Sogni di cartapesta
L'amore è bensì una nebbia sollevata
con il fumo dei sospiri e se questa si dissipi è un fuoco che sfavilla negli
occhi degli amanti e se sia contrariato non è che un mare nutrito dalle lacrime
di quegli stessi amanti. E che cos'altro può mai esser l'amore se non una
follia molto segreta, un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza.
W. Shakespeare
Faceva freddo quel pomeriggio di metà Dicembre, il
vento soffiava forte su Hogwarts e il cielo era scuro mentre prometteva altra
neve, che con ogni probabilità sarebbe arrivata di lì a poche ore. Non un
riverbero di luce, non uno sprazzo azzurro nel cielo, l’inverno si ergeva in
tutta la sua imponenza. Lily Evans si strinse nel mantello e continuò a
guardare il castello dall’alto della sua postazione, ne era certa, Hogwarts le
sarebbe mancata più di qualsiasi altra cosa. Tutto di quella scuola le sarebbe
mancato, e probabilmente al termine di quel suo settimo anno avrebbe anche
pianto, sorrise immaginando la scena, lei in lacrime che abbracciava tutti i
professori e James e Sirius che la canzonavano ridendo. Una mano delicata si
poggiò sul suo braccio distraendola dai suoi pensieri, si girò lentamente
incrociando gli occhi scuri del ragazzo, rimase in silenzio a fissarlo, si
perse in quegli occhi profondi, belli, bellissimi, quegli occhi che aveva
sognato così tante volte e svegliandosi aveva desiderato ardentemente quello
sguardo su di lei, lo sguardo di lui che la perquisiva, la scrutava facendola
sentire indifesa e vulnerabile. “Sirius” mormorò abbozzando un sorriso e il
ragazzo le sorrise, fece un passo avanti e con un braccio le circondò la
schiena poggiando la mano aperta sul suo fianco destro e rimase in silenzio a
guardare il castello, “A cosa pensavi?” chiese improvvisamente, Lily non si
girò a guardarlo, continuò a tenere lo sguardo fisso davanti a lei, perso nel
vuoto, “Alla fine della scuola”, il ragazzo si esibì in un mezzo sorriso, “Già
ti immagino, mentre piangi disperata abbracciando tutti i professori e io e
James ti prendiamo in giro mentre Peter e Felpato ci intimeranno di smetterla”,
Lily sorrise e si girò a guardarlo, “Già” concordò e rimase immobile mentre
Sirius si girava e poggiava lo sguardo su di lei. Sentì un brivido percorrerla
e le guance imporporarsi, sospirò, “Sei bellissima Lils” e lei sorrise
imbarazzata, Sirius faceva sempre così, non aveva problemi nel dirti ciò che
pensava, era schietto in ogni sua parola, in ogni suo gesto, non provava mai
imbarazzo e riusciva a tenere sempre lo sguardo alto mentre diceva qualcosa di
importante, la ragazza fece un passo avanti esitante e si alzò sulle punte
poggiandogli un dolce bacio sulle labbra. Sospiri
lenti che accompagnavano i battiti veloci dei loro cuori. Sirius le
accarezzò gentilmente una guancia e Lily chiuse gli occhi beandosi di quella
piacevole sensazione, il ragazzo si piegò su di lei baciandola di nuovo. Fu un
bacio più intimo sta volta, lei aprì le labbra concedendogli libero accesso,
lingue che lottano disperatamente tra di loro, labbra che bruciano contro
labbra, denti che affondano nella carne morbida, un bacio che sa d’amore, di
passione, di dolore, si staccarono piano rimanendo vicini, “Sa così tanto di
addio”, la voce rauca di Sirius ruppe il silenzio e Lily abbassando il capo
cercò di trattenere un singhiozzo, “Dobbiamo farlo Sirius”, il ragazzo sospirò,
un sospiro sofferto dal sapore amaro, “Mi dispiace” un dolce sussurro, parole
che si persero nel vento di quella sera. E piccoli fiocchi di candida neve
bianca iniziarono a scendere dal cielo poggiandosi sui due ragazzi, neve
soffice e fredda che si posa delicatamente su respiri silenziosi, due mani
strette in una muta speranza e piedi che si allontanano veloci e la neve cade
incessante, coprendo quelle orme e il loro peccato.
***
“James smettila di fumare” sbuffò Lily alzando lo
sguardo dal suo libro di Pozioni, il ragazzo sorrise festoso dando un altro
tiro alla sua sigaretta, “Dai Lils, cosa vuoi che sia una sigaretta ogni
tanto?!?” chiese sorridendo e balzando giù dal bracciolo della poltrona, “Non è
una ogni tanto, ormai sono più di una al giorno” ribattè la ragazza rivolgendogli
un occhiataccia, il Griffindor diede l’ultimo tiro alla sua sigaretta, si buttò sul divano di fianco alla sua ragazza
e si sporse a baciarla, Lily si allontanò, “Ah no, non provarci. Non provare a
baciarmi, puzzi di fumo” disse disgustata e James rise scompigliandole i
capelli con una mano, poi rivolse uno sguardo a Sirius che seduto sulla
poltrona della Sala Comune dei Griffindor leggeva la Gazzetta del Profeta, “Hei
Sirius non è che hai con te del profumo?!?” chiese ironico, il moro alzò gli
occhi dal giornale e rivolse ai due uno sguardo divertito, “Sarebbe inutile
James, la signorina Evans ha sempre la puzza sotto il naso, troverebbe comunque
da ridire”, Lily gli fece una smorfia, “Pensa ai fattacci tuoi Black” disse
secca tornando a concentrarsi sul pesante tomo che stringeva tra le mani, “Dai
Lily non puoi studiare di venerdì sera” disse scocciato James, la ragazza sbuffò,
“Sto facendo quello che dovresti fare tu. E comunque non sto precisamente
studiando, mi sto documentando su qualcosa fuori dal programma”, il giovane
Potter aggrottò le sopracciglia, “Vuoi dirmi che non sono i compiti di
Lumacorno questi?!? Stai approfondendo per conto tuo?”, quando la ragazza annuì
l’espressione di James divenne disgustata, Sirius chiuse con uno scatto la
Gazzetta del Profeta, si lanciò in avanti e in una mossa repentina sequestrò il
libro della ragazza, “Sirius dammelo subito” ordinò Lily balzando in piedi, il
ragazzo rise, “Non ci penso proprio Evans” esclamò lanciando il libro a James
dall’altra parte della stanza che lo afferrò al volo, “James non ti ci mettere
anche tu adesso” sbuffò spazientita la rossa, “Datemi quel libro”, ma i ragazzi
la ignorarono. “Siete due stupidi” dichiarò in fine la Griffindor
imbronciandosi, incrociò le braccia sotto al petto e si diresse a passo spedito
verso il dormitorio femminile. Sirius la guardò andare via e provò un
incredibile voglia di correrle dietro, di baciare le sue labbra imbronciate e
stringerla in un abbraccio, eppure la voce di James lo trattenne, “Dai Lils,
amore vieni qui”, il ragazzo sbuffò e si girò verso l’amico, “Sirius dammi quel
libro” disse secco prendendo il libro al volo e avviandosi lungo le scale del
dormitorio femminile. Lily era lì, sdraiata sul suo letto e
stringeva un libro tra le mani mentre la sua compagna di stanza parlava a
raffica cercando di tranquillizzarla e tra un sorriso e l’ altro dedicava
parole poco gentili a Sirius e James, “Grazie mille Eva” sorrise il giovane
Potter entrando nella stanza, la mora gli fece una smorfia e capendo al volo il
messaggio si alzò di fretta dal letto abbandonando la stanza e chiudendo la
porta dietro di sé. James si schiarì la voce sedendosi sul letto, “Ecco il tuo
libro” esordì porgendo il pesante tomo alla ragazza che sembrò ignorarlo,
“Lily” sussurrò di nuovo lui allungando una mano per sfiorarle il mento e
alzarlo verso di lui, “Sei un idiota James” sputò a quel punto la ragazza
guardandolo negli occhi e lui non potè fare a meno di sorridere, “Lo so”,
rimasero entrambi in silenzio per un po’, in fine il ragazzo prese un profondo
respiro, “Mi dispiace”azzardò, Lily alzò lo sguardo esasperata, “Non è vero. E
non devi dirlo per forza, tanto rimani un idiota comunque”, a quel punto James
non riuscì a trattenere una grossa risata e si piegò a posarle un dolce bacio
sulla guancia, “Ma ti amo”, la ragazza trattenne il respiro e si girò a
guardarlo, in fine sorrise, “Anche io” si arrese sospirando sulle sue labbra
prima di baciarlo e in quel momento seppe con certezza che quella era la
verità.
***
Il silenzio regnava lungo i corridoi della vecchia
scuola interrotto solo dal rumore del vento che creava turbini di neve nella
notte, Lily guardò incanta fuori da una finestra e rimase ad osservare i
fiocchi per un po’, fin quando un rumore la distrasse costringendola a voltare
lo sguardo sulla figura familiare di Sirius che le veniva incontro con il
solito passo urgente e disordinato, rimasero fermi l’uno di fronte all’altro e
si guardarono nel buio di quel corridoio, “Mi sono quasi ammazzato per arrivare
qui, maledette scale della nostra Sala Comune” sospirò e Lily non riuscì a
trattenere un tenero sorriso che le illuminò il volto, gli tese la mano e il
ragazzo l’afferrò stringendola piano e silenziosamente si avviarono lungo il
corridoio, camminando di fianco, con le dita intrecciate e i corpi tanto vicini
da sfiorarsi, mentre i respiri entravano in sincrono e si perdevano in una
dolce melodia. La stanza delle necessità era già lì ad attenderli, invasa da
una dolce atmosfera, nell’aria aleggiava profumo di rose e il grande letto
rotondo dalle coperte colorate era illuminato dalla luce tremula di centinaia
di candele, c’era anche una finestra che regalava una bellissima visuale di
candido bianco. Musica, bassa e leggera che invadeva la stanza e riempiva le loro
orecchie, Sirius non le lasciò la mano, l’attirò a sé e l’abbracciò iniziando
ad ondeggiare al dolce ritmo di quella melodia, rimasero così, abbracciati e
sognanti per un po’, “Come sei romantica” sussurrò improvvisamente lui
nell’orecchio di Lily che lo guardò e rise, della sua risata dolce e
cristallina che invase l’aria e fece sorridere anche lui, “Quello è il tuo
però” mormorò in risposta lei indicando il grande letto che sembrava così in
contrasto con la perfetta atmosfera elegante. Eppure loro erano questo. Lei era
zucchero nella sua distesa di sale e lui era il nero dei suoi sogni a colore,
erano uguali e opposti, erano tutto ciò che potevano essere. Sirius piegò la
testa e iniziò a sfiorarle il collo con le labbra, baci lenti e morbidi, le mani
l’accarezzarono piano, frugando sulla camicia, soffermandosi sui bottoni e
costringendoli a cedere sotto la pressione di quelle mani esperte, il suo
respiro sul collo, Lily rabbrividì, aprì gli occhi lentamente e li fissò nei
suoi, così grandi e profondi, di quel nocciola incredibilmente intenso, i suoi
occhi dolci e protettivi, quegli occhi che spesso aveva visto riempirsi di
scherno e cattiveria, ma che tornati in rifugi amici avevano lasciato che quel
velo scendesse lentamente rivelando nient’altro che la loro bellezza. Lo baciò
con tutto il trasporto di cui fu capace, lo baciò a lungo, giocando con le sue
labbra e lasciando che la sua lingua vagasse ad esplorare ogni singolo angolo
della sua bocca, lo baciò di un bacio dolce e delicato ma a tratti osceno e
folle, lo baciò come solo una donna innamorata bacia. Si lasciò spogliare
piano, mentre le mani di lui vagavano gentili sul suo corpo, ogni centimetro di
pelle sfiorato dalle sue dita delicate prendeva improvvisamente fuoco, ardeva e
la bruciava dentro. La sua mano scese piano e gentile, scostò le mutandine ed
entrò dentro di lei in modo dolce, lei spalancò gli occhi e respirò a fatica,
si costrinse a trattenere i gemiti ma essi scivolarono dalla sua bocca senza
controllo mentre lui si muoveva agile ed esperto dentro di lei. Si aggrappò
alle sue spalle implorando di averne ancora e ancora e ancora, lo guardò quasi
con le lacrime agli occhi mentre lo spogliava con mani tremanti e si lasciava
condurre sul letto, morbido, soffice e incredibilmente caldo. Poggiò i palmi
delle mani sul suo torace e dischiuse le labbra bagnandole con un gesto lento
della lingua, vide la passione ardere nei suoi occhi mentre iniziava ad
accarezzarla di nuovo, sentì la sua mano gentile sfiorarle una guancia, il
mento, scivolare sul collo e posarsi sul seno, lo sentì esercitare una lieve
pressione sul suo capezzolo per poi continuare a scendere e raggiungere di
nuovo la sua intimità. Lo sentì sospirare e muoversi dentro di lei, sentì i
suoi gemiti e le sue preghiere, “Ti prego, ti prego” sospiri smorzati
nell’impeto della passione mentre schiudeva le gambe in un invito silenzioso e
finalmente lo sentì entrarle dentro. Urlò, di dolore e piacere, urlò e artigliò
le sue spalle infilandogli le unghie nella pelle mentre lui si muoveva lento
dentro di lei, una spinta e un’altra ancora, fece scivolare le sue mani piccole
e gentili alla base della sua schiena e lo spinse contro di lei, lo sentì
gemere nelle sue orecchie e sorrise senza fiato mentre insieme raggiungevano
l’apice del piacere, “Lils ti amo” e poi improvvisamente tutto si tinse di
rosso. Rosso, il colore del peccato.
La stanza rimase silenziosa mentre due corpi abbracciati si rifugiavano sotto
il tepore delle coperte, improvvisamente lei si alzò e si girò a guardarlo,
“Cosa c’è?” le chiese Sirius, la ragazza gli regalò un debole sorriso e si alzò
dal letto piegandosi a raccogliere le mutande e il reggiseno malamente buttati
sul pavimento, raggiunse la finestra e passi lenti e misurati e rimase a
guardare i fiocchi di neve turbinare nel cielo, come le sue emozioni in quel
momento. Sentì la sua presenza prima che il corpo caldo del ragazzo aderisse
con il suo abbracciandola da dietro e le mani corsero a circondarle i fianchi
per intrecciarsi sul ventre piatto e rimasero entrambi silenziosi per un po’ a
guardare fuori, “Lo senti?” chiese improvvisamente lei, “Cosa?”, la ragazza
sospirò, “Il nostro odore” e Sirius rimase immobile ad ascoltare e a respirare
quell’odore, il loro, l’unica cosa che avevano. Poi si piegò a baciarle una
guancia, “Questa sera mi sa davvero di ad…” ma lei lo interruppe, non lo lasciò
finire, si girò tra le sue braccia e gli posò un dito sulla bocca, “Ti prego
non dirlo” mormorò con gli occhi lucidi dal pianto e lui rimase a guardarla, in
fine sospirò, “Lily ho bisogno di saperlo” disse piano mentre gli occhi
vagavano nella stanza per poi tornare su di lei e a quel punto un debole
singhiozzo le sfuggì di bocca, “Non posso farlo Sirius” gemette debolmente,
“Io…io ti amo ma…ma amo anche lui e lui ama me” silenzio, “è con James che devo
stare” e il ragazzo aumentò leggermente la presa sui suoi fianchi mentre la sentiva
scivolare via, come se volesse trattenerla, come se potesse fermarla e tenerla
stretta a sé ancora per un po’ o forse per sempre. Ma una salda stretta non
basta a tenere una persona e mentre la neve lentamente cessava di cadere lei
scivolò via.
***
James ci aveva pensato per tutta la notte, si era
rigirato nel letto non riuscendo a prendere sonno e aveva stretto convulsamente
la piccola scatola sotto il cuscino, per questo quella mattina mentre entrava
in Sala Grande e si dirigeva a passo spedito verso la sua ragazza con i pugni
stretti e trattenendo il fiato esibiva oltre ad un ostentato coraggio anche due
enormi occhiaie che lo facevano sembrare reduce da una qualche strana rissa.
“Lils” esordì, la rossa si girò a guardarlo e il suo sorriso già largo e
luminoso si trasformò in una smorfia di tenerezza, “Buon giorno” disse
dolcemente e guardò perplessa James mentre si inginocchiava davanti a lei, il
ragazzo si schiarì la voce e la guardò negli occhi senza notare il gonfiore e
le occhiaie quasi paragonabili alle sue che erano state furbescamente nascoste
da un piccolo incantesimo, “Lily Evans” a questo punto ci fu un’altra pausa e
una scarica di terrore parve invaderlo, ma prese un altro sospiro e con un
gesto abile della mano tirò fuori dalla tasca della sua divisa scolastica una
piccola scatolina blu, la fece aprire con uno scatto e la confezione rivelò un
bellissimo anello tempestato di diamanti che cambiavano continuamente colore,
“Vuoi sposarmi?”, l’intera sala rimase in silenzio mentre l’eco di queste
parole risuonava riempendo l’enorme spazio intorno a loro, la rossa spalancò
gli occhi mentre lui trattenne il fiato e rimase immobile ad osservarla. James
avvampò sentendosi in dovere di dire qualcosa per interrompere
quell’imbarazzante silenzio, “Naturalmente non ora. Siamo ancora troppo giovani
per un passo così importante e non credo che il professor Silente abbia voglia
di organizzare un matrimonio qui a scuola ma in un futuro, anche non troppo
lontano spero, vorrei che tu diventassi mia moglie” si bloccò un attimo
prendendo un lungo respiro, “Perché io ti amo Lils e non potrei mai vivere
senza di te”, non ebbe tempo di riprendere fiato perché un debolissimo “Si”
uscì dalle labbra rosee della ragazza che si allargarono veloci in un sorriso e a quel punto l’intera sala scoppiò
in un rumoroso boato, James le infilò l’anello al dito con le mani che ancora
tremavano emozionate e con uno scatto
fulmineo si alzò prendendola tra le braccia, rise, rise sollevato e felice
mentre la baciava e si girò cercando Sirius con lo sguardo. Lui era lì,
appoggiato ad una colonna e si esibiva in un finto sorriso, gli andò incontro dandogli un abbraccio
amichevole e il sostegno di cui aveva bisogno, quello che ogni vero amico sa
darti. Sirius rimase lì a festeggiare con loro, chiassoso come sempre ignorando
la voce di Silente che cercava di calmare tutto quel baccano, si costrinse a
sorridere mentre tratteneva le lacrime e sopprimeva il dolore che era scoppiato
nel suo petto invadendolo e si girò verso quella bellissima ragazza, la ragazza
che amava, quella che bramava di nascosto e sognava tutte le notti, la ragazza
che più desiderava al mondo e l’unica che non avrebbe mai potuto avere e
sorrise nascondendo il dolore. Perché l’amore è fatto di rinunce e dolore e
quando si ama qualcuno bisogna lasciarlo libero di andare. E lui aveva avuto il
coraggio di amarla e lasciarla andare.
FINE
Spazio autrice: Salve cari lettori (nella speranza che ce ne siano), ho scritto questa shot per un contest organizzato da Claheaven&Anfimissi poco tempo fa. Devo dire la verità è la prima volta che scrivo qualcosa sull'old generation e penso che se non avessi partecipato al contest non avrei mai scritto qualcosa del genere. Purtroppo non ho vinto nè mi sono piazzata in classifica ma ho deciso lo stesso di postare questa storia per vedere cosa ne pensate, nella speranza che qualcuno decida di commentarla. Buon anno nuovo a tutti!!!
_EpicLoVe_