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Autore: ka_chan87    24/12/2009    5 recensioni
"Dicembre. Che mese odioso. Gente che impazzisce letteralmente, che si esalta solo alla vista di pioggia che - solo per uno sciocco desiderio puerile – magicamente, per loro, si è trasformata in neve; vetrine che sembrano essere state colpite da un'attacco d'isteria da parte di un 'addobbatore daltonico', le reti televisive invase da spot canterini e ridicoli, colleghi che se ne vanno proprio nel clou del periodo lavorativo per passare delle romantiche gitarelle con il rispettivo compagno/a.
E lui, ovviamente, non faceva parte di quest'ultima categoria. Come, del resto, non faceva parte nemmeno di tutte le altre."
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Che dire *ehm, ehm*. Manco sugli schermi da tempi immemori e ho quasi paura a ripresentarmici. Un pò perché ho delle storie in sospeso - e me ne dispiaccio infinitivamente, a dir poco .__.' - , un pò perché ho il terrore di non essere più in grado di mettere giù qualcosa che possa essere chiamato con l'appellativo 'decente'.

Qui c'è una cosetta venuta fuori dal niente, un pensierino natalizio, se vogliamo, un delirio, uno sfogo, fate voi.

Se vi capita un occhio, leggete, anche solo per passarvi il tempo u.u'

Concludo qui, và, vi auguro buona lettura!

 

Hate for Christmas

 

Eccoci qua, un'altra volta.

Come voleva il calendario, il fatidico 'dodicesimo mese' era arrivato. Portando con sé, naturalmente, tutte le feste del caso.

Quest'anno, poi, pareva che tutto l'universo mondo non aspettasse altro che l'avvento di questo dicembre.

Inuyasha sbuffò, decisamente seccato, volgendo lo sguardo in alto, verso quel cielo fittizio creato dall'intricata ragnatela di luci colorate che dominava su ogni più piccolo angolo della città.

Dicembre. Che mese odioso. Gente che impazzisce letteralmente, che si esalta solo alla vista di pioggia che - solo per uno sciocco desiderio puerile – magicamente, per loro, si è trasformata in neve; vetrine che sembrano essere state colpite da un'attacco d'isteria da parte di un 'addobbatore daltonico', le reti televisive invase da spot canterini e ridicoli, colleghi che se ne vanno proprio nel clou del periodo lavorativo per passare delle romantiche gitarelle con il rispettivo compagno/a.

E lui, ovviamente, non faceva parte di quest'ultima categoria. Come, del resto, non faceva parte nemmeno di tutte le altre.

Oh, Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle all the way...” Inuyasha si ritrovò a grugnire, infastidito nel sentirsi le orecchie sensibili – da mezzo demone - riempite da una stupida suoneria natalizia. Ma dove diavolo era andato a finire il buon gusto, il ritegno?

Sospirò serrando la mascella, cercando disperatamente di crearsi uno spazio vitale di un paio di centimentri in più mentre saliva sulla metropolitana. Naturalmente, dato che era dicembre – in particolare, il 24 di dicembre - , i mezzi erano ancora più stipati, portandolo a invidiare le sardine comodamente distese nelle scatolette.

No, non si può andare avanti così, pensava frustrato. Erano solo le 08:30 del mattino e già si ritrovava a odiare il genere umano. Più del solito, avrebbe aggiunto il suo migliore amico Miroku, uno di quelli che rientra nella categoria dei lavoratori che si danno alla fuga.

Lui, invece, da bravo impiegato qual era, non aveva preso nemmeno un giorno di ferie, restando anzi infastidito dall'avviso fatto circolare settimane prima in ufficio, nel quale si avvisava gli affezionati dipendenti, che il 25, il 26, il 31 di dicembre e il primo dell'anno, potevano darsi alla pazza gioia perché l'azienda chiudeva i battenti. Per le feste.

Odioso, odioso dicembre.

'Almeno oggi non dovrò vedere la strega, senza dubbio se ne sarà andata in ferie con qualche bell'inbusto', pensò, aggrottando le sopracciglia e storcendo le labbra in un ghigno infastidito. La strega - per il mondo Kagome Higurashi - altri non era che la collega più fastidiosa che Inuyasha avesse mai conosciuto. Bella, ricca e insopportabile. Naturalmente, l'ultimo giudizio, sempre per il resto del mondo, non era affatto condiviso. Stando all'ultimo commento di Miroku – il fidanzato della migliore amica della strega, perciò la conosceva bene - , Higurashi era ' la bontà fatta a persona, con tanto di quarta abbondante di seno!'.

Tzè, che idiota.

'E poi, sai che parla spesso di te con Sango? Secondo me ha una cottarella per te, amico... anche se non riesco davvero a capire come a una donzella angelica come lei possa piacere un buzzurro come te'. Ma figuriamoci! Lui piacere a Higurashi? Miroku non finiva mai di sorprenderlo per la sua follia senza ritegno.

Ma Inuyasha non si faceva influenzare dal giudizio comune, era sempre stato uno abituato ad andare contro corrente. E per lui, Kagome Higurashi, non era altro che la figlioletta di un grosso imprenditore che si divertiva a mortificare il resto del genere umano, lavorando anche se non ne aveva alcun bisogno. Per di più, lavorando in modo ineccepibile, dettaglio che non faceva altro che renderla ancora di più una strega ai suoi occhi dorati.

'Spero proprio che non si faccia vedere in giro, oggi, quella ningen...' borbottò nella sua testa mentre faceva ingresso nell'edificio per l'azienda in cui lavorava.

Oh, Taisho, buone feste!” lo salutò allegro il portinaio, regalandogli un sorriso che quasi lo abbagliò. Inuyasha borbottò qualcosa in risposta. Cosa doveva augurare? Che a tutti andasse a fuoco l'albero di natale, con tanto di pacchetti? Che il pallone aerostatico a forma di Babbo Natale scoppiasse sopra al tetto?

Grugnì. Il suo umore stava pericolosamente peggiorando.

All'alba delle 09:00 in punto, si sedette stancamente sulla sua poltrona in pelle nera. Sorrise vittorioso: nemmeno la folla appestata dal morbo natalizio era riuscita a farlo arrivare in ritardo.

Perché lui odiava essere in ritardo.

Buongiorno, signor Taisho, sempre puntualissimo” cinguettò la sua segretaria Ayumi, già sull'attenti davanti alla sua scrivania. Inuyasha la osservò qualche istante con un sopracciglio alzato, studiandola. Quel giorno indossava un abito scollato più del solito. Sbuffò impercettibilmente: detestava quel suo modo di fare e di vestire, era lì per lavorare, non per fare una sfilata di moda!

A me non dispiace, le ragazze giovani e carine sono una ventata d'aria fresca in ambienti del genere!” questo, il commento del suo migliore amico. Ma perché non facevano altro che venirgli in mente le stupidaggini di Miroku, quella mattina?

Ci sono messaggi per me, Ayumi?” le domandò stancamente, afferrando la prima cartellina che gli fu tra le mani e cominciando a leggere e a mettere firme qua e là.

No, anzi, due clienti hanno disdetto i loro appuntamenti per rimandarli a dopo le feste. In questo periodo in pochi hanno voglia di pensare solo al lavoro” disse la segretaria, accompagnata da quel suo risolino irritante. Inuyasha digrignò i denti, serrando la presa contro la penna che aveva in mano, incrinandola pericolosamente.

Grazie, Ayumi. Se non c'è altro puoi andare e se c'è qualcosa, chiamami all'interfono” sentenziò, più con un grugnito che con parole vere e proprie. La ragazza – grazie al cielo – capì che non era il caso di trattenersi oltre e fece dietro front, chiudendosi la porta alle spalle senza emettere fiato.

Il giovane impiegato sospirò pesantemente. Stupido, stupido dicembre.

E si mise al lavoro.

 

Toc, toc.

Ayumi, ti avevo detto che se avevi qualcosa da dirmi, di farlo sull'interfono!” sbottò infastidito Inuyasha nonappena aveva sentito bussare alla porta, lo sguardo fisso sui documenti che stava esaminando. Possibile che tutto quello che diceva non venisse preso in considerazione?

Oh, ehm... scusami se ti disturbo, Taisho, ma la tua segretaria non c'era e così...”.

No. Non quella voce. Non lei.

Inuyasha alzò immediatamente la testa, gli occhi sgranati puntati su quelli di Higurashi – la strega – che, in piedi sulla porta, lo fissava di rimando, imbarazzata.

'Ma guardala, fa anche la timida!' commentò sprezzante dentro di sé, riacquistando il suo sguardo neutro mentre drizzava la schiena, fissandola. Quella, imbarazzata e dal suo sguardo e dal fatto di averlo disturbato, abbassò gli occhi, restando sulla porta senza sapere che fare.

Avevi bisogno di qualcosa, Higurashi?” domandò infine lui, infastidito da quella situazione immobile. La vide riscuotersi dall'imbarazzo iniziale e avanzare nel suo ufficio. Ora, la sua fraganza lo colpiva direttamente alle narici. Il ragazzo si ritrovò a studiare quell'odore che per la prima volta aveva l'occasione si sentire così direttamente. Fino a quel momento, aveva sempre cercato di evitare stretti contatti con la strega.

Inspiegabilmente, rimase sorpreso. Di certo, non aveva mai sentito un'odore così particolare.

Ecco, sono venuta solo per portarti queste pratiche sul signor Hayama... me le sono ritrovata sulla scrivania ma so che è un tuo cliente... E, ecco, sono venuta a portartele...” disse incerta la ragazza, tra le piccole mani – curate e dall'aspetto liscio e morbido – i documenti da lei nominati.

Inuyasha fissò prima le pratiche poi lei. In tutta sincerità, non aveva mai visto Higurashi in quello stato: leggermente rossa in viso, gli occhi incerti e la voce pacata. Da sempre l'aveva vista in atteggiamenti sicuri e altezzosi – nella sua testa, almeno. Assottigliò gli occhi: possibile che anche quel modo di fare fosse una messa in scena?

Non dovevi disturbarti, potevi mandare la tua segretaria” proferì lui. Infondo il suo era un'osservazione ovvia e legittima: non capiva perché la strega si fosse presa il disturbo di andare lì in prima persona.

Oh, figurati, non è stato affatto un disturbo, anzi... E poi la mia segretaria in questi giorni è in ferie. Comunque... l'ho fatto con piacere” e sorrise, guardandolo, le guance di un tenero colorito roseo.

Che diavolo stesse succedendo, Inuyasha non ne aveva la più pallida idea. Sapeva solo che Higurashi era diversa, il suo comportamento strano e i suoi, di pensieri, decisamente inspiegabili.

Perché, in quel momento, di Higurashi si poteva dire tutto meno che fosse una strega.

Scosse la testa e chiuse gli occhi con vigore.

Ok, Inuyasha. Stai tranquillo e respira. È tutta colpa di Miroku e delle sue stupide fantasie. Ormai è ora di pranzo e stai svenedo dalla fame , è il 24 di dicembre e tu sei stanco e stressato. È naturale che il tuo cervello sia fuso. Si ripetè, più e più volte, sotto lo sguardo perplesso della ragazza.

Ehm... Taisho... ti senti bene?” gli domandò, infatti, sporgendosi un poco più avanti. Inuyasha alzò la testa e se la ritrovò praticamente sopra la scrivania, e il suo occhio non potè fare a meno di cadere sulla scollatura della camicia azzurrina che portava. Un bel panorama.

Che qualcuno mi fulmini, ora, adesso!, gridò dentro di sé mentre scattava in piedi, sconvolto.

Va... va tutto bene, Higurashi, non preoccuparti. Posa pure lì le pratiche e grazie per il disturbo” le disse, guardando con interesse il vaso con la stella di natale ormai rinsecchita che una settimana prima un cliente gli aveva regalato.

Gli sudavano le mani e l'odore di Higurashi ormai impregnava la stanza intera, annebbiandolo.

Doveva ritrovare il controllo o sarebbe impazzito.

La ragazza parve ferita da quell'atteggiamento che ai suoi occhi apparve freddo e infastidito. Abbassò lo sguardo e sulle sue labbra comparve un sorriso triste.

Inuyasha con la coda dell'occhio non perse un solo movimento della ragazza e sentì il fiato bloccarsi nel petto, vedendo quell'espressione.

Sì, certo, te li metto qui. Scusami ancora per il disturbo”. Leggera come una farfalla posò i documenti, si girò e uscì chiudendosi la porta alle spalle, lasciando un Inuyasha sconvolto dalle proprie emozioni. E dalla propria ipocrisia.

 

Ore 12:30.

Non sapeva esattamente cosa fare. Non sapeva esattamente come il suo sistema nervoso stesse reagendo a quella che sembrava essere la giornata più brutta della sua vita – una lunga vita - , anche perché aveva come la sensazione che tutto il suo corpo fosse andato in stand-by.

Inuyasha Taisho era immobile – in uno stato che suscitava ilarità e pena contemporaneamente - , quasi esanime, davanti alle porte in vetro, ai suoi occhi tragicamente chiuse – sigillate – , della mensa dell'ufficio.

Gentili clienti, siamo chiusi per ferie, vi auguriamo Buone Feste! Ci rivediamo il 7 di gennaio!”. Ciò era scritto su un cartello tutto – disgustosamente – decorato, dal fondo rosso sgargiante e con annessi pure dei beffardi smiles. Inutile dire che Inuyasha detestava gli smiles.

Ecco, lo sentiva. Finalmente il suo sistema nervoso dava segni di vita. E non dei più positivi, dato che il primo impulso che gli aveva perforato il cervello era quello di radere al suolo le linde porte a vetro della mensa, entrarvi e lasciare un regalino di Natale degno di lui – tanto per stare in tema di pace e serenità.

Ma era troppo spossato per mettere in pratica quel sublime nonché allettante piano. Il suo stomaco concordò borbottando noiosamente e deprimendolo ancora di più.

Non era solito pranzare alla mensa, normalmente provvedeva a portarsi da casa un sandwich – tra le sue note biografiche rientrava quella di essere un grande risparmiatore, anche se Miroku invece di chiamarla 'senso di responsabilità', la sua abitudine, era avezzo denominarla affettuosamente 'taccagneria' - , ma quella mattina aveva pensato, almeno per l'ultimo giorno di lavoro prima delle 'ferie', di fare un salto in mensa.

Maledetto, stramaledetto Karma.

Taisho... stai bene?”, oh, caro Karma, sei davvero tanto, tanto simpatico!, pensò disperatamente Inuyasha con gl'occhi rivolti al cielo. Si girò, trovandosi a guardare l'espressione perplessa di Kagome Higurashi, appena uscita dall'ascensore, il cappotto color prugna indosso e la sciarpa di una calda tonalità porpora tra le mani.

Mh, sì, tutto bene...” rispose il ragazzo distrattamente, distogliendo lo sguardo. Pensò che quel cappotto le donasse davvero molto. E si maledisse, la sensazione della fame divorante gli annebbiava il cervello.

Avevi intenzione di pranzare alla mensa? Non hai ricevuto la mail di avviso? È chiusa da ieri, sai, le feste...” e lasciò la frase in sospeso, Kagome, come se il solo nominare la parola 'feste' fosse un crimine degno per una condanna alla sedia elettrica.

Stettero immobili per diverso tempo, in silenzio, presi dall'ascoltare gli strombazzamenti delle auto nel centro della città.

Poi, accadde. Lo stomaco del mezzo demone, stravolto, sconvolto e senza pace, urlò tutta la sua disapprovazione per quel vuoto che non condivideva affatto: borbottò quasi con violenza, talmente forte che il suo urlo disperato arrivò anche alle orecchie di Kagome.

Inuyasha restò immobile, mentre il suo viso veniva rivestito di un pallore quasi inumano – il che è praticamente ovvio, visto che era comunque un mezzo demone.

No... nononono! Non può essere successo veramente! Coraggio, Inuyasha, vedrai che quella ningen non ha sentito il tuo stupido stomaco sotto crisi d'astinenza!” si disse, evitando accuratamente di rivolgere gl'occhi dorati verso la donna.

Ma quando sentì la leggera risata di lei – trattenuta a fatica – gli sembrò che il mondo gli crollasse addosso.

Taisho, conosco un posto, qua vicino... ti va di farmi compagnia per pranzo?”.

Lo stomaco dell'hanyou rispose per lui.

 

 

Il campanellino che annunciava l'ingresso dei clienti tintinnò allegramente quando entrarono. Vicino a esso e appesi un po' ovunque all'interno del locale, mazzettini di vischio facevano bella mostra, colorando di verde il locale.

Inuyasha alzò un sopracciglio, alla loro vista, quasi infastidito.

Ti piace?”. La voce di Kagome – che per l'ennesima volta in quella fastidiosa giornata gli appariva dolce e vellutata – lo riscosse dal suo cipiglio. Il ragazzo si ritrovò ad annuire meccanicamente, trovandosi a disagio nel vedere come quel suo gesto – praticamente involontario – avesse fatto nascere un sincero e – bellissimo? - sorriso sul volto della ragazza.

Kagome!”. Entrambi si girarono verso la provenienza di quel richiamo e Inuyasha, a quel punto, si trovò veramente in difficoltà.

Dall'altra parte di un bel bancone in legno lucido, stava in piedi una sorridente e bella ragazza, i lunghi capelli castani raccolti in una coda alta e con le mani impegnate ad asciugare bicchieri e tazzine.

Sango, buongiorno!” rispose allegramente Kagome, avvicinandosi all'altra. Il mezzo- demone restò dov'era, impietrito dal rendersi conto che le due si conoscevano e sembravano essere amiche di vecchia data.

Deglutì. Quella giornata pareva essere veramente faticosa e avversa.

Non ci posso credere! Tu, proprio tu, di tua spontanea volontà, hai messo piede qui dentro!”.

Ecco, il gioco era fatto.

Ciao... Miroku” esalò con un sospiro rassegnato Inuyasha, voltandosi e ritrovandosi a pochi passi il suo migliore amico.

Il caso – assurdo – aveva voluto che il locale tanto decantato da Kagome fosse della ragazza del caro Miroku, e che la fidanzata in questione fosse la migliore amica della strega.

Che schifo, la vita, pensò amaro il mezzo- demone.

Sango, guarda chi è venuto! Inuyasha Taisho in persona, e non sono nemmeno dovuto andarlo a prendere di forza!” esclamò raggiante Miroku, indicanto in modo a dir poco imbarazzante l'amico. Se l'amcio le avesse avute, già si vedeva ricoperto di frecce lampeggianti e luminarie varie, in bella mostra come un fenomeno da baraccone.

Sango e Kagome si girarono automaticamente verso di loro, la prima a dir poco meravigliata, la seconda decisamente confusa. E Inuyasha si innervosì ulteriormente.

Miroku, finiscila di dare spettacolo, come al solito” lo rimproverò, grugnendo, e sedendosi rassegnato in un posto a caso, appoggiandosi stamcamente al tavolino quadrato bellamente decorato e illuminato dalla tovaglia rossa con ricami d'oro che lo ricopriva.

Voi... vi conoscete?” domandò quasi timidamente Kagome. Il mezzo- demone le lanciò un breve sguardo – quel viso spaesato appariva ai suoi occhi attraente e per lui tutto questo era solo la prima avvisaglia di pazzia che quella giornata gli stava causando – mentre gli altri due annuirono energicamente.

Io e Inuyasha siamo amici di vecchia data, non te l'ha mai detto Sango?” domandò ingenuamente Miroku mentre la mora si voltava a guardare – arrabbiata? azzardò il mezzo- demone - l'amica che ridacchiò nervosamente.

Svelato l'arcano mistero, Inuyasha e Kagome vennero fatti accomodare in quel tavolino che il ragazzo aveva scelto puramente per caso nonché per disperazione e presto entrambi affondarono il viso dietro il menù, un po' per la fame, un po' per l'imbarazzo.

Inuyasha sperava vivamente che Miroku piombasse in mezzo a loro proprio in quel momento – sarebbe stata la sua entrata in scena più gradita - , ma invece il suo caro amico era intento a importunare la fidanzata occupata nel fare dei caffè.

Il mezzo- demone cominciò a guardarsi intorno: nonostante quello fosse il locale della ragazza del suo migliore amico, vi ci aveva messo piede praticamente solo una volta – per l'inaugurazione, ed era sembrato anche per lui troppo da cafoni non presentarsi - , per il resto al massimo ci si era fermato davanti per litigare con Miroku che lo implorava di entrare e lui che declinava gentilmente l'invito perché troppo impegnato.

In realtà, adesso che ci rifletteva e che notavava con piacere quanto l'ambiente compiacesse i suoi gusti, non comprendeva a fondo per quale motivo si rifiutasse categoricamente di mettere piede lì dentro. Il caffè era buono – e lui il caffè lo adorava - , della clientela non gliene importava molto – e comunque nessuno gli si era mai avvicinato senza motivo e per lui era già positivo – e Sango era un'ottima cuoca, cosa non da poco.

Si stupì di trovare tanti punti positivi in una volta sola in una cosa. Non era affatto da lui.

Scusa, Taisho, cosa preferisci allora?”. Inuyasha si riscosse immediatamente, trovandosi immerso negl'occhi castani e caldi della sua collega che lo guardava con tranquillità anche se con una punta d'imbarazzo.

Ehm, dicevi?” le rispose con un'altra domanda e si maledì visto che era una cosa che non sopportava. Doveva avere la febbre, sì, perché non riusciva a spiegarsi l'intontimento cerebrale che lo aveva assalito quella giornata.

Ti ho chiesto cosa preferisci bere, Sango sta per arrivare a chiederci l'ordinazione” gli disse Kagome col sorriso sulle labbra e gl'occhi ricolmi di aspettativa. Inuyasha restò per qualche secondo imbambolato a fissarla – ancora non riusciva a decifrare chiaramente le sue parole – per poi rinsavirsi nonappena Sango venne – a sua insaputa – a salvarlo da quella situazione tragica.

Che vi porto da bere, ragazzi? Per il pasto vi suggerisco il piatto del giorno!” annunciò allegra e l'amica annuì energicamente, accettando volentieri l'invito vista la sua cucina squisita e aggiungendo un thè freddo alla pesca; poi entrambe si voltarono verso il mezzo- demone che appariva concentrato su chissà quale dubbio.

A te Inuyasha va bene? Da bere che ti porto?” gli domandò Sango, sporgendosi leggermente verso di lui, quasi preoccupata. Quello, notando un movimento inaspettato vicino a sé, si ridestò immediatamente “Per il pasto fai tu, è indifferente, da bere vorrei dell'acqua gasata... ghiacciata, possibilmente”.

Le due ragazze si guardarono per qualche istante, perplesse. La proprietaria poi fece spallucce per poi avviarsi dietro al bancone non senza aver fatto prima un occhiolino d'intesa all'amica che arrossì immediatamente.

Ora stava a Kagome vedersela con quello schizofrenico d'Inuyasha.

 

Come stanno andando le cose, laggiù?” Miroku arrivò alle spalle della fidanzata quasi saltellando, gl'occhi che brillavano di curiosità e un sorriso furbetto a completare la sua faccia da ragazzo poco affidabile. Sango si soffermò a guardarlo per qualche istante: ancora si chiedeva come avevano fatto a finire insieme proprio loro due.

I casi strani – assurdi – della vita.

Non saprei dirti, Inuasha oggi mi sembra più strano del solito” commentò la ragazza intenta a impiattare le pietanze per i due amici “Oltre che avere la faccia di uno che non sa neanche dove si trova”. La coppia si voltò a fissare per qualche istante i due seduti al tavolino, immersi nel silenzio. Sango sospirò, non avrebbe voluto trovarsi nei panni dell'amica.

In effetti oggi Inu- chan ha qualcosa che proprio non va. Di solito è pieno d'energie, non mi ha ancora nemmeno insultato o picchiato, ti rendi conto?” fece notare, shockato, Miroku e anche la sua compagna annuì “In effetti, non è normale”.

C'è un'altra cosa che non mi torna... come mai Kagome non aveva la più pallida idea che conoscessimo Inuyasha?” domandò sinceramente incuriosito il ragazzo, ammiccando alla sua fidanzata che scostò immediatamente il viso.

Evidentemente non c'è mai stata occasione di dirglielo” rispose atona Sango, concentrandosi sulla disposizione di minuscole foglioline d'insalata nel piatto. Se c'era una cosa che non sopportava, era quel vizio di Miroku di farsi i fatti altrui e di essere così abile nell'estrapolare le informazioni che voleva ottenere.

Tesoruccio mio, non me la dai a bere... Sono ormai cinque anni che Inuyasha e Kagome lavorano nella stessa azienda, e lei praticamente da subito si è presa una cotta per lui e so bene che più di una volta ne avete parlato, me l'hai detto tu!” disse con fare teatrale il ragazzo, svelando chissà quale verità innominabile e facendo saltare i nervi alla ragazza, irritata da quella sua voce petulante.

Oh, e va bene, basta che la fai finita! - esclamò, infine, voltandosi verso il fidanzato che già la guardava con sguardo vincitore. Quanto volentieri gli avrebbe spiaccicato la faccia contro la lastra per la griglia! – Non ho detto a Kagome di Inuyasha perché, conoscendola, se le avessi poi proposto di uscire con noi una qualsiasi volta, avrebbe di certo rifiutato, pensando che ci sarebbe stato pure lui! Lo sai com'è fatta, odia le cose combinate e odia soprattutto che chi le sta di fronte pensi che si aprofitta delle sue conoscenze” concluse, aspettando che sul volto del ragazzo comparisse lo sguarda di uno che – a fatica – ha capito.

Mh, hai ragione, mia diletta – 'come sempre', pensò intanto la diletta in questione – Senza contare il fatto che quel rimambito d'Inuyasha mal la sopporta... Sarebbe stato anche peggio, pure lui odia gli incontri combinati”

Questo perché è rimasto traumatizzato quando gli hai organizzato un appuntamento al buio con Jakotsu” gli ricordò Sango, ridendo ancora al ricordo di quell'avvenimento.

Ma non l'avevo fatto con cattiveria, quel povero ragazzo mi faceva davvero pena!” ribattè Miroku con la stessa frase che ripeteva da anni a proposito dell'aneddoto.

Sì, sì, lo so, ma ora renditi utile e vai a portare le bevande ai nostri due disperati, và!” la ragazza gli mise tra le mani il vassoio e lo spinse verso i tavoli.

A volte, Sango, si dispiaceva di non essere single... e soprattutto di essere così tanto innamorata.

 

 

Fine prima parte.

 

 

Ecco qua. In realtà doveva essere una one-shot di un unico capitolo, ma alla fine ho optato per dividerla in due parti, la seconda spero bene di metterla on- line domani! XD

Com'è? Spero tanto che non sia proprio da cestino senza pensarci troppo .__. Sono graditi commenti, in ogni caso, naturalmente! XD

Questo per ora è tutto, spero che questa cosetta assurda sia di vostro gusto u.u

Tanti auguri di Buone Feste a tutti da ka_chan!

  
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