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Autore: Freedert    29/12/2009    3 recensioni
"Voglio essere libero. E quella lettera mi appare come la chiave di quella porta tanto bramata. Sarà per il mio comportamento abituale, ammetto di non essere molto incline alle pubbliche relazioni, ma diamine! Tutti mi guardano dall’alto in basso, ripetendo sotto voce ‘E’ fuori di senno.’ E allontanano chiunque dall’ingresso della mia gabbia composta da quattro ridicole mura. Pigro, saccente ed estremamente asociale. Così mi descrive quel rincoglionito del mio psicologo. Grazie, ti adoro pure io. Meglio essere me che te, questo è poco ma sicuro. Socchiudo le palpebre, inspirando, calmo, mentre la coda sferza l’aria agitandosi. Sono nervoso, forse un po’ eccitato, e di certo sono pronto alla delusione che mi prospetta il futuro immediato. D’altronde chi vuole un folle nella propria scuola? Nessuno." Mi sono deciso a pubblicarla finalmente, è la prima che scrivo, perciò le critiche sono molto gradite...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il treno viaggiava rapido sui binari diretti a nord, mentre il cielo, prima così azzurro, andava tingendosi di varie tonalità scure.
I ragazzi con me nello scompartimento si chiamavano rispettivamente Hermione Granger  la riccia, Ron Weasley il rosso, Luna Lovegood la bionda, e il ragazzo nero Harry Potter.
Già, Potter… un nome che avevo  già sentito e che rimembravo nella mia memoria, lontano. Dovevo averlo sentito per forza al San Mungo, quella dannata prigione, e tuttavia non ricordavo quando, perché, o in che contesto. Fosse importante, poi…
“E così è il tuo primo anno, eh?” continuò il rosso, distogliendomi dai miei pensieri.
“In che casa speri di andare” mi chiese, mentre avvertii che la bionda non era più concentrata sulla sua rivista, ma sulal mia risposta. Come i presenti del resto.
“mah, non lo so…” risposi cupamente, già conoscendo la risposta: mi rimanderanno a casa...
Il viaggio continuò, tra una chiacchiera e l’altra e ricordai dove ho già sentito il nome “Potter”: l’avevo sentito tempo fa più volte, era il nome del “ragazzo che è sopravvissuto”, dell’ “eletto”, ma anche di una persona considerata quasi più folle di me. E sentivo crescere dentro di me un’affinità unilaterale con quel ragazzo che, al pari di me, sapeva cosa significa essere considerato matto senza un vero motivo.
Si aprì per la seconda volta la porta, e apparvero quattro ragazzi: uno dai capelli castani col viso riempito di pustole che tremava come una foglia, due armadi tutti muscoli e, probabilmente, niente cervello, e, al centro fra questi ultimi due, un ragazzo biondo dai lineamenti affilati.
“Cosa vuoi, Malfoy?” sentii dire dalla ragazza riccia, che venne subito zittita con un rapido insulto.
“Mezzosangue”… Ma d’altronde chi se ne frega se si è per metà babbani, almeno sei del tutto umana, no?
Le parole continuarono a volare, e in breve tempo il moro, il rosso e il biondo tirarono fuori le bacchette lanciandosi fatture senza troppi complimenti, tutte che andarono a segno… Su un gruppo di undicenni che passavano di li, però…
La riccia si alzò subito, e andò a soccorrere i malcapitati  e il ragazzo dai capelli castani mentre i due armadi, che scoprii in seguito chiamarsi Tiger e Goyle, si avvicinavano minacciosamente al ragazzo dai capelli rossi.
Spinto da non so quale istinto, mi alzai e, con un impercettibile movimento di polso, presi il braccio di uno dei due, rigirandoglielo dietro la schiena.
Mi avvicinai al suo orecchi, lasciando intravedere inconsciamente un paio di canini affilati a quel cretino biondo che non sapeva andare in giro senza scorta, e sussurrai un paio di paroline all’armadio immobilizzato con così poco.
“Se non la pianti uno di questi giorni ti invito per cena, sai?” gli dissi, sorridendo minacciosamente e poi lasciandolo andare. Questo subito si rimise in piedi, tremante, e seguendo l’ordine del biondo, si catapultò insieme al compagno fuori dallo scompartimento mentre la riccia tornava dentro allo scompartimento chiudendo la porta, dopo aver guarito il gruppetto di sfortunate matricole.
“Ma quanto sei forte?!” mi domandò subito il rosso, con un sorriso che gli andava da un orecchi all’altro.
“insomma, per spaventare così Tiger ce ne vuole, no? E pure malfoy! Dovevi vedere la faccia che ha fatto!” continuò, ridacchiando, descrivendo la scena all’amica che era fuori a soccorrere i feriti.
“Non ho fatto niente di che…” risposi, conscio della mia reale natura. In fondo, come chimera avevo ereditato anche una forza e una velocità mica da ridere oltre agli istinti incontrollabili e una dieta un po’ più varia del normale…
Ma la cosa che mi aveva sorpreso di più era stata la mia reazione, così diretta e avventata per degli sconosciuti, e, soprattutto, mi aveva sorpreso il fatto che fossi riuscito a mantenere il controllo in ogni singolo gesto.
La bionda, intanto, mi fissava, forse un po’ shockata. Possibile che avesse sentito ciò che avevo detto al ragazzone? No, impossibile… Eppure, continuava a fissarmi con i suoi grandi occhi.
Il viaggio continuò senza altri intoppi, tra chiacchiere e frivoli pettegolezzi da cui mi disinteressai in breve tempo, eclissandomi con la mente fuori dal vetro freddo del finestrino, che vagava in quelle lande buie che il treno stava percorrendo.

♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦

Cosa mi prende? Perché sono intervenuto in una disputa tra perfetti sconosciuti? Non lo so.
Forse è proprio vero ciò che dice quel rincoglionito del mio psicologo: la mia mente è intellegibile anche a me, è la mente di una bestia, irrazionale. No, non te la do vinta, voglio dimostrarti che riesco a integrami, in fondo qualcuno ha creduto in me.
Già, il vecchio rimbambito… Ma sarà davvero così rimbambito? Non lo so, ma non voglio deluderlo prima che lui deluda me.
Il treno continua a viaggiare, scivolando sui binari; di tanto in tanto qualche buca mi fa sobbalzare, ma ritorno subito nella posizione di prima, appoggiato al vetro del finestrino.
‘E così è questo il mondo esterno, eh?’ penso fra me e me, rammentando un periodo in cui avevo avuto addirittura paura di uscire da quelle quattro pareti che mi rinchiudevano. Almeno li ero al sicuro.
Ma ora non ne volevo più sapere, finalmente avevo raggiunto la tanto agognata libertà, e nessuno me l’avrebbe tolta. Manco Dio in persona, quel dio che aveva permesso la mia creazione.
Mi stiracchio leggermente, e volto gli occhi all’interno dello scompartimento: il moro e il rosso stanno giocando a scacchi, il moro perderà in tre mosse, fra parentesi, mentre la bionda continua a fissarmi, sospettosa.
Che vuoi?! Continuo a chiederle nella mia testa, simulando una qualche reazione da parte sua, ma niente. Me lo sento, ha capito il trucco… Ha capito che non sono umano e la cosa mi da fastidio.
Sento il treno rallentare e il panorama immerso nel buio della sera inglese comincia a illuminarsi delle rare luci dei villaggi.
Tutti si alzano e scendono, lasciando li i bagagli. Li imito e atterrò con un piccolo salto sulla banchina gremita di studenti mentre sento alle mie spalle una figura.
Mi giro, mentre dietro di me sento un vocione chiamare le matricole, ma non mi interessa, perché davanti a me c’è un’alta signora dallo sguardo severo.
“Sei tu Blake, giusto?” mi chiede, brevemente, guardandomi forse con un po’ di dolcezza.
“miao” dico sarcastico in risposta, tirando fuori le orecchie per un paio di secondi, orecchie che da quando ero uscito fuori dalla mia stanza avevo tenuto nascoste insieme alla coda.
La donna sorride, e mi fa cenno di seguirla, camminando a passi rapidi su una scorciatoia per il castello.
‘ Bene, mi hanno già rapito’ penso fra me e me, sarcastico, mentre camminiamo nel folto degli alberi per un sentiero secondario, e in breve tempo arriviamo all’immenso castello affacciato sul lago.
Entro nell’edificio, sempre seguendo l’anziana donna che mi porta in una stanzetta angusta, mentre sento gli studenti mobilitarsi in una sala affianco, cicalanti e rumorosi.
Entro nella stanzetta, e trovo altre due persone: un vecchietto dalla lunga barba argentea e un uomo di mezza età dai capelli neri e il naso aquilino.
“Ti presento il preside, Albus Silente, e il tuo futuro insegnante di pozioni” mi dice la signora, mentre io scorro lo sguardo verso i due.
“Insieme all’infermiera della scuola, madama Chips, e al guardiacaccia, Hagrid, sono al corrente della tua situazione Blake, perciò se hai qualche problema rivolgiti pure a me, o a loro. Di qualunque genere si tratti” continua spiccia. Poi, con un rapido cenno di capo si congeda, dicendo che deve assistere i primini alla cerimonia d’apertura.
“Innanzitutto benvenuto, mio caro Blake” inizia poi il vecchio mago, ma subito lo interrompo, incredulo alle mie orecchie.
 “Davvero posso restare?! Non era tutta una montatura questa?!” chiedo, sorpreso e felice, confuso e quasi strabiliato.
“ma certo che non è una montatura, cretino” mi risponde freddamente l’altro uomo mentre mi scruta dall’alto in basso. Eccolo qui, ecco il primo di questo posto a guardarmi male. E oltretutto conosce il mio segreto. La felicità svanisce in fretta, e ritorno il cinico di sempre, sospettoso verso tutti. Eppure… Eppure quel mago anziano… possibile che mi stia sorridendo gioviale? Non me lo spiego, è il primo a farlo così sinceramente.
Abbasso lo sguardo, imbarazzato, e lascio che il Vecchio continui nel suo discorsetto.
“Come ti ha già detto la professoressa Mc. Grannit, se hai qualche problema puoi liberamente rivolgerti a noi. Poi, ti chiedo formalmente di far diventare la tua dieta, la stessa di tutti gli altri studenti, ossia ti chiedo di astenerti dal sangue il più a lungo possibile, nel caso avrai un permesso speciale per andare nei boschi qui intorno. Ma comunque niente sangue umano.” Continua, mentre mi fissa con i suoi profondi occhi azzurri, quasi mi stesse osservando l’animo. Annuisco, convinto e rispondo deciso  “Se voglio sangue ‘umano’ l’unico a mia disposizione è il mio”.
Precisamente” commenta con voce melliflua l’insegnante di pozioni.
Quanto lo odio di già, è una sensazione incredibile: mai provato un odio introverso così a bruciapelo verso qualcuno…
“ Poi” continua Silente “ Ti chiedo di fare attenzione soprattutto all’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure”
“Come forse saprai, Hogwarts da quest’anno è controllata e… beh, abbiamo un rappresentante del ministero nel corpo docenti e sfortunatamente è proprio il docente di quella materia, perciò fai attenzione perché lei potrebbe facilmente scoprire la tua vera natura…”
mi avvisa, continuando a scrutarmi con quei profondi occhi blu. Ma sorreggo lo sguardo di ghiaccio, incapace di sentirmi inferiore a lui in nulla. Lo so, l’orgoglio è una brutta bestia, ma che ci volete fare, in fondo non sono anche io una bestia?
Mi accompagna nella sala grande, accompagnato da quel Severus Piton, ed usciamo da una porticina laterale.
Mi trovo in una sala immensa, dal soffitto stellato e davanti a me vedo quattro immense tavolate.  Ma non faccio in tempo ad osservare meglio il posto che la professoressa altezzosa di prima mi presenta e mi fa cenno di sedermi su quello sgabello al centro del palchetto per essere smistato.
E’ vero, me ne ero scordato, devo essere smistato. Di che casa erano i ragazzi del vagone? Non me lo ricordo, ma spero di finire con loro. Almeno li conosco già un po’…
Mi siedo sul tozzo sgabello, e la donna cala su di me il cappello liso che subito comincia a borbottarmi all’orecchio quanto la mia mente sia strana.
Eccolo, il nuovo psicologo, scappo da uno ed eccone un altro che tenta di entrare nella mia mente. E basta!
‘Abbiamo un rivoltoso, eh? E nemmeno del tutto umano’ mi sussurra all’orecchio, mentre spalanco gli occhi sentendo che già a primo impatto ha capito chi sono.
‘ Vediamo… ah! Hai già conosciuto il trio dei malandrini, eh? Beh, se è così esaudisco il tuo desiderio, ma prima ti do un consiglio’ continua a sussurrarmi, facendomi sobbalzare a un certo punto.
apri il tuo cuore, ma diffida dai più perché saranno ben in pochi ad accettarti in questo mondo’ mi sussurra all’orecchio, prima di gridare un  “corvonero”.
Ma come, mica volevi mandarmi da quel trio? Com’è che esulta un altro tavolo? Poi la vedo, li in mezzo, la ragazza dai capelli biondi che in treno leggeva la rivista al rovescio.
‘E così è per lei che mi mandi li, eh?’ dico mentalmente al cappello che sghignazza, e pochi istanti dopo viene tolto dalla mia testa.
Mi alzo e vado a passo veloce verso quel tavolo esultante per avere un nuovo membro, e già lo so: lo so che quel tavolo di genii potrebbe scoprire da un momento all’altro il mio piccolo segreto. Come gli altri studenti del resto…

 

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nessun commento ç_ç
Va beh, questa volta però vi chiedo una cosa a cui gradirei che rispondiate è_é come credo avrete notato, ho iniziato il capitolo scrivendo al passato, per poi tornare ad usare il presente da quando Blake ritorna ai suoi pensieri. Nonostante io prediliga l'uso dei tempi passati, a mio avviso in questa fanfic introspettiva il presente sta bene anche perchè da il ritmo veloce con cui blake prova le emozioni e pensa, in quel suo vortice di emozioni e sentimenti che prova, cedendo spesso (come vedrete) ai suoi istinti.
Dunque vi chiedo: secondo voi sta bene usare il presente?
Oltre a questo volevo sentire un po' di opinioni in merito, visto che ho deciso di iniziare con una fic di un libro che non ricordo molto e che mi ha appassionato solo in parte (dannata passione per alice in wonderland >.<)
Passo ora a voi la parola, sperando in qualche critica costruttiva ._.' al prossimo capitolo^^

  
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