Winry si guardò attorno debolmente, cercando di distinguere nell'oscurità le sagome delle persone che, come lei, erano riuscite a sopravvivere, ma era tutto troppo buio e non aveva le forze per andare oltre. Affondò la testa tra le ginocchia e lasciò che i lunghi capelli biondi, così ispidi e sporchi, le coprissero il viso stanco. Dischiuse le labbra, per respirare con la bocca e non col naso, evitando così di sentire la puzza di escrementi e sporcizia che infestava quel piccolo rifugio, e cercò di chiudere la mente, di tornare nello stato confuso di dormiveglia dal quale si era svegliata, ma non era semplice.
Non ricordava più da quanto tempo si trovasse rinchiusa là dentro, né quante persone fossero lì insieme a lei, non conosceva i loro volti, solo alcuni nomi e voci sentite. Avvertiva la paura generale farsi densa nell'aria, la percepiva su se stessa e dentro di sé, era una sensazione spiacevole, ma almeno non la lasciava sola.
Provare qualcosa non le permetteva di impazzire.
L'ultima candela si era spenta qualche giorno prima, così come erano finite le provviste. Era probabile che sarebbero morti tutti lì, nessuno si sarebbe preoccupato di loro quando fuori incombeva la guerra.
Da quel piccolo rifugio si potevano udire indistintamente i fischi di bombe e spari, le grida di uomini conosciuti e sconosciuti, di persone care e persone sole, si poteva sentire tutto, tuttavia tutto era sempre così lontano.
Quando la porta si aprì con un sinistro cigolio, Winry affondò ancor più la testa tra le ginocchia, per non lasciar che la luce improvvisa le ferisse gli occhi, e si abbracciò le gambe al petto, per difendersi da quello spicchio di mondo che improvvisamente aveva fatto irruzione nelle tenebre del rifugio. Fu questioni di attimi, che a lei parvero minuti interi, prima che la porta si richiudesse alle spalle del nuovo venuto.
Winry sentì la paura della gente mescolarsi con l'agitazione e la gratitudine, forse c'era ancora qualcuno che pensava a loro, ma lei non alzò gli occhi, troppo stanca per scorgere il viso sconosciuto di un altro militare, come quello che l'aveva strappata via dalla sua casa e l'aveva trascinata lì dentro, dicendole che per sua nonna e per Den non c'era più speranza. Ricordava a malapena ciò che aveva provato nell'apprendere la notizia, a pensarci ora sentiva solo un sordo dolore al petto che si mescolava con il resto, perdendo significato.
Aveva smesso di sperare che fosse tutto una menzogna già da tempo, e non voleva continuare a crearsi futili illusioni quando le ferite nel suo cuore faticavano ancora a rimarginassi.
Adesso non le importava più di nulla se non di una sola cosa.
-Winry? Sei sveglia?-
Ebbe un sussulto al sentire la sua voce.
Winry alzò piano la testa, reticente a credere di non essersela immaginata, e la prima cosa che notò fu una flebile fiammella ardere all'interno di una piccola lampada ad olio posta al centro del rifugio. Portò lo sguardo verso la figura che l'aveva chiamata, cercando di metterla a fuoco.
Aprì le labbra, nel tentativo di dire qualcosa, mentre i suoi occhi cercavano di perforare la parete confusa che la divideva dalla realtà.
-Ed...?-
Sussurrò flebilmente, una timida scintilla di speranza nella voce.
Sentì una mano fredda, dura al tatto, stringere la sua, ma a lei parve un tocco incandescente.
Sorrise flebilmente, ricambiando la stretta con le poche forze che le erano rimaste.
-Sei vivo...-
Era una semplice constatazione senza alcun tono di voce particolare, anche se intrisa di gioia e preghiere accolte.
-Si, sono ancora qui-
Edward le accarezzò il viso con l'altra mano, un gesto dolce per infonderle un po' di calore, e lei fremette di sollievo, socchiudendo gli occhi per accogliere quel contatto tanto desiderato.
-Ho portato delle candele e alcune provviste, penso che dovrete restare qui per un altro pò-
Le disse a bassa voce, muovendosi un po' per metterle sotto la punta del naso qualcosa da mangiare.
-Non è molto buono, ma presto vi faremo uscire-
Winry lo prese meccanicamente e cominciò a divorare con avidità quello che sembrava un pezzo di pane: erano giorni che non mangiava e sentire qualcosa nello stomaco le ridiede un po' di lucidità.
-Perchè non sei venuto prima?-
Chiese con un tremito, incrociando il suo sguardo, puro oro liquido all'ardere di quella timida fiammella.
Edward le si sedette accanto, accarezzandole i lunghi capelli e osservandola attento, per cercare ogni sorta di malore, ma fisicamente lei stava bene, era il resto che andava male.
-Mi hanno dato qualche ora di riposo solo oggi... come stai?-
Le chiese preoccupato, osservando con timore il suo viso sporco e pallido e i suoi occhi lucidi e stanchi.
Winry annuì debolmente, rispondendo con un'altra domanda.
-Al?-
Ed sussultò appena, ma lei non se ne accorse.
-Sta... sta bene-
Inutile darle altre preoccupazioni.
-La nonna... Den... loro sono...-
La voce le tremò e quel dolore sordo, che aveva tenuto gelosamente custodito in un angolo oscuro del suo cuore, riaffiorò ancora.
Edward la tirò piano a sé, tentando di portare via dal suo petto quel dolore indelebile che la faceva soffrire, ma sapeva che non era possibile.
-Lo so, lo so... mi dispiace, Winry-
Le sussurrò tra i capelli, cullandola e prendendo con sé un po' della sua agonia.
Winry si lasciò andare contro il suo petto, scossa dai tremiti e dai timori che non riusciva a domare. Avvertiva distintamente la puzza di sangue sui vestiti del ragazzo, ma non ci fece caso.
Ed la strinse fino a quando lei non smise di tremare, poi la scostò di poco da sé e le guardò il viso, asciugandole quelle timide lacrime che le solcavano il viso.
-Presto sarà tutto finito, te lo prometto-
Le sorrise e posò un bacio a fior di labbra sulla sua fronte, prima di alzarsi in piedi: doveva andare.
Ad un tratto Winry fu invasa dal terrore e gli afferrò automaticamente un braccio, pregandolo con gli occhi di non lasciarla.
Edward la guardò con rammarico, consapevole di non poterla accontentare, e si chinò ancora per accarezzarle affettuosamente la testa.
-Stai tranquilla, tornerò-
Le promise con un sorriso, ma lei non lo lasciò andare.
-Ed... tu mi ami?-
Gli chiese all'improvviso, lo sguardo basso per non scorgere una bugia nei suoi occhi d'ambra.
Edward spalancò un po' la bocca, sorpreso, rimanendo interdetto per qualche attimo, non si aspettava una domanda del genere.
Eppure conosceva bene la risposta.
-Sì... ti amo Winry-
Fece per alzarsi, un peso in meno nel petto, ma la ragazza non lasciò la presa sul suo braccio, non voleva lasciarlo andare, non ancora.
Le aveva fatto piacere sentirsi dire di essere amata e non voleva rinunciare all'unica persona che ancora poteva dirglielo.
-Winry... devo andare-
La supplicò, nonostante in cuor suo sperava in un qualsiasi contrattempo che lo costringesse a restare lì con lei.
Winry alzò gli occhi lucidi su di lui, le labbra leggermente dischiuse nel tentativo di parlare.
-Me lo dirai ancora?-
Edward le sorrise con qualche difficoltà.
-Certo-
La rassicurò, tirando un po' il braccio nella speranza che Winry lasciasse la presa. Doveva andar via in quel medesimo istante o non avrebbe più avuto il coraggio di abbandonarla.
La ragazza lo guardò dubbiosa, sforzandosi di credere alle sue parole.
-Ogni notte?-
Chiese ancora, ben sapendo che altre promesse infrante le avrebbe solo fatto del male.
Edward tirò ancora e la presa scivolò sotto la mano di Winry, si allontanò da lei e non la guardò, colpevole di menzogne.
-Ogni notte-
E si chiuse la porta alle spalle.
Winry abbassò il capo, mentre altre lacrime le rigarono silenziose il viso, consce che non ci sarebbe stata un'altra notte, non più.
Angolo autrice:
Sn in mostruoso ritardo lo so, un pò per l'ispirazione latente e un pò perchè mi hanno staccato la linea ç___ç Sn con il pc di mia zia ora, le devo un grande favore U.U
Allora... so anche che è un'eresia postare qualcosa di così triste durante le feste, ma.... oh, quanto l'ispirazione è macabra è macabra XD
Spero tanto vi piaccia e fi faccio tantissimi auguri di buon Natale! *^*
Purtroppo non posso di nuovo rispondere alle vostre recensioni, nn so per quanto tempo posso ancora usare il pc, mi dispiace ç.ç