ATTENZIONE: Da qui in poi Ino si comporterà da “bastarda”, niente di cosi grave ma avviso lo stesso in quanto, essendo il personaggio preferito di alcune persone, esse/i potrebbero rimanerci “male” per questa mia caratterizzazione. Se in ogni caso voleste comunque continuare a leggere siete ben accettate. Baci Eiko.
Qual
è la
scelta giusta?
Casa
di Karin.
“Come sta tuo fratello?” chiese distrattamente Ino
all’altra
bionda.
Temari le lanciò un occhiata fugace di irritazione prima di
risponderle.
“Meglio. E’ appena tornato a casa. Grazie per
l’interessamento.”
Sulle labbra un sorriso finto; come se volesse vedere se Ino si
sentisse un
minimo in colpa per il disinteressamento dei giorni prima.
“Scusa, sai, se non sono riuscita a venire
all’ospedale. Avevo
un impegno inderogabile, tesoro.”
Che scuse finte. Lo si vedeva lontano un miglio; i suoi
occhi era ancora tutti impegnati alla cura della sua manicure e lo
disse con un
tono di voce cosi piatto e inespressivo: sembrava un commento sul tempo.
Temari le piantò gli occhi verdi in faccia, ma lei fece
finta di nulla e continuò a ciarlare di qualche argomento
frivolo; quanto le
avrebbe spaccato quel delicato nasino che si ritrovava?
La trattenne il rumore della boccetta di smalto rosso che si
rovesciava a terra e la vista di Karin che si precipitava fuori dalla
porta.
Incuriosita ma soprattutto preoccupata seguì
l’amica e la
aspettò fuori dal bagno.
“Karin.” Non ottenne risposta.
“KARIN! Va tutto bene?” da dentro si
sentì il rumore di un
conato di vomito.
Dopo poco il rumore dell’acqua che scorreva e infine la
rossa aprì la porta: aveva un colorito pallido, quasi
verdognolo, e due pesanti
occhiaie intorno agli occhi. Non era un belvedere.
“Scusa Tem. E’ da un po’ di giorni che
non mi sento bene;
penso sia un virus intestinale.”
“Non preoccuparti tesoro. Ma ti converrebbe startene un
po’ a
casa a riposare, altrimenti peggiora!”
“Ma va e viene. In pochi giorni mi
passerà” sorrise Karin
all’amica preoccupata.
Poi si sdraiò sul letto e Temari sul pavimento di fronte e
prese a sfogliare una rivista scema per ragazze.
“Come va con Deidara, Ka?” chiese Ino.
“E’ partito.. come vuoi che vada?”
rispose sprezzante la
rossa.
“E che cazzo ne so io?” disse la bionda platino.
“Ve lo detto praticamente cinquanta volte!”
“Ah ecco! Ti rendi conto da sola di quanto sei
petulante.”
La rossa fece per aprire la bocca.
“Dai, calmate le acque ragazze…”
soggiunse Temari per poi
bloccarsi improvvisamente come colta da un’idea fulminante:
la rivista aperta sulle
ginocchia e gli occhi fissi sull’articolo che trattava, gli
occhi verdi
spalancati e la bocca socchiusa in una piccola o. Trenta secondi
però era già
operativa e guardava negli occhi la rossa con occhi preoccupati e
imploranti.
“Ti prego Karin… ti
prego. Dimmi che questo mese ti sono venute le
mestruazioni.”
La rossa ci penso su.
“In verità ho un ritardo di una settimana. Ma non
sono mai
puntuale.” Disse semplicemente.
Ma ora Temari la guardava davvero preoccupata, poi prese il
giornale dalle ginocchia e lo distese aperto in mezzo alla stanza.
AIUTO! SONO INCINTA.
Dieci
semplici sintomi di una possibile gravidanza.(*)
Karin guardò sconvolta il pezzo e non dava segni di
riprendersi.
No! Era impossibile: lei incinta? No, erano solo semplici
coincidenze. La sua mente lavora febbrile alla ricerca di un solo punto
che
smentisse la teoria dell’amica.
Poi sentì il calore di due braccia che la stringevano
all’altezza
del collo: Temari l’aveva abbracciata.
“Dai tesoro. Riprenditi. Non sappiamo ancora se sia vero o
no.”
Le sorrise, un po’ forzatamente ma fece del suo meglio.
“Per esserne sicuri ci vuole solo…” ma
non finì la frase e
sparì in un fruscio di biondi capelli dall’uscio
della porta.
Tornò dieci minuti dopo con in mano una scatoletta
azzurrina: “test di gravidanza” recitava la
confezione; la mise in mano alla
rossa, che non voleva dare segni di ripresa, poi le prese la mano e la
portò in
bagno.
Si chiuse la porta alle spalle e lasciò l’amica
dentro.
“Dai Karin!” la incitò poi da fuori.
Cinque minuti dopo la rossa aprì la porta, con gli occhi
lucidi: non stava piangendo, nonostante ne avesse una voglia matta di
farlo. Temari
intuì il risultato solo guardando l’espressione
dell’amica, ma ne ebbe la
conferma leggendo il risultato che, nero su bianco, stava scritto su
quel
dannato affare.
“Come faccio ora?” chiese la rossa
all’amica.
“Non lo so, tesoro. Vieni di là che ora sistemiamo
tutto.”
O meglio Temari tentava di convincersene. Erano incappate in
un bel disastro.
Ino sentendo i passi alzò gli occhi dal giornale.
“Allora…?”
“Incita” rispose debolmente la rossa.
“Merda!”
L’unica parola appropriata in quella situazione.
Intanto Temari si era seduto sul letto e con un braccio
cingeva le spalle dell’amica.
“E’ di Deidara vero?” chiese Ino.
“S-si. E’ da mesi che vado solo con lui.”
Era già tanto che Karin rispondesse, molte altre ragazze
della sua età sarebbero già scoppiate in pianti,
imprecazioni e altre scenate:
ma che la rossa avesse le palle Ino e Temari lo sapevano già
da tempo.
“E che hai intenzione di fare?”
“Non lo so.” Disse semplicemente, racchiudendo
dentro quelle
tre semplici parole tutta la sua disperazione e il suo disorientamento.
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Ino se ne era andata
già da tempo; dalla finestra entrava la
luce rossa del tramonto.
Karin guardava, sdraiata sul letto, il soffitto.
“Rimango con te stanotte, va bene?” disse
improvvisamente
Temari.
“Certo piccola… anzi grazie!. Sei davvero
un’amica. Come
farei senza di te?”
La bionda sorrise, dandole un bacino sul naso.
“Vado ad avvisare Kankuro che dovrà arrangiarsi
per oggi,
sperando che non dia fuoco alla cucina.”
Alzò gli occhi e uscì sul balcone, cogliendo
l’occasione per
fumarsi una sigaretta.
Intanto Karin si alzò dalla sua postazione e si
avviò allo
specchio e si alzò la maglietta azzurra guardandosi la
pancia ancora piatta.
Che avrebbe fatto ora?
Dentro di lei si stava formando una nuova vita con i geni
suoi e di Deidara, l’uomo che lei amava ma che non amava lei.
A quel pensiero
la sua mente fù invasa dall’immagine di un
piccolino con i capelli rosso fuoco
e gli occhioni azzurri che sorrideva tenero. Automaticamente sorrise
anche lei,
e non si accorse nemmeno dell’amica che le era arrivata alle
spalle e che ora la
abbracciava con una mano posata sulla sua che accarezzava la pelle
liscia della
pancia.
“Ce la faremo. Insieme” e le sorrise nello
specchio,
guardando l’amica con gli occhi lucidi.
Allungò la mano
e spense la luce della abat-jour.
Nel buio della notte alzò di nuovo gli occhi verso il
soffitto, guardando l’elaborato motivo che la luce della luna
creava.
Poi parlò.
“Sai Temari? Non so davvero cosa fare. Mi domando cosa
farebbe una persona ferma e decisa in questa situazione, cosa farebbe
una
persona sicura di sé come dovrebbe essere un capo, una
persona come quella che
ho sempre cercato di essere: un leader che tutti amino e al contempo
rispettino.
E ora mi rendo conto che non lo sono mai stata; a parte la mia
stronzaggine e
il mio non avere peli sulla lingua. Io non sono una persona decisa,
sono fin
troppo istintiva e non ragiono mai: seguo il mio cuore; una persona
dedita al
comando non dovrebbe essere guidata dai sentimenti ma ragionare su
fatti e
emozioni, e lavorarci su, non farsi soggiogare da essi.”
Guardava in alto per evitare che le lacrime cadessero lungo
le guancie.
“Mi sono resa conto che non sarò mai quella che
cerco di
essere. Che stupida ad avere sprecato tutto questo tempo.”
Temari durante il discorso si era voltata verso l’amica, e ne
guardava il profilo del volto: regolare e leggermente rigido.
“Sai cosa ho imparato da poco tempo a questa
parte?” sorrise
leggermente. “Dobbiamo imparare che
non potremmo mai essere uguali ad una persona, perché ognuno
è diverso a modo
suo. Tu sei speciale proprio perché sei cosi: sprezzante,
nervosa e schietta,
seppure dolce e indifesa nei momenti che richiedono ... feroce nei
momenti di
debolezza ma pur sempre unica e speciale ai miei occhi; non dovresti
cercare di
essere diversa da quello che sei. La spontaneità
è uno dei maggiori pregi dell’uomo
e noi, ora, dobbiamo cercare di essere meno artificiose e
più naturali.”
Si guardarono.
“Hai ragione.” Asserì la rossa. Per poi
continuare il
discorso.
“In ogni caso non so se tenerlo o no. Tenerlo
significherebbe dare vita al figlio mio e di un uomo che ho amato con
tutto il
cuore ma che lui non mi ha mai amato; si Temari” disse
rivolta all’espressione
dell’amica “ ho sempre saputo che non mi amava,
nonostante la mia ostinazione a
tentare di conquistarlo e a convincermi che mi amava; guardare negli
occhi mio
figlio potrebbe ricordarmi per sempre di questa ferita non ancora
cicatrizzata.
Abortire significherebbe stroncare la vita del mio
bambino, derivato dal mio amore verso una parte importante
della mia vita: l’unico uomo che ho amato. Sarebbe come
rinunciare a una
parte di me. E davvero.. non so cosa
fare. Qual è la decisione giusta?”
Si voltò verso l’amica, guardandola negli occhi
verdi.
“La decisione giusta non esiste. Esiste solo quella che ti
farebbe stare meglio; ma non posso dartela io, è un qualcosa
che devi sentirti
dentro. Io posso solo dirti che ti starò vicina in ogni
caso: se vorrai tenerlo
ti aiuterò a fargli da baby-sitter, sarò la sua
“zietta”, ti starò accanto
quando partorirai e quando lo crescerai.. ti aiuterò a farlo
diventare isterico
e manesco come la sottoscritta” e accennò a una
lieve risata. “ma se invece
deciderai di non tenerlo allora verrò con te
all’ospedale quando abortirai, ti
starò accanto prima, durante e dopo e non ti
criticherò mai.. qualunque scelta
dovessi fare.”
La rossa sorrise della prova di amicizia che Temari le stava
dando.
“Grazie Temari.”
E l’abbracciò. Si addormentarono cosi, una vicina
all’altra,
a dimostrare che la loro amicizia non era solo a parole.
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Sentì il tonfo di una tazzina che cadeva: si
svegliò di
soprassalto, aprendo di scatto gli occhi per poi richiuderli un secondo
dopo. Grugnì,
rigirandosi tra le lenzuola. Poi gli avvenimenti del giorno scorso le
piombarono addosso come un masso. Si sedette velocemente ed ebbe un
capogiro:
troppo veloce, maledizione!
Si ricordò dell’amica e non vedendola nel letto
intuì che
fosse nella cucina… in quanto si sentivano preoccupanti
rumori.
Si infilò le ciabatte e si avviò alla fonte del
trambusto.
“Buongiorno Karin.”
L’amica la accolse con un sorriso, mentre si adoperava ai
fornelli. La rossa si buttò su una sedia e la
salutò, in uno stato ancora
catatonico. Poi gettò un occhiata al tavolo e si
svegliò improvvisamente.
“Cosa sono questi?” chiese a Temari, alzando un
libro che
recitava “Maternità: istruzioni per
l’uso”.
“Stamattina mi sono svegliata presto e ho deciso di fare un
salto in libreria. Potrebbero essere utili, no?”
La rossa posò il volume indecisa se ridere, o tirarglielo
addosso.
Alla fine borbottando un “lasciamo stare”
afferrò la tazza
di latte che le porgeva la bionda e ne sorseggiò un
po’ mentre guardava la
bionda affaccendarsi tra uno scaffale e l’altro, neanche
fosse una domestica. La
vide alzarsi in punta di piedi e prendere le sigarette posate sulla
mensola e
la bottiglia di wisky che stava accanto.
“Hei! Che stai facendo?” la rossa poggiò
la tazza, stizzita.
“Ti prendo le sigarette e l’alcol. Non puoi
più né fumare e né
bere ora che sei incita e ti tolgo le tentazioni.”
“Già. Mi ero già
dimenticata.” E riprese in mano la tazza.
Mentre Temari rideva guardando l’espressione di Karin alla
vista delle sue amate sigarette requisite dall’amica-padrona.
SPAZIO AUTRICE
Aggiornatoooo *.*
Wa. (: in un mega impeto di
ispirazione ho scritto questo capitolo di getto e spero sia venuto
bene.
COLPO DI SCENA! Karin incinta.
Chissà come finirà.
In ogni caso volevo precisare
una cosa: non essendo informata su maternità e derivati non
so se è possibile
che le nausee vengano dopo due - tre settimane. Se ho fatto una
terribile castronata
chiedo umilmente perdono ç.ç
(*) Che fantasiaaaaa che ho! ._.
in ogni caso è un genere su “Top Girl” e
derivati vari.
Detto questo Ino sarà un po’ più
difficile da far redimere, se si può dire, in quanto la sua assoluta
testardaggine
la porta a rimanere sulle sue idee.. quindi per un po’
aspettati una Ino ancora
bastardella, diciamo. Mentre Temari e Karin avranno un po’ di
rivoluzione
caratteriale. (:
Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto.
Baci Eiko.
senza commentare >.<.