa sarà nostra?”.
“Ma sicuro!” intervenne Ron “Quest’estate mi sono
esercitato giorno e notte, non farò passare nemmeno l’aria nella mia porta,
potete giurarci”.
L’arrivo di Powell distolse i ragazzi dai loro sogni di
gloria.
“Buongiorno a tutti, ragazzi!” esclamò Powell, più
sorridente che mai. “Avanti, dentro, dentro!”.
I poveri ragazzi Grifondoro si trascinarono all’interno
della classe di malavoglia, mentre Hermione, Calì e Lavanda presero posto
saltellando. Strano ma vero, Hermione non sedette vicino a Harry e a Ron come
al solito, ma tra Calì e Lavanda, mentre i ragazzi si ammassavano agli ultimi
banchi.
“Perfetto!” disse Powell in tono gioviale, battendo le
mani. “Signorina Patil, il rosso le sta d’incanto!”.
A quest’ultima affermazione, Calì arrossì come un papavero
e si toccò il nastro rosso che portava tra i capelli. Lavanda, nel frattempo,
gli scoccò uno sguardo stizzito, forse ingelosita per non aver ricevuto anche
lei un complimento dal bellimbusto. Harry e Ron furono sollevati nel vedere che
Hermione, invece, non aveva fatto una grinza, anche se continuava a fissare
Powell con sguardo adorante.
“Ma Hermione è troppo cerebrale per sbavare dietro a
quello là!” gemette Ron, sconsolato.
“Ma che diavolo crede di fare quel tipo con Calì?” ringhiò
Dean “Secondo me è un serial killer, ci metterei la mano sul fuoco!”.
“Sì, seduce le sue giovani scolarette e poi le sgozza con
un coltello non affilato e nasconde il cadavere nell’armadio del suo ufficio”
disse Harry sarcastico. Ron e Seamus ridacchiarono.
Dean alzò le spalle. “Veramente io avevo pensato a uno
strangolamento…”.
Ma Harry non lo stava a sentire. Stava guardando Neville,
che non aveva detto ancora una parola, ma se avesse letto o no l’articolo sul
giornale, non lo dava a vedere.
“Allora, oggi” esordì Powell, appoggiandosi alla cattedra
con un eleganza da fotomodello “Cominceremo un argomento piuttosto delicato.
Signorina Granger, lei ha degli occhi meravigliosi!”.
Hermione arrossì e abbassò lo sguardo. Harry e Dean
dovettero afferrare Ron per i lembi dell’uniforme, per impedirgli di saltare
addosso a Powell.
“Come dicevo,” continuò Powell “parleremo del terribile
potere distruttivo dei Lethifold… chi sa che cosa sono i Lethifold?”.
Come prevedibile, la mano di Hermione scattò in aria.
Powell sorrise e la indicò con un cenno della testa. “Signorina Granger, lei è
sempre la migliore”.
“CHE COSA???” sibilò Ron, indignato “Ma come si permette
di…”.
“Zitto Ron!” bisbigliò Dean, così Ron grugnì e si limitò a
fissare di sottecchi Hermione che, con un mezzo sorriso compiaciuto, rispondeva
alla domanda del professore.
“Il Lethifold è una creatura che vive nelle regioni dai
climi tropicali” cominciò Hermione “Assomiglia a un mantello nero e uccide scivolando
sul viso delle sua vittime e soffocandole”.
“Perfetto, signorina Granger” disse Powell “Dieci punti a
Grifondoro. Ora, i Lethifold. Come avete appena sentito, il Lethifold è una
creatura mortale, al quale pochi sono sopravvissuti. Una di queste poche
persone, modestamente, sono io”.
Le tre ragazze ai primi banchi trattennero il fiato,
mentre i ragazzi si scambiavano sguardi annoiati.
“Ero andato in vacanza in Venezuela, qualche anno fa…”
Mentre Powell si lanciava nel resoconto dettagliato di
come aveva sgominato il Lethifold sudamericano, la mente di Harry cominciò a
galoppare. Il ragazzo prese a sfogliare distrattamente il libro che aveva
davanti, Mille e una maledizione, e a guadare senza troppo interesse le
figure.
“Era notte fonda e io stavo quasi per addormentarmi,
quando ho sentito un fruscio fuori dalla finestra…”
Le creature oscure… le maledizioni senza perdono… le
contromaledizioni… armi e manufatti magici… Harry si soffermò su quest’ultimo
capitolo. In particolare, la sua attenzione era stata catturata tutta da un
disegno in fondo alla pagina…
“… e così mi girai e vidi quella che sembrava un’ombra
nera…”
“La spada di cristallo”. Era una spada lunga e
sottile, di un cristallo trasparente e scintillante. La lama era finemente
lavorata con dei fregi artistici che conferivano all’oggetto l’aspetto più di
una scultura che di un’arma.
“… e così sono rimasto immobile per capire che cosa fosse
veramente…”.
La spada di cristallo, in passato usata da Albus
Silente per eliminare il mago del male Grindelwald nel 1945.
“… certamente, dato che ero immobile, il Lethifold avrà
pensato che stessi dormendo…”.
Si ritiene che quest’arma abbia la facoltà di
imprigionare al suo interno l’anima dei maghi del Lato Oscuro…
“… e all’improvviso mi sono visto quella cosa che mi
strisciava addosso...”
… e proprio in questo modo Silente è riuscito a
sconfiggere Grindelwald: privandolo della sua anima.
“…ho cominciato a muovermi, a dimenarmi, ma non c’era
niente da fare!”
Dopo la battaglia epica tra Silente e Grindelwald, per
motivi di sicurezza, si era deciso di custodire la spada al Ministero della
Magia, ma durante il primo avvento al potere di Voi-sapete-chi è stata
distrutta.
“E alla fine puf!, è sparito!”.
Harry staccò a forza gli occhi dalla figura, dato che il
“povero demente” aveva smesso di vantarsi delle sue imprese. Si girò a guardare
i suoi compagni: Ron aveva una guancia appoggiata a una mano e guardava nel
vuoto con un aria decisamente sonnacchiosa, Dean aveva abbandonato la testa
sulla spalla di Seamus russava beato, mentre Neville scarabocchiava
distrattamente sul foglio che aveva davanti. Di certo il professor Powell non
era un tipo che scaldava gli animi con i suoi discorsi. Solo le tre ragazze
sembravano ancora più o meno coscienti.
Powell battè le mani sonoramente e disse “Bene, per
lunedì, voglio che facciate il riassunto del capitolo su Lethifold, pagina 78…
è tutto ragazzi”.
Finalmente, la tanto agognata campanella di fine lezione
arrivò e riscosse tutta la classe dal torpore in cui era caduta.
Ron si alzò e si stiracchiò. “Mi sono perso qualcosa?”.
Hermione, con lo zaino in spalla, si avvicinò. “Bella
lezione, mh?”.
Harry, sbadigliò. “Esilarante” disse.
“Oh, ma voi non siete mai contenti” disse Hermione,
sbuffando e seguendo gli amici fuori nel corridoio.
“E di che cosa dovremmo gioire…?” cominciò Harry,
sistemandosi lo zaino sulle spalle, ma
poi si bloccò all’improvviso. “Hermione!”.
Hermione sobbalzò. “Che c’è?” chiese, mentre Harry apriva
lo zaino e cominciava a rovistare dentro. Ne tirò fuori il libro di Difesa
Contro le Arti Oscure e cominciò a sfogliarlo freneticamente.
“Che c’è Harry?” ripeté Hermione e allora il ragazzo le
ficcò il libro sotto il naso, aperto alla pagina giusta.
“Non potremmo rimandare questo consulto?” domandò Ron,
scalpitando. Arrivare in ritardo ad una lezione della McGranitt equivaleva ad
essere condannati alla ghigliottina.
Hermione diede una veloce letta alla pagina che gli stava
davanti.
“Oh, la Spada di Cristallo” disse “Sì, ne ho sentito
parlare”.
“E?” incalzò Harry.
“E cosa?” fece Hermione. “Andiamo, Harry, siamo in
ritardo”.
Hermione si incamminò per il corridoio, ma Harry la bloccò
di nuovo. “Non capisci?”.
“Cosa?” sbottò Hermione.
“Silente ha usato quella spada per sconfiggere un mago
oscuro, no?”.
“Sì, ma…”.
“E ci è riuscito, no?”.
“Sì, ma…”.
“E quindi potrebbe servire anche contro…?”.
“Sì, ma…”.
“Ehm, scusate se mi interrompo…” si intromise timidamente
Ron.
“E capisci quello che vuol dire?” continuò Harry.
“Sì!” disse Hermione “Ma possiamo parlarne anche dopo
sennò la McGranitt ci scuoia e poi ci appen…aspetta un momento, qui c’è scritto
che è andata distrutta. Quasi diciotto anni fa.”.
Harry sembrò sgonfiarsi. “Oh… è vero. Dai, andiamo” e
continuò a camminare verso l’aula di Trasfigurazione.
“Scusate se mi intrometto…” provò ancora Ron. “Ma di che
cosa state parlando?”.
***
Harry camminava lentamente verso il campo di Quidditch.
Era un po’ in anticipo perché Ron gli aveva chiesto di aiutarlo durante alcuni
esercizi della sua nuova passione: il body building. Stava pensando ancora alla
Spada di Cristallo. Incredibile… sarebbe potuta servire come arma contro
Voldemort. Poteva essere la soluzione a tanti problemi, e invece… no. No, la
Spada era andata distrutta. Tanti anni prima. Quindi quei tanti problemi
sarebbero rimasti irrisolti ancora per chissà quanto tempo. Problemi come
omicidi, rappresaglie, rapimenti, torture. Problemi come la morte, la paura.
In quel momento, una piccola mosca passò ronzando sotto il
naso di Harry, che con uno scatto fulmineo la schiacciò tra le dita, come se
fosse lei la causa di tanto male.
“Siamo un po’ nervosetti, eh?”.
Una voce allegra lo raggiunse. Harry si voltò e vide Amy
Longmeadow che scendeva le scale di pietra del castello.
“Ciao, Amy”
disse.
“Ciao” rispose la ragazza. “Va tutto bene?” chiese poi.
Harry la guardò sorpreso. Non era la prima volta che aveva
le sensazione di essere come un libro aperto per Amy. Bastava che lei lo
guardasse in faccia per capire che qualcosa non andava.
“Io… sì, è tutto ok” balbettò Harry, girandosi.
“Bene! Dove vai di bello?” continuò Amy.
“Allenamento di Quidditch” rispose Harry.
“Oh, non sembri tanto entusiasta” commentò Amy con un
sorriso. “Forse le responsabilità di capitano della squadra ti schiacciano e ti
opprimono?”.
Harry rise. “Ti va di accompagnarmi?” chiese.
“D’accordo, capo”.
Ed eccomi qui! Sono tornata con un capitolo nuovo nuovo,
forse un po’ corto… ma non si può avere tutto dalla vita!^^ Però forse un po’
di puntualità mi farebbe comodo, dato che è passato, non lo so, un mese
dall’ultima volta che ho aggiornato? Vabbè, parliamo di cose serie: come avete
visto ho cambiato il titolo, perché quello vecchio non era più adatto… ma va
bene lo stesso, vero?
Beh, allora vi ringrazio per le vostre splendide
recensioni, vi voglio bene!!!^^
Ci vediamo presto (spero) con il cap number 5!
Ciao ciao^^
Padme