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Autore: Eikochan    26/12/2009    1 recensioni
Il Giglio e le sue amiche. Incontrastate dominatrici della scuola: belle, atletiche, carine e ricche. Tutto quello che si può volere dalla vita? O no?
Peccato che la loro vita perfetta si sgretoli pian piano tra le loro mani. La storia di come riusciranno a far fronte ad amori impossibili, tradimenti, gravidanze indesiderate, la reputazione, l'alcol e le cattive amicizie.
Crescere non è mica una cosa da tutti i giorni, vivere nemmeno! Un'altra fanfiction AU scolastica. Me questa (spero) tratterà temi originali, e diversi dalle altre. Dategli una chance!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Karin, Shikamaru Nara, Temari
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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ATTENZIONE: Da qui in poi Ino si comporterà da “bastarda”, niente di cosi grave ma avviso lo stesso in quanto, essendo il personaggio preferito di alcune persone, esse/i potrebbero rimanerci “male” per questa mia caratterizzazione. Se in ogni caso voleste comunque continuare a leggere siete ben accettate. Baci Eiko.

 

 

Qual è la scelta giusta?

 

 

Casa di Karin.
“Come sta tuo fratello?” chiese distrattamente Ino all’altra bionda.
Temari le lanciò un occhiata fugace di irritazione prima di risponderle.
“Meglio. E’ appena tornato a casa. Grazie per l’interessamento.” Sulle labbra un sorriso finto; come se volesse vedere se Ino si sentisse un minimo in colpa per il disinteressamento dei giorni prima.
“Scusa, sai, se non sono riuscita a venire all’ospedale. Avevo un impegno inderogabile, tesoro.”
Che scuse finte. Lo si vedeva lontano un miglio; i suoi occhi era ancora tutti impegnati alla cura della sua manicure e lo disse con un tono di voce cosi piatto e inespressivo: sembrava un commento sul tempo.
Temari le piantò gli occhi verdi in faccia, ma lei fece finta di nulla e continuò a ciarlare di qualche argomento frivolo; quanto le avrebbe spaccato quel delicato nasino che si ritrovava?
La trattenne il rumore della boccetta di smalto rosso che si rovesciava a terra e la vista di Karin che si precipitava fuori dalla porta.
Incuriosita ma soprattutto preoccupata seguì l’amica e la aspettò fuori dal bagno.
“Karin.” Non ottenne risposta.
“KARIN! Va tutto bene?” da dentro si sentì il rumore di un conato di vomito.
Dopo poco il rumore dell’acqua che scorreva e infine la rossa aprì la porta: aveva un colorito pallido, quasi verdognolo, e due pesanti occhiaie intorno agli occhi. Non era un belvedere.
“Scusa Tem. E’ da un po’ di giorni che non mi sento bene; penso sia un virus intestinale.”
“Non preoccuparti tesoro. Ma ti converrebbe startene un po’ a casa a riposare, altrimenti peggiora!”
“Ma va e viene. In pochi giorni mi passerà” sorrise Karin all’amica preoccupata.
Poi si sdraiò sul letto e Temari sul pavimento di fronte e prese a sfogliare una rivista scema per ragazze.
“Come va con Deidara, Ka?” chiese Ino.
“E’ partito.. come vuoi che vada?” rispose sprezzante la rossa.
“E che cazzo ne so io?” disse la bionda platino.
“Ve lo detto praticamente cinquanta volte!”
“Ah ecco! Ti rendi conto da sola di quanto sei petulante.”
La rossa fece per aprire la bocca.
“Dai, calmate le acque ragazze…” soggiunse Temari per poi bloccarsi improvvisamente come colta da un’idea fulminante: la rivista aperta sulle ginocchia e gli occhi fissi sull’articolo che trattava, gli occhi verdi spalancati e la bocca socchiusa in una piccola o. Trenta secondi però era già operativa e guardava negli occhi la rossa con occhi preoccupati e imploranti.
“Ti prego Karin… ti prego. Dimmi che questo mese ti sono venute le mestruazioni.”
La rossa ci penso su.
“In verità ho un ritardo di una settimana. Ma non sono mai puntuale.” Disse semplicemente.
Ma ora Temari la guardava davvero preoccupata, poi prese il giornale dalle ginocchia e lo distese aperto in mezzo alla stanza.

 


 

AIUTO! SONO INCINTA.

Dieci semplici sintomi di una possibile gravidanza.(*)

 

 
Karin guardò sconvolta il pezzo e non dava segni di riprendersi.
No! Era impossibile: lei incinta? No, erano solo semplici coincidenze. La sua mente lavora febbrile alla ricerca di un solo punto che smentisse la teoria dell’amica.
Poi sentì il calore di due braccia che la stringevano all’altezza del collo: Temari l’aveva abbracciata.
“Dai tesoro. Riprenditi. Non sappiamo ancora se sia vero o no.”
Le sorrise, un po’ forzatamente ma fece del suo meglio.
“Per esserne sicuri ci vuole solo…” ma non finì la frase e sparì in un fruscio di biondi capelli dall’uscio della porta.

 
Tornò dieci minuti dopo con in mano una scatoletta azzurrina: “test di gravidanza” recitava la confezione; la mise in mano alla rossa, che non voleva dare segni di ripresa, poi le prese la mano e la portò in bagno.
Si chiuse la porta alle spalle e lasciò l’amica dentro.
“Dai Karin!” la incitò poi da fuori.
Cinque minuti dopo la rossa aprì la porta, con gli occhi lucidi: non stava piangendo, nonostante ne avesse una voglia matta di farlo. Temari intuì il risultato solo guardando l’espressione dell’amica, ma ne ebbe la conferma leggendo il risultato che, nero su bianco, stava scritto su quel dannato affare.
“Come faccio ora?” chiese la rossa all’amica.
“Non lo so, tesoro. Vieni di là che ora sistemiamo tutto.”
O meglio Temari tentava di convincersene. Erano incappate in un bel disastro.
Ino sentendo i passi alzò gli occhi dal giornale.
“Allora…?”
“Incita” rispose debolmente la rossa.
“Merda!”
L’unica parola appropriata in quella situazione.
Intanto Temari si era seduto sul letto e con un braccio cingeva le spalle dell’amica.
“E’ di Deidara vero?” chiese Ino.
“S-si. E’ da mesi che vado solo con lui.”
Era già tanto che Karin rispondesse, molte altre ragazze della sua età sarebbero già scoppiate in pianti, imprecazioni e altre scenate: ma che la rossa avesse le palle Ino e Temari lo sapevano già da tempo.
“E che hai intenzione di fare?”
“Non lo so.” Disse semplicemente, racchiudendo dentro quelle tre semplici parole tutta la sua disperazione e il suo disorientamento.

̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*' ̄ ̈'*·~-. ̧ ̧,.-~*

 

Ino se ne era andata già da tempo; dalla finestra entrava la luce rossa del tramonto.
Karin guardava, sdraiata sul letto, il soffitto.
“Rimango con te stanotte, va bene?” disse improvvisamente Temari.
“Certo piccola… anzi grazie!. Sei davvero un’amica. Come farei senza di te?”
La bionda sorrise, dandole un bacino sul naso.
“Vado ad avvisare Kankuro che dovrà arrangiarsi per oggi, sperando che non dia fuoco alla cucina.”
Alzò gli occhi e uscì sul balcone, cogliendo l’occasione per fumarsi una sigaretta.
Intanto Karin si alzò dalla sua postazione e si avviò allo specchio e si alzò la maglietta azzurra guardandosi la pancia ancora piatta.
Che avrebbe fatto ora?
Dentro di lei si stava formando una nuova vita con i geni suoi e di Deidara, l’uomo che lei amava ma che non amava lei. A quel pensiero la sua mente fù invasa dall’immagine di un piccolino con i capelli rosso fuoco e gli occhioni azzurri che sorrideva tenero. Automaticamente sorrise anche lei, e non si accorse nemmeno dell’amica che le era arrivata alle spalle e che ora la abbracciava con una mano posata sulla sua che accarezzava la pelle liscia della pancia.
“Ce la faremo. Insieme” e le sorrise nello specchio, guardando l’amica con gli occhi lucidi.

  

Allungò la mano e spense la luce della abat-jour.
Nel buio della notte alzò di nuovo gli occhi verso il soffitto, guardando l’elaborato motivo che la luce della luna creava.
Poi parlò.
“Sai Temari? Non so davvero cosa fare. Mi domando cosa farebbe una persona ferma e decisa in questa situazione, cosa farebbe una persona sicura di sé come dovrebbe essere un capo, una persona come quella che ho sempre cercato di essere: un leader che tutti amino e al contempo rispettino. E ora mi rendo conto che non lo sono mai stata; a parte la mia stronzaggine e il mio non avere peli sulla lingua. Io non sono una persona decisa, sono fin troppo istintiva e non ragiono mai: seguo il mio cuore; una persona dedita al comando non dovrebbe essere guidata dai sentimenti ma ragionare su fatti e emozioni, e lavorarci su, non farsi soggiogare da essi.”
Guardava in alto per evitare che le lacrime cadessero lungo le guancie.
“Mi sono resa conto che non sarò mai quella che cerco di essere. Che stupida ad avere sprecato tutto questo tempo.”
Temari durante il discorso si era voltata verso l’amica, e ne guardava il profilo del volto: regolare e leggermente rigido.
“Sai cosa ho imparato da poco tempo a questa parte?”  sorrise leggermente. “Dobbiamo imparare che non potremmo mai essere uguali ad una persona, perché ognuno è diverso a modo suo. Tu sei speciale proprio perché sei cosi: sprezzante, nervosa e schietta, seppure dolce e indifesa nei momenti che richiedono ... feroce nei momenti di debolezza ma pur sempre unica e speciale ai miei occhi; non dovresti cercare di essere diversa da quello che sei. La spontaneità è uno dei maggiori pregi dell’uomo e noi, ora, dobbiamo cercare di essere meno artificiose e più naturali.”
Si guardarono.
“Hai ragione.” Asserì la rossa. Per poi continuare il discorso.
“In ogni caso non so se tenerlo o no. Tenerlo significherebbe dare vita al figlio mio e di un uomo che ho amato con tutto il cuore ma che lui non mi ha mai amato; si Temari” disse rivolta all’espressione dell’amica “ ho sempre saputo che non mi amava, nonostante la mia ostinazione a tentare di conquistarlo e a convincermi che mi amava; guardare negli occhi mio figlio potrebbe ricordarmi per sempre di questa ferita non ancora cicatrizzata. Abortire significherebbe stroncare la vita del mio bambino, derivato dal mio amore verso una parte importante della mia vita: l’unico uomo che ho amato. Sarebbe come rinunciare  a una parte di me. E davvero.. non so cosa fare. Qual è la decisione giusta?”
Si voltò verso l’amica, guardandola negli occhi verdi.
“La decisione giusta non esiste. Esiste solo quella che ti farebbe stare meglio; ma non posso dartela io, è un qualcosa che devi sentirti dentro. Io posso solo dirti che ti starò vicina in ogni caso: se vorrai tenerlo ti aiuterò a fargli da baby-sitter, sarò la sua “zietta”, ti starò accanto quando partorirai e quando lo crescerai.. ti aiuterò a farlo diventare isterico e manesco come la sottoscritta” e accennò a una lieve risata. “ma se invece deciderai di non tenerlo allora verrò con te all’ospedale quando abortirai, ti starò accanto prima, durante e dopo e non ti criticherò mai.. qualunque scelta dovessi fare.”
La rossa sorrise della prova di amicizia che Temari le stava dando.
“Grazie Temari.”
E l’abbracciò. Si addormentarono cosi, una vicina all’altra, a dimostrare che la loro amicizia non era solo a parole.

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Sentì il tonfo di una tazzina che cadeva: si svegliò di soprassalto, aprendo di scatto gli occhi per poi richiuderli un secondo dopo. Grugnì, rigirandosi tra le lenzuola. Poi gli avvenimenti del giorno scorso le piombarono addosso come un masso. Si sedette velocemente ed ebbe un capogiro: troppo veloce, maledizione!
Si ricordò dell’amica e non vedendola nel letto intuì che fosse nella cucina… in quanto si sentivano preoccupanti rumori.
Si infilò le ciabatte e si avviò alla fonte del trambusto.
“Buongiorno Karin.”
L’amica la accolse con un sorriso, mentre si adoperava ai fornelli. La rossa si buttò su una sedia e la salutò, in uno stato ancora catatonico. Poi gettò un occhiata al tavolo e si svegliò improvvisamente.
“Cosa sono questi?” chiese a Temari, alzando un libro che recitava “Maternità: istruzioni per l’uso”.
“Stamattina mi sono svegliata presto e ho deciso di fare un salto in libreria. Potrebbero essere utili, no?”
La rossa posò il volume indecisa se ridere, o tirarglielo addosso.
Alla fine borbottando un “lasciamo stare” afferrò la tazza di latte che le porgeva la bionda e ne sorseggiò un po’ mentre guardava la bionda affaccendarsi tra uno scaffale e l’altro, neanche fosse una domestica. La vide alzarsi in punta di piedi e prendere le sigarette posate sulla mensola e la bottiglia di wisky che stava accanto.
“Hei! Che stai facendo?” la rossa poggiò la tazza, stizzita.
“Ti prendo le sigarette e l’alcol. Non puoi più né fumare e né bere ora che sei incita e ti tolgo le tentazioni.”  
“Già. Mi ero già dimenticata.” E riprese in mano la tazza.
Mentre Temari rideva guardando l’espressione di Karin alla vista delle sue amate sigarette requisite dall’amica-padrona.

 

SPAZIO AUTRICE

Aggiornatoooo *.*
Wa. (: in un mega impeto di ispirazione ho scritto questo capitolo di getto e spero sia venuto bene.
COLPO DI SCENA! Karin incinta. Chissà come finirà.
In ogni caso volevo precisare una cosa: non essendo informata su maternità e derivati non so se è possibile che le nausee vengano dopo due - tre settimane. Se ho fatto una terribile castronata chiedo umilmente perdono ç.ç

 Note autrice.
(*) Che fantasiaaaaa che ho! ._. in ogni caso è un genere su “Top Girl” e derivati vari.

 Rispondiamo alle recensioni ^^

 Sarataverna: ecco arrivato il nuovo capitolo *.* ti piace?  In ogni caso ad essere sinceri non so nemmeno io se sarà una Shika/Tem o una Shika/Ino. Vado a momenti essendo una mosca grigia. (: in ogni caso spero che continuerai a seguire. Baci Eiko.

 Meg89: maledetti punti di sospensione! Sono un mio assoluto punto debole.. non so da dove è nata, ma ho questa mania di mettere solo due puntini di sospensioni, ad esempio in msn e derivati, che ormai lo faccio inconsapevolmente.. e cosi tanti mi sfuggono quando scrivo ff ç.ç Rimedierò! (:
Detto questo Ino sarà un po’ più difficile da far redimere, se si può dire, in quanto la sua assoluta testardaggine la porta a rimanere sulle sue idee.. quindi per un po’ aspettati una Ino ancora bastardella, diciamo. Mentre Temari e Karin avranno un po’ di rivoluzione caratteriale. (:
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.
Baci Eiko.

 Ringrazio anche chi ha messo nei preferiti: Elisa, midnightx5 e ShikaTema76. Ringrazio anche Only_Me che l'ha messa nei preferiti. E anche chi legge
senza commentare >.<. 

Eiko 



 

   
 
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