La
storia è ambientata in Giappone poco prima che Mark parta
per l'Italia, la ragazza è italiana e si trova lì
per uno scambio culturale, lì conosce il bomber nipponico diventando sua amica.
- Ti devo parlare, vieni con me -.
Lei lo seguì in silenzio.
- Ho preso la mia decisione,… -
Lui era di spalle, si era ripromesso di non guardarla negli occhi o non ci
sarebbe riuscito.
Intanto lei lo osservava: i capelli scuri, un po' lunghi, lasciati andare in
modo selvaggio, le spalle ampie e forti, le braccia scure di sole,dai muscoli
ben torniti,le mani…
Perché stava stringendo i pugni con tanta forza?
- …non posso lasciare le cose a metà… - fece lui ma si bloccò.
Le fredde mani di lei stringevano la sua, si voltò con stupore.
Quegli occhi di ghiaccio fissavano i suoi caldi occhi neri, come se cercassero
una risposta ad una muta domanda.
Lui cercava di controllare le sue emozioni ma non ci riusciva: sentiva il suo
cuore a mille e sentiva che se non avesse fatto qualcosa subito non sarebbe
riuscito a dirglielo, ma il suo corpo non reagiva, non riusciva a togliere la
mano da quelle di lei e quegli occhi erano come una calamita, non riusciva a
staccarli.
Poi lei lo lasciò e abbassò lo sguardo: che avesse trovato la risposta che
cercava?
Non poteva aver capito tutto senza che lui aprisse bocca!
- Ti sto rendendo tutto più difficile, - fece lei - ma volevo che ti calmassi-.
Gli morirono le parole in gola, non riuscì ribattere.
- Sai quando ti arrabbi o sei nervoso, stringi i pugni a quel modo. Io volevo
solo capire se eri arrabbiato, ma a quanto pare è solo una brutta cosa quella
che stai per dirmi - disse lei con calma e serenità, poi sorrise.
Quel sorriso in circostanze diverse avrebbe rischiarato la sua giornata ma ora…
All'improvviso si fece scuro in volto.
- Sto per partire e non ci rivedremo mai più -.
- Si lo so! Non devi preoccuparti per me , non ti disturberò e non posso
permettermi di rivederti - sorrise.
- Cosa? - fece lui stupito.
- Non era quello che stavi per dirmi? Io penso di si. I tuoi occhi sono tristi
e non mentono: non mi vuoi più vedere - sorrise di nuovo.
Silenzio.
Lui rimase senza parole: l'amava con tutto se stesso e non volendolo ammettere
non glielo aveva mai detto, fra loro non c'erano state che parole, eppure lei
lo aveva accettato subito e senza diffidenza, lei lo aveva consolato e
rassicurato, e ora aveva parlato per lui.
La fissò senza parlare, poi si avvicinò e le accarezzò il viso pallido: perché
ora, che tutto era più semplice, stava così male?
Non capì cosa fosse, ma sentì una forte fitta al petto e quel sorriso lo stava
facendo soffrire ancora di più.
- Mi odi? Io non voglio farti soffrire, voglio solo rendere le cose più facili
e il non vederci mi era parsa la soluzione più logica, ma ora… - disse lui.
- Perché dovrei odiarti? Perché sei stato sincero? - lo guardò finalmente negli
occhi.
Non capiva, lui credeva che lei gli volesse un po' di bene, almeno come amica.
Spostò la mano da quel viso candido e la lasciò cadere lungo il fianco.
- Perché… perché mi fai questo? - fece lui - Se ti comporti così non capisco! -
Lei fece finta di non sentirlo e gli si avvicinò, lo prese per il collo della
maglia e si portò il viso scuro di lui alla sua altezza, poi appoggiò la sua
fronte a quella di lui e chiuse gli occhi.
- Mi mancherai! Mi mancherà la tua presenza, il tuo caratteraccio, il tuo viso
e le tue parole, ma io ti voglio bene e sarai sempre nel mio cuore -.
Riaprì gli occhi e sorrise.
- Ricordami anche tu! -
Lei lasciò andare la maglia, ma lui rimase chino a fissarla, poi si rialzò e la
attrasse a sé in un abbraccio più che fraterno.
- Avrai un posto speciale nel mio cuore, stanne certa! Sono sicuro che prima o
poi ci rincontreremo! -
- Dobbiamo rincontrarci! Non puoi lasciare le cose a metà - rise lei.