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Autore: Malia_    02/01/2010    30 recensioni
Noia.. come ogni lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi “normali”, immobili, o forse il termine adatto poteva essere, sì.. “privi di senso”.. la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione perenne.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Eccoci giunti all'ultimo capitolo di Mid Sun, o meglio l'epilogo di Mid Sun. Se avete dei sospetti su come andrà a finire i vostri sospetti sono fondati :-P. Capitolo a rating arancione però... aiuto, speriamo bene. E così il nostro viaggio nella mente di Edward finisce qui e io vi dico grazie. Mi è piaciuta questa avventura devo proprio confessarvelo. Ho iniziato con estrema difficoltà chiedendomi se ne valesse la pena, se fossi veramente capace di creare la personalità del vampiro Edward come io l'avevo immaginata, come io volevo che fosse: dolce, romantico, passionale, intelligente, unico, tanto uomo, ragazzo con desideri di ragazzo, quanto vampiro nella sua mostruosità di creatura sovrannaturale. L'ho umanizzato moltissimo perchè mi sono chiesta in cosa Bella avesse "modificato" Edward e ho dato una delle tante risposte: lo ha reso umano e l'ha riportato alla vita... insomma avere voglia di vivere in un'eternità fatta di nulla non è mica semplice. Detto questo e fatte le mie ultime considerazioni vi auguro ancora buon anno e vi dico che senza il vostro appoggio e incoraggiamento non ce l'avrei mai fatta a terminare. E ho imparato veramente moltissimo. A non mettere troppi puntini di sospensione, a metterne tre invece che due, a misurarmi con me stessa ed ogni giorno migliorare per cercare di darvi il meglio, per farvi emozionare con me. Se ci sono riuscita non ho fallito e quando non ci sono riuscita beh... imparerò. Non ho certo concluso qui questo viaggio. Dalla Meyer anche ho imparato qualcosa, ne farò tesoro dei suoi insegnamenti, ho finalmente visto i pregi e i difetti di questa scrittrice e proverò anche grazie a lei a migliorarmi. Insomma sono emozionata meglio che vi lasci al capitolo. Un bacione forte e un abbraccio a tutti. Sempre vostra. Malia.

P.S. Non piangete che piango anche io. -.-





Epilogo

Era bellissima, non osavo nemmeno sfiorarla tanto era bella. Ero stregato dalla luce della luna che danzava sul suo viso pallido, non avrei fatto altro che guardarla per tutta la sera del ballo di fine anno. Sapevo che non avrebbe voluto andarci, che odiava questo tipo di feste scolastiche, ma la tentazione di vederla elegante aveva prevalso. Alice aveva fatto un ottimo lavoro, Bella splendeva tra la folla come un angelo del Paradiso, nonostante il gesso alla gamba. Ed era mia…
-A cosa stai pensando? Si è fatto tardi-. Mi chiese dolcemente durante l’ennesimo ballo. Adoravo ballare i lenti con lei, potevo tenerla stretta e farla roteare senza alcuna difficoltà.
- Ripensavo alla tua cieca e immotivata voglia di essere una vampira-. Confessai solennemente facendola sorridere.  Roteammo per la pista del giardino, ormai vuota, i piedi di Bella sopra i miei per evitare che cadesse.
- Edward. Io voglio solo stare con te. Non puoi biasimarmi per questo-. Rispose schiettamente abbracciandomi stretto e guardandomi negli occhi. Le accarezzai la guancia con le labbra fredde, facendola rabbrividire nel gelo serale. Sapevo perfettamente il motivo per cui voleva essere come me, e non mi piaceva. Essere io la causa della sua dannazione… no mai, tassativamente mai.
- Non ne parliamo ancora, piccolina. Hai detto che per ora ti sarebbe bastato starmi vicina in questo modo-. Ma perché avevo ritirato fuori l’argomento? Era la mia paura, il mio chiodo fisso che lei potesse commettere sciocchezze solo per diventare vampira. E io non volevo, non potevo concepirlo, ma quella non era la sera adatta, dovevo rilassarmi.
- Sì, per ora sì. Ma il fatto che io ti voglia per sempre non aiuta. Mi fa paura invecchiare-. Ammise lasciandosi guidare nel ballo. A breve l’avrei riportata a casa, da suo padre, che aveva posto i paletti alla nostra relazione ritenendomi responsabile di ciò che era successo a sua figlia. E aveva ragione, era stata tutta colpa mia. Ma non m’importava di lui, fino a quando avessi avuto la fiducia di Bella, il suo amore incondizionato, avrei dimenticato il resto.
- Non ci pensare, hai solo diciassette anni. È presto per parlare di vecchiaia-. Ribattei sincero sperando che capisse. Sospirò annuendo, ma i suoi occhi si rabbuiarono diventando di nuovo tristi. L’ossessione dell’eternità la stava portando a viverla molto male, l’avevo notato, non mancava giorno che non parlassimo della cosa. Questo non mi piaceva, volevo che lei stesse bene, non che accumulasse pensieri negativi.
- Sì, ma sapere che qualcosa inevitabilmente ci dividerà, non mi dà tregua-. Riprese poi proprio mentre la musica aveva fine. La aiutai a scostarsi da me e insieme camminammo verso una panchina nel giardino della scuola. Quella sera tutto il mondo mi sembrava differente e non era difficile immaginare perché. Entrambi guardammo la luna e le stelle circostanti, nessuno dei due però aveva voglia di parlare. Volevo solo godere della sua presenza accanto a me. La feci abbandonare contro il mio torace, osservando il paesaggio circostante, ma inevitabilmente tornai a guardarla, inevitabilmente attratto dal suo candore. I suoi occhi fissi e tristi nel vuoto mi fecero piangere l’anima, possibile che non riuscisse a capire quanto tutto questo fosse difficile? Non bastava schioccare le dita per essere un vampiro.
- Bella, non voglio rovinare questa sera. In fondo ci siamo divertiti-. Le dissi accarezzandole piano i capelli. Alice le aveva fatto degli splendidi boccoli che le ricadevano sulle spalle, dai riflessi dorati, non avevo mai sentito un profumo più dolce di quello dei suoi capelli. Sapevano sempre di fiori.
- Ci siamo divertiti perché ci sei tu… altrimenti questa notte non avrebbe avuto senso-. Replicò continuando a guardare il panorama notturno che si perdeva nelle luci del parcheggio della Forks High School. La abbracciai circondandole la vita e iniziai a cullarla canticchiandole la mia ninna nanna. Era strano come ogni sua parola riuscisse a donarmi piacere, un compiacimento sottile che mi rendeva fiero di essere il suo ragazzo. Non  ne capivo esattamente il motivo, ma i suoi complimenti mi piacevano.
- E’ una tappa fondamentale della tua vita, non farmelo ripetere-. Conclusi  cercando il suo sguardo che era tornato alle luci del ballo. I nostri occhi si incontrarono sorridenti e io capii che Bella non aveva alcuna intenzione di cedere. Voleva a tutti i costi l’eternità, come non aveva molta importanza.
- E tu sei tutta la mia vita, Edward. Il paragone non sussiste. Non continuiamo a parlarne per favore-. Tagliò corto con voce scocciata facendomi scoppiare a ridere. Era cocciuta, terribilmente testarda, ma proprio per questo la adoravo. Il suo desiderio di stare con me era così forte che non riusciva a vedere la verità che si celava dietro l’essere vampiro.
- Basta, non voglio litigare questa sera con te Bella-.  Bisbigliai baciandole il capo e scostandola da me leggermente. Rabbrividì nell’aria fredda della sera, o forse ero stato io con le mie mani gelide sulle sue spalle ad aver provocato quel fremito, ma non avrei mai potuto saperlo. Quella notte noi eravamo solamente Edward e Bella al ballo di fine anno, non un vampiro e un essere umano. Cosa avrebbe fatto un ragazzo umano con la propria ragazza al ballo?
- Piuttosto… cosa si fa ad un ballo di fine anno umanamente parlando? Cosa fanno solitamente i ragazzi dopo aver ballato?-. Le domandai incuriosito. In fondo era la prima volta anche per me, non mi ero mai interessato a festicciole di quel tipo, proprio perché ero solito stare lontano da compagnie umane, soprattutto femminili. Bella si irrigidì cambiando colore e diventando tutta rossa, ma sulle prime non capii. Non mi sembrava di aver detto nulla di sbagliato, ma ripensando ai pensieri degli uomini in sala mi voltai imbarazzato verso la finta fontana costruita per l’occasione in giardino. “Bella prova campione… dieci punti per l’idiozia”.
- Emh, ops, scusa-.  Farfugliai tentando di recuperare un po’ di contegno. Non che mi sarebbe dispiaciuto trovare un posto isolato dove baciarmi con lei, anzi, era tutta la sera che non pensavo ad altro che ad assaggiare le sue labbra scarlatte delineate dal rossetto scuro. Ma comunque i pericoli incombenti erano molto più importanti delle usanze umane.
- Niente… emh. Che ne dici invece di riportarmi a casa? Forse è ora-. Disse impercettibilmente ancora piuttosto impacciata. A volte avrei dovuto mordermi la lingua e pensare prima di parlare, quella era stata sempre una mia virtù, evidentemente stavo perdendo colpi.
- Beh Charlie questa volta non ha dato orari. Ha detto solo “divertitevi” e qualcosa come “se non la riporti a casa intera questa volta ti spacco le gambe”. Penso di non essergli più molto simpatico-. Continuai tentando di far diventare l’aria meno pesante. Bella scoppiò a ridere prendendomi la mano e facendo per alzarsi, ma io la precedetti e la costrinsi ad appoggiarsi totalmente contro di me. Non era il caso che con il gesso facesse sforzi inutili.
Insieme ci incamminammo silenziosi verso l’angolo del giardino, l’uscita, ma improvvisamente i pensieri di Alice e Jasper mi giunsero alla mente colpendomi in pieno. Strinsi Bella a me inevitabilmente imbarazzato e lei non capì il mio comportamento rigido fino a quando non passammo vicino a loro, nascosti dietro un cespuglio… si baciavano come due ragazzini. La cosa peggiore fu scontrarci poco dopo anche con Emmett e Rosalie che non stavano perdendo tempo in chiacchiere. Cominciai ad odiare le usanze umane, soprattutto quando seguite alla lettera dai miei fratelli.
-A quanto pare hanno preso seriamente questa festa-. Commentò Bella sbirciando meglio dietro la siepe. La trassi a me tentando di non farle vedere anche i suoi amici che si davano alla pazza gioia poco più lontano.
- Ehi, ma quelli sono Mike e Jessica…-. Strabuzzò gli occhi incredula e io ridacchiai. Meglio riportarla immediatamente a casa prima che le venissero strane idee in testa. O meglio… prima che venissero al sottoscritto strane idee in testa. Le afferrai una mano e piano mi incamminai vero la cornice fiorita dell’entrata sorreggendo totalmente il corpo di Bella contro il mio. Ma per la foga di portarla via di lì non notai la scarpetta col tacco a spillo che scivolò nell’erba lasciando il suo piede nudo.
- Edward -. Mi chiamò sottovoce aggrappandosi alla mia giacca. Sospirai comprendendo immediatamente che qualcosa non andava e la guardai in volto. Non mi piaceva l’atmosfera che si stava creando tra noi, se prima eravamo molto complici, uniti, ora c’era di nuovo un muro creato dalla vergogna e dalla difficoltà di quel momento. Maledizione… le feci segno di rimanere ferma e tornai piano sui miei passi prendendo subito tra le dita la scarpa. La afferrai nell’erba bagnata e mi diressi di nuovo in direzione di Bella che aspettava in equilibrio sul piede nudo. Mi fermai improvvisamente colpito dal modo in cui la luce notturna la colpiva e la guardai affascinato. Il vestito di raso blu le stava d’incanto e le lasciava le spalle nude in modo molto sensuale ed eccitante. Non era né troppo corto né troppo lungo e lasciava scoperta una parte del ginocchio che rendeva la sua gamba nuda molto erotica. Il gesso non rovinava affatto quella meraviglia. Mi lasciai cullare per qualche secondo dal suo dolce profumo e rimasi lì, immobile, mentre i suoi occhi si volgevano stupiti verso di me. La fissai per qualche secondo ancora stringendo tra le dita il tacco e tentai di scuotermi dal sogno. Impossibile. Il suo sguardo scivolò sul mio vestito e mi ammirò apertamente facendomi sentire un dio pagano. I suoi occhi nocciola mi dicevano che ero bello, la sua anima mi diceva che ero suo, il suo corpo era attratto da me con un ardore e una passione che potevo sentire l’odore della sua femminilità combattere per non abbandonarsi a me ogni istante. Abbassai il capo per non mostrare il mio desiderio e mi avvicinai a lei lentamente. Dovevo controllarmi, lasciarmi andare significava metterla ancora in pericolo, nonostante tutto volevo che trascorresse una serata tranquilla, senza tachicardie, batticuori o stress di alcun tipo. Avrei fatto il bravo ragazzo, mi sarei comportato come un perfetto cavaliere. Mi fece segno di avvicinarmi e io annuii ancora intontito. Non appena fummo l’uno di fronte a l’altro le sorrisi e mi chinai per rimetterle la scarpetta. Si appoggiò con le braccia su di me facendo leva sul gesso e io le afferrai con gentilezza il calcagno. Ma invece di rimetterle la scarpa mi ritrovai ad accarezzare dolcemente il suo piede e a toccare la sua pelle delicata e fredda.
- Edward…-. La sentii mormorare stupita. Mi portai senza pensare le sue dita alle labbra e vi posai un bacio leggero. Il brivido che la scosse mi fece impazzire e quando il suo cuore prese a correre veloce capii di essermi perso. Non avrei dovuto, e invece…
- E che cos'altro può mai esser l'amore se non una follia molto segreta, un'amarezza soffocante e una salutare dolcezza-. Bisbigliai a bassa voce continuando con il pollice a disegnare cerchi concentrici sulla sua caviglia. Sospirai sulla curva del suo piede carezzandola con il naso, adorandola e rimettendole con delicatezza estrema la scarpetta dal tacco a spillo che le apparteneva.
- Mia dolce Cenerentola…-. Le dissi ancora in ginocchio, alzando il capo verso il suo viso acceso di rossore. Le sue mani ancora ferme sulle mie spalle si chiusero intorno al mio viso e lo attirarono a sé come attratte magneticamente. Rifiutare quel gesto d’amore sarebbe stato come uccidere me stesso. Mi alzai circondandole la vita con il braccio, attento a non farla cadere e mi chinai sulla sua bocca tenera con una lentezza disarmante. Le nostre labbra si unirono tra le luci soffuse della notte e le sue labbra gelide si posarono sulle mie altrettanto fredde. Un brivido mi corse lungo la schiena e mi fece gemere piano, il suo profumo nell’aria ghiacciata era energico e brioso, mi faceva impazzire e il suo respiro mi diede alla testa, era caldo e malfermo. Assaporai con dolcezza quel nettare fresco e scoprii di volerne ancora di più, anche se sapevo di non potere.
- Forse sarebbe meglio tornare a casa-. Mi staccai lievemente tentando di convincere me stesso della validità della mia affermazione.
- Nooo, dai…-. Si lamentò alzandosi in punta di piedi e circondandomi il collo con le braccia. – Sempre sul più bello-. Continuò mordendosi le labbra e accostandole di nuovo alle mie. Avrei voluto tanto dirle no, dirle che non potevamo farlo, che sarebbe bastato superare il limite per farle correre gravi pericoli, ma il ragazzo in me quella sera non voleva saperne di ascoltarmi.
- Bella, per favore-. Bisbigliai tentando di scostare le sue dita intrecciate tra i miei capelli. Inutile cercare di resisterle, per me era quasi impossibile, così le divorai le labbra mordendole e portandole tra i miei denti. Bella si avvinghiò a me come le prime volte lasciando scivolare il bacino contro il mio. Pericoloso, dannatamente pericoloso…
- Hai detto che è una tappa importante della mia vita, anche il bacio di fine ballo lo è…-. Mi provocò premendo ancora di più la sua bocca sulla mia. Possibile che fosse diventata così folle da rischiare la morte? Le baciai forte le labbra avido di sentirle ancora, di viverle dentro di me e le schiusi la bocca cercando la sua lingua. Un respiro, ancora un altro, mescolammo i nostri ansiti fino a quando non ebbi il coraggio di giocare con le sue labbra in profondità, mordicchiare e stuzzicare la sua lingua. Dovevo smetterla, smetterla perché la gola mi stava andando a fuoco chiedendomi di affondare i miei canini nella sua gola morbida, ma qualcun altro non era d’accordo. Dentro di me qualcosa mi diceva che potevo spingermi oltre, che quella sera tutto sarebbe andato bene, che quel bacio sarebbe stato solo l’inizio del calore e della gioia che avrei potuto darle.
- Sei un demonietto…-. Mi scostai appena in tempo mentre un gemito soddisfatto le sfuggiva dalle labbra. Sorrisi cercando di non sentirmi pieno di me per l’effetto che ogni volta avevo su di lei.
-Wow…-. Respirò affannosamente Bella portandosi la mano alla gola – ma… va sempre meglio o sbaglio?-. Tossicchiò nell’aria fredda e io le afferrai la vita in silenzio sollevandola ancora. No, non andava affatto meglio, le cose peggioravano. Il mio desiderio per lei aumentava a dismisura coprendo il mio buon senso, non andava affatto bene…
-Dici?-. Ringhiai portandola con me nel parcheggio della scuola. La mia auto ci aspettava e il silenzio aveva saturato l’atmosfera. La mia risposta era stata molto dura e distaccata. La lasciai sullo sportello della macchina inveendo per aver dimenticato il soprabito dentro, ma Bella mi trasse ancora a sé, una mano sulla mia guancia.
- Calmati…-. Bisbigliò tentando di tranquillizzare il mio animo. Non era fattibile, stavo bruciando dal desiderio di morderla, di fare l’amore con lei, era talmente bella che non riuscivo in alcun modo a controllare il mio istinto. Questo mi faceva arrabbiare con me stesso.
- Non puoi capire..-. Digrignai i denti allargando i palmi delle mani contro la carrozzeria della Volvo, lasciando che il suo corpo si avvicinasse al mio, facendola mugolare sorpresa da quel gesto impulsivo e incontrollato.
- Edward, sta tranquillo. Non è successo niente-. Fece dolcemente tentando di tirarmi per i lati della giacca per trattenermi accanto a lei. – Fammi capire…-. Terminò prendendomi per la cravatta e attirandomi a lei. Farle capire, farle capire… se solo non fosse stata così maledettamente bella. Strinsi le braccia facendola sbattere contro di me e la baciai soffocandole il respiro. Ecco come, non avevo altro modo. Il mio bisogno di lei cresceva ogni minuto e la paura di lasciarmi andare e commettere qualche sciocchezza mi schiacciava il cuore. Non mi fermai la baciai a fondo, saggiando la sua bocca, trasmettendole il mio desiderio, quella voglia sconosciuta di lei che mi dilaniava e mi lasciava inerme. E Bella rispose senza paura, aggrappandosi alle mie braccia, sollevandosi su di me, leccando i miei canini senza alcun timore, cercando nella mia bocca la stessa passione che lei mi stava dando. E c’era… c’era moltiplicata dall’istinto del vampiro che mi portava a volerla lì, in quel momento, senza pensare più a nulla.
- Vado a prendere il soprabito-. Mormorai esausto, allontanandomi di scatto da quel calore infuocato che mi faceva sempre più male.
- Sì…-. Rispose solamente senza dire altro. Feci qualche passo per allontanarmi, ma poi mi voltai furioso. Non se ne parlava nemmeno, piuttosto addio giacchetto, ma lasciarla sola nel parcheggio mai. Tornai verso di lei che mi guardò allibita e le aprii lo sportello pronto per aiutarla a sistemarsi all’interno.
- Edward?-. Domandò stupita dal mio comportamento, dal cambio repentino di idee. Sbuffai raggiungendo il posto di guida ed entrai sistemandomi la giacca. Anzi… decisi di togliermela, così come la cravatta e mi arrotolai subito le maniche sul gomito tentando di rilassarmi. Quando mi voltai verso Bella per vedere come stesse la trovai a fissarmi con le labbra schiuse, imbarazzata.
- Te l’avrò detto un migliaio di volte questa sera, ma sei bello da morire-. Mormorò scuotendo il capo e sprofondando nel sedile cercando calore. Istintivamente girai la chiave e accesi il riscaldamento per farla riscaldare. Sorrisi senza dire nulla del suo complimento e mi sistemai su un lato senza accendere la C30, perché volevo guardarla ancora. Bella mi fissò interrogativa poi ridacchiò vergognosa.
- Riesci sempre a farmi stare bene-. Le confidai prendendole una mano tra le mie. Il suo rossore si accentuò e io rimasi incantato ad osservare il contrasto tra il biancore della sua pelle e il rosso delle sue guance. Era stupendo ascoltare il suo cuore accelerare i battiti per me e fermarsi per me.
- Sei tu che mi fai stare bene, ma… Edward, cos’hai?-. Domandò stringendomi le dita tra le sue. Scossi il capo con una smorfia triste. Ero solo un povero idiota, ecco cosa, ma non era successo niente, non avrei dovuto farla preoccupare in quel modo per me. Mi sporsi per baciarle la fronte e chiederle perdono con gli occhi e il mio cerbiattino guidò le nostre mani sul mio torace, all’altezza del mio cuore ormai morto.
- Mi dirai sempre la verità vero?-. Chiese scossa. Le baciai la mano dandomi dello stupido per averla fatta agitare e annuii sicuro riuscendo a farla calmare. Mi sorrise stringendo più forte le nostre dita e io alzai ancora il riscaldamento sperando di non farla gelare troppo.
- Sei sempre il solito-. Ridacchiò sciogliendo il nostro contatto e accendendo la radio tranquilla. Misi finalmente in moto deciso a non combinare più guai per quella serata e ci immettemmo nella strada che ci avrebbe portato a casa Swan. Era ormai passata la mezzanotte quando arrivammo e subito notai la luce ancora accesa all’interno. Charlie proprio non si sarebbe più fidato di me.
- Io vado…-. Bisbigliò Bella aprendo lo sportello. Dove voleva andare da sola? Immediatamente fui al suo fianco e la sorressi fino alle scale. Charlie uscì dalla porta correndo non appena vide la mia Volvo parcheggiata, squadrandomi da capo a piedi a causa del mio nuovo look meno formale.
Ma chi si crede di essere? L’Olimpo non è in America…
Afferrò sua figlia dalle mie braccia e se la sistemò sulle spalle, lanciandomi un’occhiataccia di quelle che nessun ragazzo avrebbe mai scordato a vita. Bella mi guardò esasperata e io feci spallucce divertito, era solo un papà protettivo, era normale che si comportasse così. Il mio piccolo Bambi mi fece segno di raggiungerla dopo in stanza e io annuii. Il tempo di tornare a casa e lasciare la Volvo, poi sarei tornato immediatamente da lei.
-Fa presto. Mi manchi-. Sussurrò poco prima che Charlie si abbassasse per farli entrare entrambi. Non c’era neanche bisogno di dirlo, in dieci minuti sarei stato nella sua stanza. Il tempo di tornare a casa e parcheggiare l’auto. Non rientrai nemmeno a cambiarmi tanta era la fretta di rivederla… quella serata era stata speciale, ma perché lei per me era speciale. Corsi verso casa Swan e mi arrampicai su per la finestra bussando alla vetrata. Mi aprì ansiosa e aspettò che io entrassi per parlare.
- Morirò un giorno o l’altro nell’attesa di vederti…-. Bisbigliò sospirando e gettandosi tra le mie braccia. La strinsi a me, felice di rivederla e la aiutai a sedersi sul letto.
- Ma hai ancora il vestito addosso?-. La rimproverai alzandole il mento verso al mio. Mi sorrise imbarazzata e appoggiò la testa sulla mia spalla abbandonandosi contro di me.
- Non vedevo l’ora che arrivassi e non avevo voglia di toglierlo da sola, non ci riesco. Alice non ha calcolato che con il gesso è un po’ difficile girarmi e aprire la zip-. Borbottò sbuffando e scivolando dal letto per farsi prendere in braccio da me. Che bimba, che tenero il mio cerbiattino… ma quanto potevo odiare mia sorella in quel preciso momento? Possibile che lo facesse apposta? Mi preparai psicologicamente a quello che sarebbe successo.
- Forse sarebbe meglio chiamare Alice…-. Provai a dire. Bella annuì arrossendo senza rispondere e io sospirai. Non sapevo dove fosse mia sorella, ma presi ugualmente il cellulare e composi il suo numero. Ovviamente era spento, Alice era irraggiungibile...chissà perché.
- Bene…-. Mormorai per nulla contento. In fondo abbassare la zip di un vestito da sera non doveva essere così difficile. Inspirai piano, contento di aver resistito a cose ben peggiori e mi avvicinai a lei imbarazzato. La guardai facendo spallucce e Bella annuì voltando la schiena verso di me. A mali estremi estremi rimedi.
- Non sei costretto a farlo se non vuoi, posso dormire così-. Sussurrò poco prima che le mie dita le scostassero i capelli dalle spalle. Quando le mie mani toccarono la sua pelle ammutolì e non disse più nulla, trattenendo il respiro. Non ero costretto a farlo, avevo paura di farlo. Terrore che potesse accadere qualcosa…
- Voglio-. Mormorai afferrandole la zip e abbassandola lentamente fino ad arrivare alla base della sua schiena. Si scoprì ai miei occhi la sue pelle morbida, nuda e io evitai di fissarla troppo a lungo, abbassando con gentilezza i lembi laterali del vestito.
- Gr…grazie-. Sussurrò roca tentando di mantenere un tono di voce normale. Ma fremeva, rabbrividiva, forse a causa mia e io non sapevo come fare, come comportarmi. Le poggiai le mani su entrambe le spalle cercando di calmarla e il suo corpo si rilassò subito contro il mio, i suoi capelli stuzzicarono le mie narici con il loro forte odore floreale. Oddio, il suo profumo… le mie dita scesero ad accarezzarle le braccia stringendole forte e le mani di Bella si spostarono di fronte al suo petto in un gesto immediato, insicuro. Mi piegai sul suo collo, baciando leggero la sua spalla, godendo del sapore unico della sua pelle e percepii un gemito di piacere sfuggirle dalle labbra. Quanto potere avevo su di lei… Non mi fermai afferrandole i polsi e portandoli lungo il suo corpo. L’atmosfera era ormai bollente, cercavo di non farle notare la mia eccitazione, i miei fremiti, ma lei non era altrettanto brava a celare il battito forsennato del suo cuore e il suo ansimare. Le abbassai il lembo di raso blu che le copriva il seno e mi fermai solo quando la sentii vibrare contro di me. Il mio respiro ora si era fatto affannoso, ma i miei gesti lenti e studiati evitavano qualsiasi atto impulsivo, ero ancora in grado di pensare.
- Edward non…-. Deglutì quando io le abbassai la veste al di sotto della vita. Guardai estasiato la curva della sua schiena nuda che si andava a nascondere in un paio di mutandine di pizzo nere e ansimai sulla sua pelle liscia. Mi chinai inginocchiandomi sul pavimento e le baciai la spina dorsale facendola sussultare tra i brividi. Era così morbida e gustosa, così viva, era un fuoco che bruciava dentro di me e che non aveva fine. Le feci scivolare il raso sulle gambe notando l’assenza della scarpa col tacco e accarezzai lievemente un suo polpaccio causandole fremiti caldi di piacere. Era nelle mie mani, tutto di lei ora apparteneva a me, ogni cosa.
- Siediti-. Bisbigliai imperscrutabile, il tono serio e pacato. Bella si rilassò sul suo letto mentre io cauto le alzavo il gesso e le toglievo il raso blu che le impediva i movimenti. Mi rialzai piuttosto soddisfatto di me, non avevo fatto danni irreparabili, per ora.  Forse…
- Emh…-. Sussurrò Bella totalmente rossa in viso portandosi un ginocchio a coprirsi il petto. Sbarrai le palpebre come un idiota. Giusto… il pigiama. Tentai di ricordare dove Bella solitamente mettesse i suoi pigiami puliti, ma quando i miei occhi caddero su di lei, sul suo corpo, la mia mente resettò ogni informazione che da cento e passa anni avevo incamerato nel mio cervello. Dio mio… era questo che provavano gli uomini? Decisamente umiliante.
- Edward…-. Mi chiamò lei tentando di richiamare la mia attenzione. Sospirai piano scuotendo la testa e continuando a guardarla. Cosa potevo dirle? Sei bellissima? Mi incanti? Vorrei toccarti… cosa? Nulla, la mia mente non pensava assolutamente nulla. Mi portai una mano tra i capelli sentendomi ridicolo e rimasi in silenzio a osservarla ancora per qualche minuto.
- Ahh… io…-. Riuscii ad articolare in qualche modo facendola imbarazzare e rannicchiarsi ancora di più su se stessa. Mi voltai senza finire per cercare nei cassetti qualcosa che potesse coprirla e per fortuna trovai il suo pigiama nel terzo cassetto. Ero così teso che le mie mani riuscirono a malapena ad afferrare i pomelli del mobile. Era il suo profumo a darmi alla testa, la sua fragranza femminile che ora cominciava a saturare l’aria di lei. E io ero così debole, inerme di fronte a quella dolcezza. Presi la tuta di flanella stringendola tra le mani e presi il coraggio di voltarmi e tornare da lei solo dopo una quarantina di preghiere veloci. La fissai mentre infreddolita si copriva il seno con le mani, ancora rossa in viso e mi avvicinai al letto sedendomi al suo fianco silenzioso come una pantera. Lei si scostò venendo verso di me con le spalle e io le porsi il pigiama come uno sciocco. Ovviamente avrei dovuto aiutarla a metterlo.
- Bella…-. Provai a dire tentando di non sembrarle troppo impacciato. Scosse il capo silenziosa facendomi segno di non parlare e io non fiatai, rimanendo in silenzio. Si avvicinò a me prendendo il pigiama dalle mie mani e alzò leggermente le spalle per poter sfiorare con il naso il mio viso. Le sue labbra toccarono la linea delle mie mascelle, delineandole con il suo respiro caldo e io gemetti disperato. Non potevo… non dovevo…
- Ti prego… non…-. Sussurrai roco mentre i boccoli le ricadevano sul volto scaldando ogni fibra del mio essere. Le sue ginocchia si distesero sul letto e le sue braccia si scostarono dal seno circondandomi tremanti il collo. Le cercai la bocca come un ossesso spinto dalla brama di averla, di farla mia e le trovai subito. Bella si strinse a me con una foga innaturale attirandomi contro di lei sul copriletto e io le baciai la gola, ansimante, perso nel suo profumo. La sua pelle era così morbida, così tenera… le strofinai il naso lungo la spalla scendendo verso l’incavo dei suoi seni e gemendo di dolore quando la mia bocca incontrò la dolcezza di un capezzolo. Quella morbida rotondità mi chiamò, gridò il mio nome, tentando il mio istinto e io cedetti, leccandola, mordendola fino ad arrivare laddove non avrei mai osato prima, dove non avrei mai immaginato di potere. Ma Bella era sotto di me, la schiena inarcata, il volto arrossato di piacere ed ero io, proprio io a farla impazzire. La guardai attonito e stupito, la gola secca e avida di sangue, il corpo tremante e l’erezione evidente nei pantaloni. Tutto quello era sbagliato, pericoloso, ma era così terribilmente intimo tra noi, così puro, lei era così innocente tra le mie braccia.  Le sfiorai con le dita il bacino alzandolo dolcemente e accarezzandolo affascinato, la sua pelle era qualcosa di etereo, perfetto e vivo, così fragile, così debole e mia. Mia… le passai le mani sui seni fino alle spalle sentendo un suo mugolio stupito e roco sfuggirle dalle labbra. I miei occhi si chiusero e riaprirono ipnotizzati, non riuscivo ad allontanarmi da lei, volevo quel calore, volevo sentirmi parte di lei, ma non capivo, non sapevo e mi sentivo al limite, sul bordo di un precipizio pronto ad ingoiarmi. Il mio corpo non era pronto per un simile sforzo, la mia gola bruciava di veleno e la mia anima cominciava a perdersi nell’oscurità del suo istinto.
- Basta…!!-. Ringhiai allontanandomi di scatto e aggrappandomi al davanzale della finestra, aprendola per respirare aria pura. Mi voltai verso il paesaggio respirando forte rifiutandomi di guardarla ancora. Se mi fossi girato non avrei più risposto di me, ne ero consapevole.
- E…Ed…dward-. Mormorò facendomi dare un pugno contro la finestra. Dannazione! Non doveva andare affatto così. Cosa avevo fatto? Dio mio, che pazzia, ma come avevo potuto anche solo un attimo pensare di sfiorarla senza metterla in pericolo?
- Aspetta, per favore-. Le intimai respirando ancora aria pura, fredda. Mi portai una mano sul viso, ma il suo profumo era lì, fermo sulla mia pelle, intriso sul marmo gelido e lo allontanai sofferente. Avevo bisogno di… di… lei, avevo solamente un bisogno pazzo e insensato di lei. Mi girai e la guardai impacciata mettersi il pigiama. Riuscì ad infilarsi anche i pantaloni che fortunatamente erano molto larghi e non disse nulla fino a quando non fui di nuovo io ad avvicinarmi.
- Bel…-. Feci per dire, ma il mio piccolo cerbiattino mi fermò con un mano e io mi bloccai, inerme. La osservai supplicando il suo perdono in qualche modo, speravo potesse scusare quella mia debolezza.
- No. Non farlo… non rovinare tutto. È… Sei fantastico, vieni qui da me…-. Le sue braccia si aprirono per accogliermi e io mi scivolai sul letto rannicchiandomi come un bambino contro di lei che mi baciava le tempie, le guance con una dolcezza tale da farmi sentire il più adorato e perfetto tra gli uomini.
- Ho rischiato di metterti in pericolo-. Continuai tentando di convincerla che quello che le avevo fatto era solo male. Ma Bella si spostò totalmente sul letto stendendosi supina e facendomi segno di mettermi a fianco a lei.
- Sì, hai ragione rischiato di farmi morire-. Bisbigliò maliziosa prendendomi il viso tra le mani e guardandomi negli occhi – Vorrei… vorrei poterti dire quello che ho provato, ti amo, Edward. Ti amo come non riesco nemmeno a spiegare-. Mi abbracciò stretto rilassandosi sul cuscino e io mi abbandonai a lei. Vicino al mio piccolo Bambi tutto aveva senso, tutto riprendeva vita, perché lei era tutta la mia esistenza. E quelle parole mi entrarono nell’anima facendola vibrare, innamorare ancora di più. Non c’era limite e confine al mio sentimento, alla mia emozione, cresceva col passare del tempo e diventava una sorta di dipendenza, d’ossessione in un vortice d’egoismo che voleva possederla, amarla e vederla felice.
- Anche io ti amo e… scusa non sono riuscito a controllarmi-. Confessai abbandonando il capo sul suo petto. Era bello sentirsi cullato e coccolato da lei, l’avevo sempre desiderato, questa era la serata del suo ballo, ma era diventata la nottata del mio Paradiso. Scosse il capo ridacchiando e scostandomi i capelli dietro le orecchie.
- Sei sempre il solito, non hai sbagliato nulla. È la notte più bella della mia vita-. Ammise arrossendo ancora e allungando una mano per prendere la mia abbandonata sul copriletto. La strinse e si rilassò facendomi segno di aiutarla con le coperte. Annuii e con attenzione la aiutai a coprirsi bene.
- Dimmi che non sto sognando Edward, dimmi che sei vero e che domani ci sarai ancora-. Sussurrò nel buio non appena spensi la luce. Avrei voluto dirle che per lei ci sarei sempre stato, che sarebbe stato per l’eternità, ma nemmeno io sapevo bene cosa ci avrebbe riservato il futuro.
-Sono qui e sono il tuo incubo peggiore-. Mormorai serio. Ma Bella ridacchiò nell’ombra rannicchiandosi contro di me e muovendo le braccia per scaldarmi.
- Sei decisamente troppo sexy per mettere paura-. Mi rimproverò facendomi ammutolire. Appoggiai la testa sul cuscino rimuginando su quelle parole e poi sorrisi. Sempre la solita, non sarebbe mai cambiata… quando mi voltai il suo respiro era già pesante e il suo cuore aveva rallentato i battiti, segno che il sonno stava arrivando.
- Ti amo, piccolo impiastro-. Sussurrai scostandole i capelli dalla fronte e guardandola ammaliato. Non mi sarei mai stancato di fissarla ogni notte, mai.
- Ti amo anche io signor Cullen, non dimenticarlo mai-. Bisbigliò prima di addormentarsi accoccolandosi sul mio torace. La strinsi a me con foga accarezzandole il capo e osservando un meraviglioso sorriso imprimersi sul suo viso.
- Grazie di esistere Edward-. Mormorò alla fine biascicando le parole, tutta insonnolita. Aspettai che si addormentasse definitivamente canticchiandole la mia ninna nanna e poi attesi la mia alba. Non avrei mai creduto possibile che potesse esistere di nuovo il sole anche per me, eppure nella notte del nulla lei era arrivata e mi aveva trascinato con sé in un nuovo cielo, in un nuovo mondo fatto di bellezza. Mi aveva donato la vita, l’amore, l’umanità facendomi risorgere, ritrovare me stesso che credevo perduto per sempre. Quel ragazzo che a diciassette anni era morto di spagnola, lo stesso che ribelle era andato contro Carlisle, quello che non accettava la vita da mostro, quello che amava ridere e stupirsi persino delle più piccole cose come una goccia di pioggia o l’aria calda dell’estate trasformandole in musica. Non ricordavo cosa fosse successo ad Edward, la mia morte, la mia apatia che noiosa aveva accompagnato lo scorrere incessante dei giorni, ma ormai tutto era finito, io sentivo ancora, potevo ancora percepire tutto quanto come vivo e vero e riuscivo a stupirmene perché Bella era accanto a me. Questa era la vita, questa era l’esistenza. Ogni giorno imparare e stupirsi di qualcosa, ogni giorno crescere nella speranza di poter scegliere ancora. Se ora avevo un’anima lo dovevo unicamente a lei e avrei fatto ogni cosa per proteggerla, anche morire. Perché se l’amore era realmente forte quanto la morte, se veramente era in grado di valicare l’unico limite che io non avrei mai conosciuto, avrei fatto io in modo che potesse valicare anche l’intera eternità e quella parola sarebbe stata un marchio a fuoco dentro di me, nel mio cuore.  Bella… per sempre…

The end

   
 
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