9.
Tom (Anto)
«Tocca a me?», Tom si indicò incredulo.
«Mi sa proprio di sì, Tomi!», ridacchiò il suo gemello.
«Vedi di difendermi se dicono cose brutte su di me», gli disse divertito.
«Come potremmo dire cose brutte su di te?», Anto sfarfallò le ciglia, per poi scoppiare a ridere.
«Ciao Tom, ci mancherai», salutò con la mano Giulia.
«Mi raccomando fai la brava», mi sussurrò all’orecchio accarezzandomi la nuca, prima di stamparmi un bacio sulle labbra e di alzarsi dal divanetto.
Uscì e calò uno strano silenzio nella stanza, nemmeno Voce sembrava voler dire qualcosa.
«Io non dico niente su di lui, non posso dire qualcosa che non sappiate già», si tirò indietro Bill, appoggiandosi con la schiena al divanetto e incrociando le braccia al petto.
«Già, Tom ha detto più o meno la stessa cosa quando dovevamo parlare di te», fece notare Nicole.
«Ah, i gemelli», sospirai.
«Potrei parlare io…», si offrì Anto, e subito tutti gli sguardi si posarono su di lei, mettendola un po’ a disagio. Abbassò lo sguardo e strinse le mani l’una nell’altra.
«Tom è davvero un amico, prima di tutto. Certo, la nostra amicizia si è sviluppata molto più lentamente rispetto a quella che si è creata tra Bill e Ary, ma credo sia pressoché identica, senza contare che Tom non è propenso ai gesti d’affetto e ai ti voglio bene in pubblico…»
«È un’amicizia silenziosa, io direi», tentai di spiegare.
«Esatto. Io gli voglio davvero tanto bene, è stato un vero amico quando io e Bill ci siamo lasciati e infatti ha messo da parte che Bill fosse suo fratello ed è venuto da me a parlare, guardando la faccenda da un punto di vista oggettivo, senza dare ragione ad uno e torto all’altro. Non mi ha giudicata, lui non lo fa mai, e questo devo dire che è uno dei suoi maggiori pregi secondo me: mi prende come sono, senza pretendere chissà cosa.»
«Sì, lo fa con tutti», sorrise Gustav.
«Poi, tralasciando che è sempre pronto a sparare le sue battutine, non è tipo che prende molto in giro. Cioè, sì lo fa spesso, ma scherza e ormai ci siamo abituati.»
«Già.»
«E poi, mamma mia, vogliamo parlare di come tratta Ary?»
«Come mi tratta?», chiesi incuriosita.
«Non so, non ti sei accorta di quanto sia cambiato per te?», mi chiese Bill sorridendo.
«Sì, questo è ovvio, me ne sono accorta.»
«È cambiato davvero tantissimo, l’amore l’ha cambiato, i primi tempi noi non lo riconoscevamo neppure: quando andava in giro per casa canticchiando dopo averti sentita al telefono oppure lamentandosi peggio di Bill quando è depresso, assorbendoci la linfa vitale, quando gli mancavi», disse Georg.
«Sì beh, l’amore fa fare strane cose», ridacchiai imbarazzata.
«Ma è stato un bel cambiamento, a me piace sinceramente questa versione di Tom», annuì Giulia. «Cioè, prima di conoscerlo io lo trovato irritante, con quell’aria da spaccone padrone del mondo e womanizer», si coprì la bocca con la mano per non ridere.
«E poi c’è una cosa che vi siete dimenticati di dire, a proposito di come si comporta con Ary», disse Anto alzando il dito.
«Quale?»
«A parte che la tratta come se fosse la cosa più importante del mondo, è tremendamente geloso di lei!»
«Ah, la gelosia, brutta bestia!», risi portandomi una mano sulla fronte.
Con in sottofondo la bellissima Undisclosed
desires, dei
Muse, presi la mia decisione, della
quale mi sarei presto pentita:
«Voglio pattinare.»
«Ma sei capace?», mi
chiese Bill.
«No.»
«Hai mai provato prima?»
«No.»
«E allora non farlo, non ti
conviene.»
«E perché?»
«Perché questa
è una festa importante, ci sono tutti i maggiori artisti
della Germania e anche i giornalisti! Ti prenderanno tutti in giro se
cadi!»
«Ma che cosa dici! Ti pare che con
tutto questo popò di gente si
mettono a fotografare proprio me che cado?»
«Beh…», Bill
guardò gli amici al suo fianco e incorarono un:
«Sì!»
«E perché
dovrebbero?»
Anto, affianco a me, nella sua tuta Franky
Garage nera con gli elastici
e le scritte gialle, aveva appena finito di infilarsi i pattini, ed era
pronta
per scendere in pista a mostrare a tutti di che pasta era fatta la
fidanzata di
Bill Kaulitz, mentre io ero destinata a rimanere lì essendo
una principiante
che non sapeva nemmeno come si mettevano, quei cavolo di pattini.
«Meglio fotografare personaggi che
si vedono tutti i giorni sui
giornali e in tv, oppure meglio fotografare la ragazza di Tom Kaulitz
che si
umilia di fronte a tutti? Mmm… la seconda è
allettante!», sgranò gli occhi
Bill, come se fosse ovvio un ragionamento del genere. E, oddio, non
aveva tutti
i torti, però…
«E poi, se ti tagli le
mani?», chiese Gustav facendomi venire l’ansia.
Ma no, non potevo cedere!
«Voglio almeno provarci!»
«Ary, sei cocciuta peggio di un
mulo!»
«Lo so!», sorrisi.
«Ok, pronta! Andiamo
Anto!», Giulia prese Anto sotto braccio e si
avviarono verso la pista.
«Ehi, aspettatemi!»,
gridai; loro si girarono e dopo una risatina si
fecero serie, capendo che non stavo scherzando.
«Ma davvero vieni anche
tu?», chiese Giulia allibita.
«Certo che vengo
anch’io, che domande!» Le raggiunsi un
po’ impacciata
e entrai nella pista tenendomi saldamente al bordo di metallo.
«Sei sicura, Ary?», mi
chiese per l’ennesima volta Tom, tenendomi le
mani, lo sguardo preoccupato.
«Ho detto di
sì!»
«Ok. È stato bello
conoscerti, ricordati che anche se mi rifarò una
vita, ti amerò sempre», ridacchiò
stampandomi un bacio sulle labbra al quale mi
spostai offesa. E a causa di quel movimento persi
l’equilibrio e caddi culo a
terra.
«Incominci bene!», rise
Tom, guardandomi.
«Non è divertente. Non
è per niente divertente!», gridai allungando le
mani verso di lui mentre sentivo i jeans bagnarsi al contatto con il
ghiaccio. «È
tutta colpa tua, Tom!»
«Colpa mia?», si
indicò lasciandomi le mani, lasciandomi traballante,
ma per fortuna quella volta caddi in avanti, addosso al bordo, al quale
mi
aggrappai saldamente.
«Sì! E ora stai zitto,
mi devo concentrare.»
«La vedo
male…», mormorò quando iniziai a fare i
primi passi.
«Grazie per
l’incoraggiamento, Tom! Già mi sento una cretina,
in più ti
ci metti tu!»
«Se ti senti una cretina, esci da
lì!»
«No, no, e no! Anto e Giulia dove
sono?», mi guardai intorno,
rischiando ancora di cadere, e le vidi scivolare rapidamente sul
ghiaccio
tenendosi per mano e facendo anche qualche giravolta ogni tanto. Erano
così
sciolte… Io sembravo far parte della pista, un pezzo di
ghiaccio che andava
rimosso!
«Ma come fanno?», mi
lagnai.
«Loro sono capaci, tu
no.»
«Tom! Giuro, allontanati, o ti
tiro una testata che ti fa scordare pure
come ti chiami!», ringhiai, indicandogli di andarsene con la
testa. Lui tirò le
mani di fronte al petto sorridendo e si allontanò, tornando
da Bill, Gustav e
Georg che stavano chiacchierando in un angolo con un bicchiere a testa
in mano.
Le luci si abbassarono ulteriormente e un dj
iniziò a parlare,
indicando le canzoni e gli ospiti della serata, mentre la pista si
illuminava
di tante luci colorate ad intermittenza.
«Su Ary, ce la puoi
fare», mi dissi da sola, facendo un respiro
profondo e staccandomi dal bordo, scivolando piano, lentamente. Per
cinque
secondi ci riuscii, poi dovetti attaccarmi ancora al bordo per non
cadere.
Ringhiai infastidita, pensando che Anto e Giulia si divertivano
spensieratamente
lasciandomi lì come una cretina. Belle amiche!
Ci riprovai e il risultato fu il mio sedere
a terra e dolorante.
«Ehi, ti sei fatta molto
male?», ridacchiò qualcuno dall’altra
parte
del bordo.
«No guarda, mi sono fatta
bene!», gridai alzando il viso e rendendomi
conto di star aggredendo apparentemente senza motivo Timo, il rapper
dei Panik.
«Non ti scaldare! Dai, dammi la
mano.»
Presi la mano che mi aveva offerto e mi
tirai su, notando finalmente il
suo sorriso e i suoi occhi scuri guardarmi divertiti: non
c’era niente da
ridere!
Accanto a lui c’era anche Franky,
con due occhi azzurri da togliermi il
fiato, ma Timo era più… mi era sempre piaciuto un
po’ di più, ecco. Perché
avevo un debole per chi si vestiva a tenda? Mah, misteri della vita.
«Tu… devi essere la
ragazza di Tom Kaulitz, giusto?», mi chiese.
«Esattamente. Hai tirato ad
indovinare oppure prima hai visto che ci
stavamo baciando?», alzai il sopracciglio.
«Che simpatica. Comunque ormai sei
famosa, qui in Germania.»
«Che culo…»,
mormorai. «Menomale che all’inizio doveva rimanere
segreta
la mia identità.»
«Però io non so
comunque come ti chiami», ridacchiò. «So
solo che sei
la ragazza di Tom Kaulitz.»
«Sì, lo so che sono la
ragazza di Tom Kaulitz, non continuare a dirlo!
Mi urta, sai? Io sono Arianna comunque, piacere.»
«Io sono…»
«Timo, il rapper dei
Panik», gli feci il verso.
«Davvero simpatica,
seriamente!»
Scoppiammo a ridere assieme.
«Giulia, basta ti prego, mi fanno
male i piedi.»
«Ok Anto»,
ridacchiò fermandosi con una frenata che grattò
il ghiaccio.
La guardò negli occhi e le sorrise.
«E poi a dir la verità
abbiamo anche perso Ary, poverina.»
«Sì, mi sento
leggermente in colpa.»
«Leggermente?», ridacchiò.
«Leggermente.»
«Dai, io vado a cercarla, tu torni
da Gustav?»
«Yes, baby. A dopo!», le
stampò un bacio sulla guancia e pattinò via
veloce.
Anto si guardò intorno e mi vide
dall’altra parte della pista, si avviò
ma ancor prima di fare un passo venne sbattuta al bordo della pista da
un
ragazzo che passava velocemente assieme ad un suo amico, con il quale
stava
probabilmente facendo una gara.
«Ehi! Guarda dove vai, pirata
della pista!», gridò irritata, sbuffando.
«Ma guarda un po’ te!»
«Scusali»,
ridacchiò una voce alle sue spalle, Anto si girò
di scatto,
spaventata, e si trovò di fronte Strify dei Cinema Bizarre.
«Oddio»,
balbettò arrossendo. «Chi erano quei
due?»
«Uhm… Yu e Shin, mi
pare», corrugò la fronte. «Non ne sono
sicuro,
anche gli altri due sono in giro.»
«E tu non pattini?», gli
chiese avvicinandosi.
«No, sono negato!»
Anto rise coprendosi la bocca, maledicendosi
per gli insulti che aveva
lanciato ai componenti di una delle band che preferiva in assoluto dopo
i Tokio
Hotel.
«Comunque io sono Antonia,
la…»
«Ragazza di Bill Kaulitz, lo so,
ti conosco», ridacchiò stringendole la
mano. «Io sono Strify, il cantante dei Cinema Bizarre,
piacere.»
«Piacere mio!»
«Ehi Giulia!», la
chiamò Bill avvicinandosi al divanetto sul quale si
era seduta per togliersi i pattini. «Anto?»
«Ahm…»,
sollevò lo sguardo su di lui e poi sulla pista illuminata e
piena di gente. «Ha detto che andava a recuperare
Ary.»
«Ragazzi, ho perso di vista
Ary!», gridò Tom appoggiandosi alla spalla
del gemello con il mento.
Bill e Giulia si guardarono preoccupati e
Tom li guardò a sua volta
corrugando la fronte.
«Che
c’è?», chiese.
«Anto aveva detto che andava a
recuperare Ary, tu hai detto che hai
perso Ary, dunque… Anto
dov’è?»
«E Ary,
dov’è? Lei mi preoccupa»,
annuì Tom. «Se cade potrebbe giocare
a Chi butta giù
più persone senza tagliarsi le mani.»
«Una specie di bowling
umano?»
«Esatto.»
«Dobbiamo trovarle
subito!», gridò Bill terrorizzato; Tom
annuì e
Giulia andò ad avvisare Georg e Gustav.
«Non possono essersi
volatilizzate», disse Tom appoggiandosi al bordo
della pista e perlustrandola attentamente con lo sguardo.
«Ma dai, pensavo di
sì», mormorò Bill scuotendo la testa e
sospirando.
«Ecco Ant…»,
disse Tom, ma si bloccò improvvisamente, abbassando il
braccio con il quale la stava indicando, rimanendo a bocca aperta.
«Che cosa?», chiese Bill
seguendo la direzione dello sguardo del
fratello e spalancando la bocca quando vide la sua ragazza parlare
con… con
Strify dei Cinema Bizarre!
«Io lo odio, l’ho sempre
odiato!», gridò, la sua pelle chiara rossa di
rabbia e verde di gelosia: i colori della bandiera
dell’Italia!
«E lì
c’è Ary che sta… parlando con
chi?!», gridò Tom sgranando gli
occhi.
«Oh! Lo conosco, sì!
L’ho visto una volta in tv! É…
è… non mi viene in
mente il nome! È anche una pianta! Timo! Ecco, Timo! Dei
Panik.»
«Ah! Quel rapper da strapazzo!
Adesso vado a pestarlo!»
«Ma no Tom, che fai?!»,
gridò tenendolo per la maglia. «Stanno solo
parlando.»
«Certo, anche Anto e quel biondo
platinato stanno solo parlando, non
cambiare colore.»
«Per me è
diverso.»
«Oh sì, tantissimo! Ma
per favore! Sei geloso almeno quanto me, se non
di più! E se… Ehi», Tom
sogghignò, guardando delle ragazze aldilà della
pista,
che ridevano tra loro.
«Che cosa… Tom, che
cos’hai in mente?», Bill deglutì,
sentendo puzza di
guai.
«Ho un’idea.»
Ecco, per l’appunto: quando Tom
aveva un’idea di solito veniva fuori un
disastro colossale.
«Ho paura a chiedertelo
ma… quale sarebbe?»
«Quelle lì non sono
mica le Fräulein Wunder?»
«Sì…
dovrebbero essere loro.»
«E quindi… Ary e Anto
ci tradiscono con quei due? Noi…»
«No, aspetta. Ary e Anto non ci
stanno tradendo.»
«Ma ci fanno ingelosire, quindi
per me è lo stesso! Dov’ero rimasto? Ah
sì! Loro sono con quei due là? Noi andiamo da
quelle simpaticissime ragazze e facciamo ingelosire loro
due!»
«Ma se ai Comet
dell’anno scorso non hai fatto altro che dire quanto la
cantante fosse antipatica?!»
«Dettagli Bill,
dettagli», sventolò la mano con nonchalance.
«E ora
andiamo!»
«Secondo me è una
grande cavolata e… Ah!», venne strattonato con
prepotenza dal gemello, che gridò: «E
muoviti!»
Lo trascinò dall’altra
parte della pista, facendo tutto il giro, e si
fermarono proprio di fronte a quelle ragazze che appena li videro
smisero di
ridere e li guardarono sorprese e confuse.
«Buonasera!»,
salutò Tom accennando un sorriso malizioso: non era
più
abituato a farlo naturalmente e con altre, soprattutto.
«Guarda chi si rivede»,
ridacchiò Chanty, la cantante del gruppo, i
capelli neri lunghi e mossi sulle spalle, il trucco nero accentuato
intorno
agli occhi verdi che le dava l’impressione di avere uno
sguardo furbo e da gatta,
portandosi le mani sui fianchi.
«Vi siamo mancati?»,
sogghignò Tom.
«Ohssì,
troppo», biascicò Steffi, la bassista, al suo
fianco, in un
vestito grigio con tante stelle colorate, pantacollant blu elettrici, i
capelli
biondi cenere legati sulla nuca e gli occhi verdi truccati con semplice
matita
nera.
«Come siamo carine questa
sera… O siete sempre così? Non l’avevo
mai
notato», continuò Tom a punzecchiarle. Certo che
se continuava così, pensò
Bill, altro che far ingelosire Ary e Anto, loro sarebbero corse
direttamente a
salvarli dal linciaggio.
«Ehm… Come
va?», chiese Bill allontanando Tom.
«Bene, fino ad un momento
fa», rispose con un sorrisetto Chanty, visto
che erano rimaste solo lei e Steffi e le altre due avevano preferito di
gran
lunga dileguarsi e non rischiare di cedere ai loro istinti omicidi
verso loro
due.
Non erano andati molto d’accordo,
in effetti…
«Io mi prendo la mora, tu ti
prendi la bionda», gli sussurrò Tom
all’orecchio facendolo arrossire di botto.
«Allora Chanty, ti brucia ancora
la sconfitta agli ultimi Comet?»,
chiese Tom avvolgendole le spalle con un braccio e portandola via,
lasciandolo
solo con Steffi, che lo guardò incrociando le braccia al
petto.
Bill sospirò e si
spalmò una mano sulla faccia: perché aveva un
fratello così irrimediabilmente idiota?!
«Dai, non può essere
così difficile! Sei un’incapace!»
«Vorrei vedere te!»,
gridai aggrappandomi per l’ennesima volta al bordo
della pista, di fianco a Timo.
«Io sarei centomila volte migliore
di te», annuì saccente.
«Sì, certo! Ma
smettila! Io sarò pure un’incapace, ma almeno ci
provo,
non come te che te ne stai lì a sfottere!»
«Io ho una
dignità», ridacchiò avvicinandosi al
mio viso.
«Uh, già
dimenticavo.»
Gli diedi le spalle e fu allora che lo vidi,
fu allora che vidi Tom con
un braccio avvolto intorno alle spalle di una ragazza che avevo
già visto da
qualche parte ma di cui non ricordavo nulla di quel momento, troppo
scioccata.
«Tom…»,
balbettai guardandolo ridere e sorridere a quella moretta in un
vestitino rosa a pois neri.
Gli occhi iniziarono a pizzicarmi e feci
subito retromarcia,
allontanandomi da Timo, cercando disperatamente di raggiungere
l’uscita di
quella cavolo di pista. Non era possibile, non era possibile che Tom
stesse
facendo quello di fronte ai miei occhi. Perché? Per quale
stupido motivo?
«Ehi, dove vai?», mi
chiese Timo seguendomi da fuori la pista,
preoccupato in viso.
«A farmi fottere»,
mugugnai tirando su col naso.
«Perché?»
«Lasciami stare!»,
gridai rossa in viso, perdendo l’equilibrio e
cadendo malamente sul ghiaccio freddo.
«Ary», disse piano,
sporgendosi verso di me e allungandomi la mano, che
io rifiutai con gesto secco.
Senza rialzarmi gattonai bagnandomi le
ginocchia e le mani, fino ad
arrivare a quella maledetta uscita, trovandomi lo stesso di fronte a
Timo che
mi prese di forza per le spalle e mi tirò su.
«Ti ho detto di lasciarmi
stare», mugugnai scostandomi bruscamente e
camminando impacciata verso un divanetto bianco, nel quale sprofondai e
mi
tolsi i pattini, rinfilandomi le mie amate All Star.
«Ary, che è
successo?», chiese Giulia vedendo le prime lacrime che
solcavano il mio viso. «Tom dov’è? Aveva
detto che ti veniva a cercare!»
«Sì, certo, mi veniva a
cercare! Ha trovato un’altra di suo gradimento,
io posso anche andarmene!», gridai non riuscendo a trattenere
un singhiozzo
soffocato.
«Ma cosa stai dicendo?»
«Ary!», Tom
scostò Giulia e si abbassò di fronte a me, lo
sguardo
preoccupato e dispiaciuto.
«Che cosa vuoi? Torna dalla tua
nuova amica», l’accennai con la testa,
essendo dietro di lui che guardava la scena.
«No! Ary non piangere, io non
volevo…»
«Lasciami.»
«Dai Ary, ti prego!»
«No, ti ho detto di
lasciarmi!», lo spinsi via, liberandomi le mani
dalle sue. «Ma perché l’hai
fatto?», non riuscii a non chiederglielo.
«Ti ho visto con
quello!», gridò Tom indicando Timo che intanto mi
aveva raggiunto e mi stava alle spalle.
«Stavamo solo parlando, non stavo
facendo nulla di male!», gridai. «Sempre
la solita, stupida gelosia! Io non lo so, perché sei
così geloso?! Non ti fidi
ancora di me?! Credi che ti tradisca con il primo che passi?! Hai
sbagliato di
grosso, Tom. Tu non capisci, non puoi capire quanto io… Ah,
è tutto tempo perso
tanto», sbuffai alzandomi e correndo via, senza ascoltare la
sua voce che amavo
chiamarmi e dicendomi di tornare indietro.
Si girò di scatto verso Chanty e
verso Timo e si diresse a passo di
marcia, gli occhi stretti in due fessure e i pugni stretti lungo i
fianchi,
contro di lui, che lo guardò con aria spavalda.
«Tu», gli
puntò il dito contro al petto. «È tutta
colpa tua!»
«Mia?», chiese Timo
ridacchiando. «Sicuro?»
«Certo che ne sono sicuro! Se tu
non ti fossi messo a parlare con lei a
questo punto…»
«Chiudila in una stanza e non
farla più uscire, se la pensi in questo
modo», sollevò le spalle. «Ora devo
andare.»
«No, dove credi di
andare?!», lo prese per il braccio.
«Ovunque, tanto tu non me lo puoi
impedire, visto che ho la coscienza
immacolata, come Ary. Sei tu che ce l’hai sporca.»
Si liberò e se ne andò. Tom
si girò verso Chanty, il viso basso e il collo stretto fra
le spalle.
«Mi dispiace»,
mormorò.
«Non è colpa tua.
È solo colpa mia. Solo ed esclusivamente colpa mia.
Sono un coglione.»
«Ehm…»,
balbettò Bill di fronte a quell’espressione
tutt’altro che
socievole di Steffi. Sospirò e si passò le mani
sul collo, già stufo: al
diavolo Tom e il suo piano!
«Senti, io non c’entro
niente in questa storia. Non voglio far finta di
provarci con te, proprio non ce la faccio. Trovo quest’idea,
che fra l’altro è
solo ed esclusivamente di mio fratello, e si vede, totalmente assurda,
quindi
finiamola qui.»
Steffi lo guardò aggrottando le
sopracciglia e si fece scappare un
sorriso divertito: «Scusa, potresti ripetere? Non ho capito
nulla.»
Bill sorrise sollevato e le
spiegò tutta la storia, da quando avevano
visto le loro ragazze parlare con altri, di come si fossero ingelositi
e di
come Tom avesse avuto quell’idea brillante.
«Ah! Ora è tutto
più chiaro!», ridacchiò. «Tuo
fratello è un po’
stupido, eh?»
«Oh, non un
po’,
lo è tanto!», scoppiò a ridere.
In fondo quella ragazza non era poi
così antipatica, bisognava solo
scioglierla un po’! Era anche molto gentile e anche carina,
se doveva essere
obbiettivo.
Vide qualcuno correre fra la folla a bordo
pista, qualcuno di
estremamente familiare che però aveva il viso rivolto verso
il pavimento. Poi
l’illuminazione, quando riconobbe i vestiti, le scarpe e i
capelli biondi.
«Ary!», gridò
quando gli passai accanto senza fermarmi, anzi
scostandolo come se nulla fosse.
«Bill!»,
gridò Tom, che arrivò poco dopo.
«Che cosa hai fatto?!»,
gli gridò.
«Una cazzata», disse con
il fiato corto.
«Ma dai! Io te l’avevo
detto che era una cazzata la tua idea
geniale!»
«Lo so da me, non ho bisogno che
mi fai la ramanzina!»
«Te la meriti!»
«Scusate se mi intrometto
ma… litigare non serve a niente ora: devi andare
soltanto da lei e chiarire», disse Steffi guardando Tom.
«Ascoltala, è
così che devi fare», le diede man forte Bill,
sorridendole.
«Bene, adesso si è
coalizzato con
«Visto, te l’avevo detto
io che è stupido.»
«Dici tanto, ma anche tu sei
ancora qui, quando dovresti essere a
reclamare la tua donna», gli disse sogghignando, indicando
Anto che parlava
ancora con Strify, ridendo.
«Oh, io lo uccido!»,
gridò incamminandosi verso di loro, furioso,
mentre Steffi se la ridacchiava.
«Ciao!»,
gridò forte Bill, facendo sobbalzare Strify, che lo
guardò da
capo a piedi mentre lui sogghignava superiore.
«Bill!»,
squittì Anto raggiungendolo e lasciandosi prendere per la
vita. Bill la baciò sulla tempia, felice.
«Ti amo, ti amo, ti amo, ti
amo…», le sussurrò
all’orecchio sorridendo.
«Sei qui e mi dici questo
perché eri geloso che parlavo con Strify?»,
gli chiese lei ridendo.
«No! Perché pensi
questo?»
«Perché so che
è così! Ormai ti conosco meglio delle mie
tasche», gli
allacciò le braccia intorno al collo. «E non mi
dici mai che mi ami in
pubblico, se non per dimostrare che sono di tua esclusiva
proprietà», sollevò
il sopracciglio.
«Questo non è
vero.»
«Invece sì,
eccome!»
«Ti dimostrerò che non
è vero», esclamò deciso: Bill Kaulitz
non si
tirava mai indietro se si trattava di scommesse!
«Vedremo»,
sussurrò Anto. «Ma Ary e Tom dove sono
finiti?»
«Ah! A proposito di
loro… è successo un casino.»
«Ossia?»
Bill spiegò tutta la storia anche
a lei, dall’inizio alla fine,
spiegandole anche di Steffi e della sua bravura ad uscire da quella
situazione
prima che fosse troppo tardi, guadagnandosi un grande bacio sulla
guancia.
«Ma Tom è proprio un
idiota colossale!», gridò Anto.
«Sì, ormai lo sanno
pure i muri. Che si fa?»
«Io vado a parlare con Tom, tu vai
a prendere Ary.»
«Ok.»
«È stato bello parlare
con te, Strify. Ci vediamo!», lo salutò Anto con
la mano, prima di schizzare via veloce sul ghiaccio per raggiungere
l’uscita.
Bill lo guardò stringendo gli
occhi a due fessure e puntandogli un dito
contro: «Non ci contare», sibilò
scatenandogli una risatina, prima di andare
via orgoglioso del suo operato.
«Stupido, stupido,
stupido», mugugnai portandomi le mani sulla testa e
tirando su col naso.
Piangere non serviva a niente, ma non potevo
trattenermi: perché non si
metteva in testa che io senza di lui non sarei andata da nessuna parte?
Non ero
così messa male tanto da volermi togliere
l’ossigeno con le mie stesse mani.
«Ary…» Sentii
due mani posarsi sulle mie spalle e le riconobbi subito
come quelle del mio migliore amico, così mi girai e affondai
il viso nella sua
maglia, stringendolo forte a me.
«Non piangere, su»,
mormorò accarezzandomi i capelli.
«Non ce la faccio… Ma
perché, Bill?»
«Tom fa così
perché tiene troppo a te, ormai dovresti
saperlo…»
«Non si fiderà mai,
dunque? Avrà sempre paura che mi possano portare
via da lui? Vivrà sempre con questo timore, con
quest’ansia addosso, fino a
quando non impazzirà e non mi rinchiuderà in una
stanza con tanto di catene ed
allarmi ad infrarossi?»
«Addirittura»,
ridacchiò.
«Io stavo solo parlando con Timo,
non stavo facendo nulla di male…
Appena mi ha visto lui è andato da quella
tizia…»
«Per farti ingelosire a sua
volta», mi spiegò.
«Davvero? Questo era il suo
piano?»
«A quanto pare»,
annuì sollevandomi il viso e asciugandomi le lacrime
con le mani. Mi baciò la fronte e mi tirò su da
terra. «Ora andiamo dentro, fa
leggermente freddo qui.»
«Sono stato un completo idiota,
Anto», scosse la testa, retta dalle
mani.
«Oh Tom…»,
sussurrò abbracciandolo. «Quando si tratta di lei
ti va in
pappa il cervello, non è così?» Lui
annuì debolmente, ricambiando la stretta. «Non
è la fine del mondo, devi solo andare da lei e scusarti,
nulla di più.»
«Sì, penso che lo
farò, grazie Anto», le sorrise. «Ti
voglio bene.»
«Anch’io.»
Si alzò in piedi e nemmeno il
tempo di fare un passo che i nostri
sguardi si incontrarono da lontano, mentre il dj annunciava che il
palco era
pronto per l’esibizione di un paio di rapper tedeschi che non
avevo mai sentito.
Du bist das Girl was mir
zeigt was Liebe heißt
und selbst wenn wir uns streiten bei kriesen
bleibt
Du bist einmalig, du bist das was ich zum Leben
brauch
weil du neben meine auch auf deine Fehler schaust
Du nimmst mich wie ich bin und du bist so korrekt
dein Body, dein Face, alles so perfect
Zu schön um wahr zu sein, flieg mit mir und lass
uns nun diese Tage teil'n
[Tu
sei la ragazza che mi ha mostrato cosa si chiama amore
e perfino quando noi litighiamo
rimani in crisi
Tu sei unica, tu sei quello di
cui la mia vita ha bisogno
perché accanto ai
miei errori guardi anche i tuoi
Tu hai bisogno di me come io di
te e tu sei così corretta
il tuo corpo, la tua faccia,
tutto perfetto
Troppo bella per essere vera,
vola con me e lasciaci adesso condividere questi
giorni]
Fu un colpo al cuore vederlo così
spaesato e dispiaciuto, mentre
muoveva passi lenti verso di me, le parole di quella canzone che
facevano da
colonna sonora.
Sembrava un sogno, sembrava che mi dovessi
risvegliare da un momento
all’altro tanto la mia vista si stava offuscando. Ma forse
erano solo le
lacrime che si accumulavano nei miei occhi, così gonfi di
quell’amore che anche
se avessi voluto allontanare sarebbe sempre tornato, indistruttibile e
tenace
come pochi.
Lo guardai immobile, rigida come un pezzo di
legno, il cervello
scollegato da tutto il resto, e quando mi accarezzò il viso
con le sue mani
grandi, attirandomi a sé, chiusi gli occhi e due lacrime
tracciarono delle
righe leggere sulle mie guance, subito spazzate via da un suo tocco
delicato.
«Scusami piccola mia, io non
volevo combinare tutto questo casino. Mi
dispiace», sussurrò ad un soffio dalle mie labbra.
«Tu sei il ragazzo più
scorretto di questo pianeta», mormorai.
«Perché?»
«Perché ti sei preso
ciò che non avrei mai voluto dare a nessuno, il
mio cuore… e anche se a volte lo strapazzi, non smette mai
di battere per te,
di vivere di te. E non sarai mai tempo perso.»
Ridacchiò e annullò la
poca distanza che ci divideva, appoggiando le
labbra alle mie mentre affondava le mani fra i miei capelli. Mi strinse
così
forte a sé che temetti di non riuscire più a
respirare, io gli strinsi le
braccia intorno al collo ed approfondii io stessa il bacio, lasciando
che ci
trasportasse in un’altra dimensione, nella quale non
c’era tutta quella gente,
ma solo noi due, come un incantesimo.
Flieg mit mir, sei bei mir
Komm sei mein leben
Lass dich geh
Bleib nicht steh
denn du bist mein Leben
Flieg mit mir, sei bei mir
Komm sei mein leben
denn Babe ich brauch dich
[Vola con me, affiancami
Entra nella mia vita
Lasciati andare
Non rimanere
poiché tu sei la mia
vita
Vola con me, affiancami
Entra nella mia vita
poiché piccola io ho
bisogno di te]
«Ti amo», mi
sussurrò.
«Anch’io, idiota che non
sei altro.»
Sorridendo mi prese per mano e mi
portò di nuovo dagli altri: Gustav
che stava abbracciato a Giulia, Georg, Anto e…
«Scusate, ma Bill
dove…?», tentai di chiedere, ma una voce alle
nostre
spalle mi interruppe.
«Fatto pace?»
Ci girammo e io e Tom ci trovammo di fronte
Timo, Steffi e Chanty,
tutti curiosi.
«Come se non aveste visto
nulla», ridacchiò Tom.
«Oh Kaulitz, non pensavo fossi
così un romanticone!», lo prese in giro
Chanty, facendomi ridere; Tom fece una smorfia quando Timo mi fece
l’occhiolino
tirando su i pollici.
«Comunque prima stavo per
chiedere…»
«Ma Bill
dov’è finito?», concluse Tom guardandosi
intorno.
«Ecco, appunto.»
«Boh, me lo domandavo
anch’io», disse Anto venendomi vicina, quando
sentimmo la musica arrestarsi improvvisamente e la voce del dj.
«Ma… ma quello di
fianco al dj è Bill!», gridò Anto.
«Oddio, che vuole
fare quel pazzo?!»
«Ehi! Interrompiamo la musica
perché il qui presente Bill Kaulitz ha un
annuncio da fare!», gridò il dj passandogli il
microfono.
«È matto, è
matto!», si coprì la bocca Anto, sgranando gli
occhi mentre
lui si schiariva la voce.
«Io, ecco… volevo solo
dire ad una persona molto speciale che la amo,
visto che lei, questa persona più che speciale, dice che non
lo dico mai in
pubblico. Ebbene… Anto, ti amo.»
«Oddio»,
scoppiò a piangere girandosi verso di me e abbracciandomi.
«Non devi abbracciare me, ma
lui!», la staccai e la spinsi, lei annuì
tirando su col naso e corse a perdifiato dall’altra parte
della pista, fino a
gettarsi fra le sue braccia.
«Amore»,
mormorò Anto baciandolo con trasporto.
«Ho vinto la
scommessa!», la indicò e le fece una linguaccia.
«Ok, Tom non è
l’unico stupido della famiglia Kaulitz!», disse
offesa,
girandosi.
«Ma… Anto! Io
scherzavo!»
«Sese»,
scoppiò a
ridere abbracciandolo di nuovo.
«È stato imbarazzatissimo quella volta, se ci penso», disse Anto arrossendo sulle guance. «Però sei stato così dolce!», avvolse le braccia intorno al collo di Bill e lo baciò sulla guancia.
«Sì, e Tom è stato un’idiota totale. E non fare la spia, Bill!», gridò Giulia sorridendo; lui sollevò le mani, un sorriso divertito sulle labbra.
«Sì, che poi», disse Georg alzando la mano, «che cosa ti avevamo detto noi, Ary? Il giorno dopo è uscito tutto un photoshop sulle tue cadute sul ghiaccio… Spettacolari.»
«Sì, ti sei fatta riconoscere anche lì!»
«Siamo stati come al solito i protagonisti della serata», ridacchiai. «La fidanzata di Tom Kaulitz e i suoi capitomboli e Bill Kaulitz annuncia il suo amore per la propria ragazza. Erano questi i titoli sul giornale, no?»
«Sì! E David ne è pure stato entusiasta perché quel numero è andato al ruba, ha fatto molta pubblicità e ci siamo resi più simpatici.»
«Alla fine è stata una bella serata: ci siamo fatti dei nuovi amici: i Cinema Bizarre, le Fräulein Wunder e i Panik.»
«Perché, Timo lo senti ancora?», chiese Gustav sporgendosi verso di me.
«Sì, qualche volta.»
«Se Tom lo scopre… rischi il linciaggio!»
«Lo so!», scoppiai a ridere.
Ma il mio Tom, senza la caratterista di essere così geloso, non sarebbe stato lo stesso, e io lo amavo per ciò che era, con pregi e difetti. Tutti gli volevamo bene così com’era e non sarebbe dovuto mai cambiare, o avrebbe rischiato lui il linciaggio.
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Ecco qui, uno dei miei
capitoli
preferiti che dedico solo ed esclusivamente alla mia Ales (il mio green
puck
nonché mio anellino per le dita dei piedi xD che dir si
voglia u.u) Grazie di
tutto, questo capitolo non esisterebbe senza di te (E senza le mie
personali
culate sulla pista di pattinaggio del Forum di Assago xD
Essì amici, Ary sono proprio
io qui -.-“ Che maleeeeee xD)
Un altro capitoletto inedito
tutto per voi per augurarvi un buon Natale *-* e buone feste in
generale.
PS: La canzone che ho
usato in questo capitolo è Flieg mit mir
di TJ
Deluxe feat Delaa, scoperta
per caso su YouTube. E me ne sono innamorata subito! Vi consigio di
ascoltarla, è bellissima u.u
PPS: Mi scuso per i fan dei Cinema Bizarre, dei Panik e delle Fräulein Wunder per l’interpretazione che ho avuto di questi personaggi; non li conosco bene, quindi non sapevo come fare… Li ho scritti come mi sono venuti, come li ho immaginati, e spero che comunque vi siano piaciuti almeno un pochino ^___^
Ringrazio e
straringrazio: layla the punkprincess,
marty
sweet princess e Utopy (Non
posso ancora credere che tu sia qui! Perchè in questo
momento sei qui! Oddio, waaaaaaaaaaaa *-* Comunque tu questo capitolo
l'hai già letto e so che ne pensi xD Ma la recensione la
voglio comunque sennò mi offendo u.u Naaaaaah xD Questo
capitolo è tutto tuo! LUV YA *-*)
Per le recensioni allo scorso
capitolo, e poi ringrazio (Non mi dimentico mai u.u) tutti quelli che
hanno
messo questa ff fra le preferite e le seguite e tutti quelli che
leggono e
basta, senza recensire ^___^ Vi amo tutti allo stesso modo! *-*
Grazie davvero, alla prossima,
vostra
_Pulse_