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Autore: GFPentium    28/12/2009    1 recensioni
La nuova famiglia Katsuragi sarà alle prese con un nuovo nemico molto più subdolo dei precedenti. Riuscirà l'amore di una famiglia intera ad aiutare Shinji?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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ComeUnCamion024 Capitolo 24 – Arriva la nonna –

Misato era al settimo cielo, infatti in soggiorno stava mostrando ai figli la nuova divisa messagli a disposizione dall’accademia militare dove era appena stata assunta, infatti la donna indossava un’elegante gonna blu lunga fino alle ginocchia, scarpe con poco tacco nere come la cintura, una camicetta bianca, una giacchetta anch’essa blu contornata da bottoni dorati, in testa un cappellino blu ed una borsetta nera con una piccola cinghia. I ragazzi, sul divano, la ammiravano contenti mente esultava:

“Ecco a voi il capitano istruttore Misato Katsuragi.”

Shinji chiese:

“Ti hanno degradato?”

L’allegra risposta non si fece attendere:

“Purtroppo si, però sempre meglio degradata che disoccupata.”

Asuka:

“Dobbiamo farti anche noi il saluto Militare prima di lasciarci la mattina?”

“Ma no cucciola, però ogni tanto un bell’abbraccio lo vorrei.”

Nadia si catapultò sulla madre avvinghiandola con le allegre lamentele di quest’ultima:

“Bechy, non adesso… Dai, mi sgualcisci la divisa nuova.”

Ridendo la castana:

“Sono contenta per te mamma ….”

Poi si rivolse verso i fratelli:

“E voi che fate… non siete contenti per la mamma.”

Asuka:

“Certo che lo siamo.”

“Ed allora che aspettate.”

Infatti dopo pochi secondi Misato era stretta tra i suoi tre tesori dicendogli:

“Siete dei coccoloni.”

Nuovamente la Second:

“Non lamentarti, lo vuoi pure tu.”

“Si, è vero.”

Shinji:

“Mamma, quand’è che inizi?”

“Il giorno dopo il vostro primo giorno di scuola.”

Bechy:

“Davvero… ma dovrai studiare pure tu?”

“No, io faccio studiare gli altri, adesso lasciatemi che salgo in camera così metto via la divisa.”

La donna salì in camera lasciando da soli i ragazzi, ma non rimasero soli per molto, infatti dopo pochi minuti suonarono alla porta ed andò Shinji ad aprire, si trovò davanti una donna magra sui 55 anni, capelli lunghi e lisci di colore scuro, alcuni dei quali erano grigi, inoltre indossava un tailleur blu scuro molto elegante con a tracolla una borsetta nera. Il ragazzo rimase immobile ammirando gli occhi scuri di quella sconosciuta, erano così famigliari, come alcuni lineamenti del viso, il blocco del Third cessò quando la donna molto gentilmente chiese:

“Scusami figliolo, forse ho sbagliato abitazione, volevo sapere se abita qui Misato Katsuragi.”

Shinji rimase basito, ma riuscì a balbettare:

“Si, abita qui.”

“Ed ora è in casa?”

“E’ salita un attimo in camera, se vuole attendere.”

“Allora l’aspetto qui fuori.”

Asuka dal soggiorno:

“Shinji chi è?”

Il ragazzo sempre attonito:

“E’ una persona che cerca la mamma.”

Subito dopo fu distratto dalla stessa madre, la quale, comparendo da dietro di lui, e dopo aver osservato la nuova arrivata, con tono freddo disse:

“Shinji, io esco qualche attimo con questa signora… Voi fate i bravi.”

Il ragazzo:

“Ok, ma chi è?”

“Una persona con la quale devo sbrigare un paio di faccende.”

La donna indispettita:

“Allora Misato, non vuoi presentarmi.”

“No, perché tanto te ne andrai, come hai già fatto.”

“Chi lo dice? Molte cose sono cambiate.”

“Molte si, ma non tutte.”

Arrivarono pure Asuka e Nadia a vedere cosa stesse succedendo e quando la Sixth vide la donna chiese:

“Mamma, chi è questa signora?”

Gelida la risposta di Misato:

“Nessuno tesoro, nessuno.”

Sempre la donna alla porta, con tono di sfida:

“Hai ragione, molte cose sono cambiate. Comunque, ciò non toglie che potresti presentare tua madre a questi ragazzi, visto che ti hanno chiamato mamma.”

Per i tre fu una vera e propria doccia fredda, restarono immobili fino a quando la stessa madre gli ordinò:

“Voi tre filate in camera.”

Il tono di voce usato dalla donna dai capelli di porpora fece capire ai tre Children che era meglio ubbidire, infatti salirono mesti mesti al piano di sopra con Misato ad invitare, anche se un poco sgarbatamente, la madre ad entrare:

“Perché non vieni a parlare in soggiorno, poi faremo le presentazioni.”

Le due si diressero in salotto, ma non sapevano di essere ascoltate dai tre ragazzi, i quali sbatterono la porta di una camera per simulare di esservi entrati, per poi sdraiarsi sul pavimento del corridoio del piano superiore cercando di capire cosa dicessero le due donne ascoltando le loro voci provenienti dalle scale. Prima cosa che poterono udire fu una nervosa Misato recriminare:

“Sei di nuovo qui a ripetere le stesse cose di sette anni fa?”

Con un tono di voce simile:

“No, volevo solo capire come stava la mia sola ed unica figlia, vedo che ti sei data da fare.”

“Ho formato una famiglia… Spero che sia meglio della nostra.”

“Lo spero pure io, ma non puoi incolpare solo me per la nostra situazione.”

“Devo dare tutte le colpe a papà?”

“Non sto dicendo questo, la colpa è stata mia che ho scelto l’uomo sbagliato.”

“A si… e come hai fatto ha prendere un abbaglio del genere?”

“Perché ero giovane ed innamorata.”

“Perché non l’hai lasciato subito.”

“Perché c’eri tu.”

D’un tratto piombò un silenzio mortificante interrotto dalla voce sfiduciata di Misato:

“Perché tutte le volte che ci incontriamo litighiamo e ripetiamo sempre le stesse cose?”

“Perché siamo due zuccone e nessuna delle due vuole cedere di un millimetro dalle proprie posizioni.”

“Quella che non vuole mai cedere sei tu, anche quando non approvasti la mia decisione di entrare a far parte della Nerv.”

Sentendo quelle parole, nella mente di Shinji riecheggiò una parola: Vendetta. Si ricordava ancora quella volta in cui la madre gli aveva confessato il motivo per cui combatteva gli angeli, ovvero per vendicare suo padre assassinato da essi, al ragazzo venne come un fremito e restò li ad ascoltare le due continuare il dibattito, ora toccava l’anziana ribattere e lo fece duramente:

“Senti Misato, ti sei mai domandata perché io non ho mai approvato questa tua decisione?”

“Si, perché eri come papà, non vi importava nulla di me.”

Asuka, Bechy e Shinji sentirono un colpo secco, capirono che una delle due aveva appena dato uno schiaffo all’altra e dopo aver ascoltato le ultime parole dette dalla madre intuirono che era stata proprio lei a riceverlo. Infatti Misato si stava massaggiando la guancia, non riusciva a trovare parole per scusarsi, sapeva di essere andata veramente troppo oltre e dopo qualche attimo riuscì a borbottare indecisa:

“Scusami, non sapevo quello che dicevo.”

“Lo so cara, lo so… La colpa è pure mia, in tanti anni non ti ho mai confessato il motivo della mia ostilità alla tua alla tua scelta… Vedi… Io avevo gia perso tuo padre e non volevo perdere anche te, quando mi dicesti di voler entrare a far parte di quell’organizzazione avente a che fare con gli angeli per me fu come morire… Avevo paura di perderti come tuo padre.”

“Tu cosa ne sapevi?”

“Dimentichi che io ero la moglie del dottor Katsuragi, tuo padre mi diceva tutto nonostante le nostre incomprensioni… Se fosse stato ancora vivo mi avrebbe dato ragione… Non ti ha salvato per farti ammazzare in un secondo tempo.”

“Per come sono stata dopo, forse era meglio morire.”

“Lo so, quando venni a riprenderti eri come una bambola… in piena afasia… Eri l’unica sopravvissuta a quella spedizione… ed a caro prezzo, la tua ferita sul petto non è niente rispetto a quelle nelle tua testolina… e anche per questo motivo io volevo impedirti di avere a che fare ancora con ciò che mi ha portato via mio marito e che per poco non mi portato via pure te. Tu avevi già sofferto abbastanza, per me non è stato uno scherzo portarti fuori dal tuo stato di chiusura totale verso l’esterno, ma poi ci sono riuscita, tu non te lo ricordi, ma molte notti venivi a dormire con me in preda agli incubi, io ti accoglievo nel mio letto e ti cantavo una ninna-nanna, finalmente dopo un paio d’anni riprendesti a vivere e, passo dopo passo, ti sei ripresa la tua vita fino a che non decidesti di arruolarti.”

Misato era toccata da quelle parole ed a bassa voce:

“Io volevo vendicarmi,volevo sterminare coloro che hanno ucciso papà… ma poi ho capito che dovevo fare altro… Dimmi perché sei qui… Sei qui a ricordarmi ancora il mio passato?”

“No, come ti ho detto sono qui a vedere come stavi. Quando ho saputo che la Nerv era stata sciolta ho ripensato a noi, anche se il ragionamento può sembrare stupido, ora non essendoci più quell’organizzazione non ci sono più motivi per non riallacciare i rapporti, allora dopo qualche mese ho deciso di cercarti.”

“Avrai impiegato un po’ a trovarmi.”

“Si e no, ricordati che ho varie conoscenze.”

“Ma io ero tutelata dalla Nerv per cui ottenere notizie su di me era abbastanza difficile.”

“Dimentichi che io sono una poliziotta e so perseverare, allora ho cambiato pista, infatti ho provato a cercare notizie su Kaji, quando ho saputo del rinnovamento del suo porto d’armi ho cercato il suo domicilio e poi ho visto che abitava con te e altri tre ragazzi, i quali hanno il tuo cognome, la curiosità si è fatta grande in me ed ho deciso di venire a vedere cosa combinavi.”

“Come ti ho detto prima ho formato una famiglia.”

“Pure io sono la tua famiglia.”

“Però te ne sei andata.”

“Lo so, in questo ho sbagliato e sono qui a chiederti perdono.”

Misato nella testa rivisse il giorno in cui trovò l’appartamento che divideva con la madre vuoto e quella lettera, gli tornavano alla mente quelle poche righe:

Scusa Misato, io non posso sopportare di perdere anche te come tuo padre, visto il tuo arruolamento ho deciso di andarmene.

Solo ora la donna dai capelli di porpora capiva cosa volesse dire la madre, infatti si girò verso le scale pensando ai suoi figli e riflettendo sul fatto di perderne solo uno, si accorse che per lei sarebbe stato peggio di morire. Solo ora comprendeva sua madre e dopo esserglisi velati gli occhi, diresse lo sguardo verso la propria genitrice parlandogli emozionata:

“Sai, è vero che per certe cose devi sbatterci il naso, è il solito conflitto tra genitori e figli, gli ultimi non capiscono i primi fino a quando non diventano a loro volta genitori.”

“C’est la vie.”

Il neo-capitano istruttore a fece un ampio sorriso e si gettò tra le braccia della madre sussurrando:

“Sono felice che tu sia tornata.”

“Pure io, ma non sei grande per gli abbracci.”

“Il tuo mi mancava da molto tempo, inoltre devo ricambiare quelli dei miei figli e per una volta voglio essere io ad riceverne.”

“Tesoro, adesso avrò pure il bene di conoscere i tuoi ragazzi?”

Staccandosi Misato:

“Ascolta la cosa è complicata, sappi che quei tre hanno delle storie complicate e tristi.”

“Un po’ come te, forse è per questo che li hai adottati.”

“Non posso darti torto, vorrei chiederti una cosa, magari ti può sembrare precipitoso ed affrettato, però…”

“Però cosa?”

“Ora che ci siamo riappacificate, vorresti fargli da nonna a qui tre?”

Ora era l’anziana ad avere gli occhi lucidi:

“Piccola mia, in questo mi assomigli nelle scelte avventate, figurati se posso dire di no a questa richiesta.”

“Grazie, sai io e Rioji stiamo facendo il possibile per far sembrare questa famiglia una famiglia normale e se ci fosse pure una nonna sarebbe meglio, vedi, tu sei l’unica rimasta, Rioji non ha più i genitori, inoltre sei ancora giovane pure te, io inizierò a lavorare e vorrei che ci fossi te accanto a loro in caso di bisogno.”

Accarezzando la guancia umida della figlia:

“Certo, io sono qui apposta, non preoccuparti.”

“Ok, adesso te li chiamo.”

Infatti Misato alzò la voce:

“Ragazzi, venite a conoscere la nonna.”

I tre dal pavimento del piano superiore fecero un urlo interrogativo:

“La nonna?!”

I Children rotolarono praticamente giù dalla scale e quando furono di fronte alle due subirono un processo, infatti la madre disse:

“Visto il tempo che avete impiegato a scendere vuol dire che non eravate in camera.”

La nonna aggiunse:

“… e considerando il fatto che né io né vostra madre abbiamo sentito le serrature scattare e le porte sbattere deduco che non eravate in camera, ma in corridoio ad ascoltarci.”

La donna dai capelli di porpora:

“La cosa è semplice da capire.”

Nuovamente aggiunse la madre di quest’ultima:

“Direi elementare Misato, elementare.”

Il capitano, guardando il cielo, brontolò:

“Perché il vizio di origliare non riesco a togliervelo.”

Nadia imbronciata:

“Ma come avete fatto a sapere ciò?”

La nonna:

“Semplice, io sono una ispettrice di polizia.”

Misato:

“Ed io un militare… e voi siete in punizione.”

I tre fecero un’espressione tenera con Asuka a dire:

“Ma non puoi metterci in punizione proprio oggi che conosciamo la nonna.”

La madre sbuffò:

“Per stavolta passi, ma alla prossima metterò in conto pure questa.”

I tre tirarono un sospiro di sollievo, sarebbe stata la prima volta che la madre li avrebbe puniti senza sculacciarli e conoscendola non presumevano nulla di buono. D’un tratto Nadia domandò con molta semplicità:

“Scusate, ma cos’è una nonna?”

Nessuno riuscì a dire nulla, infatti sapevano che per la ragazzina certe cose della vita erano nuove e serviva tempo per spiegarle, solo la madre di Misato riuscì a dire:

“Io sono la mamma della mamma.”

“Una mamma al quadrato.”

“No, la matematica non c’entra, vedi in certi casi sono come una vice-mamma per voi.”

“In pratica ti prendi cura di noi quando la mamma non può.”

“Esatto.”

“E dov’eri finita fino adesso?”

“Vedi io e tua mamma abbiamo litigato, ma ora abbiamo fatto pace.”

“Sono contenta per voi.”

Detto questo la castana abbracciò sinceramente la donna con quest’ultima a parlare confusa per via di quella esuberante dimostrazione d’affetto:

“Hei, calma piccola, non so neppure il tuo nome e mi salti addosso così.”

Misato giustificò la Sixth:

“Lei è fatta così, la mia Bechy.”

L’anziana:

“Misato, vorresti presentarci ora?”

“Sediamoci in soggiorno.”

Dopo pochi attimi i cinque furono seduti in salotto e Misato iniziò le presentazioni:

“Allora, iniziamo per ordine d’età, il più grande è Shinji, ha compiuto quindici anni il sei giugno ed è l’ometto di casa, è un maestro i cucina e sa suonare il violoncello, poi abbiamo Asuka Soryu, compie gli anni il quattro dicembre, proviene dalla Germania ed è l’esperta di moda di casa, poi abbiamo Nadia Rebecca la disegnatrice.”

La matura donna:

“Io invece sono vostra nonna Fujiko, ho 54 anni, sono ispettrice di polizia e sono la mamma di vostra mamma.”

I ragazzi salutarono, infatti Shinji:

“Piacere, sono contento che tu e la mamma vi siate riappacificate.”

“Pure io lo sono caro, spero di conoscervi nel più breve tempo possibile.”

Asuka:

“Lo spero pure io, sai, mi sembra strano avere una nonna.”

Misato:

Ci prenderai l’abitudine.

Fujiko:

“E col tuo lui?”

“Con Rioji… stiamo alla grande, devi vederlo, lui stravede per i ragazzi, li vizia sempre, ha chiesto la mia mano.”

“Tu me lo dici così, lo sai che le madri non vedono l’ora che le figlie si sposino.”

Irritato il capitano istruttore:

“Ma se quanto te l’ho presentato non ti aveva fatto una bella impressione?”

“Di primo acchito è stato così, ma per stare con te tutto questo tempo ed adottare questi tre tesori vuol dire che è un bravo ragazzo.”

Nadia:

“Si, il mio papone è super.”

“La tua amica Ritsuko?”

Misato:

“Ritsuko è la zia di questi tre, pure lei ha adottato una ragazza, tra poco avrà un bambino, si sta per sposare con un medico chirurgo.”

“Ha puntato in alto vedo.”

“Beh, diciamo che si sono trovati, per loro è stato un colpo di fulmine ed ora stanno per diventare genitori una seconda volta.”

La donna dai capelli di porpora sospirò per poi gridare allarmata:

“Mio Dio!!! Oggi veniva ricoverata perché è a termine di gravidanza, io me ne sono completamente dimenticata con tutto questo casino… Dobbiamo andare a trovarla… Dove cavolo è Rioji, ha lui la macchina.”

La nonna:

“Misa-chan, calmati, se vuoi vi porto io con la mia, tu poi chiama Rioji e digli che ci troviamo all’ospedale.”

“Ma mamma, non posso chiederti altro.”

“Calmati, poi è un modo per fare conoscenza, inoltre se per i tuoi figli è loro zia vorrei rivederla… Adesso Zitta e preparatevi.”

In pochi minuti i cinque erano a bordo dell’ammiraglia dell’ispettrice e subito la figlia di quest’ultima fece i complimenti per il veicolo:

“Vedo che te la passi bene per avere in mano un mezzo del genere.”

Fujiko mettendo in moto:

“Non è mia, ma dei contribuenti.”

I tre Children dal divanetto posteriore:

“Cioè?”

“Cioè, questa è a tutti gl’effetti un’auto della polizia.”

Asuka:

“Non mi sembra.”

“Fidati.”

Misato:

“Dimmi una cosa, sei ancora nella stradale?”

Sorridendo la donna e partendo a tutto gas:

“Esatto!”

Quel viaggio fu molto vivace, infatti i Children ebbero la prova che quella donna era la vera madre di Misato sperimentando il suo stile di guida ed in poco tempo furono all’ospedale.
Non impiegarono molto a trovare Ritsuko e come entrarono nella sua stanza ci trovarono pure Rei e Maya con la dottoressa nel letto a rimproverare l’amica:

“Misato, ci avrei scommesso che te ne saresti dimenticata.”

Il capitano si scusò spiegando pure il perché di quella mancanza:

“Ritsuko, sai oggi sono successe due cose importanti, la prima mi hanno assunto all’accademia militare e la seconda… non riesco a dirla…”

Alzò leggermente la voce:

“Mamma, puoi entrare.”

Dalla porta apparve la matura donna che salutò la gestante:

“Ciao Ritsuko, è un piacere vederti in buona forma, anzi in eccellente forma.”

La stessa dottoressa fu molto sorpresa:

“Signora Katsuragi, questa si che è una vera a propria sorpresa.”

“Non sai quella che ho avuto io quando ho saputo di mia figlia.”

“Vedo che avete fatto pace.”

“Si, dopo anni abbiamo deciso di smettere di fare le zuccone.”

“Rioji sarà felice di avere una suocera.”

“Non l’ho ancora visto, non so come la prenderà.”

“Credo che la prenderà bene.”

Misato aggiunse:

“L’ho chiamato e gli ho detto di venire qui, naturalmente non gli ho detto che ora c‘è pure la nonna.”

Infatti dopo pochi minuti apparve per l’appunto l’uomo con una scatola di cioccolatini il quale salutò la paziente:

“Buonasera Ritsuko, Misato mi ha detto di venire qui senza passare da casa, sai che cosa sta combinando?”

Molto allegramente la quasi mamma:

“Girati e lo scoprirai.”

Rioji si girò e poté vedere la propria famiglia al completo con in mezzo ai ragazzi la madre di Misato, la quale, con voce calma proferì:

“Buonasera Rioji.”

L’uomo balbettò ad occhi sbarrati:

“Si… Si… Signora Fujiko… qual buon vento.”

“Sono venuta a vedere come ve la passavate e per far pace con Misato, non sai come sono stata sorpresa di essere diventata nonna per tre volte in un colpo solo.”

“Non so se Misato le ha spiegato tutto.”

“Non proprio tutto, però di tempo ne avremo più in là. Adesso siamo venuti a trovare Ritsuko visto che diventerà mamma.”

Il gruppetto rimase nella stanza ospedaliera fino alla fine dell’ora di visita e successivamente i Katsuragi si diressero in un ristorante a festeggiare il nuovo acquisto, per facilitare gli spostamenti i ragazzi viaggiarono con la nonna, rigorosamente tutti e tre sul sedile posteriore, mentre Misato e Kaji viaggiavano sulla propria vettura. Naturalmente questa disposizione logistica aveva un secondo fine, infatti i due genitori volevano parlare tra di loro da soli, una domanda tormentava l’uomo e subito la esternò alla morosa:

“Misato, come hai fatto a fare pace così alla svelta con tua madre?”

Molto serenamente l’interpellata:

“Mi conosci, lo sai, io sono una impulsiva a volte, è per questo che mi ami.”

“Misato, cerca di essere seria per favore, qui c’entrano anche i nostri figli.”

La donna rispose molto seriamente:

“Oggi mi ha spiegato perché anni fa se ne è andata, non avrebbe sopportato il fatto di potermi perdere come mio padre sapendomi alla Nerv, poi ho pensato ai nostri tre marmocchi… Molte volte penso che se successe qualcosa a solo uno di loro per me sarebbe peggio di rivivere il Second Impact.”

“Non farmi pensare a questa eventualità, se ne mancasse solo uno impazzirei di certo.”

“Inoltre c’è anche un motivo pratico, naturalmente è cosa secondaria.”

“Cioè?”

“Vedi, io riprenderò a lavorare, Ritsuko e Maya diventeranno madri ed in caso di bisogno so che i nostri ragazzi posso contare su mia madre.”

“Loro come l’hanno presa?”

“Bechy bene, gli è subito saltata addosso abbracciandola, pensa, non sapeva neanche cosa fosse una nonna.”

“E’ più che comprensibile da parte sua… Shinji ed Asuka.”

“Non lo so, a casa glielo domando, ma credo bene pure per loro, non vedo dove possano esserci problemi.”

“Neppure io.”

Intanto sull’altra automobile i ragazzi e la nonna si scambiavano domande per far conoscenza ed anche al ristorante continuarono a conoscersi per poi, finita la cena, dividersi per tornare alle proprie abitazioni. Quella sera Misato aiutò i ragazzi ad andare a letto, infatti voleva sapere come l’avevano presa, iniziò con la Sixth che gli rispose allegramente mentre stringeva il suo Spike:

“Sai mamma, sono felice per tre cose, la prima che tu abbia fatto pace con la nonna, la seconda che adesso ho pure io una nonna, anche se non ho ancora capito bene che cosa sia, e per finire sono contenta che tu abbia trovato un lavoro che ti piace.”

“Lo sapevo che tu ne saresti stata euforica… Notte-notte.”

Sprofondando sotto le coperte, la castana:

“Notte-notte.”

La donna passò alla Second, quest’ultima stava finendo di pettinarsi seduta sul letto e fu proprio lei a tirare fuori l’argomento come la madre entrò in camera:

“Certo che quella della nonna mi mancava, come hai fatto a tenercela nascosta per così tanto tempo?”

“Hai sentito pure tu il perché, anche se non dovevi sentirlo.”

“Scusaci, ma la cosa era troppo importante perché tu ci tagliassi fuori così.”

“Allora, che impressione ti ha fatto la nonna?”

“Normale, sai vi assomigliate molto.”

“Lo so, per questo che ogni tanto ci prendiamo a zuccate, che dici, ogni tanto andiamo a trovarla?”

“Certamente, poi si veste benissimo, devo conoscere i suoi gusti.”

“Va bene, adesso a nanna però.”

“Finisco coi capelli e poi vado a letto.”

Misato passò dal suo ometto, lo trovò nel suo letto a leggere un libro e dopo essersi seduta sul fianco del giaciglio gli domandò:

“Che mi dici di tua nonna?”

Svogliata la risposta del ragazzo:

“Devo ancora conoscerla.”

“La prima impressione che ti ha fatto?”

Senza mai distogliere lo sguardo dalla lettura Shinji:

“Normale.”

Misato portò via il libro al figlio per poi dirgli un poco nervosa:

“Senti, vuoi guardarmi mentre ti parlo.”

“Ok, ok, cosa vuoi sapere?”

“Dimmi la verità, che impressione ti ha fatto la nonna?”

“Te l’ho già detto, nulla di speciale.”

“Allora oggi abbiamo allargato la famiglia e tu non sei contento.”

“Sono un po’ deluso.”

Stupita la donna:

“Perché?”

“Perché tu ci hai nascosto di avere ancora la mamma.”

“Lo so, scusami, ma hai sentito pure tu il perché, però hai visto come mia madre ha accettato subito di farvi da nonna a voi tre.”

Facendo un timido sorriso il Third:

“Mi sei sembrata tu quando hai deciso di prenderti cura di me.”

“Vedi che non nulla da preoccuparti, poi che vi siete detti?”

“Niente d’importante, però vuole conoscerci meglio.”

“Che dici se una sera andiamo a trovarla?”

“Certo.”

“Adesso basta leggere, ti sistemo le coperte e poi a nanna.”

“Ok.”

Misato rimboccò le coperte al figlio per poi baciarlo sulla fronte dicendogli:

“Buonanotte, Shinji.”

Il ragazzo borbottò:

“Sai, mi piacerebbe fare pace con mio padre Gendo come hai fatto tu con la nonna.”

“Non preoccuparti, la farai pure tu pace con tuo padre, hai ancora delle cose nella tua testolina da maturare, poi ti sarà facile riappacificarti con lui. Ti svelo una cosa, prima di avere voi io non capivo mia mamma e quello che ha fatto ed oggi, quando mi ha spiegato il perché del suo comportamento, ho pensato a voi e l’ho compresa dopo essere passati più di setta anni e tre figli.”

“Spero che sia come dici tu.”

“Lo è di sicuro, adesso stringi Triky e dormi, se vuoi, il lettone sai dov’è.”

  
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