Capitolo
6
Il
pranzo si svolse
tranquillamente. Gabi e mio padre conversavano ed io ogni tanto
partecipavo. I
maggiori argomenti di cui parlavano erano gli affari e
l’azienda. Che rottura!
Quei due sono proprio uguali! Io spiccicato parola solo quando
parlarono di
scuola e cavalli. Io adoro andare a cavallo. E’ una creatura
affascinante
e molto socievole.
Vado a fare
equitazione ogni martedì e giovedì pomeriggio e
quelle ore che trascorro sono
tra le più belle della mia vita. Il vento tra i capelli, la
sensazione di
volare… mi fa sentire bene.
-Ora
è meglio che vada-
disse Gabi alzandosi da tavola da vero gentiluomo.
-Di
già?- dissi
risvegliandomi dai miei pensieri.
-Purtroppo
devo andare a
fare il mio lavoro, amore. Ci sentiamo stasera al telefono, ok?- disse
dandomi
il bacio sulla guancia.
-Ok.
Allora ciao- dissi.
-Ciao
a tutti- salutò
Gabi.
-A
presto, Gabi- salutò
mio padre vedendolo andare via.
Dopo
un po’, anche papà si
alzò e se ne andò nel suo ufficio come sempre. Ma
stavolta, aveva la faccia
cupa che lo oscurava ultimamente.
Sento
che centra qualcosa
con me. Vuole che venda maggior parte delle mie cose e non ha il
coraggio di
dirmelo subito? Oppure qualcos’altro? In ogni caso, sa che
può contare su di me
e pur di risistemare le cose, sono disposta a sacrificare tutto.
-Bambina
mia, che
cos’hai?- mi domandò Lorena vedendo la mia
espressione pensierosa.
-N-niente,
Lorena. Sono
solo un po’ stanca perché ho fatto le ore piccole
ieri. Io e Uriè non
smettevamo di parlare-
-Sempre
le solite- disse
lei facendo un sospiro.
-Eh
eh...-
-Vai
a riposarti allora.
Ci penserai dopo ai compiti-
-D’accordo-
e me la filai
in camera mia. Non ho voluto far vedere la mia preoccupazione e
perciò l’ho
nascosta dietro l’allegria e la spensieratezza. Non voglio
che sia coinvolta
anche Lorena
Arrivò
sera e precisa come
un orologio, andai da mio padre per sentire che cosa aveva da dirmi.
Entrai
nella stanza e lo
trovai in ansia che sudava freddo. E’ così
terribile quello che sta per dirmi?
-Tesoro,
siediti di fronte a me, per favore- mi disse con sguardo basso.
-O-ok-
rispose esitante e, sedendomi, continuò a parlare.
-Mi
sento un mostro! Mi dispiace infinitamente, figliola mia, per quello
che ti ho
causato-
-Ma…
non capisco, papà. Di che stai parlando?- chiesi sempre
più in ansia.
-Non
ce la faccio! Non ho il coraggio di dirtelo. Vai via, ti prego!- disse
senza
forze. Alla fine non ne ha avuto il coraggio.
-Ma
papà… che cos’hai?-
-Vai
via!- disse con voce più alta.
-D-d’accordo,
papà- sussurrai prossima alle lacrime. Proprio non riuscivo
a capirlo. Prima
voleva parlarmi e adesso mi caccia via. Che cosa aveva da dirmi di
così
terribile da non avere il coraggio di dirmelo?
Uscii
silenziosamente dalla stanza trovandomi Lorena di fronte. Deve aver
sentito la
voce di papà ed è accorsa preoccupata.
-Bambina
mia, che cosa è successo?- mi chiese dolcemente.
-Oh
Lorena!- dissi abbracciandola forte e scoppiando a piangere.
Piangevo.
Piangevo per quel presentimento che stava per risultare reale. Piangevo
per la vigliaccheria
di mio padre.
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Finalmente
è arrivato il giorno che quella mocciosa verrà a
casa mia. Vedrà come la tratterò
bene. Da cosa posso cominciare? Gli faccio pulire i vetri? La cucina o
tutta
casa? Naaaa è una cosa che fanno benissimo le cameriere e
poi goffa, come ho
notato, potrebbe darmi fuoco alla baracca. Meglio trovare qualcosa di
più
punitivo. Ummm… Magari la faccio innamorare di me e poi la
pianto senza pietà? Geniale!
-Ehy
Sulfus!- mi chiama quello scemo di Gas risvegliandomi dalle mie idee
diaboliche.
-Che
vuoi adesso?- dissi mentre mi fumavo una sigaretta in camera mia.
-Non
ti sembra che stia facendo un po’ tardi?-
-Chi?-
-La
ragazza. E’ da più di mezz’ora che hai
mandato la limousine a prenderla-
-E
allora? Forse l’autista sarà andato a fare il
pieno per la macchina prima-
-Io,
invece, ho un sospetto-
-Del
tipo?-
-Non
è che Serafini non è riuscito a dirlo alla
figlia?-
-Cosa?-
dissi alterandomi. Era possibile eccome che fosse così. Quel
vigliacco!
-Emmm…
voglio solo dire che quel vecchiaccio non avendo il coraggio
di…-
-Ho
capito benissimo quello che hai detto, stupido! Quel vecchiaccio!-
Ora
capisco perché tardava a venire. Avevo detto
all’autista di aspettarla fuori ma
se Serafini non gli ha detto niente, un cavolo e tutt’uno!
Mi
alzò di colpo e vedendo l’aria spaventata di Gas,
devo avere anche una faccia
spaventosa.
-C-che
vuoi fare?- mi chiede terrorizzato.
-Vado
a prenderla di persona- dissi avviandomi all’uscita.
-Ma
perché ti interessa tanto quella ragazza? Non ne vale la
pena-
-Stai
zitto, idiota! Ho già detto che farò di tutto per
fargliela pagare e lo farò!-
dissi uscendo e sbattendo la porta.
Presi
la moto e andai come una furia a casa Serafini.
Mi
trovai di fronte all’immensa reggia e entrai dentro casa
senza bussare e
niente. Andai dritto sparato nella stanza della ragazza, dopo un
immensa
ricerca ovviamente. Quella villa era strapiena di stanze. E la trovai.
-C-che
cosa c’è?- mi chiese sorpresa.
-Sbrigati
a preparare la tua roba-
-Ehy!
Ma tu sei il maleducato dell’altra volta-
-Vedo
con piacere che ti ricordi di me. Quindi ti sono rimasto impresso
dopotutto-
dissi malizioso.
-Per
niente!- disse arrabbiata. Con quella faccia contrariata era ancora
più bella.
-Dai
muoviti che sono venuto a prenderti-
-Ma
sei matto? Perché dovrei venire con te? Irrompi in casa mia
e speri che vengo
con te? mai e poi mai!-
-Dovrai
farlo, angioletto. Perché ormai verrai ad abitare a casa
mia. E come vedi, sono
disposto a rompere le porte per avere la mia vincita-
-La
tua vincita?-
-Esatto.
Però ora basta chiacchiere! E ora di andare!- dissi stufo di
parlare. La presi
di peso ignorando le sue proteste e la portai via.
Menomale
che Gas mi aveva raggiunto con la macchina se no avrei dovuto
sopportare quella
scatenata mentre guidavo la moto.
Continua…